centro missionario diocesano, gruppi missionari e missionari bergamaschi in dialogo Anno V - n° 29 Novembre-Dicembre 2009 Sassolini missionari.... Non se n’è andata, anche per questo Natale! Una stella… per l’uomo di oggi Stella cometa, ti ho visto splendere tante volte sul presepe di casa. Quando ero piccolo aspettavo con ansia l’incarico di appoggiarti sulla capanna, ancor oggi questo gesto mi commuove e non me lo lascio scappare. Sei il segno che lì, in quell’angusto e povero pezzo di terra, è custodito il mistero di Dio e dell’uomo, il mistero di tutta la vita. Ho pensato di scriverti, perché vorrei pregarti di rimanere al tuo posto, nonostante tutto, anche per questo Natale! Dammi il tempo di spiegare e sono certo che alla fine sarai d’accordo con me. Sono solito, da questa prima pagina, cercare di condividere una riflessione sulla missione, le sue attese e speranze, la sua ragione e profondità. Questa volta vorrei coinvolgerti in un pellegrinaggio che a te, abituata alla vastità dei cieli, non sembrerà più impegnativo di tanto, ma sono certo ti piacerà. Un pellegrinaggio per il mondo dove incontreremo i missionari della nostra terra con le loro comunità, potremo vedere dall’alto l’impegno dei nostri infaticabili gruppi missionari, contempleremo quel fiume di preghiera e solidarietà che, dalla generosa terra bergamasca raggiunge il mondo intero, metteremo il cuore accanto a tanta attesa di speranza che l’evento irripetibile del Natale è capace fedelmente di suscitare. Il pellegrinaggio mi affascina da sempre. È qualcosa che impasta i piedi con la terra, bagna di sudore la fronte, matura nuovi rapporti con sé stessi. E poi c’è una meta. L’uomo vive da sempre questa dinamica, è qualcosa che fa parte della sua natura, qualcosa che lo mette radicalmente in gioco, perché è ricerca di senso. C’è un uomo, ma ce ne sono tanti, che solca il mare in cerca di futuro. Avventuriero, conquistatore, sfruttatore? In Somalia non ne poteva più, aveva scelto, nonostante tutto, di resistere alla violenza; in Etiopia lo avevano minacciato di morte, ma continuava a credere nella giustizia sociale; nel sud Sudan stringeva tra i denti la sua fede, perseguitato perché cristiano; all’angolo della strada non sapeva se tornare a casa, aveva fallito nell’amore. Paura, fame, violenza, precarietà hanno maturato una ribellione consapevole, ma talvolta incontrollata; giusta, ma spesso in solitudine. E si fa alla svelta a scaricare responsabilità. C’è un uomo, ma ce ne sono tanti, che ha intravisto nella possibilità di scegliere, l’orizzonte per la propria vita. Opportunista, egoista, illuso? Hanno tentato di farlo tacere in Colombia, conosceva troppo bene gli intrallazzi del mercato della droga; confidavano nelle sue paure in Brasile e, procurando false accuse, lo hanno spogliato di dignità; per le strade di Nuova Delhi si è ridotto all’accattonaggio, tra l’indifferenza del mondo ricco; continuano a negargli la verità nella caraibica isola di Cuba Pagina 2 Missione: rimanere come la cometa impedendogli di alzare la testa. Schiavitù, interessi di pochi, sfruttamento, ideologia spezzano continuamente le gambe al futuro. Come si fa a subire sempre, senza un moto di ribellione, di riconquista? E la tentazione di un po’ di elemosina è davvero forte. C’è un uomo, ma ce ne sono tanti, che non riesce più ad arrivare a fine mese. Miserabile, incapace, demotivato, stupido? Nei paesi del benessere sembra condannato a volere sempre di più ed intristisce; dove la terra è secca, dove l’acqua è solo un desiderio, le sue mani sono incapaci ed il cuore raccoglie solo lamenti di fame; se mette da parte qualcosa teme per il suo tesoro ed il suo orizzonte è un filo spinato; quando cerca una possibilità di riscatto gli tagliano le ali, ha volato troppo alto. Potere, bramosia, impotenza, superficialità fanno continuamente riferimento a delle forze economiche che, per il bene di pochi, schiantano le attese di molti. Nei massimi sistemi è difficile trovare spazio per la possibilità dei piccoli. No, Stella Cometa, non lasciarti prendere dalla tentazione di interrompere il viaggio, non abbandonarti allo sconforto perché le cose non migliorano e il futuro lo vedi sempre più grigio. Se guardi bene, proprio laggiù, quella piccola ombra che cammina attraverso l’arsura dell’altitudine sull’equatore, quel passo veloce e deciso ha il nome di un missionario, e ce ne sono tanti. E poi dall’altra parte, su quella barchetta da quattro soldi è una missionaria, la chiamano “regina dei mari”, perché ci sta giorni e giorni sul mare per raggiungere isole sperdute. E anche di queste donne ce ne sono tante. Per non parlare di quella grande metropoli, che colpisce il tuo occhio per l’estensione: lo vedi quel puntino? Sotto il cappello di paglia ancora un missionario, si sta dedicando alle baraccopoli di periferia. Frequenta la discarica per riscattare la dignità dell’uomo. Sono davvero tantissimi! E se continui a guardare, proprio sulla linea dell’orizzonte ci sono tre strani personaggi. È facile riconoscere i Santi Magi. Sì, proprio quelli del presepe, ce li mettevo con orgoglio anche da piccolo. E il mio parroco mi ricordava di spostarli, giorno dopo giorno, verso la grotta. Verso la meta. Anche oggi ci sono i Santi Magi e non sono pochi. Sono coloro che hanno deciso nel loro cuore il santo viaggio della fede e cercano, cercano, con passione e dedizione, con passo robusto e sguardo lungimirante. Sono capaci di amare così tanto la vita da perderla lungo la strada: sconsiderati. Sono così capaci di solidarietà che bruciano nella carità di Dio: piromani. Sono talmente assorbiti dal mistero che non ce la fanno più contenere la gioia: inesauribili. Anche oggi ci sono i Santi Magi e, quello che è bello, è che ci camminano a fianco, ci sorridono e, spesso, scrollano la testa, davanti alle nostre piccole e banali resistenze. Adesso, Stella Cometa, ti chiedo di fare la tua parte. Vedi, l’uomo ha bisogno di segni che guidino il suo pellegrinaggio, di luoghi dove alla luce possa intravedere la bellezza della meta, pregustare il sapore della pienezza. E tu, come ti sei posata sulla grotta per indicare dove il mistero è entrato nel tempo, così richiamaci oggi luoghi e stili che parlino di Dio. In quella casa una famiglia si racconta attorno alla mensa della sera; in una stanza d’ospedale un piccolo paziente ascolta con attenzione la favola della mamma; all’ingresso della fabbrica un operaio si appresta al turno della notte; in casa di riposo un nonno sbotta impaziente contro il tempo che se ne va… Stella cometa, scendi con la tua luce su questi luoghi ed