La scomparsa della spiritualità Sto facendo una ricerca sulla spiritualità e sono rimasto sorpreso dalla grande quantità di personaggi che sputano certezze sulla natura, origine, missione e destino di ogni uomo. Alcuni credono che Dio non esista e suggeriscono formulette per sopravvivere, altri affermano che esiste e ha parlato più o meno direttamente con loro, come se avesse il loro numero di telefono. Eppure molti che si credono sapienti dovrebbero rendersi conto di che cosa rappresentino nell’universo di cui fanno parte e di cui non sono nemmeno riusciti sapere quanto sia esteso. Come si fa a non rendersi conto del fatto che la nostra mente riesce a ragionare correttamente solo con ciò che riesce a sperimentare, infatti comprende cosa significhi viaggiare a 100 chilometri ma comincia ad avere problemi quando la velocità aumenta e solo pochi e in condizioni speciali riescono a viaggiare a 300 km/ora, e allora come può ragionare su distanze misurate con la velocità della luce di 300.000 km/ora per comprendere un universo del quale a fatica si è riusciti a stimare la presenza di almeno 100 miliardi di galassie ognuna con una media di 100 miliardi di stelle. Già vengono i brividi a pensare che se per capirci assegniamo al Sole la dimensione di un pallone, per mantenere le proporzioni, alla Terra dovremmo dare la dimensione della capocchia di uno spillo. E se poi scopriamo che il Sole è solo una piccola stella poiché ce ne sono di ben più grandi, anche di 2.000 volte, ed è solo una degli oltre 200 miliardi di stelle presenti nel disco della Via Lattea, la nostra galassia, che ha un diametro di 100.000 anni luce (un anno luce equivale a poco meno di 10.000 miliardi di chilometri) e uno spessore di 1.000 anni luce. Visti questi vertiginosi numeri che fanno vedere la Terra più piccola di un granello di polvere, come possiamo pensare che il cervello dell’uomo possa vantare con certezza di conoscere chi abbia generato l’universo visto che non riesce nemmeno a comprendere il suo ordine di grandezza e può solo fare dei modellini astronomici enormemente ridimensionati che comunque possono solo riprodurre le sue probabili grandezze ma non la sua realtà. Se questa è la realtà fisica come non coltivare il beneficio del dubbio quando si parla di spiritualità? Come si fa a ritenere che la scienza possa negare realtà spirituali, così come si fa ad accettare affermazioni basate su visioni di personaggi che si sentono improvvisamente illuminati? Quando poi vediamo che in questo immenso e misterioso universo nato circa 14 miliardi di anni fa sia stata generata la nostra straordinaria e forse unica Terra con la sua natura e l’uomo, come possiamo affermare con certezza che siano frutto del caso e non dell’opera di un creatore? Dalle antiche popolazioni indoeuropee abitanti presso il Caucaso che circa 5.000 anni fa emigrarono in Europa e India, uscirono uomini saggi, profeti e filosofi che hanno cominciato a interpretare la realtà spirituale e hanno fornito la base della filosofia e delle esperienze religiose occidentali e indiane. Essi non erano improvvisati soloni ma uomini come Mosè, Buddha, Lao Tzu, Gesù, che dopo una lunga preparazione hanno fornito delle spiegazioni alle tante credenze dell’uomo primitivo che davanti ai tanti misteri che lo circondavano aveva popolato il suo mondo di numerosi spiriti. Non è quindi un caso che nel bene e nel male i comportamenti della maggioranza dell’umanità dipendano da una religione, come dimostrato dal fatto che oltre sei persone su dieci dichiarino di aderire a una religione. La cosa più sorprendente è che, mentre lo scetticismo verso le religioni dilaga, ci siano persone che danno credito alle più diverse credenze pseudo spirituali specie se frutto di eventi spettacolari o misteriosi che si lasciano coinvolgere da ossessivi incontri spirituali di massa che si autoalimentano per il solo fatto di essere una folla eccitata. Oppure adottino tecniche orientali che consentono guadagni ai loro promotori per poi finire col seguire con sorprendente facilità anche le credenze da cui sono nate. Come mai c’è gente disposta a dare credito a persone un po’ diverse piuttosto che darla a quelle che consegnano la tradizione consolidata, dando ragione ai mussulmani che abbarbicati su un rigido credo vedono noi occidentali come un popolo che ha perso ogni spiritualità e dignità e sta persino sensibilmente andare verso l’estinzione per dare spazio a popoli più vitali? Nel cercarne le ragioni si scopre che l’ondata di secolarismo non ha risparmiato quasi nessuno e neanche le religioni che hanno prodotto testimoni poco credibili forse partiti con genuino entusiasmo ma poi sedotti hanno continuato in modo stanco e ipocrita a promuovere una falsa idea di spiritualità e a mettere in ridicolo coloro che la coltivano sinceramente anche se con una buona dose d’ingenuità, come se gli autentici fossero loro. Povero modo di pensare! Allora quali prospettive ha l’uomo d’oggi e a cosa si può affidare? Sicuramente la spiritualità non è un prodotto che si può acquistare ma è il frutto di una continua ricerca che permette di mettere la prova le credenze che sono proposte senza guardare alla qualità dei testimoni per sperare di trovare quelle che possano migliorare la nostra qualità di vita, valorizzare i nostri talenti, renderci liberi di credere e di metterci in sereno rapporto con tutti gli altri, senza timore di non poter cambiare idea.