Il Corsaro apre la stagione del Verdi di Trieste Il Teatro Verdi di Trieste inaugura stagione ed anno verdiano con Il Corsaro, lavoro poco frequentato ma non privo di fascino, che esordì nel 1848 nello stesso teatro triestino. Scelta coraggiosa e in fin dei conti vincente, considerata la calda accoglienza tributata dal pubblico presente in sala. Direttamente da Byron, Il Corsaro è un’opera minore ma ricca di spunti originali (finale secondo e duettone del terzo atto su tutti) in cui non è difficile scorgere alcuni sapori che troveranno piena realizzazione nei capolavori della maturità; affascinante sotto il profilo musicale, meno dal punto di vista teatrale che, come per altri lavori verdiani degli anni di galera, appare, nell’eccesso di semplicità, distante dalla sensibilità contemporanea. Gianluigi Gelmetti nelle vesti di factotum della città si occupa di direzione musicale, regia e progetto luci. Convince nei panni che gli sono più consoni offrendo una concertazione sorvegliata, attenta alle esigenze del palcoscenico, e guidando l’orchestra, precisa e compatta, con buon senso della narrazione pur senza concedersi particolari guizzi o lampi di genio. Lascia diverse sensazioni l’allestimento. Gelmetti sceglie di rivisitare la vicenda byroniana in senso antropologico, estendendo il dramma privato di Corrado a scontro di civiltà – o meglio di religioni. L’idea registica è chiara, l’inquietudine di Corrado, caratterizzata dallo slancio eroico di stampo romantico, sottende ragioni di respiro maggiore: lo scontro tra il mondo giudaico-cristiano, impersonato dal corsaro stesso e il mondo musulmano di Seid, dualismo che nella visione di Gelmetti assume caratteri estremizzati a sfavore dei secondi. Qualunque sia il valore intrinseco del konzept, che sarà giudicato più o meno benevolmente a seconda della sensibilità e della cultura dello spettatore, va ravvisato un difetto di fondo nella realizzazione dello stesso. Le sole idee, per quanto ricche, originali o discutibili, non bastano ma necessitano di una tecnica registica che sappia realizzarle con coerenza e senso del teatro. Lo spettacolo inciampa in questo punto, rimanendo di fatto in sospeso tra la teoria e la pratica. L’impressionante mole di spunti disseminati dall’inizio alla fine dello spettacolo in fin dei conti lascia poco, spesso è ridondante o confusa, talora imperscrutabile anche ad una meditazione più approfondita. La cervellotica complessità dell’allestimento, anziché arricchire il valore teatrale del lavoro verdiano, finisce per gravare ulteriormente su una drammaturgia già di per sé zoppicante. Manca la coerenza espositiva delle tesi, manca il lavoro su solisti e masse (abbandonati alla più frusta tradizione delle pose da teatro d’opera degli anni che furono), manca un disegno che sappia legare l’immagine alla musica. Non giovano costumi e scenografie che in alcuni (involontariamente) il grottesco. momenti rasentano L’esecuzione musicale si colloca invece su ben altro livello. Luciano Ganci convince nei panni del protagonista Corrado forte di una voce di bel colore e di un registro acuto squillante e sonoro, pur sembrando poco interessato ad approfondire le ragioni del personaggio (che per quanto deboli e contorte meriterebbero altra considerazione). Gulnara è il soprano Paoletta Marrocu, voce di per sé povera di fascino e gestita con alterne fortune in un canto non sempre irreprensibile. Il soprano si è resa protagonista di una prova in crescendo dopo un inizio non tra i più felici. Piace la Medora di Mihaela Marcu, bel timbro, bella figura e buone intenzioni di canto pur debitrici ad un registro grave tutt’altro che sonoro. Alberto Gazale dà di Seid un ritratto a senso unico in linea con la visione registica manichea ma sa risolvere con arte e sicurezza l’impervia scrittura musicale. Degna di nota la lodevole iniziativa del sovrintendente Orazi di promozione dell’opera tra i più giovani, numerosi in teatro come non accadeva da molto tempo. Paolo Locatelli [email protected] © Riproduzione riservata UTE LEMPER 8 GEN. al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia Ute Lemper: a rapire le platee è sufficiente la sua voce tersa, estesa, educata al bello. Non sa cosa siano i cliché: sono inutili quando con