Giovanni Cucci
La forza dalla debolezza
Aspetti psicologici
della vita spirituale
G. CUCCI, La forza dalla debolezza.
Aspetti psicologici della vita spirituale,
AdP, Roma 20112, pp. 372, € 18,00
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«Tutti gli imperi e tutti i regni sono
crollati, per questa intrinseca e costante debolezza, che furono fondati da uomini forti su uomini forti. Ma quest’unica cosa, la storica Chiesa cristiana, fu
fondata su un uomo debole, e per questo motivo è indistruttibile. Poiché nessuna catena è più forte del suo anello
più debole». Con queste espressioni, riferendosi alla scelta di Pietro, fragile
pietra su cui Cristo ha inteso costruire
la Chiesa, lo scrittore inglese G.K. Chesterton, maestro dello humour e del
paradosso, rispondeva alle teorie superomiste di G.B. Shaw nel suo saggio
Eretici del 1905. Oltre un secolo dopo
il gesuita G. Cucci prende il paradosso
cristiano, che già nel 1948 Ch. Moeller
contrapponeva alla saggezza greca, e lo
mette al centro della sua riflessione che
partendo proprio dai greci (lo spunto
iniziale è il celebre motto dell’oracolo
di Delfi “conosci te stesso”), conduce il
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lettore verso la sapienza biblica e la luce
del Vangelo che scava e scova più in profondità i grandi abissi della fragilità
umana ma anche quelli delle infinite
risorse che scaturiscono proprio da
quella debolezza. La forza dalla debolezza è un lungo viaggio intorno all’uomo, quasi la mappa di un percorso in
otto tappe (una in più rispetto alla prima edizione del 2007) che traccia un
profilo di quello strano animale che è
l’essere umano, l’unico “ad essere scosso dalla benefica follia del riso” sempre
per citare Chesterton che sottolineava
la singolarità di questo unico essere capace di ridere e di sorridere e in questo, sia Chesterton che Cucci, scorgono l’emergere della spiritualità dell’uomo (il sesto capitolo, dedicato all’umorismo, è un piccolo capolavoro).
Il lavoro è un libro sulla spiritualità
dell’uomo, un testo moderno ma dal
sapore antico, il sapore della sapienza,
proprio di quei libri che aiutano il lettore nella crescita spirituale. È moderno per la grande cultura, aggiornatissima, che sta alla base delle riflessioni
dell’A. che se da una parte comincia dai
classici, quella saggezza greca che l’A.
conosce in profondità, attraversa poi
tutti gli studi più recenti che investono
il campo della psicologia (come dimostra la ricca bibliografia) ed è al tempo
stesso antico nel senso che il lettore di
oggi avvertirà la sensazione di avere a
che fare con un versione contemporanea delle opere dei padri del deserto,
dei grandi “legislatori” sui vizi capitali
(altro argomento affrontato in passato
dall’A.) e altre questioni spirituali. Alla
base della “mappa” tracciata da Cucci
c’è quindi una scommessa: la fiducia che
possa esserci una sinergia tra psicologia e spiritualità: «Si sente spesso dire
che la psicologia sia di ostacolo alla spiritualità e non aiuti il cammino di fede
delle persone; studiando in maniera più
approfondita psicologia e spiritualità si
nota invece come esse possano aiutarsi
vicendevolmente» (94). In questa scommessa c’è lo stile ma anche il contenuto
del libro e forse di tutta l’opera dell’A.:
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RECENSIONI
l’approccio positivo e “ottimista” che
lo spinge a trovare una radice buona e
comune a tutte le capacità dell’uomo
(e se esiste una radice comune ci può
essere anche un cammino virtuosamente intrecciato); l’impegno e la serietà che
lo portano a uno studio più approfondito, a non accontentarsi acriticamente
del giudizio superficiale o del luogo comune; il gusto del paradosso che lo conduce a rovesciare le prospettive stantie
e polverose, per approdare a scenari
inediti quanto luminosi. È un libro “positivo” non solo nell’approccio ma anche negli esiti: pur non occultando o
tralasciando gli aspetti bui e negativi
della spiritualità umana (e questa è la
debolezza studiata e scandagliata nel
desiderio e negli affetti, nella rabbia e
nella tristezza, nella crisi e nella paura), l’A. con tenacia arriva a “sfondare”
la coltre oscura che avviluppa la vita
umana («Volevo trovare una legge che
coprisse tutta la vita. Ho trovato la paura» è la frase dello scrittore singalese
M. Ondaatje citata in esergo al capitolo sulla paura), e ci riesce, facendo risplendere la forza, l’umile ma ferma
forza della bontà e dell’amore, unica
chiave di senso dell’esistenza umana.
Da questo punto di vista è davvero
prezioso il lavoro che da tempo svolge
l’A. nel dirigere la sua indagine tra filosofia e psicologia, tra saggezza greca e
paradosso cristiano, andando ad esplorare e rinvigorire settori che spesso non
vengono illuminati e che, quasi sempre,
riguardano gli aspetti positivi della vita
come nel caso della gratitudine «atteggiamento essenziale per lo stesso equilibrio interiore della persona” ma “non
molto studiato in psicologia» (191). L’A.
sembra interessato a offrire una visione
“calda” della filosofia e della psicologia
per far comprendere, sia al lettore sia
agli addetti ai lavori, che una sapienza
della vita è concretamente possibile dove
la parola “sapienza” è riferita al “sapore” della vita (che è il titolo di un altro
suo recente saggio), al sapere quindi all’assaporare ogni interstizio dell’esistenza e rendere così la quotidianità più coRECENSIONI
lorata e intensa, perché aperta alla novità e al cambiamento. Un libro che è
come un mosaico colorato, forse addirittura troppo denso nelle sue quasi quattrocento pagine, al punto che chiede al
lettore quanto meno una seconda lettura e, comunque, il tempo necessario per
assaporarlo, gustandolo in ogni parte,
perché tutti i colori dell’iride, nessuno
escluso, fanno risplendere l’arcobaleno.
Andrea Monda
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