10 Ortho Giovani Ortho Tribune Italian Edition - Ottobre 2014 Estrarre o non estrarre: qual è il ruolo dei tessuti molli nella nostra decisione? Elia Kodjo Chardey Elia Kodjo Chardey Introduzione Una delle tematiche più dibattute negli ambienti ortodontici è quella legata alla questione dell’estrazione dei denti permanenti per migliorare la relazione dentoscheletrica di un paziente. Molti dei commenti negativi legati alle terapie estrattive vertono sull’assioma che l’estrazione, ad esempio, di quattro premolari produce un antiestetico proilo dei tessuti molli causato da un “appiattimento” o da una “fuoriuscita” delle labbra in relazione al mento e al naso. Tuttavia, queste supposizioni sembrano basate in larga parte su opinioni e case report aneddotici, e mancano di un supporto concreto dalla letteratura scientiica referenziata. Inoltre, sempre riguardo questa conclusione, ci sono teorie non dimostrate secondo le quali eventuali cambiamenti che avvengono a livello dei tessuti duri possano incidere direttamente sui soprastanti tessuti molli e quelle secondo le quali la normale maturazione dei tessuti non giochi un ruolo signiicativo nel periodo post-trattamento e nei risultati a lungo termine inerenti al proilo facciale1. In fondo, come già era stato ricordato da Liebermann in un suo articolo del 1982, «il nostro ruolo per quanto riguarda i cambiamenti facciali a lungo termine che si susseguono nel corso della vita dei nostri pazienti potrebbe essere meno signiicativo di quanto pensiamo». riguarda le differenze individuali legate alla risposta dei tessuti molli (Wisth, 1972; 1974). Finnoy e collaboratori (1987) hanno riscontrato che c’erano poche differenze a livello del proilo dei tessuti molli nei due gruppi di soggetti con malocclusione dentale di Classe II divisione 1, malocclusioni trattate con e senza estrazione nelle loro valutazioni a 3 e a 5 dalla ine del trattamento. Tuttavia, tra i due campioni, sono emerse differenze signiicative a livello del proilo dei tessuti molli esistenti prima del trattamento. Looi e Mills (1986), invece, hanno valutato anche i cambiamenti di posizione a livello del labbro e degli incisivi sempre analizzando due gruppi di soggetti con malocclusione di classe II divisione 1, uno trattato con estrazioni, l’altro senza. Nonostante i due autori abbiano riscontrato un maggiore arretramento di entrambi gli incisivi e del labbro inferiore nel gruppo sottoposto al protocollo estrattivo, un valido confronto tra i gruppi è stato dificile a causa delle differenze sostanziali nella meccanoterapia utilizzata per trattare ciascun gruppo. Inoltre, i cambiamenti a livello delle labbra sono state misurati dalle linee di riferimento scheletrico medio craniali, senza quantiicazione delle variazioni posizionali del labbro rispetto al tessuto molle di mento e naso. ni standard, erano simili tra i vari gruppi. La scoperta più importante, tuttavia, è che la “frequenza di effetti indesiderati del viso”, come misurato mediante un confronto con gli angoli labio-mentale e nasolabiale ideali e valutando la posizione del labbro rispetto alle linee di riferimento del volto, era simile sia per il gruppo trattato con protocollo estrattivo sia per quello trattato senza estrazioni. Inoltre, nello studio di Drobocky e Smith, soltanto il 15% dei pazienti trattati con avulsione dei quattro primi premolari mostrava un proilo che poteva essere classiicato come “eccessivamente concavo”. La teoria secondo cui una terapia estrattiva appiattisce il proilo presume che la quota più grande di retrazione incisale avviene secondariamente all’avulsione avviene al dente e che i tessuti molli agiscono come un telo passivo che segue i sottostanti cambiamenti dentali in una quota corrispondente e prevedibile2. La letteratura scientiica, tuttavia, non supporta questa ipotesi. Numerosi sono gli studi redatti con l’obiettivo di quantiicare la risposta dei tessuti molli rispetto alle variazioni dei tessuti duri, con risultati per lo più ambigui. La maggior parte di questi studi ha descritto una relazione esistente tra l’arretramento degli incisivi e la retrazione del la post-adolescenza, risultando in un’ulteriore “retrazione relativa” delle labbra (Nanda et al., 1990). Considerazioni cliniche sulla scelta terapeutica La caratteristica