ASSOCIAZIONE REGIONALE
CORI DEL LAZIO
A.R.C.L.
GENNAIO 2014
DIRETTORE
Alvaro Vatri
SEGRETARIO
Dodo Versino
LA REDAZIONE
Fabrizio Castellani
Maria Sara Cetraro
Andrea Coscetti
Chiara De Angelis
Rita Nuti
Plessia Ripandelli
Elisa Rotondi
Marco Schunnach
Fabrizio Vestri
Mara Volpi
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Giusy Ricci
HANNO COLLABORATO
Basso Ostinato
Coro G. Savani di Carpi
EDITORIALE
Il Presidente scrive
FOCUS
Stagione concertistica: i primi due eventi
“Ad majorem Dei gloriam” cronaca ed interviste a cura di M.S. Cetraro ed A.Coscetti
- di E. Rotondi - M. Volpi
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La prima prova del Coro Laboratorio ARCL
- di Chiara De Angelis
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AGENDA
notizie dall’Arcl
“Gratia plena” e “Momenti di polifonia sacra”
Stagione concertistica: i prossimi due eventi
ACTA
Rinnovo iscrizione ARCL
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a cura di Chiara De Angelis 17
RUBRICHE
Controcanto
Notati sul web
- di Basso Ostinato
Terzo appuntamento con il M° Marzilli
Calendario concerti
Uno spartito al mese
Nuove tecnologie per le esibizioni
CRONACHE CORALI
“Una voce per ricostruire”
“Una voce per ricostruire” Ricordi, riflessioni e
qualche amenità
Benvenuti tra noi
Saluto al M° Claudio Abbado
- di Alvaro Vatri
- di Marco Schunnach
- di Andrea Coscetti
- di Robert-Jan Huijsman
Trad. di Fabrizio Castellani
- di Rita Nuti
- dal coro G. Savani
di Carpi
- di Alvaro Vatri
BACHECA
CHORALITER
Il trentennale FENIARCO: Saluto del presidente Fornasier
FENIARCO: festa di apertura del trentennale
In copertina:
“Il M° Claudio Abbado dirige l’orchestra Mozart a Bologna”
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Il Trionfo di Dori
A.R.C.L.
via Valle della Storta, 5
00123 ROMA
tel.: +39 3356791634
www.arcl.it
[email protected]
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- di Alvaro Vatri
- di Alvaro Vatri
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Il Presidente scrive
“
Noi ci mettiamo
la faccia ...
”
A partire da questo primo numero del 2014 la redazione ha deciso di introdurre una A
partire da questo primo numero del 2014 la redazione ha deciso di introdurre una piccola novità: gli articoli recheranno, oltre alla firma, anche una foto del redattore.
Insomma, “ci mettiamo la faccia” non solo in senso metaforico.
Come spesso abbiamo sottolineato nelle nostre riunioni redazionali la funzione del nostro bollettino è quella di in-formare, vale a dire raccontare la vita della nostra associazione cercando di sottolineare tutti quegli eventi, quegli atteggiamenti e quelle “buone
pratiche” che possono essere di esempio e di aiuto reciproco. Un tale assunto comporta
un atteggiamento di grande sensibilità ed equilibrio, richiede una capacità di giudizio
e di scelta che non si basi solo sulla fenomenologia ma che vada a ricercare i vari e diversi fattori che hanno determinato un certo prodotto, sia nel caso in cui questo appaia
eccellente, sia nel caso in cui manifesti qualche criticità. I nostri giovani redattori sono
particolarmente attenti e sensibili (colgo l’occasione per esprimere loro la gratitudine
di tutta l’Associazione Regionale): la cura nella scelta dei termini, la contestualizzazione
degli eventi raccontati, le osservazioni sempre costruttive sono i criteri fondamentali a
cui ci atteniamo per fare in modo di non cadere mai in una enfasi retorica ed autocompiaciuta o in una ingiusta e ingiustificata severità ma, al contrario, il nostro lavoro possa
essere interpretato sempre e inequivocabilmente come un sostegno e un contributo
alla promozione dei nostri cori associati e uno stimolo costruttivo alla loro crescita qualitativa. Una bella responsabilità, assunta con serenità ed entusiasmo e portata avanti
con intelligenza, coerenza e costanza.
Ci sembra giusto dunque che impariamo a conoscere non solo i nomi ma anche i volti
di chi ci dona un servizio così prezioso per poter dire loro “grazie” anche con un rapido
sorriso quando li intravediamo tra il pubblico alle nostre manifestazioni.
Rita Nuti
Dodo Versino
Elisa Rotondi
Mara Volpi
Fabrizio Vestri
Marco Schunnach
Chiara De Angelis
Fabrizio Castellani
Maria Sara Cetraro
Plessia Ripandelli
Andrea Coscetti
Giusy Ricci
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FOCUS
“Ad majorem Dei gloriam”
Al via la Stagione Concertistica dell’A.R.C.L.
di Maria Sara Cetraro
Lo scorso 19 gennaio si è svolto il primo concerto della Stagione organizzata dalla nostra Associazione. Sullo sfondo di un imponente e splendido organo a canne, nella Sala Accademica del Pontificio
Istituto di Musica Sacra (Piazza Sant’Agostino in Roma), il gruppo Vocalia Consort, diretto dal M°
Marco Berrini, ha incantato gli ascoltatori con un repertorio molto ricco, fondato sul “dialogo” tra
epoche diverse.
Dopo il saluto del Presidente Alvaro Vatri, il direttore artistico della manifestazione, M° Remo Guerrini, ha introdotto il pubblico nel percorso in sei tappe di questa Stagione Concertistica, frutto di una
scelta non facile tra più di venti proposte molto interessanti.
La progettualità che lega questi concerti si basa sulla volontà di “raccontare storie” attraverso la musica, istituendo relazioni originali tra i grandi compositori del passato e quelli contemporanei.
In questo senso, la proposta del Vocalia Consort è stata davvero sorprendente, soprattutto per la
scelta di non separare nettamente il repertorio antico da quello moderno, ma di integrarli continuamente, stimolando così l’ascoltatore attraverso sonorità e stili sempre nuovi.
La prima “conversazione” è stata quella tra Carlo Gesualdo, con l’impetuoso O vos omnes e l’intimo
e delicato Ave dulcissima Maria - tratti dal Sacrarum cantionum liber primus -, e I. Stravinskij con Assumpta est Maria, omaggio allo stesso Gesualdo e al suo Sacrarum cantionum liber secundus.
La parte centrale dell’esibizione è stata dedicata alla musica contemporanea, cominciando da Benjamin Britten, con i brani di ispirazione mariana Hymn to the Virgin e Rosa Mystica. Il coro ha proseguito
poi con il Magnificat di A. Part, affascinante composizione a metà strada tra monodia e polifonia,
Genuit puerpera di G. Bonato e Beata Viscera di R. Di Marino, eseguiti nella suggestiva disposizione
spazializzata, con l’effetto di un vero e proprio coinvolgimento del pubblico nell’emozionante connubio tra musica e parole.
Gli ultimi brani sono stati caratterizzati, invece, da un ritorno all’antico, con le due prassi esecutive
del doppio coro e dei cori spezzati: il Salve Regina di Alessandro Scarlatti, e il meraviglioso intreccio
di otto voci in Ich lasse dich nicht di J. S. Bach, Jesu mi dulcissime di G. Gabrieli e Regina Coeli di T. L.
De Victoria.
Le condizioni atmosferiche decisamente avverse non hanno intimorito il numeroso pubblico accor-
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so al concerto, che ha potuto godere di uno spettacolo davvero eccellente, dal punto di vista organizzativo e soprattutto musicale, preludio di altre grandi sorprese per i prossimi appuntamenti, assolutamente da non perdere!
Per chi fosse interessato, si rimanda ai seguenti link di alcune partiture eseguite durante il concerto.
Carlo Gesualdo (1566-1613)
O Vos Omnes (5v) http://www3.cpdl.org/wiki/images/sheet/gesu-vos.pdf
Ave Dulcissima Maria (5v) http://www3.cpdl.org/wiki/images/7/77/Gesualdo-AveDulcissimaMaria.pdf
J. S. Bach (1685-1750)
Ich Lasse Dich Nicht (8v) http://www2.cpdl.org/wiki/images/2/23/BWV_Anh_159_8p.pdf
Giovanni Gabrieli (1557-1613)
Jesu mi Dulcissime (8v) http://www0.cpdl.org/wiki/index.php/O_Jesu,_mi_dulcissime_(Giovanni_Gabrieli)
T. L. De Victoria (1548 -1611)
Regina Coeli (8v) http://www.uma.es/victoria/pdf/Regina_Caeli_Laetare.pdf
Vocalia Consort 19 gennaio 2014 :
interviste a cura di Andrea Coscetti
Impressioni dal direttore, M° Marco Berrini.
D: Come è andato il concerto?
R: Era un concerto a cui tenevamo molto, vuoi per l’occasione, vuoi per aver avuto il piacere di essere
stati scelti come il coro che inaugura questa stagione concertistica.
Io e tutti i cantori del Vocalia Consort siamo estremamente grati di quest’invito e del fatto che la nostra
proposta musicale sia stata accolta.
Il programma è nato attorno ai due autori dei quali l’anno scorso abbiamo ricordato gli anniversari: i
400 anni della morte di Gesualdo e i 100 anni della nascita di Britten. Da loro abbiamo costruito questo
percorso “andata e ritorno”, dall’antico fino ad autori contemporanei, con un’intonazione prevalentemente mariana…una sorta di antologia a Maria.
È stato un programma che ci ha stimolati molto dal punto di vista dello studio, soprattutto per la ricerca sul piano stilistico; molti brani sono ad otto voci o a doppio coro, un brano è stato eseguito con
una disposizione a “coro spazializzato”; tutto questo ci ha portato necessariamente grande stimolo
come anche l’accostamento di generi diversi nell’ambito dello stesso concerto e questo naturalmente
è motivo di crescita. Il mio obiettivo è quello di far avvicinare di volta in volta il coro ad ogni autore
con una appropriata attenzione stilistica. Questo non è facile, considerato che il programma proposto
è antologico e nello spazio di pochi minuti si cambia sia autore che epoca e quindi hai necessità di
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riconfigurare rapidissimamente l’approccio al suono ed allo stile compositivo.
Direi che il gruppo ha risposto bene e ne sono soddisfatto.
D: A cosa serve organizzare una stagione concertistica?
R: innanzi tutto mi auguro che anche i prossimi concerti abbiamo una risposta di pubblico come quella che ho visto stasera. Tanto bel pubblico, competente, legato alla coralità laziale ed italiana.
E’ una bella sorpresa.
Una stagione concertistica serve nella misura in cui è un stimolo; come altre iniziative poste in essere
da parte dell’ARCL offerte ai propri iscritti per crescere.
Io credo che una delle migliori forme di crescita per i cori sia il confronto, l’ascolto, la conoscenza.
Anche per imparare ad ascoltare, per capire che cori della stessa estrazione amatoriale, nel senso elevato del termine cioè composti da persone che amano questa attività e la praticano con passione
e serietà, possono raggiungere risultati gratificanti, obiettivi di alto livello, lavorando in una certa
maniera. Il confronto diventa anche stimolo a non limitarsi negli obiettivi, a proiettarsi in avanti in un
percorso di crescita.
