Giuseppe Sangiorgi
I
F AT T I
11 settembre:
la giornata della
L’esodo
dai fabbricati
di grande altezza
è il tema centrale
del convegno
organizzato,
per il secondo
anno consecutivo
dal Dipartimento
dei vigili del fuoco,
nella giornata
in memoria
del catastrofico
attentato
alle torri gemelle.
memoria
“A
nche l’undici settembre è per noi una giornata della memoria”,
dice il prefetto Giuseppe Pecoraro, capo del dipartimento dei
vigili del fuoco. Giornata della memoria nel ricordo di un dramma che ha sconvolto il mondo intero e che ha messo a nudo, anche,
tante debolezze strutturali e organizzative dei sistemi di sicurezza nei
casi di emergenza. Perciò i vigili del fuoco, abituati per loro natura a
ricordare in modo non formale ricorrenze e anniversari, da due anni,
proprio il giorno dell’undici settembre organizzano all’ISA, l’Istituto
superiore antincendi di Roma, una giornata di studi destinata a un
particolare aspetto della sicurezza. E’ il loro modo di ricordare un
dramma, l’attentato alle torri gemelle di New York, che nel suo sanguinoso bilancio contempla anche il tragico primato di 343 vigili del
fuoco morti per prestare soccorso in quell’inferno che erano diventati
i due grattacieli colpiti dagli aerei dirottati: forse non si è dato mai, in
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obiettivo sicurezza
I FATTI
nessun’altra sciagura civile, un numero così alto di vittime tra i soccorritori, testimonianza di una generosità e di una abnegazione entrate
nella grande storia dell’eroismo di ogni tempo.
Architettura e sicurezza era stato il tema della prima giornata di studi, con la presenza fra gli altri di una personalità di prestigio internazionale come Massimiliano Fuksas. Esodo dai fabbricati di grande altezza
è stato il tema della seconda giornata di studi. Un tema di straordinaria attualità se si pensa che nel mondo si continuano a progettare
edifici sempre più alti, mentre già oggi, nei Paesi più diversi, oltre 50
di queste “cattedrali” del XX secolo superano i 280 metri d’altezza,
e alcune di loro i 500 metri d’altezza. A Shangai verrà realizzata una
“città del cielo” alta 1228 metri, in grado di ospitare 100.000 persone
nei suoi 300 piani!
L’undici settembre del 2001 ha radicalmente riproposto il tema
della sicurezza per i grattacieli esistenti e per quelli da progettare, così
come per tutti i luoghi pubblici e gli edifici nei quali si concentrano in
spazi relativamente limitati quantità significative di cittadini. E’ una sorta di “ripartenza” delle concezioni ideative e realizzative di questi spazi
e di questi ambienti. La giornata di studi all’ISA si è concentrata su
questi aspetti, che sono di carattere tecnico ma devono avere poi una
proiezione di carattere regolamentare e legislativa. Nel nostro Paese,
oltre ai grattacieli esistono anche altre migliaia di luoghi “sensibili” dal
punto di vista della sicurezza: edifici civili, religiosi, monumentali.
Di qui la presenza al convegno del sottosegretario all’Interno Ettore
Rosato, il quale ha ribadito come il Governo stia investendo molto
nella prevenzione incendi, intesa non come un onere burocratico ma
come un percorso indispensabile per tutelare i cittadini. “Perciò - ha
detto l’on. Rosato - è necessario investire di più in uomini, mezzi e
tecnologie sul versante del soccorso, anche con riferimento alla sicurezza di chi è chiamato a intervenire in questi scenari di grande complessità e di altissimo rischio. Un dato importante è anche quello della
stabilizzazione in corso del personale precario e della sua formazione,
perché i vigili del fuoco devono essere sempre più i professionisti della sicurezza”. Due altri temi infine sono stati richiamati dal sottosegretario Rosato: l’importanza di una collaborazione sempre più stretta fra
il Corpo dei vigili del fuoco e l’Università, e la delega del Parlamento
al Governo in materia di completamento della normativa per quanto
riguarda l’ingegneria della sicurezza.
