STORIA DELLA PSICOLOGIA
Le origini della psicologia
LE CONDIZIONI
Perché si possa parlare di scienza dell’uomo è necessario che questi possa essere oggetto di studio
scientifico. Per molti secoli il pensiero cristiano occidentale ha escluso questa possibilità. Non è stato però
sempre così, in particolare non lo era nel pensiero greco.
La psicologia nel pensiero greco
In quasi tutte le civiltà antiche non è chiaro il rapporto tra sistema nervoso e attività psichica. Per il
pensiero greco intelligenza e ragione sono localizzate nel cervello, la passione nel cuore.
Ippocrate propose una dottrina caratteriologica, in cui individua quattro umori che corrispondono a quattro
elementi: il sangue (aria calda e umida), la bile nera (terra fredda e secca), la bile gialla (fuoco caldo e
secco), flegma (acqua fredda e umida). In base al prevalere di uno di questi umori sugli altri la persona
svilupperà un certo temperamento, rispettivamente: sanguigno, melanconico, collerica, flemmatico.
L’uomo viene quindi considerato come parte della natura e può quindi essere studiato con i metodi delle
scienze naturali. Per Aristotele, in particolare, l’uomo è un animale e ad essi viene comparato
continuamente; accanto a una psicologia dell’uomo costruirà una psicologia animale e infantile.
Erofilo e Erasistrato svilupperanno delle sorprendenti descrizioni anatomiche sul sistema nervoso.
Erasistrato distingue un pneuma vitale, con sede nel cuore, e un pneuma psichico, con sede nel cervello
Dal medioevo al rinascimento
Il pensiero medievale è del tutto alieno allo studio dell’uomo, di cui nega addirittura la possibilità. Il mondo
è concepito secondo una struttura gerarchica, con alla testa Dio, immediatamente sotto l’uomo, che non
viene visto come facente parte della natura. In queste condizioni una scienza dell’uomo non solo è
impossibile, ma è addirittura empia (infatti vengono vietati gli studi anatomici)
Con il Rinascimento sarà possibile dare un nuovo impulso al pensiero umano: vi è un improvviso interesse
per l’uomo in quanto tale (non più visto in ottica trascendente) e come membro della natura.
La rivoluzione scientifica e il dualismo cartesiano
Il Seicento prosegue nell’opera di abbattimento delle barriere che il cristianesimo aveva messo attorno allo
studio dell’uomo.
Cartesio distinguendo tra res cogitas e res extensa, dimostra la prima sia priva di estensione e indipendente
dalla seconda, che, se si esclude il pensiero, è del tuttto in grado di funzionare autonomamente. I problemi
religiosi sono quindi relativi solo alla res cogitas. Questa divisione da un enorme impulso agli studi
anatomici a fisiologici. Il prezzo che si paga però è il perdurare del veto alle ricerche scientifiche sui
problemi del pensiero1
LA FONDAZIONE DELLE SCIENZE DELL’UOMO
I passi successivi da compiere perché possa nascere una scienza dell’uomo sono: il passaggio da un’indagine
sull’essenza della mente a una sui suoi processi, indipendentemente dalla sostanza che la compone; il
passaggio da una concezione di corpo come macchina a una sua concezione quale organismo animale, in
modo da poter ricostruire l’unità mente corpo.
Il primo passo verrà compiuto dagli empiristi inglesi e verrà quindi portato ai più fini livelli di analisi dagli
associazionisti. Il secondo passo verrà compiuto per lo più in Francia, soprattutto dagli ideologues
Dagli empiristi agli associazionisti
Il movimento empirista, i cui principali esponenti sono Locke, Berkeley e Hume, si caratterizza per
l’avversione ad ogni forma di idee innate, e per l’affermazione della derivazione di ogni conoscenza
dall’esperienza.2
Secondo Hume l’intelletto umano è determinato unicamente da fattori ambientali, ciò che l’uomo può
conoscere del mondo deriva unicamente da ciò che l’ambiente scriverà sulla sua mente, in principio tabula
rasa. Hume individuò inoltre nelle associazioni i processi fondamentali che regolano l’intelletto. Tra le idee
si costituiscono dei segreti legami secondo i seguenti principi d’associazione: somiglianza contiguità
temporale o spaziale, causazione3
Parlando di intelletto Locke si riferiva a una facoltà, e non più a una sostanza. In tal modo ogni discussione
metafisica veniva bandita, non perché si negasse la liceità di discutere sull’essenza dell’anima, ma perché si
indicava la via per indagare empiricamente sui processi e sugli effetti dell’anima, indipendentemente da
quale fosse la sua essenza.
1
Cosa si intende per dualismo cartesiano e quali implicazioni ha avuto per la nascita di una scienza
dell’uomo?
2
Quale movimento in contrapposizione al dualismo ha permesso di ricostruire l’unità mente corpo? Citi i
principali esponenti e le tesi sostenute da tale movimento.
3
Invocando lo studio dei processi che avvengono nell’intelletto Hume parla di associazioni, piega cosa si intende per
esse.
Mill formulò il principio dell’associazione sincrona, secondo cui ogni oggetto è per noi costituito da una
somma di percezioni diverse, che vengono da noi associate simultaneamente costituendo così un
“precetto” da cui deriva un’”idea”. Il figlio di Mill propose la teoria della “chimica mentale” secondo cui le
idee semplici, nel costituire le idee complesse si comportavano nello stesso modo degli elementi chimici
quando devono formare un composto.
Secondo Bain (che pur accettando una teoria associazionistica, ammette contemporaneamente l’esistenza
anche di fattori innati di organizzazione del comportamento), il movimento precede la sensazione, che a
sua volta precede il pensiero.
Gli ideologi
Anche in Francia si cerca di superare l’essenzialismo nelle ricerca sull’anima, riconducendo la “macchina”
del corpo all’organico, e trovando una corrispondenza non più tra corpo e anima, ma tra fisico e morale;
una corrispondenza suscettibile di essere studiata scientificamente.
La Mettrie, esponente del riduzionismo meccanicista, sostiene che la mente non è che una proprietà della
materia. Ciò che distingue la materia vivente è la sua organizzazione, cosa che le fornisce un principio
motore interno. Ne consegue che tra uomo e animale le uniche differenze non possono che essere
quantitative.
Cabanis rifiuta qualsiasi riduzionismo meccanicista, non vi è dipendenza del corpo da un’anima
ontologicamente distinta, così come non vi è neppure semplice riduzione dell’anima a meccanismi biologici:
fisico e morale sono profondamente interconnessi, poli opposti di un’unica dimensione.
Il pensiero tedesco dopo Kant: Herbart e Fechner
In Germania, grazie a Kant si assiste in primo luogo al superamento della controversia tra razionalisti e
empiristi attraverso l’introduzione dei giudizi sintetici a priori; in secondo luogo al superamento della
distinzione tra psicologia razionale e empirica.
Herbart è il primo ad affermare che la psicologia è una scienza autonoma (anche se metafisica), non
subordinata alla filosofia e alla fisiologia. Afferma la necessità di una fondazione matematica della scienza
psicologica; in questo modo tolse l’oggetto di studio della psicologia dal dominio del qualitativo, facendolo
entrare in quello quantitativo. Pose inoltre in luce l’esigenza di fondare una teoria della misurazione dei
fenomeni psichici
Per Fechner l’anima non è altro che una proprietà della materia, inerente alla sua organizzazione in atomi;
tale anima è tanto più complessa, quanto lo è la truttura della materia a cui inerisce. Fechner fonda una
nuova scienza, la psicofisica, attraverso cui è possibile determinare in modo unitario e tramite una precisa
relazione matematica il rapporto che intercorre tra spirito e materia, aspetti di un’unica realtà4. La legge di
Weber-Fechner afferma che la sensazione è proporzionale al logaritmo dello stimolo, quindi quando
4
Qual è stato il contributi di Fechner e Weber alla nascita della psicologia scientifica?
l’intensità fisica dello stimolo aumenta, la nostra sensazione aumenta prima rapidamente, poi più
lentamente.5
GLI APPORTI DI ALTRE SCIENZE
Astronomia: dall’equazione personale ai tempi di reazione
Dalla differenza delle osservazioni tra i vari astronomi nasceva la problematica dei tempi di reazione, lo
studio cioè del tempo necessario perché una persona risponda alla presentazione di uno stimolo.
Donders si era ispirato nelle sue ricerche a un curioso utilizzo dei tempi di reazione escogitato da Helmholtz
per rilevare la velocità di conduzione delle fibre nervose. Secondo Donders ciò che impediva alla psicologia
di diventare scienza era l’impossibilità di dare misurazioni oggettive dei processi mentali. Tale difficoltà
poteva essere però superata se si fossero potuti rilevare i tempi di durata dei processi mentali. Il metodo
sottrattivo di Donders suscitò notevole entusiasmo e venne ampiamente utilizzato da Wundt.
Il contributo dei fisiologi
La fisiologia è stata forse la scienza che più ha contribuito alla nascita della psicologia scientifica.
Il concetto di arco riflesso avrà un’importanza fondamentale per la psicologia del novecento, in particolare
le ricerche di Pavlov sul condizionamento.