intelligenza riesce a sedurre intellettualmente il pubblico con una parola, una pausa significativa, uno sguardo. È un onore e un prestigio per il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ospitare Ute Lemper, per la prima volta al Politeama Rossetti, martedì 8 gennaio alle 20.30, per una esclusiva, attesissima serata. Sarà protagonista di un concerto che lascerà un segno indimenticabile. Solo una professionista carismatica e perfettamente completa può sostenere uno spettacolo come Last Tango in Berlin – from Brecht in Berlin to the bars of Buenos Aires: un viaggio di musica, parole, emozioni, atmosfere che conduce da Brecht a Piazzolla, attraverso un susseguirsi di brani (con una predilizione per il tango) assunti dal mondo spagnolo, francese, tedesco, inglese… Ute Lemper ne è interprete assoluta e conduttrice piacevolissima e seduttiva, capace di stregare con il canto, di stupire continuamente trasformandosi, recitando in lingue diverse, intrattenendo, di ammaliare con il movimento, di conquistare con grinta, umorismo, sensualità. Luci addensate di fumo in un cabaret tedesco di primo Novecento: Ute Lemper è l’Angelo Azzurro di Ich bin von Kopf bis Fußauf Liebe angestellt, è Lili Marleen… Una uggiosa notte parigina le fa da sfondo, mentre passa allo struggimento di Jacques Brel in Ne me quitte pas e subito dopo, la leggerezza inebriante di un boa di piume è sufficiente a introdurci alle sincopate sonorità jazz d’oltreoceano. C’è poi il teatro, il talento espressivo di Moritat von Mecky Messer di Kurt Weill e Brecht e l’approdo largo e tormentato alla Boca di Buenos Aires, dove il bandoneon di Tito Castro (che accompagnala Lemper assieme a Vana Gierig al pianoforte) ci offre le vibrazioni del tango. L’artista, con la medesima sicurezza e delicatezza, diviene voce arrochita delle milongas, del sentimento profondo, doloroso di questa musica percorsa da passioni brucianti, nostalgie, abbandoni all’amore che solo gli artisti argentini sanno raccontare. Ma che un animo artistico generoso come quello della Lemper può arricchire di incredibili accenti. La sua voce, di bellezza rare, gorgheggia, trilla, si estende, si fa calda e suadente, un ardito strumento interpretativo, e passa morbidamente da Piazzolla, a Rota, a Moustaki, dalla Dietrich alla Piaf. Un concerto che è emozione allo stato puro. Nella sua carriera, Ute Lemper ha toccato una serie incredibile di traguardi: nata a Munster in Germania, ha studiato a Colonia e a Vienna entrando nel mondo dello spettacolo attraverso il musical. Nella produzione viennese di Cats è Grizabella. Si distingue talmente che viene scritturata a Berlino e a Parigi, dove vince il premio Molière come miglior attrice di musical. Alla fine degli anni Novanta – ormai forte di un’eccellente carriera da solista – ritorna al musical interpretando Velma nella produzione londinese di Chicago: ottiene l’Olivier e dopo il West End trionfa a Broadway e Las Vegas. La sua dutilità fa di lei anche un’ammirata danzatrice: Béjart crea per lei il balletto La mort subite e appare in Weill Revue con il Tanztheater di Pina Bausch. Ha fatto cinema, diretta da registi come Altman e Peter Greenaway. Ma è nella dimensione musicale che il suo talento si esprime perfettamente: i suoi concerti da solista sono richiesti in tutto il mondo, da teatri comeLa Scalae il Piccolo Teatro di Milano,la Sydney OperaHouse, il Berliner Ensamble, il Lincoln Center a New York. Ha registrato per le maggiori case discografiche – in primisla Decca– e cantato accompagnata dalle migliori orchestre (dalla London Symphony alla Sinfonica di Berlino, dalla San Francisco Symphony Orchestra a quella di Chicago, all’Orchestra sinfonica della Radio di Parigi) ottenendo i massimi riconoscimenti. Durante il concerto in scena martedì 8 gennaio alle 20.30 al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Ute Lemper sarà accompagnata da Vana Gierig (pianoforte) e Marcelo Nisinman (bandoneon). L’appuntamento è programmato come “fuori abbonamento” nel cartellone dello stabile regionale. La tournée di Last Tango in Berlin – from Brecht in Berlin to the bars of Buenos Aires è organizzata in esclusiva italiana da Just in Time di Mauro Diazzi. I biglietti ancora disponibili per lo spettacolo di Ute Lemper