SERATE MUSICA CORTE MORPURG:Elvis Day,Una

Il Corsaro apre la stagione
del Verdi di Trieste
Il Teatro Verdi di Trieste inaugura stagione ed anno verdiano
con Il Corsaro, lavoro poco frequentato ma non privo di
fascino, che esordì nel 1848 nello stesso teatro triestino.
Scelta coraggiosa e in fin dei conti vincente, considerata la
calda accoglienza tributata dal pubblico presente in sala.
Direttamente da Byron, Il Corsaro è un’opera minore ma ricca
di spunti originali (finale secondo e duettone del terzo atto
su tutti) in cui non è difficile scorgere alcuni sapori che
troveranno piena realizzazione nei capolavori della maturità;
affascinante sotto il profilo musicale, meno dal punto di
vista teatrale che, come per altri lavori verdiani degli anni
di galera, appare, nell’eccesso di semplicità, distante dalla
sensibilità contemporanea.
Gianluigi Gelmetti nelle vesti di factotum della città si
occupa di direzione musicale, regia e progetto luci. Convince
nei panni che gli sono più consoni offrendo una concertazione
sorvegliata, attenta alle esigenze del palcoscenico, e
guidando l’orchestra, precisa e compatta, con buon senso della
narrazione pur senza concedersi particolari guizzi o lampi di
genio.
Lascia diverse sensazioni l’allestimento. Gelmetti sceglie di
rivisitare la vicenda byroniana in senso antropologico,
estendendo il dramma privato di Corrado a scontro di civiltà –
o meglio di religioni.
L’idea registica è chiara, l’inquietudine di Corrado,
caratterizzata dallo slancio eroico di stampo romantico,
sottende ragioni di respiro maggiore: lo scontro tra il mondo
giudaico-cristiano, impersonato dal corsaro stesso e il mondo
musulmano di Seid, dualismo che nella visione di Gelmetti
assume caratteri estremizzati a sfavore dei secondi. Qualunque
sia il valore intrinseco del konzept, che sarà giudicato più o
meno benevolmente a seconda della sensibilità e della cultura
dello spettatore, va ravvisato un difetto di fondo nella
realizzazione dello stesso. Le sole idee, per quanto ricche,
originali o discutibili, non bastano ma necessitano di una
tecnica registica che sappia realizzarle con coerenza e senso
del teatro. Lo spettacolo inciampa in questo punto, rimanendo
di fatto in sospeso tra la teoria e la pratica.
L’impressionante mole di spunti disseminati dall’inizio alla
fine dello spettacolo in fin dei conti lascia poco, spesso è
ridondante o confusa, talora imperscrutabile anche ad una
meditazione più approfondita. La cervellotica complessità
dell’allestimento, anziché arricchire il valore teatrale del
lavoro verdiano, finisce per gravare ulteriormente su una
drammaturgia già di per sé zoppicante. Manca la coerenza
espositiva delle tesi, manca il lavoro su solisti e masse
(abbandonati alla più frusta tradizione delle pose da teatro
d’opera degli anni che furono), manca un disegno che sappia
legare l’immagine alla musica. Non giovano costumi e
scenografie
che
in
alcuni
(involontariamente) il grottesco.
momenti
rasentano
L’esecuzione musicale si colloca invece su ben altro livello.
Luciano Ganci convince nei panni del protagonista Corrado
forte di una voce di bel colore e di un registro acuto
squillante e sonoro, pur sembrando poco interessato ad
approfondire le ragioni del personaggio (che per quanto deboli
e contorte meriterebbero altra considerazione). Gulnara è il
soprano Paoletta Marrocu, voce di per sé povera di fascino e
gestita con alterne fortune in un canto non sempre
irreprensibile. Il soprano si è resa protagonista di una prova
in crescendo dopo un inizio non tra i più felici. Piace la
Medora di Mihaela Marcu, bel timbro, bella figura e buone
intenzioni di canto pur debitrici ad un registro grave
tutt’altro che sonoro. Alberto Gazale dà di Seid un ritratto a
senso unico in linea con la visione registica manichea ma sa
risolvere con arte e sicurezza l’impervia scrittura musicale.
Degna di nota la lodevole iniziativa del sovrintendente Orazi
di promozione dell’opera tra i più giovani, numerosi in teatro
come non accadeva da molto tempo.
