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Specie protette dalla Direttiva Uccelli
COLOMBELLA
Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
NOME SCIENTIFICO: Columba oenas
Ordine: Columbiformes Famiglia: Columbidae
La Colombella è lunga 33-35 centimetri e ha un’apertura alare che non supera i 70 centimetri. Presenta barre alari nere,
brevi e interrotte, mentre la parte terminale della coda è di colore nero. Il becco è giallastro, con base rosea e cera
biancastra, le zampe violacee. Si distingue dal Colombaccio per l’assenza di bianco sulle ali e sul collo. I giovani
presentano una livrea più scura, senza i riflessi cromatici tipici dell’individuo adulto.
Popolazioni della sottospecie nominale C. o. oenas sono presenti in tutti i Paesi europei. In Italia la Colombella è
parzialmente sedentaria e nidificante, con una distribuzione piuttosto frammentata che include Appennino centrale e
meridionale – specialmente Appennino abruzzese, lucano e calabro – e Pianura Padana occidentale, fino alle Prealpi; più
scarsa e localizzata in Toscana, Puglia ed Emilia-Romagna.
La Colombella vive di norma sotto i 1.000 metri di altezza, in boschi e foreste, prediligendo alberi grandi e ricchi di
cavità in cui poter nidificare. Più raramente nidifica in cavità di pareti rocciose. Il cibo è composto soprattutto da sementi
e altre parti vegetali, e in minor misura da bacche, ma anche da invertebrati, come le lumache.
Gli accoppiamenti hanno inizio alla fine di marzo. Il maschio invita la femmina a costruire il nido in un determinato
luogo, che lei deve comunque scegliere, e le porta poi il materiale per realizzarlo. Il nido è costruito ad altezza notevole
dal suolo: la femmina vi depone due uova bianco crema, che cova insieme al maschio. La cova dura 16-18 giorni, per un
massimo di 2-4 covate l’anno tra aprile e agosto. I pulcini sono alimentati con il “latte di piccione” – ovvero con cibo
rigurgitato dai genitori – e dopo 25 giorni circa lasciano il nido.
Prospettive
Nell’areale nazionale i vari aspetti della demografia e dell’ecologia della Colombella sono stati scarsamente studiati.
Completamente assenti risultano le informazioni sul successo riproduttivo della specie nel nostro Paese. Occorre quindi
avviare studi approfonditi per stabilire distribuzione e consistenza della specie in Italia, in particolare per indagare le
cause di successo-insuccesso riproduttivo.
L’areale della specie ha subito contrazioni in varie porzioni dell’Italia centro-meridionale, con particolare riferimento al
Molise, al Lazio e alla Sicilia, dove peraltro la specie risulta non più nidificante. Al tempo stesso, la popolazione di alcune
regioni settentrionali – Piemonte in primis – appare in recupero.
Stante la mancanza di informazioni sufficienti sui parametri demografici, è tuttavia impossibile formulare un Valore di
Riferimento Favorevole (FRV) per questa specie. Utile a migliorarne le prospettive future sono comunque il
mantenimento e la corretta gestione delle formazioni forestali più mature, con particolare attenzione alla salvaguardia
degli alberi vetusti e ricchi di cavità.
Nelle aree frequentate dalla specie nei diversi periodi dell’anno, dovrebbero poi essere incentivate pratiche agricole
estensive con ridotto uso di pesticidi, evitando pratiche quali la posa sul terreno di semi avvelenati che possono avere
conseguenze mortali sulla specie. Controlli più severi sarebbero inoltre auspicabili per reprimere gli atti di bracconaggio.
Minacce
Tra le minacce di maggior rilievo per la specie emerge la gestione forestale di tipo produttivo – che porta all’abbattimento
di alberi secolari – e le pratiche agricole intensive che riducono le fonti di cibo. In particolare, insieme alla trasformazione
e alla distruzione degli habitat riproduttivi e di svernamento, la specie soffre per le conseguenze dell’ingestione di semi
avvelenati distribuiti nei campi di mais per contenere le popolazioni di Corvidi.
