Corso di Macroeconomia Lezione 1

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Università di Napoli Federico II
Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche
Anno Accademico 2013-2014
Corso di Macroeconomia
Lezione 1
T ULLIO J APPELLI
( CLEC : A - K )
E
S AVERIO S IMONELLI
( CLEC : L - Z )
A.A. 2013-14. Corso di Macroeconomia (CLEC)
Il corso fornisce gli strumenti di base per interpretare i principali fenomeni
macroeconomici; presenta le teorie economiche della crescita di lungo periodo e delle
fluttuazioni cicliche; analizza le problematiche del mercato del lavoro, le scelte di
consumo, di investimento, la domanda e l’offerta di moneta.
Programma
Contabilità nazionale. Principali variabili macroeconomiche. Il mercato dei beni, i
mercati finanziari e il modello IS-LM. Il mercato del lavoro. La domanda e l’offerta
aggregata. La curva di Phillips. La crescita economica: progresso tecnico e capitale
umano. Il ruolo delle aspettative. La domanda di consumo. La domanda di investimenti.
L’economia aperta. La crisi del 2007-09. Il debito pubblico.
Libro di testo
Blanchard, Amighini, Giavazzi, Macroeconomia: una prospettiva europea. Il Mulino,
2010. Parte I, II, III, IV, V, cap. XX, XXI, XXV, XXVI.
Macroeconomia (CLEC) 2013-2014
2
DISES
1. Introduzione alla macroeconomia
Macroeconomia
Studia il sistema
economico nel suo complesso,
considerando variabili come produzione, reddito, consumo,
investimenti, inflazione, disoccupazione, tassi di interesse,
tassi di cambio, disavanzo e debito del settore pubblico.
Distinzione con la
Microeconomia
Studia il comportamento delle singole unità economiche
(imprese, consumatori) e quello dei singoli mercati. La
macroeconomia considera tutti i mercati simultaneamente.
Scuole di pensiero
Classica: Il mercato, se sono rispettate alcune condizioni,
possiede la capacità di collocarsi nella posizione di
“ottimo”: dunque è preferibile che i mercati siano lasciati
a se stessi.
Keynesiana: Le autorità di politica economica possono e
devono intervenire perché il mercato non è in grado di
garantire il raggiungimento dell’“ottimo”.
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DISES
Le domande della macroeconomia
• Che cosa determina le recessioni e le espansioni?
• L’intervento pubblico può prevenire o alleviare le recessioni?
• Cosa provoca la disoccupazione?
• Cosa provoca l’inflazione e quali sono i suoi costi?
• Perché alcuni paesi crescono rapidamente, e altri no?
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DISES
Le variabili macroeconomiche più importanti:
1. Prodotto Interno Lordo (PIL) reale e nominale.
2. Tasso di inflazione.
3. Tasso di disoccupazione.
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DISES
PIL Reale e PIL Nominale
Prodotto Interno Lordo (PIL): è il valore dei beni e servizi finali prodotti da
un sistema economico in un dato periodo di tempo.
Vi sono due modi di esprimere il PIL:
• PIL nominale (a prezzi correnti)
• PIL reale (a prezzi costanti)
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DISES
Esempio: Calcolo del PIL nominale e reale con due beni (X e Y) e
prezzi correnti (P X e P Y )
Quantità
2001
Bene X
Bene Y
10
6
2010
Bene X
Bene Y
12
7
2010
Bene X
Bene Y
12
7
Prezzo
(euro)
4
10
PIL nominale
2001
5
12
PIL nominale
2010
4
10
PIL reale
2010
Valore
40
60
100
60
84
144
48
70
118
Per misurare il PIL in termini reali dobbiamo fissare dei prezzi di
riferimento.
•
Se scegliamo i prezzi del 2001 (anno base) otteniamo il PIL del
2010 ai prezzi del 2000.
•
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DISES
Il tasso di crescita del PIL
• Di quanto è aumentato il PIL tra il 2001 e il 2010?
• Il tasso di crescita della variabile Y tra il periodo t e il periodo t+1 è la
variazione percentuale di Y da un periodo all’altro.
Tasso di crescita =
• PIL nominale: tasso di crescita del 44% tra il 2001 e il 2010, cioè un tasso di
crescita medio annuo del 4,4%.
