San Carlo, l`incontro di Ughi con gli studenti

giovedì 16 febbraio 2012
L’EVENTO
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SPETTACOLI
IL MAESTRO HA RISPOSTO ALLE DOMANDE E FATTO ASCOLTARE BRANI DI MENDELSSHON, VIVALDI E PAGANINI
San Carlo, l’incontro di Ughi con gli studenti
LA FELTRINELLI
di Mimmo Sica
Tanta musica di qualità
NAPOLI. Un pomeriggio che un
centinaio di bambini ricorderanno
per tutta la vita. Al San Carlo hanno
parlato a “tu per tu” con il maestro
Uto Ughi e lo hanno sentito suonare con il suo magico violino. L’evento è stato organizzato dall’associazione “Mus-E Napoli Onlus” che da
sette anni organizza il progetto
“Mus-E-Musique Europe” realizzato
dalla fondazione Yehudi Menhuin e
fortemente voluto dal grande violinista. L’associazione segue a Napoli 600 bambini appartenenti a 12
scuole a rischio di 11 quartieri cittadini e della città di Torre del Greco. Uto Ughi, nell’intervallo delle prove del concerto in re maggiore, opera 61 di Beehoven, è sceso dal palcoscenico e ha risposto alle domande postegli dai ragazzini. “A quanti
anni hai cominciato a suonare?”, gli
ha chiesto con disinvoltura il primo
scolaretto. «Avevo quattro anni - gli
ha risposto il maestro - mio papà
suonava anche se non faceva il violinista di professione. A due anni mi
nascondevo sotto il pianoforte e
ascoltavo quando faceva musica insieme con i suoi amici. Un giorno
presi due pezzi di legno e mi costruii
un violino e facevo finta di suonare.
Allora un maestro di musica mi vide e mi regalò un violino piccolo. Cominciai così». “Come mai hai scelto il violino?”. «Questa è una bella
domanda - ha risposto Ughi - a me
piace moltissimo la voce del soprano e del tenore. Il violino è lo strumento più vicino alla voce umana.
Se lo suoni sui bassi sembra la voce di un tenore. Se lo suoni sugli
acuti sembra quella di un soprano
lirico. È uno strumento molto completo». “Questa passione ti è venuta da dentro oppure sei stato ispirato da qualcuno?”. «La passione è nata attraverso l’ispirazione di qualcuno - gli ha detto il maestro - qualcuno che amavo molto ascoltare ed
è la persona che ha dato il nome al-
LUNEDÌ IL CONCERTO
PRESENTATO L’ALBUM “SECONDO NOI”
Il maestro Uto Ughi protagonista al teatro San Carlo con gli studenti (Foto Squeglia)
la vostra fondazione: Yehudi Menhuin». “Hai avuto paura quando hai
debuttato? Hai avuto paura di sbagliare?”. «Ho sempre avuto paura di
sbagliare - è stata la risposta - sai
che cosa diceva il più grande di tutti i violonisti che si chiamava Paganini? Il più grande violinista di tutti
è quello che sbaglia meno. Bisogna
studiare al punto che si sbaglia talmente poco che nessuno se ne accorge. Però qualche sbaglio si fa
sempre». Con audacia una bambina gli ha chiesto: “Che ne pensa di
questo mestiere?” E il maestro, sorridendo: «Io non lo chiamerei mestiere: è un’arte, però, è vero diventa anche un lavoro che impone molto sacrificio e molta disciplina. Se
d’accordo ti piacerebbe farlo?». “Si”,
gli ha risposto la ragazzina. “Ti emozioni quando sei sul palco” ha domandato una vocina. «Moltissimo,
ma è una emozione che si impara a
controllare. Per emozionare gli altri
bisogna prima emozionare se stessi. Se uno riesce ad emozionarsi attraverso le note che fa, riesce a trasferire una parte delle sue emozioni
agli altri. Se invece rimane freddo,
impassibile e fa soltanto le note non
TEATRO
emoziona nè se stesso, nè nessuno».