Impressioni dai coristi
D: Domanda di rito, impressioni sul concerto?
R: impressioni? Bel concerto, dai! Il programma era corposo, diciamo che abbiamo trovato un po’ di
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difficoltà iniziale ad ascoltarci anche se mi è sembrato che la sala rispondesse bene come acustica
soprattutto per il pubblico; nel complesso siamo soddisfatti. E’ un programma che avevamo già portato, parzialmente, al festival di Lugano per la parte relativa a Gesualdo; alcuni brani di Britten invece li
avevamo cantati sotto la direzione di Philip Lawson, ed è stato interessante rileggerli sotto la direzione
di Marco Berrini.
E poi c’è tutta la parte “natalizia”, proposta recentemente in concerto a Cagliari, che aveva come tema
le “risonanze”.
Quindi brani a doppio coro, cori spezzati, a otto voci, con una ricerca focalizzata sulla ricchezza del
suono, degli interventi contrappuntistici e con un’attenzione particolare alla parola.
D: Verrai ad ascoltare altri concerti di questa stagione concertistica?
R: Sicuramente si!
Sono utilissime occasioni d’ascolto di programmi diversi.
Impressioni dal pubblico
D: Cosa ti è piaciuto in particolare?
R: Non ho preferenze. Diciamo che a me la musica moderna piace poco, o almeno non riesco a capirla
molto; ammetto di essere un po’ ignorante sulle composizioni moderne, però se devo darti un giudizio sul brano migliore o che mi ha maggiormente suggestionato è stato proprio il Beata Viscera di Di
Marino, quello eseguito con la disposizione spazializzata del coro.
D: Cosa vorresti per il prossimo anno?
R: Non saprei, vedo che il programma, almeno quest’anno, offre tante cose. Per il prossimo anno c’è
qualche artista che ho sentito tempo fa e mi piacerebbe risentire, che si chiama Eric Whitacre.
D: Come hai saputo di questo concerto?
R: tramite facebook, invitato da un amico.
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“Gratia plena” e
“Momenti di polifonia sacra”
cronaca ed interviste a cura di Mara Volpi ed Elisa Rotondi
"Et incarnatus est - Ispirazione religiosa nella
musica: Cristo e Maria"
Coro Vivaldi e Coro Floreos
Il 26 Gennaio si è svolta nella Pontificia Sala di
Musica Sacra la seconda giornata della Stagione Concertistica ARCL. Il programma presentato prevedeva un approfondimento sulla natività e quindi sulle figure della madre, Maria, e del
figlio, il Cristo. Un tema tanto profondo è stato
affrontato da due cori diversi che hanno così potuto proporre agli uditori due visioni differenti
del tema, raccontandolo dai loro rispettivi punti
di vista.
Il coro Vivaldi ha presentato un repertorio che
riflette l’evoluzione storica del coro stesso con
musiche dal rinascimento al barocco per arrivare fino ai giorni nostri. Nei brani affrontati la
figura centrale è quella di Gesù, dalla natività al
compianto; il coro ha infatti aperto la serata con
Hodie Christus natus est dal Moctecta festorum
totius anni di Luca Marenzio; a seguire Christus
factus est da Lamentationes, improperia et alia
sacrae laudes di Giovanni Matteo Asolo e Adoramus te di Quirino Gasparini. Sono stati poi eseguiti due splendidi brani di Alessandro Scarlatti,
Salve Regina e Exsultate Deo, dalla resa davvero struggente. In questi brani del 500-600-700 il
coro si è concentrato nella resa contrappuntistica eseguita con grande freschezza e delicatezza;
per quanto riguarda invece il repertorio più vicino
a noi il coro ha eseguito Repleatur os meum di Vic
Nees, Pater Noster di William Kersters, Puer natus
est di Gianmartino Durighello per concludere con
Hodie Christus natus est di Francis Poulenc.
Il programma presentato dal Coro Femminile Floreos affronta invece il culto di Maria, dal gregoriano ai giorni nostri, con un repertorio mariano per
coro femminile a cappella. Il coro ha aperto il concerto con una lauda monodica Altissima Luce dal
Laudario 91 di Cortona, eseguita suggestivamente
sfilando tra il pubblico per disporsi sul palco, dove
hanno poi eseguito un’antifona gregoriana, Alma
Redemptoris Mater. Si è poi passati al ‘500 con Giovanni Pierluigi da Palestrina e la sua Alma Redemptoris Mater ed a seguire altri due brani mariani
rinascimentali (Oggi nasce Maria di Francisco Soto
de Langa e Stabat Mater di Gregor Aichinger). Un
momento di musica molto intenso si è vissuto con
l’Ave Maria di Mozart eseguita da un quartetto. A
seguire Madre del mio Gesù di Luigi Cherubini ed
una serie di brani più recenti tra i quali Ave Maria di
Zoltan Kodaly, Tota pulchra es di Maurice Duruflè,
Salve Regina di Miklos Kocsar e Bogoroditze Dievo
di Aleksandr Arkhangelsky, volendo citare i più suggestivi. Per concludere tre brani di musica popolare
tra i quali l’Ave Maria di Bepi De Marzi ed un brano
gospel, Amen.
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IMPRESSIONI DAI DIRETTORI
Amedeo Scutiero, Direttore Coro “Vivaldi”:
A cosa serve la stagione concertistica e quali
sono le sue potenzialità?
La Stagione Concertistica serve ad ascoltare buona musica, o almeno la speranza è questa; o meglio la più grande speranza è che la nostra coralità
esprima musica di qualità. Le potenzialità credo
che siano davvero buone, certo bisognerà riparlarne a stagione terminata: stiamo a vedere come
andranno i concerti.
Come siete andati?
Io difficilmente sono contento delle nostre prestazioni, in questo momento non le saprei dire, ci devo
riflettere: devo digerire la prestazione.
Cosa le piacerebbe facesse parte del programma
il prossimo anno?
L’augurio per il prossimo anno è che ci sia un buon
livello corale e che la coralità del Lazio cresca tutta, quindi che ci sia una buona alternanza di cori.
Mi piacerebbe ascoltare una maggiore varietà soprattutto nei repertori: il repertorio romantico per
esempio è davvero molto poco esplorato
mo una realtà un po’ particolare dell’associazione: io
sono a Torino e lavoro con loro in quei pochi incontri
comuni che riusciamo a trovare, quindi sentirci in famiglia, sentirci all’interno dell’associazione ed incontrare i Maestri amici e poter crescere con loro e verificare i punti a cui siamo arrivati è bellissimo.
Quali sono le potenzialità di un’iniziativa di questo
tipo?
Ovviamente come partecipante, nonché come musicista ma anche come ascoltatore, auspicherei che
iniziative del genere fossero moltiplicate, nel senso
che se ne organizzino di più durante l’anno, di più in
vari luoghi, soprattutto se i luoghi e il pubblico sono di
questa qualità. Fa sempre piacere cantare in un’atmosfera del genere, è bellissimo.
Come siete andati?
Sono stata abbastanza contenta perché non siamo
tutte, abbiamo quattro coriste malate: eravamo infatti un po’ preoccupate, poi come al solito mi regalano
questi bei momenti, che raggiungono dei punti più
alti e dei punti meno alti. Devo dire che era un concerto vocalmente impegnativo e musicalmente impegnativo, sono soddisfatta del loro lavoro.
IMPRESSIONI DAI CORISTI
Maria Silvia Merlini, Direttrice Coro “Floreos”
Verrai a sentire gli altri concerti?
Cosa significa partecipare ad una Stagione Con- Coro Vivaldi:
certistica organizzata dall’A.R.C.L.?
1)Se posso molto volentieri! Al concerto precedente
Nel nostro caso fa molto piacere perché noi sia- purtroppo non sono potuta venire ma cercherò di ri-
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mediare.
2)Vorrei, impegni permettendo davvero volentieri. Domenica scorsa causa esami non sono
potuta venire ma il programma della Stagione è
accattivante.
Coro Floreos:
Non siamo riuscite a venire per il concerto dei Vocalia [svoltosi il 19 gennaio, n.d.a.], ma verremo
sicuramente a quelli futuri.
Come siete andati?
Coro Vivaldi:
1) Bene, è andata come ci aspettavamo. Anche
l’acustica era decisamente buona! Abbiamo avuto anche dei feed back positivi dal pubblico.
2) Siamo abbastanza soddisfatti della performance. Abbiamo avuto qualche problema iniziale a causa del poco tempo per la prova acustica
ed il riscaldamento ma siamo contenti… a parte
il Maestro.
Coro Floreos:
In alcuni momenti molto bene, in altri un po’ più
incerte: mancavano quattro coriste e questo fa la
differenza. Però ce la siamo cavata abbastanza
bene!
IMPRESSIONI DAL PUBBLICO
Cosa hai apprezzato in particolare?
Corista (altro coro), 76 anni:
In realtà ho apprezzato tutto l’argomento sacro perché lo sento molto vicino dato che lo affrontiamo anche nel mio coro…comunque mi sono piaciute particolarmente le “Ave Marie”.
Corista, 57 ANNI:
L’armonia del secondo coro.
Uditori, 40 e 30 anni
È la nostra prima volta ad un concerto di musica corale! Possiamo dire di essere rimasti molto colpiti!
Cosa vorrebbe ascoltare il prossimo anno?
A me piace molto la musica sudamericana e purtroppo non la sento spesso! Certo purché sia eseguita
bene, magari accompagnata da strumentisti.
Amerei ascoltare molta più musica gospel perché ce
ne siamo un po’ dimenticati.
Musica contemporanea, non necessariamente pop a
cappella.
Come è venuto a conoscenza di questa stagione
concertistica?
Tramite una corista del mio coro che ha portato alle
prove la locandina della stagione concertistica.
Faccio parte di un coro ma mi ha invitata una mia
amica corista del Floreos.
Siamo stati invitati da un nostro amico corista.
Verrà ad ascoltare altri concerti della Stagione Concertistica?
Magari! Mi piacerebbe molto, certo dipenderà dalla
mia disponibilità.
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Stagione concertistica: i prossimi eventi
2 febbraio 2014 – Transit aetas, volant anni
CORO MERIDIES direttore Carmelina Sorace
(a cura di Giampiero De Marco)
Il tema di questo programma è suggerito dai cicli delle stagioni e della vita dell’uomo in cui è la morte,
come nelle tante rappresentazioni medioevali della “Danza della Morte”, a battere il tempo, allegramente danzando e tutti invitando alla danza, dal più potente al più umile degli uomini e delle donne,
dai più giovani ai più vecchi, in tutte le epoche dell’anno, a nessuno tralasciando di concedere la sua
mano scarna.
Certo c’è un apparente paradosso in questo: la morte, che mai muore, ha come grande antagonista la
vita con le sue rinascite nella natura e nell’uomo, nella perenne metamorfosi delle sue forme, colori e
suoni… forse la morte è solo una struttura della vita, la sua missione è solo ancillare. Forse la morte ha
senso e dà senso solo purché la vita si rinnovi: senza questo scambio alla pari il silenzio, ovvero l’assenza di musica, celebrerebbe il suo trionfo. Allora nessun canto, nessun inno potrebbero essere intonati a
ricordare che se è comune il destino dei viventi e forse del tutto, tuttavia ognuno di noi, esseri segnati
dalla finitudine, può trovare il coraggio e la gioia di ripetere quel canto di vita o creare un nuovo inizio
con un canticum novum.
