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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’UNITÀ SANITARIA LOCALE VALLE D’AOSTA
Anche
questo numero
del NEWSL
è sul sito internet
www.ausl.vda.it
MEDICINA STRUTTURE E SERVIZI
POSTE ITALIANE S.p.A. – SPEDIZIONE IN A.P. – 70% - DCB DI AOSTA - N 25/anno V - DICEMBRE 2005 - AOSTA- REGISTRAZIONE DEL TRIBUNALE DI AOSTA N. 2 10/99 DEL 29/11/99 DICEMBRE 2004
FRANCESCO STORACE IN VISITA
AL NOSTRO OSPEDALE
di Giorgio Galli (Dirigente UB Comunicazione)
isita lampo del Ministro della Salute, Francesco Storace, al
nostro presidio ospedaliero di viale Ginevra. Credo sia anche la prima volta che un Ministro della Salute (prima denominato “della sanità”) ci onori della sua presenza. A dire il vero si
trattava di una promessa fattaci in occasione della 9a Conferenza
della rete HPH di Courmayeur, quando – da noi invitato alla cerimonia di apertura – declinò l’invito per impegni concomitanti,
promettendo però di venire in Valle a breve. E così è stato.
Dopo l’incontro ufficiale con il Presidente della Regione, Luciano
Caveri, e con l’Assessore alla Sanità, Antonio Fosson, avvenuto a
Palazzo regionale, il Ministro, con il suo seguito, si è recato in vista presso l’ospedale regionale dove c’era ad attenderlo una rappresentanza dell’Azienda, ad iniziare dalla Direzione Strategica al
completo.
Tutti i giornali locali hanno dato ampia eco all’avvenimento, pertanto
mi limiterò a ricordare il percorso fatto all’interno dell’ospedale e ad
arricchire il resoconto con alcune fotografie scattate per l’occasione.
Breve visita della nuova sala operatoria prefabbricata (particolarmente apprezzata dal ministro), quindi incontro col Dr. Umberto
Parini in Chirurgia generale. Di seguito visita della Radiologia, accompagnati dal Dr. Teodoro Meloni. Il Ministro si è quindi incontrato con i componenti il Collegio di Direzione e con i giornalisti
(molto numerosi) nella sala riunioni dell’ospedale. Tra i temi trattati la riduzione degli sprechi, la riduzione della mobilità sanitaria
rimborsabile e l’inevitabile richiamo all’influenza aviaria.
Una Coca Cola nel locale mensa e un ultimo breve scambio di
battute con i presenti hanno concluso il blitz del Ministro. Al prossimo arrivo.
V
el rivolgere a tutti i lettori di Newsl i miei migliori auguri per un
Santo Natale sereno e lieto, desidero ringraziare personalmente quanti operano ogni giorno accanto agli ammalati con dedizione e amorevolezza cercando, con il proprio lavoro, di rendere più
sopportabile il dolore e meno gravosa la permanenza in ospedale e nelle altre strutture sanitarie.
Stiamo lavorando alla realizzazione di un ospedale d’eccellenza e sono
convinto che per raggiungere questo obiettivo sia necessario ricercare
specialisti preparati e attrezzature sempre più sofisticate, ma sia altrettanto indispensabile l’impegno personale di ciascuno nel proprio lavoro,
sia esso tecnico-amministrativo o sanitario. L’eccellenza, infatti, la valutano le persone che quotidianamente si rivolgono al servizio sanitario
sperando di trovarvi, insieme alle cure, accoglienza, cortesia, ascolto
delle loro necessità, e poter avere, così, un atteggiamento di fiducia verso coloro a cui affidano la parte più importante della loro vita, cioè la loro salute.
N
★★ ★
Buon Natale e Felice Anno 2006
Antonio Fosson
Il Direttore Generale Carla Stefania Riccardi, il Direttore Amministrativo
Lorenzo Ardissone e il Direttore Sanitario Clemente Ponzetti,
augurano Buone Feste a tutti i lettori del Newsl
EDITORIALE
I
★★ ★
l 2006 non sarà un anno di abbondanza per i valdostani. La stagnazione generale del Paese e la crisi che da
qualche anno ha investito il mondo
delle case da gioco non hanno risparmiato la Petite Patrie. Abbiamo tutti
potuto constatare i considerevoli tagli
apportati ad alcuni settori del bilancio
regionale, dalle opere pubbliche, all’agricoltura, dalla cultura all’industria.
Il governo regionale ha deciso di non
penalizzare, invece, sanità e servizi sociali, considerati elementi essenziali
del welfare locale: il finanziamento per
il 2006, dunque, registra una sia pur
modesta crescita (3,5% circa) rispetto
all’anno precedente.
Tuttavia, è bene esplicitare alcune considerazioni.
Innanzitutto, la crescita media della
spesa sanitaria nazionale degli ultimi
anni si è assestata intorno al 6-7%; in
secondo luogo, la spesa sanitaria in regioni di montagna è superiore di almeno il 20% a quella delle realtà urbane.
L’analisi dettagliata e complessa predisposta dalla Direzione Amministrati-
va e dall’UB Ragioneria evidenziano
senza zone d’ombra che la crescita
della nostra spesa, se non si opereranno interventi di razionalizzazione, supererà il tetto di finanziamento.
E’ evidente che, in un ambito delicato
come quello sanitario, risulta assai difficile intervenire ad operare scelte che
inevitabilmente hanno riflessi sulla popolazione.
E’ altrettanto evidente, però, che alcuni margini di efficienza possono essere
recuperati, che alcune abitudini possono essere corrette e che non sempre la
riduzione di risorse a disposizione si
traduce nella paralisi del sistema.
Il compito arduo che si andrà ad affrontare dovrà, laicamente, individuare
le attività da garantire a cura del nostro S.S.R. e le risorse ad esse correlate,
sacrificando, se necessario, i lussi che
non ci si può più, per ora, permettere.
Greenetto elargirà, come sempre, i
suoi consigli per il portafoglio dell’Azienda.
Carla Stefania Riccardi
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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’UNITÀ SANITARIA LOCALE VALLE D’AOSTA
LE NEW ENTRY
V
i presentiamo il breve profilo di due nuovi dirigenti che sono da poco entrati a far parte della “Grande Famiglia” a cui diamo, naturalmente, il benvenuto.
La struttura semplice di andrologia
CHI SIAMO
L’Unità di Andrologia è una Struttura
Semplice dell’UB Urologia, dotata di
ampia autonomia. Il suo organico medico è composto dai dirigenti medici
Teresio Enria (in qualità di responsabile - nella foto) e Marco Favre. L’infermiera è Bruna Fourrier. L’équipe infermieristica-amministrativa per la degenza, il day hospital e il day service è
in comune con la UB Urologia.
Roberto Novati, nato nel 1961, consegue la laurea in medicina a
Milano nel 1985, la specializzazione in Malattie Infettive sempre a Milano nel 1989 e in Igiene e Medicina Preventiva a Modena nel 2004.
Ha lavorato in clinica malattie infettive dell’Università di Milano dal
1984 al 1990, all’Istituto Pasteur di Parigi a cavallo tra il 1990 e il
1991, in clinica malattie infettive presso l’ospedale San Raffaele di
Milano dal settembre 1991 al marzo del 2005.
Ha insegnato alla facoltà di medicina dell’Università del San Raffaele dall’aa 98-99 all’ aa 2003-2004; è coautore di 3 libri e di circa 150
tra pubblicazioni scientifiche e abstract a congressi.
Oggi è Dirigente Medico presso la Direzione Sanitaria Ospedaliera.
Giuseppe Villani, nato a Bari nel 1961, ha conseguito la maturità
linguistica nel 1979, la laurea in giurisprudenza nel 1984 presso l’Università di Bari, il diploma post-universitario in studi europei presso
l’Istituto di studi europei “Alcide de Gasperi” di Roma nel 1987, la
laurea in scienze politiche nel 1990 sempre presso l’Università di Bari, il “certificat d’etudes superieures du federalisme” presso il College universitaire d’études federalistes di Aosta nel 1991. Dal 1986 al
1989 funzionario tributario dell’Intendenza di finanza di Aosta, dal
1989 dirigente della Regione Autonoma Valle d’Aosta in diversi settori: fino al 1992 capo servizio bilancio, nel 1992 responsabile di
area amministrativa dell’Agenzia del lavoro, dal 1993 al luglio del
2005 direttore delle politiche sociali. Dall’agosto 2005 in comando
all’Azienda USL della Valle d’Aosta in qualità di direttore della struttura complessa organizzazione
e sviluppo risorse umane (OSRU) Dal 1997 al 2002 è stato rappresentante del Ministro per la solidarietà sociale nel Comitato di gestione del fondo regionale per il volontariato della Valle d’Aosta.
Fino al 2005 è stato referente regionale nell’ambito di reti europee in materia di servizi sociali,
nonché responsabile di diversi progetti europei.
Dall’anno accademico 2005-2006 è professore a contratto di “legislazione dei servizi per l’infanzia” e di “politiche dei servizi e dell’integrazione” presso l’Università della Valle d’Aosta.
COSA FACCIAMO
“L’Andrologia è la branca medica e
chirurgica che si occupa delle malattie dell’apparato genitale maschile in
un’ottica di prevenzione, diagnosi e
terapia”. La struttura svolge diverse
attività: eroga prestazioni ambulatoriali presso l’ospedale Beauregard e
sul territorio (Poliambulatori di Morgex e di Donnas); collabora con il
“Centro di Sterilità di coppia” e con il
“Pangolo”; svolge attività di diagnostica strumentale, ambulatoriale terapeutica, piccola chirurgia andrologica, day hospital diagnostico e terapeutico, attività operatoria in anestesia generale e locale.
DOVE SIAMO
Per la degenza, il DH e il Day Service:
reparto di Urologia, presso l’ospedale
di viale Ginevra, al piano seminterrato dell’ala nuova (tel. 0165.543272 e
543648). Gli ambulatori si trovano
presso l’ospedale Beauregard (tel.
0165.545440 e 545538). Gli ambulatori sul territorio: poliambulatorio di
Morgex (tel. 0165.809300); poliambulatorio di Donnas (tel. 0125.806300);
Pangolo, corso Lancieri, Aosta (tel.
0165.230992).
ALCUNI DATI
Le prestazioni ambulatoriali
nel corso degli anni:
anno 1990: 329 pazienti
anno 1995: 451(+37%)
anno 2000: 1085 (+140%)
anno 2001: 1472
anno 2002: 1820
anno 2003: 2209
anno 2004: 2432
PARLANDO DI INFEZIONI OSPEDALIERE
di Roberto Novati (Direzione Sanitaria Ospedaliera)
e complicanze infettive rappresentano un’importante causa di morbosità e mortalità per i
pazienti assistiti, sia in regime di ricovero che
ambulatoriale, presso ospedali, strutture ambulatoriali e strutture socio-assistenziali. Tali infezioni possono influenzare negativamente l’esito dei processi
di diagnosi e cura e sono responsabili di ingenti costi aggiuntivi per il sistema sanitario nazionale e per
il paziente stesso. In Italia, si stima che dal 5 all’8%
dei pazienti ricoverati (450 - 700.000 persone) sia
colpito da un’infezione ospedaliera, e che per 4500
-7000 soggetti l’infezione sia la causa principale o
accessoria di morte. L’impatto economico sul sistema sanitario è superiore a 1.000.000 di Euro all’anno e l’onere maggiore è rappresentato dal prolungamento della degenza; il 7,5 % - 10 % delle giornate di ricovero è, infatti, imputabile all’insorgenza
di una complicanza infettiva.
Poiché l’applicazione di un programma efficace di
interventi di sorveglianza e controllo può prevenire
fino al 30% delle infezioni ospedaliere queste dovrebbero rientrare fra gli obbiettivi prioritari delle
politiche di miglioramento della qualità e di gestione del rischio in Sanità. A tale proposito nel 2005 la
Direzione sanitaria dell’Ospedale regionale ha avviato alcune iniziative di sorveglianza e prevenzione, in parte innovative rispetto al passato:
1 studio di prevalenza delle infezioni nosocomiali,
2 analisi delle conoscenze e dei comportamenti degli operatori
3 sorveglianza dell’uso dei dispositivi intravascolari
e dei cateteri vescicali
4 survey dei germi multiresistenti
5 istituzione della cosiddetta “commissione antibiotici”.
Come noto, il “braccio armato “ istituzionalmente
deputato a quanto sopra è il Comitato tecnico per il
controllo delle infezioni nosocomiali, meglio noto
come C.I.O, presieduto dal Direttore Sanitario dell’Ospedale e normalmente composto da rappresentanti di area medica, chirurgica, del comparto, delle
L
Malattie Infettive e della Microbiologia; da quest’anno il C.I.O. ha creato una propria pagina nell’area ospedaliera dell’Intranet aziendale, dove abbiamo pubblicato i protocolli in uso più i risultati degli
studi succitati. Lo studio di prevalenza consiste nell’analisi di tutte le cartelle cliniche dei pazienti ricoverati in Ospedale in un dato giorno, con ricerca delle infezioni nosocomiali eventualmente presenti,
diagnosticate secondo linee guida riconosciute; in
Ospedale lo studio è stato effettuato a fine maggio,
abbiamo analizzato 275 cartelle cliniche, riscontrando una prevalenza complessiva di infezioni nosocomiali del 7,2% , sovrapponibile al dato nazionale, recentemente descritto in un importante studio multicentrico ( INFNOS-2). Abbiamo inoltre confermato l’importanza di alcuni fattori di rischio per
l’acquisizione di un’infezione nosocomiale: la nonautosufficienza, la presenza di un catetere vescicale, venoso periferico e, soprattutto, venoso centrale
(CVC).
L’anello debole nella prevenzione delle infezioni
ospedaliere è notoriamente costituito dalle
difficoltà a verificare l’adesione degli addetti
ai diversi protocolli a tal fine dedicati; per tale motivo abbiamo progettato, in collaborazione con il corso di laurea in Infermieristica,
uno studio descrittivo teso a verificare la conoscenza ed il livello di applicazione dei protocolli igienistici in uso nell’ospedale regionale di Aosta; in breve, abbiamo somministrato a 103 infermieri un questionario di verifica
sulla conoscenza di tre protocolli di prevenzione delle infezioni ospedaliere, disponibili
in ospedale, osservando una media di risposte esatte del 65,7%. Nel secondo studio, 68
studenti del CLI sono stati formati attraverso
alcuni incontri a ricoprire il ruolo di osservatore esterno all’azienda USL e neutrale al fine di ottenere rilevazioni imparziali sull’adesione di medici e infermieri a 10 differenti procedure igieniche: sono state descritte complessivamente
247 osservazioni con ben 2439 fasi analizzate e
una media complessiva di osservazioni appropriate del 65,9% (i dati analitici sono pubblicati in Intranet aziendale). La sorveglianza dell’uso dei dispositivi intravascolari e del catetetere
vescicale è oggi possibile grazie alla
creazione in collaborazione ai sistemi
informatici di una pagina dedicata in
Medtrack; l’obiettivo è il monitoraggio d’uso dei dispositivi e la possibile
correlazione all’insorgenza di infezioni nosocomiali: lo studio, che si avvale
della fattiva collaborazione dei reparti, è avviato da fine agosto e il primo
report è previsto per fine novembre.
La sorveglianza dei germi multiresistenti è un momento importante nei
compiti igienistici della Direzione Sanitaria. In Ospedale tale attività è avviata da settembre, grazie al contribu-
to della U.B. di Microbiologia: prevediamo l’inoltro
di reports ogni 4 mesi.
Last but not least, sollecitati dall’andamento nei
consumi di antibiotico in ospedale, abbiamo deciso
di istituire la commissione antibiotici, che ha
sinteticamente l’ambizioso mandato di elaborare
una strategia di contenimento e razionalizzazione di
costi e consumi di antibiotici in ospedale, tramite
l’analisi degli andamenti di consumo e spesa antibiotica, l’identificazione delle principali criticità e/o
inappropriatezze d’uso, il ritorno informativo agli
utilizzatori e la elaborazione condivisa di modalità
alternative e, infine, la produzione/aggiornamento e
adeguata diffusione delle migliori linee guida di antibioticoterapia e profilassi disponibili. In conclusione, la Direzione Sanitaria ritiene che il controllo “sul
campo” delle procedure e la sorveglianza delle situazioni a maggior rischio devono integrare produzione e diffusione di procedure e protocolli, secondo i principi della shoe-leather epidemiology ed in
un contesto decisamente orientato in senso sanitario, di prevenzione attiva e di viva interazione con
tutti gli operatori.
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Web Biennal 2005
di Paolo Servi (UB Comunicazione)
I
n un momento in cui, nel nostro continente, si discute sull’ingresso “pieno” della Turchia nelle strutture politiche che l’Europa si è data, la città di Istanbul diventa sempre più spesso protagonista di eventi
artistici e culturali che, al di là di ogni contraddizione,
anticipano le dinamiche di condivisione e comunicazione del processo di integrazione. Tra queste, volevo segnalarvi “Web Biennial 2005”, forse l’unica biennale
d’arte (digitale) del tutto ospitata e sviluppata in rete,
nel guscio oramai omnicomprensivo di Internet.