ISA - Aula Magna, un momento del convegno
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obiettivo sicurezza
A Shangai
è stata progettata
una “città del cielo”
alta 1228 metri
E’ necessario
investire in uomini,
mezzi e tecnologie
del soccorso
11 settembre:
la giornata della memoria
Sopra: la giovane musicista Elisabetta
Paolini durante la sua esibizione
La prevenzione
incendi
è cultura
della sicurezza
I FATTI
“Dopo l’undici settembre 2001 – ha insistito a sua volta il Capo del Dipartimento,
il prefetto Pecoraro – è cambiato tutto. Quel
giorno ero a Benevento, le immagini che
trasmetteva la televisione sembravano quelle
di un film, e invece era la realtà. In termini
di sicurezza, oggi dobbiamo saper prevedere
l’imprevedibile. Tutti gli standard e le procedure che esistevano sono improvvisamente invecchiati: anche le misure che sembravano le
più attente vanno completamente riviste. Una
prima conseguenza operativa riguarda la preparazione tecnica e fisica dei vigili del fuoco:
il loro è un lavoro non per tutti, fatto di coraggio e di generosità, un impegno che sconfina
nella missione”. Il prefetto Pecoraro ha sottolineato l’importanza della
presenza alla manifestazione del preside della facoltà di ingegneria di
Roma, il professor Tullio Bucciarelli. “L’ISA e il centro delle Capannelle
– ha detto Pecoraro – vanno potenziati nella direzione dell’approfondimento tecnico dei problemi della sicurezza, così come vanno intensificati i rapporti dei vigili del fuoco col mondo scientifico e quello
universitario. Una collaborazione più stretta sarà vicendevolmente di
grande aiuto per i vigili e per il mondo universitario”.
Altri due interventi introduttivi alla giornata di studio, dopo il saluto
iniziale dell’ingegner Michele Di Grezia, il direttore dell’ISA, sono stati
quelli dell’ingegner Domenico Riccio, direttore centrale della formazione, e dell’ingegner Giorgio Mazzini, capo del Corpo nazionale dei
vigili del fuoco. L’ingegner Riccio ha ricordato fra l’altro come la regolamentazione in tema di sicurezza sia in continua evoluzione, venga
confrontata con quella degli altri Paesi, e recentemente sia approdata
a una nuova tecnica di valutazione del rischio, la “fire engineering” di
grande interesse e utilità. Non basta però che i progetti dei nuovi edifici siano a norma: occorrono poi una buona gestione degli impianti e
continue esercitazioni perché non ci si trovi impreparati nel momento
dell’emergenza.
Il capo del Corpo nazionale, l’ingegner Mazzini ha rivendicato l’importanza del CPI, il certificato di prevenzione incendi. “Far valere questo strumento - ha spiegato - non significa imporre un pezzo di carta
ma introdurre una cultura della sicurezza che deve essere comune e
generalizzata. Negli anni Cinquanta faticammo a imporre le scale di
sicurezza nei primi grattacieli italiani che erano stati costruiti privi di vie
di fuga. Poi abbiamo constatato tutti l’importanza che esse avevano”.
La giornata di studio nell’aula magna dell’ISA si è svolta in una
cornice di attenzione e di grande suggestione. All’inizio dei lavori,
sullo schermo è stato proiettato un filmato sulle spaventose sequenze che seguirono all’impatto dei due aerei contro le torri gemelle di
New York. In sala una giovane musicista della scuola Fortuna di Palestrina, Elisabetta Paolini, accompagnava lo scorrere delle immagini
con le note del suo violino. Poi, dopo gli interventi introduttivi dei
quali abbiamo detto, è stata la volta delle relazioni tecniche tenute da
Luigi Abate, direttore regionale dei vigili del fuoco del Lazio, Luciano
Nigro, presidente dell’UMAN, Steven Gwynne, direttore dell’Università
di Greenwich, Andrea Ferrari, esperto in modellazione matematica
antincendio e Stefano Grimaz, docente in sicurezza e protezione
ambientale all’università di Udine e delle quali diamo di seguito una
sintesi, mentre esse appariranno integralmente sul sito internet del
Corpo dei vigili del fuoco.