A ben guardare il vero portatore della vita nuova è l’amore che sempre si incarna in nuove forme, muovendo tutto, eversore totale dell’ordine, il piccolo dio che ispira il canto del tempo che va e che torna,
in perenne contrappunto con il suo oscuro doppio.
E se la natura sempre ritorna e sembra che dimentichi subito la morte, nel cui sigillo vive, o forse non
ha affatto contezza del suo eterno morire rinascendo di nuovo nell’oblio di sé, l’uomo non è in grado,
nemmeno il più saggio, di dimenticare la caducità, l’impermanenza in cui è gettato, memore fin dall’inizio dell’appuntamento che lo attende da qualche parte in qualche tempo.
In questo orizzonte provvisorio in cui persino il dolore non si sottrae al destino di caducità e prima o
poi o termina o si trasforma, il canto rimane una delle àncore di salvezza per l’uomo felicemente illuso
che attraverso di esso si possa fermare il tempo della fine: grazie a questo amuleto scandaglia allora
la molteplicità dei suoi sentimenti di fronte al mutamento ineluttabile di tutto, cantando l’amore e il
ciclico fluire delle cose, con nostalgìa, gioia, disperazione, o mettendo fuori sesto la realtà con la buffoneria carnevalesca, o con la ricerca di Dio nelle cose stesse e nell’assoluta trascendenza.
La musica e la poesia, in modo del tutto particolare rispetto alle altre arti, diventano allora l’organo
privilegiato di questa consapevolezza umana del continuo divenire, che vuole essere condivisa con gli
altri uomini o, almeno, con chi degli uomini è capace di condividere.
Ed ecco l’Autunno, con la sua pioggia che si scatena sulle attività umane, scompigliandole, generando il caos nell’ordine faticoso dell’uomo, e puro allora si eleva il canto dell’Alleluia popolare, in un
nostalgico evocare quell’ordine stravolto dagli elementi furibondi, che mettono a repentaglio la vita
e le opere, e con la speranza che quell’ordine illusorio ritorni. Quasi “naturali” seguono altri canti che
descrivono tre aspetti dell’amore, che di nuovo scardina, come tempesta crudele, il tempo dell’ordine,
ma con la dolcezza o con la struggente malinconia di chi cerca l’unità perduta, o ancora con la grotte-
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sca supplica di chi, giunto nell’autunno della vita, rivendica il suo diritto ad amare.
Lettura della Poesia “Presagi di tempo piovoso” di Benedetto Manzini (1600)
Codex Montpellier XIII sec.: Alle psallite cum luya
Orlando di Lasso1532–1594: Madonna mia pieta’
Filippo Azzaiolo 1530/40–dopo il 1570: Tanto Sai Fare
Adrian Willaert 1480/90-1562: Vecchie Letrose
Giunge allora l’Inverno, un supplemento di caos sotto l’ègida del ghiaccio e della notte; l’uomo interrompe allora le attività della terra in balia degli elementi, ma ha il tempo di trovare ancora il canto con
una innodia alla gloria di Dio, per ridiscendere poi ancora all’amor profano e alle sue inesauste dolcezze senza perdere in quel tempo secco e sterile la speranza di fugar via la stagione molesta.
Lettura della poesia “Il Verno” di Giuseppe Battista (1610-1675)
Guillaume Dufay 1397ca–1474: Gloria Ad Modum tubae
Pietro Cambio 1520-1551: Zuccaro Porti Dentro
Filippo Azzaiolo 1530/40–dopo il 1570: Già Cantai Allegramente
Giuseppino Del Biado ?-1600 ms Barbera: Fuggi,Fuggi,Fuggi
Ma il Nuovo Inizio si apre sotto il segno incontrastato della Primavera, in cui “anche il greve Saturno
rideva e danzava” (W. Shakespeare). Certo, per qualcuno “Aprile è il più crudele dei mesi” (T. S. Eliot – La
Terra Desolata), ma siamo ancora lontani dalle tragiche malinconie del Novecento. Qui conosciamo la
primavera nel suo fiorire e se qualche tristezza ci rimane è per la lontananza dell’amato e per il contrasto tra la sua assenza e il gioioso germogliare dovunque della vita nuova (“Inverno ancor durava
per me”, W. Shakespeare). L’archetipo della rinascita della natura e dell’uomo trova, almeno nella tradizione cristiana, la sua figura cosmica nel Cristo nascente, il Puer Eternus. Tra grandi e piccole nascite
“Tempus transit gelidum, mundus renovatur” e l’amore nella sua versione sacra e profana sovrintende
vittorioso alla rinascita del tutto… ma la luce non fa dimenticare che il lato oscuro aspetta il suo turno.
Lettura della poesia “L’inutile raffronto” di William Shakespeare (1564-1616)
Codex Buranus XIII sec. : Tempus transit Gelidum
Felice Anerio 1560–1614: Christus Factus Est
Orlando di Lasso1532–1594: Occhi Manza Mia
Magistro Rofino XV sec.: Un Cavalier di Spagna
Alla fine, ma non c’è fine nel tempo circolare, lo splendore dell’Estate (“Splende a distesa il giorno” – A.
Gatto), segna la maturità del tempo e dei frutti, l’ora meridiana è l’ora della follia, delle visioni donchisciottesche. La natura trionfa lussureggiante, ancora amore eterno viene giurato tra gli amanti, ma con
una venatura di malinconia per il presentimento della fine. Nel momento del massimo vigore, la morte
riprende la sua forma, o meglio, un altro aspetto della vita prende forza. Il Giusto muore e torna dal
Padre. Il circolo sta per completare il suo giro… di nuovo.
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Lettura della poesia “L’estate sui campi” di Alfonso Gatto (1909 – 1976)
ms Harley 978 XIII sec.: Sumer is Icumen in
Adespoto primo libro villanelle 1536: Deh quanno te vedo a sta fenestra
Jacobus Gallus 1550–1591: Ecce quomodo Moritur
Claudin de Sermisy 1490ca.–1562 : Tant que Vivray
La scelta del repertorio musicale si snoda dal XIII al XVII secolo (a parte il testo poetico di Alfonso Gatto
che coglie però un aspetto della visione ciclica della natura), fermandosi ad un passo dal secolo della
Rivoluzione Industriale. In questo punto di svolta, attraverso il cambio di paradigma che nel corso del
Settecento si genera nel rapporto tra uomo e natura, comincia ad entrare in crisi il mondo economico
e culturale basato sulla civiltà contadina. Il nuovo tempo inaugurato da quella grande Rivoluzione
fonda le premesse della rottura della ciclicità naturale. Si preparano nel 18° secolo, prima di tutto
nell’Occidente, i presupposti per cui la natura diventerà principalmente uno strumento nelle mani
dell’”homo oecomonicus”, anticipando quel trionfo del “progresso” che, se da un lato, ha consentito il
miglioramento del tenore di vita degli Occidentali, dall’altro ha spezzato l’armonia tra uomo e natura
e creato un abisso tra l’Occidente e gli altri popoli… ma la Storia e le storie non sono finite e non sono
finiti i canti.
9 febbraio 2014 - Voci del nostro tempo
NOTE BLU direttore Marina Mungai
LE VOCI DEL NOSTRO TEMPO, un percorso di musica corale italiana contemporanea su testi poetici La
voce, definita il “vento dell’anima” dai nativi americani, è il mezzo espressivo per eccellenza.
E’ la forma sonora della personalità umana.
Con questo concerto il Coro Note Blu desidera ripercorrere, grazie all’esecuzione di un repertorio di
poesie musicate da compositori italiani contemporanei, la magia della lingua italiana,della musicalità
e della cantabilità che le sono proprie. E' inoltre occasione per presentare alcuni tra i principali compositori italiani viventi e presenti nel panorama nazionale ed internazionale. Particolarità del progetto è
che i brani presentati sono stati tutti concertati in accordo con i compositori stessi, o addirittura, come
nel caso di "Scherzo", "Tuono", "Tempo Lontano", "Eraclito","Le Merle…" commissionati o eseguiti in
Italia fino ad oggi unicamente dal nostro Coro.
Marco Sofianopulo (1953) - Testo di Dante Alighieri
Tanto gentile
Silvio Catalini (1964) - Testo di Giacomo Leopardi
Scherzo
Pierpaolo Scattolin (1949) - Testo di Emily Dickinson
The morning
13
Piero Caraba (1956) - Testo di Alfonso Ottobre
Antiqua Sacra Imago
Pierluigi Morelli (1961) - da Composizioni su testi di Giovanni Pascoli
Il tuono
Lorenzo Donati (1972) - Da 4 "Canti" su testi di Giovanni Pascoli:
Notte
La baia tranquilla
Ultimo sogno
L'ora di Barga
Tullio Visioli (1957) - Testo di Gabriele D'Annunzio
Tempo lontano
Roberto Brisotto (1972) - Testo di Callimaco
Eraclito
Battista Pradal (1964) Le Merle Gentil et Noir de Messiaen
(brano vincitore del Premio Internazionale "Seghizzi" 2005)
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ACTA
La prima prova del
Coro Laboratorio ARCL
di Chiara De Angelis
Nel pomeriggio di domenica 12 gennaio circa
145 coristi di tutte le età si sono riuniti nel teatro
dell’Istituto Regina Mundi per prendere parte
alla prima delle cinque prove del Coro Laboratorio ARCL, diretto da Marina Mungai.
Il pomeriggio inizia nel migliore nei modi per
un fatto semplice, ma da non sottovalutare, trattandosi di un coro “a tre cifre”: la prova inizia in
orario, e tutto grazie alla capillare organizzazione del Gruppo Vocale Enarmonie, che ha provveduto a raccogliere le firme, dotarci di un utilissimo cartellino identificativo e dividerci per
sezioni.
L’atmosfera è un po’ quella del primo giorno di
scuola: infinite presentazioni, strette di mano, e
qualche sguardo smarrito di chi ha dimenticato
di stampare questo o quello spartito. Quando
Marina prende la parola si ritrova ben 145 paia
di occhi puntati addosso: dopo aver illustrato
brevemente il progetto, ci fa entrare subito nel
vivo della prova con un utilissimo esercizio di
Step Harmony, che permette di accordarci e di
farci realizzare che...siamo davvero tanti!
Dopo il riscaldamento ci prepariamo ad affrontare il “Crucifixus” di Lotti, e la nostra direttrice
ci comunica che per rompere il ghiaccio intende eseguirlo subito dall’inizio alla fine; giusto il
tempo di capire che non sta scherzando, e i bassi
attaccano, seguiti dai baritoni, poi dai tenori, dai
contralti, infine arrivano i soprani...ed è magia.
