Reinventare la ruota o Quello che e’. Essenzialmente, e’ solo un proiettore. Ci sono due motivazioni che hanno ispirato questo progetto nella realta’. Un interesse per la rapresentazione di ombre anamorfiche (un'esplorazione della transizione dal 3D ad una prospettiva 2D) ed un forte desiderio di sfidare la nostra capacita’ di sfruttare creativamente la tecnologia (una esplorazione delle nostre capacita’). Queste si combinano con missioni piu’ generiche del nostro percorso artistico. Vale a dire, la ridesignazione di materiale (una esplorazione delle funzionalita’) ed il concetto di bellezza a ogni passo (un'esplorazione dell’estetica). Forse piu’ importante, questo progetto e’ anche un ringraziamento, un regalo per onorare le persone straordinarie che abbiamo scoperto a Firenze. I dettagli operative del macchingenio sono interessanti ma abbastanza comprensibili, quindi lasceremo all’opera stessa il dovere di esprimerli. Meraviglie inaspettate o Che cosa significa per noi. Per noi la cosa piu’ fantastica dell’arte che e’ il suo rapporto intrinseco con la scoperta. Per fare qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso, e’ necessario esplorare. Un esploratore deve o scegliere una destinazione ed inseguirla, o gettarsi attivamente nell'ignoto, tenendo gli occhi e la mente sempre aperti e sperando per il meglio. Lo stesso si puo’ dire dell'artista. Roald Amundsen, norvegese, e’ stato il primo uomo a raggiungere il Polo Sud e forse l'ultimo grande esploratore della terra. Mentre le frontiere della crosta terrestre stavano scomparendo, nuove frontiere stavano emergendo. Queste frontiere sono state inseguite dagli esploratori moderni. Scienziati ed ingegneri hanno esplorato le possibilita’ dei materiali e dei fenomeni fisici, mentre artisti e autori, come hanno sempre fatto, hanno esplorato il significato di una vita definita dalle frontiere emergenti della loro giornata. Quasi allo stesso tempo in cui Amundsen Rauld ha piantato la sua bandiera nel polo sud, il proiettore, cosi’ come lo conosciamo, e’ stato presentato, per la prima volta, da Edward Muybridge, ad un gruppo di investitori in un piccolo ufficio nel West London. Il proiettore presentato quel giorno rappresentava, fra molte altre cose, il primo passo verso una nuova frontiera. Il mondo delle immagini in movimento. Con una strana danza tra luce e ombra, tecnologia e arte, questo proiettore catturo’ le menti, i cuori ed i portafogli degli uomini in quella stanza e continua tuttora a catturarne molti, molti altri. Come societa’ abbiamo finanziato esplorazioni massiccie nel mondo delle immagini in movimento e, di conseguenza, queste hanno preso un posto centrale nella nostra narrazione. Oggigiorno, l'immagine in movimento incorpora un numero cosi grande di trucchi e tecnologie che, mentre ci sono poche persone al mondo che non sono state affette da questo fenomeno, c'e’ ne sono ancora meno (forse nessuno) che comprendono a fondo la magia coinvolta. Ci proponiamo di esplorare questo mondo misterioso anche se omnipresente, non con le aspirazioni di una comprensione completa, ma come artisti curiosi e affascinati all'idea di un'avventura in un noto sconosciuto. Abbiamo deciso di esplorare questa invenzione al fine di scoprire qualcosa, e anche se l'esplorazione non comporta necessariamente uno scoperta,e’ forse l'attivita’ piu’ capace di produrne una. Reinventing the wheel or What it is. Essentially, this a projector. There were two motivations that inspired this project into reality. An interest in anamorphic shadow imaging( an exploration of the transition from 3d to 2d perspective) and a strong desire to challenge our ability to creatively harness technology (an exploration of our capabilities). These emerged from our current missions on our artistic Journey. Namely, the redesignation of material (an exploration of functionality) and beauty at every step (an exploration in aesthetics). Perhaps most importantly, this project is also a thank you/goodbye gift honoring the amazing humans we discovered in Firenze. The details of the mechanism itself are meant to be interesting yet comprehensible so we will leave the details for the sculpture itself to express. Unforseen wonders or what It means to us. To us the most fantastic thing about art it's inherent relationship with discovery. To make something new, something different, one must explore. An explorer must either dream up a destination, and pursue it, or actively throw himself into the unknown, keeping his eyes and mind open while hoping for the best. The same can be said of the artist. Roald Amundsen, a Norwegian, was the first man to reach the south pole and perhaps the last great explorer of the earth. While the frontiers of the earth's crust were disappearing (there is a cycle here perhaps) new frontiers were appearing. These frontiers were championed by the new explorers of the day. Scientists and engineers were exploring the possibilities of physical material and phenomenon, while artists and authors, as they have always done, explored the meaning of a life defined by the emerging frontiers of their day. At Nearly at the same time that Roald Amundsen planted his flag upon the magnetic south pole, the projector, as we know it, was being shown, for the first time, to a group of investors in small office building in West London by Edward Muybridge. The projector shown that day represented, amongst many other things, the first step into a new frontier. The world of moving pictures. The projector, employing a strange dance between light and shadow, technology and art, would capture the minds, hearts and wallets of the men in that room and it would go on to capture many, many more beyond. As a society we have funded massive explorations into the world of moving pictures and, as a result, it has taken center seat as our storyteller. The modern moving picture involves so very many tricks and so very much technology that while there is few people in the industrial world that have not been affected by this phenomenon of an invention there is even fewer (arguably no single person) who have an understanding of the magic involved. We set out to explore this ubiquitous yet mysterious world, not with aspirations of a complete understanding, but as curious artists intrigued by the idea of an adventure into a well known unknown. We simply wanted to explore this invention in order to discover something and although an exploration does not necessarily entail discovery, it is, perhaps, the most likely activity to produce one.