17 – I Doni dello Spirito

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17 – I Doni dello Spirito
Dio concede a tutti i membri della chiesa, indipendentemente dall’epoca in cui vivono, i doni
spirituali che ognuno deve utilizzare in un servizio motivato dall’amore, per il bene comune
della chiesa e dell’umanità. Donati dallo Spirito Santo, che li distribuisce “a ciascuno in
particolare come egli vuole”, i doni assicurano quelle capacità e quella vocazione necessarie
alla chiesa per l’esercizio delle funzioni stabilite da Dio. Secondo le Scritture, questi doni
sono: la fede, la guarigione, la profezia, la predicazione, l’insegnamento, l’amministrazione, la
comprensione, la riconciliazione, il servizio altruistico e la bontà per aiutare e incoraggiare le
persone. Alcuni membri sono chiamati da Dio e ricevono i doni dello Spirito per esercitare le
funzioni riconosciute dalla chiesa nel ministero pastorale, evangelistico, apostolico e
nell’insegnamento. Queste funzioni sono particolarmente importanti per preparare i membri
al servizio, per aiutare la chiesa a crescere verso il raggiungimento della maturità spirituale,
per promuovere l’unità della fede e la conoscenza di Dio. Quando i membri usano questi doni
spirituali “come buoni amministratori della svariata grazia di Dio”, la chiesa è protetta dagli
influssi distruttivi delle false dottrine, si sviluppa grazie all’intervento di Dio e si rafforza nella
fede e nell’amore (cfr. Rom 12:4-8; 1 Cor 12: 9-11, 27, 28; Ef 4:8, 11-16; At 6:1-7; 1 Tm 2:1-3;
1 Pt 4:10, 11).
LE PAROLE CHE GESU’ PRONUNCIO’ PRIMA della sua ascensione al cielo hanno
cambiato il mondo. “Andate per tutto il mondo,” ordinò ai suoi discepoli, “e predicate il vangelo a
ogni creatura” (Mc 16:15).
In tutto il mondo? A ogni creatura? I discepoli devono averlo considerato un compito
impossibile. Cristo, capendo la loro impotenza, li esortò a non lasciare Gerusalemme “ma di
attendere l’attuazione della promessa del Padre”. E li assicurò dicendo: “riceverete potenza quando
lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e
Samaria, e fino all’estremità della terra” (At 1:4,8).
Dopo l’ascensione di Gesù al cielo i discepoli passarono molto tempo insieme pregando.
L’armonia e l’umiltà sostituì la discordia e la gelosia che avevano macchiato molto del tempo
passato insieme a Gesù. I discepoli erano convertiti. L’intima comunione con Cristo e la loro
conseguente unità composero la preparazione necessaria all’unzione dello Spirito Santo.
Come Gesù ricevette la speciale unzione dello Spirito che lo rese idoneo per il suo ministero
(At 10:38), così i discepoli ricevettero il battesimo dello Spirito Santo (At 1:5) che li abilitò a
testimoniare. I risultati furono elettrizzanti. Il giorno che ricevettero il dono dello Spirito Santo,
battezzarono tremila persone (cfr. At 2:41).
I Doni dello Spirito Santo
Cristo illustrò i doni dello Spirito Santo con una parabola: “avverrà come a un uomo che,
partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e affidò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a
un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì” (Mt 25:14,15).
Il datore di lavoro che intraprende un viaggio per una terra lontana rappresenta Cristo che
lasciò la terra per il cielo. I “suoi servi” sono i suoi seguaci, “comprati a caro prezzo” (1 Cor 6:20),
“con il prezioso sangue di Cristo” (1 Pt 1:19). Egli li ha redenti per il servizio, e loro non vivono
“più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2 Cor 5:15).
Cristo diede dei beni a ciascuno dei suoi seguaci secondo la loro capacità individuale, a
“ciascuno il proprio compito” (Mc 13:34). Questi doni, come altri beni e capacità (cfr. capitolo 21
di questo libro), rappresentano i doni speciali che vengono impartiti dallo Spirito.1
Cristo diede questi doni alla sua chiesa in modo speciale alla Pentecoste. “Salito in alto,”
disse Paolo, “ha fatto dei doni agli uomini”. Così, “a ciascuno di noi la grazia è stata data secondo la
misura del dono di Cristo” (Ef 4:7,8). Lo Spirito Santo è l’agente che distribuisce, “a ciascuno in
particolare come vuole” (1 Cor 12:11), i doni che abilitano la chiesa a svolgere il compito
assegnatole.
Lo Scopo dei Doni Spirituali
Lo Spirito Santo dà capacità speciali ai membri per abilitarli ad assistere la chiesa nel
compimento della sua divina missione.
