29 giugno - 4 luglio 2015 Palazzo Feltrinelli, Gargnano (Brescia) I Congreso Internacional de Literatura y Derechos Humanos “Donde no habite el olvido: Herencia y transmisión del testimonio en América Latina” Il primo Congresso Internazionale di Letteratura e Diritti Umani apre un ciclo di incontri di studio dedicati alla relazione fra letteratura e diritti umani in America Latina. Il Congresso riunirà studiosi da tutto il mondo con l’obiettivo di creare uno spazio di dibattito accademico intorno al genere della letteratura di testimonianza e ai suoi sviluppi contemporanei. Vedrà inoltre la partecipazione di numerosi scrittori che nella loro opera hanno restituito l’esperienza della dittatura. Le giornate prevedono l’alternarsi di conferenze plenarie, sessioni parallele di lavoro e workshop di presentazione di pubblicazioni e risultati di ricerche. Al centro della riflessione, la questione della vigenza del genere letterario della testimonianza e quello dell’urgenza di trasmetterne l’eredità alle generazioni venute dopo gli eventi traumatici. Cosa significa testimoniare? Chi raccoglie l’eredità del testimone? Quali istanze trasmette la voce del sopravvissuto? Perché il grido del testimone è ancora tanto potente da giustificare la sua attualità e la sua rilevanza sulla scena letteraria? Queste le domande intorno a cui si articolerà un dibattito che mira ad aprire nuove strade per l’analisi del genere testimoniale nelle letterature iberoamericane contemporanee. Per le serate del 30 giugno e 1 luglio, nella Sala Castellani del Comune di Gargnano, sono previsti un concerto – Passioni Italiane, duetti per due tenori all’epoca di Monteverdi, con i tenori Ciro e Teo Aroni – e uno spettacolo teatrale – Gente como uno, con Manuel Ferreira, Compagnia Alma Rosé –. Il Congresso è promosso da un gruppo di docenti e ricercatori dell’Università degli Studi di Milano e di MilanoBicocca e dell’AISI (Associazione Italiana di Studi Iberoamericani). L’iniziativa è presieduta dalla Prof.ssa Emilia Perassi, Cattedratica di Lingue e Letterature Ispanoamericane dell’Università degli Studi di Milano. Fra i partecipanti: Marco Bechis, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico di origini italo-cilene, è cresciuto a Buenos Aires. Il 19 aprile 1977, a vent’anni, viene sequestrato e detenuto nel carcere clandestino “Club Atlético”, espulso dall’Argentina per motivi politici approda a Milano quello stesso anno. Le sue opere, a partire dalla video-installazione realizzata in via Morigi a Milano nel 1982 e intitolata “Desaparecidos, dove sono?”, i film “Garage Olimpo”, “Figli/Hijos”, così come il documentario per il web “Il rumore della memoria”, ruotano intorno alla questione della memoria, della testimonianza della dittatura e della militanza della memoria. Marco Bechis prenderà parte alla tavola rotonda, “Garage Olimpo”: film y testimonio en Argentina. Una conversación con Marco Bechis y Mario Villani, insieme al sopravvissuto e testimone che ha collaborato come consulente alla lavorazione del film. Norma Berti, nata in Argentina, vive in Italia dal 1980. Tra il 1976 e il 1979, dopo il suo sequestro avvenuto a Córdoba da parte di un commando armato, è imprigionata in diversi centri di detenzione del regime militare argentino. Minacciata per il suo appoggio alle organizzazioni dei familiari dei desaparecidos, è costretta a lasciare il paese. Nel 1995 si laurea presso l’Università di Torino con una tesi intitolata “Le detenute politiche nelle carceri argentine (1976-1983). Testimonianze e memorie dalle carceri della dittatura militare”, nucleo dal quale prenderà le mosse il suo libro, pubblicato nel 2009: Donne ai tempi dell’oscurità. Voci di detenute politiche nell’argentina della dittatura militare. Ex-desaparecida e testimone, in Italia ha preso parte ai processi che hanno portato alla condanna all’ergastolo, in contumacia, di un gruppo di militari argentini. Pilar Calveiro, scienziata