Il brano regge fino alla fine, non senza qualche incertezza, ma l’impatto è eccezionale; sarà che sono
abituata a cantare in un coro grande appena un decimo di questo! Mettiamo a posto qualche aspetto
tecnico, cambiamo posizione provando a disporci
a semicerchio e, dopo una breve pausa, è la volta
di “Lux Aurumque” di Eric Whitacre. L’impatto è, se
possibile, ancora più forte: gli accordi iniziali in crescendo sono davvero da brividi.
Il pomeriggio si conclude con una lettura di “Esta
tierra” di Busto alquanto veloce, dal momento che
sono già arrivate le 19, orario di fine della prova, e
con le mie compagne di sezione ci guardiamo stupite: quando si dice che il tempo vola!
Direi quindi che il bilancio di questo primo incontro
è stato più che positivo (si capisce che sono un filino entusiasta?).
Un grazie di cuore a Marina Mungai e al Gruppo
Vocale Enarmonie per aver contribuito al successo
della prova!
15
AGENDA
Terzo appuntamento con
il M° Marzilli
di Alvaro Vatri
Il fine settimana del 29-30 marzo vedrà la nostra
Associazione impegnata nel terzo ed ultimo incontro con Walter Marzilli su alcuni aspetti ed
alcune problematiche della direzione corale.
Questa volta la tematica sarà quella della concertazione con gli ottoni –nella fattispecie un
quartetto di due trombe, un corno e un trombone, affrontando pagine di varia provenienza
cronologica e stilistica che offriranno spunti e
suggestioni davvero interessanti. Come ben potete vedere, un appuntamento originale, ricco di
spunti e motivi di lavoro, da non perdere.
L’iniziativa è rivolta ai direttori e aperta ai cantori di tutti i nostri cori, soprattutto a coloro che
intendono partecipare attivamente ai lavori
grazie alla costituzione di un coro-laboratorio;
al riguardo, le partiture saranno messe a disposizione in tempo utile per preparare una buona
lettura, tale da permettere un lavoro scorrevole
di concertazione. L’ARCL s’impegna comunque a
formare un gruppo-base intorno al quale può
formarsi un coro numericamente maggiore.
I lavori si svolgeranno presso la scuola “Alfieri”,
entrata di Via G.Pacini 6, coi seguenti orari:
sabato 29: ore 10.00-13.00 / 14.30-17.30
domenica: ore 9.30-12.30 / 14.00-17.00
Brani proposti:
Leonard Bernstein: Maria
Orlando di Lasso: Eccho (El eco)
Giovanni Gabrieli: Canzona Seconda
William Hawley: Vita de la mia vita
Wolfgang A. Mozart: Missa Brevis in Sol
Adrian Willaert: O dolce vita mia
Una domanda al M° Amedeo Scutiero, responsabile della Commissione Aggiornamento
con Walter Marzilli, il 29-30 marzo - sulla concertazione con coro e quartetto di ottoni?
R. Dunque, in questi casi occorre garantire la presenza di un gruppo corale per consentire il lavoro
di concertazione e direzione. Perché non partire da
un nucleo minimo, un gruppo costituito da un doppio quartetto ovvero un ottetto? Per dare concretamente una mano, mi metto io stesso a disposizione.
Gli altri coristi li cercheremo dapprima nella cerchia
degli amici o comunque delle persone che meglio
conosciamo. Importante, poi, è che le parti vengano preventivamente acquisite ai fini di una lettura
sicura, dato che la concertazione avverrà estemporaneamente, guidati dal docente e dai direttori
coinvolti. Dopodiché l’augurio è che a questo nucleo si aggiungano altri coristi, auspicabilmente numerosi dato che l’iscrizione al seminario è aperta a
HAI RINNOVATO L’ISCRIZIONE
ALL’ARCL PER IL 2014?
Ricordiamo che l'iscrizione all'ARCL è valida "per anno solare" (dal 1° gennaio al 31
dicembre di ogni anno). Pertanto dal 1°
gennaio si può rinnovare o effettuare una
nuova iscrizione all'ARCL, secondo le modalità descritte nella sezione "Adesioni" del
sito. Raccomandiamo di effettuare al più presto
il rinnovo sia per mettere l'Associazione in
condizioni di piena operatività, sia per poter
ottenere in tempi brevi la Tessera FENIARCO
che dà accesso alle convenzioni nazionali. A
tale proposito comunichiamo che la circolare con le Tariffe SIAE per il 2014 è scaricabile
direttamente dal nostro sito e che poterne
usufruire si deve essere in regola con l'iscrizione annuale all'Associazione Regionale.
D. come cominciare a formare un coro-laboratorio in occasione del prossimo appuntamento
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Il cartellone dei concerti
“LazioinCoro”
a cura di Chiara De Angelis
segnalateci i vostri concerti su www.arcl.it o scrivendo a [email protected]
17
RUBRICHE
CONTROCANTO
di Basso Ostinato
Prima del concerto.
Chi tra i lettori non canta in un coro si è mai
chiesto cosa succede nei minuti che precedono l’ingresso dei cori davanti al pubblico per l’esibizione?
Spesso l’arrivo del gruppo sul palco o nel luogo dove
canterà avviene con un po’ di ritardo rispetto all’orario stabilito, perché siamo in Italia e la precisione non
fa proprio parte del DNA del nostro popolo. Ma aumenta il mistero su quello che accade dietro le quinte
prima che il pubblico possa scatenare l’applauso di
benvenuto. In quel periodo di tempo succedono un
sacco di cosine, che può essere interessante e divertente svelare agli occhi del mondo ignaro. Di qualcuna di esse abbiamo già avuto modo di accennare
in numeri precedenti di questa misera rubrica, ma
affrontando l’argomento organicamente possiamo
mettere ordine nella materia.
Partiamo da un presupposto banale: un coro
ha preso un dato impegno, e quindi deve esibirsi in
un certo luogo a una certa ora. Quindi vi è un orario di appuntamento opportunamente anticipato
rispetto al momento del concerto e in genere il gruppo prevede alcuni minuti di riscaldamento e di test
acustico dell’ambiente in cui ci si dovrà esibire. Poi
segue un momento in cui ci si fa belli e si cura il più
smagliante lato estetico della compagine per presentarsi al pubblico “lindi e pinti” come gli ascoltatori
meritano. Questo è brevemente lo standard. Entro e
intorno questo standard succedono varie cose più o
meno imprevedibili. Ma, come si dice, tutto il mondo
è paese e quindi in tutti i cori si verificano fatti che
contribuiscono a rendere un po’ caotico e problematico il periodo pre-concerto.
Partiamo dai ritardi. Se l’organizzazione del
concerto ha dato disponibilità per un certo orario per
le attività preparatorie, la cosa più ingenua che un
direttore artistico può fare è dare appuntamento al
gruppo sul luogo del misfatto esattamente a quell’orario. Quanti coristi saranno presenti a tale ora? Non
più di tre, e sono gli inguaribili precisini del gruppo
(chi crede negli oroscopi dirà che sono quelli del segno zodiacale della Vergine, ma queste sono superstizioni…. vere! Ma solo superstizioni). E gli altri? Beh,
arriveranno, arriveranno, ma bisogna avere un po’ di
pazienza, non si può avere mica tutto e subito! Infatti,
per questo fatto i direttori più smaliziati sono soliti dare
appuntamento al coro mezz’ora prima dell’orario comunicato da chi organizza il concerto, asserendo alla prova
che tale orario è categorico e non discutibile. In questo
modo essi otterranno di avere i tre quarti del gruppo
per l’ora corretta, cioè mezz’ora dopo l’appuntamento
da loro richiesto. E perché non tutto il gruppo? La perfezione non è di questo mondo, bisogna adattarsi. Solitamente dopo la mezz’ora successiva all’orario stabilito arriveranno ancora alla spicciolata i ritardatari giustificati,
cioè chi ha il problema con la gestione dei bimbi piccoli,
chi ha improrogabili impegni di lavoro, chi ha la cresima
del nipote e via dicendo, e poi i ritardatari cronici. Questi
non possono fare a meno di arrivare in ritardo, lo hanno
scritto nel loro codice genetico, e quando arrivano, in
genere a metà della prova acustica, sono anche molto
flemmatici! Se il concerto è fuori mano, per cui i coristi
devono percorre un po’di strada per arrivare sul luogo
del concerto, vi è la categoria di quelli senza senso di
orientamento che inequivocabilmente si perdono. In
quel caso in genere arriva una telefonata sul cellulare di
qualcuno a prova acustica avviata, in cui il malcapitato
dichiara pieno di ansia di essere su via della Maglianella,
chiedendo disperatamente “Cosa devo fare???”. In genere sono del tutto fuori strada. Esiste addirittura gente
che, dovendo convergere su Rieti per il concorso regionale ARCL di qualche anno fa, mezz’ora dopo l’orario
dell’appuntamento telefonava dicendo “Sono qui a Terni, ma non trovo l’indirizzo del Teatro!”… molti dei lettori
si stupiranno, ma è incontrovertibile verità storica.
Facciamo conto che tutti o quasi siano giunti sul
luogo del concerto. Cos’altro succede? Eh, ci vorrebbe
molto spazio per completare la casistica! Cominciamo
a dire che se il coro è invitato a cantare in una chiesa,
e sapete tutti quanto frequentemente avviene questo
caso, irrimediabilmente arrivati sul posto si scopre che
al momento della prova acustica c’è una messa o una
funzione religiosa che nessuno aveva previsto, e di cui
neanche l’organizzazione del concerto era al corrente.
Questo fatto produce grandi mal di pancia al direttore, che non può impostare l’assetto del coro sul punto
dell’esibizione in funzione di come gira il suono e di altri fattori logistici, e il sottile panico di alcuni coristi più
ansiosi che chiedono con voce malferma “E io poi dove
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mi metto”? In questo caso va a finire che il coro si riduce a provare i brani più ostici del concerto o gli attacchi
dei pezzi, o semplicemente a vocalizzare per scaldare
la voce in stanzucce di quattordici metri quadrati con
soffitto alto due metri e cinquanta, in corridoi gelidi e
rimbombanti, in ampi cortili con il suono che scompare
allegramente tra le nuvole se non addirittura in mezzo
alla strada, in un cantone invaso lì per lì, con il rischio
che qualche abitante del luogo, disturbato dalla inattesa performance acustica, versi sulla testa dei malcapitati
cantori misteriosi liquidi di dubbia origine.
Ovunque avvenga la prova acustica, al momento di
cominciare il direttore si guarda intorno e si accorge
sempre che tre o quattro coristi mancano all’appello,
nonostante che i più li avessero visti arrivare sul luogo
del delitto. Essi ricompaiono flemmaticamente, tutti
pieni di manifesta inconsapevolezza, verso la fine della
prova con in mano un panino con la mortadella, oppure
a mani vuote ma con un inconfondibile alitino di caffè
espresso caldo caldo. Le reazioni a ciò spesso non sono
NOTATI SUL WEB
BMV Cabrio
proprio composte, specialmente da parte del direttore, ma l’affamato o il caffeinomane di turno giacciono
sempre in agguato in un gruppo, e sortiscono fuori colpendo inesorabilmente nel momento meno opportuno.
