ragione plurale - Aracne editrice

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RAGIONE PLURALE

Direttore
Philippe N
Pontificio Ateneo Sant’Anselmo
Comitato scientifico
Andrea D S
Pontificio Ateneo Sant’Anselmo
Andrea G
Pontificio Ateneo Sant’Anselmo
Emmanuel F
Institut Catholique de Paris
RAGIONE PLURALE
. . . λέγεται τολλαχῶς
— A, Metafisica, lib. IV, b
Espressione del lavoro della Facoltà di Filosofia del Pontificio Ateneo S. Anselmo di Roma, la collana “Ragione
plurale” si propone di riflettere sulle forme di razionalità
che operano tanto nella filosofia contemporanea quanto
nella storia della filosofia, muovendo dalla convinzione
che la struttura plurale della realtà sia essa stessa razionale,
rappresentando per la ragione filosofica uno stimolo e un
compito nello stesso tempo. Le sfide che scaturiscono dalla pluralità dei mondi che costituiscono il mondo odierno
richiedono questo sforzo del pensiero nel confronto e nel
dialogo con le ragioni degli altri.
Letizia Coccia
Trame del Sé
Lo sguardo fenomenologico di Nishida Kitarō
Prefazione di
Giovanni Ferretti
Postfazione di
Matteo Cestari
Aracne editrice
www.aracneeditrice.it
[email protected]
Copyright © MMXVI
Gioacchino Onorati editore S.r.l. – unipersonale
www.gioacchinoonoratieditore.it
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via Sotto le mura, 
 Canterano (RM)
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: ottobre 
A Selusi
ricordando i giorni di Kyoto
Indice

Sigle usate per le opere di Nishida

Prefazione
di Giovanni Ferretti

Premessa
L’orizzonte della scuola di Kyoto e la figura di Nishida
Kitarō
La “terra di mezzo” della filosofia,  – Nishida e la “rivoluzione della rivoluzione copernicana”,  – Il maestro e la
sua scuola: fruttuosi “conflitti”, .

Introduzione
Considerazioni preliminari “al di qua” del confine,  –
Elogio del conflitto: un’insolita chiave di lettura,  – Stare sulla
soglia,  – La liminalità del pensiero,  – Status quaestionis:
dire altrimenti,  – Dire altrimenti il Sé,  – Dire altrimenti
la relazione, .
Parte I
Dire altrimenti il Sé

Capitolo I
Il Sé come polo d’identità
.. Introduzione: indagini incrociate,  – .. Gli incerti
confini del Sé in Uno studio sul bene,  – ... I confini della


Indice
coscienza,  – ... Per una diversa articolazione tra pensiero
ed essere,  – .. Sulle tracce del Sé tra intuizione e riflessione: la falsa pista dell’identità,  – ... Una nuova
impostazione del problema,  – ... La falsa pista dell’identità,  – .. Un luogo da cui ripartire. La ritrascrizione dei
confini della coscienza,  – ... Definizione del concetto
di “luogo” (basho),  – ... Una nuova risposta al problema
dell’identità: “Chi sono?”, “Sono in questo”,  – .. L’identità assolutamente contraddittoria,  – .. Possibili letture
del Sé come auto–identità contraddittoria: contingenza,
emergenza ed evento, .

Capitolo II
Il Sé come narrazione
.. Sul perché e sulla legittimità di un’“ermeneutica”, 
– .. Quale linguaggio?,  – ... Tra mediazione e mistificazione,  – ... Dall’esperienza e non dell’esperienza, 
– .. Il Sé come un testo,  – ... Il Sé intellettuale,  –
... Il Sé affettivo/estetico,  – ... Il Sé volontario/agente,  – .. Temporalità della narrazione del Sé,  –
.. Quale ermeneutica? Predicabilità, transitività ed evenemenzialità del Sé, .

Capitolo III
Il Sé come esperienza
.. Pericoli linguistici,  – .. L’“agente” dell’“esperienza
pura” in Uno studio sul bene,  – ... La“riduzione” esperienziale,  – ... Il residuo coscienziale: un Erlebnis senza soggetto?,  – .. La “conversione” locativa dell’esperienza,  – ... Condizioni di realtà dell’esperienza,  –
... Evidenza come “talità”,  – .. L’“intuizione attiva”
come esperienza integrale,  – .. Semelfattività, anarchia
e indessicalità dell’esperienza, .