La rassegna, corredata da eventi e conferenze, sta
prendendo corpo in assoluta assenza di “paletti” e
“confini”: gli artisti potranno usare qualunque media
digitalizzabile (peraltro, per gli interessati, le iscrizioni
resteranno aperte fino a fine anno); ogni buon “posting” (nuovo materiale inviato), viene installato praticamente in tempo reale … una vera e propria gallery
in divenire. La biennale (puntate sull’indirizzo
www.webbiennial.org) è stata ideata e proposta
dall’”Istanbul Contemporary Art Museum”, in sinergia
con l’Università di Istanbul, nonché col celeberrimo
ZKM di Karlsruhe (www.zkm.de), museo tedesco delle
tecnologie multimediali, precursore
di tante rassegne virtuali, nato dalla
scelta di pensare la luce che illumina
ogni nostra percezione visiva come
metafora dei nuovi supporti digitali.
Trovate l’introduzione all’evento, in
italiano, sulla pagina http://webbiennial.org/lang/italian.htm. Clickando sul link “art”, potrete visitare
i materiali sin qui accolti dal sito.
Non vi descrivo i contenuti facendo
riferimenti precisi alle sezioni numerate, perché queste variano di giorno in giorno; visitatele a caso e troverete rassegne fotografiche di va-
ria gamma, dal sociale al surreale, filmati dal
look pittorico appoggiati su tappeti musicali,
acquari e spazi interattivi, frame animati e
molto altro. Tra questi, trovo interessanti l’albero frattale e visionario, “mytree”, di Liz
Walsh (qualora non riusciate a rintracciarlo
nelle
gallerie,
puntate
su
http://www.liziz.com/mytree.html), il gioco
elastico, d’ombre mouse-interattive di Angelo
Plessas (http://www.elasticenthusiastic.com/),
la mini(malista)-art-dance di Isabel Aranda
(http://www.escaner.cl/yto/net-art/webbienal2005.htm) e la “Meditazione di Yolanda”,
opera del gruppo italiano autodenominatosi
“Coniglio Viola art factory”, consultabile anche in versione italiana (http://www.coniglioviola.com.
Nella speranza che la visita al museo virtuale
sia di vostro gradimento, vi lascio con un ulteriore riferimento all’ultimo sito citato:
www.coniglioviola.com che, al di là della sua partecipazione alla rassegna, merita una visita a parte, con
un po’ di tempo a disposizione. Questa creatura ibrida, come la definiscono gli autori, questo oggetto
d’arte digitale, nato in Piemonte, con una contaminazione Catalana (Barcellona), mette assieme, nel “mel-
ting pot” della web art proposta, pittura, video, fotografia, musica, teatro e … “vjing”, ovvero costruzione di set visuali di materiali rigenerati / riciclati in
nuove fluidità interattive. L’assieme, equilibrato per
quanto può esserlo un simile patchwork visivo, risulta
assai suggestivo. A presto.
NOTIZIE DAL CENTRO
di Luigi Sudano (Responsabile Struttura Semplice Attività Vaccinali
Dipartimento di Prevenzione)
L
e notizie dal centro si arricchiscono,
questa volta, di un elemento importante per la Prevenzione, che ha
avuto una forte spinta dal Ministero (la
qual cosa lascia esterrefatti perché ci
hanno dotato di un budget per le timbrature valido per ogni sede del Ministero,
vari gadget e persino un Blackberry che ci
pone in comunicazione con una casella di
posta elettronica, dedicata a ciascun
componente, nei server del Ministero). La
nascita di questo centro, che corrisponde
in parte al C.D.C. (Center of Desease
Control) di Atlanta, corrisponde alla sentita necessità di realizzare interventi di
prevenzione omogenei in tutta la Nazione. Ora cambio penna e prendo quella
del burocratese per spiegarvi di cosa si
tratta in dettaglio.
Nell’attuale quadro del Servizio Sanitario Nazionale, caratterizzato dalla regionalizzazione e dal decentramento delle decisioni, le esigenze di coordinamento sono progressivamente aumentate. Queste sono diventate sempre più
impellenti date le minacce per la salute pubblica costituite da agenti trasmissibili emergenti, come virus influenzali mutati (a proposito, mangiate tranquillamente il pollo!), o agenti chimici utilizzabili a scopi terroristici che impongono la costruzione di sistemi di allerta e la preparazione di risposte rapide, organizzate e integrate
su tutto il territorio nazionale. A queste
emergenze, in cui il coordinamento nazionale è indispensabile, si aggiungono
i gravi problemi di salute conseguenti a stili di vita non corretti che comportano l’aumento di rischio cardiovascolare e oncologico; per
la gestione di questi rischi è indispensabile affiancare, accanto
all’iniziativa regionale, una funzione
centrale di promozione, supporto e coordinamento.
Con l’accordo Stato-Regioni del 6 Aprile 2004, si è data particolare attenzione
ad alcuni obiettivi prioritari del Piano
Sanitario Nazionale 2003-2005 e per la
prima volta si è introdotto il concetto
di prevenzione attiva degli patologia cardiovascolare, delle
complicanze del diabete, dei
tumori mediante screening
oncologici e delle malattie
infettive attraverso le vaccinazioni.
E’ in questo contesto che,
con la Legge 138 del 26
maggio 2004, è nato il Cen-
tro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (CCM), per garantire il coordinamento con le Regioni dei sistemi di sorveglianza, di allerta e risposta rapida ad eventi acuti
e per sviluppare sistemi di sorveglianza su stili di
vita, assieme a progetti di promozione della salute.
Il CCM non è una nuova struttura di salute pubblica, ma un organismo di coordinamento che opera
attraverso la costruzione di reti cooperative finalizzate alla conduzione di progetti per migliorare la
sorveglianza e l’intelligence..
Col programma 2004 (DM 16 dicembre 2004), sono stati definiti i seguenti ambiti progettuali: malattie infettive e diffusive, bioterrorismo, incidenti,
ambiente e clima, promozione della salute, vaccini
e vaccinazioni, intimamente collegate alle notifiche delle malattie infettive. Per ogni ambito sono
previsti più progetti, per un totale di 32. Tutti i progetti seguono un percorso di formulazione, secondo uno specifico standard
della Direzione Operativa e di successiva approvazione da parte dei Comitati del CCM (Comitato Strategico e Comitato Scientifico). Si giunge in tal modo alla stipula delle convenzioni con i diversi partner e all’avvio del processo di monitoraggio, dopo le verifiche previste per legge da parte degli Organi Contabili di Controllo (Ufficio Centrale del Bilancio, Corte dei Conti). Ad
oggi sono stati avviati 20 progetti, con relativi piani di valutazione e convenzioni e altri 5 stanno per essere avviati. Il Comitato Tecnico (al quale appartengo) ha il compito di promuovere, monitorare e certificare la realizzazione di tutti i progetti.
Nell’attività promossa dal CCM si configurano vari filoni riconducibili a due tipologie fondamentali:
1) la capacità di risposta tempestiva e qualificata a emergenze di Salute Pubblica;
2) la conduzione di programmi di prevenzione attiva.
All’interno di queste due tipologie, il CCM sostiene
e coordina programmi nazionali di
dimostrata efficacia, progetti innovativi e centri di eccellenza.
L’azione del CCM tende a favorire la creazione di sinergie
tra le diverse iniziative regionali, attraverso l’identificazione delle migliori
esperienze, purché riproducibili, in modo da
favorire la condivisione di obiettivi e strumenti tra le varie realtà
regionali.
Con i progetti CCM, le
Regioni sono chiamate
a partecipare a sorveglianze nazionali, già
richieste per compiti
istituzionali; fornire la
propria disponibilità a partecipare a interventi prototipali; esportare le proprie competenze e i propri modelli operativi; predisporre sistemi di risposta
adeguata ad eventi acuti in collaborazione con gli interlocutori competenti.
Con l’Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005 è stato varato il Piano Nazionale della Prevenzione per il triennio 2005-2007, i cui ambiti (la prevenzione
della patologia cardiovascolare, inclusa quella delle complicanze del diabete
e dell’obesità, gli screening oncologici, le vaccinazioni e la prevenzione degli
incidenti) coincidono con una parte del programma 2004 del CCM. Con questa intesa le Regioni si sono impegnate a perseguire obiettivi specifici di prevenzione, il cui raggiungimento consente di accedere al 5% del fondo sanitario, messo a disposizione per ciascuna regione. Per la prima volta le Regioni, attraverso l’elaborazione di specifici Piani Regionali di Prevenzione, come
previsto dall’Intesa, sono state chiamate a programmare e documentare gli
impegni assunti in materia di prevenzione. L’intesa assegna al CCM funzioni
di coordinamento e di verifica dei Piani Regionali di Prevenzione, affidandogli i seguenti compiti: definizione di linee operative per la stesura dei Piani
Regionali; assistenza tecnica alle Regioni; definizione dei cronoprogrammi di
attività dei Piani; certificazione dell’attuazione dei Piani.
L’Intesa delinea pertanto un percorso di condivisione tra CCM e Regioni nell’attuazione dei Piani Regionali di Prevenzione, in una logica di sviluppo dei
Piani stessi.
In conclusione, attraverso i Piani di Prevenzione e i progetti del CCM, le Regioni sono fortemente impegnate sia nella realizzazione di attività di sorveglianza e di promozione della salute che nella predisposizione di soluzioni organizzative per affrontare emergenze di salute pubblica.
Nella nostra realtà alcuni aspetti di questa organizzazione sono ancora carenti e manca una partnership tra la mente organizzativa e la mente operativa; ma questo sicuramente sarà ricondotto nei giusti binari grazie alla spinta
forte che il Ministero ha voluto dare a tutte le Regioni.
A proposito di innovazioni, l’Istituto Superiore della Sanità ha espresso la precisa volontà di adottare, su scala nazionale, il nostro prodotto SimiWeb per le notifiche delle malattie infettive che fornisce il loro
andamento in tempo reale. Ricordo che questo è stato da me ideato e realizzato dal Sistema Informatico Aziendale, al quale va il massimo riconoscimento per l’impegno, la professionalità e la dedizione fornita che spesso ci ha costretto a “serate/nottate fra amici” e che ci ha consentito di capire quanto sia
importante, per il gioco di squadra, l’amicizia e la stima, oltre ad averci consentito di monitorare, in inverno, tutti gli orari dell’impianto di riscaldamento
dell’Azienda!
Questo sistema porta il simbolo dalla nostra Azienda ed io ne sono orgoglioso: è stata l’unica moneta di scambio da me fortemente voluta.
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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’UNITÀ SANITARIA LOCALE VALLE D’AOSTA
DA OTA A OSS: UN PERCORSO DI
RIQUALIFICAZIONE LUNGO 150 ORE
di Alfredo Dianoa e Roberta Orianib
MA VOI COSA COSTRUITE? PONTI O MURI?
i avvicinano le feste di Natale e non si può nascondere che
queste siano un momento di riflessione che porta ad avvicinarsi ai valori importanti della esistenza di più che in ogni
altro momento dell’anno. Da tempo sto riflettendo su di una
frase che ho sentito nel corso di una intervista e cioè:
“In questa epoca servono costruttori di ponti e non di muri”.
Allora sono nate, in piena naturalezza tante domande:
Nel mio lavoro costruisco ponti o muri? Nella nostra organizzazione quanti costruiscono ponti e quanti invece, costruiscono
muri? Quanto contribuisco a determinare una organizzazione
che costruisce ponti e quanto invece contribuisco a determinare una organizzazione che costruisce muri? Quanti sono quelli
che pretendono dagli altri la costruzione di un ponte, non collaborano minimamente, ma, anzi, hanno già costruito il muro
contro il quale il ponte, messo su a fatica dall’altro, si andrà a
fermare? Credo nei muri o credo nei ponti?
Preferisco i muri
perché sono più
facili da realizzare dei ponti?
Dico di credere
nei ponti ma non
mi impegno per
niente per realizzarli se non per
cercare nell’altro
S
il colpevole della non riuscita del ponte?
Una serie di domande da farsi ogni tanto, così per stimolare anche un poco di autocritica che, insieme all’autoironia fa bene e
rinforza. Aggiungo che questo non è di certo un esercizio buonista, perché costruire ponti non è facile, la fase critica sta nello stabilire i punti di incontro che devono trovare il necessario
allineamento, nonché nel creare, entrambi i costruttori, per la
loro parte, solidi basamenti.
Visto che è Natale Vi lascio dedicandovi una canzone che trovo
stupenda : “Everytime we say good bye” di Aretha Franklin così
per un augurio dolce e malinconico.
I
METTIAMO AL RIPARO
CHI RISCHIA
di Carlo Poti (Direttore Area territoriale-distrettuale)
uesto è lo “slogan” che l’Azienda USL della Valle d’Aosta e
l’Assessorato Regionale Sanità Salute e Politiche Sociali
hanno scelto quest’anno per promuovere la Campagna
per la vaccinazione antinfluenzale 2005-2006.
Vaccinarsi rimane la maniera migliore per prevenire e combattere l’influenza, sia perché si aumentano notevolmente le probabilità di non contrarre la malattia sia perché, in caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi e, generalmente,
non seguiti da ulteriori complicanze. Quest’anno, anche alla luce
degli episodi di influenza aviaria in Estremo Oriente, la vaccinazione antinfluenzale ha assunto una maggiore importanza: pur non
proteggendo da questa infezione, si limitano le possibilità di incontro (co-circolazione) di virus umani ed
aviari, costituendo lo strumento più valido per contrastare il rischio di una “pandemia influenzale”.
Ecco perché abbiamo creduto fortemente
nell’importanza di diffondere la Campagna per la vaccinazione Antinfluenzale.
Ciò è stato possibile sia con il coinvolgimento “professionale” di tutta l’Azienda
con i Medici di Famiglia e i Medici di Sanità Pubblica in testa, per i quali è un vero e proprio “compito istituzionale”, sia
tramite la diffusione delle informazioni
con una lettera personale inviata a casa
di tutti i cittadini valdostani con più di 65
anni a firma dell’Assessore Antonio Fosson e del Medico Curante, l’affissione di
locandine e la distribuzione di depliants.
Ma soprattutto da quest’anno, ci ha affiancato il CSV (Centro dei Servizi per il
Volontariato) che, grazie alla sua autorevolezza nella promozione di un messaggio “positivo” come quello della vaccinazione antinfluenzale, ha notevolmente
rafforzato l’efficacia della Campagna.
Ma …chi è da “mettere al riparo” con la vaccinazione?
Secondo dati ISTAT tra il 1990 e il 1994, in Italia, l’influenza ha
provocato 3304 morti e, nel 91% dei casi, si è trattato di persone
al disopra dei 65 anni d’età (questa incidenza è da considerarsi largamente sottostimata perché generalmente l’influenza non viene
indicata come causa diretta di morte).
Per questo vaccinarsi è fortemente raccomandato per tutte le persone con più di 65 anni.
Si stima che l’epidemia dello scorso anno, per cui non sono ancora
disponibili i dati di mortalità, abbia interessato oltre 2,5 milioni di
persone.
Il vaccino è raccomandato per tutte le persone a rischio di complicazioni secondarie a patologie, come disordini cronici di tipo respiratorio o polmonare (asma compreso), malattie metaboliche
croniche (diabete mellito, disfunzioni renali, immunodepressione,
Q
l 31 ottobre si è conclusa con la consegna degli attestati di qualifica ai partecipanti, la prima edizione del corso di riqualificazione degli Operatori Tecnici addetti all’Assistenza (O.T.A.) in Operatori Socio-Sanitari (O.S.S.) L’evento, allietato da un rinfresco offerto dall’Azienda USL, ha consentito sottolineare l’importanza del ruolo dell’O.S.S. all’interno dell’équipe assistenziale e del suo
mandato istituzionale: svolgere attività indirizzata a soddisfare i bisogni primari della
persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che
sanitario e favorire il benessere e l’autonomia dell’utente. In particolare tali attività riguardano: l’assistenza diretta e l’aiuto domestico alberghiero, l’intervento igienico sanitario e di carattere sociale, il supporto gestionale, organizzativo e formativo. I contesti operativi dell’OSS comprendono i servizi di tipo socio-assistenziale e socio-sanitario, residenziali o semiresidenziali, l’ospedale e il domicilio dell’utente. In questi ambiti l’OSS agisce in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all’assistenza sanitaria e quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale. E’ utile sottolineare che il profilo di riferimento individuando funzioni e non compiti, deve essere declinato in funzione del contesto in cui opera l’OSS. e delle figure professionali con
le quali stabilisce rapporti di collaborazione.