Non dimentichiamo che oramai viviamo nell’era della
telecomunicazione, e quindi durante la suddetta prova
ci sarà sempre almeno un corista, in genere quello professionalmente più impegnato, che sarà fuori a telefonare al cellulare, camminando avanti e indietro mentre
discute animatamente con l’invadente ordigno. Chi in
un modo o nell’altro è presente a questa benedetta
prova acustica deve subire un’atmosfera quasi sempre
nervosina, generata da un direttore ansiogeno perché
non è soddisfatto del suono, o non trova la posizione
corretta per il gruppo, o gli sembra che il coro sia impreparato in modo allarmante. A un certo punto chiede se
tutto va bene e vi è sempre un corista o più che asserisce con la faccia appesa “non sentiamo gli altri”. Questo
avviene sistematicamente, qualsiasi sia la grandezza e
la forma del luogo in cui si deve cantare e qualsiasi sia
di Marco Schunnach ([email protected])
Domenica 19 gennaio i Notevolmente hanno partecipato al contest Voceania, una specie di concorso articolato in pù serate all’Alexanderplatz e organizzato dal gruppo vocale Baraonna.
Nella nostra serata avremmo dovuto “confrontarci” con i BMV Cabrio, un gruppo vocale di Terni, di cui non avevamo mai sentito parlare, così ci siamo documentati un po’ e abbiamo trovato un bel teaser promozionale del gruppo, su Youtube.
Si tratta di un quintetto vocale formato da 4 elementi femminili, e uno maschile, che svolge il ruolo di basso e di beatboxer (quello che
oggi viene chiamato drum’n bass).
Hanno partecipato a vari Contest, Concorsi, Seminari e Workshop nazionali e internazionali; nel 2012 sono stati l’unico gruppo italiano ad essere stato selezionato da uno dei più importanti contest
di musica a Cappella, l’International Acappella Contest tenutosi
a Lipsia.
Il repertorio è molto vasto, comprende brani folk, jazz e pop, tutti
caratterizzati da armonizzazioni molto sofisticate che rimandano molto alle atmosfere colte dal jazz, con la presenza costante
del beatboxer, che si avvale talvolta di una loopstation.
E’ imminente l’uscita di un loro album.
Tutte le aspettative nate dall’ascolto del teaser sono state poi
confermate ascoltandoli dal vivo all’Alexanderplatz: grande intonazione e presenza scenica, hanno uno stile assolutamente originale che li contraddistingue. È stata una bellissima scoperta nel
panorama della musica vocale a cappella!
https://www.youtube.com/watch?v=qhh4yNZLvJM
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il numero e il tipo di schieramento dei coristi presenti.
Questo è uno dei grandi misteri del mondo corale!
Dopo la “rilassante prova acustica” segue la fase
della “vestizione”, in cui i coristi, alla stregua di arcivescovi prima delle solenni funzioni pasquali in cattedrale, si
bardano di tutto punto con la divisa prevista dal coro.
Molto spesso però il locale messo a disposizione del
gruppo per questa funzione è uno solo per i maschietti
e le femminucce. Il problema della promiscuità deve essere affrontato con la necessaria filosofia, che in genere
si traduce nella noncuranza dei maschi che espongono
i pelacci delle loro cosce allo sguardo delle donne presenti, mentre le femminucce tendono a solidarizzare tra
loro formando sorte di capannelli a guisa di cabine per
la prova degli abiti alla Rinascente, per proteggere le
loro “beltà” dal presunto sguardo concupiscente dell’invadente sesso forte, oppure allo stesso scopo architettano complicatissimi movimenti, messi a punto in anni
ed anni di esperienza, per fare in modo che un capo di
vestiario copra l’altro durante le sostituzioni, con complessa e scomoda coabitazione di maglie e canottiere,
pantaloni e gonne, un capo che sale mentre l’altro scende in modo che neanche un centimetro quadrato di pelle sia esposto all’aria per evitare l’innesco di improbabili
ma temuti turbamenti ormonali nei coristi maschiotti. Le
donzelle specialiste in queste barocche dinamiche della
svestizione e della vestizione meriterebbero una laurea
honoris causa in ingegneria del cambio-abito.
Alla fine bene o male tutti sono pronti, e l’orario
dell’esibizione si avvicina. Quando mancano pochi minuti all’entrata davanti al pubblico improvvisamente
qualche corista denuncia con preoccupazione la scomparsa inspiegabile della sua cartellina. La persona è turbata dal mistero e dall’ansia di non potersi presentare
al concerto con i propri spartiti. All’inizio nessuno pare
filarselo, poi, dopo le rumorose sollecitazioni del malcapitato, molti collaborano all’inutile ed affannosa ricerca,
perché la benedetta cartellina non ricompare. Alla fine,
dopo grandi fatiche, si scopre che la persona più mite
e insospettabile del coro vi è seduta sopra, mentre conversa amabilmente con gli altri, oppure la cartellina è
stata stipata con cura entro il cappotto di qualcuno che
non si era minimamente accorto di creare il disagio. Poi
il direttore artistico solerte, ancorché ancora ansioso, invita tutti a schierarsi per l’ingresso puntuale del coro, ma
inevitabilmente ci sono due o tre persone al gabinetto.
Ormai è fatto conclamato che la pipì sia uno dei principali ostacoli all’espressione dell’arte ed alla divulgazione
del canto polifonico. Ma superato anche tale problema,
il coro è pronto in attesa fuori alla porta che lo introdurrà
all’esibizione. Qui in molti casi comincia una serie di strane cerimonie tantriche imposte dai direttori per favorire, secondo loro, la concentrazione e l’ossigenazione dei
propri cantori. Quindi si susseguono lunghe respirazioni,
pose diritte con occhi chiusi alla ricerca del mantra, quasi
che i cantori debbano affrontare la più ardua prova della
loro vita. Al momento di entrare, che quasi sempre è più
tardi rispetto all’orario prefissato perché si aspetta che
la maggiore quantità possibile di spettatori convergano
sul luogo del concerto anche se non proprio puntuali, c’è
qualcuno designato dall’organizzazione del concerto e il
più delle volte del tutto sconosciuto al coro, che davanti agli spettatori presenta l’evento e dice due parole sul
coro che si deve esibire. E qua succede un altro fatto irrimediabile: qualcuno del coro chiede “cosa sta dicendo?”
e la risposta è sempre una e inequivocabile: “Non si sente
una mazza!”. Da che mondo è mondo nessun coro è mai
riuscito a sentire la presentazione a lui riferita, a meno
che ovviamente il gruppo non sia già presente all’interno dell’ambiente di esibizione.
Ma alla fine il momento fatidico arriva, la porta si
apre, il coro entra e la magia della musica si ricrea, per la
fortuna del mondo. Forse vale proprio la pena soffrire un
po’… prima!
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UNO SPARTITO AL MESE
Ave Verum Corpus (SATB)
di Andrea Coscetti ([email protected])
da un poesia Latina del XIV° secolo (1362)
Musica di William Byrd ( Lincolnshire, 1540 -1623)
Partitura originaria: raccolta mottetti sacri “Gradualia” edizione del 1610 (originale del 1605)
Esecuzione consigliata: King’s Singers– CD Tallis-Byrd “English Renaissance”(1995)
(All.1)
Ave Verum Corpus, natum de Maria Virgine,
Vere passum, immolatum in Cruce pro nomine,
Cujus latus perforatum unda fluxit et sanguine,
Esto nobis praegustatum in mortis examine.
O Jesu dulcis, O Jesu pie, O Jesu fili Mariae.
Miserere mei, Amen.
Salve, o Vero Corpo, nato da Maria Vergine,
che veramente patì e fu immolato sulla Croce per l’uomo,
dal cui fianco squarciato sgorgarono acqua e sangue,
fa che noi possiamo gustarti nella prova suprema della morte.
O Gesù dolce, O Gesù pio, O Gesù figlio di Maria.
Pietà di me. Amen.
Si è appena spenta l’eco delle ultime rassegne natalizie ed ecco già molte corali prepararsi per quelle
dedicate al triduo Pasquale.
Un po’ di anni fa, chiacchierando con un cantore di un’altra corale (che per ovvie ragioni non citerò neanche sotto tortura), sentii pronunciargli questa frase: “ .. e per Pasqua invitiamo l’atra corale xxx alla nostra
rassegna … il programma è bello, e poi ci toccherà cantare a cori riuniti laveverum”.
Sul “ci toccherà” ometto ogni commento; spendo invece due parole su laveverum.
Giuro che lo pronunciò così, tutto attaccato, come quando da ragazzi si chiamava affettuosamente il calvo di turno ducapelli, che per gli amici poi era semplicemente er duca.
Laveverum, l’avrete capito tutti, stava ovviamente per l’Ave Verum Corpus - K.618 – di Wolfgang Amadeus Mozart.
Ma se proprio vi toccherà cantarlo, cercate di eseguire il secondo.
Sprecateci qualche prova a ristudiarlo, organizzando almeno anche una prova a cori riuniti.
Sentirete la differenza in esecuzione ed il genio di Salisburgo eviterà almeno quest’anno di rivoltarsi nella
tomba.
Ma è un altro Ave Verum Corpus che vorrei proporvi: quello di William Byrd.
(All.2)
Già cantore nella cappella reale durante il regno di Maria Tudor, fu il migliore allievo di Thomas Tallis.
Il binomio Byrd e Tallis è indissolubile, tanto maestro e allievo si influenzarono reciprocamente nei rispettivi stili compositivi.
Byrd, grande compositore anche per clavicembalo ed organo, fu un inesauribile scrittore di mottetti sacri.
Furono pubblicati in alcune raccolte: i “Gradualia” in 2 volumi, tra cui appunto, l’Ave Verum Corpus; la raccolta “Proprium”,
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mottetti suddivisi per i diversi periodi dell’anno liturgico.
Mentre una raccolta, “Cantiones Sacrae” del 1575, fortemente voluta da Tallis, la divise proprio con le composizioni del suo maestro.
E’ un modo per difendere Byrd, cattolico, dalla restrizioni del periodo elisabettiano.
Alla drammatica morte di Maria Tudor, avvenuta quando il giovane William aveva appena 18 anni, succedette
nel suo lungo regno la regina Elisabetta.
In piena controriforma, e con il culto cattolico che sotto Elisabetta era addirittura punito, la musica di Byrd si
riuscì ad imporre solo in virtù della sua straordinaria grandezza compositiva, per fortuna apprezzata proprio dalla
stessa regina.
Come nel suo Ave Verum.
Il testo, di cui si ha la prima traccia in una raccolta del 1362, tratta il tema dell’Eucarestia Pasquale.
E’ l’inno del Credo Cattolico sulla presenza del corpo di Gesù Cristo nell’ostia, nel Sacramento dell’Eucarestia.
Byrd riesce a musicare il testo, pur in uno sviluppo armonico non omoritmico, in maniera perfettamente intelligibile, nella delicata tonalità di Sol minore.
Bisogna tener presente che nell’epoca della controriforma, i paletti a cui i compositori dovevano sottostare,
sia nei testi che nello stile, erano proibitivi, e l’obbligo di rendere sempre comprensibile il testo cantato non era derogabile.
Byrd ci riesce comunque, pur facendo muovere, indipendenti nella scansione ritmica, le singole parti, ognuna
con pari dignità melodica e con frequenti anticipi a delineare uno sviluppo armonico di raro equilibrio.