• PIL reale: tasso di crescita del 18% (medio annuo del 1,8%).
• La differenza tra i due tassi di crescita si spiega con la variazione dei prezzi
intervenuta tra il 2001 e il 2010.
• L’ISTAT fornisce i dati sul Prodotto Interno Lordo. Nel 2012 in Italia il PIL
nominale è stato di circa 1566 miliardi di euro.
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DISES
Andamento del PIL reale 1970-2014 (ai prezzi del 2000)
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DISES
Tasso di crescita del PIL reale: 1970-2014
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DISES
Il tasso di inflazione
• Il PIL nominale aumenta sia perché aumenta la produzione di beni e
servizi, sia perché aumentano i prezzi.
• Il tasso di inflazione è il tasso di crescita del livello generale dei prezzi.
• Una misura indiretta del tasso di inflazione tra il 2001 e il 2010 è la
differenza
44% (Tasso di crescita del PIL nominale) –
18% (Tasso di crescita del PIL reale)
=
-----------------------------------------------------26% (Tasso di crescita dei prezzi)
• Un’inflazione del 26% nel periodo 2001-2010 (cioè un’inflazione annua
di circa il 2,6%)
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DISES
Il tasso di inflazione: 1970-2014
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DISES
Il tasso di disoccupazione
Occupati (N): numero di persone che hanno un lavoro
Disoccupazione (U): numero di persone che non hanno un lavoro e che lo
stanno cercando
Forza lavoro (L)= Occupati (N)+Disoccupati (U)
Tasso di disoccupazione: quota della forza lavoro in cerca di occupazione.
Nel 2010 in Italia il tasso di disoccupazione è stato il 7,4%; Nei paesi
dell’area Euro del 7,9%.
Data una certa Forza Lavoro, il tasso di disoccupazione si riduce se:
1. Aumenta il numero di occupati.
2. Si riduce il numero di persone in cerca di occupazione .
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DISES
Il tasso di disoccupazione: 1970-2015
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DISES
I costi della disoccupazione
• I costi economici e sociali della
corrispondono alla predita di PIL.
disoccupazione
sono
notevoli:
• A questi si aggiungono quelli individuali.
• Alcuni gruppi sociali (giovani, donne) sono più colpiti.
• Se persiste genera povertà e disuguaglianza.
• E' possibile utilizzare
disoccupazione?
• Distinzione
tra
involontaria.
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la
politica
disoccupazione
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economica
volontaria
e
per
ridurre
la
disoccupazione
DISES
La disoccupazione in Italia e negli Stati Uniti dal 1970 al 2014
1. Negli anni ‘70 la disoccupazione è aumentata sia in Italia che negli USA.
2. Negli anni ’80 e ’90 la disoccupazione è scesa negli USA ma non in Italia.
3. Dopo il 2000 la disoccupazione si è ridotta anche in Italia: da 11% del 2001 al
6% del 2007.
4. Dopo il 2010 la disoccupazione in USA si è ridotta, quella italiana è aumentata.
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DISES
Domande:
• Perché aumenta la disoccupazione?
• Perché in Italia e in altri paesi europei un livello elevato di
disoccupazione è stato così persistente nel tempo?
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DISES
Domande della Macroeconomia
1. Perché cresce il PIL reale e come si può influenzare la crescita
economica?
2. Perchè si verifica una recessione o, più in generale, il PIL fluttua?
3. I governi e le banche centrali possono influenzare le variabili
economiche più importanti come disoccupazione, inflazione, reddito?
• Le Teorie della Crescita Economica rispondono alla prima domanda:
studiano l’andamento della produzione nel lungo periodo.
• Le Teorie del Ciclo Economico rispondono alla seconda domanda:
studiano le fluttuazioni della produzione nel breve periodo.
• Entrambe le teorie discutono il ruolo delle autorità di politica economica,
rispondendo così alla terza domanda.
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DISES
Crescita e ciclo economico
Il PIL cresce perché:

Le quantità di risorse impiegate (lavoro e capitale) aumentano

La produttività (efficienza) dei fattori impiegati migliora.
Ma fluttua quando l’economia è colpita da:

Shock di offerta (ad es. aumento del prezzo del petrolio).

