La corrente tardiva di sodio: fisiopatologia e farmacologia di un nuovo bersaglio terapeutico Antonio Zaza Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Milano The sodium current (INa) plays a pivotal role in the propagation of electrical activity in the heart. However, a large body of evidence indicates that the “late” component of INa (INaL) may be enhanced in diseased myocardium. INaL enhancement has consequences on the electrical stability, contractile function and metabolism of cardiac myocytes, which may significantly contribute to disease progression. The possibility of blocking INaL selectively, that is to say without affecting the INa component involved in electrical propagation, has recently emerged. INaL has hence become a “therapeutic target”, thus far clinically validated in the treatment of angina and arrhythmias but, as suggested by bench evidence, potentially relevant to a wider range of cardiac disorders. Such multiplicity of effects originates from the complex network of cell functions affected by INaL enhancement; acquaintance with such a network is useful in fully exploiting the therapeutic potential of selective INaL inhibition. This review deals with the pathophysiology of INaL enhancement and with the basic principles underlying its selective inhibition. Clinical evidence of antianginal and antiarrhythmic efficacy of INaL inhibition is available, but its discussion goes beyond the scope of this review. Key words. Arrhythmias; Late sodium current; Myocardial ischemia; Pathophysiology; Pharmacology; Ranolazine. G Ital Cardiol 2011;12(2 Suppl 10):3S-11S L’attuale approccio farmacologico alla cardiopatia ischemica cronica si basa principalmente sulla riduzione del lavoro meccanico del cuore, compendiato dal prodotto fra pressione arteriosa e frequenza cardiaca (doppio prodotto). Anche gli interventi mirati primariamente ad aumentare il flusso coronarico agiscono sul tono della muscolatura vascolare e sono quindi destinati ad influenzare anche le resistenze sistemiche. Pur avendo indubitabili meriti, questo approccio è concettualmente limitato dal fatto che implica una riduzione della performance cardiaca, intesa come capacità di sostenere lavoro emodinamico. Sarebbe teoricamente possibile ridurre il consumo di ossigeno senza ridurre la performance cardiaca? La risposta è affermativa perché, a parità di lavoro emodinamico, il consumo di ossigeno dipende dall’“efficienza” del ciclo cardiaco. Inoltre, il flusso coronarico può essere modulato anche agendo sul rilassamento diastolico e, quindi, senza interferire sul controllo della pressione arteriosa. La possibilità di agire in modo positivo su efficienza e rilassamento diastolico è emersa dalla recente individuazione del ruolo patogenetico di una anomalia della corrente di sodio (INa) miocardica (trasportata dai canali voltaggio-dipendenti), consistente nell’aumento della sua componente persistente (late sodium current, INaL) (Figura 1)1, e dal© 2011 Il Pensiero Scientifico Editore L’autore dichiara di avere rapporti di consulenza con Menarini (Firenze) e di finanziamento della ricerca con Gilead (Palo Alto, CA). Per la corrispondenza: Prof. Antonio Zaza Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Piazza della Scienza 2, 20126 Milano e-mail: [email protected] la disponibilità di un farmaco in grado di contrastarla selettivamente. I prossimi due paragrafi illustrano rispettivamente il meccanismo e le conseguenze funzionali dell’aumento di INaL; l’ultimo paragrafo discute il meccanismo con cui è possibile inibire INaL selettivamente. Le evidenze cliniche dell’efficacia terapeutica del blocco di INaL, seppur disponibili, non vengono discusse nella presente rassegna. PATOGENESI