politica e saggista argentina, membro del Sistema Nacional de Investigadores de México, ha dedicato molta della sua produzione al problema della testimonianza e all’analisi del fenomeno della desaparición in Argentina, innanzitutto come rielaborazione attiva della sua esperienza di detenzione all’interno di diversi campi di concentramento clandestini, durata un anno e mezzo, e avvenuta a seguito del suo sequestro da parte di un commando dell’Aeronautica il 7 maggio 1977. Fra le sue pubblicazioni (ricordiamo Familia y poder, 1995; Violencias de Estado, 2012), Poder y desaparición: los campos de concentración en Argentina (1998) rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per la riflessione critica intorno alla testimonianza degli anni del Proceso Militar. Nel 2014 ha ricevuto il Premio Konex, Diploma al Mérito per i la produzione di saggi politici e sociologici. Luisa Campuzano, nata alla Avana, è docente universitaria, fondatrice e direttrice del Programa de Estudios de la Mujer della Casa de las Américas, dove ha diretto il Centro de Investigaciones Literarias e ha coordinato il Premio Literario Casa de las Américas dal 1987 al ‘94. Il Premio ha istituito, a partire dal 1970, una sezione storica dedicata alla letteratura di testimonianza, inaugurando così il riconoscimento ufficiale del genere nel contesto latinoamericano. Dal 1998, Luisa Campuzano dirige la rivista Revolución y Cultura, e dal 2008 è membro del direttivo della Fundación Alejo Carpentier. Ha fatto parte della giuria di premi nazionali e internazionali e ha ricevuto numerosi premi per la sua attività culturale e accademica. Fra i suoi temi di ricerca: le immagini e la letteratura delle donne a Cuba, le narratrici ispanoamericane del XX secolo e la testimonianza ispanoamericana. Diamela Eltit, scrittrice e artista nata a Santiago (Cile), è stata tra i fondatori, nel 1979, del Colectivo de Acciones de Arte (CADA), movimento artistico di resistenza alla dittatura militare di Augusto Pinochet. Nella sua produzione letteraria (Lumpérica, 1983; Por la patria, 1986; El cuarto mundo, 1988; Los trabajadores de la muerte, 1996; Mano de obra, 2002), la letteratura dialoga con la performance e la videoarte. El padre mío (1989), suo primo testo di testimonianza, si appoggia all’opera documentale di Lotty Rosenfield realizzata nelle zone marginali della mente e dello spazio urbano. Durante il periodo passato in Messico ha pubblicato, con la fotografa Paz Errázuriz, El infarto del alma, libro a carattere documentale su amore e follia. Nel ‘95 ha vinto il Premio José Martín Nuez con il romanzo Los vigilantes, in cui dà una lettura del presente politico cileno nello spazio pubblico e in quello domestico, nel contesto della transizione democratica. È docente all’Universidad Tecnológica Metropolitana di Santiago e in diverse università statunitensi. Ana Guadalupe Martínez, salvadoregna, militante nelle fila dell’ERP (Ejército Revolucionario del Pueblo) dopo il golpe militare del 1972, è detenuta per un anno nelle carceri clandestine della Guardia Nacional. Esiliata in Algeria e in Francia, fa ritorno in Salvador, rientrando far parte delle forze della guerrilla, per poi spostarsi in Europa, dove continua il suo lavoro di opposizione al regime. Nel 1992 è membro della delegazione per la negoziazione della pace ed è tra i firmatari degli accordi con il governo salvadoregno per la cessazione del conflitto dopo dodici anni di guerra civile. Laureata in Educazione alla Salute, attualmente è Secretaria Adjunta del Partido Demócrata Cristiano. È autrice del libro Las cárceles clandestinas de El Salvador: libertad por el secuestro de un oligarca (1978/2004), dove dà testimonianza della sua esperienza di detenuta-desaparecida nell’anno 1976. Alicia Kozameh, scrittrice nata a Rosario (Argentina) e fuggita nel 1980 a Los Angeles, dove attualmente risiede insegnando alla Chapman University di Orange County, CA. Detenuta politica