Paolo Locatelli
[email protected]
© Riproduzione riservata
UTE LEMPER 8 GEN. al Teatro
Stabile del Friuli Venezia
Giulia
Ute Lemper: a rapire le platee è sufficiente la sua voce
tersa, estesa, educata al bello. Non sa cosa siano i cliché:
sono inutili quando con intelligenza riesce a sedurre
intellettualmente il pubblico con una parola, una pausa
significativa, uno sguardo. È un onore e un prestigio per il
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ospitare Ute Lemper,
per la prima volta al Politeama Rossetti, martedì 8 gennaio
alle 20.30, per una esclusiva, attesissima serata. Sarà
protagonista di un concerto che lascerà un segno
indimenticabile. Solo una professionista carismatica e
perfettamente completa può sostenere uno spettacolo come Last
Tango in Berlin – from Brecht in Berlin to the bars of Buenos
Aires: un viaggio di musica, parole, emozioni, atmosfere che
conduce da Brecht a Piazzolla, attraverso un susseguirsi di
brani (con una predilizione per il tango) assunti dal mondo
spagnolo, francese, tedesco, inglese… Ute Lemper ne è
interprete assoluta e conduttrice piacevolissima e seduttiva,
capace di stregare con il canto, di stupire continuamente
trasformandosi, recitando in lingue diverse, intrattenendo, di
ammaliare con il movimento, di conquistare con grinta,
umorismo, sensualità. Luci addensate di fumo in un cabaret
tedesco di primo Novecento: Ute Lemper è l’Angelo Azzurro di
Ich bin von Kopf bis Fußauf Liebe angestellt, è Lili Marleen…
Una uggiosa notte parigina le fa da sfondo, mentre passa allo
struggimento di Jacques Brel in Ne me quitte pas e subito
dopo, la leggerezza inebriante di un boa di piume è
sufficiente a introdurci alle sincopate sonorità jazz
d’oltreoceano. C’è poi il teatro, il talento espressivo di
Moritat von Mecky Messer di Kurt Weill e Brecht e l’approdo
largo e tormentato alla Boca di Buenos Aires, dove il
bandoneon di Tito Castro (che accompagnala Lemper assieme a
Vana Gierig al pianoforte) ci offre le vibrazioni del tango.
L’artista, con la medesima sicurezza e delicatezza, diviene
voce arrochita delle milongas, del sentimento profondo,
doloroso di questa musica percorsa da passioni brucianti,
nostalgie, abbandoni all’amore che solo gli artisti argentini
sanno raccontare. Ma che un animo artistico generoso come
quello della Lemper può arricchire di incredibili accenti. La
sua voce, di bellezza rare, gorgheggia, trilla, si estende, si
fa calda e suadente, un ardito strumento interpretativo, e
passa morbidamente da Piazzolla, a Rota, a Moustaki, dalla
Dietrich alla Piaf. Un concerto che è emozione allo stato
puro. Nella sua carriera, Ute Lemper ha toccato una serie
incredibile di traguardi: nata a Munster in Germania, ha
studiato a Colonia e a Vienna entrando nel mondo dello
spettacolo attraverso il musical. Nella produzione viennese di
Cats è Grizabella. Si distingue talmente che viene scritturata
a Berlino e a Parigi, dove vince il premio Molière come
miglior attrice di musical. Alla fine degli anni Novanta –
ormai forte di un’eccellente carriera da solista – ritorna al
musical interpretando Velma nella produzione londinese di
Chicago: ottiene l’Olivier e dopo il West End trionfa a
Broadway e Las Vegas. La sua dutilità fa di lei anche
un’ammirata danzatrice: Béjart crea per lei il balletto La
mort subite e appare in Weill Revue con il Tanztheater di Pina
Bausch. Ha fatto cinema, diretta da registi come Altman e
Peter Greenaway. Ma è nella dimensione musicale che il suo
talento si esprime perfettamente: i suoi concerti da solista
sono richiesti in tutto il mondo, da teatri comeLa Scalae il
Piccolo Teatro di Milano,la Sydney OperaHouse, il Berliner
Ensamble, il Lincoln Center a New York. Ha registrato per le
maggiori case discografiche – in primisla Decca– e cantato
accompagnata dalle migliori orchestre (dalla London Symphony
alla Sinfonica di Berlino, dalla San Francisco Symphony
Orchestra a quella di Chicago, all’Orchestra sinfonica della
Radio di Parigi) ottenendo i massimi riconoscimenti. Durante
il concerto in scena martedì 8 gennaio alle 20.30 al Teatro
Stabile del Friuli Venezia Giulia, Ute Lemper sarà
accompagnata da Vana Gierig (pianoforte) e Marcelo Nisinman
(bandoneon). L’appuntamento è programmato come “fuori
abbonamento” nel cartellone dello stabile regionale.
La tournée di Last Tango in Berlin – from Brecht in Berlin to
the bars of Buenos Aires è organizzata in esclusiva italiana
da Just in Time di Mauro Diazzi. I biglietti ancora
disponibili per lo spettacolo di Ute Lemper si possono
acquistare presso i consueti punti vendita dello Stabile
regionale e sul sito www.ilrossetti.it. Per informazioni si
può contattare
040.3593511.
anche
il
centralino
del
Teatro
allo
La Stagione2012-2013 del Teatro Stabile del Friuli Venezia
Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione
CRTrieste. Si ringraziano tutti i Soci, in particolare il
Comune di Trieste,la Regione FriuliVenezia Giulia ela
Provinciadi Trieste.