si possono acquistare presso i consueti punti vendita dello Stabile regionale e sul sito www.ilrossetti.it. Per informazioni si può contattare 040.3593511. anche il centralino del Teatro allo La Stagione2012-2013 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste. Si ringraziano tutti i Soci, in particolare il Comune di Trieste,la Regione FriuliVenezia Giulia ela Provinciadi Trieste. La Redazione Il BUON ANNO DEL ROSSETTI: 2 GEN.:The Rat Pack Live form Las Vegas Dal 3 al 6 gennaio lo spettacolo seguirà la programmazione regolare del Teatro Stabile regionale. Fu l’attrice Lauren Bacall a definire “The Rat Pack” Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr (a cui spesso si univano Joey Bishop e Peter Lawford) vedendoli rientrare in Hotel – in condizioni non propriamente impeccabili – dopo una “notte brava”. Letteralmente le erano sembrati “un branco di ratti”! Questo incredibile gruppetto – che racchiude in sé alcuni fra i talenti più alti della musica leggera del Novecento – era infatti innanzitutto una scanzonata compagnia di amici che condividevano, fra le loro passioni, quella immensa per la musica. Proprio da tale compartecipazione, dall’ironia e dalla vitalità che li univa, nacquero con bella spontaneità, le occasioni che li videro spesso fra gli anni Cinquanta e i Sessanta esibirsi assieme a Las Vegas. Serate in cui la perizia di questi artisti americani d’altissimo rango si fondeva con il feeling schietto e istintivo che scorreva fra loro, e si impreziosiva dell’atmosfera sfavillante dei teatri e degli hotel lussuosi di Las Vegas: i concerti del “Rat Pack” ebbero tale successo da diventare una delle principali attrazioni della città. E Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis “esportarono” il loro entusiasmo anche in ambito cinematografico, riscuotendo anche qui il plauso del pubblico e della critica (fra i film girati assieme va menzionato almeno Colpo Grosso il cui remake è stato il campione d’incassi Ocean’s Eleven). Gli appassionati, in questo musical, grazie ai sortilegi del paloscenico potranno per qualche sera ritrovare l’energia e il sound di quell’affascinante sodalizio. L’idea è stata di un produttore che in The Rat Pack live from Las Vegas ha riunito un repertorio indimenticabile, costituito da alcune fra le più belle canzoni americane del XX secolo, e le voci dei protagonisti che rivivono in scena grazie all’interpretazione di un trio di ottimi cantanti: Stephen Triffitt (Frank Sinatra), Mark Adams(Dean Martin), Jay Marsh (Sammy Davis Jr). Ad essi si affiancano numerosi musicisti e altri cantantiballerini. Se per le platee americane l’esito positivo di questa sperimentazione poteva forse essere prevedibile, The Rat Pack live from Las Vegas ha però vinto anche in Europa: il pubblico londinese lo ha richiamato per ben otto stagioni nel West End e a Trieste, lo spettacolo arriva direttamente dai successi ottenuti nel raffinato Museum Quartier di Vienna. Anche per le recite al Politeama Rossetti, gli artisti del Rat Pack hanno concepito un programma musicale con i fiocchi… di neve! Qualche canzone d’atmosfera natalizia è d’obbligo: Christmas Jingle, The Christmas Song, di It’s The Most Wonderful Time Of The Year e di Have Yourself A Merry Little Christmas. Il resto della serata sarà intessuto da musiche meravgliose, che affascinano ogni generazione, per la loro sofisticata composizione, o per la loro energia… You Make Me Feel So Young, il brivido di I’ve Got You Under My Skin, That’s Amore e la giocosa Good Evening Mr Martin, la danzante Fly Me To The Moon e quello che possiamo considerare l’inno di “The Voice”: New York, New York.Interpretati con carisma e perizia, Frank Sinatra, Sammy Davis e Dean Martin (interpretati rispettivamente da Stephen Triffitt, Jay Marsh, Mark Adams), ritorneranno come in un sogno condiviso, protagonisti per una notte. In occasione del Musical The Rat Pack Live from Las Vegas programmato in esclusiva italiana dal Tearo Stabile del Friuli Venezia Giulia dal 2 al 6 gennaio, sarà visibile nel Foyer Vittorio Gassman del Politeama Rossetti una preziosa opera d’arte: si tratta del quadro di Steve Kaufman “Rat Pack” che appartiene ad una importante collezione privata di Trieste. Il quadro venne realizzato da