Scheda - Trasformazioni sociali e pensiero politico

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BLOCCO 10 (Prima) - Va in "Appunti e schede" - Lezione 14, 15 e 16
III-TRASFORMAZIONI SOCIALI E PENSIERO POLITICO
Gli aspetti più importanti da tenere in considerazione a livello introduttivo sono due:
- Le trasformazioni socioeconomiche dovute al passaggio da una società preindustriale ad una società
industriale (oggi si parla anche di società postindustriale).
 Lucido 1 "Trasformazioni sociali e pensiero politico".
- L'evoluzione che questi cambiamenti implicano nei rapporti tra politica ed economia.
 Lucido 2 "Rapporto politica-economia".
Parallelamente sono interessanti le riflessioni proposte dal nostro libro di testo sullo sviluppo dell'opinione
pubblica. Nei capitoli successivi approfondiremo questi aspetti.
 Libro pp. 58-59 e 99.
III.1-LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
La Rivoluzione industriale ha origine in Inghilterra, nella seconda metà del XVIII secolo. In seguito si
diffonde in Europa (primo ottocento e oltre a dipendenza degli Stati). Molti storici distinguono una seconda
Rivoluzione industirale a fine Ottocento.
 Sulle cause dell'origine inglese: lucido 3 "Rivoluzione industriale: introduzione"
In genere le condizioni-quadro in Inghilterra erano migliori: si pensi ad esempio all'arretratezza
dell'agricoltura, alle difficoltà dei trasporti (differenze rispetto ai giorni nostri), ai dazi interni, ecc.
 Libro pp. 16 e soprattutto 28-33 (Sulla Rivoluzione industriale in Inghilterra)
In sintesi la Rivoluzione industriale si sviluppa in Inghilterra in quanto vi sono delle condizioni-quadro
favorevoli:
1 Imprenditori – innovazioni – stimolo all’investimento
2 Materie prime e forza lavoro
3 Mercato in cui vendere i prodotti
Introduzione
 Lucido 4 "Rivoluzione industriale: introduzione"
Secondo le teorie economiche dell’epoca la ricchezza era generata dal lavoro e lo Stato, per non ostacolare
il progresso economico, non doveva intervenire in nessun modo ponendo regole e limiti alla libertà
economica (liberismo).
Nel sistema produttivo capitalista un imprenditore, detentore di capitale, lo investiva, ad esempio in
macchinari ed in tecnologia, alfine di migliorare la produttività, ricavandone un profitto maggiore. Parte
dell’utile doveva poi essere reinvestita, allo scopo di continuare ad aumentare la produttività (diversamente
da quanto abbiamo visto avvenire nella società tradizionale dell'Ancien régime, con i nobili che
accumulavano fortune vivendo di rendita).
Il lavoro era considerato unicamente come un costo da ridurre (una merce) al minimo possibile ed i
salari dovevano essere fissati unicamente sulla base delle leggi di mercato, vale a dire in particolare della
legge della domanda e dell’offerta (al pari delle altre merci). Questo comportava condizioni di vita
difficilissime per i lavoratori (l'anello debole della catena).
 Lucido 5 "Il sistema produttivo capitalista"
Infatti solamente più tardi il lavoratore verrà considerato un attore attivo nel sistema produttivo, cui
verrà quindi riconosciuto il diritto ad una parte dell’utile (guadagno) prodotto sia grazie agli
investimenti di capitale dell’imprenditore, che al suo lavoro. Ecco che a quel momento nel determinare
il salario non saranno più tenute in considerazioni unicamente le leggi di mercato (domanda ed offerta di
lavoro), bensì pure altre considerazioni, come l’utile dell’azienda, di cui anche i lavoratori hanno diritto
ad una parte (si osserva che vi saranno anche altre teorie, in base alle quali l’unico ruolo importante è
quello dei lavoratori: vedi comunismo, che studieremo più in avanti).
Inoltre (molto più tardi) il lavoratore sarà pure considerato un consumatore, ed alfine di garantire una buona
andatura economica è essenziale che i consumatori dispongano di risorse per acquistare quanto viene
prodotto. Questo aspetto è molto importante in un’economia in cui il ruolo della domanda diventerà
prevalente rispetto a quello dell’offerta, ribaltando il rapporto tradizionale (società industriale e
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postindustriale). Ma a queste idee si giungerà solo molto tardi, come vedremo in seguito.