“Io sto suonando il violino - ha detto un piccolo studente - ma quanto
tempo ci vuole per diventare veramente un buon violinista?”. «Ci vuole una vita intera - ha detto Ughi una volta che credi di avere imparato una cosa, il giorno dopo ti accorgi che potresti fare meglio e poi,
sai, guardandosi intorno trovi sempre qualcuno che fa le cose meglio
di noi». Le mani continuano ad alzarsi per prenotare domande, ma il
maestro deve riprendere le prove e
dopo avere suonato (ha fatto ascoltare brani di Mendelsshon, Vivaldi
e Paganini) rientra nel camerino tra
gli applausi. «Serate come queste
sono di grande utilità - ha detto perchè risvegliano nei giovani l’interesse per la musica da troppo tempo assopito per mancanza di una
educazione nelle scuole. I musicisti
dovrebbero promuovere questi incontri con i giovani perchè i giovani non possono amare quello che
non conoscono. È doveroso da parte nostra entrare in campo laddove
le scuole non funzionano. Stasero ha
trovato dei ragazzini veramente molto interessati alla musica».
NAPOLI. Sessanta minuti di
musica di qualità a La Feltrinelli
di piazza dei Martiri. I “Viaggio
In Duo”, cioè Mariano Bellopede
e Carmine Marigliano, hanno
presentato il loro nuovo album
“Secondo noi”. I due musicisti,
entrambi di formazione classica,
ma fortemente interessati al
jazz e a ogni genere di musica
prodotta nel Novecento, nei loro
concerti come nei loro dischi
alternano rielaborazioni di
brani celebri a brani originali. Il
duo vanta numerose esibizioni
live ed è protagonista di
collaborazioni d’autore musicali
e teatrali con Amii Stewart,
Beppe Barra, Augusto Enriquez,
Demetrio Muniz, Mariano
Rigillo, Remo Girone, Enzo
Moscato, Adriano Pennino,
Francesca Schiavo, Federico
Salvatore, Bruno Garofalo. Dopo
circa tre anni dal loro esordio
con il disco “Viaggio In Duo”,
uscito nel 2009 su etichetta
“Map”, propongono nove tracce
inedite, sette a firma di
Bellopede e due di Marigliano, e
una rilettura d’autore di
“Maracatu” del compositore
brasiliano Egberto Gismonti. Lo
showcase è stato introdotto da
Michelangelo Iossa che ha
definito le composizioni nove
piccole colonne sonore.
Bellopede al pianoforte e
Marigliano al flauto hanno
eseguito sette composizioni del
nuovo album incantando con le
loro note i numerosi ospiti. Ad
applaudirli in prima fila l’attrice
Rosaria De Cicco. Il concerto è
iniziato con “Maragatu”.
Bellopede ha introdotto i due
brani successivi “Melting Pot”,
composto
da
Marigliano,
e “Chopin e
la luna”. A
proposito di
“Melting
Pot” il
pianista ha
raccontato
un
simpatico
episodio
accaduto
l’estate
scorsa nel
corso di
una
kermesse organizzata da Radio
Uno con la trasmissione “Demo”
dove si esibivano artisti famosi
preceduti da artisti molto meno
famosi o addirittura sconosciuti,
promozionati, appunto, da Radio
Uno. Era un concerto in
provincia di Ferrara e tutti
aspettavano l’esibizione di Ron.
Iniziarono i vari gruppi locali e
all’una di notte toccò a loro due
come ultimi. Tutti invocavano a
gran voce Ron, ma appena i
“Viaggio In Duo” attaccarono
con “Melting Pot”, gli applausi
furono tutti per loro. È seguita
“El Pocho” che Bellopede ha
composto, come ha detto, in
occasione di una doppietta
segnata da Lavezzi. Lo stile è
tanghèro e per il pianista
richiama il dribbling del
calciatore. Per “De Mar” e
“Circo Sud” Bellopede ha
chiesto e ottenuto dalla
“Polosud” e dall’“Aicha
production”, che,
rispettivamente, hanno
pubblicato e prodotto l’album, la
collaborazione della “voce”
Lalla Esposito, per il primo
brano, e di Giuliano Colace al
violoncello per il secondo. E
Lalla Esposito, presente tra il
pubblico, ha cantato “De Mar”.
Lo showcase si è concluso con
“Five Cents” che è la seconda
composizione di Marigliano. Il
titolo, ha detto il flautista, gli è
stato ispirato dalla targhetta che
vide sulla gettoniera di
un’ascensore sulla quale c’era
scritto che occorrevano 5
centesimi per farla funzionare.