dal 1975 sotto la dittatura di Jorge Rafael Videla, trascorre tre anni di carcere prima nella Jefatura de Policía de Rosario e poi nel durissimo carcere di Villa Devoto. Rilasciata nel 1978, continuerà a subire persecuzioni e minacce fino al momento del suo esilio definitivo negli Stati Uniti agli inizi degli anni Ottanta. A Los Angeles scriverà Pasos bajo el agua (Buenos Aires, 1987), romanzo che dà conto in maniera cruda ed esatta dell’esperienza del carcere Le sue opere narrative e poetiche, tra cui ricordiamo Patas de avestruz (1997); 259, saltos, uno inmortal, romanzo dedicato alla tematica dell’esilio (2001); la raccolta poetica Mano en vuelo (2009) e i racconti di Ofrenda de propia piel (2004) sono state tradotte in diverse lingue. L’ultimo romanzo, Eni Furtado no ha dejado de correr (2013), attraverso il racconto di un abuso sessuale a una bambina, apre a una profonda riflessione sulla violenza e sulla memoria. Fernando Reati, nato a Córdoba (Argentina), dal 1982 risiede negli Stati Uniti, dove è professore di lingua e letteratura spagnola alla Georgia State University, Atlanta. Nel 1976 ha avuto un breve contatto con i centri di detenzione clandestina, essendo incarcerato per otto giorni in una prigione di Córdoba. I temi della sua ricerca sono quelli della letteratura testimoniale e concentrazionaria, della memoria e dell’Olocausto. Fra i suoi studi, Nombrar lo innombrable: violencia política y novela argentina 1975-1985 (1992), rappresenta il primo e importantissimo lavoro sistematico sulla produzione letteraria degli anni della dittatura argentina e sulla dicibilità di tali esperienze; in Desaparecido, memorias de un cautiverio: Club Atlético, el Banco, el Olimpo, Pozo de Quilmes y ESMA (2011) edito insieme a Mario Villani, raccoglie la testimonianza fondamentale di quest’ultimo, come desaparecido sopravvissuto. Nora Strejilevich, studiosa e scrittrice argentina, ha dedicato la sua opera all’elaborazione del trauma della dittatura a partire dalla sua esperienza di sopravvissuta ed esiliata. Dopo la liberazione dal campo di concentramento clandestino “Club Atlético” (1977) è accolta come rifugiata politica in Canada, dove svolge gli studi di dottorato in letteratura latinoamericana presso l’Università della Columbia Britannica. Tra il 1991 e il 2006 è docente in diverse università nordamericane, dedicandosi principalmente all’insegnamento della letteratura nella sua relazione con i diritti umani. Ha pubblicato numerose opere di narrativa, poesia e saggistica. Tra i suoi lavori più recenti: El arte de no olvidar: literatura testimonial en Chile, Argentina y Uruguay entre los ‘80 y los ‘90 (2006); Una sola muerte numerosa (1997, 2006). Quest’ultimo testo ha ottenuto il Premio Nacional Letras de Oro (USA 1996), è stato tradotto in inglese (A Single Numberless Death, 2002) e adattato al teatro (USA 2002). In Italia, la storia ha ispirato il film Nora (2005). Attualmente si dedica a tempo pieno allo studio e alla scrittura. I suoi interessi di ricerca convergono nell’analisi della resistenza delle donne ai regimi totalitari attraverso le manifestazioni artistiche. Mario Villani, nato a Buenos Aires nel 1939, negli anni Settanta è professore di Fisica e militante della Gioventù Peronista. Nel novembre 1977 è sequestrato da un gruppo armato durante un’imboscata, e fino al 1981, per tre anni e otto mesi, è detenuto in cinque campi di concentramento clandestini controllati da diversi corpi dell’apparato militare argentino. Sopravvissuto e testimone, ha rilasciato la sua testimonianza in moltissimi processi contro la Junta militar, è stato consulente per il film Garage Olimpo, del regista Marco Bechis (1999), e contribuisce alla trasmissione della memoria diretta dell’esperienza della desaparición e del concentrazionismo argentino. Con Frenando Reati ha pubblicato: Desaparecido, memorias de un cautiverio: Club Atlético, el Banco, el Olimpo, Pozo de Quilmes y ESMA (2011).