Steve Kaufman nel 1997 in omaggio a Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr; Kaufman, former assistant di Andy Warhol, è universalmente riconosciuto come il principe della pop art. È scomparso nel 2010. The Rat Pack live from Las Vegas con le canzoni di Frank Sinatra, Sammy Davis Jr. e Dean Martin nella supervisione vocale e musicale di Matthew Freeman si avvale della regia e delle coreografie di Mitch Sebastian, delle scene: Sean Cavanagh. Ne sono interpreti la “Rat Pack” Big Band e le Burelli Sisters: Stephen Triffitt (Frank Sinatra), Mark Adams(Dean Martin), Jay Marsh (Sammy Davis Jr), Joe-Van Haefter, James Hearn, Leanne Howell, Frankie Jenna Sibthorp, Michelle White, Hannah Blake e nella band Dominic Barlow (direttore musicale), Paul Fawcus, Fiona Asbury, Elizabeth Greenwood, Francis White, Andrew Watson, Keith Hutton, Andrew Brotherton, Jeremy Ashby, Giles Straw Bryan Davis. La produzione è di Paul Walden & Derek Nicol. The Rat Pack live from Las Vegas va in scena al Politeama Rossetti il 2 gennaio in anteprima quale evento riservato ai soci Confcommercio per Buon Anno Trieste 2013. Da giovedì 3 a domenica 6 gennaio invece le recite si susseguiranno regolarmente nel calendario Musical dello Stabile regionale: sempre alle ore 20.30, domenica solo pomeriggio alle ore 16, e sabato doppia recita (ore 16 e ore 20.30).Biglietti per lo spettacolo sono disponibili presso i consueti punti vendita dello Stabile regionale, sul sito www.ilrossetti.it. Per informazioni si può contattare anche il centralino del Teatro allo 040.3593511. La Stagione 2012-2013 del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia va in scena grazie al sostegno della Fondazione CRTrieste. Si ringraziano tutti i Soci, in particolare il Comune di Trieste, la Regione Friuli Venezia Giulia e la Provincia di Trieste. Presentazione del Cd del Coro Femminile Multifariam di Ruda Lunedì 24 dicembre, alle ore 10.00, presso la Sala Consiliare del Comune di Ruda, avrà luogo la presentazione del CD “Frutis” del Coro Femminile Multifariam, diretto fin dalla fondazione dalla Maestra Gianna Visintin. Quest’anno decorre il trentennale dell’ ensamble rudese, un grande traguardo festeggiato con l’incisione del Cd “Frutis”. Il titolo richiama alla memoria la prima pubblicazione del Coro avvenuta nel 2002, un libro di inediti composti per il gruppo in occasione dei vent’anni di attività. Il cd si apre con il brano “Fruta”, scritto dalla Maestra Gianna Visintin e contenuto nella pubblicazione per il ventennale. Segue poi una rassegna di musica sacra, con particolare attenzione agli autori contemporanei studiati dal Coro negli ultimi anni. Rudi Buset [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA SONYA MCGUIRE ENSEMBLE – GOSPEL In occasione delle festività natalizie, si rinnova il tradizionale incontro con il grande gospel, ormai un appuntamento irrinunciabile per il pubblico del Teatro Pasolini, sul cui palcoscenico sono passati alcuni tra i più importanti gruppi della scena americana. Anche quest’anno ci sono tutte le premesse per una serata di altissima qualità, mercoledì 19 dicembre a partire dalle 21. Il concerto, vede protagonista l’ensemble di Sonya McGuire, una tra le più quotate vocalist della scena di Atlanta, da essere richiesta come Lead Vocal nelle formazioni di grandi artisti come Beverly Crawford, Timothy Wright e Douglas Miller. La grande intensità espressiva ed un’energia letteralmente trascinante sono le principali cifre stilistiche dell’ensemble: ogni loro concerto si trasforma regolarmente in un happening di gioia collettiva, che coinvolge gruppo e pubblico in un unico afflato. Il concerto di Natale comprenderà naturalmente tutti i classici della musica religiosa afro-americana (da Oh, happy day a Amazing Grace, da When the Saints go marchin’ in a Kumbaya…) ed alcuni notissimi canti natalizi (da White Christmas a Silent Night) reinterpretati con arrangiamenti originali e sapientemente dosati per produrre un effetto equilibratissimo con la tradizione più profonda. I biglietti per il concerto sono disponibili presso la biglietteria del Teatro Pasolini in piazza indipendenza 34 a Cervignano del Friuli (tel. 0431.370273) e online sul sito www.euritmica.it. Rudi Buset [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA Plastic Punk? Fest al Deposito Giordani VENERDI’ 21 DICEMBRE ORE 18.00 DEPOSITO GIORDANI SOUNDS LIKE E’ arrivato anche quest’anno uno dei momenti più importanti per la scena musicale emergente di Pordenone, ilPLASTIC PUNK? FEST. Il festival, che prende il nome dal suo ideatore Plastic, vede da alcuni anni la sponsorizazione di Lobster e l’organizzazione di Sounds Like, associazione di promozione sociale attiva nel panorama pordenonese. Come di consueto il PLASTIC PUNK? FEST celebrerà la musica emergente, con l’avvicendamento sul palco di cinque gruppi: THE ROBBERS, HEROES DIE TOO, GROUND MEAT, HI PER GREASE, IDEAS INTO ACTION. La band migliore avrà la possibilità di esibirsi in apertura al concerto dei Pankreas che si terrà la sera successiva, il 22 dicembre, al Deposito Giordani. L’after show sarà affidato alla consolle di Smurt Beavers. Lobster e Plastic distribuiranno gadgets per il pubblico. Una grande novità sono le grafiche, ideate da una giovane creativa pordenonese, Alessandra Perin, che ha curato sia il flyer che l’ideazione grafica delle t-shirt che saranno disponibili in serata. Ma questa edizione porta un sottotitolo particolare, “Joe Strummer Special Edition”, e questo è dovuto alla favolosa mostra di memorabilia dedicata al leggendario cantante dei Clash che sarà a disposizione del pubblico. Un grande ritorno per il PLASTIC PUNK? FEST che si riconferma il festival punk (e non solo) più cool di Pordenone. Forse i Maya alla fine avevano ragione: il 21 dicembre 2012 il PLASTIC PUNK? FEST sarà la fine del mondo, una festa che travolgerà tutti. INGRESSO LIBERO Il Natale del settecento nei capolavori di Antonio Vivaldi La società Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Ronchi dei Legionari insieme al Fogolar furlan di Monfalcone e al Comitato di Quartiere di via Romana Solvay presenta Il Natale del settecento nei capolavori di Antonio Vivaldi Concerto di Fine Anno Ronchi dei Legionari, dicembre 2012 – Nell’ambito del festival Nativitas promosso dall’USCI Friuli Venezia Giulia, il 30 dicembre alle ore 20.30 presso la chiesa del SS. Redentore di Monfalcone il Coro Misto della Società Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Ronchi dei Legionari, insieme al Coro Tourdion di Cavalicco Tavagnacco (UD) e alla Corale Polifonica di Montereale Valcellina (PN), presenta il Concerto di Fine Anno “ Il Natale del settecento nei capolavori di Antonio Vivaldi” con la straordinaria partecipazione dei solisti Diana Mian – soprano, Gabriela Thierry – mezzosoprano, Federico Lepre – tenore e dell’orchestra d’archi di Farra d’Isonzo. La direzione della selezione di arie d’opera del repertorio vivaldiano è affidata al Maestro Maurizio Baldin. Durante la serata saranno eseguiti il Gloria (RV589) e il Magnificat (RV611), composizioni in assoluto fra le più importanti del repertorio sacro di Antonio Vivaldi, caratterizzate da novità stilistiche che affidano al coro i momenti grandiosi e drammatici dei testi sacri, e ai solisti l’occasione di evidenziare le proprie capacità virtuosistiche, il tutto accompagnato da un organico orchestrale che privilegia gli archi. Il programma prevede alcuni brani della produzione profana di Vivaldi, nell’ottica di una proposta musicale interessante e innovativa che vuole diffondere la conoscenza e la cultura musicale al grande pubblico, valore guida che ispira da sempre il lavoro della Società Verdi. Dopo il grande successo del progetto LiriCantiAmo, che durante il concerto dello scorso agosto ha portato in scena a Ronchi dei Legionari alcune fra le più famose arie d’opera lirica, con questo evento il Coro Misto Giuseppe Verdi prosegue il suo percorso verso l’approfondimento della miglioramento dell’uso della voce. vocalità e il Grazie alla guida e all’esperienza della Maestra Diana Mian – professionista della lirica vincitrice di numerosi concorsi nazionali ed internazionali con un curriculum di rilievo che le ha fatto calcare palchi quali La Fenice di Venezia, il Palau de les arts di Valencia, il Donizetti di Bergamo e prossimamente il Teatro Comunale di Firenze durante il 76° Festival del Maggio Fiorentino – il Coro si apre a coristi e appassionati di musica, e offre la possibilità di imparare a