strade & costruzioni strade & costruzioni Apre il passante av e procede il restyling dell’esistente Prende corpo la nuova stazione Nel nodo ferroviario più importante al centro del Paese comincia a concretizzarsi la Grande Stazione attesa da tempo, con l’apertura a giugno del passante dell’alta velocità e il completamento a dicembre della stazione AV vera e propria, insieme al restyling dell’edificio ottocentesco, compiendo un passo avanti decisivo dopo una vita travagliata che in oltre 15 anni ha visto abortire progetti molto ambiziosi e procedere con difficoltà quelli che li hanno sostituiti di Bologna B ologna Centrale è sempre più il centro nevralgico di una rete di trasporti locale, nazionale e internazionale, posizionata com’è all’intersezione delle principali direttrici nord-sud ed estovest e interessata da un traffico di oltre 700 treni al giorno, senza contare le numerose corse di autobus urbane ed ex- Fabrizio Bonomo, Luisa Casazza traurbane che vi fanno capo. Secondo i dati di Grandi stazioni Spa, la stazione è al quinto posto in Italia per dimensioni e volume di traffico, dopo Roma Termini, Milano Centrale, Torino Porta Nuova e Firenze Santa Maria Novella: circa 78 mila metri quadrati, dove transitano in media 159 mila persone al giorno, La nuova stazione AV di Bologna vista da un treno diagnostico durante le prove prima dell’apertura Aprile 2012 quarry & construction 87 Pianta del nodo di Bologna con in evidenza il passante AV per un totale di circa 58 milioni di persone l’anno. Una dimensione destinata a crescere per il progressivo aumento dell’offerta ferroviaria nazionale, in particolare quella AV, e del servizio ferroviario metropolitano, che via via comincia a concretizzarsi per numero e frequenza di treni. è da queste premesse che negli anni Novanta nasce il progetto della Grande Stazione, che alle esigenze strettamente ferroviarie ne unisce altre urbanistiche e trasportistiche legate alla città. Premesse trasportistiche Bologna Centrale è un nodo ferroviario sulla linea Milano-Firenze-Roma: vi converge la linea Adriatica e da qui si dipartono, verso nord e nord-est, le linee per Verona/Brennero e Venezia, e verso sud quelle dei valichi appenninici storici dell’Ottocento (la Porretana) e del primo Novecento (la cosiddetta Direttissima). Questo crea evidenti conflitti di circolazione – spiega Francesco Bocchimuzzo, Responsabile dei lavori di Rfi per le nuove linee e stazioni da Firenze al Brennero – fra treni con caratteristiche differenti e incroci a raso fra le diverse direttrici, ciascuna delle quali, idealmente, arriva da ovunque per andare ovunque. Ad esempio, un treno da Milano a Ancona deve tagliare tutto il fascio dei binari, incrociandosi a “x” con quelli che da Verona o Venezia sono diretti verso Roma; in questa situazione può transitare quindi solo un certo numero di treni, e se la circolazione diventa elevata, la capacità del Nodo si satura. Da qui l’esigenza del riassetto del Nodo avviato nel decennio scorso, che prevede 88 Aquarry2012construction prile & una linea passante indipendente: un attraversamento di 17 chilometri, dei quali circa 10 in galleria, dedicato esclusivamente ai treni veloci, che si collega alle linee AV a nord e a sud. Al centro si colloca una stazione dedicata: un grande vano sotterraneo di circa 640 metri di lunghezza, 56 di larghezza e 23 metri di profondità, articolato su tre livelli: quello inferiore ospita le banchine e i binari (due passanti e due per la sosta); in quello intermedio, a meno 15 metri, si trovano la hall e le biglietterie; il primo, a meno 7 metri, dà spazio alla viabilità d’accesso alla stazione, che di fatto sopperi- sce ai limitati spazi di sosta su via Carracci, ed è collegato al cosiddetto Camerone Salesiani, il parcheggio principale della stazione, su 5 livelli, per 450 posti auto realizzato all’imbocco della linea verso sud. Schema degli interventi che concorrono a creare la Grande Stazione di Bologna Centrale, cui va aggiunto il progetto di una grande piastra