Capitolo IV
Conclusioni
Indice

Parte II
Dire altrimenti la relazione

Capitolo I
La relazione con l’altro Sé
.. Prodromi alla delineazione di una relazione etica, 
– ... La “decostruzione” dei principali modelli etici,  –
... Il bene in gioco nella relazione,  – .. Approssimazioni all’alterità fluida,  – .. Io e Tu: «all’inizio è la
relazione»,  – ... Il “male radicale” udenologico,  –
... La critica dei principali modelli conoscitivi della seconda
persona,  – .. Conoscere l’altro Sé “al di là del bene e
del male”,  – .. La relazione io–altro come responsività e
anamorfosi, .

Capitolo II
La relazione con Dio
.. Umgewandtes Auge: vedere Dio con l’occhio rovesciato,  – ... La critica delle prove dell’esistenza di Dio,  –
... La religione, «sconvolgimento assoluto dei valori»,  –
.. Il “male in Dio”, male diabolico,  – .. La libertà
del Sé nella libertà di Dio,  – .. Una “correlazione
inversa”,  – .. La relazione Sé–Dio come irresponsività e
tautegoria, .

Capitolo III
La relazione con la verità
.. Antinomie della verità,  – .. L’errore, indizio di verità,  – .. L’arte, al di là dell’errore,  – .. Irriducibilità e commensurabilità dei criteri,  – .. “Was fruchtbar
ist, allein ist wahr”,  – .. Inesauribilità, eccentricità e
kairologia della verità, .

Capitolo IV
Conclusioni
Indice


Postfazione
di Matteo Cestari

Bibliografia

Glossario
Sigle usate per le opere di Nishida
AF
AIAC
AM
APES
ASAAD
EB
Affective Feeling tr. ingl. di D.A. Dilworth e V.
H. Viglielmo in Japanese phenomenology: phenomenology as the trans–cultural philosophical
approach, «Analecta husserliana» VIII (),
pp. –.
L’auto–identité absolument contradictoire in K.
N, L’éveil à soi, tr. fr. di J. Tremblay,
Paris, Cnrs, , pp. –.
Art and Morality, tr. ing. di D. Dilworth e
V. H. Viglielmo, Honolulu, University of
Hawaii Press, .
A propos de l’éveil à soi in K. N, L’éveil
à soi, tr. fr. di J. Tremblay, Paris, Cnrs, ,
pp. –.
Amour de soi, amour de l’autre et dialectique in
K. N, L’éveil à soi, tr. fr. di J. Tremblay,
Paris, Cnrs, , pp. –.
Bi no setsumei 美の説明 (Una spiegazione
della bellezza): “An Explanation of Beauty”, tr.
ing. di S. Odin, «Monumenta Nipponica» ,
pp. –.


Sigle usate per le opere di Nishida
GS
IA
IRS
IT
L
LLVRM
LP
MI
NKZ
A traslation of Nishida’s General Summary
from the System of Self–Consciousness of the
Universal, tr. ing. di R.J. Wargo in R.J. W, The Logic of Nothingness. A study of Nishida Kitarō, Honolulu, University of Hawai’i
Press, , pp. –.
L’intuizione attiva, tr. it. di M. Cestari, in K.
N, Il corpo e la conoscenza. L’intuizione
attiva e l’eredità di Cartesio, a c. di M. Cestari,
Venezia, Cafoscarina, , pp. –.
Intuition and reflection in Self–consciouness,
tr. di V. Viglielmo, T. Yoshinori, J. O’Leary,
Albany, Suny Press, .
L’io e il tu, tr. it. a c. di R. Andolfato, Padova,
Unipress .
Luogo, tr. it. di E. Fongaro e M. Ghilardi,
Milano, Mimesis, .
La logica del luogo e la visione religiosa del
mondo, a c. di T. Tosolini, Palermo, L’epos,
.
Logique predicative, tr. fr. di J. Tremblay, in
J. T, Nishida Kitarō, le jeu de l’individuel et de l’universel, Paris, Cnrs, , pp.
–.
Le monde intelligibile, tr. fr. di J. Tremblay in
J. T, Nishida Kitarō, le jeu de l’individuel et de l’universel, Paris, Cnrs, , pp.
–.
Nishida Kitarō zenshū に田幾多郎太全集
(Opere complete di Nishida Kitarō),  voll.,
Tokyo, Iwanami Shoten, .
Sigle usate per le opere di Nishida
PFF
PIMH
SB
SC