migliorare la propria vocalità facendo parte di un gruppo vivo e ricco di iniziative, concerti e programmi culturali. Il concerto gratuito del 30 dicembre è un’occasione imperdibile per tutti coloro che vogliono godere di un prezioso momento d’arte musicale e riscoprire la lirica, grande patrimonio che valorizza la cultura del nostro paese. Per maggiori informazioni sul Coro Misto “Giuseppe Verdi” e per partecipare come ospite a una delle lezioni contattare: Responsabile Relazioni Esterne: Anna Crovi email: [email protected] cell. 380 329 6361 Coro Misto “Giuseppe Verdi” di Ronchi dei Legionari Le origini del coro misto della Società filarmonica “G.Verdi”, che quest’anno compie 142 anni di attività, risalgono alla fine dell’800 per poi concretizzarsi e raggiungere vette importanti durante gli anni ’60 sotto la direzione del Maestro Kirschen, vincendo il 1° premio al concorso corale internazionale di Arezzo. Da gennaio 2003 il coro è diretto dalla Maestra Diana Mian, affermata professionista del panorama lirico nazionale e internazionale, che inizia con il coro un intenso lavoro di studio, creando un vero e proprio ‘laboratorio vocale’ che avvia al corretto uso della voce. Fra gli impegni più importanti ricordiamo la rassegna corale nel 2007 del Coro Liederkranz a Stoccarda e il concerto lirico ‘In…canto..di..vino’ a Feletto Umberto organizzato dall’Associazione Culturale Toudion, con la quale si instaura una proficua attività di scambio. Altre collaborazioni con il coro Sant’Ambrogio e l’Orchestra Filarmonica di Monfalcone portano all’esecuzione del ‘Gloria’ di Vivaldi e , insieme al coro di Feletto, la ‘Resurrezione di Cristo’ di L.Perosi, riproposta, poi, con l’accompagnamento organistico di Carlo Rizzi e la Direzione del Maestro Andrea Toffolini. Con il Maestro Toffolini si instaura una proficua collaborazione per la realizzazione, nel 2010, di ben tre concerti dedicati a R. Kubik, brani originali e tratti dalla sua opera ‘Va’ Vilote puartade dal vint’..Replicata nell’ottobre 2011 al Teatro di Monfalcone. Nel corso dello stesso anno il coro ha affrontato con successo il repertorio lirico verdiano in due concerti celebrativi del 150°. Attualmente il repertorio del coro vanta diversi brani sacri, tra cui due messe di Gounod e di Mozart KV 259, quest’ultima eseguita in forma completa con orchestra durante tre concerti in provincia di Udine a giugno 2012 e replicata per la rassegna dell’USCI ‘Note d’estate’ nella Chiesa di Sant’Eufemia a Grado. In ambito popolare privilegia il panorama regionale con una particolare attenzione alla ricerca dei brani ‘Bisiachi’. Per i concerti di Nativitas organizzati dall’USCI vengono proposti brani in tema natalizio di origine italiana e anglosassone. Nel 2012 è stato avviato il progetto ‘LiriCantiAmo’, percorso di studio del repertorio lirico presentato con grande successo di pubblico durante il concerto dello scorso agosto a Ronchi dei Legionari. Antonio Vivaldi (1678 – 1741) Compositore veneziano tra i più acclamati dei suoi tempi, dopo la sua morte venne presto dimenticato, come era costume nel ‘700, per la sete di nuova musica da proporre nei teatri d’Europa. È solo nel XX secolo che, grazie al ritrovamento di una ingente quantità di suoi manoscritti, fu possibile scoprire il valore delle sue composizioni. Il recupero e la valorizzazione ad opera di grandi musicisti quali A. Casella e G.F. Malipiero, di capolavori del così chiamato “prete rosso” hanno ripreso vita entrando prepotentemente nel repertorio più frequentato in ogni angolo Teatro Verdi di Gorizia : IL PIPISTRELLO Dal materiale che l’addetta stampa mi ha gentilmente fornito all’entrata del Teatro Verdi di Gorizia, ieri sera, evinco questa frase “..Tutti “simpatici borghesi” e nessuno protagonista perchè ne “Il Pipistrello” non ci sono veri protagonisti, come non c’è vero amore. Il protagonista però esiste…: è il valzer di Strauss.” E sono assolutamente d’accordo. Anzi aggiungo che Strauss è l’unico personaggio ancora calato nel suo tempo e la sua musica è, per me, l’unico elemento ineccepibile di questo allestimento della Compagnia di Corrado Abbati, della celebre operetta. L’anno scorso potei recensire un altro lavoro di Abbati e devo dire che ciò che non mi convinse allora, anche