unificante sopra il fascio dei binari strade & costruzioni Schema generale delle opere che costituiscono il passante AV L’idea della Grande Stazione va però ben oltre, e investe problematiche funzionali e urbanistiche: per un Nodo così importante e complesso, occorrono spazi più ampi di quelli del vecchio edificio Ottocentesco, considerando che vi si concentrano anche i trasporti urbani e metropolitani; inoltre, come tutte le stazioni passanti, taglia in due la città, separando il centro dalla periferia e creando una barrera che i nuovi concetti di stazione ferroviaria (sviluppati negli anni Novanta), puntano a superare. Tra il dire e il fare Passare dall’idea alla realizzazione non si rivela tanto semplice, nonostante l’accordo di tutte le istituzioni coinvolte, oltre al gruppo FS: Bologna, contrariamente a quanto avvenuto in altre realtà, come la nuova stazione di Torino Porta Susa, si dimostra un esempio di criticità affrontate faticosamente e non sempre risolte. La Grande Stazione prende corpo nel 1995, quando viene presentato un progetto molto ambizioso di Ricardo Bofill, incaricato dal gruppo FS (con il gradimento del Comune), che fa seguito a un protocollo d’intesa fra il Ministero dei trasporti, le Ferrovie dello Stato e gli Enti locali, dove si prevede: il passaggio dell’Alta velocità e un programma di ristrutturazione e potenziamento del Nodo e dei servizi a esso afferenti, compresa appunto una stazione completamente rinnovata. Il progetto di Bofill concepisce uno spazio urbano a grande scala, esteso su circa 150 mila metri quadrati, con spazi commerciali per circa 35 mila metri quadrati collocati soprattutto in un edificio-ponte realizzato sopra l’intero fascio dei binari, collegato alla città storica (via Pietramellara) attraverso una piazza pedonale inclinata, mentre sul lato opposto (via Carracci) i collegamenti sono in verticale, sopra la nuova stazione AV, sotterranea. Il progetto comprende inoltre un auditorium a pianta triangolare e due torri in acciaio e vetro, destinate ad attività terziarie e ricettivo-alberghiere. L’investimento previsto è dell’ordine dei 300 miliardi di lire, a esclusione dei costi di realizzazione della stazione e del passante AV; la durata dei lavori è stimata in cinque anni, a partire dal 1995. Cosa resta oggi? Nulla, se non la stazione AV sotterranea. Il progetto Bofill viene abbandonato alla fine degli anni Novanta dopo forti contestazioni, relative soprattutto alla modifica radicale dell’edificio ottocentesco, nascosto sotto la piazza inclinata, e alle due torri d’acciaio e vetro, ritenute contrarie all’orizzontalità bolognese; esce definitivamente di scena dopo un referendum, nel 1997, dove prevalgono i no (anche se vota solo il 36 per cento degli aventi diritto). La stazione AV, avviata nel 2004 è oggi una realtà, ma ha subito forti contestazioni per i danni che ha provocato ed è stata oggetto di una serie di imprevisti che portano a un sostanziale raddoppio dei tempi di realizzazione (da quattro a otto anni). Per il resto, imprevisti, contestazioni e problemi economici bloccano ancora le altre componenti della Grande Stazione, aggiunte in seguito, che teoricamente avrebbero dovuto essere già terminate: la metropolitana, abbandonata dopo continui alti e bassi tecnici ed economici; il collegamento diretto e indipendente con Foto zenitale del progetto di Arata Isozaki, con una piastra sul fascio dei binari e l’edificio all’angolo sud-est trasformato nel nuovo atrio l’aeroporto (people mover); la grande piastra sopra i binari progettata da Arata Isozaki, vincitore del concorso di progettazione bandito da Rfi nel giugno 2007 per individuare una soluzione alternativa a quella di Bofill. Tempo di inaugurazioni Le certezze sulla Grande Stazione riguardano quindi l’attraversamento AV, che è comunque la chiave di volta di tutto il progetto di potenziamento del Nodo di Bologna. Lo stesso vale per l’edificio ottocenteAprile 2012 quarry & construction 89 Il livello binari La Hall al livello intermedio, con le