altri mille ancora, illuminali con il mistero che porti con te. E siccome so che non ti fanno paura i chilometri ti chiedo di percorrere il mondo, in lungo ed in largo, per dire all’uomo che non è solo, che non è senza futuro, che non è inutile. E disegnerò tante piccole stelle comete con la vita dei nostri missionari, le disegneremo insieme nelle comunità parrocchiali e le lanceremo verso di te per fare in modo che l’augurio più bello del Natale li raggiunga uno ad uno dove il Signore li ha seminati. Grazie, Stella Cometa, ti saluto riconoscente in attesa di incontrarti sul presepe di casa mia. E ti saluta anche Matteo con tutto il cmd! Buon Natale! don Giambattista centro missionario diocesano Pagina 3 Missione: un dono infinito Un giorno che ha il sapore della mondialità La grande “Sorpresa” di Dio Un segreto nascosto per secoli irrompe nella storia O gni anno nel giorno di Natale gli occhi di tutti i cristiani, ma non solo, si fissano su Betlemme. Duemila anni fa, qui il fiume del cielo ha straripato ed ha inondato il mondo di gioia. Lo rivelò un angelo del Signore a dei pastori che nei dintorni vegliavano a guardia dei loro greggi: “ Vi annuncio una grande gioia. E’ nato finalmente, è nato il vostro Salvatore! Andate fino a Betlemme, troverete un bambino, avvolto in fasce, riposto in una mangiatoia”. Improvvisamente una moltitudine di angeli riempì di luce il cielo e misteriose voci celesti si udirono per l’aria. Era un inno di gloria a Dio, un inno di pace per gli uomini. La vera sinfonia della gioia. Andarono solleciti i pastori e trovarono in una grotta come le loro, il Bambino e sua Madre che lo contemplava estatica. Oggi, quello stesso posto, sotto il pavimento della più antica basilica di Terra Santa, è indicato da una stella d’argento a quattordici punte. Da secoli pellegrini di tutto il mondo vi si inginocchiano a baciarla con particolare devozione. Di questa grotta, accanto alla quale san Girolamo visse oltre 30 anni, traducendo in latino tutti i libri delle Sacre Scritture, questo santo scrisse: “Qui, in questa piccola e povera grotta naturale, è nato il Creatore dei cieli; qui è stato avvolto in fasce; qui l’hanno trovato i pastori; qui è stato indicato dalla stella ai Magi”. IL PRIMO MISSIONARIO Aveva percorso un lungo cammino quel Piccolino, esattamente la distanza che separa il cielo dalla terra. “Missio- nario del Padre”, lo ha definito un giorno il Papa Pio XI. E mai nome fu più indovinato. Dal Padre dei cieli inviato sulla terra perché ogni terrestre possa diventare figlio di Dio. Da questo primo missionario deriveranno nei secoli tutti coloro che andranno nel mondo a raccontare il mistero di quella notte, la notte santa di Betlemme. Il fascino di quell’evento continua a contagiare il mondo. È una festa universale il Natale. Anche se in un’ottica diversa da quella dei cristiani, è celebrata da Induisti, Buddisti, Ebrei e Musulmani. Persino dai non credenti. Un misterioso raggio di luce e di letizia si diffonde anche oltre i confini del mondo cristiano. Stelle e luci natalizie illuminano le strade di Tokyo in Giappone, come quelle di Calcutta in India, paesi non certo cristiani. Natale, il più grande giorno della storia del mondo, risveglia nell’animo di ognuno quasi una nostalgia di innocenza perduta, di un paradiso lasciato, di un sogno mancato. Lo ricorda in uno scritto intitolato ‘Mistero del Natale’ Edith Stein, una ebrea convertita al cattolicesimo, diventata suora di clausura, deportata dai nazisti nel campo di concentramento di Auschwitz, dove ha trovato la morte assieme a tanti altri cattolici ed ebrei. “Natale, anche la sola parola sa di incanto, un incanto cui nessuno può sottrarsi. Anche gli uomini di altre fedi, anche quelli che non ne hanno affatto, anzi per i quali la storia del Bambino di Betlemme non significa niente, fanno preparativi per la festa e pensano di ac- cendere qua e là un raggio di gioia. Scende su tutta la terra una calda corrente di amore”. LEGNO DELLA CULLA, LEGNO DELLA CROCE Mistero davvero il Natale! Dio Salvatore poteva apparire sulla terra da adulto. Re con la corona sulla testa e lo scettro tra le mani. O guerriero con la spada e lo scudo. O sacerdote con il turibolo dell’incenso tra le mani. Ha scelto di fare il suo ingresso nel mondo come un bambino. Per non far paura a nessuno ed attrarre tutti a sé. A chi fa paura un bambino? La missione è questo: un fenomeno di attrazione. Un’attrazione che non deve far paura. Anche chi ha dei conti da regolare con Dio non deve avere alcuna paura. Ci penserà lui, quel Bambino, a saldarli. Lo ricordano quelle tavole di legno che costituiscono la mangiatoia in cui è deposto. Un giorno sul Calvario si incroceranno per formare un patibolo, una croce dove colui che un giorno fu bambino raccolto tra pochi legni, sarà accolto fissato da chiodi, per completare la sua missione di Salvatore di tutti. Non si può ridurre il Natale ad una descrizione bucolica di grotte e di pastori, di pecorelle ed esseri angelici. Il Natale è qualcosa di più. Il Natale è molto di più.È l’esplosione del segreto di Dio che, dopo secoli di nascondimento, improvvisamente si squarcia e ci rivela che Dio è amore, amore che salva. Un Bambino che nasce per morire. Amore di Dio, salvezza per gli uomini. P. Giuseppe Rinaldi missionario saveriano Sono le “primizie” missionarie della nostra Diocesi. Hanno ricevuto il crocefisso venerdì 16 ottobre dalle mani del vescovo Francesco. Buona Missione! Battistella suor Rosalba Dossi don Fausto Famiglia Restelli Ghirardelli padre Fausto Poloni Patrizia Rossoni don Pietro Pagina 4 Missione: Natale ovunque Un cammino attraverso i popoli Betlemme, che storia! Una meta che va incontro all’uomo Q uante storie, su Betlemme; quanti racconti, fin da quando siamo piccini… E quanta storia pure è passata e ancora passa da Betlemme. Storia di chi allora è andato in cerca di un Mistero, di chi lo ha incontrato e adorato; della gioia di chi lo ha compreso, ma anche del dramma di chi lo ha rifiutato. E storia di chi oggi cammina, gioisce, adora, zittisce e piange sulle strade di un Vangelo senza confini, né di spazio, né ancor meno di tempo. Storia di una storia, innanzitutto. Anzi, “della” Storia. Storia di imperatori e re che godono di sapere quanti sudditi hanno e quanto questi sudditi possano “rendere”; e storia di una giovane famiglia, in attesa dell’evento più bello, che obbediente si mette in cammino, figlia inconsapevolmente protagonista di una Storia più grande di lei. Come le storie semplici ed umili, spesso silenziose, di donne e uomini partiti dalla nostra terra “di sasso”, “di