Nel mese di giugno 2004, in coerenza con l’obiettivo dell’Amministrazione regionale di pervenire
alla esistenza di un’unica figura professionale1, l’Azienda USL ha avuto il mandato di elaborare autonomamente il percorso di riqualificazione2 dei propri OTA, tenendo presente la necessità di completare il percorso formativo rivolto a 90 unità nel triennio 2004-2007. Il percorso di riqualificazione della durata complessiva di 150 ore3, avente carattere di obbligatorietà, si pone l’obiettivo di sviluppare quelle competenze tecnico-professionali e relazionali, privilegiando la componente sociale
dell’assistenza.
La prima edizione del corso è iniziata nel mese di ottobre del 2004 e si è conclusa con l’esame di
qualifica nel mese di giugno 2005. Sono stati coinvolti nella formazione 29 O.T.A. suddivisi in due
gruppi, appartenenti alle seguenti UU.BB. dell’ospedale: Anestesia/Terapia intensiva, Cardiologia
/UTIC, Chirurgia generale, Chirurgia d’urgenza, Chirurgia vascolare, Gastroenterologia, Medicina
donne, Medicina uomini, Neurologia, Oncologia, Ostetricia/Ginecologia, Otorinolaringoiatria, Pediatria, Ortopedia, Urologia.
Le 80 ore di teoria articolate in 2 moduli settimanali di 3 ore ciascuno, si sono svolte a fine turno
presso l’U.B. Formazione Personale Infermieristico. Le ore di tirocinio, in tutto 70, sono state svolte
presso il Consorzio cooperative sociali Trait d’Union, nell’ambito del Servizio di Assistenza Domiciliare del Comune di Aosta.
Con l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’operatore socio-sanitario4
(O.S.S.), si modifica il permanere di due diversi canali di figure di supporto: l’operatore tecnico addetto all’assistenza (O.T.A.) per l’ambito sanitario e le diverse figure assistenziali (Adest, Osa,…) in
ambito sociale.
Spetta ora all’Organizzazione proporre nuovi modelli organizzativi in grado di coniugare le competenze degli O.S.S. con quelle proprie delle altre Professioni Sanitarie, al fine di mantenere e/o elevare la qualità dell’assistenza; spetta ora ai neo O.S.S. dimostrare sul campo la capacità di stare vicino alle persone con sensibilità, competenza e responsabilità: come e più di prima.
Accogliamo dunque con un plauso e un caldo augurio di buon lavoro, i neo O.S.S.: Vilma Avantey,
Teresa Benin, Giorgio Bigoni, Carla Chentre, Paola Cuaz, Manuela Diodato, Annunziata Fazari, Tiziana Ferrarese, Flaviana Filippetto, Elena Gabelli, Liliana Gal, Elda Lale Demoz, Wilma Leontina
Margueret, Rosalba Marquet, Sandra Menegazzi, Marilena Negrini, Giuliana Ottin, Caterina Palmesani, Cinzia Panozzo, Maria Antonia Pirozzo, Giovanna Pusceddu, Rosario Riccio, Patrizia Rossini,
Lorella Scariot, Francesca Scopel, Michele Seggio, Maria Tripodi, Virginia Verduci, Marisa Zambon.
Infine un pensiero e un ringraziamento: un pensiero rivolto ai partecipanti della seconda edizione
del percorso di riqualificazione ai quali diamo appuntamento alla fine di maggio 2006 per festeggiare la sospirata qualifica in O.S.S.; un ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato per la
felice conclusione della prima edizione e in particolare i docenti che hanno dato corpo alle lezioni,
i coordinatori infermieristici dell’Ospedale che hanno creato le condizioni organizzative e il personale del Consorzio Cooperative Trait d’Union che ha accompagnato gli O.T.A. alla scoperta dell’Assistenza Domiciliare.
patologie emopoietiche, sindrome da malassorbimento intestinale,
fibrosi cistica).
Oltre che per la altre categorie a rischio (vedi locandina a fianco), la
vaccinazione è raccomandata anche per tutti coloro che svolgono
funzioni lavorative di primario interesse collettivo o che potrebbero
trasmettere l’influenza a persone ad alto rischio di complicanze.
La composizione dei vaccini antinfluenzali varia di anno in anno a
seconda delle caratteristiche del ceppo virale in circolazione. I ceppi utilizzati vengono scelti ogni anno dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) sulla base delle segnalazioni provenienti dai
sistemi di sorveglianza di tutto il mondo.
Il continuo monitoraggio è reso necessario dall’alta frequenza di
“cambiamenti” (mutazioni) che si verificano nei virus influenzali e che rende
inefficace la protezione acquisita naturalmente (perché ci si è ammalati) o artificialmente (vaccinazione), nella precedente stagione.
Quando vaccinarsi: il periodo più indicato per la vaccinazione è quello compreso tra il mese di ottobre e la metà del
mese di dicembre e la somministrazione
è per via intramuscolare.
Il vaccino è efficace nella prevenzione
dell’influenza trasmessa dai virus appartenenti agli stessi ceppi di quelli utilizzati
per l’immunizzazione. Questo significa
che non protegge né da virus influenzali
appartenenti a ceppi diversi da questi né,
tantomeno, da altri virus che provocano
malattie respiratorie (come il raffreddore)
con sintomi simili a quelli dell’influenza.
La protezione indotta dal vaccino comincia due settimane dopo l’inoculazione e
perdura per un periodo di sei-otto mesi,
poi tende a declinare. Per questo, e perché possono cambiare i ceppi in circolazione, è necessario ripetere
la vaccinazione all’inizio di ogni stagione influenzale.
L’inoculazione del vaccino influenzale non provoca generalmente effetti collaterali di rilievo; in alcuni casi si possono manifestare, nella
zona di inoculazione, lievi reazioni cutanee locali (arrossamento,
gonfiore) di breve durata (massimo 48 ore).
La vaccinazione antinfluenzale non interferisce con altre vaccinazioni; è sufficiente utilizzare siringhe diverse e praticare l’inoculazione
in sedi diverse. Come precauzione, è meglio evitare di sottoporsi alla vaccinazione se sono in corso processi febbrili. Non è controindicata se sono presenti infezioni minori delle vie respiratorie.
Non ci sono rischi o controindicazioni per la vaccinazione delle
donne in gravidanza, (anzi è raccomandata nel 2° e 3° trimestre) o
per quelle che stanno allattando le quali, inoltre, sembrano correre
un rischio superiore al normale di sviluppare complicanze a seguito dell’influenza.
a Direttore del corso
b Tutor didattico organizzativo del corso
1 D.G.R. n° 5107 del 30.12.03 e successive integrazioni: Approvazione dello Standard formativo dell’operatore socio-sanitario (O.S.S.) e del relativo percorso formativo.
2 Deliberazione del Direttore Generale dell’Azienda Usl n. 1258 del 7 giugno 2004: recepimento dell’accordo
con le OO.SS. dell’area del comparto relativo al percorso di riqualificazione del personale ota in oss presso
l’Azienda Usl della Valle d’Aosta.
3 D.G.R. N. 2626 del 2 agosto 2004: Definizione dei corsi di riqualificazione per Operatore Socio Sanitario
(O.S.S.) rivolti agli Operatori Tecnici addetti all’Assistenza (O.T.A.) e agli Assistenti Domiciliari e dei Servizi
Tutelari (A.D.E.S.T.) in possesso di qualifica conseguita in seguito a percorso formativo.
4 Accordo tra il ministro della sanità, il Ministro per la solidarietà sociale e le regioni e province autonome di
Trento e Bolzano, per la individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’operatore sociosanitario e per la definizione dell’ordinamento didattico dei corsi di formazione.
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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’UNITÀ SANITARIA LOCALE VALLE D’AOSTA
AGGIORNAMENTI SUL NIDO AZIENDALE
PROTOCOLLO INFORMATICO:
IL RESOCONTO DEL CORSO
DI AGGIORNAMENTO
di Anna Castiglion (UB Comunicazione – Ufficio Progetti Innovativi e Coordinamento Nido Aziendale)
a Aprile 2005 l’Azienda USL della Valle d’Aosta ha il suo nido. Abbiamo chiamato il progetto di
creazione e gestione del nido aziendale “Sperimentiamo il nido” non solo perché rappresenta la
prosecuzione operativa del progetto di ricerca “Non uno di meno”, ma soprattutto perché per la
nostra Azienda è stata un’esperienza completamente nuova, da costruire, calibrare e sperimentare con
l’aiuto di tutti.
Oggi il nido ospita ventiquattro bimbi e bimbe. A seguito della seconda graduatoria, pubblicata a settembre, sono stati, infatti, inseriti dieci nuovi bimbi.
Il servizio si inserisce nel quadro didattico pedagogico comune a tutti i nidi della Valle d’Aosta.
Il lavoro svolto quotidianamente dal personale educativo – sei educatrici e una coordinatrice – è supportato da una progettazione annuale e da una programmazione settimanale che pongono attenzione
ai tempi e ai ritmi dei bimbi, salvaguardando la continuità pedagogica.
Flessibilità finalizzata alla funzionalità, calibrata sulle peculiari esigenze di un’azienda sanitaria contraddistingue l’organizzazione interna del nido aziendale.
La flessibilità è però concretizzata senza perdere di vista l’obiettivo più importante per un servizio per l’infanzia: favorire e tutelare il benessere del bambino. Il
cuore attorno al quale il nostro servizio è costruito.
La sperimentazione, intesa come un progetto per costruire un nido cucito addosso alle esigenze dei lavoratori e lavoratrici dell’azienda non terminerà certamente con la fine del progetto finanziato dal Fondo sociale europeo (marzo 2006).
La Direzione ritiene, infatti, fondamentale che l’azienda mantenga sempre il controllo e il coordinamento di un servizio così importante per le/i proprie/i lavoratrici/ori, nella convinzione che il nido aziendale sia un sostegno nella gestione dei loro bambini e che, quindi, possa contribuire al raggiungimento di migliori
qualità di vita, sia essa professionale, familiare e personale.
di Cristiana Malandrone (UB Affari Generali e Legali)
D
Corso manageriale sulla “definizione, analisi e
misura dei processi” nel contesto della nostra
Azienda: risultati e prospettive
di Mery Stellino (Responsabile UB Formazione Personale Infermieristico)
oiché è importante garantire la qualità delle prestazioni e promuovere sempre più la
responsabilizzazione dei soggetti coinvolti,
come già previsto dal Piano Sanitario Nazionale
2002-2004, è necessario “rivedere” con occhio
critico i processi clinico- assistenziali dell’Azienda USL per un progressivo incremento della
qualità dell’assistenza.
In tale contesto, la Direzione Sanitaria della nostra Azienda ha voluto un corso manageriale per
il personale dirigente e coordinatore, finalizzato
a sviluppare la capacità di identificare i processi
in ambito sanitario, di analizzarli e di definire indicatori di risultato e di processo. Il corso si è
concretizzato tra maggio e ottobre e gli obiettivi del progetto formativo erano quelli di:
- divulgare le conoscenze generali dei modelli di sviluppo della qualità in sanità, con riferimento al contesto della Regione Valle d’Aosta;
- presentare tecniche e strumenti di analisi e misura dei processi finalizzate al
monitoraggio degli stessi;
- analizzare almeno un processo all’interno della propria Unità di Budget;
- sviluppare la consapevolezza delle modalità di applicazione dei metodi e
degli strumenti presentati relativamente alla gestione del processo clinico –
assistenziale;
A livello metodologico, il corso teorico- pratico ha apportato una novità con
l’approccio multi - professionale, in quanto ha visto coinvolti nello stesso momento in aula direttori di UUBB, coordinatori infermieristici, tecnici sanitari,
della riabilitazione, della prevenzione di tutte le UUBB.
Il corso si è sviluppato in 4 edizioni e i corsisti erano suddivisi nelle seguenti
aree: ospedaliera, comprendente l’ambito chirurgico e medico, territoriale e
dei servizi; lo stesso è stato articolato in una prima fase che ha visto i partecipanti in aula per due giorni consecutivi, in una seconda fase pratica svolta in
P
autonomia da tutte le Unità di Budget per la
redazione di un documento tecnico di descrizione del processo identificato e in una terza
fase di follow up finalizzata a consolidare le
conoscenze e gli strumenti acquisiti.
Il percorso formativo di carattere teorico e
pratico è stato progettato e condotto con il
supporto della società EmmEffe – Management & Formazione di Milano, società di consulenza di direzione e formazione specializzata in ambito sanitario ed ha ricevuto, grazie alle caratteristiche del corso, della durata,
delle tematiche trattate e la docenza, 25 crediti formativi.
E adesso un po’ di numeri: al percorso formativo hanno partecipato 139 dipendenti, afferenti a 49 Unità di Budget che
hanno scelto, tra i processi identificati durante la attività di aula della prima
fase, 51 processi da studiare e misurare; nella giornata di follow up sono
stati consegnati e presentati ben 47 documenti, oltre il 92 % dei processi
identificati.
La soddisfazione dei partecipanti è stata valutata attraverso la somministrazione di uno specifico questionario e ad ogni domanda è stato attribuito un
punteggio allo scopo di tradurre la soddisfazione complessiva in una votazione in centesimi. Il corso ha avuto una buona soddisfazione dei partecipanti
conseguendo un punteggio medio del 78,3%.
In conclusione possiamo dire che questa esperienza progettuale di descrizione
dei processi, anche se da completare ed approfondire, costituisce un patrimonio per la nostra Azienda e può rappresentare un utile strumento di miglioramento tecnico- organizzativo.
Uno sguardo adesso al futuro: la Direzione Sanitaria Aziendale sta predisponendo un ulteriore piano di consolidamento delle attività formative sulla misura dei processi, che sarà sviluppato nel 2006.
ei mesi di ottobre e novembre 2005 è stato organizzato un corso di
aggiornamento sul tema “Protocollo informatico, classificazione e fascicolazione dei documenti in ambiente digitale” destinato al personale addetto alla protocollazione dei documenti
prodotti e ricevuti dall’Azienda USL della Valle d’Aosta. Tale corso si colloca nell’ambito di una serie di iniziative formative che si svolgeranno nei
prossimi mesi con l’obiettivo primario di fornire alle diverse figure professionali coinvolte dal processo di informatizzazione del protocollo e della
gestione dei flussi documentali (operatori di protocollo, dirigenti sanitari e
amministrativi, personale individuabile come “responsabile di procedimento amministrativo”) le conoscenze tecnologiche, metodologiche e legislative necessarie per garantire non solo una gestione pienamente funzionale del protocollo automatizzato ma soprattutto la sua integrazione
nel più ampio sistema informativo aziendale.
Durante il corso destinato specificatamente agli operatori di protocollo sono stati affrontati dai docenti (Dott.ssa Cristiana Malandrone per l’U.B. Affari Generali e Legali – Sig. Ugo Perrino per l’U.B. Controllo di Gestione e
Sistema Informativo Direzionale) i seguenti temi:
1 Le funzioni del protocollo informatico
> contesto normativo
> la nuova versione Lapisweb: presentazione delle funzionalità del sistema e approfondimenti specifici dedicati ai campi riguardanti l’assegnazione/accettazione e la classificazione dei documenti protocollati
2 La classificazione dei documenti
> contesto normativo
> presentazione di una bozza del “Titolario di classificazione”, prevedendo compilazioni guidate dei relativi campi
3 La fascicolazione dei documenti
> contesto normativo
> la formazione dei fascicoli e la loro numerazione, il legame con il Titolario di classificazione
4 Il trasferimento dei fascicoli dall’archivio corrente all’archivio di deposito
N
Si è inoltre accennato ad alcuni concetti introdotti dalla recente normativa sulla documentazione amministrativa, in particolare dal Decreto Legislativo n. 82/2005 – Codice dell’amministrazione digitale - che entrerà in vigore a partire dal 1 gennaio 2006, ponendo a tutte le pubbliche
amministrazioni obblighi specifici per la progressiva sostituzione dei documenti cartacei con i documenti elettronici.
✁
Azienda USL Valle d’Aosta
CONCORSO
“DIAMO UN NOME ALLA INTRANET”
RIPARLIAMO
DI
INTRANET
A gennaio sarà operativa la nuova intranet aziendale
D
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Rubrica telefonica (suddivisa per aree, strutture, elenco operatori in ordine
alfabetico, telefono, fax, email);
Sezione per richiedere materiale informatico (ICT in genere, ovvero PC,
software, telefonia) direttamente alla UN Sistema Informatico e TLC;
Statistiche trimestrali di attività sanitarie (accesso filtrato);
Documenti (modulistica, regolamenti, manuali, altro);
Bacheca delle novità (le news aziendali)
Rassegna stampa regionale (frequenza settimanale)
Informazioni sindacali
Attività di formazione
Iniziative del CRUSL
Mercatino dell’occasione (compro, vendo, scambio)
Anche la nuova home page è praticamente ultimata. E’ già raggiungibile dal sito www.ausl.vda.it
Il gruppo tecnico, avvalendosi della UB Comunicazione, inizierà a breve una
campagna informativa finalizzata a diffondere presso tutte le strutture l’avvio
della nuova rete ed i suoi contenuti.