Tramite la legge di Bell e Magendie, questi due studiosi dimostrarono l’indipendenza della vie sensoriali
dalle vie motorie; per la prima volta si dimostrava che nel sistema nervoso vi erano funzioni
sostanzialmente distinte.6
Secondo la legge dell’energia nervosa specifica (Muller) la qualità delle sensazioni che riceviamo non
dipende dal tipo di stimolazione che viene esercitata sugli organi di senso, ma dal tipo di organi di senso
che vengono eccitati. Ciò permette di distinguere tra le caratteristiche dello stimolo e della percezione.7
L’evoluzionismo
Alla base della teoria di Darwin vi è il concetto di “selezione naturale”, secondo cui le specie che non
riescono ad adattarsi all’ambiente finiscono con lo scomparire, ed anche all’interno delle stesse specie
sopravvivono gli individui portatori di caratteristiche che meglio si adattano all’ambiente.
Tale principio si applicava secondo Darwin non solo ai caratteri somatici ma anche a quelli psichici.
5
Qual è stato il contributi di Fechner e Weber alla nascita della psicologia scientifica?
6
Quale fisiologo diede il maggior contributo allo studio dei tempi di reazione ? e chi si ispirò ?
7
Uno dei padri della moderna fisiologia fu Muller che annunciò la legge dell’energia nervosa specifica,
spieghi tale legge.
L’uomo secondo l’evoluzionismo era frutto di una duplice evoluzione: quella filogenetica e quella
ontogenetica. Una vera comprensione dell’uomo non ci può essere se non viene studiata anche la psicologa
dell’età evolutiva e delle specie animali.8
Strutturalismo e funzionalismo
IL GRANDE PRECURSORE: WUNDT
A Wundt spetta il merito di aver definitivamente costituito la psicologia come scienza indipendente. Nel
1879 Wundt fondò il primo laboratorio i psicologia sperimentale a Lipsia.
È possibile individuare quattro principali campi di indagine: la psicofisiologia dei sensi (in particolare vista
udito); l’attenzione misurata con la tecnica dei tempi di reazione; la psicofisica; le associazioni mentali.
Secondo Wundt tutti i processi psichici umani passano attraverso quattro fasi (“volontarismo” wundtiano):
la stimolazione; la percezione (rende cosciente l’esperienza psichica); l’appercezione (durante cui
l’esperienza cosciente viene identificata, qualificata e sintetizzata dalla mente) e infine l’atto di volontà (che
suscita la reazione psichica, connotato dal libero arbitrio).
Merito di Wundt è la definizione programmatica dell’oggetto di indagine psicologica, ovvero “l’esperienza
umana immediata”, contrapposta all’esperienza mediata che è invece oggetto delle scienze fisiche. Wundt
codificò con estremo rigore il metodo sperimentale insistendo per primo sull’importanza dell’accurata
identificazione, dello stretto controllo e della precisa quantificazione delle variabili psichiche.9
Sostenne il principio del “parallelismo psicofisico”, secondo cui i processi mentali e fisici sono paralleli: i
primi non causano i secondi né viceversa, ma ciascun cambiamento dei primi corrisponde puntualmente un
cambiamento dei secondi.
LO STRUTTURALISMO
Riprendendo gli studi di Wndt, Titchener elabora un sistema personale, rigoroso e coerente che va sotto il
nome di strutturalismo. Titchener lavorò nella Cornell University (USA) isolato dal contesto nordamericano
e dedicò le sue energie di organizzatore alla costituzione di un gruppo selezionato di allievi.
La psicologia secondo gli strutturalisti
La psicologia ha per oggetto l’esperienza, come la fisica. La prima studia l’esperienza in quanto
indipendente dal soggetto esperiente, la seconda studia l’esperienza in quanto dipendente dal soggetto
esperiente.
8
Qual è stato il contributi di Darwin allo sviluppo della psicologia?
9
Wundt ha un grande rilievo nella storia della psicologia, per quale motivo?
10
La “mente” è la somma di tutti i processi mentali che hanno luogo nella vita dell’individuo; la “coscienza”
è la somma di tutti i processi mentali che hanno luogo “hic et nunc”, in un determinato momento della vita
presente dell’individuo. La “struttura” mentale è il complesso risultato della somma di molteplici elementi
coscienti semplici; scopo dell’indagine psicologica è la scomposizione e la ricomposizione analitica dei pezzi.
Lo scopo dell’indagine psicologia consiste nel descrivere i contenuti elementari della coscienza e
nell’evidenziare le leggi che presiedono al loro combinarsi e susseguirsi. Si tratta di una psicologia
eminentemente descrittiva: la spiegazione dei contenuti è demandata alla fisiologia e alla biologia generale.
I tre elementi della coscienza
L’esperienza cosciente si presenta sotto forma di percezioni, di idee, di emozioni o sentimenti. Ma
l’interesse dello psicologo è rivolto agli elementi semplici che compongono l’esperienza: per le percezioni
parliamo delle “sensazioni”, per le idee parliamo delle “immagini mentali” e per le emozioni parliamo si
“stati affettivi”.
La sensazione è senza dubbio l’elemento più importante e ricorrente, corrisponde allo stato di coscienza
concomitante alla stimolazione di un organo sensoriale periferico. L’elemento immagine compare nei
procerri mentali relativi a esperienze non attuali (ricordi, anticipazioni del futuro). Il rapporto tra immagine
e sensazione è semplice e diretto: quando un organo sensoriale è stato stimolato più volte si instaura ne
cervello uno stato di eccitazione centrale che può sostituire la stimolazione periferica e produrre
l’immagine al posto della sensazione. L’elemento stati affettivi, come l’immagine, è molto simile alla
sensazione: tanto gli stati affettivi quanto le sensazione si stemperano quando vengono ripetuti.
Gli elementi della coscienza hanno degli attributi. Quelli della sensazione e dell’immagine sono: “qualità”,
“intensità”, “durata”, “chiarezza”. Gli stati affettivi posseggono solo gi attributi “qualità”, “intensità”,
“durata”; inoltre possono essere sempre piacevoli o spiacevoli, mentre sensazioni e immagini sfuggono a
questa legge del contrasto.
Il metodo: l’introspezione
Come la fisica, la psicologia procede mediante osservazione empirica. L’introspezione è l’unico metodo che
caratterizza la psicologia rispetto alle altre scienze; i dati empirici oggettivi diventano psicologici soltanto se
e nella misura in cui possono essere interpretati alla luce dell’introspezione.
L’introspezione nella psicologia scientifica è iperanalitica e disciplinatissima, sottoposta a ferree regole del
controllo sperimentale sistematico. Lo psicologo deve seguire due norme fondamentali: adottare il criterio
elementistico (ogni dato va scomposto nei suoi elementi più semplici), salvaguardarsi continuamente
dall’incorrere nel cosiddetto “errore dello stimolo” (attribuire di significati o di valori ai dati dell’esperienza
cosciente, che vanno invece riportati nella loro nuda e cruda esistenzialità)11
10
Chi è Titchener e come si possono riassumere teorie, oggetti e motodo di studio dello strutturalismo?
11
Quali sono le caratteristiche del metodo introspettivo proposto dagli strutturalisti
IL FUNZIONALISMO
Il movimento funzionalistico appare come una tipica espressione nella nuova cultura nord americana. Il suo
principale ispiratore fu James.
Per la prima volta viene fatto riferimento in modo esplicito e specifico al significato e alla rilevanza
psicologica delle teorie evoluzioniste di Darwin, teorie che insistono molto sul rapporto tra organismo e
ambiente. Altra istanza che presiedette al nascere della psicologia funzionalistica è stata la filosofia
pragmatista di Mead, Moore e Dewey (università di Chicago).
Rispetto allo strutturalismo, il funzionalismo di presentò come un sistema assai più composto e
eterogeneo, eclettico e tollerante nei confronti delle altre prospettive metodologiche.
La psicologia secondo i funzionalismi
I funzionalismi considerano l’organismo umano come l’ultimo stadio del processo evolutivo; i processi
mentali sono dunque quelli che sono perché hanno contribuito all’evoluzione dell’organismo. L’interrogati
per la psicologia diventa quindi non tanto “cosa sono i processi mentali”, quanto “ a che cosa servono”. Alla
psicologia viene dunque attribuita una valenza esplicativa.
Scompare il tradizionale dualismo mente-corpo: i processi mentali sono direttamente espressi dal
medesimo organismo che esprime i processi biologi.
Oggetto della ricerca psicologica sono”le attività mentali relative all’acquisizione, all’immagazzinamento,
all’organizzazione e alla valutazione delle esperienze, e alle loro successive utilizzazioni nella guida del
comportamento. Parliamo quindi di “comportamento adattivo” , che si caratterizza per tre componenti:
una stimolazione motivante (interna o esterna all’organismo), una situazione sensoriale, una risposta che
alteri la situazione in modo tale da soddisfare le condizioni motivanti.
Grande importanza viene data ai processi coscienti. La coscienza non sfugge alla legge dell’adattamento
biologica, anzi, ne costituisce il massimo esempio.
Il funzionalismo come anti-elementismo
Il funzionalismo sferra un attacco alla tradizionale psicologia elementistica. Ogni attivitò dell’organismo
vivente è un processo globale e continuo.
Il concetto di “funzione” è antielementistico in due sensi distinti e complementari: da un lato le funzioni
mentali sono attività globali, non scomponibili; dall’altro esse sono processi dinamici di carattere
strumentale mediante i quali l’intero organismo di adatta alle situazioni dell’ambiente.12
12
Come si possono riassumere le caratteristiche del Funzionalismo?
Le funzioni mentali
Oggetto centrale della ricerca strutturalistica, la sensazione diventa (proprio in quanto elementare) oggetto
molto marginale nella ricerca funzionalistica, pur venendo riconosciuto il valore adattivo dei processi
sensoriali.