Problemi fondamentali della filosofia. Conferenze per la Società filosofica di Shinano, a c. di E.
Fongaro, Venezia, Marsilio, .
La position de l’individuel dans le monde historique in J. T, Nishida Kitarō, le jeu de
l’individuel et de l’universel, Paris, Cnrs, ,
pp. –.
Uno studio sul bene, tr. a c. di E. Fongaro,
Torino, Bollati Boringhieri, .
Saggio sulla filosofia di Cartesio, tr. it. di M.
Cestari, in K. N, Il corpo e la conoscenza. L’intuizione attiva e l’eredità di Cartesio, a
c. di M. Cestari, Venezia, Cafoscarina, ,
pp. –.
Prefazione
di G F∗
Sono particolarmente lieto della pubblicazione di questo
importante volume di Letizia Coccia, che a suo tempo ho
seguito come tutor nella sua originaria elaborazione quale
tesi di dottorato di ricerca in filosofia presso l’Università di
Macerata. Non da solo, ma coadiuvato dalla Prof.ssa Carla
Canullo per la parte filosofica e dal Prof. Matteo Cestari
per il versante della lingua e letteratura giapponese.
L’importanza del volume è molteplice. Anzitutto perché offre un notevole contributo all’approfondimento del
grande tema del dialogo interculturale, sempre più in primo piano nel presente mondo globalizzato. Un contributo
che non si limita ad enunciazioni di principio, come ad
esempio l’esigenza di riconoscere e rispettare le differenze
e al tempo stesso di entrare con esse in una reciproca arricchente fecondazione dialettica, ma illustra una concreta
esperienza di incontro tra due differenti culture, quella
europea e quella giapponese, quale si è verificato con il
filosofo Nishida Kitarō. Si tratta, come è noto e come è ben
ricordato nell’introduzione del volume, del fondatore, all’inizio del Novecento, della cosiddetta “Scuola di Kyoto”,
la prima vera e propria scuola filosofica giapponese, nata
dal lavoro di mediazione che egli per primo intraprese tra
il pensiero filosofico occidentale e il pensiero sapienziale
∗
Professore emerito di Filosofia teoretica, Università degli Studi di
Macerata.


Prefazione
dell’estremo–orientale, in particolare nella versione del
Buddismo Zen.
In secondo luogo l’importanza del volume è data dalla
novità con cui viene affrontato il pensiero di Nishida, inaugurando anche in Italia la fase in cui ad occuparsi della
filosofia di Nishida non sono più solo gli esperti di lingua e cultura giapponese, ma anche i filosofi, rendendo
così possibile far interagire gli studi di filosofia giapponese con la ricca tradizione di studi filosofici, in particolar
modo fenomenologici, europei e italiani. Il che, peraltro,
ha impegnato l’autrice nello studio non facile della lingua
giapponese e delle religioni e filosofie dell’Asia Orientale,
che hanno una grande importanza per la comprensione
dell’opera di Nishida.
In terzo luogo, l’importanza di questo studio è data dal
modo filosofico concreto con cui la filosofia di Nishida viene studiata. Non ci si limita, infatti, alla pur imprescindibile
ricostruzione critica del suo pensiero, andando direttamente ai testi in lingua originale, letti nel contesto storico giapponese e in riferimento ai filosofi occidentali con cui egli
si confronta e da cui trae problematiche e terminologia
filosofica. Ma si tenta — a mio avviso con successo o comunque aprendo un metodo di lavoro interculturalmente
molto utile se non necessario — di “ridire” in linguaggio
occidentale il pensiero del filosofo giapponese onde cogliere tutta la provocazione che esso può costituire per la
nostra cultura. Ove quel “ridire” non è solo questione di
traduzione linguistica, ma di reperimento di categorie di
pensiero della nostra tradizione che ripensate o addirittura
forzate nel loro significato siano in grado di “dire altrimenti” il pensiero del nostro filosofo, in modo da renderne
comprensibile e stimolante l’impatto con il nostro modo
di pensare. Il “dire altrimenti” diventa così il filo rosso che
Prefazione