Io la intranet la chiamerei
(scrivi il nome al centro del monitor del computer):
COME LA VOGLIAMO CHIAMARE?
Concorso aperto a tutti i dipendenti
e collaboratori
Ogni intranet che si rispetti ha un nome. Non è un vezzo, ma il modo per identificarla, per sentirla più vicina a noi, per farla diventare uno strumento familiare e condiviso, proprio come ciascuno di noi. Grandi imprese come la Coca
Cola e Telecom le hanno battezzate rispettivamente Coke Machine e Open.
Visto che anche noi vogliamo “battezzare”
la nascente intranet, lanciamo dalle pagine
di Newsl un concorso di idee
per la ricerca del nome.
Il concorso è aperto a tutti i dipendenti aziendali. Per partecipare basta compilare la scheda allegata, ritagliarla lungo la linea tratteggiata, imbustarla e inviarla tramite posta interna alla UB Comunicazione – Ufficio Relazioni
con il Pubblico entro il 20 gennaio 2006.
Le proposte verranno valutate da una giuria. Il vincitore riceverà in premio
una FOTOCAMERA DIGITALE. Sul numero di marzo 2006 di Newsl verranno indicati i nomi dei primi tre classificati e, ovviamente, quello del vincitore.
nome e cognome del compilatore
sede di lavoro (indicare UB / Ufficio / sede distrettuale)
telefono – e-mail
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opo un lavoro durato alcuni mesi, il gruppo tecnico appositamente costituito per progettare e sviluppare la nuova intranet aziendale è finalmente pronto per dare lo start nel prossimo mese di gennaio. Dell’importanza della intranet in un programma di comunicazione interna ne abbiamo già parlato in un numero precedente di Newsl. E’ invece il caso di specificare quali saranno i contenuti della rete in questa fase iniziale:
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da inviare in busta chiusa (anche tramite posta interna) all’Ufficio Relazioni
con il Pubblico – via Guido Rey, 1- entro il 20 gennaio 2006
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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’UNITÀ SANITARIA LOCALE VALLE D’AOSTA
a cura di Giorgio Galli e Paola Bocco (UB Comunicazione)
6 agosto 2005
Aosta, piazzetta delle Porte Pretoriane
Diamo colore alla speranza – 2a edizione
Cittadino e alle Imprese” che ogni anno si tiene a Bologna. Sono stati illustrati i progetti elettronici al servizio del cittadino realizzati in ambito aziendale, quelli in corso e quelli in fase di studio.
14 novembre 2005
Giornata Mondiale del Diabete - attivazione
nuovo sito internet
In occasione della Giornata Mondiale del Diabete, la sezione giovanile dell’Associazione Valdostana Diabetici – in collaborazione
con la struttura di Diabetologia ed Endocrinologia – ha lanciato
ufficialmente il sito internet www.giovanidiabetici.org. Il sito contiene una serie di informazioni utili, un’area dedicata allo scambio
di e-mail con i relativi commenti e una pagina dedicata ai link con
il sito della Diabetologia dell’USL, dell’Associazione dei giovani
diabetici che praticano lo sci alpinismo e quello dell’Associazione
Nazionale Italiana Atleti Diabetici.
Il reparto di Pediatria e Neonatologia, grazie all’intraprendenza del
suo Direttore, Massimo Mazzella, e della Caposala, Flora Marangio,
ha organizzato la seconda edizione dell’iniziativa “Diamo colore alla speranza – La solidarietà dei bambini verso i bambini”.
Attraverso la vendita di disegni realizzati dai bambini del reparto di
pediatria, si sono raccolti fondi da devolvere alla Fondazione Maria
Bonino, per proseguire nei progetti intrapresi dalla Dr.ssa Bonino in
favore dei bambini africani. Alla manifestazione hanno partecipato
i Medici Clown di “Missione Sorriso” della Valle d’Aosta.
7 ottobre 2005
Avvio del corso di formazione “Pain management per il medico di medicina generale”.
Il progetto, organizzato dalla Struttura Semplice di Terapia Antalgica
e dalla Direzione di Area Territoriale dell’USL, interessa i MMG di tutta Italia e si pone l’obiettivo di sensibilizzare i medici di base al corretto trattamento del dolore nei pazienti, fornendo anche nozioni e
competenze scientifiche. Come hanno spiegato Lorenzo Pasquariello e Carlo Poti, il ruolo dei MMG è centrale sia nell’identificazione
delle persone candidate alla terapia del dolore, sia nel trattamento
di pazienti con necessità di proseguire a domicilio le cure iniziate in
ospedale.
GIORNATA DELLA PREVENZIONE
15 OTTOBRE 2005
Vi proponiamo alcune fotografie scattate in occasione della quarta edizione della Giornata della Prevenzione, che si è svolta nella mattinata di sabato 15 ottobre in Piazza Chanoux, ad Aosta.
L’iniziativa è stata promossa dall’Assessorato Sanità, Salute e Politiche Sociali, in collaborazione con
l’Azienda USL e il Comune di Aosta. Oltre alla nostra Azienda (presente con alcuni stand) hanno preso parte alla manifestazione la Croce Rossa Italiana, la Polizia Stradale, i Carabinieri Pronto Intervento 112, la Polizia Municipale,
l’ARPA Valle d’Aosta, l’Ordine
dei Farmacisti, la Federfarma
Valle d’Aosta, la Lega Italiana
per la Lotta contro i Tumori, Les
Amis du Coeur du Val d’Aoste
– Dr. G. Devoti, ANDI, AVIS,
ANED, ALICE, VIOLA, ADAVA e
INAIL Valle d’Aosta.
15 novembre 2005
Dallas,Texas, Congresso di Cardiologia
Scientific Sessions 2005
La American Heart Association, che
ogni anno organizza il congresso di riferimento della cardiologia mondiale,
ha premiato un lavoro di ricerca condotto dalla Dr.ssa Margherita Vona,
responsabile della struttura di Riabilitazione Cardiologica della nostra
USL. La ricerca ha come oggetto la
valutazione dell’effetto delle varie tipologie di esercizio fisico somministrate ai pazienti che hanno subito un infarto e che hanno l’obiettivo di migliorare la capacità di
dilatazione delle arterie malate. Nel prossimo numero di Newsl vi
proporremo un articolo di approfondimento.
30 novembre 2005
Aosta, Palazzo regionale
Inaugurazione dell’Anno Accademico
2005/2006
19 ottobre 2005
La Salle,sede della Comunità Montana ValdigneMont Blanc - Incontro per rispondere alla domanda di salute della popolazione sul territorio
L’Assessore alla Sanità, Antonio Fosson, e il Direttore del Distretto
1, Corrado Allegri, hanno incontrato i sindaci dei comuni di Morgex e Pré-Saint-Didier e gli assessori alle politiche sociali dei comuni di La Thuile e Courmayeur per analizzare le risposte ai bisogni socio-sanitari nel Distretto 1. Analoga iniziativa è stata programmata con la Comunità Montana Grand Paradis.
28-29 ottobre 2005
Courmayeur, Centro Congressi Convegno su
“Rischio clinico ed errore in Pronto Soccorso Qualità di cura per il cittadino, qualità di vita
per il medico e l’infermiere”
Nel corso dell’iniziativa, curata
dalla SIMEU (Società Italiana di
Medicina Emergenza Urgenza) e
organizzata dal Dr. Massimo Pesenti Campagnoni, Direttore della
UB MCUA, si è affrontato il tema
del rischio di errore nell’attività di
Pronto Soccorso, anche dal punto
di vista non strettamente medico.
Al convegno hanno partecipato
medici e direttori di ASL, giornalisti, magistrati e rappresentanti dei
consumatori.
3 novembre 2005
Bologna, COM.PA – Salone Europeo
della Comunicazione Pubblica
Il Direttore Generale, Carla Stefania Riccardi, ha partecipato alla tavola rotonda sul tema “Sanità: l’elettronica al servizio della salute” nell’ambito
del COM.PA 2005, il Salone della Comunicazione Pubblica e dei Servizi al
All’evento hanno preso parte il Preside della Facoltà di Medicina e
Chirurgia dell’Università degli Studi di Torino (Giorgio Palestro), il
Presidente del corso di Laurea in Infermieristica (Giuseppe Boccuzzi), il Presidente del Consiglio regionale della Valle d’Aosta
(Ego Perron), l’Assessore alla Sanità (Antonio Fosson), il Direttore
Generale dell’Azienda USL (Carla Stefania Riccardi), il Direttore
Sanitario (Clemente Ponzetti), il Coordinatore del corso di laurea
(Mery Stellino) e, naturalmente, gli studenti (complessivamente
75) impegnati nei tre anni di corso.
5 dicembre 2005
Torino, Centro Incontri Regione Piemonte Convegno nazionale “Identificazione e misura delle
esposizioni e degli effetti dei nuovi cancerogeni ambientali”
Al Convegno nazionale, promosso dal Dipartimento di Traumatologia, Ortopedia e Medicina del Lavoro dell’Università degli
Studi di Torino in collaborazione con la Società Italiana Valori di
Riferimento (S.I.V.R.), ha preso parte la Dr.ssa Anita Mombelloni – Dirigente chimico presso l’UB Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro della USL Valle d’Aosta – con un intervento dal titolo “Il significato dei valori di riferimento nell’attività di vigilanza su una realtà lavorativa con potenziale rischio
di esposizione ai cancerogeni”.
RICORDANDO BRUNO CHATEL
di Dario Cantalupi (Direttore UB Medicina Nucleare)
Appena giunto in valle d’Aosta, con l’incarico di sviluppare la Medicina nucleare nell’ambito della Radiologia (1988), ho incontrato un medico valdostano che si è subito “innamorato” di questa attività,
iscrivendosi alla specialità. Si trattava di Bruno Chatel (nella foto), figlio di due cittadini valdostani residenti a Morgex, che aveva recepito il mio suggerimento proveniente dal Prof. Perussia di Milano: il
futuro della diagnostica dei tumori è il cosiddetto Imaging molecolare. “Fai la specializzazione in Medicina nucleare e poi quella in radiologia e vedrai che…percorso!”. Il giovane medico purtroppo decedette dopo pochi anni, durante una gita in bicicletta, cadendo sull’asfalto e battendo il capo. Negli anni è rimasto un caro ricordo di questo giovane, amico di quanti – medici e tecnici – lavoravano in
Medicina nucleare e in Radiologia, anche attraverso l’amicizia con i suoi genitori ed il fratello. Recentemente gli stessi genitori hanno deciso per una donazione a favore del nostro reparto, da noi indirizzata sul versante della sicurezza operativa, concretizzatasi nell’acquisizione di una nuova cappa per la radiofarmacia. A breve una targa commemorativa, da apporre sulla struttura fisica, ricorderà la
figura dell’amico Bruno.
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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’UNITÀ SANITARIA LOCALE VALLE D’AOSTA
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IN DIRITTURA D’ARRIVO IL NUOVO PIANO REGIONALE
PER LA SALUTE ED IL BENESSERE SOCIALE 2006-2008
di Antonio Fosson (Assessore Sanità, Salute e Politiche Sociali)
l cammino intrapreso un anno fa, che ci avrebbe portato alla stesura del nuovo Piano per la salute ed il Benessere dei valdostani nel triennio 2006-2008, sta per
terminare. A breve il documento verrà approvato dalla
Giunta regionale per l’approvazione definitiva in Consiglio
e l’avvio dell’iter di legge.
Prima di inoltrarmi nella descrizione dei punti più salienti
del Piano, posso affermare che questo lungo e intenso lavoro mi ha dato ulteriore conferma della presenza, nella
nostra piccola comunità regionale, di grandi ricchezze,
umane e professionali, che hanno sostenuto questo mio
impegno e questo nostro lavoro, e alle quali rivolgo, spontaneo, il mio sincero ringraziamento.
Il Piano, pur configurandosi come prosecuzione programmatoria del precedente ha delle peculiarità nel metodo e
nei contenuti.
Sotto il profilo del metodo è stato progettato a partire dall’analisi dei bisogni emersi dalle evidenze epidemiologiche
e sociali, individuando priorità, fattibilità operative concrete nelle risposte organizzate dai servizi, ricercando soprattutto e sempre la sostenibilità finanziaria delle scelte fatte.
La proposta così scaturita è stata sottoposta al giudizio
delle parti sociali in numerosi incontri avuti nei mesi di ottobre e di novembre.
La ricchezza di spunti, le esperienze riportate, l’entusiasmo, la professionalità degli operatori a vario titolo impegnati ad assicurare a tutti noi maggiore salute e maggiore
benessere, unitamente alle critiche (e a qualche polemica),
sono stati per il gruppo di lavoro fonte di grande arricchimento ed esperienza.
Molti suggerimenti sono stati accolti e molte sezioni del
Piano hanno trovato maggiore concretezza al termine delle consultazioni e, anche nei casi in cui non è stato possibile accogliere le proposte , per sostenibilità economica o
per coerenza con il modello organizzativo regionale prescelto, i contributo offerti rimarranno come traccia utile per
sviluppi futuri.
Sotto il profilo dei contenuti, come tutti i documenti programmatori, compie delle scelte necessarie, ma posso affermare che – dato anche il contesto nazionale di sostanziosi tagli alle finanze regionali – si tratta di un Piano dalle ampie garanzie nel diritto di assistenza sanitaria e sociale ai valdostani, con particolare riguardo ai soggetti meno avvantaggiati, per età, condizione economica o psicofisica, affinché le loro differenze, rispetto la maggioranza
della popolazione, non pesino più del dovuto e diventino
disuguaglianze, cioè differenze ingiuste e non volute da
chi governa.
E’ inoltre un Piano che si impegna a garantire i livelli di assistenza sanitaria esistenti valorizzando le eccellenze del
sistema e che intende colmare vuoti istituzionali come la
mancata definizione dei livelli delle prestazioni sociali in
modo tale da garantire a tutti, indipendentemente dal comune di residenza, pari diritti e stesse prestazioni.
Dovendo menzionare qualche aspetto saliente, devo dire
che chi progetta un Piano pluriennale così articolato e
complesso ha sempre disagio nel porgere una sintesi parziale dei suoi contenuti, perché ogni ambito (anche quello
apparentemente circoscritto e marginale) assicura un contributo irrinunciabile per il successo e l’efficacia complessiva.
Credo però che sia chiaro, fin dalle prime pagine, che si
tratta di un documento che pone al centro la persona e la
famiglia, intesa quest’ultima come soggetto umano e sociale fondamentale per la crescita e lo sviluppo della persona stessa.
Tutta l’architettura del sistema – sanitario, sociale ed integrato – sia a livello ospedaliero che territoriale, è pensato
secondo una logica per “processi” o percorsi - intesi di cu-
I
ra o di assistenza. Come dire che non è la persona, portatrice di un bisogno specifico, a doversi adattare al sistema
che offre servizi ed alla sua organizzazione complessa, ma
è il sistema che deve venire incontro al bisogno organizzandosi al suo interno. Ecco quindi prevista una maggiore
dipartimentalizzazione, maggiore integrazione sia tra
ospedale e territorio, sia tra percorsi assistenziali sanitari e
sociali sul territorio, anche con il tramite del domicilio.
E’ un Piano, inoltre, che contestualizza le sue scelte in
un’area di montagna.
Questa è una novità assoluta nei documenti di programmazione regionale, che dà ragione delle difficoltà, ma anche delle specificità, che quotidianamente caratterizzano il
lavoro degli operatori e dei servizi nel garantire qualità ed
assistenza.
Garantire assistenza e benessere in montagna non è “meglio o peggio” rispetto a quanto accade nelle città o in
pianura, ma è certamente diverso. Si tratta di riconoscere
una diversità, che in alcune situazioni è vantaggio ed in altre è criticità, o diseconomia, ma affinché resti sempre un
modello efficace e si configuri come sistema di eccellenza,
l’organizzazione dei servizi deve tenere conto dello specifico territoriale: delle alte quote, ma anche dei modelli gestionali e funzionali, di diversi parametri per la valutazione
e standard, ma anche della cultura dei suoi abitanti, della
loro propensione a ricorrere ai servizi e ai percorsi efficaci
per la salute.
La sanità e il benessere sociale in montagna come diversità quindi, ma non come disuguaglianza, che vogliamo trasformare e convertire invece in ricchezza per tutti.
Attribuendo un peso considerevole al contesto geo morfologico entro cui è pensato il modello di assistenza sanitaria e sociale per il triennio 2006-2008, non si poteva non
dare grande sviluppo al territorio e pensare ad un ospedale di montagna dimensionato su una unica sede, potenziandone le capacità di cura per gli acuti e valorizzato le
aree di eccellenza e di richiamo per i turisti e per le popolazioni di confine.
