Parte prima - Cittadini del Mondo

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Analisi dell’attività dell’ambulatorio Stp nato a seguito della convenzione tra
l’Associazione Cittadini del Mondo e la Asl RmB.
Prima parte
Periodo
Luglio 2005 – Luglio 2008
Introduzione
Secondo le stime relative all’anno 2007 Roma è in cima alla classifica delle province italiane con il
più alto numero di soggiornanti immigrati, più di 300.000 stranieri di cui circa il 54% donne. Poco
più di 7900 extracomunitari risiedono nel territorio dello X municipio, con un’incidenza pari al
4,4% della popolazione autoctona locale (172.000 residenti).
La prima nazionalità in ordine di presenze è quella del Bangladesh, seguono Perù, Cina e Ucraina.
I quartieri di maggiore presenza e visibilità degli immigrati del X municipio sono la zona
dell’anagnina e la parte commerciale di via Tuscolana, punto di ritrovo per gli immigrati del
Bangladesh nonché luogo di lavoro per molti ambulanti dell’Africa sub-sahariana.
1) Associazione “Cittadini del Mondo”.
L’associazione “Cittadini del Mondo”, costituitasi nel Settembre 2002, gestisce dal Giugno 2005, in
convenzione con la ASL RM B e presso la sede di Via Cartagine n. 851, un ambulatorio sociosanitario rivolto a stranieri non in regola con le norme sul soggiorno, garantendo loro
contestualmente al rilascio del tesserino STP, assistenza medica di primo livello, l'accesso alle
strutture sanitarie del territorio ed un servizio di consulenza legale rispetto a problematiche relative
a permesso di soggiorno, casa, etc.
L’ambulatorio Stp di Via Cartagine è così distribuito nell’arco dei giorni della settimana:
1
A pochi passi dalla Galleria Tuscolana, nota nel Municipio come luogo d’aggregazione per cittadini del Bangladesh e dalla fermata
della Metro A, Numidio Quadrato, situata a pochi centinaia di metri da un piccolo campo rom (collocato su via del Quadraro) e a
pochi Km di distanza da quello ben più consistente del Casilino 900, la asl di Via Cartagine 85, riveste un ruolo di vitale importanza
nell’assistenza medica, risultando facilmente fruibile da molti immigrati soggiornanti nel territorio.
Ambulatorio di Via Cartagine n.85 (ass.
Cittadini del Mondo)
Giorni
Ore
Martedì
Mercoledì
Venerdì
15.30/18:30
15:30/18:00
15:30/18:00
Tab. 3 Giorni e ore in cui è attivo lo sportello gestito dall’associazione
Il servizio integra e supporta quello già avviato dal 1999 con due medici della asl che garantiscono
le prestazioni sanitarie come “interni”.
In questa prima parte riportiamo i dati relativi alle caratteristiche socio-anagrafiche dei pazienti
registrati nei tre anni e mezzo di attività dell’associazione, lasciando nella seconda parte l’analisi
epidemiologica rilevata dal software OSI.
Accessi:
Per accessi si intende l’insieme dei contatti che ciascun utente ha avuto con l’ambulatorio nel
periodo di riferimento:
72%
93%
28%
Prime visite
Visite successive alla
prima
Fig. 1: suddivisione del totale degli accessi
Prime visite
Visite successive
alla prima
1385
44%
1775
56%
Tot. Accessi
3160 100%
6%
1%
Nuovo STP/ENI
Già con STP/ENI
Non aventi diritto
Fig. 2: suddivisione del totale delle “prime visite”
Nuovo STP/ENI 1232
Già con STP/ENI 120
Non aventi
diritto
33
93%
6%
1%
Tot. Prime visite 1385 100%
Tab. 1: suddivisione del totale degli accessi
Tab. 2: suddivisione del totale delle “prime visite”
Per questo motivo distinguiamo le prime visite, vale a dire il primo contatto del paziente con
l’ambulatorio, e le visite successive alla prima.
Il paziente che viene per la prima volta può essere di tre tipi:
1. E’ un immigrato extracomunitario o neo-comunitario non in regola con le norme sul
soggiorno, ed è la prima volta che chiede assistenza sanitaria oppure l’ha già richiesta ma il
tesserino è scaduto e non è stato rinnovato presso qualunque asl. A questa tipologia di
pazienti si rilascia un nuovo codice STP o ENI2 assieme alla prestazione sanitaria.
2. E’ un immigrato extra-comunitario o neo-comunitario non in regola con le norme del
soggiorno, ma ha già ricevuto assistenza in un altro ambulatorio STP di questa o di altra asl
o perfino di altra città: è quindi mantenuto il vecchio codice o rinnovato se in scadenza3.