Shock di domanda (ad es. riduzione delle imposte, espansione della spesa pubblica).

Shock ai mercati finanziari (e contrazione del credito)
Esempio recessioni:
1981-83
1992-93
2001-03
2007-10
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DISES
Crescita e ciclo economico
• In genere la produzione cresce con regolarità, seguendo il trend. A volte cresce
meno del trend, oppure addirittura diminuisce.
• Le oscillazioni della produzione corrente intorno al trend costituiscono il ciclo
economico.
• Il periodo che passa dal minimo di una recessione al successivo rappresenta
l’ampiezza
del
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ciclo.
Il
ciclo
20
economico
ha
durata
variabile.
DISES
La produzione di pieno impiego
• La produzione di pieno impiego è quella che prevale in tempi normali, cioè
quando l’economia segue il trend.
• Il tasso di crescita annuale del PIL reale tra il 1970 e il 2010 è stato mediamente
del 2%.
• Nel 1981-83, 1992-93 e nel 2007-10 si sono avute recessioni perché il PIL reale è
cresciuto meno del trend.
• Una misura della distanza della produzione effettiva (corrente) da quella di pieno
impiego (trend) è l’Output Gap (o divario del PIL corrente dal PIL di pieno
impiego):
Output gap =
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DISES
Andamento del PIL effettivo e del trend: Italia
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DISES
Il divario del PIL (Italia):
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DISES
La politica economica
Politica monetaria
La Banca Centrale Europea (BCE) controlla il tasso di
interesse.
Politica fiscale
I Parlamenti e i Consigli dei Ministri degli Stati membri
dell'Unione Europea scelgono le imposte e il livello della
spesa pubblica in ciascun paese (nel rispetto dei vincoli
dell'Unione).
Distinzione tra scuole di pensiero:
•
Classica: si basa sull'ipotesi di prezzi e salari flessibili.
•
Keynesiana: si basa sull'ipotesi che salari e prezzi sono rigidi nel breve periodo.
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DISES
La politica economica (cont)
Secondo entrambe le scuole di pensiero:
• l'efficacia della politica monetaria e della politica fiscale dipende sia dai
provvedimenti effettivi di politica economica sia da quelli attesi.
• l’ampiezza degli effetti delle politiche economiche è incerta.
• gli effetti delle politiche economiche non sono immediati.
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DISES
I problemi della politica economica in Europa
Il PIL reale dell’area euro nel 2010 è di circa 12000 miliardi di euro
Peso % sul
PIL reale
dell’EU27
Tasso di crescita
del PIL nel 20012010
Tasso di disoccupazione
16
20
13
9
13
29
3
1,6
2,7
5,6
3,8
10,7
10,4
9,4
11,8
5,9
100,0
3,4
8,7
Francia
Germania
Italia
Spagna
Regno Unito
Altri
Totale
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DISES
I problemi della politica economica in Europa (cont)
1. Bassa crescita
• Dopo il 1990 la crescita in Europa è stata più lenta che negli USA e nei paesi
emergenti.
• Perdita di competitività.
• Proposte: aumentare la partecipazione al mercato del lavoro, migliorare le
infrastrutture, investire in capitale umano.
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DISES
I problemi della politica economica in Europa (cont)
2. Disoccupazione elevata
• Esplosione salariale negli anni ‘60 e ‘70; crescenti costi del lavoro e riduzione
dell’occupazione; elevati tassi di interesse negli anni ‘80 e ’90 hanno ridotto gli
investimenti e aumentato la disoccupazione.
• Rigidità del mercato del lavoro: livello elevato di sussidi di disoccupazione in
alcuni paesi europei; salario minimo troppo elevato; eccessiva protezione del
lavoratore.
• Solo nell’ultimo decennio la disoccupazione è tornata a livelli fisiologici.
• Ma poi la disoccupazione è cresciuta durante la crisi del 2007-10.
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DISES
I problemi della politica economica in Europa (cont)
3- Elevate tasse sul lavoro
• Riducono l’incentivo al lavoro
• Aumentano i costi delle imprese
• Soluzioni: riforma delle istituzioni del mercato del lavoro; riforma fiscale.