Il territorio viene considerato in questo Piano l’ambito naturale entro cui far emergere e dare risposta in modo integrato - sanitario e sociale - ai bisogni della popolazione
che, per loro stessa natura, non sono sanitari o sociali, ma
sono complessi, integrati e richiedono valutazioni risposte
appropriate. In questo, abbiamo cercato di potenziare le
strutture distrettuali attualmente presenti, affinché diventino punti di riferimento importanti, fiduciari, per i cittadini, per la lettura dei loro bisogni e per l’assunzione di responsabilità rispetto alla capacità di organizzare risposte
integrate, efficaci e multiprofessionali. Il Piano contiene indirizzi specifici in questo senso, ad esempio, con la futura
predisposizione dei Piani di zona, in cui si realizzerà la
grande scommessa – ad oggi solo avviata – di decentrare
agli enti locali (comuni e comunità montane) molte delle
funzioni ora svolte a livello regionale.
Un decentramento che, per tranquillizzare quanti ne hanno letto una funzione di delega incondizionata, è essenzialmente accompagnamento e formazione degli enti locali verso funzioni nuove, specie per i servizi sociali, che
comunque vedrà sempre la Regione (attraverso l’Assessorato competente) svolgere il suo compito di indirizzo (quali priorità), di controllo (quanta parte di bisogni ha trovato
risposta efficace) e di finanziamento (attraverso quali risorse garantire assistenza qualificata).
Anche le risorse che verranno trasferite agli Enti locali per
i servizi sociali avranno un ruolo, anche se indiretto, di indirizzo e di coordinamento, perché verranno vincolate al
raggiungimento di determinati obiettivi e soprattutto perché permetteranno di garantire, in tutti i comuni, standard
comparabili - per quantità,qualità e contribuzione versata
- di servizi alla persona.
In tutto ciò l’ospedale regionale avrà sempre un ruolo
strategico, ma non centrale della rete assistenziale dei
servizi, perché di questa rete sarà solo un nodo - strategico e di grande qualità - ma uno dei nodi di una complessa rete a più soggetti istituzionali, dove le prestazioni dovranno ricondursi a percorsi di appropriatezza e tempestività.
Un ospedale dentro la città, con sede unica, una sorte di
“città della salute” dentro la città stessa, un ospedale
senza confini fisici segreganti, perché questa è la scelta
ereditata, questa è la scelta che oggi offre più garanzia di
qualità e perché, in una assunzione di responsabilità seria
e non faziosa, indietro non si può tornare, pena lo scadimento del nostro ospedale a struttura periferica e a basso profilo assistenziale, con molti più cittadini di oggi costretti a recarsi altrove per trovare risposta al loro bisogno
di cure.
Un ospedale che oggi è già ospedale di qualità in numerosi suoi segmenti, con professionisti di richiamo anche
per cittadini di altre regioni e con un personale non medico qualificato e motivato, che opera anche sul territorio e
che appartiene al territorio stesso, con grande spirito di
servizio e grande capacità di ascolto verso le persone di
ogni età e classe sociale. I contatti avuti con le parti sociali me ne hanno dato ulteriore conferma e di questo, come assessore, provo orgoglio e soddisfazione.
Partendo da questo livello, già buono rispetto molte altre
realtà regionali, credo di poter dire che i valdostani potranno trovare nel prossimo triennio e oltre ancora, maggiore sicurezza e qualità, ad esempio, dall’unificazione
delle sale operatorie nella sede unica di Viale Ginevra potranno beneficiare di percorsi riabilitativi qualificati e personalizzati nel territorio regionale, con strutture potenziate, riqualificate e più numerose.
Un’attenzione particolare il Piano la riserva anche ai percorsi non ospedalieri e a tutta l’assistenza domiciliare
perché, seppure accogliente ed il più umano possibile, l’ospedale rimane sempre un luogo spesso di sofferenza e
ciascuno, se può, se le condizioni permettono pari sicurezza nel percorso assistenziale, è giusto che riceva cure e
assistenza al proprio domicilio, magari confortato da una
rete familiare che aiuteremo, affinché si faccia carico del
sostegno al pieno recupero della persona ammalata o in
difficoltà.
Per concludere quindi: umanizzazione sempre e ovunque,
contrasto delle disuguaglianze di accesso e di cura, eccellenza nelle cure, qualità e valorizzazione delle figure professionali ed etica nei rapporti tra cittadini ed operatori (e
viceversa), per un recupero generale della fiducia e della
soddisfazione dei valdostani verso il proprio sistema regionale per la sanità ed il benessere sociale che - confrontare per credere, - presenta livelli molto qualificati e,
soprattutto, mantiene viva la sua voglia e la sua volontà a
migliorarsi e ad avere sempre al centro il valore umano
della persona.
APERTA UNA NUOVA RSA PRESSO
LA CASA DI RIPOSO “G. B. FESTAZ” DI AOSTA
di Silvio Giono Calvetto (Direttore Distretto n.2 e Direttore Sanitario designato RSA di Aosta)
a necessità di una Residenza
Sanitaria Assistenziale (RSA)
in Aosta si era fatta sempre
più evidente, soprattutto alla luce
della favorevole esperienza della
RSA di Antey, aperta nell’agosto
2004. Lo scopo di una RSA è quello di offrire a soggetti non assistibili a domicilio, prestazioni sanitarie e riabilitative di livello medioalto accompagnate da un alto livello di assistenza tutelare ed alberghiera. La RSA si integra quindi nella rete dei servizi distrettuali
ponendosi come anello di congiunzione tra i servizi domiciliari e
il presidio ospedaliero.
Per giungere a realizzare tale obiettivo in Aosta, è stato necessario un accreditamento istituzionale preventivo della
casa di riposo “G. B. Festaz” come sede di una RSA e successivamente la stipula di una apposita convenzione con
l’Azienda USL Valle d’Aosta.
Con la convenzione, vengono identificati 20 posti letto al primo piano della Casa di Riposo che accoglieranno, per periodi di tempo verosimilmente brevi (tempo medio di degenza 30 giorni), pazienti con necessità di consolidare lo stato clinico e recuperare la loro autonomia, nell’ottica di rientro a domicilio (sia esso casa o microcomunità).
Durante la degenza, i pazienti riceveranno assistenza medica di base e specialistica, assistenza infermieristica diurna
e notturna, assistenza riabilitativa, protesica e farmaceutica e quanto altro necessario, in rapporto alla loro tipologia
e ai bisogni individuati nel loro piano assistenziale individualizzato (PAI).
Viene chiesto alla Direzione Sanitaria e al coordinamento infermieristico (forniti dal Distretto n. 2 ) di garantire un alto livello di integrazione tra i 7 medici di medicina generale operanti per 20 ore settimanali come medici di struttura,
gli specialisti ospedalieri (in particolare della Geriatria), gli infermieri e gli operatori socio-sanitari del “G. B. Festaz”
e il personale della riabilitazione, fornito anch’esso dal distretto di Aosta.
La prospettiva è quella di fornire una valutazione in ingresso e durante la degenza quanto più possibile multiprofessionale e una risposta basata su un piano assistenziale e obiettivi individualizzati e raggiungibili.
I prossimi mesi ci diranno se queste prospettive sono percorribili e se la nuova RSA saprà dare una risposta adeguata alle domande di salute della popolazione più fragile del distretto di Aosta.
L
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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’UNITÀ SANITARIA LOCALE VALLE D’AOSTA
Screening Uditivo Neonatale: avviato un progetto di
prevenzione della sordità infantile congenita
di Massimo Mazzella (Direttore UB Pediatria e Neonatologia)
a sordità infantile rappresenta una problematica
frequente nell’ambito della popolazione italiana.
Sono circa 1500-2000 i bambini che nascono
ogni anno, nel nostro paese, con ipoacusia grave con
una incidenza pari a 1-2 ogni 1000 nati. L’ ipoacusia,
ossia il deficit funzionale dell’organo dell’udito, nei
bambini è nella stragrande maggioranza (circa il 90%)
dei casi congenita, legata cioè ad agenti che intervengono nel periodo pre e peri-natale. Le cause ereditarie
sono le più frequenti ( oltre il 50%) seguite da quelle
infettive, tossiche, da sofferenza fetale, traumatiche. I
bambini nati pretermine costituiscono inoltre una particolare classe di soggetti a rischio.
“Nei soggetti colpiti in età infantile, prima della nascita o comunque durante l’apprendimento e sviluppo
L
del linguaggio, la sordità causa gravi conseguenze a
carico della comunicazione verbale e inevitabili ricadute sull’assetto psicologico e sull’inserimento sociale.
Non a caso Aristotele scriveva secoli fa “l’orecchio è
l’organo dell’educazione” intendendo dire che l’orecchio è alla base dello sviluppo del linguaggio.”
Alla nascita l’orecchio è come una porta aperta a tutti
i suoni dell’ambiente, molto velocemente i suoni che
entrano da questa porta vengono organizzati, scelti,
suddivisi in categorie grazie all’azione delle vie uditive,
della corteccia uditiva e delle varie aree del cervello che
intervengono in questo complesso meccanismo. Essere
in grado di conoscere precocemente se l’organo dell’udito presenta delle alterazioni riveste una importanza
fondamentale perché offre la possibilità di agire così
precocemente da garantire che lo sviluppo della
comunicazione linguistica e l’utilizzo dell’organo
dell’udito stesso seguano le fasi “fisiologiche”.
L’obbiettivo è quindi una diagnosi precoce, effettuata entro i primi 6-8 mesi di vita, poiché garantisce il miglior recupero. Fino alla metà degli anni
‘90 l’età media di prima diagnosi anche nei Paesi
più industrializzati è stata di 30-36 mesi quindi in
notevole ritardo rispetto ai tempi di acquisizione
fisiologica del linguaggio.
Con l’avvento di nuove tecnologie e con l’avvio di
una nuova cultura preventiva la diagnosi si sta
anticipando verso i 18-24 mesi ma questa data
può essere ulteriormente anticipata.
“E’ l’esempio classico di nuova pediatria, improntata alla prevenzione del problema passando da
una medicina “a domanda”, ovvero su richiesta
del paziente, ad una “ad offerta”, ovvero su proposta attiva del medico. In questo senso le nuove
attività vanno ad integrare o sostituire quelle già
Qualche dato sulla sordità infantile
• le sordità insorte prima o al momento della nascita costituiscono il 90% fra tutte le sordità infantili gravi; le sordità comunque acquisite prima dei tre anni, in periodo di apprendimento del linguaggio, costituiscono un ulteriore 10%
• 1-2 bambini su 1000, nati apparentemente sani, presentano sordità alla nascita
• 5-10 bambini su 100 nati a rischio, con varia patologia neonatale o prematurità, presentano sordità
• il 25-30% delle sordità precoci infantili sono di origine sconosciuta ma verosimilmente una parte
di esse potrà essere in un prossimo futuro classificata come di origine genetica
• in Italia sono circa 25.000 i bambini al di sotto dei 10 anni che hanno disturbi della comunicazione per deficit uditivo di vario grado
• sono circa 6500-7000 i bambini le cui famiglie richiedono ogni anno il sostegno scolastico per
problemi uditivi
presenti sul territorio meritoriamente avviate già da
tempo dai pediatri di base e dalle assistenti sanitarie e
logopediste territoriali, come ad esempio il Boel test”.
Lo screening neonatale, infatti, tramite metodiche audiologiche avanzate, è effettuabile già nei primi giorni
di vita del bambino, non è invasivo, è rapido, specifico e
sensibile. Lo screening uditivo è stato confermato da
numerosi studi scientifici internazionali come estremamente utile al raggiungimento del recupero funzionale
uditivo ottimale. I soggetti diagnosticati precocemente
e precocemente riabilitati hanno un inserimento sociale e lavorativo di gran lunga migliore rispetto a coloro
diagnosticati in epoche successive. “Questo servizio è
offerto ormai routinariamente a tutti i neonati al Beauregard dopo quasi due anni di “progetto pilota” durante i quali, pur fornendo di fatto il servizio, sono state provate diverse metodiche e tecnologie. Di questo
devo ringraziare le infermiere e le puericultrici del Nido
che si sono rese immediatamente disponibili ad assumersi la piena responsabilità dell’effettuazione pratica
del test”.
E’ importante dire che lo screening “non fa diagnosi”
ma si limita a selezionare, in modo estremamente efficace, i soggetti che meritano approfondimento diagnostico e l’invio presso lo specialista ORL.
Alla selezione del neonato deve quindi seguire una diagnosi di secondo livello e in caso di conferma un programma educativo e rieducativo del bambino e della
sua famiglia. Questa parte del progetto è molto importante. “Non ci siamo limitati ad identificare il neonato,
ma abbiamo identificato insieme agli specialisti un percorso assistenziale e multidisciplinare organizzato in
sequenza in cui il bambino e la sua famiglia vengono
accompagnati presso l’operatore di volta in volta competente come l’audiologo, il logopedista, il neuropsichiatra infantile e che colgo l’occasione di ringraziare
per la disponibilità e la professionalità dimostrate.”
Questo tipo di articolazione organizzativa è di importanza estrema poiché unitamente alle moderne tecnologie di protesizzazione e di impianto cocleare determinerà sicuramente la scomparsa della condizione di
“sordomutismo” dallo scenario medico e sociale, garantendo un sostanziale recupero sociale, scolastico lavorativo ed uno sviluppo affettivo completo in un ambiente familiare sereno.
Nel nostro Paese le strutture ospedaliere che effettuano il test di screening neonatale non sono ancora in
numero soddisfacente per coprire le necessità di diagnosi precoce a livello nazionale. “Ma in Valle d’Aosta
ho trovato presso la direzione dell’USL e l’Assessore
alla Sanità, Antonio Fosson, una grande sensibilità al
problema e le risorse per affrontarlo”.
L’ACCOMPAGNAMENTO DEI FAMILIARI NEL PROCESSO DEL LUTTO:
IL RUOLO INFERMIERISTICO
di Silvana Bosonin (infermiera UB Chirurgia Generale)
uando una persona è affetta da una malattia tumorale in fase
avanzata va incontro a quello che viene definito: “il processo
del lutto”. Intorno a questa persona vi sono, però, altre persone che devono affrontare il “lavoro” del lutto, ovvero i familiari.
Spesso, questi ultimi, nel corso del lutto, vengono lasciati in balìa della loro solitudine, senza alcun sostegno da parte del personale infermieristico che invece dovrebbe essere formato rispetto all’accompagnamento dei familiari nel processo del lutto. Questo aspetto è sostenuto dal Codice Deontologico dell’infermiere che al punto 4.16 afferma quanto segue: “ L’infermiere sostiene i familiari dell’assistito in
particolare nel momento della perdita e nella elaborazione del lutto”.
Da questa affermazione risulta evidente che il lutto non è un ambito
esclusivamente ad appannaggio dello psicologo, ma anche il professionista infermiere ha facoltà di esplicarvi le proprie funzioni. Ciò è
estremamente importante, in quanto permette all’infermiere di “accompagnare” i familiari della persona in fase avanzata di malattia tumorale nel delicato “percorso” del lutto. Il fine di tale “accompagnamento” è quello di aiutare i familiari ad affrontare le diverse fasi del
lutto (fase di stordimento, fase di struggimento, fase di disperazione e
fase di accettazione e riorganizzazione), poiché, come sostiene la bibliografia scientifica in merito, il “percorso” attraverso tali fasi non avviene sempre fisiologicamente, ma può subire uno slittamento in senso patologico. In questi casi, si parla di lutto complicato, o lutto patologico o lutto traumatico, la cui prevalenza è relativamente elevata
(circa il 25% dei casi). Una loro conoscenza risulta importante, poiché
l’attenzione degli operatori al lutto e alle sue possibili complicazioni è
estremamente scarsa. Tra le forme principali indicative di lutto patolo-
Q
gico va considerato il disturbo depressivo. Viene infatti indicato che i
sintomi tipici della depressione maggiore sono presenti nel 30% dei
casi a distanza di due mesi dalla morte del congiunto e nel 16% dei
casi a due anni dalla morte. Diverse ricerche indicano che le forme depressive secondarie al lutto hanno conseguenze gravi sul piano del
funzionamento psicosociale e delle possibili complicanze (ad esempio,
suicidio, maggior rischio di sviluppo di patologie somatiche). Nonostante questi dati, risulta che l’80% delle forme depressive legate al
lutto non riceve un trattamento appropriato.
Alla luce di queste considerazioni, gli interventi infermieristici a sostegno dei familiari in lutto si possono distinguere in tre momenti specifici, ossia: prima, durante e dopo il decesso del proprio congiunto ricoverato in ospedale, poiché questi tre momenti vengono indicati da riferimenti bibliografici come tre “periodi” ottimali per accompagnare i
familiari nel processo del lutto. In particolare, prima della morte del
proprio caro (il cosiddetto lutto anticipatorio) viene messa in luce l’importanza del sostegno dei familiari attraverso la relazione d’aiuto; durante l’evento morte si ribadisce l’importanza del sostegno emotivo e
relazionale dei familiari, ponendo particolare attenzione alla cura del
corpo del defunto e alla gestione di aspetti di tipo organizzativo; dopo
l’evento morte (il cosiddetto periodo post-mortem) l’attenzione si sposta sulla speranza nella vita, su una possibile futura realizzazione degli ambulatori del lutto e sui già esistenti e numerosi gruppi di AutoMutuo-Aiuto.