Rispetto all’emozione, ne viene sottolineato il carattere adattativo, anche se si ammette l’esistenza di
molte emozioni “gratuite” o non adattative.
Nell’approccio funzionalista la percezione è un processo mentale a sé stante, non una somma di sensazioni
elementari.
Dato il suo orientamento biologizzante e la sua vocazione esplicazionistica grande importanza viene data
alla motivazione.
Ma l’oggetto principale di questo modello è l’apprendimento: funzione adattativi per eccellenza, consiste
nell’acquisizione di appropriate modalità di risposta a situazioni problematiche presenti nell’ambiente.
Assai meno importanza viene dato all’apprendimento per prove e errori, sostengono che fin dal primo
impatto con la situazione problematica, l’organismo si comporta spesso non già in modo del tutto casuale,
ma in modo selettivo e analitico.13
I metodi del funzionalismo
Si può parlare di eclettismo metodologico: indubbiamente valorizzano la sperimentazione in laboratorio
(apprendimento), a cui però si affiancano il metodo genetico e il metodo osservativo puro.
I funazionalisti accettano i contribuiti alla conoscenza psicologica dalla filosofia, dalla storia, dalla
letteratura, dall’arte, dall’antropologia comparata.
I funzionalismi aprono la psicologia allo studio delle differenze individuali, dello sviluppo infantile, del
comportamento animale e abituano lo psicologo a considerare con meno diffidenza l’ambito delle
applicazioni psicologiche.
LA POLEMICA TRA STRUTTURALISTI E FUNZIONALISTI
Strutturalisti e funzionalismi, pur polemizzando, sanno di appartenere alla medesima grande famiglia
soggettivistica.
Al funzionalismo Titchener rivolge soprattutto due critiche: in primo luogo contrappone il proprio
sperimentalismo sistematico alle componenti filosofiche o aprioristiche presenti negli scritti della scuola di
Chicago. In secondo luogo, Titchener, pur riconoscendo scientificamente legittimo lo studio delle funzioni
mentali, sostiene che esso deve essere preceduto dallo studio esaustivo dei contenuti mentali.
13
Nell’ambito del funzionalismo un oggetto di studio privilegiato furono le emozioni e l’apprendimento,
perché?
Quanto ai funzionalismi la loro critica allo strutturalismo riguarda i “momenti di coscienza” rilevati tramite
introspezione che sono transitori e evanescenti, mentre le funzioni mentali sono persistenti e continuative
e, rimanendo identiche a loro stesse, possono essere svolte di volta in volta da strutture diverse.
Titchener si erge a difensore della scienza psicologica pura, disinteressata, circoscritta l laboratorio
accademico, gestita con lo stesso rigore impersonale delle scienze fisiche. Una scienza psicologica avente
per oggetto i fatti, non i valori della scienza umana, tesa a conoscere la mente dell’uomo generalizzato.
I funzionalismi, influenzati dalla psicologia pragmatista, che identifica il vero con ‘utile, giustificano la
scienza psicologi sulla base del valore sociale dei suoi risultati; ritengono quindi che fin dal suo momento
iniziale la scienza psicologica debba caratterizzarsi in senso sociale, focalizzandosi soprattutto sulle
differenze interindividuali.
UN BILANCIO STORICO
Le ragioni della scomparsa dello strutturalismo sono molteplici: si auto-limitava allo studio dell’uomo
“generalizzato”; l’elementismo di questa scuola verrà messo irreversibilmente in crisi dal globalismo
fenomenologico della Gestalt; il descrittivismo statico dell’analisi strutturalista è stato superato
dall’esplicazionismo delle nuove psicologie dinamiche; l’introspezionismo titcheriano è crollato tanto sul
piano metodologico quanto contenutistico.
Malgrado ciò lo strutturalismo ha dato un contributo prezioso al progredire delle scienze psicologiche: per
almeno quarant’anni esso è stato il sistema psicologico più organico e rigoroso, e come tale ha
rappresentato il punto di riferimento obbligato di quasi tutte le altre concettualizzazioni. In secondo luogo
lo strutturalismo ha contribuito in maniera determinante al riconoscimento della psicologia come scienza
indipendente.
Il funzionalismo è sempre stato un movimento più ampio. Fluido, meno definito e delimitato e questo ha
fatto sì che, estintasi la scuola di Chicago, il movimento funzionalistico sopravvivesse. Tale declino fu
dovuto all’ascesa del comportamentismo. Da un lato i comportamentisti si appropriarono delle teorie più
originali del funzionalismo, dall’altro denunciarono con intransigenza le numerose e rilevanti componenti
filosofiche e prescientifiche del funzionalismo.
Tuttavia alcune componenti prettamente psicologiche del funzionalismo si inserirono nel panorama
complessivo della psicologia, come ad esempio il concetto di “funzione”. L’orientamento biologizzante ha
lasciato il segno nella psicologia odierna, la quale ha fatto proprio il concetto di !adattamento
dell’organismo all’ambiente”. Inoltre, alcune tendenze della psicologia contemporanea sono
inequivocabilmente neofunzionalistiche: sul piano dei settori di ricerca, sul piano della metodologia della
ricerca psicologica.
La riflessologia e la scuola storico-culturale
IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO
Pavlov aveva osservato nei cani un’associazione innata, conseguente a un riflesso tra la presentazione del
cibo (stimolo) e un immediato aumento della salivazioni (risposta). Pavlov notò anche che il cane salivava
anche in presenza di un secondo stimolo neutro, che però si presentava sempre in concomitanza con il
cibo; questa seconda associazione è frutto dell’apprendimento e prende il nome di condizionamento
classico.
L’eleganza di questo meccanismo e la sua semplicità permisero di interpretare tutto il comportamento
umano come l’apprendimento di sequenze stimolo-risposta.
Nella fase 1 il cane aumenta la risposta di salivazione (Risposta Condizionata) grazie alla presentazione
ripetuta del suono (Stimolo Condizionato). In virtù della contiguità temporale si forma l’associazione
Stimolo Condizionato-Stimolo Incondizionato (acquisizione). Nella fase due (estinzione) si continua a
presentare lo Stimolo Condizionato senza Stimolo Incondizionato (suono senza cibo), la Risposta
Incondizionata, la salivazione, scompare gradualmente. Il giorno dopo comincia la fase 3: lo Stimolo
condizionato, il suono, viene presentato da solo, assistiamo a una iniziale Risposta Condizionata piuttosto
forte (recupero spontaneo). A questo punto se viene presentato nuovamente un rinforzo, il
riapprendimento è molto più rapido ed è chiamato riacquisizione.
Quando a un dato Stimolo Condizionato è stata associata una risposta condizionata gli stimoli simili
tendono anch’essi a suscitarla (generalizzazione dello stimolo); al contrario è possibile condizionare
l’animale a non rispondere a stimoli simili a quello condizionato (discriminazione).
Il recupero spontaneo e la riacquisizione dimostrano che è difficile eliminare completamente gli effetti del
condizionamento, l’organismo non è fatto per ripartire ogni volta da zero.
In tutti questi esperimenti l’organismo è completamente passivo, il tipo di apprendimento che emerge è
totalmente condizionato dall’ambiente di vita14
LA SCUOLA STORICO-CULTURALE
Vygotskij ebbe tutte le sue opere censurate, e quindi per decenni fu ignorato in occidente.
La preoccupazione principale di Vygotskij fu lo studio dei meccanismi con cui la mente viene plasmata dai
fattori culturali e sociali presenti nel contesto di vita di bambini e adulti. Rispetto al metodo utilizzò ricerche
longitudinali, seguendo la maturazione cognitiva e emotiva dei bambini nelle varie fasi di sviluppo. Per
quanto riguarda la teoria, tutte le sue ricerche furono focalizzate sulle influenze dei contesti sociali, storici,
culturali.
14
Cosa indica il termine ‘riflessologia’? In che contesto venne coniato e in che modo la corrente riflessologica
influenzò la psicologia? Chi era Pavlov e a che scuola è legato?
Alcuni degli spetti teorici fondamentali di Vygotskij sono: lo sviluppo del bambino dipende dal contesto
sociale: cultura e momento storico in cui l’individuo si trova (Psiche come riflesso delle condizioni materiali
in cui vive l’individuo); il contesto provoca stimolazioni nel bambino e mette a disposizione degli strumenti
(ad esempio il linguaggio); ciò che distingue l’animale dall’uomo: nell’interazione con l’ambiente l’uomo
può usare strumenti: utensili, simboli, soprattutto il linguaggio; l’uso degli strumenti è appreso nel contesto
sociale durante lo sviluppo ontogenetico.
Lo sviluppo del pensiero e del linguaggio hanno due origini diverse: sia l’animale, sia bambino hanno
capacità cognitive indipendenti dal linguaggio che permettono di adattarsi all’ambiente. Solo l’uomo
possiede il linguaggio che può essere usato come strumento di comunicazione o come strumento di
regolazione del comportamento e dei processi cognitivi. L’uso del linguaggio, dei simboli in generale,
premette al pensiero di evolvere.
A 18-24 mesi: inizia lo sviluppo del linguaggio usato come strumento di comunicazione. A 4 anni inizia lo
sviluppo del linguaggio usato come strumento di regolazione del comportamento. Processo di
interiorizzazione della funzione regolativa del linguaggio: all’inizio il bambino dice ad alta voce a se stesso
come deve fare per risolvere un problema (linguaggio egocentrico). Man mano questo discorso viene
interiorizzato e il linguaggio assume una funzione intrapsichica di regolazione dei processi cognitivi e del
comportamento (7 anni).
