La parola “volontà” sembra nata sotto una cattiva stella. Aldilà di A. Schopenhauer e F. Nietzsche e altri, J. Lacan individuava la patologia della “stella” e la stella come patologia., che i due precedenti non coglievano. “Che cosa vuole l’altro?”, “Que me veut-il ?”, così formulava J. Lacan la domanda patologica. E’ il peggiore approccio che si possa avere alla realtà dell’altro (se è il primo approccio, “a priori”). Esso è genericamente paranoico, cioè ancora una Teoria: l’altro è qualcuno che mi mette la volontà addosso, come le mani, o peggio ancora le parole. Osserviamo che nella psicosi paranoica un soggetto delira una volontà su di lui che non esiste: il problema patetico del paranoico è che non c’è nessuno che voglia qualcosa da lui, per questo lo delira. Non sa avere desiderio perché la volontà dell’altro è solo delirata. Quell’approccio, quando lo si proietta su Dio è solo paranoia bonificata, male-dettamente benedetta. Ma non è vero che questa parola è nata sotto una cattiva stella: piuttosto è stata catturata nel campo gravitazionale della cattiva stella (il “Simbolismo” junghiano, il “Simbolico” lacaniano), e così anche la volontà della frase celebre: “Sia fatta la tua volontà”. Si è così delirato da secoli e secoli un Dio delirante a sua volta, che avrebbe la sua brava Volontà già lì pronta e cucinata da tutti i secoli e in saecula saeculorum, e che ridurrebbe la libertà alla buona… volontà di gente pronta a mettersi agli ordini di questa stupida astrazione, come loro unico desiderio che è morte del desiderio. Riportiamo la volontà sulla terra, o alla sua ortodossia (ortodossia di soggetto, non ortodossia di partito). Essa è solo una questione di appuntamento riuscito, giuridico e economico. Il caso onesto, sano, normale, e produttivo, della volontà si ha quando essa è l’oggetto di una domanda: per esempio quando si domanda un finanziamento a una Banca correttamente chiamata Istituto di credito. Viene domandato che una volontà non già esistente si costituisca, come la volontà di concedere il mutuo. In precedenza non c’era, non per cattiva… volontà: doveva ancora costituirsi, e lo poteva. E’ il caso della frase del Padre Nostro: la cui traduzione “sia fatta” introduce l’equivoco che si tratti del rapporto comando-esecuzione, mentre si tratta di γενηθήτω cioè che si generi, o si costituisca. 1 © Opera Omnia di Giacomo B. Contri THINK! di Giacomo B. Contri “ SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ ” Perché la domanda sia tale, cioè domanda di volontà costituenda, essa deve essere ben fatta, accurata, formale, affinché la volontà possa costituirsi formalmente. L’amore va male, si sa. Ma va male per vizio di forma: ossia nulla o poco e male è fatto affinché nell’altro si costituisca una volontà. Ci sono preghiere che detesto perché sono mal fatte, e per questo non le considero preghiere. Il Padre Nostro - con la correzione che ho detto - è la preghiera delle preghiere, indipendentemente dalla credenza. Ho così ottenuto anche una definizione di “desiderio”: è la domanda che una volontà si costituisca. 6 ottobre 2006 2 © Opera Omnia di Giacomo B. Contri