Estratto da pag. Lunedì 02/03/2015 2 Direttore Responsabile Diffusione Testata Pierluigi Magnaschi 41.297 Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile ——— Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress MOUSTIQUE II premier sale in cattedra «Una scuola senza un buon maestro», stando a un proverbio, «è come una casa senza un tetto». E, se la bacchetta l'ha in mano un presidente del Consiglio, viene spontaneo pensare, il rispetto per quanto appreso fra i banchi non abbia bisogno di «prove d'esame». È un peccato perciò che ai bimbi della JuniOrchestra di Santa Cecilia, a Roma, sia toccato suonare, dopo l'evento sulla Buona Scuola, fra la noncuranza dello stesso Matteo Renzi e del ministro Stefania Giannini che hanno loro (letteralmente) voltato le spalle. A sentirsi traditi pure gli insegnanti precari: l'annuncio che le assunzioni avverranno soltanto per concorso pubblico, scatena le ire di docenti appesi (da anni) ad inesauribili graduatorie. E, invece, si lamentano, a non esser toccate sono le cosiddette «classi pollaio» che ospitano oltre 35 allievi, frutto della riforma dell'ex titolare Mariastella Gelmini. L'ambizione del numero di uno di palazzo Ghigi di riformare i luoghi di studio che, recita il suo documento, «è l'unica soluzione strutturale alla disoccupazione», lo induce a vestirsi da «preside». È il caso della convocazione, venerdì al Nazareno, dei parlamentari Pd per «un punto della situazione» su scuola, Rai, ambiente e fisco. «Ci trattano come scolaretti», si sfogava un senatore presente, però, «all'appello», quasi temesse di finire «dietro la lavagna». «Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo guardare le cose da angolazioni diverse», diceva il professore del film L'attimo fuggente, interpretato dal compianto Robin Williams. E, magari, è (solo) da lì che il premier intende dare lezioni di politica. II premier sale in cattedra «Una scuola senza un buon maestro», stando a un proverbio, «è come una casa senza un tetto». E, se la bacchetta l'ha in mano un presidente del Consiglio, viene spontaneo pensare, il rispetto per quanto appreso fra i banchi non abbia bisogno di «prove d'esame». È un peccato perciò che ai bimbi della JuniOrchestra di Santa Cecilia, a Roma, sia toccato suonare, dopo l'evento sulla Buona Scuola, fra la noncuranza dello stesso Matteo Renzi e del ministro Stefania Giannini che hanno loro (letteralmente) voltato le spalle. A sentirsi traditi pure gli insegnanti precari: l'annuncio che le assunzioni avverranno soltanto per concorso pubblico, scatena le ire di docenti appesi (da anni) ad inesauribili graduatorie. E, invece, si lamentano, a non esser toccate sono le cosiddette «classi pollaio» che ospitano oltre 35 allievi, frutto della riforma dell'ex titolare Mariastella Gelmini. L'ambizione del numero di uno di palazzo Ghigi di riformare i luoghi di studio che, recita il suo documento, «è l'unica soluzione strutturale alla disoccupazione», lo induce a vestirsi da «preside». È il caso della convocazione, venerdì al Nazareno, dei parlamentari Pd per «un punto della situazione» su scuola, Rai, ambiente e fisco. «Ci trattano come scolaretti», si sfogava un senatore presente, però, «all'appello», quasi temesse di finire «dietro la lavagna». «Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo guardare le cose da angolazioni diverse», diceva il professore del film L'attimo fuggente, interpretato dal compianto Robin Williams. E, magari, è (solo) da lì che il premier intende dare lezioni di politica. Politiche del lavoro Pag. 1