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Altre minacce importanti sono rappresentate dalle uccisioni illegali durante la stagione venatoria e dalla collisione con
cavi aerei. Tra le principali cause di insuccesso riproduttivo, in base a uno studio effettuato sulla popolazione belga i
fattori principali vanno individuati nell’abbandono del nido (21,2% delle uova deposte), nella predazione da parte di
Corvidi e da Moscardino (19%); infertilità (5,8%). Mentre tra le principali cause di mortalità dei pulcini ci sono la
mancanza di cibo (19,7%) e ancora la predazione (9,8%). In Germania, il 38,6% della mortalità di uova e pulcini è dovuta
all’abbandono del nido, il 16,8% ad allagamento, il 7% a predazione.
Nel complesso, è evidente la dipendenza della specie dai boschi maturi, ove siano presenti grandi alberi ricchi di cavità. È
qui che si riscontrano le densità maggiori, come i parchi patrizi del Piemonte (massima densità rilevata, 3 coppie per 10
ettari nel Parco di Racconigi) ma anche ampie porzioni di foreste planiziali in Toscana o querceti-castagneti maturi in
provincia di Parma, nei pressi di calanchi collinari poco accessibili.
Per l’Italia, nessun dato è disponibile sul successo riproduttivo della specie. In Belgio, su un campione di 360 uova
deposte, il 37,8% dei giovani è giunto all’involo; nel corso della stagione riproduttiva, mediamente ognuna delle coppie
ha portato all’involo 3,06 pulcini. In Germania, invece, la media dei giovani involati per covata deposta è pari a 1,3; qui,
ogni coppia ha allevato in media 3,25 giovani per anno.
Stato di salute
Nel rapporto di BirdLife International (2004), la specie risulta in moderato incremento e viene quindi considerata con
stato di conservazione sicuro. Nonostante alcune popolazioni orientali siano in decremento, le popolazioni più importanti
– Francia, Germania, Olanda, Regno Unito – risultano infatti in crescita numerica.
La popolazione dell’Unione europea è stimata in 520.000-730.000 coppie, pari all’89-93% della popolazione europea e a
una frazione compresa tra il 70% e l’84% della popolazione globale della specie. La popolazione italiana è stimata in
100-300 coppie, stabili nel periodo 1990-2000. Dati più recenti evidenziano un iniziale decremento seguito da stabilità e
recente recupero: in particolare, la popolazione piemontese – stimata in 100-200 coppie – si mostra in incremento, con
nuclei più consistenti nel cuneese e nella porzione meridionale della provincia di Torino; mentre altrove la specie risulta
in decremento (Lazio, Molise) o totalmente estinta come nidificante (Sicilia).
L’Italia è terreno di transito anche per individui in migrazione, con numeri più elevati nel corso del transito autunnale,
soprattutto in ottobre. In questo periodo, gruppi di 150-200 individui si possono ancora osservare in alcune regioni
italiane come la Toscana e il Piemonte (massime concentrazioni osservate al lago di Viverone, tra le province di Biella e
Torino, con 400 individui). Il flusso migratorio attraverso il territorio italiano è comunque diminuito drasticamente
rispetto al passato. In Italia la Colombella è anche svernante regolare, con una popolazione complessiva stimata in
3.000-6.000 individui, in aumento in alcune regioni come il Piemonte; gruppi consistenti di individui svernanti sono stati
osservati anche in Veneto, Toscana e Lazio.
La Colombella è considerata “in pericolo critico” dalla Lista Rossa Nazionale. La Colombella è inclusa nell’Allegato II/2
della Direttiva Uccelli (79/409/CEE), cioè tra le specie che possono essere cacciate soltanto negli Stati membri per i quali
esse sono menzionate. L’Italia non rientra tra questi Stati e la specie risulta quindi non cacciabile ai sensi della
legislazione venatoria (157/92).
Semaforo
Scarsa e localizzata, la popolazione italiana di Colombella risulta nel complesso stabile, con locali decrementi
nell’Appennino centro-meridionale e locali incrementi in Pianura Padana occidentale. Anche l’habitat idoneo alla specie
appare in parziale contrazione.
Fattore
Stato di salute
Stato di conservazione
Range*
In contrazione in alcune regioni
centromeridionali ma sostanzialmente
stabile
Favorevole
Popolazione
Tendenza all’aumento in alcune regioni
Inadeguato
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settentrionali ma diminuzione o stabilità
altrove
Habitat della specie
In parziale diminuzione
Complessivo
Inadeguato
Inadeguato
*Variazione della popolazione negli anni
Canto
La Colombella emette un richiamo monotono e cupo, facilmente riconoscibile in quanto ricorda il tipico “tubare del
colombo”, una sorta di “uu-u” ripetuto in sequenza.
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