Aspetti tecnici ed economici
 Libro Modulo 2, unità 1: pp. 58-73.
Oltre a quanto troviamo nel libro, sono da tenere in considerazione i seguenti aspetti:
1- La superiorità del modello produttivo europeo spingerà le diverse potenze europee a voler controllare il
mondo (vedi imperialismo). Agli extraeuropei sarà imposto il modello produttivo europeo (superiorità
europea) e si vorrà civilizzare il resto del mondo, ma anche e soprattutto sfruttarlo economicamente.
2- Gli ingenti investimenti necessari alla produzione con il principio della catena di montaggio spingeranno
gli imprenditori ad organizzarsi in diverse maniera: i servizi e le banche si svilupperanno notevolmente
(prestiti, ecc.) e molte aziende si baseranno sulle azioni. Gli azionisti saranno cioè i proprietari delle
aziende, che così entrano in possesso di nuovi capitali da investire. Parallelamente avremo quindi un
nuovo mercato azionario, con speculazioni. Inoltre molte aziende verranno a costituire dei monopoli, dei
cartelli e dei trust.
 Libro pp. 67-69
3- Il sistema produttivo capitalista è molto efficace, ma soffre di crisi periodiche caratteristiche congenite
(crisi di sovrapproduzione). Inoltre vi sono altri aspetti problematici, che devono essere controllati. Si
tratta quindi di definire i rapporti tra l'economia e lo stato.
 Libro p. 71-72 e lo schema a p. 72 sul ciclo economico
4- Dall'Inghilterra la Rivoluzione industriale si diffonde, con qualche decennio di ritardo, sul continente, molto
spesso copiando dal modello inglese.
5- Inizialmente la Rivoluzione industriale si sviluppa in seguito alla Rivoluzione agricola, cercando di
soddisfare dapprima i bisogni primari (vestiti  settore tessile). Poi saranno altri settori: siderurgico,
metalmeccanico e carbonifero e in parallelo i servizi finanziari (banche, ecc.). Con la seconda
rivoluzione industriale abbiamo i settori: chimico, elettrico, il motore a scoppio e le telecomunicazioni.
Al di là di tutto questo una grande importanza l'ha avuta lo sviluppo della ferrovia (grazie alla quale in
seguito si svilupperà anche il turismo).
6- L'industrializzazione provoca alcuni cambiamenti: migliora l'istruzione popolare, che diventa una
preoccupazione dei governi, e viene introdotta la carta moneta (sistema aureo: banche centrali).
7- Con Taylor, oltre all'idea di "organizzazione scientifica del lavoro", si comincia a considerare il
lavoratore come parte integrante del sistema produttivo, che ha quindi diritto ad una parte del profitto, che
contribuisce a generare al pari degli imprenditori (quindi la forza lavoro non è più come tutte le altre
merci ed i salari non possono più essere calcolati unicamente sulla base delle leggi di mercato della
domanda e dell'offerta).
 Vedi testo di Taylor "L'organizzazione scientifica del lavoro"
Oss: questo genera anche maggiore stress per il lavoratore, come ad esempio con la diffusione del salario a
cottimo (al pezzo).
Aspetti sociali
 Libro Modulo 2, unità 2: pp. 78-91. In particolare pp. 78-85 con due aspetti importanti:
1- La crescita demografica, il grande boom dell'ottocento. Lo sfogo di questa crescita è doppio:
emigrazione e urbanizzazione (crescita delle città).
2- La differenza tra la borghesia e l'aristocrazia (il borghese investe per aumentare la produttività, il nobile
vive di rendita, senza arricchire il paese) e la differenziazione della borghesia stessa (l'alta borghesia, con
gli imprenditori, ed il ceto medio, con liberi professionisti, impiegati, ecc, che in quanto "colletti bianchi" si
distinguono dagli operai, "colletti blu").
Per quanto riguarda la problematica dell'emigrazione sono pure da tenere in considerazioni i diversi aspetti
umani: i viaggi, le difficoltà, ecc.