La Redazione
Il BUON ANNO DEL ROSSETTI: 2
GEN.:The Rat Pack Live form
Las Vegas
Dal 3 al 6 gennaio lo spettacolo seguirà la programmazione
regolare del Teatro Stabile regionale.
Fu l’attrice Lauren Bacall a definire “The Rat Pack” Frank
Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr (a cui spesso si univano
Joey Bishop e Peter Lawford) vedendoli rientrare in Hotel – in
condizioni non propriamente impeccabili – dopo una “notte
brava”. Letteralmente le erano sembrati “un branco di ratti”!
Questo incredibile gruppetto – che racchiude in sé alcuni fra
i talenti più alti della musica leggera del Novecento – era
infatti innanzitutto una scanzonata compagnia di amici che
condividevano, fra le loro passioni, quella immensa per la
musica. Proprio da tale compartecipazione, dall’ironia e dalla
vitalità che li univa, nacquero con bella spontaneità, le
occasioni che li videro spesso fra gli anni Cinquanta e i
Sessanta esibirsi assieme a Las Vegas. Serate in cui la
perizia di questi artisti americani d’altissimo rango si
fondeva con il feeling schietto e istintivo che scorreva fra
loro, e si impreziosiva dell’atmosfera sfavillante dei teatri
e degli hotel lussuosi di Las Vegas: i concerti del “Rat Pack”
ebbero tale successo da diventare una delle principali
attrazioni della città. E Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis
“esportarono” il loro entusiasmo anche in ambito
cinematografico, riscuotendo anche qui il plauso del pubblico
e della critica (fra i film girati assieme va menzionato
almeno Colpo Grosso il cui remake è stato il campione
d’incassi Ocean’s Eleven).
Gli appassionati, in questo
musical, grazie ai sortilegi del paloscenico potranno per
qualche sera ritrovare l’energia e il sound di
quell’affascinante sodalizio. L’idea è stata di un produttore
che in The Rat Pack live from Las Vegas ha riunito un
repertorio indimenticabile, costituito da alcune fra le più
belle canzoni americane del XX secolo, e le voci dei
protagonisti che rivivono in scena grazie all’interpretazione
di un trio di ottimi cantanti: Stephen Triffitt (Frank
Sinatra), Mark Adams(Dean Martin), Jay Marsh (Sammy Davis Jr).
Ad essi si affiancano numerosi musicisti e altri cantantiballerini. Se per le platee americane l’esito positivo di
questa sperimentazione poteva forse essere prevedibile, The
Rat Pack live from Las Vegas ha però vinto anche in Europa: il
pubblico londinese lo ha richiamato per ben otto stagioni nel
West End e a Trieste, lo spettacolo arriva direttamente dai
successi ottenuti nel raffinato Museum Quartier di
Vienna. Anche per le recite al Politeama Rossetti, gli artisti
del Rat Pack hanno concepito un programma musicale con i
fiocchi… di neve! Qualche canzone d’atmosfera natalizia è
d’obbligo: Christmas Jingle, The Christmas Song, di It’s The
Most Wonderful Time Of The Year e di Have Yourself A Merry
Little Christmas. Il resto della serata sarà intessuto da
musiche meravgliose, che affascinano ogni generazione, per la
loro sofisticata composizione, o per la loro energia… You Make
Me Feel So Young, il brivido di I’ve Got You Under My Skin,
That’s Amore e la giocosa Good Evening Mr Martin, la danzante
Fly Me To The Moon e quello che possiamo considerare l’inno di
“The Voice”: New York, New York.Interpretati con carisma e
perizia, Frank Sinatra, Sammy Davis e Dean Martin
(interpretati rispettivamente da Stephen Triffitt, Jay Marsh,
Mark Adams), ritorneranno come in un sogno condiviso,
protagonisti per una notte. In occasione del Musical The Rat
Pack Live from Las Vegas programmato in esclusiva italiana dal
Tearo Stabile del Friuli Venezia Giulia dal 2 al 6 gennaio,
sarà visibile nel Foyer Vittorio Gassman del Politeama
Rossetti una preziosa opera d’arte: si tratta del quadro di
Steve Kaufman “Rat Pack” che appartiene ad una importante
collezione privata di Trieste.