3. E’ un immigrato regolare, quindi non ha diritto alla tessera STP. Non ha ancora avuto alcun
contatto con i servizi sanitari o è stato male indirizzato dagli operatori a cui si è rivolto. In
quest’ultimo caso il nostro ruolo è quello di informarlo sulle modalità d’iscrizione all’ssn
attraverso la quale avvalersi del suo diritto all’assistenza sanitaria.
La percentuale delle prime visite, indica l’avvicinamento dei pazienti all’insorgere di una
problematica fisica, la quale può risolversi al primo incontro anche solo con un semplice consulto o
attraverso la prescrizione di un’apposita terapia farmacologia da parte del medico.
L’interruzione del rapporto medico-paziente dopo il primo consulto, è spiegabile in positivo con
l’immediata soluzione del problema da parte dell’immigrato e quindi con la non necessità (da lui
percepita) di una seconda visita, ed in negativo, con
una scarsa propensione alla continuità
terapeutica da parte del paziente.
Le visite successive alla prima (56%) indicano invece la fidelizzazione del paziente, che può
tornare in ambulatorio sia per il controllo dello stesso episodio di malattia, che per un nuovo
problema. Comincia così quel percorso di fiducia e che porta a far si che l’immigrato consideri il
medico STP come il suo medico di famiglia, a beneficio della propria salute, di quella della sua
famiglia e della comunità tutta.
Tale processo è andato a ripartirsi nei diversi in giorni in cui quattro medici operanti prestano
volontariamente servizio.
2
Nella seconda metà di Marzo 2008, inizialmente recependo la normativa regionale del 07/03/08, sono stati rilasciati
N° 18 nuovi codici ENI. Dal mese di Maggio, il rilascio è stato affidato all’Ospedale Sandro Pertini.
3
Solo se entro i sei mesi, altrimenti si procede al rilascio di un nuovo tesserino STP
Andamento temporale degli accessi
Il seguente istogramma, mostra l’andamento crescente del numero di accessi nell’arco del primo
anno e mezzo di avvio del servizio da Luglio 2005 a Dicembre 2006.
180
160
140
120
100
Nuovi utenti (stp)
80
60
40
Accessi/visite
Lu
Se glio
tte
m
br
No
e
ve
m
br
e
G
en
na
io
M
ar
zo
M
ag
gi
o
Lu
g
lio
Se
tte
m
br
No
e
ve
m
br
e
20
0
Fig. 3. Ambulatorio di Via Cartagine. Accesi/trend
Il seguente grafico mostra l’incremento degli utenti in carico dell’associazione:
Andam e nto acce ss i, nuovi ute nti e incre m e nto ute nti in carico
am bulatorio Citte dini de l m ondo - m e s i aprile /nove m bre 2006
700
600
500
400
Nuovi utenti (stp)
Accessi/visite
Incremento utenti….
300
200
100
O
tto
br
e
N
ov
em
br
e
A
go
st
o
S
et
te
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gn
o
G
le
M
ag
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A
pr
i
M
ar
z
o
0
Fig. .4 Ambulatorio di Via Cartagine. Accesi/trend
Come si può vedere dal grafico, il numero di accessi cresce a ritmo costante equiparando già dal
mese di Novembre 2005, (mese in cui l’associazione inaugura ufficialmente la propria attività)
l’altro servizio svolto il Giovedì ed arrivando a più che triplicarlo già dal Febbraio 2006.
L’incremento dell’utenza è principalmente frutto del “passa-parola” messo in atto dagli immigrati
del territorio, (come evidenziato dalle risposte fornite nei questionari agli stessi somministrati al
loro primo accesso4), una “voce” che si è sparsa rapidamente, arrivando al punto di costringere gli
operatori dell’associazione a limitare il numero di accessi giornalieri dal Settembre 2006.
Scarso o nullo invece il contributo informativo del Municipio X, così quello della campagna di
comunicazione svolta dall’associazione.
Seppur dalla scadenza del primo protocollo d’intesa con asl rm/b e Municipio X (Giugno 2006) e la
firma di una nuova convenzione solo con la asl medesima sia intercorso un intero anno (Luglio
2007), l’attività non è stata mai interrotta, continuando comunque a garantire il servizio anche in
una condizione di “semi-illegalità” e senza alcuna “formale” autorizzazione da parte della asl rm/b.
L’istogramma mostra infatti un andamento crescente degli accessi con particolare incremento dal
mese di Settembre 2006 (in cui per giunta è stato fissato il limite giornaliero).
Da Gennaio 2007 a Giugno 2008, il numero di accessi è continuato a crescere come mostrato nel
grafico:
3500
3000
2500
2000
Serie1
1500
1000
500
0
Lug 2005-2006
2007- Lug 2008
Fig. 5 Ambulatorio di Via Cartagine. Andamento accessi
Il secondo anno e mezzo di attività (2007- Giugno 2008) è coinciso con l’entrata in Europa di
Romanica e Bulgaria, e con le novità portate dall’ingresso dei due paesi per quanto concerne le
norme sull’assistenza sanitaria.