biglietterie sco, molto amato dai bolognesi nonostante non sia esente da difetti, per il quale, dopo l’abbandono del progetto Bofill, è in corso il suo recupero funzionale e architettonico, curato da Grandi Stazioni Spa. Oggi per la nuova stazione sotterranea siamo in dirittura d’arrivo – conferma Francesco Bocchimuzzo – anche se ci vorranno ancora diversi mesi perchè sia completata: la linea passante sotterranea entrerà in funzione nel giugno prossimo, utilizzata dai treni diretti Milano-Roma, che guadagneranno circa 6 minuti di percorrenza, liberando binari e capacità della stazione in superficie. A dicembre è prevista l’apertura della stazione, per i treni veloci che fermano a Bologna, e con essa l’accesso delle auto, Sezione trasversale della stazione AV 90 Aquarry2012construction prile & Gli spazi vetrati sopra i binari sempre in sotterraneo; a giugno-luglio 2013 ci sarà il completamento di tutto l’impianto, con il ripristino dei tre binari in superficie, eliminati per lo scavo della stazione. Successivamente, fra un paio d’anni (dicembre 2014), sarà aperto anche il bivio per Venezia, realizzato all’interno di una galleria di quasi 3 chilometri dove la linea verso Milano risale progressivamente in superficie, fino alla zona dei ponti sul fiume Reno. Il bivio è già completato – precisa Bocchimuzzo – e manca solo il tratto di linea in superficie che lo collega alla linea esistente; il ritardo si deve all’affidamento a un’impresa poi fallita; oggi l’appalto è stato riaffidato al consorzio Roma 2000 e a breve dovrebbero iniziare i lavori; l’unica complessità è l’attraversamento della tangenziale, perchè è largo e la realizzazione avviene sotto traffico: un ponte metallico, impegnativo solo per le fasi di esecuzione. A quel punto, per completare la rete AV per Roma mancherà solo l’attraversamento di Firenze, per il quale serviranno ancora quattro anni (2016). Entro il 2014 dovrebbe essere aperto al traffico anche un nuovo asse viario sopra il fascio dei binari, tra via Bovi Campeggi e via Carracci, realizzato sempre da Rfi. Il tutto per un costo complessivo di 1,8 miliardi di euro (compresi espropri di terreni, spese tecniche, spese da appalti, tecnologie, indennizzi), senza variazioni rispetto alla stima di dieci anni fa, cosa non da poco viste le accese polemiche (suffragate da dati certi) che da tempo investono l’alta velocità italiana, dimostratasi finora molto più costosa di tutte le altre opere equivalenti realizzate in Europa. Al momento non si registrano lievitazioni di costi rispetto alle previsioni iniziali – sottolinea Bocchimuzzo – e per dimensione ha un costo paragonabile agli 1,5 strade & costruzioni miliardi previsti per l’attraversamento e la nuova stazione AV di Firenze, un intervento un po’ più delicato ma un poco più corto come nastro complessivo. La stazione esistente Altre certezze riguardano le opere interne della riqualificazione dell’edificio esistente, che ha preso il via nell’aprile 2010 e dovrebbe terminare nella primavera 2013: 12 mila metri quadrati, per un investimento di 14 milioni di euro a carico di Rfi e Grandi Stazioni. Diversa è la situazione delle opere complementari esterne – dal costo di circa 24 milioni di euro, finanziate da Grandi Stazioni e dal ministero delle Infrastrutture – cioè il parziale interramento di via Pietramellara, integrato a un parcheggio sotto Particolare dei nuovi spazi dell’operatore privato Ntv ricavati nell’ala ovest della stazione esistente Prospetto del capolinea del people mover previsto sopra la stazione AV il piazzale della stazione (110 posti auto e 22 posti moto), e un ampio sottopasso pedonale fino a porta Galliera. A breve presenteremo al Provveditorato il progetto esecutivo di una variante – puntualizza Susanna Bernardini, Direttore Tecnico di Grandi Stazioni Spa – concordata con gli Enti locali e approvata nel giugno 2011 dalla Conferenza dei servizi; poi dovrà essere sottoposta al Cipe per l’approvazione finale; solo dopo questi passaggi tecnici sarà possibile partire con il