Vygotskij precorse quella tradizione “ecologica”, attenta ai fattori ambientali, di cui oggi l’erede è il
movimento della “cognizione situata”.
La psicologia della Gestalt
LE ORIGINI E IL CONCETTO DI GESTALT
La Gestalt è una corrente di pensiero psicologico nata e sviluppatasi in Europa a partire dai lavori di
Wertheimer; in un secondo momento, le vicende personali dei suoi esponenti hanno fatto sì che venisse a
contatto con la psicologia americana (dove ha preso piede soprattutto i lavori di psicologia sociale).
La qualità-Gestalt, cioè la qualità propria del tutto, non è data dagli elementi, ma dalle relazioni che
intercorrono tra essi, dalla loro struttura.
Il primo fondamentale passo teorico della Gestalt, è proprio che “ il tutto è di più della somma delle singole
parti”; il passo successivo è stato determinare leggi non arbitrarie secondo le quali gli elementi vanno a
formare il tutto. Il passo determinante è stato però constatare che una stessa parte ha caratteristiche
diverse se presa singolarmente o inserita nel tutto; di conseguenza la stessa parte inserita in due diverse
totalità può assumere caratteristiche diverse.
Il modo di rapportarsi all’esperienza non parte dal basso, dall’analisi che frammenta, ma si propone di
considerare entità globali aventi una loro intrinseca organizzazione.
La data di nascita della psicologia della Gestalt si può far risalire al 1912, quando Wertheimer pubblica il suo
lavoro sul movimento stroboscopico (effetto fi). Wertheimer osservò che quello che avviene nell’esperienza
non può essere spiegato da quello che avviene agli oggetti fisici. Dimostrò come fosse da abbandonare la
fiducia in un modello basato sulla corrispondenza puntuale tra stimolazione e sensazione.15
I teorici della Gestalt sono fondamentalmente antiempiristi: ritengono che gli oggetti siano originati in base
ad auto distribuzioni dinamiche dell’esperienza sensoriale, ed hanno perciò cercato di trovare dei contro
esempi che dimostrassero inefficace il ricorso all’esperienza passata16
L’ATTEGGIAMENTO FENOMENOLOGICO E LA TEORIA DI CAMPO
I gestaltisti adottano un atteggiamento fenomenologico: devono essere presi in considerazione i fatti così
come ci vengono forniti dai nostri organi di senso.
Sul piano teorico è cruciale il concetto di “teoria del campo”: la percezione è un fatto immediato e primario
che dipende dalla posizione assunta dalle varie componenti e delle forze che si creano tra di esse. Costruire
una teoria del campo significa individuare le precise regole dell’interazione tra le parti. Tali regole sono
dette “principi di unificazione formale” e descrivono il comportamento delle parti presenti nel campo.
Tali regole sono dei metodi di descrizione, non dei modelli dotati di validità a priori, quindi nascono dal dato
fenomenico e ad esso si rivolgono. Tali fattori sono: di vicinanza, di somiglianza, di continuità, di
articolazione figura/sfondo, di pregnanza, di destino comune, di chiusura, di esperienza precedente.17
LA PSICOLOGIA DEL PENSIERO E LA PSICOLOGIA SOCIALE
I principi della teoria della Gestalt furono utilizzati nello studio della maggior parte dei problemi della
psicologia (la memoria e l’apprendimento, la psicologia sociale, la psicologia genetica,…)
Nello studio dei processi del pensiero le caratteristiche di campo possono apparire in maniera molto più
manifesta e esemplare (le interazioni dinamiche tra le componenti non sono così rigidamente
predeterminate dalle condizioni dell’oggetto come accade per la percezione).
Kohler, partendo dai suoi studi sulle scimmie antropomorfe, introdusse in concetto di insighit (il momento
in cui la situazione si riorganizza e i suoi tratti essenziali vengono colti chiaramente e direttamente),
scontrandosi con l’impostazione comportamentista dell’apprendimento per prove ed errori secondo ci alla
soluzione di un problema su giunge attraverso un accumulo di esperienza in grado di imprimere la risposta
corretta. Kohler invece attribuisce l’intelligenza al soggetto che apprende, sottolinea soprattutto gli aspetti
creativi dell’apprendimento, quelli cioè in grado di cogliere i nessi chiave di una situazione.
15
Che cosa si intende per fenomeno Fi, da chi è stato studiato e per la nascita di quale scuola psicologica è
stato importante osservarlo?
16
In che senso la Gestalt può essere considerata la risposta tedesca alla psicologia di Wunt?
17
Che cosa si intende per teorie del campo?
Per come presentano l’apprendimento i gestaltisti, questo avviene in maniera subitanea e ha quindi
caratteristiche di discontinuità. I gestaltisti si sono interessati molto al problem solving ovvero
l’elaborazione cognitiva volta a trasformare una situazione data in una meta da raggiungere, quando
nessun metodo scontato di soluzione è disponibile a chi si trova a risolvere il problema. Il problem solving
riproduttivo implica il riutilizzo dell’esperienza passata, mentre quello produttivo è caratterizzato da una
fase di insight sulla struttura del problema, implica un processo creativo e porta a una ristrutturazione del
campo. In questa prospettiva anche gli errori acquistano una valenza positiva.18
Per fissità funzionale invece si intende la difficoltà a vedere un oggetto con una funzione diversa da quella
normalmente svolta, questo atteggiamento può ostacolare la soluzione di un problema.
A Kurt Lewin si deve il merito di aver studiato aspetti del comportamento umano meno facilmente trattabili
secondo criteri di tipo scientifico e di aver approntato degli strumenti concettuali in gradi di offrire mezzi di
analisi per un tipo di realtà così complessa
Lewin mostra come si possa costruire un sapere scientifico basato sull’analisi sperimentale anche nel caso
di eventi non ripetibili, utilizzando quella branca della matematica che prende il nome di topologia.
Mediante il costrutto di regione (indicato graficamente come una spazio racchiuso da una barriera) si
possono indicare situazioni di tipo psicologico. Le situazioni, gli oggetti, le regioni possono godere di
valenza positiva o negativa. Questa spinta può essere rappresentata da dei vettori.
La persona è intesa come regione o insieme di sub regioni interdipendenti dall’ambiente, è il luogo in cui
nascono tensioni in grado di mutare l’equilibrio e che possono essere dovuti a elementi esterni alla persona
o interni.
Per spazio vitale si intende tutti gli eventi suscettibili di influire su una data persona, siano essi presenti,
passati o futuri.
Il gruppo si configura come totalità dinamica caratterizzata da relazioni di interazione e interdipendenza sia
tra i membri che ne fanno parte sia con il contesto più allargato. L’essere parte di un gruppo influenza in
maniera importante il comportamento dei singoli individui.
Il comportamentismo
LE ORIGINI DEL COMPORTAMENTISMO
Il comportamentismo rappresenta il capovolgimento più radicale nell’assunzione dell’oggetto di studio
della psicologia, dal momento che non solo ritiene che sia di pertinenza di quest’ultima anche il
comportamento osservabile, ma pure giunge talora a rifiutare che essa debba occuparsi della coscienza.
Uno dei motivi fondamentali di questa opzione radicale del comportamentismo è l’aspirazione a dare una
fondazione scientifica alla psicologia in maniera da collocarla tra le scienze biologiche, tra le scienze
naturali.
18
Cosa si intende per Insight, da chi è stato introdotto il concetto, quali processi permette di spiegare e in
che modo?
Watson riteneva l’introspezione non scientifica perché: l’osservatore si identifica con l’osservato;
l’osservazione introspettiva era compiuta da una persona che parlava di cose che gli altri non potevano
vedere direttamente. Attraverso questo metodo si giungeva a descrizioni osservative completamente
discordanti o insoddisfacenti. Chiaramente lo studio del comportamento anziché della coscienza permette
di utilizzare metodi più soddisfacenti e oggettivi, suscettibili di un immediato controllo nella verifica del
consenso intersoggettivo.
Il comportamentismo fu un movimento tipicamente nordamericano e solo negli anni ’50 cominciò a essere
conosciuto fuori dagli Stati Uniti. Il comportamentismo nasce ufficialmente nel 1913, anno in cui Watson
pubblica un articolo dal titolo “psicologia così come la vede il comportamentista”.
Il comportamentismo introduce in maniera importante la sperimentazione su animali, perché offriva una
serie di incomparabili vantaggi dovuti alla possibilità di studiare taluni eventi in organismi meno complessi,
all’opportunità di controllare variabili concomitanti, alla possibilità di conoscere e tenere sotto controllo
l’influenza dell’esperienza passata sulle azioni compiute dall’individuo esaminato, alla libertà delle
procedure, alla manipolabilità dell’organismo. L’animale comincia a essere considerato cavia da laboratorio,
ideale per la conoscenza psicologica dell’uomo.19
Thorndike (primo psicologo con un curriculum di studi completamente statunitense), grazie agli
esperimenti che svolse su gatti e topi (labirinto a T e gabbie), arrivò a teorizzare la legge dell’effetto:
“un’azione accompagnata o seguita da uno stato di soddisfazione tenderà a ripresentarsi più spesso, al
contrario di una seguita da insoddisfazione, che tenderà a presentarsi meno spesso”. La legge dell’effetto
sottolinea il carattere adattivo e utilitaristico dell’azione umana. L’analisi dei tempi richiesti per questo tipo
di apprendimento suggerivano a Thorndike che l’apprendimento fosse graduale, per prove ed errori.
È indubitabile che la scuola russa (Pavlov) abbia esercitato una grande influenza sul comportamentismo.