Ciò ha comportato la progressiva diminuzione del numero di cittadini romeni acceduti
all’ambulatorio (la prima nazionalità presente nel Municipio e anche all’ambulatorio), non
provocando altresì una diminuzione del numero degli utenti, piuttosto, a mutare è stato il dato
relativo ai paesi di provenienza, come vedremo in seguito.
4
I questionari sono al momento in via di sperimentazione attraverso la fase di pre-test. Più di 300 questionari sono stati
finora somministrati agli utenti dell’ambulatorio.
Genere.
40%
maschi
femmine
60%
Fig. 6. Suddivisione degli accessi secondo il genere
Come mostrano i grafici, vi è una chiara prevalenza della popolazione femminile, che non ricalca
effettivamente la realtà territoriale. Nel X Municipio, la presenza femminile stimata (53%)
rispecchia con una certa fedeltà il dato cittadino 5, mentre se ne discosta per quanto concerne gli
accessi alle strutture sanitarie dei cittadini non in regola.
Sono infatti il 60% (824) le femmine che si sono rivolte all’ambulatorio contro il 40% (548) dei
maschi. Rispetto al primo anno e mezzo di rilevazione (2005-2006), scende di poco (6%) la
percentuale delle femmine a favore di un leggero riequilibrio verso la parte maschile.
Pertanto, anche se è giusto considerare che le donne sono più attente ai segnali di “allarme”
provenienti dal proprio corpo, più sensibili ad un discorso di prevenzione (con alcune rare accezioni
per quanto riguarda la gravidanza), e più vulnerabili per quanto riguarda l’apparato riproduttivo, è
in ogni modo un dato di fatto che numericamente siano prevalenti rispetto agli uomini6.
Questo dovrebbe far concentrare in modo sempre maggiore l’attenzione dei sanitari verso le
problematiche femminili nonché suggerire maggiore sollecitudine da parte dei Consultori presenti
nel territorio7.
Età
L’età media è di 28,2 anni min. 0 – max 78 anni
5
Il numero delle donne a Roma così come nel centro-Italia è in continua crescita per via dei ricongiungimenti familiari
e del sempre maggiore impiego nella collaborazione domestica.
6
Osservando anche il dato relativo ai ritorni, il numero delle donne per le quali il medico ha previsto un controllo
successivamente alla prima visita è doppio rispetto agli uomini.
7
E’ capitato più volte di vedersi tornare indietro pazienti inviati ai consultori per mancanza di personale o per scarsa
attenzione dei sanitari che vi operano.
9%
3%1%
7%
0-14
15-24
14%
25-34
36%
35-44
45-54
55-64
65+
30%
Fig. 7. Suddivisione degli accessi per fasce d’età
Classe d'età
1
2
3
4
5
6
7
0-14
15-24
25-34
35-44
45-54
55-64
65+
Tot.
n.
90
447
376
180
107
35
11
%
7
36
30
14
9
3
1
581
Tab. 7: suddivisione degli accessi per ambulatori e fasce d’età
Da questi grafici riceviamo alcune interessanti informazioni:
1. L’80% dei pazienti ha un età tra i 15 ed i 44 anni. Tale dato conferma che l’immigrato è
essenzialmente giovane, poiché la sua età e la sua salute sono la sola cosa che può
investire nel progetto migratorio. Ma questa potenziale merce di scambio può degradarsi
a causa dei molteplici fattori di rischio cui abitualmente è esposto (disagio abitativo,
disequilibri alimentari, forti differenze climatiche, stress, abuso di alcool, difficoltà di
accesso all’SSR).
2. Il 7% è rappresentato da minori di 14 anni. L’aumentata popolazione in età pediatrica è
indice di una maggiore stabilità delle comunità immigrate e di un graduale processo
integrativo. La condizione di irregolarità non agisce quindi da “freno inibitore” all’idea
di metter al mondo dei figli.
3. Il 13% ha più di 45 anni: spesso si tratta di immigrati di seconda generazione che
seguono i primi in funzione del ricongiungimento familiare e ci confermano quanto detto
per l’età pediatrica. Bisogna però fare attenzione al fatto che le patologie dell’età più
anziana sono di solito tendenti alla cronicità e richiedono una tipologia assistenziale
differente e continuativa. (Il paziente più anziano registrato ha 78 anni).
Rispetto al primo anno e mezzo di rilevazione (2005-2006), salgono ancora le percentuali dei
giovani dai 15 ai 34 anni (5% in più), a discapito della fascia 35-44 (4% in meno).