Il tutto componendo a quatto voci miste.
Una considerazione nell’uso della struttura SATB, specie nelle composizioni sacre: nel passato si scriveva abbondantemente nella più classica delle strutture, Bach ci ha scritto tutti i suoi corali, tanto per fare un esempio.
Ai tempi nostri invece sta prendendo piede l’idea che se non si scrive, od esegue, a 8 voci; per i compositori
non si diventa di moda e per i cori importanti non si è degni di andare ai concorsi.
Non sempre è così.
William Byrd con il suo Ave Verum Corpus ed i King’s Singers con la loro
interpretazione ce lo insegnano.
Lasciando ai posteri un capolavoro, ben adatto ad essere proposto anche in concorso ( e speriamo di attivare la relativa sezione nel prossimo concorso regionale…).
Ascoltatelo nell’esecuzione dei King’s Singers:
http://www.youtube.com/watch?v=809ypF_T00
per la stampa dello lo spartito:
http://www2.cpdl.org/wiki/index.php/Ave_verum_corpus_(William_Byrd)
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Spigolature Internazionali
Forse non tutti sanno che l’ECA-Europa Cantat (European Choral AssociaionEuropa Cantat) ha una rivista intitolata “European Choral Magazine”, che in ogni numero, accanto alle notizie e le comunicazioni di servizio, dedica un dossier ad un
tema specifico. Indubbiamente molto interessante per tutto il nostro mondo corale,
e siccome la rivista è redatta in inglese, francese e tedesco (anche se Europa Cantat
ha avuto la presidenza italiana di Sante Fornasier e l’attuale vicepresidenza di Carlo
Pavese), abbiamo pensato di tradurre alcuni degli articoli e di proporveli. Grazie da
tutti noi ai volonterosi e bravi traduttori.
Nuove tecnologie per le esibizioni
Di Robert-Jan Huijsman
Il canto corale, come tutti sappiamo, ha centinaia di anni e lento è il processo di unione con le
moderne tecnologie quando si tratta del modo in cui
ci si esibisce. Come potrebbe quindi la tecnologia essere adatta ed aiutare le esibizioni?
La chiave per una performance moderna è in
stretta relazione al pubblico moderno. Quale è stato
il pubblico del vostro ultimo concerto? Molto probabilmente si è trattato per la maggior parte di amici,
familiari e concittadini. Sviluppi recenti, come le attrezzature per le registrazioni a buon mercato e internet ad alta velocità, hanno reso possibile il raggiungimento di un pubblico molto più vasto. Una buona
registrazione di un’esibizione su siti come YouTube
può essere ascoltata dovunque da un quantitativo di
persone che va da dieci a migliaia di volte il pubblico che era presente ad ascoltarlo dal vivo. Potreste
addirittura guadagnarci dei soldi! Ciononostante, nel
pensare alle nostre esibizioni, molti di noi considerano la tecnologia un pensiero secondario. Questo
deve essere cambiato!
Non avete bisogno di essere come il Virtual
Choir di Eric Whitacre per avere successo online, ma
dovete pensare all’intero pubblico che avrete, compreso il settore digitale, quando programmate un
concerto. L’idea di registrare la vostra esibizione dovrebbe essere parte integrante nella progettazione
del concerto e per questo motivo dovete essere a conoscenza di quale tipo di tecnologia fa per voi.
Come musicisti, la nostra prima preoccupazione è quella che chi ascolta abbia il miglior suono
possibile. Per ottenere questo dovete conoscere le
sfumature che esistono nei metodi di registrazione.
Moderni microfoni a buon prezzo possono fornire
Traduzione ed adattamento di Fabrizio Castellani
una qualità di suono, una volta possibile solo con le attrezzature professionali degli studi di registrazione. Ma è
importante che le usiate correttamente. Probabilmente
dovrete rivedere e modificare la vostra esibizione, ma
ricordate: fate tutto questo per la parte più grande del
vostro pubblico!
Uno degli aspetti più importanti di un microfono
è la sua “figura polare”, che indica quanto è sensibile al
suono che arriva da davanti, dai lati e da dietro. A seconda di ciò che state per registrare c’è bisogno di una
diversa figura polare. Per esempio, un microfono per registrare un gruppo di cantanti ha bisogno di un angolo
di incidenza del suono più ampio, che catturi il suono sia
da davanti che dai lati, ma per un solista serve un microfono con uno stretto angolo di incidenza per escludere
rumori di sottofondo (come un coro accompagnatore).
I programmi di modifica dell’audio sono diventati
sempre più potenti e facili da usare e spesso vengono
dati gratuitamente con i computer o con le attrezzature.
Questi permettono ad un amatore con un pc portatile di
modificare l’audio in modo avanzato. Era il coro troppo
forte rispetto al solista? O forse per un istante il solista
era leggermente stonato? Tutto questo può essere corretto con la pressione di un bottone. La cosa importante
da sapere è che chi modifica l’audio può fare un lavoro
impeccabile se ogni suono che vuole modificare è registrato separatamente. Se state cantando tutti nello stesso momento, è meglio che ogni “suono” (per esempio il
solista piuttosto che il coro) sia registrato attraverso un
diverso microfono, senza interferenze di suono nel microfono dell’altro.
Per isolare il “suono” fate attenzione alla figura polare dei vostri microfoni ed alla posizione dei cantanti. Il
vostro solista dovrebbe stare in una posizione tale che
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non entri nell’angolo di incidenza del microfono del
coro, quindi, probabilmente, sarà posizionato davanti, con i microfoni del coro alle spalle. Se usate un
accompagnamento strumentale, ogni musicista dovrebbe avere il proprio microfono e dovrebbero essere posizionati anche loro leggermente staccati dal
coro. Vi rendete conto di quanto sia cambiata finora
la vostra performance?
Visivamente, il vostro pubblico digitale vorrà
sentirsi vicino al pubblico che ha ascoltato live il concerto. Posizionare una videocamera in fondo alla sala
non vi renderà popolari; pensate quindi a qualcuno
che faccia delle inquadrature ravvicinate e dei primi
piani sul solista e sui cantanti. Per il vostro concerto
dovete pensare come se foste dei registi e iniziare a
programmare delle belle inquadrature. Una moderna macchina fotografica, come quella che usate per
fare le foto delle vacanze, può registrare video in alta
definizione, con una qualità migliore di quella proiettata nei cinema di qualche anno fa! Una volta che
avrete la vostra registrazione, software per la modifica del video permetteranno a degli amatori di ottenere un risultato professionale a costo zero.
Per ultimo dovrete pensare a chi guarderà il
concerto su internet. Gli utenti del web sono molto
selettivi e non vogliono stare a guardare un’ora di video per ascoltare magari soltanto un pezzo. Quindi,
registrate ogni singolo brano separatamente, cosicché chi vi ascolta potrà trovare facilmente la musica che vuole. Poi, sul vostro sito o sul vostro canale,
collegate insieme i vari video così da creare per ogni
ascoltatore un concerto personalizzato. Questo necessita di molta attenzione da parte vostra e del vostro coro: ogni brano deve essere sorprendente o il
pubblico se ne andrà! La vostra popolarità crescerà
con il passaparola . Create delle performace che le
persone vorranno consigliare agli amici!
Per alcuni diventare un coro che usa tecnologie moderne per raggiungere più pubblico non
sarà un grande cambiamento. Altri invece dovranno
rivedere completamente il loro modo di esibirsi. Lo
sforzo può sembrare enorme, ma ne vale la pena! Il
vostro nuovo pubblico vi ringrazierà.
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CRONACHE CORALI
“Una voce per ricostruire”
Quando il coro diventa messaggio di solidarietà ed amicizia
di Rita Nuti
“Una voce per ricostruire”: è stata così titolata la serata del
4 gennaio che si è svolta nella Chiesa Arcipretale di Aprilia
e che ha visto protagonisti il Coro Liberi Cantores di Aprilia,
diretto dal M° Rita Nuti, e la Corale Giuseppe Saviani di Carpi
diretta dal M° Giampaolo Violi. Un concerto, presentato dal
Presidente dell’Arcl Alvaro Vatri, che si è svolto alla presenza
delle Istituzioni Comunali di Aprilia e di Carpi per ricordare
l’evento sismico che ha colpito l’Emilia nel 2012.
Fin qui tutto come di consueto, un concerto come tanti, ma
la serata ha avuto un prologo particolare. Nasce infatti da una
storia di amicizia, una storia che ha avuto origine da un incontro corale, dalla condivisione di un grande progetto che ha
coinvolto sette cori, di cui due di voci bianche! Tutto è iniziato
da quella riunione a fine estate del 2011, quando il Gruppo
Vocale Cristallo di Roma ha invitato tutti e sette i cori a partecipare al progetto: si trattava di studiare brani dell’autore
gallese Karl Jenkins, per poi eseguire una serie di concerti. E
il grande evento è stato il 15 aprile 2012 nella Basilica di San
Paolo Fuori le Mura a Roma, più di duecentocinquanta coristi, tre soliste un’intera orchestra di quarantacinque elementi,
di fronte ad un pubblico di oltre duemiladuecento persone.
In quell’occasione era presente tra le tante autorità, l’Amministrazione Comunale di Aprilia, che nei giorni seguenti l’evento ha voluto esternare grande soddisfazione verso i pro-
25
CRONACHE CORALI
tagonisti apriliani presenti al progetto, mediante una lettera
ufficiale.
Una settimana dopo, il 21 aprile, il “grande coro di Jenkins”
si sposta a Carpi, cittadina della Corale Savani per una replica dell’evento e dopo esattamente un mese, la cittadina di
Carpi subisce violenti danni in seguito al sisma avvenuto in
quelle terre. Il Comune di Aprilia, non dimenticando i grandi momenti musicali e soprattutto di amicizia tra il coro di
Aprilia e quello di Carpi, nell’atto di pianificare aiuti economici per l’emergenza terremoto, decide di devolvere una cifra
considerevole alla città di Carpi e con l’occasione organizzare
un’accoglienza idonea sia da un punto di vista istituzionale
che musicale, ospitando per tre giornate la corale emiliana. E
così il 4 gennaio 2014 le Istituzioni Comunali si sono incontrate per commemorare le vittime del sisma emiliano e la Musica, ma soprattutto i due cori rappresentativi, i Liberi Cantores
di Aprilia e la Corale Giuseppe Saviani hanno dato ufficialità
all’evento. Il giorno dopo, il 5 gennaio, il coro Apriliano e quello di Carpi sono stati ospiti del coro Cristallo che ha organizzato un concerto nella Chiesa di Santa Prisca a Roma.
Momenti di convivialità e amicizia, momenti musicali intensi,
che hanno dimostrato anche ai non addetti ai lavori, quanto sia forte e vivace la carica della musica che supera confini
geografici e culturali per diventare il volano d’eccellenza per
giungere ad una sorprendente espressione di umanità, amicizia e solidarietà!