4- Elevato debito pubblico
• Dopo la crisi del 2007-10 alcuni paesi hanno un debito pubblico molto elevato
(Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna).
5 – Stabilità dei mercati finanziari
• La crisi del 2007-10 ha messo in luce che sono necessarie riforme per migliorare
il funzionamento e la stabilità dei mercati finanziari.
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DISES
L’Euro e l’Europa
Benefici
• Importanza simbolica
• Rimozione di ostacoli al commercio tra paesi europei
• Creazione di una grande area economica
• (Per l’Italia) Riduzione dell’inflazione e dei tassi di interesse
• Maggiore disciplina fiscale
Costi
• Moneta comune significa politica monetaria comune, quindi stesso tasso di
interesse per tutti i paesi
• Maggiore interdipendenza tra paesi: uno shock in un paese (Grecia) può avere
ripercussioni molto ampi negli altri
• E’ più difficile affrontare squilibri tra i diversi paesi dell’euro.
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DISES
Gli Stati Uniti, l’Europa e i BRIC
USA
Europa
Cina
India
Brasile
Russia
Tasso di crescita del PIL nel
1991-2010
3.3
5.7
10.5
5.5
2.6
-3.6
Tasso di crescita del PIL nel
2001-2010
1.6
3.4
10.2
7.6
3.6
6.7
USA:
• crescita della produzione più bassa che nel decennio precedente
• Crescita influenzata dall’andamento del prezzo del petrolio, dalla scoppio della
bolla immobiliare, dalla crisi finanziaria del 2007-2010
Cina:
• rapida crescita, dovuta a accumulazione di capitale (investimenti) e progresso
tecnolcogico (grazie al trasferimento di tecnologia)
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DISES
Il prodotto interno lordo (PIL)
Tre modi per calcolare il PIL
1. Somma delle componenti della spesa in beni finali.
2. Valore aggiunto = Valore della Produzione - Consumi intermedi.
3. Somma dei redditi dei fattori della produzione
• Contabilmente risulta sempre verificata l’identità:
Spesa in beni finali = Valore aggiunto = Reddito
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DISES
Il PIL come spesa in beni finali o aggregata
Y = C + I + G + X - IM
Consumo (C): beni e servizi acquistati dai consumatori;
Investimento (I): talvolta chiamato investimento fisso per distinguerlo
dalle scorte di magazzino. E’ la somma dell’investimento in macchinari,
attrezzature, abitazioni.
Spesa pubblica (G): beni e servizi acquistati dallo stato e dagli enti
pubblici. Non include né i trasferimenti (assistenza sanitaria e sociale), né
gli interessi del debito pubblico;
Esportazioni (X): gli acquisti di beni e servizi nazionali da parte del resto
del mondo;
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DISES
Il PIL come spesa in beni finali o aggregata (cont)
Importazioni (IM): acquisti di beni e servizi dall’estero effettuati dai
residenti (consumatori, imprese, governo).
Esportazioni nette, ($X - IM$) o saldo commerciale, è dato dalla
differenza tra esportazioni e importazioni
o se $X>IM$ : avanzo commerciale
o se $X<IM$ : disavanzo commerciale
Osservazione: Produzione e vendite non sono perfettamente coincidenti:
non tutto ciò che viene prodotto quest’anno sarà necessariamente venduto
quest’anno. Convenzione contabile: le scorte sono una spesa delle imprese.
Investimento in scorte: differenza tra beni prodotti e beni venduti in un
anno – cioè differenza tra produzione e vendite;
Investimenti lordi: investimenti fissi+investimenti in scorte.
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DISES
La composizione del PIL in Italia
Miliardi di euro a
prezzi correnti
Composizione
C
I
G
NX =
XIM
901
328
310
22
453
431
57
21
20
2
29
27
Totale
1570
100
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35
DISES
La crisi del 2007-10 e la composizione del PIL
PIL
Consumi
Investimenti
Esport.
Import.