Area di provenienza
0%
9%
2%
Unione Europea
Europa centro-orientale
23%
Africa
Oriente
57%
america centromeridionale
9%
apolide
Fig.8 Suddivisione degli accessi per area di provenienza
Nazionalità
n.
%
Unione Europea
Europa centro-orientale
Africa
Oriente
america centro-meridionale
apolide
21
786
120
318
123
1
2
71
7
13
7
0
Tot.
1369
100
Tab..8 Suddivisione degli accessi per area di provenienza
Non sarebbe stato possibile elencare i nomi di tutte e 66 le nazionalità degli utenti dell’ambulatorio
nei 3 anni e mezzo di attività, pertanto sono stati divisi per aree geografiche.
Le percentuali di prevalenza ricalcano sommariamente quelle nazionali e soprattutto cittadine, così
come recentemente evolute e che vedono la netta prevalenza (57%) di cittadini provenienti
dall’Europa dell’est (romeni, ucraini, moldavi, albanesi, bulgari, polacchi, etc.) seguiti dall’Asia
(23%) (bangladeshi, indiani, cinesi, pakistani) e a da Africa ed America centro-meridionale a pari
merito (9%) (Perù, Colonia, Ecuador, Brasile, Venezuela).
La maggioranza di cittadini dell’est europa è probabilmente imputabile al maggior numero di non
regolari presenti sul territorio per quei paesi rispetto ad altre aree geografiche.
Significativa appare la mutazione delle aree geografiche di provenienza dei pazienti, tra fine 2006 e
Giugno 2008. Scende di ben 14 punti percentuale (da 71% a 57 per cento) il numero di cittadini
dell’est-europa, a fronte di una crescita di ben 10 punti percentuale degli asiatici (da 13 a 23 per
cento).
Tale dato è spiegabile senza dubbio con la significativa diminuzione di pazienti romeni coincisa con
l’entrata nell’Unione Europea dal primo Gennaio 2007. Seppur la Asl Rmb abbia esteso per tutto il
2007 la modalità di assistenza sanitaria con STP anche a cittadini neo-comunitari 8, il numero di
cittadini provenienti dalla Romania è progressivamente sceso come conseguenza da un lato del più
agevole processo di regolarizzazione e dall’altro, dell’emanazione della circolare regionale del
07/03/20089, che ha esteso anche ai cittadini comunitari non in regola, la possibilità di accedere agli
ambulatori dedicati tramite il codice ENI (Europeo Non Iscritto).
La crescita del numero degli accessi di pazienti delle altre aree geografiche è quindi interpretabile
come un effetto di “sostituzione”10.
Il numero dei pazienti romeni diminuisce infatti del 10% nel secondo anno e mezzo di attività
dell’ambulatorio, mentre cresce del 3% quello degli ucraini e dei moldavi ed in modo più marcato
quello dei russi (dalla nona alla sesta posizione nella tabella). L’andamento del grafico appena sotto
(con i dati relativi all’intero triennio 2006-2008) mostra in modo evidente il minor numero di
STP/ENI rilasciati a romeni, flessione più consistente dalla seconda metà del 2007 (in coincidenza
con l’interruzione del periodo di proroga del regime dell’STP voluto dalla Regione Lazio, poi
nuovamente esteso a tutto il 2007).
8
Ciò al fine di garantire comunque le cure per quei pazienti non in grado di regolarizzarsi e quindi altrimenti esclusi dal
diritto all’assistenza sanitaria.
9
Il vuoto legislativo in tema di assistenza sanitaria, generato dall’entrata in Europa di alcuni paesi come la Romania
(solo tardivamente colmato) creava situazioni paradossali di minore tutela della salute del cittadino comunitario rispetto
a quello extra-comunitario. Quest’ultimo può infatti usufruire del tesserino STP, mentre lo stesso non era possibile per
il cittadino neo-comunitario, al quale veniva richiesta l’iscrizione anagrafica o in alternativa il pagamento per intero
delle prestazioni sanitarie ricevute, una volta ecceduti i primi 90 gg di soggiorno in Italia.
10
Il massiccio numero di pazienti romeni all’ambulatorio, con un limite di accessi giornaliero fissato a 12, rendeva
meno fruibile l’ambulatorio per pazienti di altre nazionalità. La diminuzione degli accessi da parte dei cittadini romeni
ha finito col favorire l’accessibilità dell’ambulatorio a cittadini di altri paesi.
500
450
400
350
300
250
Serie1
200
150
100
50
0
2006
2007
2008 (ENI)
Fig.9.1 Andamento temporale rilascio STP romeni
Il numero scende in modo progressivo fino a quasi raggiungere lo 0 dai primi mesi del 2008.