sopra” o “di sotto”, per entrare a fare parte della Storia, a volte violenta, a volte gloriosa, di tanti altri popoli della terra. Storia di un cammino. Il cammino, ancora una volta, di quella coppia che si fa “150 chilometri di asino”, cinque giorni, per andare da Nazareth a Betlemme, e più tardi molti di più per scappare in Egitto; o quello brevissimo dei pastori che vanno alla grotta incuriositi e tornano glorificando Dio; e poi quello dei Magi venuti (allora come oggi) dal Medio Oriente per cercare il Re che è nato. Come il cammino, spesso rischioso o forzato (c’era una volta, in Sud America, Africa e Asia, anche l’esilio…), qualche volta più breve e comodo, ma sempre pieno di incognite, di sorprese e di stupore, intrapreso da chi non sta chiuso in casa ad aspettare che gli altri usufruiscano dei suoi servizi, ma va in cerca dell’altro per incontrare nel suo volto la presenza di Dio. Storia di una stella, che appare da lontano, poi scompare e poi riappare, a precedere i Magi laddove erano diretti. Come la stella dell’evangelizzazione (ogni missionario ha la sua stella…), che ti illumina la vita all’alba della partenza, si nasconde misteriosamente nella notte dell’inculturazione, e poi riappare, più in là, quasi a dirti: “Io sono già qui, un’altra volta oltre…”. Storia di paure e di gioie, di chi si fa prendere da grande spavento (già… un angelo in persona non ti appare tutte le notti…), ma poi gioisce per la voce che dice: “Non temete, vi annuncio una grande gioia!”. Come trent’anni dopo, andando al sepolcro vuoto. Come cento, mille, duemila anni dopo, in terra straniera, a chi si spaventa per una lingua mai udita, ma poi gioisce perché impara un linguaggio che non ha bisogno di parole. Storia di un’adorazione. Fatta di mistero, ma anche di scrigni pieni di oro, incenso e mirra. Come la vita “contempl-attiva” del messaggero del Vangelo, che più adora e più riesce a costruire e a donare; ma che più costruisce, sbriga e s’affanna, e meno sa adorare e contemplare. Storia di drammi. Storia di delitti continui, di stragi annunciate o improvvise, frutto di rancori personali, di inganni, di burle tra potenti o di incomprensibili disegni del Destino, ma sempre e comunque stragi di innocenti. Come in ogni parte del mondo, in ogni angolo di periferia, in ogni fazzoletto di terra occupata, in ogni corsia di ospedale; come ieri, come oggi, ma – ci aiuti l’Emanuele, una buona volta – mai più così domani! Ma Betlemme è anche storia di un silenzio. Silenzio di Madre che “serba tutte queste cose nel suo cuore”. Come il silenzio di chi, missionario in terra straniera e poi, di ritorno, a volte straniero in casa propria, ascolta, prima di parlare; di chi osserva, prima di giudicare; di chi si interroga, invece di interrogare; di chi perdona, invece di condannare. Quante storie, a Betlemme… e quanta Betlemme, nella storia di un Vangelo vissuto senza confini! don Alberto Brignoli sacerdote in servizio al centro unitario missionario della CEI Pagina 5 Missione: Natale ovunque Racconti di vita Dio… nel cielo della vita! Dalle situazioni più difficili alla grazia del Natale D opo 13 mesi di forzata permanenza in italia per motivi di salute, il Signore mi a dato l’ok per ritornare in Brasile. L’obiettivo della “Fondazione Franco Gilberti”, nella quale svolgo il mio servizio, è quello di accogliere giovani che vengono dal carcere minorile e che la società considera emarginati, delinquenti, irrecuperabili, ma tutti sono figli di uno stesso Padre! Il Vangelo diventa vivo nell’accoglienza, nella speranza e nella fede che ognuno di noi vive e questi giovani hanno bisogno di trovare pace, serenità, fiducia per ritornare alla quotidianità della vita. L’accoglienza viene al primo posto. Incontrare, accogliere, ascoltare, condividere per amare il nostro prossimo e scrivere piccole storie di speranza. Sì, perché il Signore semina ovunque positività e bellezza. Non c’è nessuno che è escluso da questa possibilità di bene. Credere che esiste un Dio buono in qualsiasi situazione della nostra vita, un Dio che ci sta vicino e non ci abbandona, un Dio che offre tante e diverse possibilità per poter vivere bene i nostri giorni, è la fiducia che ho nel cuore. E la misericordia di Dio si fa strada quando incontriamo l’altro con il suo stesso cuore. Vivendo con questi giovani vedo la grande difficoltà che hanno di credere che dentro di loro esista qualcosa di buono. Sono loro stessi i primi a non crederci più, a rinunciare, lasciarsi coinvolgere dallo sconforto. Noi dobbiamo dimostrare loro che è possibile il bene, la bontà, la gioia della vita, proprio oltre le tante situazioni che li tormentano. Chiedere la prossimità del Natale mi suggerisce di chiedere a Dio nella preghiera occhi e cuore capaci di accogliere l’altro, di amarlo e stimarlo per quello che è, di accompagnarlo con fiducia e speranza Quando nel mese di luglio ci siamo incontrati con il vescovo Francesco abbiamo molto riflettuto, come missionari, sul tema dell’immigrazione e mi è rimasto nel cuore il desiderio di accogliere senza limiti e pregiudizi. Parole come fratellanza, solidarietà, giustizia, libertà… e tante altre sono davvero il frutto di un Natale cristiano che ci auguriamo di poter vivere vicendevolmente. Antonio Nozza volontario laico in Brasile Per un Natale al cuore della missione… Presso Urban Center accanto alla stazione autolinee in città, viale Papa Giovanni XXIII° dall’1 al 18 dicembre: “Sorriso di Madre”: mostra fotografica sul mistero della maternità. Fotografie di Anna Mottes, commenti a cura di Maria Teresa Betti. “Presepi dal cuore”: mostra di presepi realizzati da Gian Battista Moriggi Pomeriggi di animazione e laboratori per ragazzi dalle h 15 alle h 18 (con turnazione oraria). Una proposta di disegno e manualità per decorare il Natale insieme all’ascolto del “Racconto del Natale” attraverso brani evangelici, poesie e musica. Per partecipare ai laboratori è richiesta iscrizione telefonando al cmd 035 45 98 480 negli orari d’ufficio. Martedì 8 dicembre h 17 Inaugurazione mostra fotografica e presentazione del Progetto Ruha. Domenica 13 alle h 15 Accoglienza della luce di Betlemme con gli Scouts e pomeriggio di animazione. “T u scendi dal cielo azzurro e pieno di stelle o Re del cielo per venire dove c’è aridità, vento, secco, ma tanti cuori pronti ad accoglierti” Pensare al Natale con circa 40 gradi di caldo, vento e terra bruciata, niente pioggia e tanta fame sembra assurdo, ma è in questa assurdità che Gesù nascerà qui in Karamoja a Moroto. Anche qui risuonerà il canto degli Angeli:“Pace in terra agli uomini di buona volontà”. Sarà