Il quadro venne realizzato da Steve Kaufman nel 1997 in
omaggio a Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr;
Kaufman, former assistant di Andy Warhol, è universalmente
riconosciuto come il principe della pop art. È scomparso nel
2010. The Rat Pack live from Las Vegas con le canzoni di Frank
Sinatra, Sammy Davis Jr. e Dean Martin nella supervisione
vocale e musicale di Matthew Freeman si avvale della regia e
delle coreografie di Mitch Sebastian, delle scene: Sean
Cavanagh. Ne sono interpreti la “Rat Pack” Big Band e le
Burelli Sisters: Stephen Triffitt (Frank Sinatra), Mark
Adams(Dean Martin), Jay Marsh (Sammy Davis Jr), Joe-Van
Haefter, James Hearn, Leanne Howell, Frankie Jenna Sibthorp,
Michelle White, Hannah Blake e nella band Dominic Barlow
(direttore musicale), Paul Fawcus, Fiona Asbury, Elizabeth
Greenwood, Francis White, Andrew Watson, Keith Hutton, Andrew
Brotherton, Jeremy Ashby, Giles Straw Bryan Davis.
La produzione è di Paul Walden & Derek Nicol.
The Rat Pack live from Las Vegas va in scena al Politeama
Rossetti il 2 gennaio in anteprima quale evento riservato ai
soci Confcommercio per Buon Anno Trieste 2013. Da giovedì 3 a
domenica 6 gennaio invece le recite si susseguiranno
regolarmente nel calendario Musical dello Stabile regionale:
sempre alle ore 20.30, domenica solo pomeriggio alle ore 16, e
sabato doppia recita (ore 16 e ore 20.30).Biglietti per lo
spettacolo sono disponibili presso i consueti punti vendita
dello Stabile regionale, sul sito www.ilrossetti.it. Per
informazioni si può contattare anche il centralino del Teatro
allo 040.3593511. La Stagione 2012-2013 del Teatro Stabile del
Friuli Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della
Fondazione CRTrieste. Si ringraziano tutti i Soci, in
particolare il Comune di Trieste, la Regione Friuli Venezia
Giulia e la Provincia di Trieste.
Presentazione del Cd del Coro
Femminile Multifariam di Ruda
Lunedì 24 dicembre, alle ore 10.00, presso la Sala Consiliare
del Comune di Ruda, avrà luogo la presentazione del CD
“Frutis” del Coro Femminile Multifariam, diretto fin dalla
fondazione dalla Maestra Gianna Visintin.
Quest’anno decorre il trentennale dell’ ensamble rudese, un
grande traguardo festeggiato con l’incisione del Cd “Frutis”.
Il titolo richiama alla memoria la prima pubblicazione del
Coro avvenuta nel 2002, un libro di inediti composti per il
gruppo in occasione dei vent’anni di attività.
Il cd si apre con il brano “Fruta”, scritto dalla Maestra
Gianna Visintin e contenuto nella pubblicazione per il
ventennale. Segue poi una rassegna di musica sacra, con
particolare attenzione agli autori contemporanei studiati dal
Coro negli ultimi anni.
Rudi Buset
[email protected]
RIPRODUZIONE RISERVATA
SONYA
MCGUIRE
ENSEMBLE
–
GOSPEL
In occasione delle festività natalizie, si rinnova il
tradizionale incontro con il grande gospel, ormai un
appuntamento irrinunciabile per il pubblico del Teatro
Pasolini, sul cui palcoscenico sono passati alcuni tra i più
importanti gruppi della scena americana. Anche quest’anno ci
sono tutte le premesse per una serata di altissima qualità,
mercoledì 19 dicembre a partire dalle 21. Il concerto,
vede protagonista l’ensemble di Sonya McGuire, una tra le
più quotate vocalist della scena di Atlanta, da essere
richiesta come Lead Vocal nelle formazioni di grandi artisti
come Beverly Crawford, Timothy Wright e Douglas Miller. La
grande intensità espressiva ed un’energia letteralmente
trascinante sono le principali cifre stilistiche
dell’ensemble: ogni loro concerto si trasforma regolarmente in
un happening di gioia collettiva, che coinvolge gruppo e
pubblico in un unico afflato. Il concerto di Natale
comprenderà naturalmente tutti i classici della musica
religiosa afro-americana (da Oh, happy day a Amazing Grace, da
When the Saints go marchin’ in a Kumbaya…) ed alcuni notissimi
canti natalizi (da White Christmas a Silent Night)
reinterpretati con arrangiamenti originali e sapientemente
dosati per produrre un effetto equilibratissimo con la
tradizione più profonda.
I biglietti per il concerto sono disponibili presso la
biglietteria del Teatro Pasolini in piazza indipendenza 34 a
Cervignano del Friuli (tel. 0431.370273) e online sul sito
www.euritmica.it.
Rudi Buset
[email protected]
RIPRODUZIONE RISERVATA
Plastic
Punk?