Inoltre, alcuni riferimenti bibliografici affermano che il fatto di seguire
ed aiutare i familiari prima, durante e dopo il lutto può essere una risposta alla prevenzione del lutto patologico. Un esempio è dato da
Due parole su…
la terapia occupazionale
in S.P.D.C.
a cura degli educatori Daniela Fachin, Maria Teresa Ghione,
Antonella Schiavello
e del Direttore della UB Antonio Colotto
a figura dell’educatore professionale lavora dal 2000 nella
U.B. di Psichiatria dove esplica la sua attività prevalentemente sul territorio ma anche all’interno del S.P.D.C.
In reparto l’attività s’inserisce, dal lunedì al venerdì, nell’ambito di
un’organizzazione più ampia dettata dalla cornice ospedaliera.
Le attività sono volte a migliorare la qualità della permanenza in
ospedale, offrendo uno spazio attento ai bisogni di natura non prettamente medica del paziente. Di conseguenza tale finalità aiuta il
paziente a staccarsi momentaneamente dalla condizione di “malato”, facendo leva sulle parte sane che lui possiede. Il paziente è libero di scegliere se partecipare o meno agli incontri proposti.
Le attività sono di vario genere: ginnastica dolce, attività creativomanipolativa, visione di film, gruppi di lettura e di discussione, uscite individuali o di gruppo.
Per quanto riguarda la ginnastica dolce gli obiettivi consistono nel
contrastare l’immobilità fisica della vita di reparto, acquisire una
maggiore confidenza con tutte le parti del corpo, saperne accettare i limiti ma anche scoprirne le potenzialità. Ai pazienti viene offerta attraverso le attività manuali (es. pasta di sale, découpage,
collage, fiori di pirkka, bigiotteria, realizzazione di biglietti augurali, ricamo ecc..) la possibilità di stimolare la fantasia e la creatività,
di creare un clima di complicità e di collaborazione, di imparare
una tecnica da trasferire in altri contesti, di realizzare un prodotto
finito che costituisca uno stimolo a fare.
Le attività come la visione di film, la lettura del giornale, i gruppi
discussione sono volte a stimolare il clima di confronto tra i pazienti e di riflessione sui contenuti diversi dai soliti argomenti centrati sulla malattia, sviluppare un pensiero più positivo e progettuale affrontando problematiche varie e cercando di individuare
insieme al gruppo le strategie di risoluzione più adeguate, offrire
momenti di rilassamento sia individuale sia collettivo.
Alle iniziative proposte dagli educatori partecipano, quando possibile, altre figure professionali presenti in reparto, quali infermieri
professionali e psicologi, che apportano contributi personali e specifici del loro profilo professionale.
Per quanto riguarda le uscite, sempre autorizzate dal medico, esse
sono orientate a dare un’opportunità di “evadere” dall’ambiente
ospedaliero, sia da un punto di vista fisico, contrastando la tendenza all’apatia sia da un punto di vista psichico offrendo stimoli
di distrazione dalla stessa ed incrementando le interazioni sociali
sane.
L
uno studio pubblicato nel mese di luglio del 2004 dal BioMed
Central Palliative Care, il quale sostiene che gli interventi di counselling, ad esempio, portano a miglioramenti nella sintomatologia
del lutto; quest’ultimi, tuttavia, non sono significativi se paragonati a
quelli di altre persone in lutto che non si sono sottoposte all’intervento di supporto. Oltre a ciò, questo studio, come molti altri, non riporta
dei dati in percentuale rispetto all’efficacia o all’inutilità dell’intervento di supporto. Ciò è giustificato anche dalla difficoltà di misurare in
termini generalizzabili i vissuti personali dell’unicità del processo del
lutto.
La ricerca nella letteratura italiana di peculiarità infermieristiche ben
distinte dalle competenze di altri ambiti (psicologico, antropologico o
sociologico) è deludente: infatti nel nostro paese gli studi infermieristici sul cordoglio sono rari. Bisogna sottolineare il fatto che chi è in
continuo contatto con la morte ed il morente come è l’infermiere,
spesso si trova a dover affrontare un duplice aspetto di questo evento:
da una parte deve apportare il proprio sostegno e fornire l’aiuto professionale che gli viene richiesto; dall’altro, si trova egli stesso ad elaborare come individuo l’esperienza della morte e della perdita. Per aiutare il malato e la sua famiglia ad affrontare l’idea della morte è importante aver interiorizzato in noi stessi la prospettiva della propria
morte come parte integrante della vita.
« Accompagner c’est un peu comme prêter sa voile à un autre bâteau, sans maîtriser ni le vent, ni la direction… accompagner c’est
être avec !… »
Marie De Hennezel
da De Hennezel M., La morte amica, lezioni di vita da chi sta per morire, ed. Laffont, Parigi, 1995
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di Lalla Paolone (OSRU - Relazioni sindacali)
AREA COMPARTO
Contrattazione Integrativa:
Sono ripresi, ad ottobre, i lavori per la definizione del Contratto Integrativo Aziendale. In particolare, l’incontro del
25.10.05, tra Azienda USL e rappresentanze sindacali, si è
concluso con la sottoscrizione di due accordi: uno relativo
all’inquadramento nella categoria “C” degli infermieri generici e puericultrici e l’altro attinente ai residui economici
anno 2004 di pertinenza del personale del comparto.
Quest’ultimo prevede che i residui economici, accertati al
31.12.04, derivanti da differenti voci contrattuali (fondo
straordinario e disagio, fondo produttività collettiva, fondo
fasce, residui anni 2003 e 2004 Contrattazione integrati-
va), per quanto attiene la parte utilizzabile, vengano corrisposti a tutto il personale di comparto che abbia prestato
servizio in Azienda USL nel corso dell’anno 2004. L’importo è stato liquidato in un’unica soluzione, nel mese di novembre, facendo riferimento all’ammontare degli importi
corrisposti nel 2004 a titolo di produttività collettiva.
Per quanto riguarda invece l’accordo sull’inquadramento
degli infermieri generici e puericultrici, viene previsto che
tale personale, in considerazione della notevole anzianità
di servizio acquisita e del possesso dei titoli e requisiti previsti, venga inquadrato nella categoria “C” con decorrenza dal 01.05.04. Vista, inoltre, la rilevanza dell’attività
svolta e della professionalità ed anzianità acquisita, agli
infermieri generici e puericultrici viene assegnata, a decorrere dal 01.01.05, una fascia
economica aggiuntiva (“C1”),
in attesa della definizione dei
nuovi criteri di progressione
economica orizzontale.
Anche l’incontro, fissato per il
29 novembre, tra sindacati ed
Azienda, è stato interamente
dedicato alla contrattazione integrativa aziendale ed, in particolare, sono stati trattati i seguenti punti all’ordine del giorno:
• Bozza accordo regolamento
personale addetto al front line
• Bozza di accordo sulla mobilità
• Bozza di accordo sul diritto
allo studio
• Proventi libera professione intramuraria
• Fondi contrattuali anno 2005
• Politica delle fasce
• Bacheche sindacali
Coordinamento RSU:
Il Sig. Natale Dodaro, a partire da metà ottobre, è subentrato al Sig. Marco Brigantino, in qualità di coordinatore
RSU. Le RSU aziendali hanno inoltre attivato una segreteria organizzativa così composta:
Sig. Natale Dodaro;
Sig. Francesco Macrì;
Sig. Domenico Morabito;
Sig.ra Marilena Melidona.
Bacheche Sindacali:
L’argomento è stato trattato nel corso dell’incontro sindacale del 29 novembre. L’Azienda comunque, oltre alle bacheche sindacali già acquistate nel 2003, ha previsto l’acquisto di altre 2 bacheche sindacali (nelle sedi distaccate
di Pont Suaz e di Verres) e di 4 bacheche ad uso esclusivo
aziendale.
La proposta aziendale, che verrà portata sul tavolo sindacale, riguarda la gestione delle bacheche: quelle sindacali
saranno interamente gestite dalle Organizzazioni Sindacali, che cureranno direttamente l’affissione del proprio materiale. I comunicati aziendali verranno invece trasmessi, a
cura dell’U.B. OSRU, alle Segreterie di riferimento affinché
provvedano ad inserirli nelle apposite bacheche aziendali.
di Giorgio Galli (Dirigente UB Comunicazione)
L
mento e leva
del cambiamento anche
nell’ambito
dell’Educazione Continua in
Medicina.
L’Associazione
della Regione Valle d’Aosta, presieduta da Corrado Allegri (Direttore del Distretto 1 – Morgex), è altresì composta dagli altri Direttori di Distretto (Silvio Giono per il Distretto 2; Leonardo
Iannizzi per il Distretto 3, Fabio Martini per il Distretto 4)
e dal Direttore di Area Territoriale-Distrettuale, Carlo Poti.
La prima occasione ufficiale per la neocostituita delegazione valdostana (integrata, per l’occasione, dal Direttore Generale, Carla Stefania Riccardi, dal Responsabile
della UB Comunicazione, Giorgio Galli e dalla coordinatrice delle fisioterapiste del Distretto 1, Micaela Allonzi),
è stata fornita dal 4° Congresso Nazionale, tenutosi a
Roma dal 1° al 3 dicembre presso il Centro Congressi
dell’Hotel Ergife. Tema: “La gestione delle malattie croniche e la tutela del “paziente fragile”. Il Presidente della
CARD, Rosario Mete, nella sua relazione introduttiva, ha
posto l’accento sugli ampi margini di miglioramento dell’assistenza ai pazienti affetti da patologie croniche, conseguibili non tanto dalla somministrazione dei farmaci o dalla erogazione di specifiche prestazioni,
quanto da una più attenta organizzazione dei processi assistenziali, da una gestione integrata e multidisciplinare degli interventi in ambito di Distretto
che, quale area dell’estensività assistenziale e riferimento per la produzione delle cure primarie e intermedie, si colloca al centro di questo processo. Tra gli
interventi più significativi, va sottolineato quello
dell’ex Ministro della Sanità, Rosy Bindi.
I principali argomenti sviscerati nella tre giorni congressuale erano legati ai nuovi modelli di cura nella
gestione delle malattie croniche, alla valutazione
della performance, agli strumenti operativi per la
continuità assistenziale e ai modelli di finanziamento e d’incentivazione della tutela delle malattie croniche.
Da ricordare, infine, la partecipazione del Direttore
Generale, Carla Stefania Riccardi (nella foto), alla sessione parallela sul tema “Da burocrate a manager” (sessione dedicata all’organizzazione e alle
funzioni dell’area amministrativa) con una relazione
alquanto apprezzata che ha illustrato la strategia
formativa adottata dalla nostra Azienda nei confronti dell’area tecnico-amministrativa.
Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro:
In data 3.11.05 è stato firmato, dall’Aran e dalle Confederazioni e Organizzazioni sindacali dell’area dirigenziale III
e IV, il CCNL dei ruoli sanitario, professionale, tecnico ed
amministrativo del S.S.N. - parte normativa quadriennio
2002/2005 e parte economica biennio 2002/2003 -.
Il testo del nuovo CCNL è stato pubblicato sul Supplemento ordinario (n. 183) alla G.U. n. 264 del 12 novembre
2005, ed è consultabile on line sul sito dell’ARAN
(www.aranagenzia.it)
Ai nuovi CCNL, di entrambe le aree contrattuali, è già stata data applicazione a partire dalla mensilità di novembre
2005.
AREA DIRIGENZA MEDICA
E VETERINARIA
Libera Professione Intramuraria:
In ottemperanza all’art. 5 del nuovo regolamento aziendale sulla libera professione intramuraria (recepito con deliberazione n. 337/05), è stata inviata a fine novembre, da parte della Direzione Aziendale, a tutti i dirigenti medici in servizio presso l’Azienda USL, la scheda da compilare per coloro che intendono richiedere l’autorizzazione ad effettuare prestazioni ambulatoriali in regime di L.P. intramuraria.
QUATTRO GIORNATE DI STUDIO
SULL’ABUSO ALCOLICO CRONICO
LA VALLE D’AOSTA È ENTRATA NELLA CARD
a nostra Azienda è ufficialmente entrata dal 24 novembre 2005 nella Confederazione Associazioni Regionali dei Direttori e Dirigenti dei Distretti Sanitari
(CARD). La Confederazione è una libera associazione
senza fini di lucro e senza finalità sindacali sorta con il
compito di promuovere, sostenere e implementare la cultura del cambiamento in sanità tendente all’umanizzazione dei servizi offerti alla persona, al miglioramento
dello stato di salute della popolazione e all’applicazione
di modelli gestionali capaci di realizzare l’integrazione, il
governo della domanda e accentuare la tutela dei soggetti deboli.
Tra gli obiettivi perseguiti dalla CARD ricordiamo:
- favorire l’attivazione dei Distretti Sanitari;
- supportare le singole associazioni regionali dei Direttori e Dirigenti di Distretto nel raggiungimento degli
obiettivi della Confederazione;
- promuovere il progresso scientifico e culturale degli
operatori dei Distretti anche attraverso iniziative di ricerca applicata ai servizi di territorio;
- favorire percorsi assistenziali efficaci con l’utilizzazione
degli strumenti dell’E.B.M.;
- favorire una rete informativa per la divulgazione delle
esperienze di best practice;
- facilitare la cooperazione di chiunque a qualunque titolo
operi a livello territoriale e in ambito socio-sanitario;
- progettare e proporre iniziative formative come stru-
AREA DIRIGENZA SANITARIA,
PROFESSIONALE, TECNICA ED
AMMINISTRATIVA
E AREA DIRIGENZA MEDICA E
VETERINARIA
di Patrizia Forneris e Donata Retegno (UB Analisi Cliniche)
a diagnosi di abuso alcolico cronico è
di notevole importanza sia a livello
clinico che in ambito medico legale,
dalla valutazione dell’idoneità per patente
di guida, al porto d’armi, all’affidamento
di minori. Per questo è necessaria la ricerca di marcatori specifici e sensibili che permettano di evidenziare oggettivamente
questa condizione patologica. La CDT o
Transferrina Desialata o Transferrina carboidrato-carente è attualmente il marker
più promettente e accreditato.
Un innovativo metodo da tempo utilizzato
dal Laboratorio Analisi dell’Ospedale di
Aosta, secondo in Italia, dosa questa molecola in elettroforesi capillare.
“Accertamenti di laboratorio per il controllo dell’abuso alcolico: sviluppo ed applicazioni di nuove
conoscenze teorico-pratiche” è il titolo dell’evento formativo aziendale per biologi, chimici e medici svoltosi
ad Aosta dal 7 al 10 giugno 2005, organizzato dal Laboratorio Analisi, curato dalle biologhe Patrizia Forneris e Donata Retegno (nella foto) e patrocinato dalla Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica
(S.I.Bio.C.).
L’evento si è articolato in due iniziative: una giornata di corso residenziale “L’abuso alcolico: implicazioni cliniche,
giuridiche e laboratoristiche” e tre giorni di formazione sul campo.
Al corso residenziale hanno partecipato come docenti e moderatori oltre a M. Castelli, medico legale di Aosta, M.
Di Benedetto, direttore del Laboratorio Analisi e M. Cristoferi, dirigente chimico presso lo stesso Laboratorio, i maggiori esperti italiani in questo campo: A. Vernocchi di Forlì, M. Mussap di Padova, G. Albalustri di Lavagna (GE) e A.
Dolci di Milano. Apprezzato l’alto livello delle relazioni che hanno suscitato un intenso dibattito. Di particolare pregio l’intervento del Prof. Tagliaro dell’Università di Verona, uno dei massimi ricercatori a livello mondiale. In una
magistrale lezione ha presentato a corsisti e relatori i risultati della ricerca nel campo dello studio dei marcatori
sempre più specifici e sensibili di abuso alcolico, rispondendo a numerose domande.
La formazione sul campo è una modalità di aggiornamento introdotta quest’anno nella nostra Azienda e il Laboratorio Analisi, per primo, vi si è cimentato con successo. Le tutor Patrizia Forneris e Donata Retegno hanno trasmesso a colleghi, molti dei quali provenienti da strutture sanitarie di altre regioni italiane, le loro conoscenze teoriche e pratiche sulla CDT, sui metodi di dosaggio di questa molecola e, in particolare, sulla elettroforesi capillare.
Questa metodica innovativa e migliorativa del dosaggio della CDT permette di evidenziare le varianti genetiche
della transferrina e altre interferenze che, con i test in uso presso la maggioranza dei laboratori, portano ad un elevato numero di risultati falsi positivi con gravi ripercussioni medico-legali.