DELL’AUMENTO DI INaL INa è condotta da una proteina canale la cui conformazione è sensibile al potenziale esistente a cavallo della membrana cellulare. Sulla scorta delle evidenze sperimentali, le variazioni della conformazione del canale, che ne modulano la conduttanza durante le vari fasi del ciclo elettrico (Fasi 0-4), sono schematizzabili come illustrato nella Figura 22. A potenziale diastolico (Fase 4) il poro è chiuso dalla giustapposizione dei quattro domini della proteina (D1-D4) che formano il canale. La depolarizzazione oltre la “soglia di attivazione” (circa -70 mV) trascina verso l’esterno i domini in modo sequenziale. La deformazione della proteina che segue allo spostamento dei primi tre domini (D1-D3) apre il poro, permettendo il passaggio della corrente (Fase 0, attivazione). Lo spostamento dell’ultimo dominio (D4) segue con qualche millisecondo di ritardo e completa l’attivazione, ma permette contemporaneamente alla “particella di inattivazione” (un segmento citoplasmatico della proteina) di legarsi alla bocca intracellulare del canale, causandone inattivazione (Fase 1). G ITAL CARDIOL | VOL 12 | SUPPL 2 AL N 10 2011 3S LA CORRENTE TARDIVA DI SODIO L’inattivazione è quindi secondaria all’attivazione e limita la durata di INa a pochi millisecondi, corrispondenti alla fase di depolarizzazione rapida del potenziale d’azione. Lo stato inattivato persiste durante la fase di plateau (Fase 2) e viene rimosso (recupero dall’inattivazione) solo dal ritorno del dominio D4 alla posizione iniziale, causato dalla ripolarizzazione (Fase 3). In condizioni normali, lo stato inattivato del canale è stabile e la probabilità che esso ritorni aperto durante la fase di plateau (Fase 2), seppur non nulla, è molto piccola (INaL quasi nulla). Tuttavia, in condizioni patologiche, tale probabilità aumenta e permette ad una frazione più significativa di INa di persistere durante la fase di plateau (Fase 2 patologica in Figura 2). L’aumento patologico di INaL è quindi interpretabile come destabilizzazione dello stato inattivato dello stesso canale che conduce la INa fisiologica. Aumento di INaL si osserva in risposta a diversi stimoli patogenetici (ipossia, esposizione a superossidi, metaboliti ischemici, ecc.)3,4 ed è sostanziale nell’insufficienza cardiaca di varia eziologia5,6. Esso è quindi verosimilmente una conseguenza relativamente aspecifica di sofferenza cellulare. Osservazioni recenti suggeriscono che i vari stimoli che inducono INaL riconoscano un mediatore ultimo comune nell’eccessiva fosforilazione del canale da parte della Ca2+-calmodulina-kinasi (CaMKIIδ)7. Quest’ultima è attivata dal calcio (Ca2+) citosolico e dai radicali liberi dell’ossigeno, le cui concentrazioni aumentano precocemente nella disfunzione cellulare. Uno spiccato aumento di INaL consegue inoltre a mutazioni del canale del sodio, che alterano la stabilità del meccanismo di inattivazione, e spiega le manifestazioni cliniche della sindrome di prolungamento della ripolarizzazione denominata LQT38. CONSEGUENZE DELL’AUMENTO DI INaL L’aumento di INaL ha due effetti diretti: 1) rallenta la velocità di ripolarizzazione; 2) cambia il bilancio dei flussi da cui dipende la concentrazione intracellulare dello ione sodio (Na+). Questi effetti determinano una cascata di alterazioni secondarie, spesso legate da feedback positivo, di significato sia per la funzione elettrica che per quella contrattile e metabolica. Il rallentamento della ripolarizzazione implica prolungamento del potenziale d’azione (rilevabile all’ECG come aumento del QTc) e tende ad aumentarne la variabilità temporale e spaziale9,10. La stabilità della ripolarizzazione è infatti condizionata dalla velocità di