Germania
Francia
Italia
-4,9
-2,6
-5,0
-0,1
0,6
-1,7
-9,0
-7,1
-12,1
-14,5
-12,4
-19,1
-9,5
-10,7
-14,5
Area Euro
-4,1
-1,1
-10,8
-12,9
-11,5
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36
DISES
Prodotto Interno e Nazionale
La produzione dei cittadini italiani è misurata dal Prodotto Nazionale Lordo
(PNL), che si ottiene dal PIL:
•
sommando i redditi da lavoro e da capitale (interessi, dividendi, profitti)
degli italiani all'estero;
•
sottraendo i redditi da lavoro e da capitale (interessi, dividendi, profitti)
degli stranieri in Italia.
Quindi:
• Prodotto Interno Lordo (PIL): prodotto in Italia
• Prodotto Nazionale Lordo (PNL): prodotto da cittadini italian
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37
DISES
Il PIL come valore aggiunto
Il PIL è la somma del valore aggiunto nell’economia in un dato periodo di
tempo.
Il “valore aggiunto” non è altro che la differenza tra il valore dei beni
finali prodotti meno il valore dei beni intermedi necessari a produrli.
Facciamo un esempio (Blanchard, cap. II)
Economia composta da 2 imprese:
impresa 1 (acciaio):
ricavi=100, salari=80, profitti=20
impresa 2 (automobili): ricavi=200, salari=70, costi(acciaio)=100, profitti=30
La somma dei valori aggiunti prodotti nell’economia nell’esempio è pari a
100 (impresa 1) +
(200 – 100) (impresa 2) = 200
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38
DISES
IL PIL come somma dei redditi
Un terzo modo di calcolare il PIL è quello di sommare tutti i redditi dei
fattori che hanno contribuito alla produzione
Per ottenere il reddito disponibile delle famiglie si sottrae dal reddito
nazionale:
• il reddito delle imprese
• il reddito della Pubblica Amministrazione
• le imposte dirette.
Reddito Disponibile delle Famiglie = Consumi + Risparmi
Il risparmio rappresenta la parte di risorse correnti destinate a soddisfare
consumi futuri, ed è misurato dalla differenza tra reddito e consumo corrente.
La somma dei redditi nel nostro esempio è pari a:
80 + 20 (salari e profitti impresa 1) +
70 + 30 (salari e profitti impresa 2)
= 200
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39
DISES
La contabilità nazionale in simboli
Economia chiusa senza settore pubblico
E’ possibile misurare il PIL come somma delle spese:
Y = C + I
↑
↑
Produzione = Spesa (I include le scorte)
Ma anche come somma dei redditi
Y = C + S
↑
↑
Reddito = Consumo + Risparmio
C+I =C+S
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→ I=S:
DISES
Economia chiusa senza settore pubblico (cont)
• In un’economia chiusa investimento e risparmio nazionale sono sempre
uguali.
• Perché? Tutto ciò che della produzione non viene acquistato fa parte delle
scorte. Ma abbiamo definito le scorte come parte degli investimenti.
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41
DISES
Economia aperta con settore pubblico
Y
= C + I + NX + G
↑
↑
Produzione =
Spesa
• Come si trasforma l'identità tra risparmio e investimenti in un’economia
aperta con settore pubblico?
• Bisogna considerare separatamente il
dell'economia: privato, pubblico, estero.
Macroeconomia (CLEC) 2013-2014
42
risparmio
dei
tre
settori
DISES
1. Risparmio privato
Definiamo:
Y = reddito nazionale
V = redditi e trasferimenti netti dall’estero (redditi degli italiani
all’estero – meno redditi degli stranieri in Italia)
T = imposte
Il reddito disponibile è il reddito a disposizione delle famiglie per consumi o
risparmi
Y d = reddito disponibile = Y + V – T
Il risparmio delle famiglie è la parte di reddito disponibile che non viene
destinata al consumo:
S p = Y d - C = (Y +V -T) – C
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43
DISES
2. Risparmio pubblico
Sg = T - G
(imposte – trasferimenti – interessi) – spesa pubblica
• Quando S g >0 il bilancio pubblico è in avanzo (o surplus).
• Quando S g <0 il bilancio pubblico è in disavanzo (o deficit).
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44
DISES
3. Risparmio estero
Sr =
– (NX+ V)
• NX = saldo della bilancia commerciale
• NX+V = saldo delle operazioni correnti con il resto del mondo
• Quando S r >0 gli incassi dell’estero superano gli esborsi dell’estero.