E’ dunque molto importante disporre di un dosaggio specifico, sensibile, accurato e riproducibile per la diagnosi
oggettiva dell’abuso alcolico e il Laboratorio Analisi di Aosta è all’avanguardia in questo campo ed è riferimento
per strutture sanitarie di altre regioni. Inoltre i suoi operatori sono parte di una rete di specialisti che studiano, sperimentano e si confrontano su questo importante ambito diagnostico.
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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’UNITÀ SANITARIA LOCALE VALLE D’AOSTA
Il vino in Veterinaria
(UB Comunicazione)
VIDEOFONINI: NE SENTIAMO
PROPRIO IL BISOGNO?
opo l’avvento e la diffusione, come in nessun altro paese del
mondo, dei telefonini, l’Italia è da qualche tempo oggetto di
una nuova invasione barbarica: I VIDEOFONINI.
Al fiero urlo “videochiamami” migliaia di persone sono già passate tra le fila dei “videofonisti”.
Noncuranti della realtà tutta intorno a loro, i sedotti delle videochiamate, volendo – per dare un senso al loro acquisto - guardare
negli occhi il loro interlocutore, tengono il telefono lontano dalla
bocca. Questo crea una simpatica condivisione con il resto del
mondo che – volente o nolente – è partecipe dei fatti personali dei
videofonista.
Immaginate le videochiamate in treno: tristi ed annoiati compagni di viaggio che si animano come il pubblico dei talk show della Maria
nazionale (De Filippi, ovviamente) e, partecipando alle conversazioni e al successivo dibattito, si scordano – finalmente - dei disservizi
delle ferrovie e sereni arrivano a destinazione.
Naturalmente i gestori dei videofonini hanno già pensato ad una soluzione anche per i più solitari, per chi non ha voglia di videoconversare: la trasmissione di film sui videofonini.
Una giornalista francese ha chiesto a Benigni nelle sede romana della Stampa Estera che cosa ne pensasse del fenomeno: “Il film su videofonini? Una vera aberrazione. Paradossalmente dovrebbe essere un incentivo proprio per andare in sala - spiega il comico -. La bellezza del cinema è proprio la grandezza dello schermo e cosa si può vedere su un telefonino: solo un assaggino.
Cosa che dovrebbe spingere ancora di più la gente ad andare al cinema”.
E poi ha continuato Benigni “solo sul grande schermo si può trasmettere tantissimo solo con un battito di ciglia. Una cosa impossibile su un cellulare. Il fatto è
che ormai il cinema è una industria a grande rischio e questo è il segno che
lo stiamo davvero svendendo”.
La pellicola di Sidney Pollack ‘The interpreter’ avrebbe dovuto essere il primo di una serie di film in prima visione fruibili, in contemporanea con l’uscita nelle sale, anche sui videofonini di nuova generazione.
L’uscita del film, considerato come il migliore thriller dell’anno, è
stata anticipata da un vero e proprio giallo che ha visto come
protagonisti il distributore del film, le sale Multiplex e l’operatore telefonico. Le sale cinematografiche, ritenendo gravemente lesivo e scorretto il comportamento della Società di Distribuzione,
hanno interrotto la programmazione del film costringendo la Eagle
Pictures a fare marcia indietro e a sospendere la distribuzione del medesimo film per la trasmissione wireless sui videotelefonini.
Il film di Pollack, dopo questa bagarre, è uscito regolarmente nelle sale. Non
è stato distribuito per la diffusione wireless e, oggi, l’idea di trasmettere film di
nuova uscita sui telefonini di nuova generazione non è più nelle prime pagine.
Il “caso” che vi ho raccontato testimonia, certamente, l’interesse di vari soggetti allo sfruttamento di un settore dalle innumerevoli potenzialità, soprattutto nel nostro paese dove il cellulare, di ultima o penultima generazione, è posseduto dalla quasi maggioranza della
popolazione.
Sono andata al cinema a vedere “The interpreter”.
Pollack , il regista, ha diretto capolavori come “ Non si uccidono così anche i cavalli “ (1969), “Corvo rosso non avrai il mio scalpo”
(1972), Tootsie (1982), “La mia Africa”(1985) e moltissime altre pellicole. Il film è bel thriller, diretto con mano sicura da Pollack, forse
non all’altezza del mitico “I tre giorni del Condor”, ma certamente destinato ad entrare nella storia del cinema perché è il primo film girato all’interno del Palazzo di vetro a New York, onore mai concesso prima, neppure al maestro Hitchcock.
Il direttore della fotografia del film Darius Khondji ha dichiarato “La prima volta che siamo entrati, sono rimasto senza parole per la bellezza. Mi ha così ispirato che ho deciso una cosa che generalmente non faccio. In una location di solito preferisco ricostruire e illuminare tutto. Ma qui ho deciso di usare l’involucro delle Nazioni Unite come generatore di luce e cercare di rispettare il più possibile i veri colori e i contrasti senza ricorrere ad artifizi. Avevo la sensazione che l’ONU fosse un altro personaggio principale del film. C’erano Nicole
Kidman, Sean Penn e le “United Nations!”
Guardando il film e ammirandone l’ambientazione e la fotografia mi sono detta che Benigni ha veramente ragione quando afferma che
i film sui videofonini sono una vera aberrazione.
Così come – vi assicuro – è stato aberrante vedere un paio di mesi fa un ragazzino seduto davanti a me, al cinema “De La Ville” di Aosta, riprendere l’intero film con il suo telefonino e guardarlo non sul grande schermo, ma sul display del suo cellulare, nella totale indifferenza degli adulti accanto a lui. Lascio a Voi commentare.
D
COME ERAVAMO
di Carlo Bandirola (UB Igiene Alimenti Origine Animale – Dipartimento di Prevenzione)
n questi giorni, durante un incontro tra vecchi
compagni di liceo che ogni tanto si riuniscono
intorno ad una tavola imbandita per rinsaldare i vincoli di amicizia che il ritmo del lavoro e
degli impegni imposto dalla nostra società rischierebbe di infrangere, mi è stato chiesto di
chiacchierare sul tema “il vino in Veterinaria” e
le mie esperienze vissute su questo argomento
durante l’esercizio della professione clinica che,
ormai dismessa, ricordo sempre con estremo
piacere.
La clinica infatti è stata la motivazione che mi ha
indotto a scegliere questo mestiere .
Subito, pensando che per sostenere un discorso,
anche se breve, è necessario che esistano argomentazioni valide, ho esitato ma poi ripensando
al periodo trascorso ad esercitare tale professione in Valle d’Aosta e a tutti i bei ricordi che sono
rimasti indelebili nella mia memoria ho ritenuto
che una breve conversazione sul tema poteva
anche essere sostenuta.
E’ passato parecchio tempo da quando, con parecchi capelli in più sulla testa, esercitavo la mia
professione da clinico ed entravo nelle stalle, dove qualche cliente quadrupede attendeva di essere visitato e guarito. Ma nonostante il tempo
trascorso, alcuni ricordi affiorano freschi nella
mia mente. E si tratta di immagini e di frasi che
si ricollegano frequentemente al vino.
A questo punto si rende necessaria una chiarificazione sul tema.
Cosa intendiamo per “vino in Veterinaria”?
Si tratta delle applicazioni del vino nell’ambito
della clinica degli animali oppure di come, quando e quanto bevono i Veterinari nel corso dell’esercizio della loro professione?.
Ritengo che tanto l’uno quanto l’altro dei due
argomenti sia da prendere in esame.
Nel primo caso i dati disponibili sono senza dubbio storicamente e scientificamente probanti;
nel secondo, ritengo si tratti di dicerie di colleghi
astemi.
Le segnalazioni più remote risalgono all’epoca
della Roma imperiale, quando il vino veniva
somministrato per rito agli animali da sacrificare
alle divinità, quasi a rendere più prelibata e veritiera (ricordiamo l’asserto “in vino veritas”) l’offerta che veniva fatta. Al medesimo periodo si
debbono le prime somministrazioni del vino nei
bovini con indicazioni molto varie e posologie
differenziate anche in rapporto con il tipo di
vitigno di origine. Una vera scienza farmacologica con elenco di vini diuretici, normalizzanti dell’intestino, coleretici, ruminativi,
cardiotonici, le cui azioni erano eventualmente
esaltate dall’aggiunta di piccole quantità di
radici, di infusi o di decotti di foglie. Il criterio
di somministrazione era altrettanto vario: al
mattino dopo digiuno per un giorno;
come decotto tiepido ed a dosi variabili da uno a due litri per bovino adulto e
per giorno.
Si tratta di una esperienza clinico-farmacologica che ha trovato l’equivalente nel
settore della medicina umana. Bisogna infatti ricordare che nell’antichità e fino al Medioevo
avanzato, non esisteva il Veterinario e che al Medico dell’uomo era affidata anche la cura degli animali.
In Giappone i bovini della razza Matsuzaka nella regione
di Tajima sono sottoposti
ancor oggi a particolari cure
preparatorie per la macellazione. Questi bovini vengono
alimentati negli ultimi mesi di
I
vita con vino e birra, confetture, focacce di riso,
frumento, crusca di riso e di grano e sono massaggiati regolarmente con panni inumiditi di birra calda. La carne che se ne ricava è particolarmente quotata per il suo colore, il suo aroma e
sapore e per la tenerezza ed è merceologicamente classificata come “magra, di colore rosso
ciliegia, marmorizzata e con grasso cremoso”.
Tornando ai ricordi della mia professione di clinico ho osservato che spesso non si utilizzava vino comune ma di bottiglia. Meglio se invecchiata.
Per l’allevatore di bovini, la parte più nascosta
della cantina, quella dei classici sotto tappi ben
oliati, diveniva così anche farmacia. Il bovino lo
beveva con piacere e l’efficacia era indubbia e,
specialmente nelle indigestioni o a sostegno del
cuore nei parti difficili, magari con l’aggiunta di
zucchero, i risultato rapido e sorprendente.
Oggi l’Industria farmaceutica si è imposta con
costose boccette che indicano la presenza di
preziosi metil-butil-azopiridil-dicheto ecc. e la
buona pratica-rito della bottiglia di vino come
veicolo di farmaco, nonché di vera medicina è
scomparsa. Peccato perché si trattava di un rituale vero e proprio: il rito della ricerca del vino
migliore in cantina, quello dell’estrazione cauta
e delicata del tappo e l’assaggio di qualificazione; poi l’intiepidire della bottiglia a bagnomaria.
Era rito l’atto di golosità con cui l’animale accettava il benefico sole di qualche anno prima, trasformato in liquore; ed era rito la gioia del contadino che vedeva il frutto del suo sudato lavoro
nella vigna, trasformarsi in guarigione per l’animale ammalato. Ed allora aveva inizio un nuovo
rito. Quello della gratitudine e dell’ospitalità. Si
controllava l’efficacia della “medicina-vino” anche sull’uomo, sturando una bottiglia sorella. E
la si beveva insieme, il Veterinario, il contadino e
la sua famiglia.
Quest’ultimo rito avveniva nella stalla, utilizzando come appoggio una balla di paglia o, d’estate, nella “sala “ che era sempre il luogo più fresco dell’abitazione.
Sono ormai bei ricordi di un vissuto intenso e genuino che, in mondo che tende ad uccidere le
emozioni, van tenuti stretti e raccontati …magari in compagnia di una
buona bottiglia di vino.
Trimestrale di informazione dell’Unità Sanitaria Locale
Direzione e Redazione. Ufficio Stampa USL
Via Guido Rey, 1 - 11100 AOSTA - TEL 0165/544501 - FAX 0165/544626
[email protected]
Direttore Responsabile
Giorgio GALLI
Segretaria di Redazione:
Paola BOCCO
Grafica
Pier Francesco Grizi
Aosta - 0165/364161
Tipografia Valdostana
Aosta - 0165/239559
Valpelline - Collezione Silvio Mazzarello
Hanno collaborato a questo numero
Carlo Bandirola
Paola Bocco
Silvana Bosonin
Dario Cantalupi
Monia Carlin
Anna Castiglion
Antonio Colotto
Alfredo Diano
Daniela Fachin
Patrizia Forneris
Antonio Fosson
Giorgio Galli
Maria Teresa Ghione
Silvio Giono Calvetto
Greenetto
Cristiana Malandrone
Massimo Mazzella
Roberto Novati
Roberta Oriani
Lalla Paolone
Carlo Poti
Donata Retegno
Carla Stefania Riccardi
Antonella Schiavello
Paolo Servi
Mery Stellino
Luigi Sudano
Tiziano Trevisan
Teresa Zanin
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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’UNITÀ SANITARIA LOCALE VALLE D’AOSTA
Codice da Vinci atto terzo
di Marco Cinotti (Responsabile ADI)
a scorsa puntata ci siamo lasciati con il torneo svoltosi a Pisa nel 1223
al quale partecipò il grande matematico Leonardo Fibonacci che stracciò
tutti risolvendo questo enigma : “Quante coppie di conigli si ottengono
in un anno, salvo i casi di morte, supponendo che ogni coppia dia alla luce
un’altra coppia ogni mese e che le coppie più giovani siano in grado di riprodursi già al secondo mese di vita?”. Il nostro dette immediatamente la risposta esatta, tanto che molti pensarono che conoscesse già la soluzione; la sequenza riproduttiva è: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233, 377... .
Quindi se al primo mese c’è una coppia di conigli, al dodicesimo sono 144. In
molti mi hanno dato la risposta: esatta quella dell’anonimo che mi ha inviato la soluzione su di un post it giallo.
Questi numeri sono noti ancora oggi come “numeri di Fibonacci”. La prima
cosa si nota, in una serie che sembra composta da numeri casuali messi in fila per ordine di grandezza, è che ogni termine è dato dalla somma dei due
che lo precedono: 1,1,2,3,5,8,.... E sin qui la cosa sembra semplice, ma a
questa sequenza sono legate virtù straordinarie che hanno riscontri inimmaginabili e ne fanno una chiave universale, qualcuno sostiene addirittura “divina”.
Da un punto di vista matematico si possono ottenere una serie impressionante di “trucchi”, che vi risparmio: il più importante è che se un qualsiasi
numero della serie è elevato al quadrato, questo è uguale al prodotto tra il
numero che lo precede e quello che lo segue, aumentato o diminuito di una
unità.
Altra particolarità “nascosta” è che il rapporto tra due termini successivi della sequenza si avvicina molto rapidamente al numero decimale 0,618:
1:2=0,500
2:3=0,667
3:5=0,6
5:8=0,625
8:13 = 0,615
...
...
34:55=0,618
Il numero irrazionale , di cui 0,618 è una approssimazione, è noto con il nome di “Numero Aureo”, e viene definito come il rapporto della sezione aurea,
o proporzione aurea. Tale rapporto è stato considerato, sin dalla sua scoperta, come rappresentazione della legge universale dell’armonia.
Volendo definirlo nel crudo linguaggio teorico: in un segmento si fissi un punto intermedio in modo che lo divida in parti diseguali. Le parti sono dette in
Rapporto Aureo se la parte più corta è proporzionata alla più lunga allo stes-
L
so modo della parte lunga rispetto all’intero segmento.
La “spirale logaritmica” è intimamente legata a questo rapporto: la sezione
della conchiglia nel Nautilus, un mollusco marino che gonfia la sua conchiglia
con il gas per poter regolare il suo galleggiamento e spostarsi nell’acqua, nelle sue volute rispecchia esattamente la proporzione di 0,618 tra una spira e
la successiva.
La storia dell’arte ci insegna che la proporzione aurea fu molto utilizzata dagli antichi: i Greci, come rapporto armonico nelle costruzioni architettoniche
e nelle rappresentazioni scultoree, per esempio nelle proporzioni delle Cariatidi che reggono l’Eretteo o nel Partenone nell’Acropoli Ateniese, gli egiziani
per le piramidi. Il rapporto aureo fu largamente ripreso
anche nel Rinascimento. Leonardo da Vinci ne fu
affascinato: il genio rinascimentale fu il primo
anatomista della storia. In quell’epoca la chirurgia era rudimentale; il sezionare i cadaveri
veniva considerato una eresia, e come tale punita, perché si sosteneva che il corpo non dovesse
essere mutilato in attesa del giorno del giudizio. L’unica anatomia interna conosciuta derivava dalla dissezione del cadavere degli animali: veniva preso come riferimento il maiale, anche se oggi questo suona per noi come poco dignitoso. Ma i suini, per esempio, non hanno l’appendice, e risultava così oscura l’origine di quella malattia che
allora veniva chiamata “il mal di ventre”, la nostra appendicite, davanti alla quale i cerusici del tempo erano impotenti. Questo atteggiamento etico religioso rispetto al corpo umano fece rimanere indietro di secoli la medicina occidentale. Invece le scuole mediche arabe, che non avevano questo tabù, a partire dai mitici Avicenna e Averroè, erano molto più avanzate. Gli studi di Leonardo Da Vinci sul corpo umano, comprovati dagli stupendi disegni
anatomici, hanno indicato il numero Aureo come
il rapporto esteticamente più piacevole tra le proporzioni del corpo umano (ad esempio tronco/gambe).