variazione del potenziale di membrana11, la cui riduzione facilita fenomeni a chiaro significato aritmogeno, quali i post-potenziali precoci12. Non sorprende, quindi, che l’aumento di INaL causi direttamente tali fenomeni e ne faciliti l’induzione da parte di altri farmaci13,14. In condizioni normali, INaL ha ampiezza molto minore della componente transiente di INa (INaT) (dell’ordine dell’1%); tuttavia la durata di INaL eccede di circa 100 volte quella di INaT. Se ne conclude che le due componenti di INa hanno più o meno lo stesso peso nel mediare l’ingresso di Na+ nella cellula15. Un aumento patologico di INaL può quindi perturbare in modo assai significativo l’omeostasi ionica intracellulare. L’eccessivo ingresso di Na+ causa in primis corto-circuito della pompa Na+/K+; infine, se la capacità di trasporto della pompa viene ecceduta, la concentrazione intracellulare di Na+ aumenta, una condizione che caratterizza l’insufficienza contrattile16. Le conseguenze secondarie a tale perturbazione appaiono subito chiare se si considera che la gran parte dei trasporti attivi di sostanze attraver- so le membrane cellulari di tutto l’organismo è alimentato dal gradiente di concentrazione del Na+. La Figura 3 confronta i movimenti di Na+ e Ca2+ durante l’accoppiamento eccitazione-contrazione normale (pannello A) e in presenza di aumento patologico di INaL (pannello B). Ad ogni ciclo, una quota del Ca2+ necessario ad innescare la contrazione entra nella cellula attraverso i canali del Ca2+ voltaggio-dipendenti del sarcolemma e, per evitare accumulo, deve esserne espulso. La maggior parte del flusso di espulsione del Ca2+ (contro gradiente) è sostenuta dallo scambio con il Na+ (gradiente a favore), mediato dalla proteina di trasporto NCX. Un aumento della concentrazione di Na+ nel citoplasma riduce l’espulsione del Ca2+, che viene captato dalla pompa SERCA nel reticolo sarcoplasmico17. L’apertura dei canali RyR, normalmente confinata alla sistole elettrica, viene facilitata dal sovraccarico di Ca2+ 18; ne consegue una elevata probabilità che il Ca2+ venga liberato dal reticolo sarcoplasmico in modo spontaneo durante la diastole. Le conseguenze immediate di tale situazione vanno dalla compromissione del rilassamento dei sarcomeri (funzione diastolica) alla genesi di fenomeni elettrici a significato aritmogeno (delayed afterdepolarization)17. Più a lungo termine, il Ca2+ svolge nella cellula svariate funzioni, che includono la modulazione di numerose attività enzimatiche, della trascrizione genica e del bilancio fra crescita e morte cellulare19,20. Di fatto, vie di segnalazione importanti per il “rimodellamento” cellulare e tissutale sono attivate dal Ca2+ 21,22; verosimilmente per questo, il Ca2+ cellulare viene attivamente confinato in specifici compartimenti dai sistemi di trasporto. È quindi ipotizzabile che l’aumento di INaL, compromettendo tale compartimentazione, abbia un ruolo attivo nell’evoluzione cronica del danno miocardico. L’aumento del Ca2+ cellulare che deriva da INaL ha, nell’immediato, un effetto inotropo positivo, che potrebbe essere significativo nel sostenere l’attività meccanica del miocardio con insufficienza avanzata23. Quindi, l’aumento di INaL nel miocardio ipertrofico/insufficiente potrebbe rappresentare, nell’immediato, un meccanismo adattativo al deficit contrattile. Tuttavia, analogamente a quanto accade per l’attivazione neuroumorale, l’aumento di INaL ha, a lungo termine, significato verosimilmente maladattativo, cioè tale da contribuire alla progressione del deficit contrattile24. Ciò nondimeno, in presenza di insufficienza cardiaca avanzata, un blocco di INaL può teoricamente comportare transitoria diminuzione della funzione