in questa situazione che la notte di Natale ci troveremo tutti assieme. Come al tempo di Gesù i pastori che erano i più poveri furono i primi ad arrivare alla grotta, qui saranno i karimojon, i poveri che, anche con lo stomaco vuoto, andranno la grotta. Non é molto diversa dalle loro capanne. Qui incontreranno Colui che ha voluto scendere dal cielo ed incarnarsi nella loro realtà di povertà e miseria. Ma in questa notte ci sarà qualcosa di magico, si dimenticherà tutto: il caldo, la fame, la povertà, le ingiustizie, per adorare con canti e balli il Re della pace, che farà rinascere nel cuore di ciascuno la gioia di vivere e di sperare in un futuro migliore. Guardando il cielo bellissimo seguiremo la cometa che ci porterà tutti a Betlemme con il popolo Palestinese ed assieme adoreremo il Re dei Re per chiedere la pace ed il dono della riconciliazione. Suor Graziella Dolci Missionaria Comboniana in Uganda Pagina 6 Missione: Natale ovunque Dialogo interessante quando si assommano i Natali Un momento prima che nasca! Un vecchio missionario in dialogo con S. Giuseppe A rriva un’altra volta il Natale. Ancora una volta, dopo tanti anni. Non si stanca di venire, non si stanca di ricominciare. E cosí c’è da preparare tante cose… undici capelle che mi aspettano con le loro piccole comunità. E so che le cornabuse degli angeli saranno un’altra volta soffocate da ben altri altoparlanti che strimpellano musiche diverse in questo paese “laico”. Anche quest’anno mi do da fare per preparare un Natale vero, con qualcuno che mi ascolti. Bussando…ai cuori, cercando anche dove so che mi diranno : non c´é posto qui. So che troverò un posto. Non mi rassegno davanti agli stravolgimenti consumistici che arrivano anche qui, ma mi fa male al cuore vedere come ogni anno il Grande Mistero nascosto nella piccolezza di un Neonato viene sfigurato, e come noi missionari, in fondo, siamo inadeguati e insufficienti ad essere “angeli” che convocano i pastori. Pastori quella notte armati di bastoni per difendersi dai ladri e dai lupi, e oggi siamo ancora in un mondo di ladri e di lupi. E cosí, in queste difficili ore di lavoro e di attesa, mi sono permesso di avvicinarmi a te, caro Giuseppe, e ascoltare il tuo dialogo con Maria in quell’angolo buio della grotta, qualche momento prima che Lui nascesse. “Scusami, Maria, non ho trovato di meglio che questa grotta. Lo sapevo che non ero adatto, che ci voleva ben altri per saper accogliere il ‘discendente del re Davide’. Lo sai che ho cercato di tirarmi in disparte, non me la sentivo. Ma l’angelo ha insistito, e non potevo lasciarti sola. Qui mi son dato da fare, ma in tanti luoghi dove ho bussato, non mi hanno ascoltato. Ho proprio vergogna di portarti qui… non c´è nemmeno una culla. Scusami”. Caro Giuseppe, ho sentito anche la risposta di Maria: “Sta buono, Giuseppe, io mi fido di te. Sono contenta che tu mi sia vicino e mi da tenerezza aver ascoltato le tue richieste quando bussavi, e la tua sofferenza davanti ai rifiuti. Io sto bene qui, in questa povertá e questa solitudine. Piú avanti mi appiopperanno il titolo di ‘regina’, ma io sono una semplice ragazza di paese e mi trovo qui a mio agio. E so anche anche Lui stará bene qui : lo intuisco, anche se faccio fatica a capirlo. Abbi pazienza, vedrai che poi Lui ce lo spiegherá, poco a poco. La culla…siamo noi due, tu ogni tanto mi aiuterai a sostenerlo. Ti voglio bene, Giuseppe.·” Caro San Giuseppe, mi vergogno a dirtelo, tu sei troppo grande e troppo santo perche io possa paragonarmi con te. Peró ti confesso che questi giorni in cui preparo il Natale, in questo cantuccio di missione che “Qualcuno” mi ha affidato, vorrei dire anch’io alla Madonna quello che tu le hai detto, e vorrei sentire da lei quello che ti ha risposto. E non credo di sbagliarmi se qualche missionario la pensa come me. don Silvano Berlanda sacerdote fidei donum in Uruguay Abbonamento Sassolino 2010 Siamo arrivati a 2150 copie! Un traguardo non indifferente vista la giovane età del nostro “Sassolino”. E anche il gradimento sembra davvero buono. All’appello mancano ancora alcuni gruppi missionari e sarebbe molto bello che lungo questo anno pastorale maturassero anche altre adesioni. Se ci impegniamo tutti… Anche per quest’anno l’abbonamento è di 10 € sia in Italia che all’estero. L’invito rivolto ai gruppi è quello di farsi carico ciascuno degli abbonamenti per i missionari originari delle loro parrocchie e, magari, anche di altri che non sono della propria comunità. Da parte nostra raggiungere tutti convinti del valore di mantenere dei legami con i nostri missionari. Ai missionari che ricevono il nostro notiziario chiediamo di “benedirlo” con la preghiera. Pagina 7 Missione: Natale ovunque Rinascere ancora una volta per un mondo nuovo Vivere il Natale in “terra straniera” Il Natale delle “nostre emozioni” M i sto preparando al Natale. Sarà il secondo che passo in terra di Bahia e il primo qui nella parrocchia di Teofilandia. Ripenso al Natale dello scorso anno e la prima cosa che ricordo è la diversità del clima. Mentre là da noi stiamo entrando in pieno inverno e siamo abituati a immaginare il Natale, come dice il canto:“al freddo e al gelo”, qui invece si entra in piena estate. Così, di primo acchito, pare sia difficile vivere il Natale, soprattutto con le “nostre emozioni”. E’ possibile, mi chiedevo, vivere il Natale con 35 gradi e celebrare magari sudando abbondantemente anche se è la Messa di Mezzanotte ? Ricordo molto bene tuttavia la mia meraviglia e la mia gioia perché, mentre all’inizio di dicembre il paesaggio si presentava tutto secco e bruciato dal sole, fu sufficiente un poco di acqua per trasformarlo in un bel verde, da arido che era. Così ho vissuto il mio primo Natale accompagnato dalle parole del profeta che annuncia con gioia che il deserto rifiorirà. Un bel segno e, aggiungo, un dono, per aiutarmi a vivere la presenza di Gesù come garanzia e nello stesso tempo sfida per un mondo e una società nuova. E da quel poco che comincio a capire di questa nuova realtà nella quale mi trovo a vivere, credo che abbiamo grande necessità di riascoltare e vivere la “buona notizia” di Gesù, che viene a condividere la nostra vita per aiutarci a renderla più umana, più vera, più libera. Quest’anno mi preparo a vivere il Natale accompagnato da una “nuova” suggestione e che mi riguarda ancora più da vicino. E’ il fatto di essere “straniero”. Pur riconoscendo di essere ben accolto e di essermi ambientato abbastanza in fretta, resta sempre il fatto di trovarmi a vivere in modo per un certo senso “provvisorio”. Sto, infatti, aspettando il