peculiare di un trattamento ortodontico è quella di essere “dinamico”, in quanto le condizioni cliniche sono in costante cambiamento, via via che la malocclusione si va risolvendo. Ciò signiica che è indispensabile avere l’abilità di valutare lo stato del trattamento in ogni suo momento e formulare un piano di trattamento che sia continuo e progressivo. I movimenti principali sono limitati all’arcata mascellare: ogni movimento dentale nell’arcata mandibolare è limitato a pochi millimetri e generalmente riguarda solamente l’allineamento degli incisivi che si ottiene in maniera semplice. Dal momento che, nella maggior parte dei casi, l’arcata inferiore è relativamente “stabile”, essa diventa un adeguato punto di riferimento in relazione centrica per il posizionamento dei denti dell’arcata superiore. Generalmente la decisione di ricorrere alle estrazioni per risolvere una malocclusione si basa sulla valutazione di tre fattori: 1. l’analisi dello spazio; 2. l’altezza del morso; 3. l’estetica facciale. divergente e proilo concavo, il trattamento estrattivo, probabilmente, non sarebbe appropriato, perché sia il morso che il proilo controindicherebbero le estrazioni. Trattamenti ortodontici a confronto: prima e dopo Nel caso 1, la paziente è stata sottoposta a terapia ortodontica prevedente l’estrazione dei primi premolari superiori e inferiori. Nel caso 2, la paziente è stata sottoposta a terapia issa con l’ausilio di una trazione extraorale combinata. In entrambi i casi si può osservare come si sia raggiunto un buon risultato occlusale, a fronte di un mantenimento ottimale del proilo e dell’estetica facciale. Conclusioni Dal momento che la letteratura è concorde nell’affermare che la maggior parte delle caratteristiche cranio-facciali pre-trattamento risultano simili tra protocolli estrattivi e non1,2, la protrusione labiale piuttosto che altri fattori legati ai tessuti molli non devono essere considerati importanti nella nostra scelta. D’altro canto, un affollamento dentario severo è da sempre stato un fattore decisivo nella scelta estrattiva, così come un’eccessiva vestibolarizzazione del gruppo incisivo superiore e/o inferiore (indicativi in questo senso sono valori cefalome- Analisi del problema: cosa ci dice la letteratura Se diamo un’occhiata alla letteratura scientiica internazionale, gli studi che hanno analizzato gli effetti del trattamento ortodontico sul proilo dei tessuti molli attraverso la valutazione di campioni trattati con protocollo estrattivo rispetto ad altri non estrattivi non sono molti, ma sono di un certo valore per la risoluzione di questo dibattito. Mentre alcuni professionisti sono convinti che il trattamento ortodontico inluenzi il proilo dei tessuti molli, rimangono molte controversie circa la precisa risposta dei tessuti molli agli spostamenti dentali. Una correlazione positiva tra il movimento incisale e i cambiamenti dei tessuti molli è stato riportato da uno studio di Ross e collaboratori del 1977. D’altro canto, gli studi di Angelle (1973) e Hershey (1972) hanno mostrato che i cambiamenti nella posizione dentale non sono sistematicamente seguiti da cambiamenti nel proilo dei tessuti molli ad esso proporzionali. Variabili quali la morfologia delle labbra, il tipo di trattamento (terapia estrattiva piuttosto che una senza estrazioni, scelta estrattiva), sesso del paziente ed età, sono stati tenuti in considerazione per ciò che Fig. 1 Paquette, Beatty e Johnston (1992) hanno confrontato gli effetti della terapia estrattiva e non estrattiva sul proilo facciale di soggetti con malocclusione di classe II con un deicit di lunghezza d’arcata “borderline”. Si è riscontrato che l’arcata dentaria era signiicativamente più sporgente nel campione non estrattivo, sia nelle rilevazioni al termine del trattamento sia nei richiami a distanza di più di dieci anni. Alla ine, due studi paralleli condotti da Dobrocky e Smith (1989) e da Young e Smith (1993) misero in evidenza che, nonostante la retrazione media delle labbra fosse signiicativamente maggiore nel loro gruppo estrattivo, le variazioni individuali nel cambiamento facciale, come determinato per mezzo delle deviazio- Fig. 2 labbro, ma la “forza” di questo rapporto varia notevolmente a seconda degli stessi. Si è generalmente giunti alla