contrattile e ciò dovrebbe essere tenuto in considerazione nell’applicazione terapeutica. Equivalenti acidi (H+) vengono continuamente prodotti dalla componente anaerobica del metabolismo energetico. L’espulsione attiva di H+ dalla cellula è largamente affidata ad uno scambiatore Na+/H+ (proteina NHE in Figura 3) e viene quindi rallentata dall’eccesso di Na+ intracellulare25. Tale difetto nell’espulsione di H+, conseguente alla dissipazione del gradiente di Na+, acquisisce particolare significato durante ischemia, in cui la produzione di ATP dipende maggiormente dal metabolismo anaerobico (lattacido). Un aumento di INaL ha potenzialmente conseguenze dirette sull’efficienza meccanica del miocita, quantizzabile come rapporto fra lavoro emodinamico e consumo di ossigeno. Esso rappresenta infatti un meccanismo di “corto-circuito” del potenziale chimico generato, con dispendio di ATP, dalla pompa Na+/K+ (proteina NaK in Figura 3) e, secondariamente, di Ca2+ (SERCA). Inoltre, la persistenza di una contrazione attiva dei sarcomeri durante la diastole consuma energia senza contribuire alla gittata. G ITAL CARDIOL | VOL 12 | SUPPL 2 AL N 10 2011 5S A ZAZA Figura 3. Relazione fra i movimenti di Na+, Ca2+ e H+ durante un ciclo di accoppiamento eccitazione-contrazione normale (A) e in presenza di aumento patologico della corrente tardiva di sodio (INaL) (B). Nel pannello A, i riquadri numerati descrivono la sequenza di eventi nel ciclo; gli eventi che si riferiscono a sistole e diastole sono illustrati rispettivamente nella parte sinistra e destra della figura a scopo di schematizzazione. Nel pannello B, i riquadri descrivono le anomalie degli eventi del ciclo, derivanti dall’eccesso di INaL. La bibliografia a supporto del contenuto della figura è citata nel testo. FFA, acidi grassi liberi; RS, reticolo sarcoplasmatico. 6S G ITAL CARDIOL | VOL 12 | SUPPL 2 AL N 10 2011 LA CORRENTE TARDIVA DI SODIO Questi effetti si traducono in un incremento della componente del consumo energetico che non si estrinseca in lavoro meccanico e, quindi, a diminuzione dell’efficienza della pompa (aumento del consumo di ossigeno per ogni livello di lavoro emodinamico). È stato inoltre osservato che aumenti contemporanei delle concentrazioni citosoliche di Na+ e di Ca2+ conducono a caduta del potenziale chimico (rapporto NADH/NAD+) che il mitocondrio utilizza per produrre ATP26. In conclusione, le potenziali conseguenze di un aumento patologico di INaL sull’omeostasi ionica cellulare sono di ampio spettro, comprendendo aspetti “acuti” (aritmie, disfunzione diastolica, alterazioni del controllo del pH intracellulare, aumento del consumo di ossigeno) e cronici (rimodellamento miocardico). È quindi ipotizzabile che il blocco di INaL possa costituire un intervento terapeutico a significato “pleiotropico”; tuttavia, la sua efficacia clinica è stata per ora valutata solo in termini di effetto antischemico ed esistono solo dati preliminari circa l’effetto antiaritmico. Ci soffermeremo qui sui meccanismi relativi a questi effetti. INaL e ischemia miocardica La registrazione di INa richiede l’isolamento dei miociti, condizione in cui l’ischemia non può essere integralmente riprodotta. Tuttavia, l’esposizione dei miociti a componenti del quadro ischemico, quali ipossia, metaboliti ischemici, specie reattive dell’ossigeno, è in grado di indurre aumento patologico di INaL (per una rassegna della letteratura vedi Zaza et al.27). I meccanismi con cui un aumento di INaL può condurre ad alterazione del rapporto fra flusso coronarico e consumo di ossigeno (CF/VO2) sono conseguenza diretta delle alterazioni descritte nel paragrafo precedente. La compromissione del rilassamento diastolico28,29 limita il