Occorre tuttavia precisare, che l’erogazione dei codici ENI, successivamente al solo mese di Marzo
2008 è stata affidata ad altra struttura mentre la presa in carico dei pazienti romeni non iscritti è
proseguita a tutto il 2008, con un numero di accessi pari a 62 (comunque significativamente più
basso rispetto al precedente biennio).
Europa dell’est
600
500
400
300
Serie1
200
100
po
lo
ni
a
bo
cr
oa
sn
zi
ia
a
-e
bi
el
rz
or
eg
u
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m
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ia
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a
m
ol
do
va
al
ba
ni
a
bu
lg
ar
ia
0
Fig.. 9 Suddivisione accessi di pazienti provenienti dall’Europa dell’Est
Nazioni dell'Europa dell'est
n.
%
romania
ucraina
moldova
albania
bulgaria
russa, federazione
polonia
croazia
bielorussia
bosnia-erzegovina, lituania,
543
102
70
30
19
14
8
3
2
1
68,5
13
8,9
4
2
1,8
1
0,4
0,2
0,1
792
100
Tot.
Tab.. 9 Suddivisione accessi di pazienti provenienti dall’Europa dell’Est
Gli immigrati rumeni, d’età molto giovane (ben il 70,5% ha meno di 34 anni) ha spesso un elevato
titolo di studio (l’82,6% possiede almeno un diploma) ma la loro permanenza in Italia è
caratterizzata da un processo di “mobilità discendente” e da una perdita del proprio status sociale.
Essi arrivano in Italia disposti a fare qualunque lavoro
11
pur di migliorare il reddito familiare. Non
è forse un caso che il 35% dichiari di essere impegnato in attività di colf, badante o baby-sitter
(femmine), che il 7% sia inserito nel settore edilizio (maschi) e che la maggior parte di essi (40%)
siano disoccupati (in maggior numero le femmine).
Diverso è invece il caso degli Ucraini. Secondi come accessi (102) solo alla Romania, gli ucraini
hanno un età media elevata (il 61% ha più di 35 anni) un livello d’istruzione ancora più alto dei
romeni (il 44% possiede la laurea) e vivono in maniera ancor più evidente quel processo di perdita
di status rispetto al proprio paese d’origine di cui accennato poco sopra.
Gran parte di essi emigrano in età avanzata, in genere soli o con altri connazionali (il 65% di essi
vive o in casa del proprio datore di lavoro o da solo o con altri connazionali) probabilmente al fine
di mantenere gli studi ai figli già grandi rimasti in patria.
Il caso dei polacchi infine, merita di essere brevemente analizzato.
La Polonia, da alcuni anni entrata a far parte della Comunità Europea, non accede più alle
prestazioni sanitarie attraverso il codice STP. I Polacchi, al pari dei romeni, dovrebbero dunque
premunirsi dell’iscrizione anagrafica prima di potersi regolarmente iscriversi alla ASL, ma lentezze
burocratiche attribuibili all’ambasciata polacca ed alla Questura di Roma, fanno si che alcuni di
11
Quando si parla di “lavoro” ci si riferisce ovviamente a lavori “in nero”, nella migliore delle ipotesi in attesa di
regolarizzazione tramite sanatoria o decreto flussi.
questi cittadini ne siano ancora privi e che siano stati impossibilitati anch’essi a beneficiare
dell’assistenza sanitaria fino alla già citata circolare del 07/03/08
Asia orientale
bangladesh
Afghanistan
india
georgia
cinese, rep. popolare
corea, rep. (corea del sud)
Filippine
pakistan
sri lanka (ceylon)
iran
200
180
160
140
120
100
80
60
40
20
0
1
Fig.. 10. Suddivisione accessi di pazienti provenienti dall’Asia Orientale
Nazioni dell'Asia
n.
%
bangladesh
Afghanistan
176
56
42
32
13
10
14
13
5
4
Filippine
pakistan
sri lanka (ceylon)
iran
10
9
7
6
5
4
3
2
2
1
Tot.
314
100
india
georgia
cinese, rep. popolare
corea, rep. (corea del sud)
Tab. 10. Suddivisione accessi di pazienti provenienti dall’Asia Orientale
La popolazione asiatica è rappresentata per più della metà (56%) da cittadini del Bangladesh con un
incremento di ben il 10% rispetto a fine 2006, mentre scende della stessa percentuale l’incidenza
degli indiani sul totale dei pazienti asiatici. Al secondo posto, l’Afghanistan (assente all’ultima
rilevazione), seguono georgiani (5%), cinesi e coreani (4%) con percentuali leggermente più basse
rispetto a Dicembre 2006. Trascurabile appare la percentuale dei filippini (2%) che sono riscorsi
alle cure dell’ambulatorio stp. Per loro, seconda nazionalità come presenze a Roma con più di
23.000 soggiornanti, comunità fortemente insediata nel tessuto sociale capitolino, l’assistenza
sanitaria è garantita dal medico di base essendo nella stragrande maggioranza dei casi regolarmente
iscritti all’SSR.