Watson si fece interprete dell’esigenza di una psicologia da un lato capace di risolvere i grandi problemi
incontrati dall’uomo di fronte alla macchina e all’urbanesimo, e dall’altro rispettosa di taluni valori tipici
dell’american way of life. La prima guerra mondiale ebbe un ruolo centrale nello sviluppo della psicologia
negli Stati Uniti, facendola uscire dai ristretti ambiti accademici e conoscere nei potenziali contesti
applicativi e all’opinione pubblica.
IL COMPORTAMENTISMO WATSONIANO
Tra il 1913 e il 1930 si sviluppa il comportamentismo watsoniano.
L’unità di osservazione psicologica è per Watson il comportamento nel senso di azione complessa
manifestata dall’organismo della sua interezza. Il suo “molecolarismo” e “riduzionismo” teorico si
specificano tuttavia nell’idea che quei comportamenti non sono altro che la combinazione di reazioni più
semplici. Infatti i principi di composizione delle unità semplici in unità complesse non modificano la natura
delle prime, ma semplicemente le compongono. I principi cui Watson fa principale riferimento sono la
19
In che modo si possono riassumere teorie oggetti e metodi di studio del comportamentismo?
frequenza, la recenza, il condizionamento (tanto più spesso e tanto più recentemente un’associazione si è
verificata, con tanta maggiore probabilità si riverificherà).
Il comportamentismo di Watson si caratterizza per: ambientalismo (l’ambiente ha un ruolo primario
nell’evoluzione del comportamento del singolo), a-mentalismo (attenzione alla realtà osservabile e
manifesta, rifiuto di concetti non osservabili), riduttivismo (individuazione degli elementi più semplici
(stimoli e risposte) che sono alla base dei processi più complessi), pragmatismo (atteggiamento pratico e
concreto, volto a risolvere problemi più che a creare modelli e teorie).
Il condizionamento comincia a occupare un posto centrale nella teoria di Watson nel 1916. La ricerca
del’associazione stimolo-risposta (condizionamento) era di particolare importanza perché da un lato
individua precise unità-stimolo e precise unità-risposta, e dall’altro offriva un principio chiave per spiegare
la genesi delle risposte complesse. Il comportamento umani viene letto come una lunga storia di
condizionamenti.20
Per questo motivo assume particolare importanza lo studio dell’apprendimento. Nell’analizzare le emozioni
Watson ritiene le emozioni elementari (paura, rabbia, amore) del bambino si definissero dagli stimoli
ambientali che le provocano; a partire da queste prime emozioni si costituirebbero le altre.
Watson studiò l’apprendimento delle emozioni nell’esperimento del piccolo Albert (Watson, Rayner);
studiando una delle prime nevrosi sperimentali della storia della psicopatologia, Watson provò
ulteriormente che le nevrosi non erano ne innate, ne oggetti misteriosi, ma potevano essere definite nei
termini di risposte emozionali apprese.
Per Watson anche il linguaggio viene appreso tramite condizionamento. Anche il pensiero poteva essere
ricondotto a un insieme di abitudini laringi che: l’attività del pensiero era un risultato degli apprendimenti
comunicativi.
Watson non riconosceva l’utilità a la validità psicologica del concetto di istinto, negava che l’uomo fosse al
momento della nascita dotato di un bagaglio psicologico personale: il bambino nasce senza istinto,
intelligenza o altre doti innate e sarà soltanto l’esperienza successiva a caratterizzarla sua formazione
psicologica. Watson in questo modo assume una posizione egualitaristica e fiduciosa di poter influenzare lo
sviluppo del soggetto controllando le esperienze cui esso viene esposto. Secondo questa impostazione
l’uomo era dunque totalmente il prodotto delle sue esperienze. Contestualmente, assumeva importanza
centrale lo studio dell’apprendimento.21
LE GRANDI TEORIE DELL’APPRENDIMENTO
Tolman ipotizzò esistesse uno specifico psicologico, caratterizzato per la sua molarità (non ulteriormente
riducibile), questo specifico non era però di natura psichica, ma comportamentale e che si caratterizzasse
per il fatto di possedere proprietà emergenti.
20
21
Quali studiosi e teorie hanno influenzato maggiormente la nascita del comportamentismo watsoniano e perché?
La data di nascita del comportamentismo venne fatta coincidere con la pubblicazione nel 1913 dell’articolo
“Psicologia come la vede un comportamentista”. Quali sono gli assunti di base ivi espressi e quali sono i vantaggi e i
limiti dell’approccio proposto per lo studio dell’uomo
Il comportamento per Tolman non è finalistico, ma volto al raggiungimento di uno scopo, per questo si
parla di comportamento intenzionale. Lo scopo è descrittivamente presente quando è presente almeno una
delle seguenti condizioni in rapporto all’oggetto-meta (scopo dell’azione): la costanza dell’oggetto-meta a
dispetto delle variazioni nell’adattamento agli ostacoli intervenienti; la variazione nella direzione finale
corrispondente alle posizioni differenti dell’oggetto-meta; la cessazione dell’attività quanto un determinato
oggetto-meta è tolto. In questi casi la descrizione del comportamento diventerebbe insoddisfacente se non
ci fosse il riferimento all’oggetto-meta. L’idea di mappa cognitiva corrisponde alla rappresentazione
mentale della meta e dello spazio che porta alla meta.
Tolman sovente parla di variabile interveniente, che permette di di superare la semplicistica connessione SR, in un primo momento facendo riferimento all’importanza di variabili intervenienti dell’organismo, in un
secondo tempo con riferimento all’intera personalità.
Altra grande intuizione di Tolman è l’apprendimento latente (apprendimento che avviene in assenza di un
rinforzo o di un condizionamento e non e’ apparente finché non viene introdotto un rinforzo), che
permette di evidenziare come vi sia una distinzione tra apprendimento (processo interno) e
comportamento o performance (processo osservabile): l’apprendimento viene inferito dal comportamento
ma non coincide con esso.
Hull propone modelli matematici dei processi che intervengono tra stimolo e risposta. Secondo Hull la
costruzione di questi modelli permetterà di spiegare il comportamento complesso in termini di processi
semplici. Per Hull la tendenza ad attuare un certo comportamento individuabile nella formula SER = SHR × D
× V × K. Dove SER corrisponde al “potenziale eccitatorio” (tendenza ad attuare il comportamento); SHR alla
“forza dell’abitudine” (altri avrebbero detto forza dell’associazione S - R); D al Livello del fattore motivante
(fame, sete, etc.), V all’intensità’ dello stimolo S e infine K al valore della ricompensa.
Skinner è interessato all’osservazione del comportamento e della sua relazione con le contingenti di
rinforzo cioè delle occasioni in cui ad una determinata risposta ha fatto seguito una ricompensa. La sua idea
è che questo tipo di analisi possa essere sufficiente a spiegare ogni forma di apprendimento.
Il paradigma del condizionamento operante, si differenzia da quello studiato da Pavlov per il fatto che la
risposta precede anziché seguire lo stimolo. L’organismo emette sempre più spesso una risposta a cui è
seguito un rinforzo. Parliamo di rinforzo positivo quando c’è una ricompensa in seguito alla
comportamento dell’animale; parliamo di rinforzo negativo quando c’è una cessazione di uno stimolo
avversivo in seguito al comportamento dell’animale.
L’APPRENDIMENTO SOCIALE E LA FORMAZIONE DELLA PERSONALITA’
Uno degli elementi caratteristici del comportamentismo è rappresentato dalla sua insistenza sui processi di
apprendimento e sulle leggi basilari attraverso cui l’individuo acquisisce nuove abilità e comportamenti. Il
comportamentismo avrebbe dovuto offrire un contributo fondamentale alla comprensione dei fenomeni
psichici sociali, ma così non è stato per lungo tempo: la tendenza a estrapolare i principi ottenuti in
laboratorio dal loro contesto per applicarli abbastanza meccanicamente a fenomeni quali il linguaggio, le
interazioni sociali, le strutture di personalità, ha impedito per lungo tempo che si tenesse conto delle
specificità e delle complessità di queste diverse realtà psicologiche.
A partire dai contribuiti di Miller e Dollard si osserva un nuovo impulso a studiare questi fenomeni. Nelle
loro elaborazioni troviamo ampio spazio per fenomeni quali la frustrazione, l’aggressività, il conflitto, … un
principio dell’apprendimento che viene rivalutato come fondamentale è l’imitazione sociale, la quale gioca
un ruolo centrale nelle acquisizioni sociali e contribuisce a mantenere la conformità sociale e la disciplina.
Per Bandura, che ampliamente si è occupato di questi temi, anche nuove risposte possono essere acquisite
mediante l’osservazione di modelli. Bandura ha dimostrato come pur con livelli bassi di frustrazione si
possa avere un bambino molto aggressivo qualora gli si facciano osservare modelli aggressivi fortunati. Per
Bandura il rinforzo agisce piuttosto che nella fase di acquisizione delle risposte, nella fase del loro
mantenimento e nell’incrementare gli indici che ne descrivono la forza.
Nella teoria del comportamento sociale di Staats viene attribuita particolare importanza agli stimoli
emozionali che sono collegati a risposte di carattere emozionale.