Fest
al
Deposito Giordani
VENERDI’ 21 DICEMBRE
ORE 18.00
DEPOSITO GIORDANI
SOUNDS LIKE
E’ arrivato anche quest’anno uno dei momenti più importanti
per la scena musicale emergente di Pordenone, ilPLASTIC PUNK?
FEST.
Il festival, che prende il nome dal suo ideatore Plastic, vede
da alcuni anni la sponsorizazione di Lobster e
l’organizzazione di Sounds Like, associazione di promozione
sociale attiva nel panorama pordenonese.
Come di consueto il PLASTIC PUNK? FEST celebrerà la musica
emergente, con l’avvicendamento sul palco di cinque
gruppi: THE ROBBERS, HEROES DIE TOO, GROUND MEAT, HI PER
GREASE, IDEAS INTO ACTION.
La band migliore avrà la possibilità di esibirsi in apertura
al concerto dei Pankreas che si terrà la sera successiva, il
22 dicembre, al Deposito Giordani.
L’after show sarà affidato alla consolle di Smurt Beavers.
Lobster e Plastic distribuiranno gadgets per il pubblico.
Una grande novità sono le grafiche, ideate da una giovane
creativa pordenonese, Alessandra Perin, che ha curato sia il
flyer che l’ideazione grafica delle t-shirt che saranno
disponibili in serata.
Ma questa edizione porta un sottotitolo particolare, “Joe
Strummer Special Edition”, e questo è dovuto alla favolosa
mostra di memorabilia dedicata al leggendario cantante
dei Clash che sarà a disposizione del pubblico.
Un grande ritorno per il PLASTIC PUNK? FEST che si riconferma
il festival punk (e non solo) più cool di Pordenone.
Forse i Maya alla fine avevano ragione: il 21 dicembre
2012 il PLASTIC PUNK? FEST sarà la fine del mondo, una festa
che travolgerà tutti.
INGRESSO LIBERO
Il Natale del settecento nei
capolavori di Antonio Vivaldi
La società Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Ronchi dei
Legionari
insieme al Fogolar furlan di Monfalcone e al Comitato di
Quartiere di via Romana Solvay
presenta
Il Natale del settecento nei capolavori di Antonio Vivaldi
Concerto di Fine Anno
Ronchi dei Legionari, dicembre 2012 – Nell’ambito del festival
Nativitas promosso dall’USCI Friuli Venezia Giulia, il 30
dicembre alle ore 20.30 presso la chiesa del SS. Redentore di
Monfalcone il Coro Misto della Società Filarmonica “Giuseppe
Verdi” di Ronchi dei Legionari, insieme al Coro Tourdion di
Cavalicco Tavagnacco (UD) e alla Corale Polifonica di
Montereale Valcellina (PN), presenta il Concerto di Fine Anno
“ Il Natale del settecento nei capolavori di Antonio Vivaldi”
con la straordinaria partecipazione dei solisti Diana Mian –
soprano, Gabriela Thierry – mezzosoprano, Federico Lepre –
tenore e dell’orchestra d’archi di Farra d’Isonzo.
La direzione della selezione di arie d’opera del repertorio
vivaldiano è affidata al Maestro Maurizio Baldin.
Durante la serata saranno eseguiti il Gloria (RV589) e il
Magnificat (RV611), composizioni in assoluto fra le più
importanti del repertorio sacro di Antonio Vivaldi,
caratterizzate da novità stilistiche che affidano al coro i
momenti grandiosi e drammatici dei testi sacri, e ai solisti
l’occasione di evidenziare le proprie capacità virtuosistiche,
il tutto accompagnato da un organico orchestrale che
privilegia gli archi. Il programma prevede alcuni brani della
produzione profana di Vivaldi, nell’ottica di una proposta
musicale interessante e innovativa che vuole diffondere la
conoscenza e la cultura musicale al grande pubblico, valore
guida che ispira da sempre il lavoro della Società Verdi.
Dopo il grande successo del progetto LiriCantiAmo, che durante
il concerto dello scorso agosto ha portato in scena a Ronchi
dei Legionari alcune fra le più famose arie d’opera lirica,
con questo evento il Coro Misto Giuseppe Verdi prosegue il suo
percorso verso l’approfondimento della
miglioramento dell’uso della voce.
vocalità
e
il
Grazie alla guida e all’esperienza della Maestra Diana Mian –
professionista della lirica vincitrice di numerosi concorsi
nazionali ed internazionali con un curriculum di rilievo che
le ha fatto calcare palchi quali La Fenice di Venezia, il
Palau de les arts di Valencia, il Donizetti di Bergamo e
prossimamente il Teatro Comunale di Firenze durante il 76°
Festival del Maggio Fiorentino – il Coro si apre a coristi e
appassionati di musica, e offre la possibilità di imparare a
migliorare la propria vocalità facendo parte di un gruppo vivo
e ricco di iniziative, concerti e programmi culturali.