L’Armonia nella Chiesa. La chiesa di Corinto non mancava di alcun dono spirituale (1 Cor
1:4-7). Ma sfortunatamente, i suoi membri bisticciavano come bambini su quale dono fosse il più
importante.
Indirizzando le divisioni nella loro chiesa, Paolo scrisse ai Corinzi sulla vera natura di questi
doni e come sarebbero dovuti funzionare. I doni spirituali, spiegò, sono dei doni della grazia. Dal
medesimo Spirito, provengono “diversità di doni” che guidano a “diversità di ministeri” e a
“diversità di operazioni”. Ma, è il “medesimo Dio” enfatizzò, “che opera tutte le cose in tutti” (1
Cor 12:4-6).
Lo Spirito distribuisce doni a ogni credente per l’edificazione, o per la costruzione, della
chiesa. I bisogni dell’opera del Signore determinano cosa lo Spirito distribuisce e a chi. Non tutti
hanno gli stessi doni. Paolo disse che lo Spirito dà a un individuo saggezza, a un altro conoscenza, a
un altro fede, a un altro miracoli, a un altro profezia, a un altro discernimento degli spiriti, a un altro
lingue, a un altro interpretazione delle lingue. “Ma tutte queste cose le opera quell’unico e
medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno in particolare come vuole” (v. 11). Il
ringraziamento per il funzionamento di un dono nella chiesa dovrebbe essere diretto al divino
Datore, non alla persona che lo esercita. E poiché i doni sono dati per la chiesa, non per l’individuo,
la persona recipiente non dovrebbe considerarli come una proprietà privata.
Poiché lo Spirito distribuisce i doni come meglio crede, nessun dono deve essere disprezzato
o poco valorizzato. Nessun membro della chiesa ha il diritto d’arroganza perché ha una particolare
posizione o funzione, come nessun membro deve sentirsi inferiore perché gli è stato assegnato
un’umile ruolo.
1. Il modello di funzionamento. Paolo usa il corpo umano per illustrare l’armonia nella
diversità dei doni. Il corpo ha molte parti e ogni membro contribuisce in modo unico. “Ora Dio ha
collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto” (v. 18).
Nessuna parte del corpo dovrebbe dire a un’altra: “non ho bisogno di te”. Tutti sono
dipendenti l’uno dall’altro e “le membra del corpo che sembrano più deboli, sono invece necessarie;
e quelle parti del corpo che stimano essere meno onorevoli, le circondiamo di maggior onore; le
nostre parti indecorose sono trattate con maggior decoro, mentre le parti nostre decorose non ne
hanno bisogno, ma Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che mancava”
(vv. 21-24).
Le parti del corpo che sono strutturalmente più deboli hanno bisogno di una maggiore
protezione. Possiamo funzionare senza una mano o una gamba, ma copriamo altri parti del corpo
con abiti per modestia e decenza. Lungi dal sottostimare i doni più piccoli, dobbiamo trattarli con
grande cura perché la salute della chiesa dipende da codesti.
Dio vuole che la distribuzione dei doni nella chiesa impedisca “la divisione nel corpo” e
produca invece uno spirito di armonia e di dipendenza, così che “se un membro soffre, tutte le
membra soffrono con lui; se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui” (vv.
25,26). Dunque, quando un credente soffre, l’intera chiesa dovrebbe esserne informata e dovrebbe
cercare di alleviare la sofferenza. Solo quando questa persona è restaurata, la salute della chiesa è
recuperata.
Dopo aver discusso il valore di ciascun dono, Paolo ne enumera diversi: “Dio ha posto nella
chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori, poi
miracoli, poi doni di guarigione, assistenze, doni di governo, diversità di lingue” (v. 28; cfr. Ef
4:11). Poiché nessun membro ha tutti i doni, egli incoraggia ciascuno a desiderare “ardentemente I
doni maggiori” (v. 31), riferendosi a quelli più utili alla chiesa.2
2. La dimensione indispensabile. I doni dello Spirito Santo non sono comunque sufficienti
per se stessi. C’è “una via, che è la via per eccellenza” (v. 31). Mentre i doni dello Spirito
passeranno via al ritorno di Cristo, il frutto dello Spirito è eterno. Esso è l’eterna virtù dell’amore e
della pace, della bontà e della giustizia che l’amore porta con sé (cfr. Gal 5:22, 23; Ef 5:9). Mentre
la profezia, le lingue e la conoscenza scompariranno, fede, speranza e amore dureranno. E “la più
grande di esse è l’amore” (1 Cor 13:13).3
Questo amore (agape in greco) che Dio offre è pronto al sacrificio di sé e a donarsi
completamente. E’ “l’ amore più nobile, quello che riconosce il valore della persona o dell’oggetto
che è amato; che si basa sul principio, non sull’emozione; e che proviene dal rispetto per le
ammirabili qualità del suo oggetto”.4 I doni privi dell’amore causano confusione e divisione nella
chiesa. La via per eccellenza, perciò, è che ciascun individuo con doni spirituali possegga anche
questo amore totalmente altruistico. “Desiderate ardentemente l’amore, non tralasciando però di
ricercare i doni spirituali” (1 Cor 14:1).