Alcune osservazioni complementari:
- Il declino dell'aristocrazia è più lento dal punto di vista politico che economico, in quanto i borghesi si
trovano spesso a far fronte comune con i fautori dell'ordine tradizionale per difendere l'ordine sociale
costituito (vogliono cioè evitare una rivoluzione sociale) contro le classi povere (operai, ecc.). Vi è cioè
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spesso una sorta di compromesso tra borghesia, nobiltà, clero e monarchia (vedi sistema a suffragio
censitario ≠ suffragio universale).
- Le condizioni di vita degli operai (del proletariato) sono uno degli aspetti della Rivoluzione industriale
che più colpisce. Infatti se l'industrializzazione ha prodotto tanta ricchezza, ha dall'altro lato generato
parecchia miseria.
 Vedi libro pp. 86-89 e lucido "Le condizioni di vita degli operai", illustrazione e documenti:
 Interessanti anche i due testi proposti (vedi documenti):
- Un'inchiesta governativa attorno al 1830, che mostra quali erano le dure condizioni dei bambini (che
lavoravano in miniera in alcuni casi già a 4 anni.
- E una presentazione generale della problematica del lavoro minorile (dove si parla anche del problema
degli orfani e dell'abbandono). NB: solo verso fine Ottocento in Europa si arriva all'età minima di 12 anni
(CH 1877 a 14 anni).
Il documento inerente il bilancio familiare di alcune famiglie di Leeds ci mostra come i bambini venivano
fatti lavorare per l'assoluta necessità (rinunciare ai pochi soldi che procuravano implicava la rinuncia a beni
di prima necessità come il nutrimento, che già non era sufficiente).
Bisogna anche riflettere sulle problematiche attuali della condizione dell'infanzia in molti paesi (lavoro
minorile, sfruttamento, ecc.).
Conclusione aspetti sociali
Dopo una prima fase di smarrimento, gli operai cominciarono a capire di costituire una nuova classe
(presa di coscienza, favorita anche dallo stretto contatto nelle fabbriche). Abbiamo quindi: nuove idee
politiche; un interessamento paternalista di alcuni imprenditori che si preoccuparono delle loro condizioni; la
preoccupazione di molti medici, intellettuali e politici per la loro sorte (anche morale); le prime
organizzazioni operaie (associazioni di mutuo soccorso, sindacati, ecc.) e quindi l’acquisizione di
maggior forza contrattuale; il riconoscimento del diritto a parte del profitto anche ai lavoratori (in quanto
attori attivi nel sistema produttivo ed in quanto consumatori) ed infine lo sviluppo delle prime legislazioni
sociali* (stato sociale, stato provvidenza, welfare, ecc.) e le prime assicurazioni sociali** (vecchiaia,
malattia, infortuni, disoccupazione).
I movimenti operai si sviluppano principalmente in due correnti:
- I sindacati, che ambiscono a migliorare concretamente le condizioni di vita dei lavoratori (ad esempio
aumentare i salari, ridurre gli orari di lavoro, le condizioni di sicurezza, ecc.).
- Le organizzazioni politiche (socialismo), che vogliono cambiare la società, attraverso riforme o per vie
rivoluzionarie.
* Ad esempio con Bismarck in Germania, che pur governando in maniera autoritaria, vuole integrare gli
operai nella società creando e generalizzando un sistema assicurativo, per far sì che si riconoscano
nello Stato e per togliere il terreno da sotto i piedi ai socialisti, che speravano nell’appoggio popolare
per un’eventuale rivoluzione.
** Si noti la differenza tra l'assistenza, che era molto dura e vedeva una condanna morale dei poveri, che
spesso erano rinchiusi nelle workhouse, e le assicurazioni sociali, che proteggono da eventuali
disavventure e costituiscono un diritto dal momento che si pagano delle quote. Inoltre l'assistenza
tradizionale non era un diritto, ma dipendeva piuttosto dalla disponibilità, che non dal bisogno (vedi
l'obbligo di carità cristiana: infatti era uno dei compiti delle parrocchie).