conclusione che il rapporto tra i tessuti molli e duri è sottoposto a una grande variabilità individuale, e l’assioma per il quale la variabilità individuale differisce tra casi estrattivi e non, appare ingiustiicato2. Le considerazioni a lungo termine sul proilo dei tessuti molli devono tenere conto anche dei normali cambiamenti legati all’invecchiamento e le considerevoli variazioni interindividuali. È stato dimostrato che la crescita del naso e del mento negli adolescenti non trattati supera di molto il concomitante cambiamento delle labbra. Questo normale cambiamento dovuta all’invecchiamento tende a continuare durante La situazione “ideale” per le estrazioni è rappresentata da una malocclusione in dentizione permanente, con affollamento, un morso normale o moderatamente profondo e una faccia normodivergente con proilo convesso (una tipica malocclusione di I classe). In una situazione come quella descritta, le ragioni della scelta estrattiva sono ovvie: lo spazio necessario a risolvere l’affollamento verrà fornito dalle estrazioni, che non saranno controindicate dagli altri due fattori, l’altezza del morso e il modello facciale, poiché questi sono compatibili con la terapia estrattiva. Se, al contrario, l’affollamento fosse accompagnato da morso profondo, con trauma a livello palatale, in un soggetto con modello facciale ipo- trici come l’IMPA e l’angolo formato dall’asse dell’incisivo inferiore con l’asse A-Pog, oltre alla valutazione del limite anteriore della dentatura). Questo perché è stato dimostrato che i trattamenti non estrattivi comportano generalmente una proinclinazione del gruppo incisale inferiore dovuto alle fasi di allineamento per la ricerca di spazio in arcata, mentre nei trattamenti estrattivi gli incisivi inferiori tendono a rimanere nella stessa posizione o a lingualizzarsi e gli incisivi superiori si endoinclinano (secondo Saelens e collaboratori, di circa 2 mm1). Questo, tuttavia, non si rilette in alcun cambiamento signiicativo della posizione delle labbra. > pagina 11 Ortho Giovani 11 Ortho Tribune Italian Edition - Ottobre 2014 < pagina 10 Quando la posizione delle labbra viene valutata all’interno della cornice del naso e del mento in crescita, le labbra cadono leggermente dietro, dal momento che il naso e il mento presentano uno sviluppo in senso sagittale maggiore rispetto a quello dell’area labiale. Questa evoluzione relativamente arretrata del distretto labiale rimane comunque all’interno delle convenzionali prescrizioni estetiche. È stato dimostrato che lo spostamento in avanti delle labbra nei soggetti trattati senza estrazioni risulta meno importante rispetto all’effetto della crescita sul mento e sul naso, dal momento che anche in questo gruppo l’area Fig. 3 Fig. 4 labiale si mantiene arretrata rispetto a un’ipotetica linea mento-naso1 (“linea E” di Ricketts, 1957). Pertanto si può concludere che, se si rimane all’interno delle indicazioni corrette, una tera- pia ortodontica con protocollo estrattivo dei primi e/o dei secondi premolari, piuttosto che una terapia non estrattiva, può portare in entrambi i casi ad ottimi risultati occlusali senza che vi siano cambiamenti sfavorevoli nel profilo facciale. bibliograia 1. Saelens NA, De Smit AA. Therapeutic changes in extraction versus non extraction orthodontic treatment. Eur J Orthod. 1998 Jun;20(3):225-36. 2. Zierhut EC, Joondeph DR, Artun J, Little RM. Long-term Proile Changes Associated with Successfully Treated Extraction and Nonextraction Class II Division 1 Malocclusions. Angle Orthod. 2000 Jun; 70(3):208-19. Attualità Dispositivi orali e laser per il russamento Beniamino D’Errico Beniamino D’Errico Le nuove tecnologie in campo odonpuò sicuramente contribuire al netto miglioramento KTP Er:YAG Nd:YAG 532 nm 2940 nm 1064 nm toiatrico stanno facendo passi da gidel quadro clinico sopra descritto: il laser Er:YAG. Diodo CO2 810 nm 10600 nm gante e la loro costante e progressiva Sulla base di studi e ricerche relativamente recenti, crescita fornisce al professionista è stata messa a punto una procedura che sfrutta le “armi” sempre più soisticate per caratteristiche isiche della lunghezza d’onda di tale Er:YAG CO2 poter lavorare con maggiore profeslaser (2940 nm). L’emissione di luce, impostata come 10600 nm 2940 nm sionalità e per