Con un’incidenza del 12% (incidenza più che raddoppiata rispetto al 2006), i bangladeshi,
rappresentano la seconda nazionalità (dato in linea rispetto a quello delle presenze nel X Municipio)
e la prima per il continente asiatico. Numericamente in crescita come numero di pazienti registrati
all’ultima rilevazione (quasi 5 volte di più rispetto a fine 2006), per loro è possibile ipotizzare un
intensificarsi del passaparola (in grado di favorire un più facile accesso alle cure sanitarie) ed un
maggiore radicamento della comunità sul territorio.
Praticamente tutti d’età inferiore ai 44 anni, con un livello di scolarità leggermente più basso
rispetto a quello dei paesi dell’est-europeo (più di 1 su 5 possiede un titolo di studio inferiore al
diploma), si dichiarano disoccupati nel 61% dei casi (70% il dato a fine 2006), occupati come
ambulanti o nella ristorazione nella rimanenza dei casi.
Quasi uno su due in Italia da più di due anni (dato invertito rispetto all’ultima rilevazione da cui
emergeva una più breve età d’immigrazione), più o meno la stessa percentuale di romeni e ucraini,
con una conoscenza della lingua italiana più bassa rispetto ai cittadini est-europei (rispettivamente il
60% dei romeni ed il 64% degli ucraini la conosce bene), nella gran parte dei casi si tratta di
immigrati ancora in cerca di sistemazione nel nuovo contesto urbano.
Il caso dei cinesi, manifesta invece tutta la problematicità dell’assenza di un mediatore culturale
ancora non messo a disposizione dell’associazione nonostante i ripetuti solleciti.
Seppur limitato come numero, (13 registrati) sono state riscontrate diverse difficoltà relazionali sia
al momento dell’inserimento dei dati che nell’elaborazione delle diagnosi.
Generalmente accompagnati, i cinesi mostravano problemi di comprensione non solo linguistici (1
su 2 non ha nessuna conoscenza della lingua italiana) ma anche culturali legati probabilmente ai
diversi codici di riferimento del proprio paese d’origine. E’ risultato difficile spiegare loro ad
esempio il concetto di “scolarità” da cui comunque è emerso che la maggior parte di esse possiede
almeno un diploma.
Arroccati all’interno del proprio gruppo etnico, difficilmente i cinesi si aprono verso la popolazione
autoctona rendendo l’insediamento nel tessuto urbano più difficile. I pazienti venuti all’ambulatorio
si sono dichiarati tutti disoccupati.
Tempo di permanenza in Italia.
18%
0-3 mesi
43%
4-12 mesi
13-24 mesi
22%
25+ mesi
17%
Fig.11 Suddivisione degli accessi in tempo di permanenza in Italia
Il tempo di permanenza in Italia (legato al cosiddetto “intervallo di benessere 12”) è un indicatore
interessante poiché evidenzia alcune dinamiche della relazione del paziente immigrato con i servizi
sanitari.
Come evidenziabile dal grafico, l’immigrato è nella maggior parte dei casi (43%) un lungosoggiornante, con un tempo di permanenza in (condizioni di non-regolarità) che supera i 25 mesi 13.
Rispetto al 2006, crescono leggermente (3%) il numero di accessi nei primi tre mesi di soggiorno
(sintomo incoraggiante di un più facile approccio alla cura da parte dello straniero) a discapito di
una pari flessione di pazienti lungo-soggiornanti.
Da ciò si desume che:
1. Quando arriva nel nostro paese, l’immigrato gode generalmente di buona salute.
Possono passare dall’uno ai due anni (60% dei casi) prima che un immigrato ricorra
all’STP. Appare facilmente smentibile l’accostamento “straniero-portatore di malattie”
meglio conosciuta come “sindrome di Salgari 14”.
2. La salute non è la prima preoccupazione per un immigrato, il quale, finché può farne a
meno, preferisce evitare il ricorso ad un medico 15.
12
Col termine “intervallo di benessere” si intende l’arco di tempo che intercorre tra l’arrivo in Italia ed il primo accesso
ad una struttura sanitaria.
13
Tale dato che mette in evidenza l’inadeguatezza di un’assistenza sanitaria di tipo emergenziale o circoscritta nel
tempo (6 mesi + 6) così come prevista dalla legge 40/98 nonché la contraddizione insita nel termine STP (straniero
temporaneamente presente).
14
Col termine “sindrome di Salgari” si vuole intendere il timore di una parte dell’opinione pubblica nei confronti di
possibili patologie di importazione e rischi di trasmissione alla popolazione ospite.