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45
DISES
4. Risparmio totale
Il risparmio a disposizione dell’economia è la somma del risparmio nazionale
(S p +S g ) e del risparmio estero (S r ):
S p + S G +S r = (Y +V -T) – C + (T-G) – V –NX =Y-C-G-NX = I
• Anche se la somma del risparmio dei tre settori è sempre uguale agli
investimenti, il risparmio di un settore è generalmente diverso dagli
investimenti di quel settore.
• Se il risparmio nazionale (S p +S g ) si riduce, anche gli investimenti si
riducono, a meno che non vi sia un disavanzo delle partite correnti, cioè
l’estero finanzia parte degli investimenti nazionali.
• A parità di risparmio privato e di spesa per investimenti, un
peggioramento dei conti pubblici (riduzione di S G ) si accompagna ad un
peggioramento dei conti con l’estero (aumento di S r ): per questo si parla
di “twin deficits”.
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DISES
Stock Vs. Flusso
• Uno stock è una quantità misurata in un dato istante di tempo
• Un flusso è una quantità misurata in un dato intervallo di tempo
Esempi:
• il patrimonio di un individuo è uno stock, il suo reddito è un flusso
• la quantità di capitale di un’economia è uno stock, l’investimento è un
flusso
• il numero di disoccupati è uno stock, il numero di licenziati in un certo
periodo è un flusso
• il debito pubblico è uno stock, il disavanzo pubblico è un flusso
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47
DISES
L’inflazione
Il livello generale dei prezzi
servizi.
misura il costo di un paniere di beni e
Esempio:
Nell'anno t
P X = 10
P Y = 20
unità di X = 4
unità di Y = 3
• Il livello generale dei prezzi P è la somma dei singoli prezzi ponderata
con le quantità acquistate di ciascun bene:
P t = 10×4 + 20×3 = 40 + 60 = 100
Nell'anno t+1
P X = 12 (+ 20%)
P Y = 22 (+ 10%)
P t+1 = 12×4 + 22×3 = 48 + 66 = 114
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48
DISES
L’inflazione (cont)
Il tasso di inflazione misura di quanto varia la spesa che occorre sostenere
per acquistare lo stesso paniere di beni nel periodo successivo.
Il tasso di inflazione è il tasso di crescita del livello dei prezzi:
Nell’esempio, nell’anno t+1 si può continuare ad acquistare il paniere
composto da 4 unità del bene X e 3 unità del bene Y con un aumento di
spesa pari al 14%.
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49
DISES
L’inflazione (cont)
L’inflazione si misura generalmente con riferimento a:
1. Indice dei Prezzi al Consumo (IPC)
2. Indice dei Prezzi alla Produzione (IPP)
3. Deflatore del PIL
Macroeconomia (CLEC) 2013-2014
50
DISES
Indice dei Prezzi al Consumo
L’IPC misura il costo di un paniere di beni e servizi acquistato da una
famiglia “media”.
Esempio:
Una famiglia acquista il seguente paniere di beni ad ottobre 2012.
Paniere di beni
Prezzi unitari
Ottobre 2012
5kg pane
5kg Pasta
5 kg Carne
50 lt benzina
20 mc di gas
Affitto
Totale
Macroeconomia (CLEC) 2013-2014
€ 1/Kg
€ 2/Kg
€ 10/Kg
€ 1,30/lt
€ 2,5/lt
€300
51
Spesa della famiglia
Ottobre 2012
5
10
50
65
50
300
€ 480
DISES
Indice dei Prezzi al Consumo (cont)
Una famiglia acquista il seguente paniere di beni ad ottobre 2013.
Paniere di beni
Prezzi unitari
Ottobre 2013
5kg pane
5kg Pasta
5 kg Carne
50 lt benzina
20 mc di gas
Affitto
Totale
Spesa della famiglia Ottobre
2013
€ 1,1/Kg
€ 2,5/Kg
€ 10/Kg
€ 1,25/lt
€ 2,5/lt
€320
5,5
12.5
50
62,5
50
310
€ 490,5
A ottobre 2013 il tasso di inflazione dell’IPC, misurato rispetto all’anno precedente, è
Macroeconomia (CLEC) 2013-2014
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DISES
L’ISTAT calcola l’IPC in tre versioni:
• L’indice per l’intera collettività nazionale (NIC) misura l’inflazione a
livello dell’intero sistema economico: considera l’Italia come se fosse
un’unica grande famiglia di consumatori.