stavolta mi lascia perplessa. Se è l’idea di festa e quindi di balli collettivi che regge tutta la pur semplicissima trama, di coreografie brillanti e convincenti, non ne ho viste. Non so se per poca fantasia della coreografa (Giada Bardelli) o per le capacità tecniche piuttosto mediocri dei ballerini ( e mi riferisco ai quattro uomini; meglio le ragazze, alcune coinvolte anche nel canto corale) con le quali, in effetti, inventarsi qualcosa di originale e brioso deve essere difficile. Mi sono molto piaciute le due soprano , Raffaella Montini (Rosalinde) e Laura Kehdi (Adele): belle voci ed eleganza nel porgerle. La Kehdi, poi, in “ Mein Herr Marquis“ altrimenti detta “l’Aria del sorriso”, ha potuto far apprezzare una voce veramente gradevole. La stessa è anche piuttosto credibile come ballerina. A suo agio il tenore Carlo Monopoli. Un po’ scontate le gag di Abbati, uscito solo nel terzo atto (ambientato nella prigione) e abbastanza tiepide le battute adeguate all’attualità dei tempi nostri…Lamentavo l’anno scorso la totale mancanza, in sala, di una brochure della Compagnia che mi impedì di citare gli interpreti degni di nota: stavolta posso ringraziare solo l’ufficio stampa per esserci riuscita in parte perchè, comunque, non so chi citare per i costumi coloratissimi,ben risaltanti su una scenografia quasi completamente bianca. In ogni caso, su tutto trionfa Johann Strauß . Il musicista impiegò solo quarantré giorni per musicarne lapartitura. La fortuna con le operette di Strauß venne appunto con questa. Debuttò al Theater An der Wien, di Vienna, il 5 aprile 1874 ma non ebbe molto successo.I critici non accettarono il libretto e trovarono banali alcuni brani. Ma il pubblico ne decretò il successo pieno e duraturo. Dopo due anni, contava oltre cento repliche nella sola Vienna. Oggi è insieme a “La vedova allegra” l’operetta più applaudita nel mondo. Ieri sera il pubblico (non foltissimo, in verità) ha confermato questo successo, specie accompagnando con applausi cadenzati il valzer che tutta la Compagnia ha ballato tra gli spettatori, in platea. Grande musica, un grande Strauß che brilla ancora. Cynthia Gangi DEBUTTA CON SUCCESSO AL ROSSETTI LO SHREK DI INSEGNO Il musical parte dal primo capitolo della saga e racconta di come Shrek, assieme al fidato asinello Ciuchino, non solo riesca a salvare il regno di Duloc dall’editto del malvagio Lord Farquaad (che vuole espellere dal regno tutti gli esseri incantati), ma sconfiggendo una draghessa cattiva riesca anche a risvegliare la bella Fiona trovando l’amore. Il musical é godibilissimo è proprio vero: gli spettacoli per i ragazzi, non sono solo per i ragazzi. Soprattutto se parliamo di Shrek il musical, che ieri sera ha visto il debutto al Rossetti. I bambini riconosceranno i loro beniamini, Shrek, Ciuchino, Fiona e Lord Farquaad e rideranno per le…uscite fisiologiche da orco. I grandi si divertiranno con le battute esilaranti e le trovate sceniche particolarissime del regista Claudio Insegno, gli appassionati riconosceranno gli omaggi ad altri spettacoli (e anche qualche citazione colta di brani classici, come Una notte sul Monte Calvo) e si appassioneranno per le canzoni e la love story impossibile tra la Principessa e l’orco… ma si sa, in amore niente è impossibile. Perchè questo è il nostro Shrek italiano: tanto divertimento e un messaggio che, essendo veicolato con il sorriso, arriva molto di più. Consigliato a tutti quelli che vogliono trascorrere 2 ore di divertimento e qualche risata. Chi conosce la saga di Shrek, o il primo cartone della serie, non rimarrà deluso, anzi: l’ingegno con cui é stata adattata la rappresentazione in teatro, lasciando storia per inalterata la la spettacolarità delle scene, val da solo il prezzo del biglietto! Bellissimo musical! ottimamente interpretato e molto scenografico! La storia è quella del primo episodio di Shrek, le musiche e le canzoni molto belle, la location del teatro è fantastica. E’ noto che a Londra i musical sono di ottimo livello. E Shrek non delude le aspettative. Si tratta di una grande produzione, con bravi artisti e una ricchezza di scene ed effetti incredibile. Adatto sia ad un pubblico adulto che soprattutto per i bambini i quali, paiono divertirsi un sacco. Se si desidera