L’album si completa con i brani
“The room”, “Di notte di fronte
allo stretto” e “My empire”. In
questo secondo viaggio
musicale i due artisti hanno
confermato la loro capacità di
esprimere un linguaggio
suggestivo, originale e
innovativo. La loro musica,
infatti, va dalle ritmiche
sudamericane alle melodie
mediterranee attingendo alla
pop music e alla musica
contemporanea.
misi
AL “BELLINI” IN SCENA CON LO SPETTACOLO “IL VIAGGIO CON AURORA CONTINUA”
Gualazzi live
all’Augusteo
Il lungo viaggio sentimentale di Erri De Luca
NAPOLI. Raphael Gualazzi, dopo
essersi esibito nei principali
teatri Italiani, chiude la sua
tournée a Napoli lunedì
nell’esclusiva cornice del teatro
Augusteo. L’eclettico compositore
e pianista reduce dai successi del
tour estivo - che lo ha visto
impegnato in ben quaranta date
nelle più belle arene e anfiteatri
d’Italia e che hanno fatto
registrare il tutto esaurito con
oltre 35mila spettatori e dai
successi replicati anche nelle
date del recente tour europeo
(nelle scorse settimane ha fatto
tappa in città come Innsbruck,
Zurigo, Berlino, Brema,
Amburgo, Basilea, Francoforte,
Parigi e Nimes) - tornerà a
suonare in Italia nei prossimi
mesi. Raphael Gualazzi - giovane
realtà della scena jazzistica
attuale che ha saputo fondere le
tecniche pianistiche americane
dei primi decenni del Novecento
alle altrettante tecniche di
stampo prettamente europeo,
riadattandole in chiave moderna
con uno stile tutto personale proporrà una selezione di brani
contenuti nel suo album
(“Reality and fantasy”), alcuni
inediti e covers. Il cantante,
pianista e compositore di Urbino
è un musicista eclettico definito
dalla critica musicale un
“parente alieno” di Fred
Buscaglione, Paolo Conte e Tom
Waits; sul palco si avvale della
collaborazione di validissimi
musicisti come: Christian Chicco
Marini (batteria e percussioni),
Alex Gorbi (contrabbasso), Luigi
Faggi Grigioni (tromba e
flicorno), Max Valentini (sax
baritono e contralto), Enrico
Benvenuti (sax tenore) e
Giuseppe Conte (chitarra).
di Viola De Vivo
NAPOLI. «Sul palco di un teatro mi
sento un intruso perché non sono
un attore, ma solo uno che racconta storie»: così ha dichiarato Erri De Luca (nella foto con Aurora
De Luca) quando ha deciso di trasferire la sua passione dalla pagina
scritta alla scena. Ed è con questa
consapevolezza che martedì scorso è entrato in punta di piedi sul
palco del Bellini e, quasi sorpreso
dall’applauso scrosciante che lo ha
accolto, ha esordito: «Mi applaudite sulla fiducia!». Quindi ha preso
posto a tavola, si è versato un bicchiere di vino e ha continuato:
«Siete qui malgrado San Valentino, malgrado Sanremo: siete dei
laici incalliti!». Un’impronta intima
e raccolta, quasi confidenziale,
quella che lo scrittore ha voluto da-
L’EVENTO
re al suo “Il viaggio con Aurora
continua”, sequel dello spettacolo
“In viaggio con Aurora”, già portato in giro nelle sale italiane negli
anni passati. Aurora è la nipote
ventenne di De Luca, e poco dopo
fa il suo ingresso sulle note di “Era
de maggio”, accompagnata dal
violino di Micaela Zanotti. Maggio
sta in mezzo all’anno come Napoli in mezzo al Mediterraneo, ed è
proprio da Napoli, la città natale
dalla quale lo scrittore è emigrato
a soli 19 anni, che parte un viaggio sentimentale nel secolo scorso, un viaggio fatto di ricordi, parole, versi e musica, attraverso il
quale Erri De Luca cerca di raccontare alla ragazza, e ai giovani
in generale, sprazzi di un tempo
che è stato. «Il tempo non è una
spina dorsale e le generazioni non
sono vertebre attaccate l’una do-
po l’altra a una colonna: sono pietre che affiorano in mezzo a un
guado, a volte distanti un solo passo, a volte lontane da raggiungere.