flusso coronarico per compressione estrinseca del circolo intramurale30. Tale meccanismo è limitato al circolo coronarico; quindi, la sua eliminazione non interessa necessariamente le resistenze di altri circoli. Il ruolo dell’eccesso di INaL nel limitare il flusso coronarico è indirettamente dimostrato dall’aumento della perfusione miocardica che deriva dal suo blocco selettivo31. La diminuzione dell’efficienza contrattile dei miociti implica aumento del consumo di ossigeno a parità di doppio prodotto (frequenza cardiaca x pressione arteriosa, espressione del lavoro emodinamico). Sia la dinamica del Ca2+ citosolico, che la risposta dei sarcomeri al Ca2+, vengono depressi dall’acidosi intracellulare25,32; quindi, la diminuita capacità di eliminazione dei H+ comporta verosimilmente una sensibilizzazione della funzione contrattile all’ischemia. Se ne deduce che un blocco di INaL può migliorare il rapporto CF/VO2 e la tolleranza del miocardio all’ischemia con meccanismi largamente indipendenti da variazioni della frequenza cardiaca o della pressione arteriosa e, pertanto, complementari a quelli caratteristici della terapia antischemica tradizionale. INaL e aritmie La destabilizzazione della ripolarizzazione e il sovraccarico intracellulare di Ca2+, conseguenti ad aumenti patologici di INaL, hanno chiaro significato aritmogeno. L’osservazione di un effetto antiaritmico del blocco selettivo di INaL, ampiamente dimostrato sperimentalmente33-35, non trova quindi difficoltà in- terpretative. Tale effetto dovrebbe tuttavia essere limitato alle condizioni in cui INaL è effettivamente aumentata, forse più probabili nel ventricolo che nell’atrio. Si è invece osservato un considerevole effetto della ranolazina, un bloccante che a livello ventricolare mostra elevata selettività per INaL27,33, anche sulle aritmie atriali. Benché la rilevanza di INaL sia stata recentemente estesa alle aritmie atriali36, la spiegazione di questa osservazione può risiedere anche nella peculiarità di INa espressa nel muscolo atriale (vedi sotto)37,38. MECCANISMO DEL BLOCCO SELETTIVO DI INaL Il farmaco che dimostra maggior selettività per INaL (rispetto a INaT) è la ranolazina27,33,39-41. Il meccanismo di tale selettività, illustrato nella Figura 4, può essere interpretato sulla scorta dei seguenti dati. La ranolazina si lega ad una porzione del canale, localizzata sul dominio D4 della proteina, con cui interagiscono tutti i generici bloccanti di INa (lidocaina, chinidina, ecc.), definito per questo “recettore degli anestetici locali”42. Il comportamento del blocco di INa durante depolarizzazioni cicliche suggerisce che la ranolazina si leghi al canale solo quando esso è nel suo stato inattivato37,43. Come rappresentato in modo schematico nella Figura 4, ciò è interpretabile assumendo che la conformazione assunta dalla proteina nello stato inattivato renda accessibile il sito di legame al farmaco (Fasi 1-2) e il recupero dall’inattivazione (Fase 3) determini quindi la dissociazione del farmaco44. Tuttavia, essendo il sito di legame comune ad altri farmaci, questo meccanismo potrebbe non essere sufficiente a spiegare la peculiare selettività per INaL dimostrata dalla ranolazina. È intuibile come un requisito per la mancanza di effetto su INaT sia la completa rimozione del blocco durante la diastole, prima della successiva eccitazione (Fase 4). Perché ciò avvenga, quando lo stato inattivato viene rimosso dalla ripolarizzazione della membrana, il farmaco deve rapidamente dissociare dal canale, e non può farlo attraverso l’ambiente idrofilico del poro, che rimane inaccessibile in questa fase. Un fattore che può favorire tale condizione è quindi un’elevata solubilità (mobilità) del