Freud e la Psicoanalisi
DEFINIZIONE E CAMPO DELLA PSICOANALISI
La psicoanalisi può essere intesa come: un metodo rivolto all’indagine della modalità a cui si svolgono e si
manifestano i processi psichici e basato sull’assunto che la nostra vita psichica in ogni sua manifestazione
sia prevalentemente interessata e caratterizzata da processi inconsci, non altrimenti affrontabili; una
tecnica terapeutica, che partendo dagli assunti precedenti intende analizzare il tipo di difese e le resistenze
che il soggetto instaura nei confronti dei propri desideri, pensieri e tendenze inconsci che sono alla base dei
suoi disturbi; un’impostazione teorica in cui confluiscono i risultati delle osservazioni sistematiche compiute
in sede psicoterapeutica e quelli derivanti dall’impiego del metodo psicoanalitico in altri campi.
Secondo la psicoanalisi l’accadere psichico è soggetto alle leggi dell’inconscio e quest’ultimo non va più
considerato come una cieca forza biologica e istintuale , bensì come un modo dotato di senso, che si
manifesta secondo una determinata logica, e che traspare mediante un’insieme di fenomeni che si
esprimono in codice e che richiedono quindi una chiave interpretativa.
Importanza fondamentale assume il processo di rimozione, meccanismo difensivo inconscio che allontana
dalla coscienza o rende inaccessibili alla stessa pensieri, fantasie, desideri ritenuti spiacevoli e pericolosi.
Il terapeuta quindi nulla può dare di suo, è il soggetto in analisi che, gradatamente, nel rapporto che ha
instaurato con l’analista, si riappropria delle parti e degli elementi dimenticati che pur tuttavia sono attivi e
agiscono in lui.
Il fenomeno di transfert consiste nel ripetersi e riattivarsi di antiche situazioni affettive ed emotive infantili,
cariche di significati e di valore per il soggetto, che trovano nella relazione analitica il terreno ideale per
esprimersi. Attraverso l’analisi della situazione trans ferale è possibile recuperare ciò che è stato
dimenticato e si può dunque procedere alla liquidazione di quei sintomi che avevano la funzione di
rappresentare e sostituire altri elementi non accettabili dalla coscienza e quindi rimossi. Ciò che è accaduto
sotto rimozione e ciò che viene significato dall’inconscio non è, di norma, aggredibile in modo diretto: le
resistenze che il soggetto inconsciamente attiva sono indici di meccanismi di difesa di natura diversa.
La psicoanalisi è sia una tecnica esplorativa, con scopi terapeutici, sia un modello interpretativo e teorico
della vita psichica umana. Essa si presenta come una psicologia del profondo, tuttavia pone l’accento sulla
dialettica, sullo scontro-incontro che regola il rapporto tra inconscio e coscienza.22
LE ORIGINE E IL SENSO DELLA PSICOANALISI
Freud aveva per qualche tempo aderito al pensiero finalistico, ma cominciò presto a dubitare delle certezze
basate sulla riduzione della spiegazione di tutti i fenomeni, in ultima istanza, al discorso fisico. Lo studio dei
processi psicopatologici, in particolare l’isteria, cominciò a indirizzare l’attenzione di Freud verso la
possibilità di formulare un modello di spiegazione diverso da quello dei suoi maestri.
Freud si interessò alle teorie di Charcot, medico francese che conduceva ricerche nel campo dell’ipnosi, in
particolare applicata alla cura dell’isteria. Negli anni successivi lavorò insieme a Breuer, adattando una
variante del metodo ipnotico che prese il nome di metodo catartico. Il soggetto, sempre in stato ipnotico,
era invitato a ricordare quelle particolari esperienze dolorose se venivano ipotizzate come la causa dei
sintomi nevrotici. Freud era sempre più convinto che gli elementi psichici all’origine dei dirturbi fossero
patogeni in quanto il loro significato e i loro contenuti si contrapponevano alle tendenze dominanti della
vita psichica, alla coscienza, in modo tale da indurre una difesa da parte del soggetto. breve rifiutò sia
l’impostazione di Freud, sia il riferimento alla sessualità infantile e alla teoria emergente della libido.23
Lo studio dei fenomeni nevrotici aveva condotto Freud verso una nuova teorizzazione: esiste un mondo
psichico sconosciuto alla dimensione cosciente (prima topica): esso non solo si manifesta in maniera
evidente nei sintomi nevrotici, me è individuabile nella condotta psichica normale attraverso l’analisi dei
sogni, dei lapsus e del motto di spirito.24
Poco prima del 1900 Freud formulò la sua celebre concezione dell’attività onirica: “il sogno è
l’appagamento allucinatorio di un desiderio infantile”. L’analisi dei sogni tramite il metodo delle
associazioni libere diventò il cardine dell’interpretazione psicoanalitica.
L’analisi dei sogni, la teoria dinamica della formazione del sogno e il metodo delle associazioni libere vanno
considerati quindi come i capisaldi della tecnica interpretativa analitica. Essi si saldano alla teoria della
sessualità infantile (complesso di Edipo) la quale, congiuntamente alla scoperta della dinamica del transfert
e della sua funzione nel trattamento psicoanalitico, forma alcuni dei temi centrali della dottrina freudiana.
22
Come si possono riassumere teoria, oggetti e metodi della psicoanalisi?
23
Quali furono gli ostacoli principali che Freud si trovò ad affrontare all’inizio dei suoi studi e che determinarono ad
esempio la rottura con Breuer?
24
L’osservazione dei casi di isteria fu molto importante per Freud e la nascita della psicologia, perché?
Il campo dell’osservazione analitica si allarga così enormemente, venendo ad abbracciare tutti gli
accadimenti della vita psichica e del comportamento, in una concezione unitaria che, nel contempo,
tendeva a colmare la distanza tra mondo psichico normale e patologico.
La psicoanalisi pertanto non fa ricorso a una teoria strettamente deterministica, bensì rivendica, nel
manifestarsi di un fenomeno, il concorso di più cause e di più fattori che vanno stabiliti contestualmente;
inoltre i processi che sottendono l’insorgere dei fenomeni sono dotati di senso, si esprimono in un
linguaggio che va decifrato.
Nel decennio che va dall’inizio del secolo al 1910 la dottrina psicoanalitica cominciò a suscitare un forte
interesse, nel 1910 venne fondata la Associazione Psicoanalitica internazionale.
Nel movimento psicoanalitico si sono verificate successivamente alcune scissioni: le più note sono quelle di
Jung e Adler, che fondarono rispettivamente due movimenti assai diversi per impostazione teorica e per
soluzioni tecniche. Inoltre, nell’arco di un secolo sono emersi alcuni indirizzi con propri tratti caratteristici,
si può ricordare la scuola kleiniana, la corrente che si rifà a Reich e la più recente Ecole freudiene de Paris,
fondata dalla psicologo francese Lacan.
IL MESSAGGIO PSICOANALITICO
La costruzione di un metodo esplorativo e di una teoria che mettessero in rilievo l’incidenza di una
dimensione inconscia ebbe luogo nel momento in cui si proponevano due tipi di soluzioni contrapposti. Da
un lato una scienza ufficiale che si rivolgeva sempre più a una concezione naturalistica di uomo. Dall’altro
l’emergere di soluzioni di tipo metafisico e spiritualistico. Freud individuò la possibilità di rifiutare la
soluzione spiritualistica e nel contempo di superare la crisi della ragione, mettendo in luce la connessione
dialettica esistente tra ciò che apparentemente non è logico e il mondo della coscienza e della ragione.
Veniva così ribaltato il cogito cartesiano: la ragione, per essere veramente tale, doveva cessare di negare
l’esistenza al proprio interno di una serie di fenomeni, di tendenze, di significati che fino ad allora non
avevano avuto il diritto di cittadinanza.
La psicoanalisi è una psicologia del profondo ma, nella misura in cui serve a far sì che l’Io del soggetto si
riappropri di ciò che è stato rimosso e che gli appartiene, e comprenda ciò che lo determina
inconsapevolmente.
Secondo il concetto di ricostruzione, utilizzando il materiale fornito dal soggetto, l’analista procede appunto
a una ricostruzione di quanto è venuto emergendo e ripropone al soggetto il messaggio che gli è stato
indirizzato e che l’analizzando, nel momento in cui l’ha espresso in analisi, ha proposto a se stesso.
Piaget e la scuola di ginevra
IL METODO
PIaget dedicò la maggior parte dei suoi studi allo studio dei bambini; per fare questo dovette inventarsi un
nuovo metodo, il così detto colloquio clinico siccome tutti i metodi allora disponibili non erano adatti a
scandagliare il suo oggetto di ricerca, ovvero lo sviluppo dell’intelligenza.
Inventò così un sistema misto, tra il colloquio e l’osservazione, che consisteva nel ricostruire le credenze del
bambino o nel sottoporgli domande mirate mentre risolveva un compito. Altre volte il colloquio si
accompagnava alla manipolazione di oggetti da parte dello sperimentatore e del bambino.25
Pieget era molto attento a non influenzare con le sue domande le risposte del bambino, ma tendeva
pericolosamente a interpretare risposte e azioni alla luce dei suoi presupposti teorici. Inoltre aveva
sottovalutato due ordini di fattori: il senso dei compiti che frequentava (i bambini hanno capacità di
pensiero superiore a condizione che il compito acquisisse senso ai loro occhi); la comunicazione linguistica
con il bambino (piccoli cambiamenti nel formulare la domanda producevano grandi differenze nella
soluzione dei compiti.
LA TEORIA: L’EPISTEMOLOGIA GENETICA
Per Piaget la psicologia è lo studio del comportamento umano, incluso pensiero e processi mentali.
Piaget chiamò il suo metodo epistemologia genetica, dove il termine genetica si riferisce a “genesi” nel
senso di sviluppo. E cioè all’acquisizione delle categorie cognitive che venivano studiate dagli epistemologi
tradizionali.