La mia generazione fu molto vicina a quella precedente: nato nel
dopoguerra, sono stato coetaneo
di rivoluzioni e migrazioni. Quella
di Aurora è invece remota dalla
mia: bisogna attraversare una corrente per collegare il mio tempo col
suo. Racconto per Aurora il mio secolo, dal quale lei proviene come
un uccello da un uovo: per lei è un
guscio svuotato, per me tuorlo e albume.»Tanti e profondi i temi che
Erri De Luca - figura poliedrica di
intellettuale, poeta, giornalista, traduttore - affronta in uno spettacolo dalla struttura forse disomogenea, a tratti più simile a una lezione che un monologo, ma che all’assenza di quella padronanza e di
quel mestiere tipici dell’uomo di
teatro contrappone sicuramente la
spontaneità del linguaggio e l’urgenza della comunicazione.La
STASERA IL CONCERTO-SPETTACOLO ALL’ISI-ARTI ASSOCIATE
“Il ‘68 e poi...” narrato da Patrizio Trampetti
NAPOLI. Questa sera l’Isi-Arti
Associate (vico del Vasto a
Chiaia 47), ospiterà un
interessante concerto-spettacolo
intitolato “Il ‘68 e poi…”.
Patrizio Trampetti (nella foto) e
la band Letti Sfatti
attraverseranno quarant’anni di
storia, per raccontare gli anni
dei movimenti giovanili e delle
rivolte di piazza. Un racconto
vissuto attraverso la musica e la
poesia, per ricordare ciò che
eravamo e per riflettere su ciò
che siamo diventati. Quanto è
cambiata la musica dal ‘68 ad
oggi? Quanto è cambiato il
mondo? Quanto è cambiato il
rapporto tra i giovani e la
politica? Questi sono gli
interrogativi che lo spettacolo si
pone. Trampetti e i Letti Sfatti
eseguiranno canzoni
internazionali che hanno
tracciato il percorso di questi
anni “epocali”, dai Beatles a
Joan Baez, per poi citare i
grandi cantautori italiani come
Guccini, De Andrè e Piero
Ciampi. Il tutto incastonato tra
poesie di Allen Ginsberg, Dylan
Thomas e Pasolini. Canzoni che
hanno segnato più di una
generazione come “Un giorno
credi”, “Feste di piazza”, scritte
da Patrizio Trampetti per
Eduardo Bennato. E ancora tanti
altri brani come “Vorrei vedere
il Papa”, “La Giungla” e
“Palmiro”, che sottolineeranno
il disincanto delle nuove
generazioni rispetto alla
politica, le istituzioni e le
religioni. Una serata per tutti,
volta al ricordo ma anche alla
riflessione. Un’indagine
introspettiva che utilizzerà un
veicolo fortissimo che è la
musica: un’arte che da sempre
si è proposta come portavoce
dei sentimenti e dell’identità di
popoli e nazioni. Musica che in
questa occasione tornerà in un
epoca cruciale per la nostra
modernità. Anni da scoprire e
da rivivere che fanno ormai
parte dell’immaginario
collettivo, per la loro grande
forza scaturita nella musica e
nei suoi contenuti testuali.
Lorenzo Iadicicco
questione meridionale e l’emigrazione come fenomeni
tuttora presenti, la
guerra nei suoi
molteplici e drammatici scenari, dal
primo conflitto
mondiale a quello
nella ex Jugoslavia, la rivoluzione
e gli anni di piombo... Quella che Erri De Luca rievoca
non è la grande
storia dei manuali,
ma l’altra faccia
della medaglia:
una storia silenziosa, ma viva e vibrante, fatta di piccoli gesti, di fughe e di addii, di dolori e sconfitte, ma anche di resistenze e quotidiano eroismo.Tra i
momenti più alti dello spettacolo
un video nel quale l’attore Mariano
Rigillo interpreta Giovanni Lamagna, che fu professore di latino e
greco di Erri De Luca quando frequentava il liceo Umberto, e che,
prendendo spunto dalla volontà
della classe di coprire gli autori di
una bravata (alcuni di loro avevano svitato un pannello della cattedra per guardare le gambe della
supplente), tiene un’autentica lezione di vita spiegando la differenza tra solidarietà e omertà.In
chiusura De Luca ricorda l’amico
Izet Sarajlic, poeta bosniaco che
scelse di condividere la sorte del
suo popolo, e che per riscaldarsi
dovette usare come legna da ardere la sua biblioteca: prima i filosofi, poi i romanzieri, poi il teatro...
ma quando sarebbe toccato alla
poesia la guerra finì. «Perché la
poesia genera un calore misterioso e tenace, e impedisce l’arresto
del cuore del mondo».