Il concerto gratuito del 30 dicembre è un’occasione
imperdibile per tutti coloro che vogliono godere di un
prezioso momento d’arte musicale e riscoprire la lirica,
grande patrimonio che valorizza la cultura del nostro paese.
Per maggiori informazioni sul Coro Misto “Giuseppe Verdi” e
per partecipare come ospite a una delle lezioni contattare:
Responsabile Relazioni Esterne:
Anna Crovi email: [email protected]
cell. 380 329 6361
Coro Misto “Giuseppe Verdi” di Ronchi dei Legionari
Le origini del coro misto della Società filarmonica “G.Verdi”,
che quest’anno compie 142 anni di attività, risalgono alla
fine dell’800 per poi concretizzarsi e raggiungere vette
importanti durante gli anni ’60 sotto la direzione del Maestro
Kirschen, vincendo il 1° premio al concorso corale
internazionale di Arezzo. Da gennaio 2003 il coro è diretto
dalla Maestra Diana Mian, affermata professionista del
panorama lirico nazionale e internazionale, che inizia con il
coro un intenso lavoro di studio, creando un vero e proprio
‘laboratorio vocale’ che avvia al corretto uso della voce. Fra
gli impegni più importanti ricordiamo la rassegna corale nel
2007 del Coro Liederkranz a Stoccarda e il concerto lirico
‘In…canto..di..vino’ a Feletto Umberto organizzato
dall’Associazione Culturale Toudion, con la quale si instaura
una proficua attività di scambio. Altre collaborazioni con il
coro Sant’Ambrogio e l’Orchestra Filarmonica di Monfalcone
portano all’esecuzione del ‘Gloria’ di Vivaldi e , insieme al
coro di Feletto, la ‘Resurrezione di Cristo’ di L.Perosi,
riproposta, poi, con l’accompagnamento organistico di Carlo
Rizzi e la Direzione del Maestro Andrea Toffolini. Con il
Maestro Toffolini si instaura una proficua collaborazione per
la realizzazione, nel 2010, di ben tre concerti dedicati a R.
Kubik, brani originali e tratti dalla sua opera ‘Va’ Vilote
puartade dal vint’..Replicata nell’ottobre 2011 al Teatro di
Monfalcone. Nel corso dello stesso anno il coro ha affrontato
con successo il repertorio lirico verdiano in due concerti
celebrativi del 150°. Attualmente il repertorio del coro vanta
diversi brani sacri, tra cui due messe di Gounod e di Mozart
KV 259, quest’ultima eseguita in forma completa con orchestra
durante tre concerti in provincia di Udine a giugno 2012 e
replicata per la rassegna dell’USCI ‘Note d’estate’ nella
Chiesa di Sant’Eufemia a Grado. In ambito popolare privilegia
il panorama regionale con una particolare attenzione alla
ricerca dei brani ‘Bisiachi’. Per i concerti di Nativitas
organizzati dall’USCI vengono proposti brani in tema natalizio
di origine italiana e anglosassone. Nel 2012 è stato avviato
il progetto ‘LiriCantiAmo’, percorso di studio del repertorio
lirico presentato con grande successo di pubblico durante il
concerto dello scorso agosto a Ronchi dei Legionari.