Vivere alla Gloria di Dio. Paolo parlò dei doni spirituali anche nella sua epistola ai Romani.
Esortando ogni credente a vivere dando gloria di Dio (Rm 11:36-12:2), egli utilizzò nuovamente le
parti del corpo per illustrare la diversità nell’unità che caratterizza i credenti che si sono uniti alla
chiesa (v. 3-6).
Riconoscendo che sia la fede che i doni spirituali hanno la loro fonte nella grazia di Dio, i
membri devono mantenere uno spirito di umiltà. Più doni sono dati, più grande l’influsso spirituale
di un credente, e più dipendente lui dovrebbe essere da Dio.
In questo capitolo Paolo enumera i seguenti doni: la profezia (dichiarazioni ispirate,
proclamazione), il ministero (servizio), l’insegnamento, l’esortazione (incoraggiamento), il dare
(condividere), l’amministrazione, la comprensione (compassione). Similmente in 1 Corinzi 12, egli
termina la sua argomentazione con il più grande principio della cristianità: l’amore (v. 9).
Pietro invece presentò il soggetto di doni spirituali considerando che “la fine di tutte le cose
è vicina” (1 Pt 4:7). L’urgenza dei tempi ordina ai credenti di utilizzare i doni. Esortò: “Ciascuno
secondo il dono che ha ricevuto, lo metta al servizio degli altri, come buoni amministratori della
svariata grazia di Dio” (v. 10). Nella stessa maniera di Paolo, Pietro insegnò che questi doni non
sono per la propria auto-glorificazione, ma “affinché in ogni cosa sia glorificato Dio” (v. 11). Anche
lui associò ai doni l’amore (v. 8).
La Crescita della Chiesa. Nella terza e finale argomentazione di Paolo sui doni spirituali,
disse ai credenti: “vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, con
ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi di
conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace” (Ef 4:1-3).
I doni spirituali contribuiscono a promuovere un’unità che genera la crescita della chiesa.
Ogni credente ha ricevuto “grazia…secondo la misura del dono di Cristo” (v.7).
Cristo stesso “ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri
come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e
dell’edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena
conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo”
(vvs. 11-13). Coloro che ricevono i doni spirituali li ricevono per servire particolarmente i credenti:
per formarli nelle varie funzioni, secondo i loro doni. Ciò edificherà la chiesa fino a che raggiunge
in maturità la perfetta statura di Cristo.
Questi ministeri aumentano la stabilità spirituale e rafforzano la difesa della chiesa contro le
false dottrine, così che i credenti non siano “più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni
vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore” (v.
14,15).
Infine, in Cristo, i doni spirituali producono sia l’unità che la prosperità della chiesa. “Da lui
tutto il corpo, ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il
proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell’amore” (v.
16). In modo che la chiesa sperimenti la crescita che Dio desidera per essa, ciascuno dei suoi
membri deve utilizzare i doni della grazia ch’egli ha fornito.
Come risultato, la chiesa sperimenterà una duplice crescita: quella nel numero dei suoi
membri e quella dei doni spirituali individuali. Di nuovo, l’amore è una parte integrante di questa
chiamata, poiché la chiesa può edificare se stessa e crescere solo utilizzando questi doni nell’amore.
Le Implicazioni dei Doni Spirituali
Un Ministero Comune. Le Scritture non sostengono il concetto che i ministri di culto
dovrebbero servire mentre i laici riscaldano semplicemente le panche aspettando di essere nutriti.
Sia i pastori che i laici formano la chiesa, il “popolo che Dio si è acquistato” (1 Pt 2:9). Insieme
sono responsabili per il benessere della chiesa e per la sua prosperità. E tutti sono chiamati a
lavorare insieme, ciascuno e ciascuna secondo il suo dono speciale, i doni dati da Cristo. La
diversità dei doni produce una varietà di ministeri o di servizi, che fusi insieme nella testimonianza,
espandono il regno di Dio e preparano il mondo a incontrare il Salvatore (Mt 28:18-20; Ap 14:612).