Rivoluzione industriale: conclusione
Abbiamo visto che la Rivoluzione industriale è un fenomeno complesso, che non riguarda solo l’economica e
l’industria, ma tutta la società nel suo insieme, provocando una serie di trasformazioni sociali ed economiche
su tempi diversi. Se consideriamo l’insieme delle così dette “Rivoluzioni atlantiche” (cioè anche le
rivoluzioni politiche, come la Rivoluzione francese) possiamo constatare il tramonto progressivo (e non
immediato) della società dell’Ancien Régime e la fine “dell’epoca del bisogno”, in cui la miseria e le
carestie erano considerate con fatalità, come un dato di fatto inevitabile (il problema della povertà e della
miseria è ancora attuale!).
Purtroppo la Rivoluzione industriale all’inizio non ha generato solo ricchezze, ma anche nuova miseria. Infatti
ci ritroviamo con una situazione di larga diffusione del pauperismo (le nuove masse operaie nelle città),
inteso come povertà che non colpisce unicamente gli esclusi e gli emarginati, bensì ampi strati della
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popolazione integrati nella società (che hanno quindi un loro ruolo ed esercitano una professione). Infatti
all’inizio si vedevano unicamente, o quasi, gli aspetti positivi dell’industrializzazione, mentre la miseria non
era così appariscente agli occhi dei contemporanei, come lo sarebbe ai nostri: questo perché in
precedenza si conviveva quotidianamente con essa e con una situazione ben peggiore (carestie, ecc., ceh
nelle società industriali tendono a sparire).
Con il tempo ci si è però resi conto che negli ideali capitalisti e liberisti ottocenteschi qualche cosa non
funzionava:
- Intellettuali (e medici, politici, ecc.) si resero conto delle condizioni miserabili degli operai (Engels,
Dickens, Marx, ecc.) e le ritennero inaccettabili, dal momento che la miseria non era più considerabile
come inevitabile e doveva essere imputata all’ingiustizia sociale (ridistribuzione della ricchezza). In
effetti l’Ottocento è un secolo molto fertile dal punto di vista delle utopie e del pensiero politico tendente
al rinnovamento ed al cambiamento della società nel suo insieme (es. nascita del pensiero socialista).
- Si svilupparono quindi nuove idee politiche di giustizia sociale.
- Gli stessi operai a poco a poco presero coscienza di costituire una classe, di avere interessi comuni da
difendere. Ecco che nacquero le prime associazioni di mutuo soccorso ed i primi sindacati (prima vietati),
sino alle organizzazioni internazionali (es. l'Associazione internazionale dei lavoratori o Prima
internazionale, 1864).
- Possiamo osservare che i movimenti politici e quelli sindacali si distinguono poiché i primi tendono a
voler riformare globalmente la società ed il sistema politico (con riforme, ma anche attraverso rivoluzioni),
mentre i secondi sono più propensi ad ottenere miglioramenti concreti delle condizioni di vita e di lavoro
degli operai.
 Vedi anche il ruolo opinione pubblica, che si organizza sempre di più: libro p. 99.
- Progressivamente è cresciuta anche la forza contrattuale dei lavoratori, che prima dovevano subire le
scelte del padronato ed erano controllati (libretti di condotta) e limitati (divieto di associazione, ecc.).
- Poco a poco anche le teorie economiche si sono evolute, riconoscendo ad esempio ai lavoratori il diritto a
parte del profitto. Quindi i salari non venivano più fissati unicamente sulla base delle leggi di mercato
(domanda ed offerta), bensì anche sulla produttività dell’azienda.
- La contrapposizione sociale diventerà l’aspetto prevalente della vita politica: con visioni “classiste”, in
cui la lotta di classe è la base del progresso, ed altre interclassiste, come la dottrina sociale della Chiesa,
secondo cui i salari devono essere fissati non solo secondo le leggi di mercato, ma anche in funzione dei
bisogni degli operai e delle loro famiglie, o le idee che abbiamo visto con Taylor (collaborazione e
comunanza di interessi tra lavoratori e padronato).
- Col tempo gli operai ed i lavoratori in genere saranno considerati anche come consumatori (che
comperano i prodotti dell’industria stessa). Diventando la domanda prevalente rispetto all’offerta,
diventa importante la funzione dei salari di ridistribuzione delle ricchezze.