Antonio Vivaldi (1678 – 1741)
Compositore veneziano tra i più acclamati dei suoi tempi, dopo
la sua morte venne presto dimenticato, come era costume nel
‘700, per la sete di nuova musica da proporre nei teatri
d’Europa. È solo nel XX secolo che, grazie al ritrovamento di
una ingente quantità di suoi manoscritti, fu possibile
scoprire il valore delle sue composizioni. Il recupero e la
valorizzazione ad opera di grandi musicisti quali A. Casella e
G.F. Malipiero, di capolavori del così chiamato “prete rosso”
hanno ripreso vita entrando prepotentemente nel repertorio più
frequentato in ogni angolo
Teatro Verdi di Gorizia : IL
PIPISTRELLO
Dal materiale che l’addetta stampa mi ha gentilmente fornito
all’entrata del Teatro Verdi di Gorizia, ieri sera, evinco
questa frase “..Tutti “simpatici borghesi” e nessuno
protagonista perchè ne “Il Pipistrello” non ci sono veri
protagonisti, come non c’è vero amore. Il protagonista però
esiste…: è il valzer di Strauss.” E sono assolutamente
d’accordo. Anzi aggiungo che Strauss è l’unico personaggio
ancora calato nel suo tempo e la sua musica è, per me,
l’unico elemento ineccepibile di questo allestimento della
Compagnia di Corrado Abbati, della celebre operetta. L’anno
scorso potei recensire un altro lavoro di Abbati e devo dire
che ciò che non mi convinse allora, anche stavolta mi lascia
perplessa. Se è l’idea di festa e quindi di balli collettivi
che regge tutta la pur semplicissima trama, di coreografie
brillanti e convincenti, non ne ho viste. Non so se per poca
fantasia della coreografa (Giada Bardelli) o per le capacità
tecniche piuttosto mediocri dei ballerini ( e mi riferisco ai
quattro uomini; meglio le ragazze, alcune coinvolte anche nel
canto corale) con le quali, in effetti, inventarsi qualcosa di
originale e brioso deve essere difficile. Mi sono molto
piaciute le due soprano , Raffaella Montini (Rosalinde) e
Laura Kehdi (Adele): belle voci ed eleganza nel porgerle. La
Kehdi, poi, in “ Mein Herr Marquis“ altrimenti detta “l’Aria
del sorriso”, ha potuto far apprezzare una voce veramente
gradevole. La stessa è anche piuttosto credibile come
ballerina. A suo agio il tenore Carlo Monopoli. Un po’
scontate le gag di Abbati, uscito solo nel terzo atto
(ambientato nella prigione) e abbastanza tiepide le battute
adeguate all’attualità dei tempi nostri…Lamentavo l’anno
scorso la totale mancanza, in sala, di una brochure della
Compagnia che mi impedì di citare gli interpreti degni di
nota: stavolta posso ringraziare solo l’ufficio stampa per
esserci riuscita in parte perchè, comunque, non so chi citare
per i costumi coloratissimi,ben
risaltanti su una
scenografia quasi completamente bianca. In ogni caso, su tutto
trionfa Johann Strauß . Il musicista impiegò solo quarantré
giorni per musicarne lapartitura. La fortuna con le operette
di Strauß venne appunto con questa. Debuttò al Theater An der
Wien, di Vienna, il 5 aprile 1874 ma non ebbe molto successo.I
critici non accettarono il libretto e trovarono banali alcuni
brani. Ma il pubblico ne decretò il successo pieno e duraturo.
Dopo due anni, contava oltre cento repliche nella sola Vienna.
Oggi è insieme a “La vedova allegra” l’operetta più applaudita
nel mondo. Ieri sera il pubblico (non foltissimo, in verità)
ha confermato questo successo, specie accompagnando con
applausi cadenzati il valzer che tutta la Compagnia ha ballato
tra gli spettatori, in platea. Grande musica, un grande Strauß
che brilla ancora.
Cynthia Gangi
DEBUTTA
CON
SUCCESSO
AL
ROSSETTI LO SHREK DI INSEGNO
Il musical parte dal primo capitolo della saga e racconta di
come Shrek, assieme al fidato asinello Ciuchino, non solo
riesca a salvare il regno di Duloc dall’editto del malvagio
Lord Farquaad (che vuole espellere dal regno tutti gli esseri
incantati), ma sconfiggendo una draghessa cattiva riesca anche
a risvegliare la bella Fiona trovando l’amore. Il musical é
godibilissimo è proprio vero: gli spettacoli per i ragazzi,
non sono solo per i ragazzi. Soprattutto se parliamo di Shrek
il musical, che ieri sera ha visto il debutto al Rossetti. I
bambini riconosceranno i loro beniamini, Shrek, Ciuchino,
Fiona e Lord Farquaad e rideranno per le…uscite fisiologiche
da orco. I grandi si divertiranno con le battute esilaranti
e le trovate sceniche particolarissime del regista Claudio
Insegno, gli appassionati riconosceranno gli omaggi ad altri
spettacoli (e anche qualche citazione colta di brani classici,
come Una notte sul Monte Calvo) e si appassioneranno per le
canzoni e la love story impossibile tra la Principessa e
l’orco… ma si sa, in amore niente è impossibile. Perchè questo
è il nostro Shrek italiano: tanto divertimento e un messaggio
che, essendo veicolato con il sorriso, arriva molto di più.
Consigliato a tutti quelli che vogliono trascorrere 2 ore di
divertimento e qualche risata. Chi conosce la saga di Shrek, o
il primo cartone della serie, non rimarrà deluso, anzi:
l’ingegno con cui é stata adattata la
rappresentazione in teatro, lasciando
storia per
inalterata
la
la
spettacolarità delle scene, val da solo il prezzo del
biglietto! Bellissimo musical! ottimamente interpretato e
molto scenografico! La storia è quella del primo episodio di
Shrek, le musiche e le canzoni molto belle, la location del
teatro è fantastica. E’ noto che a Londra i musical sono di
ottimo livello. E Shrek non delude le aspettative. Si
tratta di una grande produzione, con bravi artisti e una
ricchezza di scene ed effetti incredibile. Adatto sia ad un
pubblico adulto che soprattutto per i bambini i quali, paiono
divertirsi un sacco. Se si desidera portare la famiglia per un
ottimo spettacolo, Shrek è un’opzione molto sicura. Il musical
era tutto quello che ci aspettavamo e molto di più! I
personaggi sembravano così felici e l’umorismo è eccezionale
(per grandi e piccini). Raccomandiamo questo musical ad ogni
età, da non perdere per entrare nel vero spirito natalizio!