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CRONACHE CORALI
ROMA 4-5-6 GENNAIO 2014
“Una voce per ricostruire” Ricordi, riflessioni e qualche amenità
Il coro G. Savani di Carpi
La pioggia fastidiosa e intermittente e l’uragano notturno
che hanno sconvolto Roma e l’entroterra non sono riusciti a
spegnere gli entusiasmi di tre cori riuniti per dare vita all’evento definito “Una voce per ricostruire”. I cori “coraggiosi”,
al contrario, hanno dimostrato di essere superiori alle forze
della natura, manifestando un entusiasmo fuori del comune
sia durante che dopo i due concerti.
Aprilia, per i lontani ricordi di scuola, era ed è una città dell’Agro Pontino in provincia di Latina, vicina ad Anzio. Tutto qui.
Dopo la nostra esperienza possiamo arricchire le nostre conoscenze e affermare che si tratta di una bella cittadina dove
vive un coro polifonico denominato Liberi Cantores e che
questo coro è amico nostro ed è amico del Gruppo Corale
Cristallo. Per la nota proprietà transitiva, sono due grandi
cori, amici nostri.
Nel primo pomeriggio del giorno 4 Gennaio siamo giunti
all’albergo di Aprilia. Un super albergo cilindrico, splendido di fuori quanto gradevole e confortevole di dentro. Ottima scelta, amici. Nell’auditorium dell’albergo incontriamo
finalmente tutti i coristi Liberi Cantores che non vedevamo
dall’ Aprile del 2012, quando vennero a Carpi a cantare “ The
armed man- A Mass for peace” . Il primo approccio è affettuoso, strette di mano e abbracci, ma un po’ intimidito:
sarà l’austerità del luogo, sarà la stanchezza del viaggio, sarà
che dobbiamo ritrovare il senso della vicinanza. La maestra
Rita Nuti , con i suoi modi garbati, dà
qualche utile consiglio e così la prima
prova d’insieme promette bene.
Verso le ore diciotto arriviamo in centro città. Un gigantesco San Michele
arcangelo di bronzo, ricco di storia e
di ricordi, ci accoglie sulla piazza. La
facciata della chiesa arcipretale e il
campanile uniscono la loro sfavillante
illuminazione all’ombrello di luci della piazza dove si respira una piacevole atmosfera natalizia. Il programma
della serata prevede tre brani liberi e
quattro brani di K. Jenkins a cori riuniti. Sul primo banco ci sono tre spettatori di riguardo: il sindaco di Aprilia
Antonio Terra, l’assessore Francesca
Barbalisca e l’assessore di Carpi Simone Morelli.
Si comincia puntualissimi con la garbata presentazione di Alvaro Vatri il
quale illustra il significato profondo
dell’evento, ideato e voluto dai cori
e dall’Amministrazione Comunale di
Aprilia per commemorare le vittime
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CRONACHE CORALI
del sisma che ha colpito l’Emilia nel maggio del 2012. Il sindaco Antonio Terra , nel dare conto della solidarietà che l’Amministrazione comunale di Aprilia ha espresso verso il Comune
terremotato di Carpi, rivolge parole di apprezzamento per
l’aiuto offerto dal volontariato locale alle popolazioni colpite. L’assessore di Carpi, pur registrando alcune difficoltà
finanziarie e lentezze nella ricostruzione del centro storico
conferma che il primo edificio pubblico riaperto al pubblico
è stato il teatro, a testimoniare quanto sia importante, per un
paese colpito da una grande sciagura, la rinascita della cultura, dell’arte e della musica. Dopo i doverosi reciproci ringraziamenti delle autorità e lo scambio di doni, per i due cori
è giunto il tempo di esprimersi con un altro linguaggio che
non ricorre a parole, ma a suoni che scendono, o salgono,
secondo la visione di ciascuno di noi, verso lo spirito. I brani
di K. Jenkins hanno la capacità di realizzare una fusione speciale che fa capire quanto sia esaltante dare vita e solennità
alle armonie della musica.
I maestri Rita Nuti e Giampaolo Violi si alternano alla direzione, accompagnati al pianoforte dalla M° Ida Piccolantonio. Con il brano finale “Shalom” , disposti in cerchio, uniamo
le nostre mani per donare il nostro abbraccio al numeroso
pubblico. E’ un momento toccante, reso ancor più intenso
dalla passione e dal sorriso della maestra Rita Nuti la quale ,
girando lentamente al centro del cerchio, ci lega dolcemente
al suo gesto.
Il dopo concerto e il raffinato buffet nel salone dell’ hotel
Enea, offrono l’occasione per continuare a cantare, ancora una volta in cerchio, raccolti intorno alla riproduzione in
marmo della “Danza” di Matisse che sembra fatta apposta
per noi. In alcuni momenti, sospinti dall’ inesauribile energia
della maestra Nuti e dallo slancio del maestro Violi si avverte la forza della vita, il suo continuo rinnovarsi, il suo eterno
movimento, e si canta con il piacere di ascoltarsi. L’amicizia,
come accade, riscalda gli animi e ci si guarda con la voglia
di parlare, di conoscersi meglio tanto che verso mezzanotte,
un gruppetto di entusiasti estimatori del buio e dello spaghetto, così raccontano le cronache, si è diretto verso un
altro luogo, opportunamente attrezzato, per concludere “indegnamente” la serata sgolandosi in un contemporaneo, banale, karaoke pseudo-televisivo . Si chiede venia per questa
debolezza che, comunque, ha avuto il merito di cementare
ancora di più le reciproche affinità.
Roma ci ha offerto, il giorno seguente,
l’opportunità di cantare in una delle
sue più belle chiese: Santa Prisca. Il
Gruppo vocale Cristallo ha fatto gli
onori di casa con grande naturalezza. Tanti hanno ricordato i momenti trascorsi insieme nell’aprile e nel
maggio del 2012, in occasione della
“Messa per la pace” cantata in San
Paolo fuori le mura e replicata a Carpi nella chiesa di San Nicolò poco
prima del terremoto. Abbiamo rivisto con gioia gli amici del Cristallo e
in breve tempo abbiamo ritrovato
lo spirito necessario per cantare con
intensità quell’opera splendida che è
“The armed man- A Mass for peace”.
I tre cori, ancora una volta, hanno cantato insieme i brani di K. Jenkins. Il
canto, anche per merito dell’acustica
perfetta della chiesa di Santa Prisca,
ha restituito suoni stupendi ai nostri
orecchi e al nostro spirito. Nell’“Ave
Verum” le mani del maestro Piero Melfa volavano leggere ricamando l’aria;
il corpo e il viso del maestro Violi ondeggiavano sotto il pulsare di “Lacrimosa” ; il sorriso e lo sguardo della
maestra Rita Nuti ci hanno catturato
nel “Sanctus”. L’abbraccio finale di
“Shalom” ha concluso il concerto liberando parole di verità: “Possa la pace
essere con te, amico mio” . Quando il
pubblico se n’è andato soddisfatto, e
lo si vedeva dagli sguardi compiaciuti,
abbiamo provato un’onesta sensazione di orgoglio e di piacere.
L’epilogo profano, ma graditissimo, della
serata si è consumato in una saletta
attigua alla chiesa. Lo spazio predisposto per i tre cori era ristretto, ma ciò è
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CRONACHE CORALI
stato un bene perché anche la vicinanza fisica ri-crea immediatamente amicizia e, miracolosamente, fa scaturire parole
nuove anche intorno ad un piatto di lenticchie con salsiccia.
Quando ci siamo salutati, al termine di una serata intensa
come quella, le strette di mano e gli abbracci non sono stati
rituali, ma caldi e autentici. Una semplice pacca sulla spalla
ha il potere di sostituire mille parole. Vuol significare: “Sto
bene insieme a te, sto bene insieme a voi . Ti ringrazio, vi
ringrazio” . Quando ci si lascia, resta nell’animo la bellezza
del concerto e se ne parla al telefono con gli amici assenti.
Il commiato non è stato triste, ma festoso perché tra amici si
progettano incontri futuri e si sa che la lontananza non sarà
mai un impedimento.
Il giorno dell’Epifania, il sole ci ha regalato un mattino stupendo. Francesca, la nostra eccellente guida, ci ha raccontato
alcune vicende di questa città così ricca di storia e di bellezze.
Ci ha parlato di papi e di principi, di cortigiane e di architettura, di artisti e di urbanistica facendo rivivere nel tempo
e nello spazio la vita e le storie degli edifici e delle piazze
mentre le percorrevamo circondati da un fiume di persone.
La visita, pur nella sua brevità, ci ha regalato numerosi stimoli culturali che si sono conclusi davanti alla chiesa di San
Luigi dei Francesi con un’estemporanea esibizione canora
che ha richiamato parecchie persone di passaggio. Poteva
concludersi in modo migliore la nostra permanenza a Roma?
Il fascino della città, la grande disponibilità e l’amicizia dei
nostri accompagnatori e degli altri coristi sono, e saranno,
nei nostri ricordi più preziosi insieme alle emozioni provate
durante i due concerti nati dalla solidarietà di due cori amici
che hanno voluto aiutare una città lontana offesa dal terremoto. Quando abbiamo detto : “Arrivederci !” battendo con
le mani sul vetro del pullman in partenza, sapevamo quello
che dicevamo.
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CRONACHE CORALI
Benvenuti tra noi
In questa rubrica salutiamo e conosciamo, con una breve intervista, i
nuovi cori iscritti all'ARCL
Coro Padre Davide: Intervista al Direttore M°Roberto Bonfè
1. Quando è nato il coro?
Si può far risalire la nascita del coro Padre Davide in occasione delle
festività natalizie del 1986, sotto la direzione di Padre Gianni Cannone. Ma la storia del coro Padre Davide viene da molto lontano, infatti il
“germe” del coro nasce da un’intuizione di Padre Davide Agostini, allora
parroco della chiesa madre San Benedetto di Pomezia, il quale cominciò a costituire un coro di voci bianche femminili destinato all’animazione liturgica e a presenziare momenti solenni e celebrazioni legati
alla vita della città di Pomezia. Nel 1983 Padre Davide morì e subentrò
alla guida del coro Padre Gianni Cannone. In segno di riconoscenza al
tanto amato Padre Davide il coro fu intitolato a lui e venne denominato
“Coro Padre Davide Agostini”. Nel 1989 Padre Gianni dovette lasciare
la guida del coro, in quanto trasferitosi, e ne affidò le redini a Roberto
Bonfè.
2. Da quanti coristi è formato?
Il coro è composto mediamente da quarantacinque elementi circa.
3. Che tipo di repertorio effettuate?
Proprio per la sua storia, il coro Padre Davide spazia come repertorio da
brani liturgici eseguiti durante la Santa Messa ogni Domenica presso la
Parrocchia di San Benedetto a brani concertistici di musica sacra. Nel
repertorio concertistico sono presenti brani che vanno dal Gregoria-
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no al polifonico, dal XV secolo fino ai tempi nostri. Per citare
qualche compositore: Palestrina, Mozart, Händel, Vivaldi, e
autori contemporanei quali il cardinal Bartolucci e Ola Gjeilo.
Non mancano nel repertorio brani Gospel.
4. Da quanto tempo sei il direttore del coro?
Dirigo il coro dal 1989.
5. Un aggettivo o un motto per identificare il coro.
Salga a Te Signore il nostro canto, sei Tu la nostra gioia.