percorre ed unifica tutto il lavoro. Non per nulla esso figurava come titolo della tesi di dottorato e ritorna nelle due
parti del presente volume: I. “Dire altrimenti il Sé” e II.
“Dire altrimenti la relazione”. Quel “dire altrimenti” che il
filosofo Nishida aveva operato nei confronti della filosofia
occidentale traducendola nella cultura giapponese, non
senza modificarla e al tempo stesso facendone lievito di
trasformazione in tale cultura, ora l’autrice cerca di fare
nei confronti del suo pensiero, traducendolo nella cultura
filosofica occidentale non senza inevitabilmente forzarlo,
come condizione indispensabile per farlo comprendere
nella sua provocante differenza.
Il titolo ora prescelto, “Trame del Sé”, intende evidenziare, con il termine “Sé”, non solo che ci si concentrerà
sul nucleo focale del pensiero del filosofo giapponese, ma
che tale nucleo implica un ripensamento radicale della
nostra realtà più profonda, sganciandola sia dal concetto
antico di “persona–sostanza” sia anche dal concetto moderno di “soggetto”. Non per nulla Nishida propone la
sua filosofia come una “rivoluzione della rivoluzione copernicana kantiana”, che detronizzi la posizione centrale
che al soggetto è stata attribuita nel pensiero occidentale
moderno. E con il termine “trame”, si vuole indicare che
il Sé è un intreccio di dimensioni e di relazioni, e che solo
da diversi punti lo si può scandagliare nei suoi diversi e
confliggenti aspetti. Il sottotitolo, “Lo sguardo fenomenologico di Nishida Kitarō”, ci ricorda, inoltre, non solo
l’importanza che ha avuto per il filosofo giapponese l’incontro con la fenomenologia di Husserl, ma anche come
egli, pur divergendo da molti esiti di tale fenomenologia,
ne ha fatto proprio il metodo di risalita alle esperienze
originarie, ante–predicative, che precedono e danno senso
al pensiero concettuale e all’azione cosciente.

Prefazione
Originale e fecondo, infine, il modo con cui l’autrice
organizza lo studio dell’indagine del Sè fatta da Nishida,
ricorrendo anzitutto a tre categorie filosofiche, identità,
narrazione ed esperienza, che sono rispettivamente al centro dei tre capitoli della prima parte: . Il Sé come polo
d’identità, . Il Sé come costruzione narrativa, . Il Sé come dimensione dell’esperienza. Ma per tradurre in modo
più fedele e fecondo il senso che tali categorie rivestono
in Nishida si tenta poi di “dirle altrimenti” ricorrendo, per
l’identità alle categorie di emergenza, contingenza ed evento; per la narrazione a quelle di predicabilità, transitività
ed evenemenzialità; per l’esperienza, a quelle di anarchia,
semelfattività ed indessicalità. Si tratta di un lavoro di interpretazione paziente, attento alle varie fasi del pensiero
del filosofo e ai diversi piani su cui dipana la fenomenologia del Sé; ad esempio il piano dell’essere, quello del
“nulla relativo” e quello del “nulla assoluto”. Un lavoro
indispensabile non solo per cogliere l’effettiva portata di
affermazioni che a prima vista si presentano come contraddittorie, ma per trovare nel pensiero contemporaneo
occidentale delle categorie che, sia pur sollecitate e reinterpretate, ne possano far cogliere il senso di novità feconda
per la nostra riflessione. E a tal fine si è mostrato particolarmente utile anche il ricorso ad autori della più recente
stagione fenomenologica francese.
La seconda parte del lavoro “Dire altrimenti la relazione” non si aggiunge alla prima quasi introducendo un altro
tema, dopo il Sé la “relazione”, ma ne è l’indispensabile
approfondimento, dato che il Sé, come già detto, non si
dà che come trama di relazioni. Le tre fondamentali relazioni che vengono prese in esaminate, nei tre rispettivi
capitoli di questa parte, sono: ) La relazione con l’altro da
Sé, ) La relazione con Dio, ) La relazione con la verità.
Prefazione

La novità feconda del lavoro, in questa parte, consiste sia
nei temi affrontati, come quello dell’etica e di Dio, ancora
poco frequentati dalla letteratura riguardante la filosofia
di Nishida, sia, come già nella prima parte, nel tentativo
di trovare categorie alternative per tradurne il pensiero,
come la responsività e l’anamorfosi per dire della relazione
io–altro, l’irresponsività e la tautegoria per dire della relazione con Dio e l’inesauribilità, la eccentricità e la kairologia,
per dire della relazione con la verità.
Il volume, riteniamo, farà scuola, perché apre una originale pista di lavoro interculturale a livello filosofico, cioè
di categorie di pensiero di fondo, che caratterizzano una
cultura alla radice. Un lavoro che si rivela sempre più
indispensabile, dato che se non si riesce ad andare in modo fruttuoso a tale livello non è possibile un incontro
interculturale autentico e fecondo.
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