Non sarà il musical dell’anno, ma va visto.
e.l.
Il Barbiere di Siviglia al
Comunale Giuseppe Verdi di
Pordenone
Il Barbiere di Siviglia ovvero lo spettacolo d’arte varia di
uno innamorato di te, direbbe il Conte. No, non Paolo Conte ma
il Conte di Almaviva. Perché in fondo il capolavoro di Rossini
è questo, la messa in scena intricata e cervellotica di un
Lindoro che vuole la sua Rosina. Travestimenti, lettere
d’amore, trucchi e sotterfugi per strappare la bella giovane
alla prigione domestica del vecchio Bartolo, l’avaro e
sospettoso tutore.
Arriva a Pordenone il fortunato allestimento del Barbiere di
Siviglia di Rossini già accolto trionfalmente al Verdi di
Trieste. Opera buffa per eccellenza, spogliata di tutto il
dirompente carico di critica sociale dell’originale – infondo
nel Beaumarchais in salsa Sterbini la satira polemica e
iconoclasta che terrorizzava le corti del Settecento appare
decisamente mitigata – e altresì priva di quella straripante
umanità che è cifra distintiva della gemella mozartiana, il
Barbiere non è che divertimento allo stato puro, colori,
risate e ancora risate.
Lo spettacolo di Ruggero Cappuccio si serve di scene semplici
e variopinte (curate da Carlo Savi), viste e riviste ma
piacevoli all’occhio, la trama è rivisitata come sogno del
compositore stesso che interviene in prima persona,
burattinaio e spettatore dei suoi personaggi. La regia ricalca
tutti i luoghi comuni dell’opera buffa, dalle gags
d’avanspettacolo disseminate durante i recitativi alle
coreografie stereotipate quali soluzione registica prevalente
per risolvere i numeri chiusi, da sempre banco di prova tra i
più ardui per chi intenda affrontare il grande repertorio
operistico preromantico. Cappuccio conosce il teatro e sa
portare a casa la serata, e, se è vero che alcune obiezioni
possono essere mosse in merito al gusto, va riconosciuto al
regista un solido mestiere nella gestione del ritmo come nella
cura dei solisti (mentre le masse sono parse talora
abbandonate a sé stesse).
Figaro era il baritono Roberto De Candia, voce né bella né
brutta ma garbata, di buona presenza seppur modesta nel
volume. L’artista è vivace in scena, vario nel canto e
misurato nell’accento, la musicalità impeccabile. Manca ancora
quella personalità istrionica che in una parte tanto celebre
fa la differenza. Antonello Siragusa è un Conte di grande
esperienza; la voce, benché piccola e leggera, suona
squillante in acuto e ugualmente sonora nel registro grave. Il
tenore si rende protagonista di una prova in crescendo che
raggiunge il momento di massimo pregio nell’impervio rondò del
secondo atto, applauditissimo dal pubblico. Daniela Barcellona
è una Rosina di voce ampia e di bel timbro, pienamente
convincente sul palcoscenico. Non c’è la freschezza
adolescenziale del personaggio, debito ripagato da un’attenta
cura del fraseggio e da ottima musicalità. Paolo Bordogna
prestava la sua classe e la sua verve scenica ad un Bartolo
fresco ed esuberante, ottimamente cantato peraltro.
Convincente sia vocalmente che scenicamente lo stralunato
Basilio di Marco Vinco. Positive le prove di Rita Cammarano,
Berta leggera ma frizzante e di Christian Starinieri nei panni
di Fiorello.
Corrado Rovaris, sul podio di un’Orchestra del Verdi di
Trieste non particolarmente in forma, reggeva le sorti dello
spettacolo con buon senso del teatro, concentrando le
attenzioni sulle esigenze del palcoscenico piuttosto che sulla
ricerca del preziosismo musicale. È parso in parte sacrificato
il brio della musica rossiniana in taluni passaggi gestiti con
eccessiva pesantezza o nei crescendo che sarebbe piaciuto
ascoltare calibrati con maggiore attenzione, mentre buono è
sembrato l’accompagnamento al canto. Positiva la prova del
coro del teatro triestino.
A fine spettacolo applausi per tutti con punte di entusiasmo
per Bordogna, Siragusa e Barcellona.
Paolo Locatelli
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