Il Ruolo dei Ministri di culto. La dottrina dei doni spirituali pone la responsabilità di
formare la congregazione sulle spalle dei ministri di culto. Dio ha assegnato apostoli, profeti,
evangelisti, pastori e insegnanti per equipaggiare il suo popolo per il ministero. “I pastori non
dovrebbero svolgere i compiti che spettano alla chiesa, sfiancando se stessi, e impedendo ad altri di
compiere il loro dovere. Dovrebbero insegnare ai membri come funzionare nella chiesa e nella
comunità”.5
Il pastore che non ha il dono di formare gli altri non appartiene al ministero pastorale ma a
un’altra area dell’opera del Signore.6 Il successo del piano di Dio per la chiesa dipende dalla
volontà e dall’abilità dei suoi ministri nel formare i membri a utilizzare i doni che Dio ha loro
affidato.
I Doni e la Missione. Dio dà i doni spirituali per il beneficio dell’intero corpo, non
semplicemente per gli individui che li ricevono. E giusto come l’individuo recipiente non riceve il
dono per se stesso, così la chiesa non riceve tutti i doni per se stessa. Dio li assegna alla comunità
dei credenti per prepararla a svolgere la missione che lui le ha assegnato per il mondo.
I doni spirituali non sono dei premi per un lavoro ben fatto, sono invece gli strumenti per
compiere un buon lavoro. Lo Spirito generalmente attribuisce a una persona doni che sono
compatibili con i suoi doni naturali, ciò nonostante i doni naturali non sono i doni spirituali.
Occorre la nuova nascita per energizzare una persona con lo Spirito. Noi dobbiamo essere nati di
nuovo affinché ci siano assegnati i doni spirituali.
Unità nella Diversità, Non Uniformità. Alcuni cristiani cercano di fare diventare gli altri
credenti una copia di se stessi. Questo è un piano umano, non divino. Il fatto che la chiesa rimane
unita nonostante la diversità dei doni spirituali evidenzia che i doni sono per natura complementari.
E indica che il progresso della chiesa di Dio dipende da ciascun credente. Egli vuole che tutti i doni,
tutte le funzioni e tutte le operazioni all’interno della chiesa operino unite per costruire sulla
fondazione posta dalla chiesa apostolica. In Cristo Gesù, la Pietra angolare, “l’edificio intero, ben
collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore” (Ef 2:21).
Negligere di Utilizzare i Doni Spirituali. I credenti che rifiutano d’impiegare i loro doni
spirituali scopriranno non solo che i doni si atrofizzano ma anche che loro stanno mettendo a rischio
la propria vita eterna. Gesù avvertì premurosamente e solennemente che il servo che non usa i suoi
talenti non è niente altro che un “malvagio e fannullone” che rigetta il premio eterno (Mt 25:2630).7 Il servo infedele ammise che la sua mancanza fu deliberata e premeditata. Così dovette subire
la responsabilità del suo proprio fallimento. “Nel grande giorno del giudizio coloro che si sono
lasciati andare alla deriva, scansando opportunità e sfuggendo responsabilità, saranno classificati
insieme ai malfattori dal grande Giudice”.8
Scoprire i Doni Spirituali
I membri devono riconoscere i doni ricevuti per poter essere implicati con successo nella
missione della chiesa. I doni funzionano come un compasso, dirigono il possessore verso il servizio
e la sperimentazione di una vita abbondante (Gv 10:10). Fino a quando noi “scegliamo ( o
semplicemente negligiamo) di non riconoscere, non sviluppare, e non esercitare i nostri doni, la
chiesa sarà meno i quello che potrebbe essere. Meno di ciò che Dio intende ch’essa sia”.9
Il processo per scoprire i doni spirituali10 dovrebbe essere caratterizzato dai seguenti
componenti:
Una Preparazione Spirituale. Gli apostoli pregarono ardentemente per essere resi idonei a
parlare in modo tale da guidare i peccatori a Cristo. Abbandonarono tutti i dissensi e i desideri di
supremazia che li separavano. E la confessione e il pentimento li condusse a un’intima comunione
con Cristo. Oggi, quelli che accettano Cristo hanno bisogno di una simile esperienza nella
preparazione per il battesimo dello Spirito Santo.
Il battesimo dello Spirito non è un solo evento, ma qualcosa che possiamo sperimentare ogni
11
giorno. Dobbiamo implorare il Signore per questo battesimo, poiché dà alla chiesa la potenza di
testimoniare e di proclamare il Vangelo. Sottomettiamo costantemente la nostra vita a Dio,
dimoriamo completamente in Cristo e chiediamogli la saggezza di scoprire i nostri doni (Gc 1:5).