- Il lavoro ed il salario diventano (lo sono tuttora) un elemento fondamentale per l’integrazione sociale e
la funzione (del salario) di ridistribuzione della ricchezza essenziale al funzionamento dell’intero
sistema economico (si osservi come nella mentalità tradizionale il salariato era in fondo alla scala dei valori
sociali).
- Pure la percezione del ruolo dello Stato (che non deve più astenersi da ogni intervento in ambito
economico e sociale e limitarsi a gettare le basi dello sviluppo, realizzando infrastrutture, garantendo la
sicurezza, la giustizia o l’istruzione e la formazione professionale) cambierà: oggi la politica deve regolare
anche l’economia, favorendone lo sviluppo e, pur lasciando libertà all’iniziativa privata, correggere le
disfunzione del libero mercato.
 Libro p. 73
- Poco a poco verrà messa in piedi una legislazione sociale, che oltre a proteggere i lavoratori
(previdenza), regolamenta certi aspetti ineconomici delle attività produttive (sicurezza, igiene, mercato
del lavoro e condizioni di lavoro, aspetti ambientali, ecc.). Questo per convinzione, ma anche per
integrare gli operai nella società industriale, così da “togliere il terreno da sotto i piedi” ai
rivoluzionari o per necessità dello stesso mercato (i lavoratori sono consumatori).
Quindi malgrado tutte le resistenze (restaurazione), i freni (alleanze strategiche tra Borghesia e forze
tradizionali -monarchia, nobiltà e clero-, volte ad impedire una rivoluzione sociale che rimetta ad esempio in
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discussione la proprietà privata), ecc. con la Rivoluzione industriale (e le contemporanee rivoluzioni culturali
e politiche) si è avviato un processo di mutamento della società, e di riflesso delle mentalità, irreversibile.
Le contestazioni (moti insurrezionali) ai tentativi di restaurazione già nella prima metà dell’Ottocento ne sono
una prova evidente. Processo che per certi aspetti è ancora attuale: si rifletta ad esempio sull’importanza
della comunicazione, sia all’epoca, che oggi, dove grazie all’informatica ed internet (ma non solo)
l’evoluzione è rapidissima (si pensi ad esempio alla problematica legata alla globalizzazione).
 Vedi anche libro pp. 59 e 99.
 Vedi testo "No a questa globalizzazione" (e spiegazioni sotto) + lucido "Schema globalizzazione"
Spiegazioni accompagnatorie al testo "No a questa globalizzazione", di A. tour (Cdt, 2.121999)
Queste annotazioni fanno da complemento al testo citato. Oggi lo Stato pone delle regole (legislazione
sociale, sul lavoro, ecc.) negli ambiti ineconomici della produzione: sicurezza sul lavoro, aspetti sociali,
ambientali, salari, fisco (imposte e tasse), ecc. Questo perché la concorrenza spinge le aziende a dover
produrre al minor costo possibile e quindi a non poter tenere in considerazione questi aspetti, a meno
che anche le aziende concorrenti non facciano altrettanto. Siccome si tratta di questioni importanti per il
benessere collettivo, tocca allo Stato ed alla politica fissare delle regole, secondo criteri non economici
(leggi, eventuali contratti collettivi di lavoro, ecc.).
Con la globalizzazione dell’economia, si ha la necessità di rendere l’economia nazionale concorrenziale
rispetto a quella estera. Ecco che all’interno dei diversi paesi si sviluppano correnti neoliberiste, che
mirano ad una deregolamentazione (e spesso anche alle privatizzazioni di servizi pubblici) dell’economia:
l’obiettivo è di garantire la competitività delle imprese nazionali sul mercato mondiale. Infatti gli accordi
di libero scambio, regolati dall’OMC (Organizzazione mondiale del commercio, WTO) sono considerati
fondamentali al progresso economico, ma creano anche dei problemi (sociali, ambientali, di sicurezza, salari,
ecc.). Ad essere favorite sono soprattutto le grandi multinazionali, che possono operare liberamente nel
loro interesse.