portare la famiglia per un ottimo spettacolo, Shrek è un’opzione molto sicura. Il musical era tutto quello che ci aspettavamo e molto di più! I personaggi sembravano così felici e l’umorismo è eccezionale (per grandi e piccini). Raccomandiamo questo musical ad ogni età, da non perdere per entrare nel vero spirito natalizio! Non sarà il musical dell’anno, ma va visto. e.l. Il Barbiere di Siviglia al Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone Il Barbiere di Siviglia ovvero lo spettacolo d’arte varia di uno innamorato di te, direbbe il Conte. No, non Paolo Conte ma il Conte di Almaviva. Perché in fondo il capolavoro di Rossini è questo, la messa in scena intricata e cervellotica di un Lindoro che vuole la sua Rosina. Travestimenti, lettere d’amore, trucchi e sotterfugi per strappare la bella giovane alla prigione domestica del vecchio Bartolo, l’avaro e sospettoso tutore. Arriva a Pordenone il fortunato allestimento del Barbiere di Siviglia di Rossini già accolto trionfalmente al Verdi di Trieste. Opera buffa per eccellenza, spogliata di tutto il dirompente carico di critica sociale dell’originale – infondo nel Beaumarchais in salsa Sterbini la satira polemica e iconoclasta che terrorizzava le corti del Settecento appare decisamente mitigata – e altresì priva di quella straripante umanità che è cifra distintiva della gemella mozartiana, il Barbiere non è che divertimento allo stato puro, colori, risate e ancora risate. Lo spettacolo di Ruggero Cappuccio si serve di scene semplici e variopinte (curate da Carlo Savi), viste e riviste ma piacevoli all’occhio, la trama è rivisitata come sogno del compositore stesso che interviene in prima persona, burattinaio e spettatore dei suoi personaggi. La regia ricalca tutti i luoghi comuni dell’opera buffa, dalle gags d’avanspettacolo disseminate durante i recitativi alle coreografie stereotipate quali soluzione registica prevalente per risolvere i numeri chiusi, da sempre banco di prova tra i più ardui per chi intenda affrontare il grande repertorio operistico preromantico. Cappuccio conosce il teatro e sa portare a casa la serata, e, se è vero che alcune obiezioni possono essere mosse in merito al gusto, va riconosciuto al regista un solido mestiere nella gestione del ritmo come nella cura dei solisti (mentre le masse sono parse talora abbandonate a sé stesse). Figaro era il baritono Roberto De Candia, voce né bella né brutta ma garbata, di buona presenza seppur modesta nel volume. L’artista è vivace in scena, vario nel canto e misurato nell’accento, la musicalità impeccabile. Manca ancora quella personalità istrionica che in una parte tanto celebre fa la differenza. Antonello Siragusa è un Conte di grande esperienza; la voce, benché piccola e leggera, suona squillante in acuto e ugualmente sonora nel registro grave. Il tenore si rende protagonista di una prova in crescendo che raggiunge il momento di massimo pregio nell’impervio rondò del secondo atto, applauditissimo dal pubblico. Daniela Barcellona è una Rosina di voce ampia e di bel timbro, pienamente convincente sul palcoscenico. Non c’è la freschezza adolescenziale del personaggio, debito ripagato da un’attenta cura del fraseggio e da ottima musicalità. Paolo Bordogna prestava la sua classe e la sua verve scenica ad un Bartolo fresco ed esuberante, ottimamente cantato peraltro. Convincente sia vocalmente che scenicamente lo stralunato Basilio di Marco Vinco. Positive le prove di Rita Cammarano, Berta leggera ma frizzante e di Christian Starinieri nei panni di Fiorello. Corrado Rovaris, sul podio di un’Orchestra del Verdi di Trieste non particolarmente in forma, reggeva le sorti dello spettacolo con buon senso del teatro, concentrando le attenzioni sulle esigenze del palcoscenico piuttosto che sulla ricerca del preziosismo musicale. È parso in parte sacrificato il brio della musica rossiniana in taluni passaggi gestiti con eccessiva pesantezza o nei crescendo che sarebbe piaciuto ascoltare calibrati con maggiore attenzione, mentre buono è sembrato l’accompagnamento al canto. Positiva la prova del coro del teatro triestino. A fine spettacolo applausi per tutti con punte di entusiasmo per Bordogna, Siragusa e Barcellona. Paolo Locatelli [email protected] © Riproduzione riservata