cantiere delle opere esterne, ci auguriamo fra una decina di mesi, per completarle fra circa tre/quattro anni. In ogni caso si tratta di lavori già assegnati all’Ati Salini-Mugnai-Satrel, perchè fanno parte di un appalto più ampio che comprende le opere interne di Bologna e anche quelle della stazione di Firenze. Fase di completamento della stazione AV, lato Milano Nodi economici e societari per il people mover Le altre due componenti della Grande Stazione – la navetta per l’aeroporto e il progetto Isozaki – sono per ora in una specie di limbo, non abbandonate, anzi quasi pronte a partire, ma ferme per problemi squisitamente economici. La navetta, una linea di 5,1 chilometri che doveva essere realizzata in pochi anni, fra il 2008 e il 2010 (vedi dossier di Q&C su Bologna, dell’ottobre 2006), è affidata in concessione, per 40 anni, alla Marconi Express Spa, costituita nel 2010 dal Consorzio cooperative costruzioni (Ccc) – che nel maggio 2009 si è aggiudicato la gara indetta dal Comune di Bologna – e dall’azienda del trasporto pubblico bolognese (Atc), azionisti rispettivamente per il 75 e il 25 per cento. Il progetto è a livello di esecutivo (come pubblicato su Q&C nel numero di gennaio 2012): è stato approvato dal Comune nel gennaio scorso, ma poi non ha compiuto altri passi avanti. Il problema è che ci sono alcuni importanti nodi da sciogliere – dichiara Patrizia Gabellini, Assessore all’Urbanistica del Comune di Bologna – a partire dalla copertura dei costi aggiuntivi emersi con il definitivo (circa 20 milioni di euro rispetto ai 95 preventivati inizialmente), dovuti ai ritardi nella realizzazione della stazione AV, sopra la quale è previsto il capolinea della navetta, e ad alcuni cambiamenti intervenuti nel progetto, in parte legati alla struttura progettata da Bofill per la stazione AV. Per questo – continua Patrizia Gabellini – è in corso la predisposizione di un nuovo Piano economico-finanziario, rivedendo Aprile 2012 quarry & construction 91 quello presentato dalla Marconi Express; parallelamente il Comune ha chiesto che si rivedano i patti societari, affinché si ridimensioni in modo sensibile il coinvolgimento dell’Amministrazione comunale, anche attraverso l’ingresso di nuovi soci. Oggi infatti i patti parasociali impongono al socio pubblico di aumentare progressivamente la propria quota, fino a restare proprietario unico di Marconi Express, salendo al 75 per cento già dopo un anno dal collaudo, accollandosi tutti i finanziamenti e i relativi oneri finanziari. Il rischio economico è legato all’insuccesso della navetta, cioè un numero di viaggiatori inferiore a quello previsto per ripagare il costo dell’opera, con soglie crescenti nel tempo (dai 500 mila a 1,4 milioni di persone), sotto le quali il Comune si impegna ad acquistare i biglietti invenduti fino a un massimo di 1,4 milioni di euro. Dal canto suo la Regione Emilia-Romagna – che contribuisce al progetto e all’atto della presentazione del definitivo ha versato la prima rata di 8 milioni sui 27 concordati – sottolinea che il rischio d’impresa non ha più ragione di esistere dopo la fusione di Atc con Ferrovie dell’Emilia-Romagna (Fer), che nel febbraio scorso hanno dato vita alla Trasporto passeggeri Emilia-Romagna (Tper), un’azienda di 2.500 dipendenti che serve i territori di Bologna e Ferrara e produce il 30 per cento del trasporto ferroviario regionale. Questo dovrebbe attenuare l’esposizione del Comune – dichiarava nel novembre scorso Alfredo Peri, Assessore regionale ai Trasporti – perchè con la fusione Atc–Fer avrà solo il 7,5 per cento della 92 Aquarry2012construction prile & società; inoltre si prospetta l’ingresso di nuovi soci, come la società di gestione dell’aeroporto (Sab) e Trenitalia. Riemergono dubbi sull’utilità e accuse Certo è che questi ritardi nella realizzazione del people mover fanno riemergere i dubbi e le contrarietà espresse durante la fase di gestazione e di sviluppo del progetto, alcune delle quali non banali, come il già citato nodo societario. Altre però