15
Per lo stesso motivo, pur avendone diritto non si iscrive alla ASL se non quando strettamente necessario.
3. L’immigrato irregolare spesso non è consapevole del diritto di accedere ai servizi
sanitari pubblici, e preferisce fare ricorso inizialmente ai servizi del Pronto Soccorso 16.
4. Se è al corrente della possibilità di usufruire dei servizi sanitari territoriali può esserne
allontanato da timori di differente genere (imbarazzo, timore di essere segnalati, etc.).
La conoscenza e l’utilizzo del servizio sanitario regionale possono essere proporzionali al tempo di
permanenza in Italia ed immediatamente successivi ad un primo inserimento nel tessuto sociale da
parte dell’immigrato.
Casa e convivenza
1%
6%
13%
8%
solo/a
con altri connazionali
presso un centro di accoglienza
27%
con la famiglia
con il datore di lavoro
senza dimora
altro
40%
5%
Fig. 12 Suddivisione degli accessi per condizioni legate al vivere e all’abitare
Il 40% (il 2% in meno rispetto al 2006) degli utenti dell’ambulatorio di Via Cartagine, dichiara di
vivere con la famiglia ed il 27% (3% in più rispetto al 2006) con connazionali.
Indicatore indubbiamente importante del grado di insediamento degli immigrati utenti del servizio
STP, attraverso il confronto del dato di cui sopra con una serie di ulteriori indicatori rilevati dalla
somministrazione di questionari riguardo alle condizioni abitative dei pazienti, emergono aspetti nel
complesso confortanti:
1. Gli immigrati vivono nel complesso con i propri familiari o connazionali; solo il 2 e l’1%
vive rispettivamente presso centri d’accoglienza o senza fissa dimora.
2. Pagano affitti in nero ma comunque a prezzi accessibili o in taluni casi sono ospiti da amici
o parenti.
16
Gran parte degli utenti dell’ambulatorio che hanno avuto altri accessi alle strutture sanitarie territoriali, hanno riferito
che il loro primo contatto era avvenuto con una struttura ospedaliera.
3. Per la maggiore vivono dentro appartamenti dotati di tutti servizi igienici primari (acqua,
bagni con docce, riscaldamento) presso i quali consumano con regolarità i propri pasti
generalmente ad orari prestabiliti.
4. Dormono in camere generalmente in non più di due, con minimo un posto letto a loro
disposizione.
Appaiono facilmente smentibili due ulteriori stereotipi legati alla popolazione immigrata, il primo,
secondo cui gli appartamenti dove vivono gli immigrati siano luoghi “affollati” ed in condizioni
igieniche malsane, ed il secondo, per il quale tra le file degli irregolari o clandestini 17 , si
troverebbero individui più propensi a delinquere in virtù di condizioni di povertà o precarietà
reddituale e abitativa.
Istruzione, conoscenza della lingua, occupazione.
19%
23%
17%
basso(0-8)
medio(9-13)
alto(14+)
nes s una
50%
scars a
buona
33%
58%
Fig.13 Suddivisione degli accessi per liv. di istruzione
Fig. 14 Suddivisione degli accessi per conoscenza della lingua
700
600
500
400
Serie1
300
200
100
17
al
tr
o
at
t
at
tiv
ità
co
m
m
iv
er
ità
ci
as
al
a
e
m
si
b
st
ul
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an
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a
te
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z
i
ris
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to
i
ra
zi
o
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ric
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tig
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ia
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n
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la
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ba
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i
by
-s
itt
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ed
ili
zi
a
in
du
st
ria
st
ud
ca
io
sa
lin
ga
0
Seppur nell’assistenza sanitaria STP non sussistano differenze nelle modalità in cui viene espletato il servizio, i due
termini “irregolare” e “clandestino” vengono tenuti distinti nell’ottica di non alimentare ulteriore confusione rispetto
allo status giuridico dell’immigrato non in regola. L’attuale giurisdizione in materia distingue infatti il termine
“irregolare” (colui che è entrato in Italia in modo regolare e successivamente, scaduti i termini del visto, non ha
provveduto per tempo a regolarizzarsi) da “clandestino” (colui entrato in Italia senza alcun titolo per permanervi e né ha
provveduto a regolarizzarsi successivamente).
Fig. 16 Suddivisione degli accessi per principale occupazione attuale dichiarata
Principale occupazione
attuale
N.
%
nessuna occupazione
lavori domestici
assistenza anziani
altro
studio
edilizia
attività ambulante
ristorazione
baby-sitter
casalinga
attività commerciale
artigianato
655
174
127
104
79
57
41
33
32
14
13
12
50
13
9
8
6
4
3
2
2
1
1
1
Tot.