rinnovo del permesso di sog- giorno. Ma soprattutto avverto la diversità di cultura. E non sempre ti riesce di “immergerti” dentro questo nuovo mondo cercando di capire e soprattutto di amarlo. Nonostante tutto. Mi aiuta guardare a Gesù che nasce a Betlemme che è terra di Giuda, la terra della Promessa, ma pur sempre terra “straniera” per Lui, che nasce lontano dalla sua Nazaret. Ci sono anche altri motivi che mi aiutano a vivere questo Natale e in forma molto concreta. Molte cose qui mi fanno capire che siamo molto vicini a Gesù, alla sua terra con tutti i suoi problemi. A cominciare appunto da questa terra semi-arida che aspetta l’acqua come una vera benedizione. Perché dà sicurezza (anche se provvisoria) al futuro di tutti queste persone. Poi c’è la gente delle varie comunità che conduce una vita molto simile a quella dei pastori. E che come loro trovo molto semplice, disponibile e generosa. Ma ci sono anche i tanti problemi e difficoltà che comincio a intravedere. E sono soprattutto la violenza, che dalle grandi città sta invadendo anche questi luoghi solo apparentemente tranquilli. Riguardano il bisogno di una vera giustizia che offra a tutti le medesime possibilità e non solo a chi può permetterselo, perché in grado di pagare. E’ la povertà nascosta e spesso accettata e vissuta in silenzio e con grande dignità. E’ la rassegnazione e il fatalismo di fronte ai tanti problemi. E’, soprattutto nei giovani, il rifugio in un mondo “dorato di sogni”, della droga e dell’alcool, che non aiuta, comunque, ad affrontare la realtà e spesso porta alla depressione e all’isolamento. E’ la preoccupazione per il proprio singolo benessere e il disinteresse per i problemi della comunità. Ecco perché attendo con ansia questo Natale. Per non scoraggiarmi di fronte ai tanti problemi. Per ritrovare fiducia e forza per affrontarli, ma, soprattutto, perché so che dall’incontro con il “Bambino Gesù” è possibile uscire sostenuti e accompagnati dalla certezza che si può con fiducia credere e lavorare per la realizzazione di un mondo, di una società e di una umanità nuovi. Credo che solo così, guidato e sostenuto dalla essenzialità e dalla radicalità del messaggio del Natale, sarà possibile avere la forza per ricuperare la capacità di continuare a “sognare” una vera comunità cristiana, capace di accogliere con gioia il messaggio di Gesù e di guardare a chi ci sta intorno come veri fratelli e sorelle. E’ così che mi preparo a vivere questo tempo di Avvento. Che la nascita di Gesù sia anche per ciascuno di noi “Grazia” per rinascere ancora una volta! don Angelo Pezzoli sacerdote fidei donum in Brasile missionaria in Bangladesh Pagina 8 Missione: Natale ovunque Le più diverse tradizioni in dialogo con la storia di Gesù Immagine e somiglianza di Dio La missione è continua incarnazione di speranza S ono in Bangladesh da 13 anni, attualmente mi trovo a Bonpara, nella diocesi di Rajshahi. Sono responsabile di un gruppo di donne cristiane e musulmane, che lavorano in un Centro di ricamo e cucito nella missione. Per una formazione integrale della donna, oltre ad offrire la possibilità di imparare l’arte del ricamo e poter ricevere uno stipendio mensile, offriamo alle donne alcuni momenti formativi a livello umano e cristiano. Grazie a questa esperienza, ogni giorno ho la possibilità, di entrare nel mondo delle donne bengalesi, di ascoltare i loro problemi familiari, le loro preoccupazioni e le loro speranze. Essere presenti all’altro, sedersi accanto..., credo sia la missione che oggi il Signore mi chiede, essere una presenza di speranza e d’amore per la gente alla quale il Signore mi ha inviata. Se dovessi descrivere con un’immagine la mia missione penserei alla figura di Mose’ davanti al roveto ardente, quando Dio gli dice: ‘Togliti i sandali dai piedi, perche’ il luogo sul quale tu stai e’ una terra santa.” Per entrare in una cultura completamente “C uba, que linda es Cuba”, (che bella è Cuba), è il ritornello di una canzone molto conosciuta, ed è vero da un punto di vista. Cuba è bella, ma è malata, e come ogni malato ha bisogno del medico, e a mio parere lo specialista per questa malattia è Gesú Cristo, vero e unico Salvatore del mondo. Avvicinandosi il Natale, nonostante gli otto anni di presenza in questa terra, sto scoprendo cose sempre nuove e affascinanti, rispetto al Mistero che avvolge l’umanità di Dio. E qui vi lascio solo alcune parole che testimoniano il vissuto di molti amici e fratelli cubani. Da alcuni mesi visito comunità (villaggi) che si trovano sulla montagna, e che si possono raggiungere solo con il geep, o a cavallo, poichè non c’è una strada vera e propria, a una distanza di 20 km più o meno, dalla parrocchia. Siccome la presenza della Chiesa Cattolica in questi luoghi è stata pressochè nulla negli ultimi 50 anni, ho cominciato ad ascoltare il vissuto della gente. Il Natale Mi piace molto ascoltare i racconti degli anziani, che sono coloro che mantengono la memoria delle tradizioni antiche e che testimoniano un vissuto tramandato per generazioni imbevuto di cultura cristiana spagnola. Il primo ricordo si riferisce alla “Noche buena” (Notte Santa) il 24 dicembre, nella quale la famiglia si riunisce e attorno al tavolo per condivide la cena, che è preparata con cura, sia dalle donne, che dagli uomini, i quali si occupano della preparazione e cottura del “macho azado” (la porchetta allo spiedo, per intenderci), che è tutto un rito e prevede almeno 5 ore, nelle quali si socializza e si discute di problemi e delle frivolezze della vita, con un buon bicchiere di rum. Alle donne corrisponde preparare il “congrí” (riso e fagioli), le verdure e i dolci che non possono mancare, nonostante la povertà del presente. Così si aspetta la nuova e diversa dalla propria è necessario togliersi i sandali, spogliarsi della propria sicurezza, per entrare nel mondo dell’altro. E’ necessario vivere il mistero dell’Incarnazione! E per poter entrare in punta di piedi in una realtà completamente nuova, da scoprire, conoscere amare, e’ necessario l’atteggiamento del bimbo, un atteggiamento di semplicità, di apertura, di stupore, d’ascolto e d’umiltà. In punta di piedi…per vivere questo Natale! Sr. Gianfranca Foiadelli missionaria in Bangladesh mezzanotte, e se c’è una chitarra si cantano canti popolari, oppure si ascolta musica, a volte la festa prosegue fino al mattino. Per comprendere meglio domando: Perchè festa? è la Notte Santa! Ma cosa significa: Si aspetta la mezzanotte, perchè è Natale. E cos’è il Natale: La nascita del Bambino Gesù. Qual’è la cosa più importante per voi? La famiglia si riunisce, anche