riprendono argomenti già utilizzati contro i progetti di nuove infrastrutture, prima fra tutte l’Alta velocità (vedi ad esempio il dossier sulla Torino-Lione, pubblicato da Q&C nel marzo 2012): le enormi risorse che richiedono; i costi incerti e comunque moltiplicati rispetto al preventivo iniziale; gli scopi mai chiari della loro realizzazione, che dietro l’apparente utilità funzionale nascondono interessi di politici e costruttori per lucrare sui lavori (accusando implicitamente Ccc, che ha il monopolio degli appalti a Bologna). Il capolinea Aeroporto del people mover Progetto del viadotto sull’autostrada In questo quadro – inquinato dal fallimento di altri progetti infrastrutturali bolognesi, come la metropolitana e il tram-bus Civis – trova spazio il “benaltro” che si può fare con l’investimento previsto, come migliorare il servizio ferroviario esistente, argomentando che oltretutto esiste un’alternativa concreta per il collegamento stazione-aeroporto, cioè la fermata di Borgo Panigale Scalo della linea 5 (Bologna-Modena) del Servizio ferroviario metropolitano. Questa fermata, in fase di completamento, dista circa 500 di metri dall’aerostazione, alla quale potrebbe essere collegata con sistemi meccanizzati, che presenta tempi più lunghi nel tragitto Stazione-Aeroporto (ai 6 minuti di treno da Bologna Centrale va aggiunto il tempo necessario a coprire i 500 metri per l’aeroporto), ma con il vantaggio di risparmiare decine di milioni di euro e offrire ai viaggiatori un biglietto dal costo di 1 euro, contro i 7,5 previsti per il people mover. Abbandono del progetto e ritorno all’ipotesi ferroviaria? Non ha senso – ribatte strade & costruzioni Il People mover trale di controllo e supervisione e dove si effettua la manutenzione. La capacità omologata va da un minimo di 50 passeggeri per veicolo a un massimo di 72, dato calcolato sulla base di 4 o 6 Il cosiddetto people mover è un sistema su mo- persone a metro quadro, comprese le valigie, per le quali sono norotaia, con ruote in gomma, ad alimentazione previste anche rastrelliere. elettrica, totalmente automatico, senza condu- Con due veicoli il sistema trasporta almeno 420 passeggeri per cente, dotato di porte di banchina a protezione direzione l’ora, 840 nelle due direzioni; con tre veicoli, trasporta dei passeggeri. 560 passeggeri/ora per direzione, 1120/ora nelle due direzioni. è concepito per il collegamento diretto fra la La capacità̀ di trasporto del sistema, con soli 2 veicoli in funzio- stazione AV e l’aeroporto, con una fermata in- ne, va da 3,3 a 5 milioni di passeggeri/anno, secondo le ore di termedia nell’area del Lazzaretto, per un totale di circa 5 chilometri funzionamento. quasi interamente in viadotto, a circa circa 6/7 metri di altezza, con I tempi di percorrenza sono calcolati in circa 7 minuti, con un pilastri ogni 500 metri, tempo medio d’attesa di poco meno di 3 minuti. L’attraversamento di autostrada e tangenziale, previsto inizialmente Il progetto è della società di ingegneria Sts di Bologna, la tecnologia in sotterraneo, avviene con un ponte con campata libera di circa 90 della società svizzera Intamin, leader mondiale in questo tipo di metri, caratterizzato da due portali disegnati da Massimo Josa Ghini. sistemi di trasporto. Il capolinea Aeroporto si trova all’altezza dell’attuale terminal Par- Secondo le stime di traffico, effettuate da Steer Davies Gleave, si tenze, cui sarà collegato da un tunnel coperto. calcolano oltre 920 mila passeggeri all’apertura (ipotizzata nel In Stazione Centrale entra sul lato di via Carracci, con il capolinea 2014), mentre la soglia del milione dovrebbe essere superata sopra la stazione AV, a metà tra i due sottopassaggi principali della l’anno successivo, attraendo circa 50 mila viaggiatori dal bacino stazione e adiacente alla nuova Hall d’ingresso, riducendo quindi al di Firenze. minimo la rottura di carico fra un mezzo e l’altro. Quanto ai tempi di realizzazione, si stimano circa 3 anni, con cantieri La fermata intermedia Lazzaretto