CRONACHE CORALI
6. Cosa ti aspetti dall’ARCL?
Dall’ARCL mi aspetto che sia il luogo del confronto, dell’accoglienza e del bel canto oltre che uno stimolo a migliorarsi
sempre; mi aspetto che faccia vibrare le corde dell’animo a
chi ascolta e che faccia affiorare l’animo gentile che ciascuno
di noi serba dentro di se’.
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CRONACHE CORALI
Saluto al M° Claudio Abbado
di Alvaro Vatri
La nostra redazione ha voluto esprimere la commozione per
la perdita di un grande della nostra vita musicale:
Il suo sorriso mentre faceva musica…sono tanti i tesori che
appartenevano a Claudio Abbado, che ci ha lasciati in questo mese: la sua immensa cultura musicale, la sua raffinatezza, la sua sensibilità artistica, l’energia e l’entusiasmo con cui
affrontava le sue imprese, la sua capacità, sicuramente fuori
dal comune, di creare musica e di aggregare chi ne faceva,
la capacità di fare musica d’insieme, di gioirne e di riuscire
a valorizzare l’apporto di ciascuno a vantaggio del risultato
complessivo. Ma il suo sorriso durante il gesto creativo è il
valore più alto, in grado di riassumere tutti gli altri e di comunicare la gioia di fare musica con gli altri. Se questo tesoro è
perso insieme con lui dobbiamo piangere la sua scomparsa.
Se invece riusciamo a cogliere il dono che ci ha lasciato, e a
far nostra la sua chiave d’approccio alla musica, allora la sua
memoria sarà la nostra fortuna, specialmente nel mondo del
canto corale da spargere ai quattro venti.
Ciao Claudio!
A questa immagine vorrei aggiungere
il ricordo di una delle infinite imprese
musicali affrontate dal M° Abbado. Risale al 25 Ottobre 2008. Ce la racconta
Daniela Martino sul “Il Giornale della
Musica”
La carica dei 623: il “Te Deum di Hector Berlioz”
A Bologna il "Te Deum" di Berlioz in una memorabile esecuzione diretta da Claudio Abbado, nella
foto con alcuni dei ragazzi partecipanti.
Lo ha voluto Claudio Abbado, glielo ha chiesto Luigi Berlinguer, l’ha realizzato Cesare Mazzonis, si
è aggiunto in soccorso televisivo Roberto Benigni… insomma, si è fatto! Il “Te Deum” di Berlioz con
l’Orchestra Mozart, l’Orchestra Cherubini “prestata” da Muti, l’Orchestra Giovanile Italiana “prestata” da
Fiesole, il coro del Teatro Comunale di Bologna, il Coro Sinfonico di Milano “Giuseppe Verdi”, il Coro di
Voci bianche del Comunale, il Grande Coro di voci bianche “Un coro in ogni scuola” coordinato da Be-
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nedetta Toni del Progetto Regionale Musica Emilia-Romagna (623 disciplinatissimi intonatissimi
bambini in un colpo!!!)… si è fatto: dopo una settimana di prove estenuanti germaniche nel torrido palazzetto dello sport di Bologna, con decine di bambini che svenivano per il caldo e lo stress,
ma che poi dopo il concerto tributavano la più bella energica tonante ovazione che mai si sia sentita per un insegnante e un direttore di coro, quando i loro insegnanti e direttori di coro sono stati
chiamati ai ringraziamenti da Claudio Abbado. Questa è scuola italiana. .. Alla fine, dopo il “Pierino
e il lupo” ovviamente burlone di Benigni, ripreso dalle telecamere per un prossimo passaggio televisivo che speriamo traini anche il Berlioz in tv, abbiamo ascoltato un “Te Deum” immenso, tanto
che anche Berlioz l’ha sentito, ed era contento…”
CRONACHE CORALI
Ho voluto ricordare questa “inpresa” non solo per il valore paradigmatico delle sinergie poste in
essere (che dovrebbero farci riflettere quando vogliamo intraprendere progetti di ampio respiro), ma anche perché ho personalmente vissuto quell’evento con una particolare vicinanza. Spiego. Il 27 maggio del 2008 ero a Bologna per un incontro del Forum per l’educazione musicale in
rappresentanza della Feniarco, al quale partecipava il prof. Luigi Berlinguer. Ovviamente si parlò
diffusamente dell’evento in preparazione per l’ottobre successivo. La sera, durante la cena, ebbi
modo di raccontare al prof. Berlinguer dell’attenzione e dell’impegno dell’ARCL nei confronti dei
cori scolastici e dissi che mi sarebbe piaciuto porre in essere qualche progetto significativo (non
dico come quello del Te Deum di Berlioz), ma tale da poter meritare almeno una testimonianza
di apprezzamento e di incoraggiamento dal parte del M° Abbado. Non apparve velleitario né impossibile, bastava cominciare un percorso. Partimmo con il progetto “Adotta un coro scolastico”
ed altri se ne sarebbero aggiunti, coltivando la speranza di poter un giorno rappresentare il nostro
lavoro al M° Abbado. Ma il tempo è scaduto. Il sogno no, anzi il monito che ce ne viene è quello a
non sprecare il tempo e le occasioni. Grazie M° Abbado.
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BACHECA
Il Trionfo di Dori
Il Gruppo Vocale Arsi & Tèsi presenta la prima incisione mondiale della raccolta di madrigali rinascimentali "Il Trionfo di Dori” (1592), edita da TACTUS, casa discografica specializzata nel repertorio barocco a
diffusione internazionale.
La presentazione-concerto si terrà venerdì 31 gennaio 2014 alle 18:15, presso il Circolo Cittadino di
Latina in Piazza del Popolo 2.
Lo scrittore pontino Pierluigi Felli introdurrà il pubblico alla scoperta dell'opera e il M° Mauro Bassi,
organista, compositore e direttore della Corale San Marco di Latina, curerà l'intervento musicologico.
L'ensemble vocale, diretto da Tony Corradini, eseguirà alcuni madrigali della raccolta composti da Marenzio, Gastoldi, Vecchi, Striggio, Croce ed altri eccellentissimi autori dell'epoca.
L'ingresso è libero e l’evento si concluderà entro le 19:45.
IL TRIONFO DI DORI
Il cd comprende la raccolta integrale di madrigali a sei voci "Il Trionfo di Dori (1592)", commissionata dal nobile veneziano Leonardo Sanudo in onore della moglie Elisabetta Giustinian. I compositori dei madrigali sono tra i più celebri del tempo e quasi tutti di
area veneto-lombarda (Giovanni Gabrieli, Striggio, Croce, Vecchi, Marenzio, Baccusi, Colombani, Cavaccio, ma anche Palestrina e
Stabile). Di ambientazione arcadica, ogni composizione descrive una scena idillica e termina con la medesima formula celebrativa (Viva la bella Dori!), sulle quali si fa più vivace il gioco contrappuntistico delle voci. La raccolta ha una particolarità: ha ispirato
un'antologia analoga, "The Triumphs of Oriana", stampata in Inghilterra nel 1601. Quest'ultima, con testi in inglese e frutto dei
compositori britannici più rinomati del tempo, fu esemplata nella struttura e nell’argomento dei brani su quella italiana e venne
dedicata alla Regina Elisabetta I.
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CHORALITER
NOTIZIE DALLA FENIARCO
Il trentennale FENIARCO:
Saluto del presidente Fornasier
Da trent’anni cantiamo insieme, cori di tutta Italia, conservando, diffondendo, incrementando
un patrimonio culturale immenso.
Da trent’anni lavoriamo in squadra, dando prova che a volte l’insieme è più che la semplice
somma delle parti.
Da trent’anni mostriamo che la passione può più delle leggi quadro, più delle sovvenzioni
milionarie, più degli apparati.
Da trent’anni cantiamo un’Italia bella, piena di speranza, all’altezza dei suoi compiti.
E per tanti anni ancora vogliamo continuare a mettere la nostra passione nel canto corale,
offrendoci e offrendo musica a tutti.
Vogliamo continuare a cantare il lato migliore del nostro Paese e portarlo in Europa e nel
mondo.
Vogliamo continuare a dare agli italiani di ogni età la possibilità di crescere, formarsi, vivere
accompagnati dalla bellezza del canto.
Vogliamo continuare a credere che la vita non sia fatta solo di affanni e preoccupazioni, ma sia
capace di serenità, di grazia, di gioia e che il canto possa donare molti di questi momenti: che
non ci siano solo faticose e impegnative prove, ma anche concerti ricchi di soddisfazioni.
Vogliamo che i primi trent’anni della nostra Federazione siano solo l’inizio di un cammino di
scoperte inesauribili.
Buon compleanno Feniarco. Buon compleanno a tutti i cori italiani, a tutti i cantori, a tutti i
direttori e a tutti coloro che sono vicini al nostro mondo.
Sante Fornasier
Presidente Feniarco
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CHORALITER
NOTIZIE DALLA FENIARCO
FENIARCO: festa di apertura del trentennale
di Alvaro Vatri
Il 23 gennaio 1984 ad Arezzo fu registrato l’atto costitutivo della FENIARCO.
I soci fondatori furono 8: Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia,
Lazio (con il M° Domenico Cieri), Lombardia, Toscana, Trentino e Veneto. Il
23 gennaio 2014, nella ricorrenza del trentennale (il FENIARCO Day), è stato
aperto ufficialmente l’anno delle celebrazioni con un incontro nella sede
della Federazione, a S. Vito al Tagliamento. Alle 17.30, in un bel salone del
palazzo Altan che ospita la sede, ci siamo ritrovati per ricordare, intorno
al presidente Sante Fornasier, i vari momenti e le tappe fondamentali di
un percorso che ha portato la coralità italiana a divenire un punto di riferimento e un esempio per altre realtà associative internazionali, partendo
da una posizione assolutamente residuale nel contesto europeo. Il M° Carlo
Pavese, vicepresidente di ECA-Europa Cantat ha detto: “Essere di FENIARCO
è un grande più in Europa”. Una espressione che ha riempito di emozione
tutti i protagonisti di questo bel percorso ai quali è stata espressa tutta la
gratitudine per quanto fatto con passione, costanza e dedizione indefessa,
e che al tempo stesso ha fatto sentire il valore di una eredità e tutta la responsabilità per chi sarà chiamato a dirigere la Federazione in futuro per
continuare a vincere la sfida della credibilità, della qualità e della coerenza. I brevi interventi dei dirigenti e delle autorità sono stati contrappuntati
dagli interventi musicali dell’Ensemble Vocale “La Rosa dei Venti”, formato
da cantori del Coro Giovanile Italiano (Martina Tardi soprano, Petra Grassi
contralto, Marco Barbon tenore e Luca Scaccabarozzi basso) che hanno poi
anche rallegrato, con un medley disneyano, il brindisi augurale avvenuto in
una tipica e suggestiva osteria friulana prima di recarci, avvolti in una nebbia fiabesca, nell’antico Teatro Sociale “Gian Giacomo Arrigoni” (- San Vito
ha dei veri e propri gioielli architettonici!-) dove quattro formazioni corali
del Friuli e del Veneto hanno eseguito un festoso e coinvolgente concerto.
Happy Birthday, Feniarco!!
Il segretario della FENIARCO Lorenzo Benedet
presenta il Concerto corale nel teatro
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