1346
100
Tab. 16 Suddivisione degli accessi per principale occupazione attuale dichiarata
A conferma di quanto detto nel precedente paragrafo, dai grafici si evidenzia un buon livello di
istruzione (medio alto nel 81% dei casi, 3 punti percentuali in meno rispetto al 2006, probabilmente
per via della maggiore incidenza della popolazione bangladese), una conoscenza della lingua
italiana buona per il 50% e quindi un certo grado di integrazione da parte della popolazione
immigrata utente del servizio.
Il lavoro resta come ovvio un problema, in quanto ad esso è indissolubilmente legato il permesso di
soggiorno (come previsto dall’attuale legge sull’immigrazione Bossi-Fini) per cui 1 su 2 (5% di
disoccupati in più rispetto alla precedente rilevazione) risulta non occupato oppure occupato in
nero, nella migliore delle ipotesi in attesa di regolarizzazione.
Occorre tuttavia esaminare con una certa attenzione, l’auto-collocazione da parte dell’immigrato
all’interno della categoria “disoccupato”
E’ infatti possibile che l’utente al primo contatto con la struttura sanitaria preferisca non dichiarare
la propria occupazione in primo luogo essendo la stessa informale e non registrata in secondo luogo
nel timore di dover incorrere nel pagamento di una qualche somma di denaro per la prestazione
ricevuta.
Il 22% (anche in tal caso il 5% in meno rispetto al 2006) lavora come colf o badante (il 96%
donne), mentre sono impiegati nell’edilizia il 4% degli utenti registrati nel nostro data-base (il 93%
uomini). Il 6% (il doppio rispetto al conteggio fino a fine 2006) sono studenti, numero non
significativo per via del fatto che gran parte di essi godono del permesso di soggiorno e
dell’iscrizione volontaria all’SSN.
A questo proposito appare significativo segnalare che tra essi vi è chi non può permettersi la cifra
richiesta
18
o chi è andato fuori corso e a cui non è stato possibile rinnovare il permesso di
soggiorno.
Il 3% dei pazienti sono ambulanti (anche in tal caso il doppio rispetto a fine 2006).
Viene a modificarsi il profilo del paziente tipo tra la precedente e l’attuale rilevazione. Più cittadini
del sud-est asiatico e meno est-europei ed in virtù di ciò, più maschi e meno femmine, meno colf e
badanti e più disoccupati, ed un lievissimo peggioramento del livello culturale e della conoscenza
della lingua italiana dovuta, soprattutto quest’ultimo, al maggior numero di bangladesi poco abili
con la lingua alloctona.
Stato Legale/Assistenza sanitaria
Irregolare
Regolare
N.
1310
44
%
96,8
3,2
STP/ENI
Nessuna
N.
1310
44
%
98,6
3,2
Tot.
1354
100
Tot.
1354
100
Tab.17 Suddivisione degli accessi per stato legale
Tab.18 Suddivisione degli accessi per assistenza sanitaria
L’ambulatorio STP è per definizione un servizio di assistenza sanitaria di primo livello per tutelare
il diritto alla salute degli immigrati non in regola con le norme del soggiorno e quindi non altrimenti
iscrivibile al Sistema Sanitario Regionale.
Per questo motivo il 96,8% dei pazienti registrati riguarda una popolazione di “Stranieri
Temporaneamente Presenti” o ENI (Europei non iscritti) e quindi irregolari sul territorio nazionale
che hanno beneficiato dell’assistenza sanitaria pubblica tramite tesserino STP.
Una parte minore (3,2%) al contrario, pur essendo i regola col soggiorno e potendosi iscrivere
all’SSR, non era al corrente di questo suo diritto e pertanto ad essi è bastato il semplice fatto di
essere “STRANIERI” per richiedere assistenza presso i nostri ambulatori, il più delle volte
erroneamente inviati dagli sportelli informativi, che li indirizzavano a noi anche solo dopo aver
adocchiato il colore della pelle 19.
Questi pazienti, giunti da noi senza nessun tipo di assistenza sanitaria, sono stati informati sui propri
diritti ed orientati a seguire le corrette procedure 20.
18
387,34 euro annui (o 149,77 euro qualora soli) non frazionabili.
Una nostra associata di pelle nera, ma inglese, ha riferito di averci conosciuto proprio al momento di chiedere come
doveva fare per richiedere l’assistenza sanitaria.
20
Alcuni di essi, ad esempio non erano al corrente della possibilità di avere il medico temporaneamente qualora in
possesso del cedolino di richiesta/rinnovo del permesso di soggiorno.
19
Concludiamo approfittando di quest’occasione per ringraziare “Medici Senza Frontiere” a cui tale
relazione ha attinto in più circostanze.
Roma, 26/01/2009
Dott. Modolo Vladimiro
Pres. Ass. Cittadini del Mondo
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