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obiettivo sicurezza
I FATTI
i relatori del convegno
lo stralcio dei loro interventi
Luigi Abate
Direttore regionale dei vigili del fuoco del Lazio
Nello studio delle vie di esodo per gli edifici di grande altezza è necessario tener conto degli effetti dell’incendio sull’uomo come il panico,
lo stress termico, considerato che il corpo umano resiste 1 minuto a
175°, e gli effetti prodotti dalla concentrazione di sostanze tossiche.
Dal confronto della normativa prevista per gli edifici adibiti a civile abitazione, gli alberghi, gli ospedali e gli uffici, si nota che non c’è
nessuna indicazione sulla capacità di deflusso per gli edifici di civile
abitazione, mentre negli altri tre casi la normativa stabilisce dei valori
(numero di uscite per piani e numero di scale). Per gli alberghi di due
piani è prevista una sola scala, (parliamo di caratteristiche tecniche degli
edifici di nuova costruzione) cosa che non è prevista per gli ospedali e gli uffici dove si parla sempre di
almeno due scale indipendentemente dall’altezza dell’edificio. Degli ascensori antincendio di soccorso se
ne parla poco o affatto per gli edifici di civile abitazione, è menzionato l’obbligo di almeno un ascensore antincendio per le attività alberghiere oltre i 54 metri, mentre per gli ospedali e gli uffici è sempre previsto. La
norma sugli edifici di civile abitazione è assolutamente carente. Bisogna promuovere la stesura di circolari
o disposizioni normative affinché l’obbligo di avere un piano d’emergenza, di fare almeno una simulazione
come previsto dalla 626 nei luoghi di lavoro, venga esteso anche alle abitazioni, per riversare sugli edifici
civili la sicurezza che oggi è d’obbligo per gli edifici pubblici.
Luciano Nigro
presidente della UMAN
(aziende costruttrici e produttrici del settore antincendio)
“L’11 settembre non sarebbe stato quello che è stato se
non fossero stati coinvolti due edifici di grande altezza”.
La tecnologia e l’ingegneria propongono oggi sistemi complessi come gli edifici di grande altezza, metropolitane, gallerie
che pongono, a noi che ci occupiamo di sicurezza, come a chi
si occupa di ingegneria, problemi di maggiore difficoltà. L’applicazione della ingegneria della sicurezza antincendio ai sistemi
complessi offre la possibilità di studiare ed analizzare processi
complessi quali gli incendi e il comportamento delle persone coinvolte in un’emergenza, permettendoci di individuare dove si sono verificati i problemi, ma senza offrirci soluzioni.
In passato gli edifici venivano costruiti con l’esperienza; oggi ci affacciamo ad un mondo
che ci permette grazie a questa nuova scienza, l’ingegneria della sicurezza, di progettare in
maniera più precisa. Infatti dobbiamo ricordarci che nel caso del WTC in quelle torri c’erano
dalle 10.000 alle 15.000 persone, di cui quasi 3000 sono morte, ma probabilmente 10.00012.000 sono uscite vive. Se considerate che percorrere un piano richiede un tempo dai 30
ai 40 secondi circa quindi per percorrere 50 piani ci vuole quasi un tempo confrontabile con
quello che le torri sono rimaste su. Questo vuol dire che il sistema di esodo ha funzionato e
la stragrande maggioranza delle persone è uscita.