È per questo che la mondializzazione e la globalizzazione sono contestati e, per superare queste
difficoltà, sarà necessario trovare degli accordi internazionali, che permettano di governare questa
globalizzazione ponendo delle regole in ambito sociale, della sicurezza, di protezione dell’ambiente,
valide per tutti e che quindi non creino vantaggi concorrenziali a scapito dei lavoratori (riduzione
salarie prestazioni sociali, precarietà, ecc.) e dell’ambiente. Tutto ciò è molto difficile poiché la
legislazione europea e quella americana (ad esempio in ambito sociale) sono molto diverse, così come
anche gli interessi economici, in particolare oltre che tra Europa ed USA, anche tra paesi sviluppati e
paesi in via di sviluppo o poveri.
Ma solo così si potrà trovare una soluzione che garantisca il benessere di tutti: imponendo delle
regole che diano a tutti (in tutto il mondo) condizioni di vita e di lavoro buone; altrimenti si andrà
verso la rovina economica oppure verso un circolo vizioso, per cui la qualità di vita (salari,
condizioni di lavoro, ecc.) peggiorerà continuamente, dato che l'unico modo per rimanere competitivi
è ridurre questi costi.
La politica (e l’etica) devono perciò ritrovare il loro ruolo centrale, di guida dell’economia, altrimenti si
corre il rischio di tornare alla chiusura (protezionismo) ed ai nazionalismi.
Momenti importanti:
- 1992, Conferenza internazionale di Rio  Agenda XXI, per lo sviluppo sostenibile (socialmente,
economicamente e dal punto di vista ambientale: tale da non compromettere il pianeta per le future
generazioni).
- 1997: conferenza e protocollo di Kyoto.
- 1999 Seattle, OMC, e contestazione.
- Contestazioni ai vertici del G8 (es. Genova 2001).
- Vari forum economici (Davos) e contestazioni.
- Forum sociale di Porto Allegre (2000 e 2001).
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STORIA: ESERCIZIO DI PRESENTAZIONE
Si tratta di presentare alla classe oralmente (10 minuti) o attraverso il forum in gruppo od
individualmente un argomento legato alla Rivoluzione industriale sulla base di un testo.
Procedura:
1 Lettura del testo e preparazione della presentazione in classe (evidenziare alcuni punti
da trattare). Divisione dei compiti per la ricerca. Preparare una traccia per la
presentazione.
2 Breve ricerca d’approfondimento sull’argomento.
3 Preparazione di eventuale documentazione o strumenti per la presentazione
(informatica, lucidi, testi, ecc.).
4 Suddivisione dei compiti per la presentazione (equilibrata).
Sta quindi a voi decidere come procedere, sia nella strutturazione del lavoro, che nella
presentazione. In ogni caso tutti devono aver letto il testo e conoscere l’intera
presentazione (in caso di assenza del compagno ognuno deve essere in grado di
presentare l’intero lavoro alla classe da solo).
La valutazione terrà conto: presentazione del testo (contenuto), qualità della
presentazione, eventuale materiale preparato, ricerca supplementare di approfondimento,
ecc.
Testi, attribuzioni ed eventuali indicazioni supplementari:
1 Dal legno al carbone: una rivoluzione energetica (libro pp. 74 e 75).
Attribuito a :__________________________ Data: ___________________________
2 Telegrafo e telefono (libro pp. 76 e 77).
Attribuito a :__________________________ Data: ___________________________
3 Le importazioni transoceaniche di cibo (libro pp. 92 e 93).
Attribuito a :__________________________ Data: ___________________________
4 Le dimensioni sociali di una malattia: la tubercolosi (libro pp. 94 e 95).
Attribuito a :__________________________ Data: ___________________________
5 Il romanzo d’appendice e la letteratura popolare (libro pp. 96 e 97).
Attribuito a :__________________________ Data: ___________________________
6 Il lavoro minorile (libro p. 86) + la problematica oggi (piccola ricerca).
Attribuito a :__________________________ Data: ___________________________
Esprimere pure opinioni personali, specialmente sulla differenza tra la situazione dei
giovani nel passato ed oggi e l’importanza dell’istruzione, e basarsi anche sul testo letto in
classe. Fare una piccola ricerca supplementare.
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