La tesi di Piaget è che la conoscenza è un processo, una relazione tra conoscente e conosciuto. Piaget
applica questo approccio evolutivo non solo per spiegare lo sviluppo delle capacità di conoscenza e
pensiero dei singoli individui, ma anche la conoscenza collettiva.26
La tendenza a trasferire ad entità collettive le proprietà di meccanismi psicologici individuali caratterizza,
negli stessi decenni, il lavoro di Freud e anticipa una manovra teorica che molti cognitivisti contemporanei
compiono.
Per Piaget vi sono tre fattori principali che determinano lo sviluppo dell’intelligenza nel bambino: la
maturazione del sistema nervoso, l’apprendimento e l’esperienza ricavata dalle attività del bambino sul
mondo fisico. Il bambino è dunque attivo: interagendo con l’ambiente costruisce le sue conoscenze e le sue
strutture mentali mediante tre processi fondamentali: assimilazione (integrare un nuovo
oggetto/situazione in schemi preesistenti), accomodamento (creazione di nuovi schemi mentali sulla base
delle nuove informazioni possedute) e adattamento (interazione equilibrata tra assimilazione e
25
26
Quale metodo inaugurò Piaget per studiare lo sviluppo dell’intelligenza?
Cosa intende Piaget per epistemologia genetica?
accomodamento). I processi d’assimilazione e di accomodamento permettono dei meccanismi d’astrazione,
ovvero: Formazione di categorie pratiche di oggetti, Formazione di concetti astratti.
Piaget introduce nella sua teoria il concetto di stadio: Successione costante dei comportamenti
indipendentemente dall'età cronologica; ogni stadio è definito da una struttura d'insieme che caratterizza
tutti i comportamenti tipici di questo stadio; queste strutture si integrano, ognuna è preparata da quella
precedente e si integra in quella nuova. Lo sviluppo mentale del bambino si suddivide in: stadio
dell'intelligenza senso-motoria (≈ 0-2 anni); stadio delle operazioni concrete; sottostadio preoperatorio (≈
2-7 anni); sottostadio operatorio (≈ 7-11 anni); stadio delle operazioni formali (≈ a partire da 11 anni).
Nello stato senso motorio si arriva a mantenere la permanenza dell’oggetto: Sottostadio I: Esercizi riflessi (≈
0-1 mese), nessuna permanenza. Sottostadio II: Prime abitudini (≈ 1-4 mesi), ricognizione di oggetti,
nessuna ricerca. Sottostadio III: Coordinamenti primari (≈ 4-8 mesi), inizio di permanenza, ricerca con
indice. Sottostadio IV: Coordinamenti secondari (≈ 8-12 mesi), ricerca attiva di oggetti scomparsi dal campo
percettivo . Sottostadio V: Reazioni circolari terziarie (≈ 12-18 mesi), ricerca nel luogo dove l'oggetto è
scomparso per ultimo. Sottostadio VI: Interiorizzazione degli schemi d'azione (≈ 18-24 mesi),
rappresentazione mentale degli spostamenti invisibili.
Lo stadio delle azioni concrete si divide in: Sottostadio preoperatorio (≈ 2-7 anni), apparizione del
linguaggio, del gioco simbolico, dell'immagine mentale, cioè dei meccanismi che permettono la
rappresentazione del pensiero che però è ancora pre-operatorio: rappresentazioni statiche. Sottostadio
operatorio (≈ 7-11 anni), apparizione delle operazioni concrete: azioni interiorizzate, rappresentate e
reversibili.
Nello stadio delle azioni formali infine il pensiero si svincola dall'esperienza percettiva e sensoriale, si
sviluppa la capacità di ragionare in forma astratta, il pensiero assume un carattere ipotetico-deduttivo.
Vygotskij: transizione da funzione comunicativa del linguaggio (interpsichica) a funzione regolativa del
linguaggio (intrapsichica). Linguaggio egocentrico: fenomeno che evidenzia l’interiorizzazione del linguaggio
Piaget: transizione da linguaggio egocentrico a linguaggio con funzione comunicativa (condivisione dei
propri pensieri). Linguaggio egocentrico: manifestazione immediata dell’egocentrismo infantile.
Il movimento cognitivista
LO SCENARIO
Negli anni ’50 il comportamentismo era la scuola psicologica che predominante, soprattutto nella psicologia
sperimentale. Era però imminente quella che sarebbe stata chiamata “rivoluzione cognitivista”.
Dopo il 1967, anno in cui uscì psicologia cognitivista di Naisser, si comincerà a parlare si psicologia cognitiva
e di cognitivismo. In precedenza gli stessi cognitivisti seguivano largamente a ritenersi comportamentisti,
ma pensavano di vivere una nuova fase del comportamentismo, quella che Berlye chiamava
“cenocomportamentismo”.
Secondo Berlye, infatti, il comportamentismo, che dalle origini watsoniane negli anni ’20-’30 si era già
trasformato in neocomportamentismo, con Tolman, Skinner e Hull, era entrato nel dopoguerra in una
nuova terza fase. Tale terza fase, cenocomportamentistica, era iniziata con Hebb che aveva iniziato una
profonda rivoluzione soprattutto nel modo di concepire il ruolo del sistema nervoso centrale in rapporto al
comportamento.
Hebb in particolare, era interesso ai processi di mediazione, quei processi che consentono all’individuo di
non rispondere immediatamente allo stimolo che gli viene presentato, ma che, creando delle strutture
interne al suo sistema nervoso, fanno sì che egli possa rospondersi avendo a disposizione degli stimoli e
delle risposte interne. L’opera di Hebb segna una decisiva rottura con il neocomportamentismo e
cominciava a porre le condizioni perché nella cultura psicologica nordamericana si uscisse dalle angustie dei
modelli stimolo-risposta.
Per la prima volta con Hebb, infatti, l’interesse si rivolge ai processi che si svolgono all’interno
dell’individuo, non più sul piano del puro costrutto ipotetico, ma su quello del modello logico dello
svolgimento dei processi mentali. La preoccupazione non è quella di identificare realisticamente gli
elementi del modello, ma di considerare questo come uno scema valido sul piano puramente logico. Il
modello viene accettato o respinto se il comportamento in studio può essere simulato dal modello stesso.
L’interesse del cognitivista infatti, è rivolto ai processi mentali, questi sì visti con occhio realistico, mentre il
substrato fisico del modello può essere in ogni momento accantonato, e sostituito con qualcosa di diverso
man mano che le nostre conoscenze si modificano.
IL MENTALISMO DEI COGNITIVISTI
La psicologia cognitivista può sotto molti aspetti essere considerata una psicologia mentalistica. Nel
momento in cui si dimostra che alcuni termini mentalistici vanno (al contrario di quanto sostenuto dai
comportamentisti) introdotti come primitivi, al di là di qualsiasi possibilità anche teorica di una loro
definizione in termini di osservabili, è lo stesso edificio del comportamentismo che inizia a scricchiolare e il
rigorismo epistemologico dei comportamentismi si trova svuotato di contenuto.
Il mentalismo dei cognitivisti trova la sua forza proprio nella crisi epistemologica che attraversa il
comportamentismo e, nel contempo molti comportamentisti passano rapidamente da un estremo all’altro,
diventando molto più “liberali” sul piano del rigore epistemologico, accettando pragmaticamente i nuovi
spunti e suggerimenti che i concetti mentalistici offrono alla ricerca.
Nel presente contesto, il termine cognitivo indica tutti quei processi che comportano trasformazioni,
elaborazioni, riduzioni, immagazzinamenti, recuperi ed altri impieghi dell’input (in entrata) sensoriale.
Termini come sensazione, percezione, immaginazione, ritenzione, ricordo, problem solving e pensiero, per
citarne alcuni, si riferiscono ad ipotetici stadi o aspetti dell’attività cognitiva.
L’interesse dei cognitivisti è sempre stato rivolto più all’individuazione di modelli, anche limitatissimi, che
fossero però in grado di spiegare perfettamente un singolo comportamento in ogni singolo dettaglio; e non
all’enunciazione di grandi principi generali, informatori del comportamento globale di ogni individuo. Per il
cognitivista il modello è una rappresentazione semplificata della realtà, che non pretende di costruire una
riproduzione fedele di ciò che vi può essere nel sistema nervoso dell’individuo, ma è invece concepito come
assolutamente realistico per ciò che riguarda le funzioni svolte dalla mente.
I modelli che i cognitivisti costruiscono sono in origine derivati dai modelli cibernetici, termine di flusso di
informazioni che vengono elaborate a vari stadi nel corso del loro passaggio all’interno dell’organismo. Ciò
consente l’utilizzo di un altro criterio da parte dello psicologo cognitivista, e cioè la simulazione mediante
calcolatore elettronico.27
L’uso dei modelli consente di superare le ambiguità, perché nella rappresentazione ridotta e semplificata
della realtà che il modello costituisce, ogni modello è definito con precisione.
Il cognitivismo, che pure era nato criticando il comportamentismo per la sua incapacità di spiegare il
comportamento dell’uomo al di fuori dell’ambiente asettico del laboratorio, ha finito spesso per
allontanarsi dalla vita reale, spezzattandosi nella costruzione di modelli sempre più sofisticati, ma sempre
più lontani da ciò che l’uomo è e fa nel suo agire quotidiano.