Lo Studio delle Scritture. Uno studio di quello che il Nuovo Testamento insegna circa i
doni spirituali, accompagnato dalla preghiera, permette allo Spirito Santo d’imprimere nella nostra
mente qual è il ministero specifico che lui ha per noi. E’ anche importante credere che Dio ci ha
dato almeno un dono da utilizzare al suo servizio.
Essere Aperti alla Guida della Provvidenza. Noi non dobbiamo usare lo Spirito, è lo Spirito
che deve usare noi, poiché è Dio che opera nel suo popolo “il volere e l’agire, secondo il suo
disegno benevolo” (Fil 2:13). Cooperare in qualsiasi linea di servizio la provvidenza di Dio ci
presenta è un privilegio. Ma dobbiamo dare a Dio l’opportunità di operare affinché richieda la
nostra cooperazione per mezzo di altri. Ed essere pronti a rispondere ai bisogni della chiesa quando
questi ci vengono presentati. Non abbiamo paura di provare nuove cose, ma sentiamoci liberi
d’informare coloro che richiedono il nostro aiuto circa i talenti e l’esperienza che possediamo.
Una Riconferma da Parte del Corpo. Poiché Dio dà questi doni per edificare la sua chiesa,
noi dovremmo aspettarci che una conferma finale dei nostri doni provenga dalla valutazione del
corpo di Cristo, non dai nostri propri sentimenti. Spesso è molto più difficile riconoscere i propri
doni che quelli degli altri. E’ importante non solo voler ascoltare quello che gli altri ci dicono circa i
nostri doni, ma è anche riconoscere e riconfermare i doni che Dio ha dato agli altri.
Niente è più eccitante e soddisfacente che il sapere di stare occupando la posizione, o il
ministero, o il servizio che la Provvidenza divina ha stabilito per noi. L’utilizzazione del dono
speciale che Cristo ci ha dato tramite lo Spirito Santo apporta una grandissima benedizione. Cristo
desidera ardentemente condividere i doni della sua grazia. Accettiamo oggi il suo invito e
scopriamo ciò che i suoi doni possono realizzare in una vita ripiena dello Spirito!
Annotazioni
1
Cfr. per es., Ellen G. White, Christ’s Object Lessons, p. 327,328. Non si può sempre distinguere facilmente tra le
abilità naturali, quelle ereditate e quelle acquisite. In coloro che sono sotto il controllo dello Spirito queste abilità
sembrano frequentemente fuse insieme.
2
Cfr. Richard Hammill, “Spiritual Gifts in the Church Today”, Ministry, Luglio 1982, pp. 15, 16.
3
Nel senso più ampio, l’amore è un dono di Dio, poiché tutte le cose buone vengono da lui (John 1:17). E’ il frutto
dello Spirito (Gal 5:22), ma non un dono spirituale nel senso che lo Spirito Santo lo ha distribuito ad alcuni credenti e
non a tutti. Ogni individuo deve desiderare “ardentemente l’amore” (1 Cor 14:1).
4
SDA Bible Commentary, ed. riv., vol. 6, p. 778.
5
White, “Appeals for Our Missions” in Historical Sketches of the Foreign Missions of the Seventh-day Adventists,
Imprimerie Polyglotte, Basel, Switzerland, 1886, p. 291. Cfr. Rex D. Edwards, A New Frontier – Every believer a
Minister, Pacific Press, Mountain View, CA, 1979, pp. 58-73.
6
Cfr. J. David Newmann, “Seminar in Spiritual Gifts”, unpublished MS, p. 3.
7
Sulla serità di questa condizione, cfr. White, “Home Discipline”, Review and Herald, 13 Giugno, 1882, p. [1].
8
SDA Bible Commentary, ed. riv., vol. 5, p. 511.
9
Don Jacobsen, What Spiritual Gifts Mean to Me”, Adventist Review, 25 Dicembre, 1986, p. 12.
10
Cfr. Roy C. Naden, Discovering Your Spiritual Gifts, Institute of Church Ministry, Berrien Springs, MI, 1982; Mark
A. Finley, The Way to Adventist Church Growth, Concerned Communications, Siloam Springs, AR, 1982; C. Peter
Wagner, Your Spiritual Gifts Can Help Your Church Grow, Regal Books, Glendale, CA, 1979.
11
Cfr. White, Gli Uomini che Conquistarono un Impero, p. 50; White, Counsels to Parents, Teachers and Students,
Pacific Press, Mountain View, CA, 1943, p. 131.
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