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obiettivo sicurezza
11 settembre:
la giornata della memoria
I FATTI
Steven Gwynne
Direttore di ricerca dell’università di Greenwich
e professore aggiunto dell’università del Meriland
I modelli di esodo computerizzati sono strumenti che possono aiutare gli esperti a progettare costruzioni più sicure e con procedure di
emergenza migliori ma devono essere considerati solo un aiuto per gli
esperti e non una soluzione in quanto c’è sempre un gap tra il mondo
rappresentato e il mondo reale e vanno quindi sempre riadattati ai casi
specifici.
Sono molti gli elementi che influenzano i processi di evacuazione e
la loro efficacia, come il comportamento umano in casi di emergenza,
il tempo impiegato per raggiungere un luogo sicuro, il luogo in cui ci si
trova, la posizione delle persone all’interno della struttura, la conoscenza della struttura e lo scenario (es
incendio grande o piccolo, velocità di propagazione). Ad esempio nel caso del WTC, è stata fatta un’analisi, condotta negli Stati Uniti ed in Europa per comprendere meglio l’evento ed il comportamento umano
nell’esodo. Sono state fatte delle interviste ai superstiti e le informazioni sono state inserite in un modello
di esodo computerizzato, per studiare se il risultato poteva essere migliore. Nel caso del WTC si sono presentate molte delle problematiche tipiche degli edifici di grande altezza: gran numero di persone, possibilità di più procedure di emergenza, mancanza di coordinamento, presenza di più sistemi di informazione,
sovraffollamento delle scale, maggiori distanze da percorrere.
Andrea Ferrari
Esperto in modellazione matematica antincendio
Propone un esempio applicativo nel caso di un grande magazzino
con alta presenza di persone, di 12 livelli, di cui 10 fuori terra, dotato di
5 scale a servizio dei piani fuori terra, a prova di fumo interne.
L’analisi preliminare del problema definisce l’ambito di applicazione
del progetto (es. numero di piani, numero delle vie di esodo, gli affollamenti previsti ecc) identifica gli obiettivi di sicurezza antincendio (es. il
tempo massimo necessario per raggiungere un luogo sicuro), individua
i livelli di prestazione necessari al raggiungimento degli obiettivi prefissati (es. la visibilità necessaria per individuare i segnali di sicurezza),
individua gli scenari di progetto, differenziando tra scenari localizzati e
generalizzati. L’analisi di tutti gli scenari permette, in una fase successiva di analisi quantitativa, di trovare le
misure tecniche di ottimizzazione del sistema di via di esodo dell’edificio e un insieme di misure che vanno
a configurare il sistema di gestione della sicurezza antincendio dell’edificio (SGSA).
Stefano Grimaz
Docente in sicurezza e protezione ambientale dell’università di Udine
Tratterò dell’analisi di vulnerabilità come strumento di supporto alle
valutazioni di sicurezza negli edifici di grande altezza.
Vulnerabilità è la misura della propensione al danneggiamento in
funzione delle sole caratteristiche intrinseche del sistema analizzato.
Vulnerabilità è l’incapacità a dare una buona risposta.
E’ ovvio che la risposta è diversa in base alla situazione: ho un incendio, studio un piano di evacuazione, mentre di fronte ad una possibile
minaccia terroristica studio un sistema per ridurre i potenziali pericoli
esterni. La svolta epocale che stiamo vivendo dopo l’11 settembre è
che i due aspetti della safety e della security non possono più essere
distinti. L’11 settembre ha contribuito al travaso di conoscenze tra discipline diverse: la definizione degli
obiettivi, l’analisi di vulnerabilità, che permette di impostare le ipotesi e gli scenari sui quali andare ad agire
con i modelli ed infine la fire engineering, cioè l’utilizzo dei modelli di simulazione.
Come rappresentante dell’università mi auguro che l’esperienza e la scienza da una parte e l’ingegneria
della sicurezza dall’altra premano sul mondo accademico per introdurre queste tematiche che non sono
ancora molto sentite.
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obiettivo sicurezza