i più lontani cercano di essere presenti, si fa festa fraternamente, la cosa più bella è che ci sia pace fra di noi, poterci incontrate tutti anche solo una volta all’anno. Non c’è altro? Non ricordiamo. A mio parere e senza voler forzare possiamo intravedere qualcosa del Mistero del Natale. Gesù, Dio Bambino, che chiama a comunione la grande famiglia umana, perchè nella fraternità possa sperimentare l’amore e la pace che ci fa sentire ed essere felici. “Facciamo l’uomo a nostra immagine...” (Gen. 1, 26). Il compito arduo che tocca a noi missionari sarà aiutare a comprendere che il vissuto umano, ci avvicina al Mistero, del Divino che si è avvicinato a noi, fino a farsi uno di noi. Buon Natale! don Valentino Ferrari sacerdote fidei donum a Cuba Pagina 9 Missione: iniziativa da condividere Una proposta che vuole diventare segno di unità, cammino condiviso Condividi la gioia! Per un Natale al cuore della missione. Tre progetto con il cuore della Diocesi N on è solo uno slogan, ma soprattutto occasione per impegnarsi insieme attorno ad un progetto. Occasione che, grazie alla sua forza di comunione, renderà più intensa la missionarietà. Anche quest’anno ritorna l’iniziativa di Natale che il cmd promuove in collaborazione con l’Associazione Pro Jesu e l’Ascom Bergamo. In campo scendono poi tante e diverse realtà, che scelgono la strada del lavorare insieme e questo è il valore aggiunto della proposta. “Al cuore della missione” per sensibilizzare, informare e chiedere un aiuto concreto anche in momenti di difficoltà diffusa come quelli che stiamo vivendo, L’impegno di sensibilizzazione ed informazione si realizza in alcune proposte che, oltre a rendere partecipi dei progetti indivi- La luce di Betlemme Questo prezioso segno, attinto dalla mangiatoia dove nacque Gesù, arriva anche nella nostra città, grazie all’impegno degli scouts e del MASCI, associazione adulti scouts. Domenica 13 dicembre l’accoglienzaavverrà nella Basilica di Sant’Alessandro in Colonna durante la Celebrazione Eucaristica delle ore 10,30. La luce resterà in Basilica fino alla solennità dell’Epifania, giornata missionaria dei ragazzi. Tutti potranno attingere la luce da portare e custodire nelle proprie case, attorno alla quale vivere la preghiera in famiglia in attesa e poi in contemplazione del mistero del Santo Natale. Lunedì 28 dicembre alle ore 15 sempre nella Basilica di Sant’Alessandro si terrà un incontro per tutti i bambini ed i ragazzi che vorranno unirsi in preghiera con tutti i bambini del mondo, soprattutto con coloro che vivono in situazione davvero difficili. sarà un modo per condividere la giornata della pace del 1 gennaio 2010. duati e da sostenere, vogliono invogliare a conoscere sempre di più situazioni di precarietà e fatica che, purtroppo, spesso caratterizzano il sud del mondo. Sono tre i progetti che catalizzeranno l’attenzione per questo Natale. In Terra Santa raccogliamo l’invito del centro “Ephpheta” di Betlemme. Una realtà che assicura assistenza e cura a bambini e ragazzi con problemi di sordità. E’ l’unica realtà su tutto il territorio palestinese e solo grazie alla carità di tanti potrà continuare il suo servizio. L’Uganda è un paese martoriato dalla precarietà ed i poveri sono sempre più poveri. La nostra attenzione si rivolge a mamme e piccoli affetti da AIDS. Diversamente sarebbero condannati alla solitudine, perché emarginati della loro stessa società ed impossibilitati a mantenersi. Infine, un progetto richiama l’attenzione sulla realtà dell’immigrazione, né è promotrice la Comunità Ruah. L’impegno è quello di creare la possibilità di sostegno a famiglie in difficoltà attraverso un posto di lavoro ed una sempre maggiore coscienza di cittadinanza e integrazione. Una scommessa. Il sostegno economico a questi tre progetti matura attorno ad una serie di iniziative che coinvolgono una trentina di realtà bergamasche con le loro ramificazioni sul territorio. Nel cuore della città ritorna la consueta “capanna benefica”. E’ un segno prezioso, un richiamo alla ragione cristiana del Natale. Sarà anche il cuore della raccolta di fondi che ci auguriamo generosa come sempre. Ad Oriocenter ritorna lo stand dei presepi e ad Urban Center, nei pressi della Stazione ferroviaria, un luogo di incontro, riflessione e solidarietà. Dall’1 al 18 dicembre, ogni pomeriggio nei giorni feriali e lungo tutta la giornata il sabato e la domenica, sarà possibile visitare la mostra fotografica: “Sorriso di madre”, partecipare a dei laboratori creativi per bambini e ragazzi, acquistare presepi provenienti da tutto il mondo e, da domenica 13 dicembre, attingere la “Luce di Betlemme” che verrà portata dagli scouts. L’invito rivolto ai commercianti è quello di acquistare il kit di propaganda a sostegno dell’iniziativa per metterlo a disposizione dei propri clienti. Non viene chiesto loro di raccogliere fondi, ma di farsi promotori di un impegno di sensibilizzazione che inizia da loro stessi con l’acquisto dei kit. E poi via via tanti altri diversi momenti e proposte. Una ricca esperienza di annuncio in tante e diverse forme: è quello che ci preoccupiamo di realizzare come contro missionario insieme a tutti gli altri che hanno aderito all’iniziativa. Un ruolo fondamentale quello dei gruppi missionari, occasione preziosa per uscire dal proprio piccolo guscio. Qualcuno dirà che ha già le sue iniziative, che deve pensare ai suoi missionari e continuerà così a sostenere che la missione inizia e finisce da loro. Peccato questo sguardo limitato e questa consapevolezza che non vuole crescere, peccato questo spreco di forze in mille rivoli, quando basterebbe un po’ di impegno da parte di tutti per realizzare un concreto e significativo gesto di solidarietà nutrito dalla comunione. Ma al cmd sappiamo che molti stanno davvero maturando cammini e gesti di comunione e siamo certi del valore positivo ed arricchente di questa esperienza. Ai gruppi l’invito a “farsi vivi” presso il cmd per poter condividere almeno, secondo le forze di ciascuno, un tratto del cammino. Franca Parolini segretaria del cmd Pagina 10 Missione: esperienza di vita Fra Pasquale Rota, il cappuccino che fa dichiarazioni d’amore In missione speciale nella terra di Gesù Dal Brasile alla Terra Santa, con assidue (e preziose) navigazioni negli spazi infiniti di internet È una persona che vorresti aver conosciuto da sempre. Una persona che, dal primo incontro, ti fa sentire subito ‘inglobato’ nella sua vita. E così ti sembra davvero di conoscerlo da sempre. È un fiume in piena fra Pasquale: ti accoglie, ti travolge, racconta, incanta, contagia. Ma, per prima