risolvere le numerose frazionata, è veicolata dal corpo macchina al terminaproblematiche del paziente. Ne è un le dedicato, erogata secondo parametri ben deiniti e esempio la roncopatia, problematica sicuramente non ablativi, e indirizzata sotto forma di del sonno correlata all’area odontoimpulsi sulle superici da trattare. Ai tessuti bersaglio iatrica da non molti anni venuta alla arriva così una rafica di impulsi laser, che generano ribalta in campo clinico. Per “roncoun effetto termico attraverso la conduzione di una patia” si intende un russamento crocolonna di calore nei tessuti sottostanti la mucosa, in nico che può essere collegato o meno maniera controllata. Ciò provoca la reazione del tessuto a interruzioni del lusso aereo orosottomucoso determinando a livello della matrice exLa penetrazione all’interno dei tessuti molli orali delle diverse lunghezze d’onda. nasale (apnee) che, a seconda della tracellulare del tessuto connettivo, una stimolazione durata e del numero, determinano delle ibre collagene. Si produce così un subedema tispoi le OSAS (Sindrome delle apnee ostruttive del sonno). Tale russille palatine e pareti faringee) che, per vari motivi, hanno perso sutale che, richiamando liquidi, restituisce tonicità e turgore ai samento non è altro che una respirazione notturna rumorosa, tonicità e turgore tissutale. Oltre ai vari dispositivi intraorali, è tessuti, riattivando tutto il sistema collagene, responsabile del dovuta a una vibrazione di tessuti e strutture anatomiche delle disponibile oggi per gli odontoiatri un nuovo presidio terapeusostegno dei tessuti stessi, impedendone così la vibrazione con alte vie respiratorie (palato molle, ugola, pilastri tonsillari, tontico che, usato con i dovuti accorgimenti e il dovuto protocollo, risoluzione del problema. La salute orale dei pazienti ortodontici potrebbe essere migliorata grazie ai batteri probiotici SONGKHLA, Tailandia – Un nuovo studio ha fornito evidenze supplementari sui beneici dei batteri probiotici contro un gran numero di disturbi orali. In Tailandia i ricercatori hanno recentemente scoperto che i Lactobacilli in modo particolare potrebbero aiutare a ridurre i livelli dei Mutans Streptococchi, i quali possono essere causa di carie dentale, specialmente in pazienti soggetti a labbro leporino e palatoschisi con apparecchi ortodontici issi. Lo studio ha coinvolto 30 pazienti con labbro leporino e palatoschisi che si sono sottoposti tra giugno e agosto 2011 al trattamento con apparecchi ortodontici issi per una durata di almeno 3 mesi con attacchi su almeno 20 denti permanenti. Per un periodo di 4 settimane consecutive, la metà dei pazienti ha consumato latte in polvere con Lactobacillus probiotico paracasei SD1 sciolto in 50 ml di acqua una volta al giorno, mentre la restante parte dei pazienti ha ricevuto la stessa quantità di latte in polvere ma senza i batteri probiotici. Dall’analisi dei campioni di saliva dei par- tecipanti, i ricercatori hanno osservato una signiicativa riduzione di Mutans Streptococchi nella saliva del primo gruppo di pazienti dopo un periodo di quattro settimane. Inoltre, hanno potuto constatare un signiicativo incremento di Lactobacilli nella saliva di questo gruppo. Il risultato suggerisce che specialmente i pazienti ortodontici, che solitamente necessitano di un trattamento dovuto all’irregolarità nella dimensione dei denti e al disallineamento degli stessi, potrebbero trarre un beneicio signiicativo dall’introduzione di probiotici dal momento che gli apparecchi ortodontici issi facilitano la colonizzazione di batteri come i Mutans Streptococchi rendendo questo gruppo di pazienti maggiormente suscettibile ai disturbi dentali. Tuttavia, la ricerca ha concluso che sono necessari ulteriori studi a lungo termine, con un campione maggiore, per chiarire il meccanismo con cui i batteri probiotici riducono la conta microbica orale. Lo studio, intitolato “Effect of probiotics containing Lactobacillus paracasei SD1 on salivary mutans streptococci and lactobacilli in orthodontic cleft patients. A double-blinded, randomized, placebo-controlled study” è stato pubblicato nel mese di maggio su Cleft Palate-Craniofacial Journal, ed è stato condotto presso l’università Prince of Songkla, in Tailandia. Dental Tribune International