• L’indice per le famiglie di operai ed impiegati (FOI) si riferisce ai
consumi delle famiglie residenti in Italia facenti capo ad un lavoratore
dipendente extra-agricolo. E’ usato per adeguare periodicamente valori
monetari (es. canoni di locazione).
• L’indice armonizzato dei prezzi al consumo per i paesi dell’Unione
europea (IPCA) assicura una misura dell’inflazione comparabile a livello
europeo. Viene assunto come indicatore per verificare la convergenza
delle economie dei paesi UE, ai fini dell’accesso e della permanenza
nell’Unione Economica e Monetaria (UEM).
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DISES
Indice dei Prezzi alla Produzione
• L’IPP misura il costo di un paniere di beni e servizi nel primo stadio di
commercializzazione.
• Nell’esempio, X e Y sono le quantità vendute da un’impresa.
• I pesi sono calcolati sulla base dei dati della produzione industriale
italiana.
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DISES
Il Deflatore del PIL
• Ricordiamo la distinzione tra PIL nominale e reale:
Esempio
PIL nominale dell’Italia nel 2010
PIL del 2008 ai prezzi del 2000
= 1570 MLD di euro
= 1276 MLD di euro
• Per definizione il deflatore del PIL del 2000 è uguale a 1. Tra il 2000 e il
2010 l’inflazione, misurata con il deflatore del PIL, è stata del 23%: in
media del 2,4% all’anno.
• E’ possibile calcolare deflatori per ciascuna componente del PIL: in tal
modo si ottengono tassi di inflazione relativi alla categoria considerata.
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DISES
Variabili reali e variabili nominali
Abbiamo studiato la distinzione tra PIL nominale e reale. La stessa
distinzione vale anche per altre variabili economiche: una variabile espressa
in termini reali non risente delle variazioni dei prezzi.
Un esempio: Il salario reale. Il salario è il prezzo dei servizi lavorativi.
Poiché il lavoro si misura con il tempo, anche il salario è riferito ad un
intervallo temporale (orario, mensile, annuo).
Esempio: Salario nominale nell’anno t: W = 10.000 euro
Salario
Livello dei
Salario reale
nominale W
prezzi P
W/P
Anno t
Anno t+1
Tasso di
crescita
10.000
11.000
1,00
1,08
10.000
10.185
+10%
+8%
+1,85%
La differenza tra tasso di crescita del salario nominale e tasso di inflazione è
approssimativamente uguale al tasso di crescita del salario reale: 10 – 8 ≅ 1,85.
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DISES
Il tasso di interesse
• Il Tasso di interesse nominale (R) è il rendimento di un euro dato a
prestito ed indica quanto occorre pagare per avere subito disponibile un
euro.
• Se R=0,05, per avere oggi un euro da restituire tra un anno è necessario
pagare 5 centesimi di euro.
• Esempio: Presto 100 euro il 1 gennaio 2010, ricevo in restituzione la
somma iniziale di 100 euro e un pagamento di interessi di 5 euro il 1
gennaio 2011. Il tasso di interesse è
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DISES
Il tasso di interesse (cont)
• Il Tasso di interesse reale è il rendimento di un euro dato a prestito al
netto dell’inflazione attesa
Esempio:
presto 100 euro nel 2010
ricevo 105 euro nel 2011
Se il tasso di inflazione attesa è 2%:
Tasso di interesse reale = i-π e =5%-2%=3%
• Il tasso di interesse reale può essere negativo.
• Esistono molti tassi di interesse. Generalmente, il livello dei tassi
dipende dalle aspettative di inflazione, scadenza, e grado di affidabilità
del debitore.
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DISES
Tasso di interesse nominale e reale
• Nel 2007 il tasso di interesse nominale sui titoli pubblici trimestrali (BOT a 3 mesi) è
stato pari al 4%
• A causa della politica monetaria espansiva, nel 2010 il tasso di interesse sui BOT a 3
mesi è sceso al 0,5%
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