LO SVILUPPO STORICO DEL COGNITIVISMO
Il cognitivismo non è una scuola, non vi è una manifesto cognitivista. Probabilmente la storia del
cognitivismo può essere fatta risalire agli anni della seconda guerra mondiale, quando Craick iniziò delle
ricerche sul comportamento di tracking, che lo portarono per la prima volta a concepire l’uomo come servo
meccanicismo. Si affermava quindi per la prima volta che: l’uomo poteva essere concepito come
elaboratore di informazioni, un servo meccanicismo di tipo cibernetico; l’uomo aveva un tipo di
funzionamento discreto; il meccanismo decisore era unico, e non potevano essere eseguite più cose alla
volta. Inoltre Craick riscopriva l’enorme importanza del tempo impiegato a compiere azioni, come
indicatore dei processi mentali sottostanti alle azioni stesse.
Alla convinzione che l’uomo fosse in grado di eseguire un unico compito per ogni atto di decisione, si
aggiunse la dimostrazione di Miller, che vi era un limite molto severo al funzionamento dei processi
cognitivi dell’uomo, limite costituito dalla quantità di informazioni che si possono elaborare alla volta.
Miller fissava tale limite in 7 chunks; ciò valeva per la memoria a breve termine come per i giudizi assoluti,
come per la quantità di apprensione e così via. Il problema che poneva quindi Miller era quello delle
strategie necessarie per poter introdurre, nel sistema di elaborazione delle informazioni in modo da poter
superare i limiti di elaborazione del sistema.
Importanti furono gli studi della memoria a breve termine, uno dei temi principali della ricerca psicologica
cognitivista. I comportamentisti non distinguevano tra vari tipi di memoria siccome per loro il processo di
ritenzione è unico. Di fatto, dopo gli studi pionieristici di Brown, dovevano emergere delle differenza
fondamentali tra memoria a lungo e a breve termine. Speriling nel 1960 riuscì a dimostrare come a fianco
della memoria primaria e secondaria, di una memoria a tempi di immagazzinamento molto più brevi e con
modalità di funzionamento affatto diverse, e comunque precedenti al riconoscimento degli stimoli
memorizzati.28
27
28
Come si possono riassumere teorie, oggetti e metodi del cognitivismo?
Come può essere affrontato lo studio delle funzioni mentali in ambito cognitivista? Può fare qualche
esempio? Può citare alcuni studi tra quelli che permisero di imporre le basi per la nascita delle
neuroscienze?
Venne individuata un’unità “nel piano del comportamento”, unità TOTE (Test-Operate-Test-Exit), ovvero:
l’individuo esamina la situazione esistente, la mette a confronto con la meta da raggiungere, elabora un
progetto per realizzare il cambiamento desiderato (T); mette in pratica le azioni necessarie (O); analizza
nuovamente la situazione (T); se lo scopo è raggiunto l’azione finisce (E), in caso contrario va avanti fino al
risultato voluto si va. In altri termini ogni volta che un individuo deve svolgere un’azione, in primo luogo
verifica nell’ambiente se la situazione è congruente con gli obiettivi dell’azione che deve svolgere. Si tratta
comunque di strutture gerarchiche e ogni unità TOTE può essere suddivisa in un numero indefinito di
sottounità o confluire in unità più ampie.29
EVOLUZIONI DEL COGNITIVISMO
Si avverte sempre di più l’esigenza di un ritorno alle “grandi teorie”, che il cognitivismo sembrava aver
seppellito. All’interno dello stesso movimento si è aperta una riflessione critica molto profonda.
Neisser muove tre fondamentali critiche alla psicologia cognitiva: innanzitutto egli ritiene che vi sia stato un
progressivo restringimento di campo, con un’attenzione focalizzata sempre più sull’esperimento di
laboratorio, e sempre meno rivolta al mondo esterno. Inoltre, secondo Neisser, se le ricerche attuali sono
sempre più sofisticate e ingegnose. Allo stesso tempo viene fatto di domandarsi quanto siano
genuinamente produttive. Ma egli soprattutto critica il concetto di “elaborazione delle informazioni”:
questo concetto, apparentemente così chiaro, soffre di un’ambiguità di fondo; di fatto, esso muta del tutto
significato nel momento in sui le informazioni vengono definite in modo diverso dai differenti autori.
Secondo Neisser le informazioni che l’individuo elabora vanno viste nell’ambiente perché è lì che si
trovano. Nella sua nuova concezione l’individuo possiede nella sua struttura cognitiva degli “schemi” che gli
consentono di coglierle, e che costituiscono il fondamentale legame tra percezione e pensiero.
Si afferma così una nuova linea all’interno del cognitivismo che, di è venuta a chiamare ecologica. Sarà
proprio Gibson il nume ispiratore di gran parte delle ricerca successiva. Gibson rifiuta quello che il postulato
primo dello stesso cognitivismo: la mente come capace di rappresentazione ed elaborare le informazioni.
Per Gibson tutto ciò è irrilevante: le informazioni sono già presenti nello stimulus array, nella stimolazione
come si presenta direttamente al soggetto; e da questo possono essere direttamente colte, senza dover
ricorrere a sistemi computazionali, flussi informazionali,… e hanno senso per l’organismo che le coglie
direttamente dalla stimolazione (si parla di teoria della percezione diretta) in quanto affordances
presentate dall’ambiente in relazione al valore evolutivo che hanno per l’organismo.
La prospettiva ecologica ha notevole successo. In direzione opposta alla tendenza ecologica abbiamo un
raggruppamento si studiosi delle più diverse provenienze che prende il nome di scienza cognitiva. È questo
un movimento che nasce nel 1977, quando Schank, Collins e Charniak fondano una nuova rivista così
appunto chiamata. Il programma è il seguente: esiste un insieme di problemi comuni, che riguardano
intelligenza naturale e artificiale per studiosi provenienti da psicologia cognitiva e sociale, tecnologie
dell’educazione, intelligenza artificiale, linguistica, logica e epistemologia. Il punto di partenza è
rappresentato dalla ricerche delle “reti semantiche”. Norman stabilisce in dodici punti le aree di indagine
29
Cosa si intende per unità To-Te?
della disciplina: sistemi di credenze, coscienza, evoluzione, emozione, interazione, linguaggio,
apprendimento, memoria, percezione, prestazione, abilità, pensiero.30
Scienza cognitiva e impostazione ecologica sono due filoni lungo i quali si sta diversificando negli anni ’80’90 il cognitivismo.
I due paradigmi che hanno dominato negli anni ’80 il campo della scienza cognitiva sono quelli del
modularismo e del connessionismo.
Il modularismo, nella versione di Fodor, prevede un’architettura cognitiva distinta, almeno per quel che
riguarda i sistemi di analisi di input in strutture verticali, i moduli appunto, che trasformano
computazionalmente gli input stessi in rappresentazioni che offrono alla parte centrale del sistema
cognitivo. Questo modello ha riscosso un notevole successo soprattutto in neuropsicologia, dove la verifica
dell’esistenza di strutture di tipo modulare è dato costante.
La neuropsicologia cognitiva esplora l’architettura funzionale dei processi mentali normali indagando
pazienti con disordini neuropsicologici causati da lesioni cerebrali. Tutto questo al fine di: interpretare il
problema nei termini di una compromissione di uno o più sistemi cognitivi; acquisire informazioni relative
all’architettura funzionale del sistema stesso. Assunti base approccio neuropsicologico sono: Modularità
(l’architettura del sistema cognitivo è modulare); Isomorfismo (esiste una relazione tra il modo in cui il
cervello è organizzato sul piano fisico e il modo in cui la mente e i suoi moduli moduli cognitivi sono
organizzati); Costanza (la prestazione di un paziente rispecchia l’attività complessiva del sistema meno la
componente danneggiata)
Il connessionismo si è affermato in pochissimi anni in modo clamoroso, tanto da far parlare di nuovo
paradigma nella scienza cognitiva, sotto la spinta di due ordini di considerazioni, tecnologiche e
neuropsicologiche. Dal punto di vista tecnologico, la struttura dei calcolatori si è rivelata sempre più
inadeguata rispetto ai compiti in continuo incremento di complessità loro affidati. Sul versante
neuropsicologico d’altra parte esiste una notevole incongruenza tra l’hardware del sistema nervoso
centrale e quello dei calcolatori. Il primo opera con elementi relativamente lenti ma il numero delle
interconnessioni tra elementi è paurosamente elevato. La stessa modellistica non aveva fino agli anni ‘80
tenuto conto di questa differenza, con l’elaborazione di modelli di funzionamento a parallelismo massivo
consentono di far uscire queste nozioni dal vago, ma soprattutto tendono a risolvere la controversia tra
modelli processuali e modelli computazionali, poiché è il concetto stesso di “calcolo” a modificarsi,
potendosi concepire l’aspetto computazionali in termini di interazione diretta tra un ampio numero di unità
locali del cervello.
L’approccio computazionale simula su calcolatore aspetti della performance relativi ad un determinato
processo. I criteri operativi di scientificità nell’ambito della scienza cognitiva equivalgono alla ricostruzione:
la costruzione di un programma che simuli un’attività mentale può essere considerato un esperimento che
permette di introdurre criteri operativi alternativi a quelli positivistici basati sull’osservabilità
AI morbida teorizza che la parte essenziale di un’attività mentale può essere riprodotta da un programma
di calcolo, la generazione di un comportamento in esame deve essere riprodotta da una procedura che sia
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Quali sono gli assunti generali su cui si basa la scienza cognitiva?
effettivamente implementabile su calcolatore, devono essere esplicitati i meccanismi attraverso cui gli stati
e i processi mentali determinano il comportamento.