Stanzione, M. (don) GIOVANNINO GUARESCHI E GLI ANGELI di

Stanzione, M. (don)
GIOVANNINO GUARESCHI E GLI ANGELI
di don Marcello Stanzione,
da http://www.riscossacristiana.it
Giovannino Guareschi, nato a Parma nel 1908 e morto a Cervia in provincia di Ravenna nel
1968, è famoso per i suoi libri su don Camillo, da cui hanno preso ispirazione i film
magistralmente interpretati da Fernandel. Diresse il settimanale Candido dal 1945 al 1957. I
suoi libri prevalentemente umoristici, offrono un’acuta analisi della società italiana
all’indomani della seconda guerra mondiale. Tra di essi si ricordano : Il destino si chiama
Clotilde (1942), Diario clandestino (1946), Lo Zibaldino (1948), Mondo piccolo: Don Camillo
(1948).
Pochi sanno che Guareschi si dilettava pure a disegnare fumetti: tra gli altri svariati soggetti,
per lo più di taglio ironico e grottesco, compaiono diverse rappresentazioni degli angeli
custodi. Sono disegnati in un modo che fa sorridere e rende sereni; quei pochi tratti a matita
hanno il dono di trasmettere qualcosa di molto profondo, di antico e familiare: sono il frutto di
una sensibilità umanissima, educata secondo le più elementari verità della fede cattolica. Senza
supponenza Guareschi allude alla funzione delle creature più intelligenti che Dio abbia creato
al servizio dell’uomo e dell’ordine del cosmo, delle creature più dotate di una qualità che gli
uomini troppo spesso trascurano di esercitare: l’intelligenza. Nelle sue forme più sottili,
l’intelligenza è dono di una mente purissima, adamantina, priva d’ombre, ed è una qualità
essenziale alla comprensione della realtà, alla penetrazione del senso intimo alle cose. La più
semplice conoscenza , intuitiva e diretta, delle cose naturali, è infatti il presupposto per ogni
successiva gnosis, delle realtà immateriali, esperita dall’uomo soltanto sotto forma analogica, ad
speculum et in aenigmata, secondo la nota espressiva paolina. Gli angeli dunque somigliano alla
sostanza della nostra intelligenza, di per sé immateriale, quando riesce a penetrare l’intima
realtà dell’esperienza umana sensibile, ovverosia ciò che si qualifica come ente: e questa
somiglianza potrebbe anche essere assimilata alla qualità dell’intuizione spontanea, empatica
nei più piccoli tra gli uomini. Anghelos è, in realtà un termine di origine greca il cui significato
corrisponde a quello di “messaggero” celeste; di solito, nei principali libri della Bibbia, sia nel
Nuovo come nell’Antico Testamento serve a definire una funzione essenziale nell’economia
della salvezza.
Guareschi sintetizzava dunque, armato solo di buonsenso e di una felicissima intuizione,
nientemeno che l’aspetto più evidente della misericordia divina: l’aiuto offerto gratuitamente
agli uomini, soprattutto a coloro che sono spiritualmente i più piccoli, per il compimento del
proprio destino personale, per la realizzazione del desiderio innato di felicità e di giustizia che
accompagna e caratterizza la ricerca di ogni singolo uomo su questa terra. Il modo in cui
Guareschi tratteggia i volti e i corpi angelici potrebbe magari scandalizzare chi li confronti con
le splendide opere dell’iconografia cristiana ortodossa, che resta la più fedele allo spirito e al
fondamento della Rivoluzione cristiana, ma, a ben vedere, importa più considerare qui quale
fosse lo scopo che lo scrittore probabilmente si proponeva: assimilare gli angeli alle creature
più semplici, simpatiche e intelligenti che l’esperienza umana concreta conosce. D’altronde la
più alta teologia può rendersi pienamente accessibile alla comprensione, e opportunamente lo
stesso san Tommaso d’Aquino è in sintonia con il più sano realismo cristiano, e dunque… con
Don Camillo.