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Il genio fiorentino ne aveva trovato riscontri inoppugnabili misurando corpi e
membra: è il numero che si ottiene dividendo l’altezza di una persona con la
distanza da terra del suo ombelico; ma ancora è il rapporto tra la distanza
dalla spalla alla punta delle dita, per la distanza dal gomito alla punta delle
dita. Questa proporzione si trova un po’ dappertutto nel corpo umano, nelle
articolazioni delle dita, nelle sezioni della colonna vertebrale. Leonardo applicò questa regola nella sua famosa opera “l’uomo vitruviano” (chiamato
così in onore di Marco Vitruvio, un grande architetto che nel suo libro “De architectura” aveva lodato l’armonia della proporzione divina), e nella “Gioconda”, opere che troviamo citate nel libro di Dan Brown. Ma troviamo rispettato il numero aureo anche nelle opere di Michelangelo, di Durer e tanti
altri. L’armonia si trova anche nelle opere musicali di artisti come Mozart,
Beethoven, Schubert, Debussy, e Bartok, solo per citarne alcuni. Stradivari usò
questa proporzione per calcolare esattamente la posizione dei fori nei suoi
celebri violini. Ma ritroviamo 0,618 anche nell’architettura moderna: il Palazzo di Vetro dell’ONU ha proporzioni auree.
Gli uomini dunque possono essere rimasti affascinati dalla serie di Fibonacci
e dal numero aureo, ma osserviamo la natura: questa la serie approssima il numero di placche che si contano procedendo per circonferenze, a partire dalla base in un frutto di ananas, analoghi esempi valgono per le pigne, i lati della banana, la struttura dei grappoli d’uva, ed in altri infiniti esempi.
Un rettangolo i cui lati siano in Rapporto Aureo è detto Rettangolo Aureo. Esempi di Rettangolo Aureo sono ovunque intorno a
noi: le carte in formato standard ISO, come Bancomat, carte di credito, carte
SIM per telefoni cellulari.
Un’applicazione moderna di questi numeri si può riscontrare presso la
borsa valori di Milano. Prendendo spunto da Fibonacci, uno dei più
grandi protagonisti della storia della matematica, Ralph Elson Elliot elaborò una precisa teoria di previsione dei mercati finanziari
con la quale in tempi recenti sono stati anticipati i più grandi rialzi e i
più grandi crolli di borsa. Usando le onde di Elliot ed i numeri di Fibonacci, il
docente universitario G. Migliorino ha previsto con incredibile precisione il
punto minimo del drammatico ribasso dell’estate ‘98. Non risulta però se lo
studioso si sia arricchito con questa teoria.
Oggi siamo nell’era dei computer: ebbene, i numeri di Fibonacci sono utilizzati anche dai sistemi informatici. In particolare vi è un complesso meccanismo basato su tali numeri, detto “Fibonacci heap” che viene utilizzato nel
processore Pentium della Intel per la risoluzione degli algoritmi.
Programma di promozione della salute
“Liberi dal fumo”
Attivazione ambulatorio per la disassuefazione
dal fumo e corsi per smettere di fumare
A cura dell’UB Affari Generali e Legali
ELEZIONI INTEGRATIVE DEL CONSIGLIO DEI SANITARI
di Monia Carlin (UB Affari Generali e Legali)
zioni integrative indette dal Direttore Generale, attenendosi alle
disposizioni impartite dalla Giunta Regionale con deliberazione n.
2035 del 27/06/2005. Le elezioni hanno avuto luogo il giorno
martedì 11 ottobre. A seguito delle elezioni il Consiglio dei Sanitari risulta così composto:
PRESIDENTE:
dott. Clemente PONZETTI,
Direttore Sanitario dell’Azienda USL Valle d’Aosta
l Consiglio dei Sanitari è un organismo dell’Azienda USL con
funzioni di consulenza tecnico sanitaria. Tale organismo è disciplinato dall’art. 24 della legge regionale 25/01/00, n.5, di recente modificato dall’art. 22 della legge regionale 25/01/05, n. 1.
Conformemente all’originaria normativa il Consiglio dei sanitari,
nominato con deliberazione del Direttore Generale n. 1053 del
20/05/02, era composto da 11 membri: il Direttore Sanitario (Presidente), 4 dirigenti medici ospedalieri, 2 dirigenti medici extraospedalieri (1 del Dipartimento di Prevenzione e 1 veterinario), 2
laureati sanitari non medici, 1 rappresentante del personale infermieristico e 1 rappresentante del personale tecnico sanitario.
Nel 2005 la normativa, in materia di composizione del Consiglio
dei sanitari, ha subito delle modifiche. In particolare, ai sensi dell’art. 24 della legge regionale 25/01/00, n. 5 così come modificato dall’art. 22 della legge regionale 25/01/05, n. 1, tale organismo
deve essere composto dal Direttore Sanitario (Presidente), 8 dirigenti medici ospedalieri, 3 dirigenti medici extraospedalieri (di cui
1 del Dipartimento di Prevenzione e 1 veterinario), 2 laureati sanitari non medici, 1 rappresentante del personale infermieristico, 1
rappresentante del personale tecnico sanitario, 1 medico di medicina generale, 1 pediatra di libera scelta, 1 specialista ambulatoriale interno, 1 rappresentante del personale della riabilitazione, 1
rappresentante del personale di vigilanza ed ispezione ed infine 1
rappresentante del personale ostetrico.
Al fine, quindi, di rendere l’organismo conforme alle vigenti disposizioni, il Consiglio dei Sanitari, già nominato con deliberazione
del Direttore Generale n. 1053 del 20/05/02, doveva essere integrato come segue: 4 dirigenti medici ospedalieri, 1 dirigente medico extraospedaliero, 1 medico di medicina generale, 1 pediatra
di libera scelta, 1 specialista ambulatoriale interno, 1 rappresentante del personale della riabilitazione, 1 rappresentante del personale di vigilanza ed ispezione ed infine 1 rappresentante del
personale ostetrico.
I componenti di cui sopra sono stati nominati a seguito delle ele-
I
MEDICI OSPEDALIERI
DOTT. NEBIOLO Pier Eugenio
DOTT. CROTTA Sergio
DOTT. DI VITO Francesco
DOTT. NORAT Giorgio
DOTT. BERTOLIN Renato
DOTT. SILVESTRI Gian Franco
DOTT.SSA TASSARA Maria Angela
MEDICI NON OSPEDALIERI
DOTT. D’ALESSANDRO Giovanni
DOTT. CONCA Pierangelo
VETERINARI
DOTT.SSA GIORDA Elisa Stefania
LAUREATI NON MEDICI
DOTT.SSA BONFANT Giovanna
DOTT.SSA SANGUINETI Raffaella
PERSONALE INFERMIERISTICO
I.P. PIVOT Cristina
PERSONALE TECNICO-SANITARIO
SIG.RA MAGGI Gabriella
MEDICI DI MEDICINA GENERALE
DOTT. ROSSET Roberto
PEDIATRI DI LIBERA SCELTA:
DOTT.SSA GERACE Enrica
SPECIALISTI AMBULATORIALI INTERNI
DOTT.SSA BENEDETTI Maria Clorinda
PERSONALE DELLA RIABILITAZIONE
SIG. CAVALET GIORSA Fulvio
PERSONALE DI VIGILANZA E ISPEZIONE
SIG. BERNO Andrea
PERSONALE OSTETRICO
SIG.RA PELLISSIER Lucia
Il Consiglio dei Sanitari, nell’attuale composizione, durerà fino alla data del 31/05/2007.
ell’ambito del programma di salute “Liberi dal
fumo”, l’Azienda USL della
Valle d’Aosta e la sezione regionale della Lega Italiana
per la Lotta contro i Tumori,
hanno messo a punto un
“pacchetto” di interventi
congiunto destinato a tutti
coloro che intendono liberarsi dal vizio del fumo di sigaretta.
Il programma comprende l’attivazione di un apposito ambulatorio per la disassuefazione dal fumo gestito da medici dell’Unità Operativa di
Pneumotisiologia, che effettueranno visite specialistiche,
e un corso di gruppo della durata di 10 incontri serali tenuto da uno psicologo/psicoterapeuta della Lega
Tumori.
Nel dettaglio:
N
Azienda USL / UB Pneumotisiologia
Ambulatorio disassuefazione dal fumo
Sede - via Guido Rey, 3 – Aosta
tel. 0165.544463
Attivo un pomeriggio alla settimana, propone
una serie di 6 incontri con cadenza quindicinale
Nel corso della prima visita verranno effettuati i
seguenti esami: Rx torace, Prova di Funzionalità
Respiratoria, Saturimetria transcutanea, misurazione del CO transcutaneo. Verrà inoltre richiesto
all’utente di compilare un breve questionario
(Test di Fagerström) finalizzato a misurare il grado di dipendenza dal fumo di sigaretta.
Nelle visite successive verrà controllato di routine solo il CO, mentre eventuali approfondimenti
saranno conseguenti a situazioni patologiche rivelatesi con gli esami di base.
Le prenotazioni avverranno tramite CUP (848809090)
Il ticket sanitario richiesto per i sei incontri è di
euro 25,00.
I tempi di attesa sono di soli 7 giorni
Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori
Sede – via Tourneuve, 16/a – Aosta
tel. 0165.31331
Organizza specifici corsi, tenuti da uno psicologo/psicoterapeuta, utilizzando tecniche psicologiche che hanno lo scopo di rendere più consapevole il fumatore, approfondire le motivazioni
che lo legano alla sigaretta, proporre comportamenti che aiutano a rimandare il fumo sino ad
eliminarlo e sostituirlo con valide alternative.
Il corso ha una durata di 10 incontri serali per
una durata complessiva di circa due mesi. Sono
previsti incontri di verifica a distanza di alcuni
mesi.
L’intero corso è gratuito.
Per l’iscrizione al corso si può telefonare, inviare
un fax (0165-363894) o una e-mail ([email protected])
Gli utenti interessati potranno accedere al “pacchetto antifumo” sia attraverso Lega Tumori che
l’ambulatorio USL
Infine, ricordiamo che è in fase di preparazione
un pieghevole informativo al riguardo, che verrà
distribuito in tutte le sedi sanitarie.
newsl25ok
13-12-2005
15:13
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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE DELL’UNITÀ SANITARIA LOCALE VALLE D’AOSTA
Ci scrive il Sen.Antonio Tomassini
Abbiamo ricevuto una lettera dal Sen. Antonio Tomassini (tramite il Sen. Augusto Rollandin), Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica, il quale – impossibilitato a partecipare alla 9a Conferenza Nazionale della Rete HPH di Courmayeur per impegni concomitanti – attraverso poche ma significative righe esprime alcune importanti considerazioni sul tema della comunicazione in sanità. A lui va il nostro ringraziamento.
La mia Africa 2
di Teresa Zanin (UB OSRU)
Roma 28/09/2005
Cari amici,
In questo numero non parleremo di associazioni di volontariato, di ONG
o altro, ma dell’esperienza – come volontaria in un villaggio africano del
Togo – di una nostra amica e collega. Di seguito il resoconto e alcune
belle immagini.
è con grande rammarico che non posso partecipare, come avevo già stabilito, alla 9° Conferenza nazionale degli Ospedali per la promozione della salute rete HPH sul tema “Comunicare la salute: il
ruolo dell ’ospedale e del distretto”. E’ un tema suggestivo, di grande attualità e importanza e che vedrà impegnati nel dibattito illustri relatori, rappresentanti del governo e delle istituzioni, ai quali rivolgo un caloroso saluto.
Togo. Africa, Africa nera.
0 giorni durati 30 mesi, 30 giorni di emozioni sconvolgenti, 30 giorni
di estrema riflessione su tutte le incoerenze del mondo di oggi.
Primo impatto: Lomé, la capitale. Scarsa igiene, caos, auto, taxi collettivi,
motorini attorcigliati in gomitoli di traffico, giganteschi mercati multicolore e stracolmi di gente, caldo soffocante...caratteristiche che distanziano e, contemporaneamente, accomunano le nostre città occidentali.
Le cose che colpiscono di più (oltre alla totale assenza delle comodità)
sono la consistenza del tempo, il ritmo delle azioni (ogni ora sembra una
giornata, ogni atto goduto al rallentatore) ed i bambini. I bambini? L’impressione è quella di trovarsi intrappolati in uno sciame di moscerini che
si sposta in tutte le direzioni: in un primo tempo sono così somiglianti e
così numerosi che riesci a distinguerli solo dalle magliette colorate...e
poi, i giorni passano ed impari a riconoscerli, a chiamarli per nome, diventa impossibile confonderli, ti potenziano il cuore.
Prima di tornare in Italia, sembra di vivere in Africa da sempre. In pochi
giorni rendi tue le consuetudini del posto, ti organizzi secondo le possibilità: impari a dormire per terra, a convivere con gli “animaletti”, a percorrere la stradina che porta al bagno (brousse), a portare i secchi di acqua sulla testa, a fare a meno dello specchio, a vedere nel buio, a mangiare con le mani in un piatto comune...
Dal punto di vista pratico, oltre alla completa condivisione delle attività
quotidiane (lavorare nei campi ed accudire la casa) il mio apporto concreto l’ho svolto attraverso la sensibilizzazione sul fenomeno dell’HIV, il
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La comunicazione è una delle principali aree moderne di impegno e di confronto per tutta la società.
In sanità, assume poi caratteri di particolare peculiarità: come dice il famoso motto francese “savoir
faire, faire et faire savoir”; bisogna quindi imparare, fare e far conoscere. Vi è quindi un intreccio di
tre anelli, strettamente tra loro connessi, che sono l ’informazione la formazione e la comunicazione.
La comunicazione da rivolgere a tutti, dovrebbe essere figlia della scienza, ovvero del sapere, ma può
apparire più energica a seconda della potenza del canale usato e degli interessi coinvolti. Spesso si può
fare credere il verosimile più importante della verità ed il fenomenale più dell ’ordinario: basta pensare all ’esempio dei trapianti in cui supposte “resurrezioni” fanno diminuire le donazioni, testimonianze di grande generosità le fanno aumentare. In generale, è purtroppo più facile che siano le notizie sfavorevoli che quelle buone a svilupparsi. Si creano così numerose ambiguità.
La comunicazione in sanità, comprendendo anche formazione e informazioni, presenta una potenzialità formidabile che offre due percorsi: il primo negativo, è quello di riprodurre un mostro che crea
lacerazioni, contrapposizioni, timori; il secondo positivo, è quello di un’opportunità in cui meglio si
diffondano le certezze e le informazioni al paziente che solo in questo modo può veramente garantirsi una scelta libera e consapevole.
E’ indispensabile dar vita ad una forte alleanza tra parlamentari, operatori e cittadini, in modo che,
ciascuno per la sua parte, possa recare un contributo ad una costruzione che, nel rispetto delle informazioni corrette, sviluppi una maggiore attenzione alla persona e conseguentemente una migliore tutela della salute.
Ringrazio dunque gli organizzatori della Conferenza ed esprimo vivo apprezzamento per questa significativa iniziativa che porterà, grazie alle riflessioni dei partecipanti, un valido contributo di idee
e di esperienza.
Sen Antonio Tomassini
sostegno scolastico (matematica e lingua francese) e la progettazione,
insieme ad altri volontari italiani/togolesi (Nicola e David) ed ai giovani
del villaggio di Ekpegnon (AJAD Association des Jeunes et Adolescents
pour le Développement) di interventi di sostegno in campo sanitario (già
attivato), scolastico (borse di studio e adozioni a distanza), infrastrutturale (costruzione di un pozzo e dei bagni) ed il microcredito (prestito di
piccole somme di denaro con restituzione senza interessi entro un anno
da reinvestire in altre attività).
Sono partita tutta sola: a ricevermi all’aeroporto ho trovato due membri
dell’associazione di volontariato togolese alla quale ho fatto riferimento.
Perché ho deciso di vivere un’esperienza così significativa? Per vedere,
conoscere, provare in prima persona, seppur per un periodo di tempo limitato ma sufficiente, il vivere quotidiano di persone così diverse, così
lontane, così abbandonate ma fiere di loro stesse e… per portare alla luce una parte fondamentale di me stessa che avevo smarrito…il sorriso
dei miei occhi.
So di essere tornata a casa più ricca. Mi sembra di aver ricevuto più di
quanto ho dato...ma tutto quello che ho riportato con me, non l’ho rubato ma mi è stato donato. Per questo so che tornerò...per restituire una
parte del tesoro che ho avuto in dono...e mantenere la consapevolezza
che, come scritto sul muro di fango di una capanna, “Le bon rêve ne depend pas de la qualité du lit”...si...in Togo...dove le stelle fanno rumore...
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