cosa, prega con te e per te. Ti porta a salutare il ‘capo’. Solo con queste premesse si può cominciare a conoscersi, a raccontarsi, a volersi bene. A dare testimonianza di quell’amore che con disarmante sincerità dichiara a quanti incontra ogni giorno. Non solo faccia a faccia, o al telefono, come è capitato a me nel contatto che ha preceduto il nostro incontro, ma attraverso le vie telematiche che fra Pasquale sa usare sapientemente con l’unico scopo di dire e ridire quello che è diventato il suo inconfondibile saluto: “Dio ti ama e anch’io”. È un cappuccino bergamasco nativo di Almenno San Bartolomeo con un po’ di anni sulle spalle e tanta vita vissuta sulle strade del mondo. Ma, nel suo caso, gli anni, per quanto numerosi, sono un puro dato anagrafico. Fra Pasquale è, senza retorica, giovanissimo dentro. E non importa se, proprio ultimamente, il suo giovane cuore di missionario innamorato ha cominciato a fare le bizze. La singolare modalità con cui si relaziona, i tanti progetti intrapresi e realizzati, e persino quelli che hanno per ora la consistenza del sogno, tradiscono un entusiasmo per la vita e un’ apertura sul futuro da far invidia ai tanti, anagraficamente giovani, che della vita e del futuro hanno un po’ smarrito il senso. NEL NUOVO NOME UN PROGRAMMA, ANZI UNA GARANZIA Si chiamava Giuseppe, ma la vocazione religiosa che lo porta tra i Cappuccini gli regala un altro nome. Un nome che più giusto di così non riesci nemmeno ad immaginarlo. “Visto che ero un tipo allegrotto, mi hanno messo il nome di Pasquale!”. Non solo un nome, ma nel suo caso un biglietto da visita efficacissimo, un programma di vita, anzi la garanzia che l’annuncio sarà davvero lieto: “Dio ti ama e anch’io”. Non un modo di dire, ma la trasparenza di un cuore che ci crede. “Subito dopo l’ordinazione mi è stato chiesto di rinviare il momento della partenza per la missione. Quella che sognavo, fra i lebbrosi del Brasile. Mi è stato affidato il compito di seguire il cammino vocazionale, su e giù per le strade della Lombardia con una 500 di sesta o settima mano. Dieci anni di grande entusiasmo! I miei dieci anni da “cartellone pubblicitario”… per comunicare con la vita, non con le parole, la gioia della mia vocazione, per sostenere i primi passi di tante vocazioni che poi sono maturate. Per grazia di Dio”. IN BRASILE, IL PRIMO AMORE Arriva il momento di partire. E la destinazione è quella sognata: nord-est del Brasile. Vent’anni di grande impegno in svariati campi pastorali, ma con un’attenzione privilegiata al mondo di quella categoria speciale di ultimi chiamati lebbrosi. Un lungo periodo vissuto al fianco di un grande confratello medico, fra Alberto Beretta. “Un sant’uomo”, commenta senza retorica e con molta ammirazione. Per quattro anni una forte esperienza parrocchiale nella formazione delle comunità di base e un periodo di insegnamento nel seminario di Belem. Poi una nuova destinazione, sempre in Brasile. “Mandatemi dove non vuole andare nessuno”. “Ed eccomi a Grajaù. Bisogna essere disponibili, pronti a tutto. Quando Dio ti chiama è lo Spirito Santo che ti guida. La disponibilità, del resto, mi ha portato di qui, di là, persino a fare il ‘cartellone pubblicitario”. C’è un aspetto nella personalità di fra Pasquale che colpisce: la convinzione che sia fondamentale fermarsi, di tanto in tanto. Per fare il punto. Per rimettersi in gioco. Per non lasciar invecchiare le proprie idee. “Ho sempre creduto nella necessità di prepararsi al futuro, qualunque esso sia, in una dimensione di preghiera. La preghiera viene prima della preparazione intellettuale”. E’ per questo che, nel corso degli anni, chiede ai superiori brevi periodi sabbatici per approfondire, studiare, aggiornarsi. Durante uno di questi periodi, nei primi anni ’80, frequenta un corso di preparazione per condurre in televisione dialoghi sui grandi temi della fede. E’ vicina la svolta determinante nella vita missionaria di fra Pasquale. E sarà proprio il suo impegno televisivo a renderla realtà, attraverso un biglietto per la Terra Santa, offertogli perché accompagnasse un gruppo di San Paolo nel viaggio che lui stesso compiva per la prima volta. Un viaggio di sola andata, in un certo senso, perché da allora – e sono passati più di vent’anni – la Terra Santa è diventata per fra Pasquale il luogo benedetto della sua nuova missione. INCONTRO CON IL SANTO DELLA TERRA Ma perché questo capovolgimento di vita? E che cosa significa essere missionario in Terra Santa? Sono tanti e complessi i passaggi che portano a questa realtà, ma la risposta più vera, che da sola giustifica una scelta - che altro non è se non il progetto di Dio sulla vita di fra Pasquale - la dà lui stesso. “Vivere da missionario nella terra di Gesù è una grande missione. E’ il privilegio, il dono di far incontrare il Santo della Terra, Gesù vivo, a chi sceglie di intraprendere questo viaggio, non solo in una dimensione geografica, ma soprattutto nella sua straordinaria valenza spirituale. A chi arriva da lontano e lo cerca tra quelle strade, tra quelle pietre, sui volti stessi della gente che oggi faticosamente le abita. E’ il dono, e il privilegio, di assistere al miracolo di vite ‘rivoluzionate’ da questo incontro. Una gran bella missione, davvero! Che giustifica e rende profondamente umana la commozione che, a più riprese, inumidisce gli occhi chiari e vivacissimi di fra Pasquale e ne incrina la voce, mentre ricorda le tante meraviglie di Dio di cui è stato testimone. Renza Labaa Pagina 11 Missione: iniziativa da condividere Sabato 12 dicembre alle ore 21 Basilica di Sant’Alessandro in Colonna Sulle note… per andare al cuore della missione Consegna del premio: “ Beato Giovanni XXIII°” edizione 2009 S ta diventando una tradizione, piacevole e di grande qualità artistica, il concerto di Natale che vuole, nel contesto dell’iniziativa di Natale, diventare augurio e riconoscenza per tutti i missionari bergamaschi. Una tradizione che ci da modo di assegnare, nella cornice solenne della serata, il premio dedicato alla memoria del Beato Giovanni XXIII°. Un premio che vuole indicare una volta di più, se ce ne fosse bisogno, la ricchezza di vita pastorale che attraversa, nei modi più diversi e fantasiosi, l’esperienza dei missionari della nostra terra. L’Accademia Concertante d’Archi di Milano, protagonista di imponenti concerti nelle più suggestive cattedrali italiane, coinvolgerà fino a 200 artisti, alcuni dei quali “aggiunti” e provenienti da realtà diverse sia del territorio che da tutta Europa. La direzione del concerto è affidata al Maestro Mauro Ivano Benaglia esperto conoscitore