farmaco nell’ambiente lipidico (idrofobico) della membrana, a cui contribuisce l’assenza di carica45. La Figura 5 confronta la frazione di farmaco presente in forma neutra a pH fisiologico (pannello A) per i farmaci la cui selettività per INaL (INaL/INaT block ratio) è stata misurata (pannello B)39-41. La non perfetta correlazione fra selettività e neutralità suggerisce l’influenza di fattori aggiuntivi; tuttavia, nel suo insieme, questa analisi supporta l’ipotesi che la ranolazina dissoci dal canale attraverso l’ambiente lipidico della membrana (Figura 4) e, più in generale, che il grado di ionizzazione contribuisca alla selettività per INaL. Diversamente da quanto accade nel ventricolo, nell’atrio una significativa frazione dei canali del Na+ permane nello stato inattivato durante tutta la diastole37. Ciò spiega perché nell’atrio la ranolazina perda parzialmente la sua selettività per INaL e alteri velocità di conduzione e refrattarietà più o meno come fa la chinidina (classe IA dei farmaci antiaritmici)37, farmaco di notevole efficacia sulle aritmie atriali. Dato che il rischio proaritmico dei farmaci come la chinidina dipende dalla loro azione sul ventricolo, l’atrio-selettività rappresenta un potenziale vantaggio nella terapia delle aritmie sopraventricolari. G ITAL CARDIOL | VOL 12 | SUPPL 2 AL N 10 2011 7S A ZAZA RIASSUNTO La corrente di sodio (INa) ha un ruolo fondamentale nella propagazione dell’attività elettrica nel muscolo cardiaco. Tuttavia, recenti evidenze indicano che la sua componente tardiva (late sodium current, INaL) sia aumentata nel miocardio patologico. Tale aumento ha importanti conseguenze sulla stabilità elettrica, sulla funzione contrattile e sul metabolismo cellulare, che contribuiscono a condizionare l’evoluzione della malattia. È recentemente emersa la possibilità di bloccare INaL selettivamente, cioè senza influenzare la componente di INa coinvolta nella propagazione. INaL è quindi diventata un “bersaglio terapeutico” la cui validità, per ora dimostrata clinicamente nella terapia della sindrome anginosa e delle aritmie, potrebbe teoricamente estendersi ad altre patologie. Tale pleiotropismo di effetti è interpretabile sulla base della rete di funzioni cellulari con cui l’aumento di INaL interferisce. La cono- scenza degli effetti dell’aumento di INaL è utile per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dal suo blocco farmacologico. Questa rassegna illustra la fisiopatologia dell’aumento di INaL e i principi di base con cui è possibile contrastarlo in modo selettivo. Non vengono invece discusse le evidenze cliniche dell’efficacia del blocco di INaL nella terapia antianginosa, per cui si rimanda il lettore ad altra fonte. Parole chiave. Aritmie; Corrente tardiva di sodio; Farmacologia; Fisiopatologia; Ischemia miocardica; Ranolazina. RINGRAZIAMENTI Si ringrazia Giunti O.S. Organizzazioni Speciali per la gentile collaborazione offerta nella realizzazione iconografica di questo documento. BIBLIOGRAFIA 1. Berecki G, Zegers JG, Bhuiyan ZA, Verkerk AO, Wilders R, van Ginneken AC. LongQT syndrome-related sodium channel mutations probed by the dynamic action potential clamp technique. J Physiol 2006; 570(Pt 2):237-50. 2. Armstrong CM. Na channel inactivation from open and closed states. Proc Natl Acad Sci U S A 2006;103:17991-6. 3. Fearon IM, Brown ST. Acute and chronic hypoxic regulation of recombinant hNav1.5 alpha subunits. Biochem Biophys Res Commun 2004;324:1289-95. 4. Gautier M, Zhang H, Fearon IM. Peroxynitrite formation mediates LPC-induced augmentation of cardiac late sodium currents. J Mol Cell Cardiol 2008;44:241-51. 5. Valdivia CR, Chu WW, Pu J, et al. 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