del repertorio musicale sacro, fine interprete e carismatica guida artistica che ha diretto nei maggiori teatri e sale da concerto nazionali, nelle cattedrali italiane ed europee, in tre edizioni del Festival di Salisburgo, al Teatro Filarmonico di Verona, al “Gran Teatro la Fenice” di Venezia e al teatro la Scala di Milano. Il Maestro dirigerà orchestrali e coro nella NelsonMesse (“Messa in Angustiis”) di Joseph Haydn, terza delle messe da lui composte tra il 1796 ed il 1802, ed avrà come spalla dell’Orchestra il violinista Matteo Fedeli, conosciuto per significative interpretazioni come il Concerto in onore di Sua Santità Benedetto XVI. L’organico è costituito, oltre che dall’Accademia Concertante d’Archi, anche dalla partecipazione della Schola Contorum Ars Nova di Cerro Maggiore e dal Coro Città di Milano. Il programma prevede: F. J. Hayden, “Nelsonmesse” Messa in Re minore per soli, coro ed orchestra (Hob. XXII:11); dalla tradizione internazionale: A Maiden Most Gentle, canto a 6 voci ed orchestra; dalla tradizione greca: Malanda Fotòn, canto a 6 voci a cappella e campana; dalla tradizione tedesca: Stlle Nacht, canto a 4 voci ed orchestra; dalla tradizione americana: Jingle Bells, canto a 6 voci ed orchestra; dalla tradizione italiana: Adeste Fideles, canto a 4 voci ed orchestra. Per poter accedere alla Basilica occorre ritirare il biglietto presso il cmd, oppure nelle mattinate dei festivi (6,8,12 dicembre) presso la “Casetta di Natale” allestita nei pressi della Basilica di Sant’Alessandro. Al ritiro del biglietto è chiesta un offerta a sostegno dei progetti della campagna di Natale. Per ulteriori comunicazioni rivolgersi al cmd. Stefano Pagliaro direttore Pro Jesu 6 gennaio 2010 - Giornata missionaria dei ragazzi La solennità dell’Epifania è da sempre una grande festa missionaria. Una festa che i bambini di tutto il mondo condividono… perché i bambini aiutano i bambini! Presso il cmd saranno disponibili dei sussidi per l’animazione della liturgia ed alcune altre proposte. Sarebbe bello che ogni comunità parrocchiale potesse dedicare una celebrazione eucaristia o un momento della giornata, in molte comunità si svolge il rito del “Bacio di Gesù Bambino”, a sostenere l’impegno della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria. Per tutti i bambini del mondo! A livello diocesano concluderemo la campagna di Natale con il coro IDICA presso la Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore in città (quartiere Carnovali). Alle h 18 il coro preparerà la celebrazione con l’esecuzione di alcuni brani natalizi e successivamente, alle h 18,30, accompagnerà la celebrazione solenne dell’Eucaristia durante la quale consegnerà il frutto della raccolta: “Arance per un sorriso” a sostegno dell’iniziativa diocesana. Pagina 12 Missione: condividere l’impegno Qualcosa di particolare Proposte per Natale Un regalo, un segno, una richiamo alla solidarietà Apostoli… per fede “L’evidenza che quella della fede è l’avventura più conveniente, duemila anni fa come oggi”: così il Cardinal Angelo Scola introduce un testo di letteratura per ragazzi che fa riferimento alle catechesi di Papa Benedetto XVI° che presentano i Dodici apostoli. Un racconto che prende origine dalle parole del Papa e guida alla scoperta di questi personaggi della fede e li ricolloca nell’attualità dell’impegno missionario della Chiesa. Il primo di sei volumi presenta Pietro ed Andrea. Un testo che può accompagnare la preparazione al Sacramento della Confermazione oppure rendere più intenso l’impegno dopo averlo celebrato. Può diventare un prezioso regalo di Natale per ricordare il senso cristiano di questa festa ed esprimere, anche con un regalo, il desiderio di crescere nella fede. E’ possibile acquistare il testo presso le librerie cattoliche oppure direttamente al centro missionario diocesano. Direttore responsabile: Don Giambattista Boffi Redazione: Via Conventino, 8 - 24125 Bergamo tel. 035 45 98 480 - fax 035 45 98 481 [email protected] [email protected] [email protected] www.cmdbergamo.org Aut. Tribunale n° 17 del 11/3/2005 Un presepio… missionario I l segno del presepe è esplicito richiamo al mistero che si celebra il 25 dicembre: Gesù nasce in mezzo a noi. E’ qualcosa di sensazionale, qualcosa che non può essere cancellato né dalla volontà, né dall’oblio, qualcosa che ci conduce, quasi per mano, a cogliere la bellezza prodigiosa della presenza di Dio tra l’umanità. Un segno che parla da solo nonostante il desiderio di qualcuno di metterlo a tacere. Tante buone ragioni per fare del presepe un regalo ricco di significato, capace di creare dialogo ed incontro tra i popoli, tre le tradizioni e le culture. Un presepe dal sud del mondo: questa la proposta del centro missionario diocesano. È possibile acquistarli presso il cmd, lo stand allestito ad Oriocenter dal 26 novembre al 22 dicembre e presso Urban Center dall’1 al 18 dicembre (nei pressi della Stazione di Bergamo) dove è allestita anche una mostra di presepi opera di Gian Battista Moriggi, appassionato ed esperto realizzatore di presepi artigianali. Stampa: CENTRO GRAFICO STAMPA SNC A questo numero hanno collaborato: Giuseppe Rinaldi, Alberto Brignoli, Antonio Nozza, Graziella Dolci, Silvano Berlanda, Gianfranca Foiadelli, Angelo Pezzoli, Valentino Ferrari, Franca Parolini, Renza Labaa, Stefano Pagliaro, Giambattista Boffi. Un panettone… solidale Anche un momento di festa può avere il sapore della condivisione. E’ la convinzione che muove l’associazione Pro Jesu ed una ventina di volontari che, con passione e senza risparmio, si impegnano a realizzare il confezionamento di panettoni a sostegno dei progetti della campagna di Natale: “Condividi la gioia!” L’acquisto di un panettone per i parenti e gli amici si trasforma in un invito alla solidarietà. E la proposta raggiunge un po’ ovunque tantissime persone. Per informazioni rivolgersi al cmd o consultare il sito. Per ragioni di contablità i Rev.di Parroci sono pregati di inviare al CMD le offerte della Giornata Missionaria entro il 31/12/2009. Grazie Garanzia di tutela dei dati personali ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. n. 196/2003: i dati personali comunicati dagli interessati sono trattati direttamente per l’invio della rivista e delle informazioni sulle iniziative del Centro Missionario Diocesano di Bergamo. Non sono comunicati o ceduti a terzi. L’Economato PER SOSTENERE I PROGETTI: ✔ direttamente alla sede del CMD ✔ tramite ccp n 11757242 ✔ tramite bonifico bancario Banco di Brescia via Camozzi (Bg) IBAN: IT41G0350011102000000001400 Finito di stampare il 27 novembre 2009