è anche una stazione di scambio, aperti contemporaneamente lungo la linea, lasciando per ultimo dove i veicoli si incrociano, ma soprattutto il luogo dove si trova la cen- quello dell’ingresso in stazione. Patrizia Gabellini – è un’ipotesi già scartata che riemerge quando il people mover subisce rallentamenti progettuali, ma non si torna indietro, perchè la soluzione è la migliore per efficienza e praticità di collegamento e non a caso viene adottata sempre più frequentemente nei maggiori scali europei e mondiali, specie Particolare della linea sopraelevata quando si tratta di coprire distanze come queste (5,1 chilometri). Il sindaco Sergio Cofferati, che per primo ha fatto proprio il progetto del people mover, ricordava su queste pagine, nel 2006, che il suo contributo sarà positivo per tutta la città, a partire da due dei suoi asset principali – la Fiera e l’Aeroporto – che hanno bisogno di avere connessioni rapide fra loro e con il resto della regione, oltre che con punti di riferimento lontani: quando il people mover sarà completato, l’integrazione con il sistema dell’alta velocità porta a rendere più semplici i collegamenti, non solo per gli utenti di oggi, ma anche per quelli che oggi sono orientati altrove. Un esempio sono i cittadini di Firenze – continuava Cofferati – che se vogliono andare a New York devono scegliere fra Malpensa o Fiumicino e, in teoria, anche a Bologna, dove esiste un volo diretto, ma non è semplice né veloce raggiungere l’aeroporto; con l’alta velocità possono partire dalla stazione di Rifredi, arrivare a Bologna in 25 minuti e in altri dieci raggiungere l’aeroporto con il people mover, senza rotture di carico; considerando che quello di Bologna è un aeroporto intercontinentale, il sistema economico che gravita su Firenze avrà un’occasione nuova e appetibile. è un progetto a scala nazionale – concludeva Cofferati – che attraverso la certezza e la rapidità dei collegamenti punta a valorizzare gli asset della città e superare i loro limiti fisici: si è scelto di fare la fiera all’interno della tangenziale e ora non ha molti spazi per espandersi; l’aeroporto rimane uno scalo cittadino, anche se oggi ha una valenza intercontinentale, dopo l’allungamento della pista; entrambi non possono pensare a uno sviluppo dimensionale bolognese. Aprile 2012 quarry & construction 93 La crisi economica rende incerto il progetto Isozaki Incertezze ancora maggiori riguardano il progetto di Isozaki, fortemente voluto dall’Amministrazione comunale perchè interviene e riqualifica un’area molto vasta e ha l’obiettivo non solo di dare forma architettonica a un sistema trasportistico complesso ma anche di cambiare l’assetto urbanistico di una parte consistente della città e chiudere la faglia fra il centro e la periferia, valorizzando le aree ferroviarie circostanti. La realizzazione è stimata in circa 36 mesi, però ad oggi non è chiaro se e quando partiranno i lavori. Presentando il vincitore del concorso, il 2 luglio 2008, il gruppo FS chiariva che il progetto sarebbe partito solo dopo il completamento di una serie di interventi: la stazione AV; la riqualificazione della stazione storica; la realizzazione del people mover e della metrotranvia (oggi abbandonata). Ma si precisava anche che i costi di realizzazione, circa 340 milioni di euro a ca- L’area Ravone, da valorizzare per il finanziamento della stazione Isozaki tolinea Patrizia Gabellini – e quindi non ha avuto il seguito naturale previsto, che peraltro chiedeva anche una stima economica più approfondita rispetto alle prime ipotesi. Il problema è che non sono ancora state individuate le risorse effettivamente ricavabili dalla valorizzazione delle aree ferroviarie; un primo progetto, che risale al 2010, è stato ripreso e ridefinito nella sua valutazione economica, perchè sono intervenute importanti modifiche nello scenario economico e in particolare nell’offerta e nella domanda immobiliare. Questo ha portato il gruppo FS a rivedere l’ipotesi iniziale, in collaborazione con Nomisma (proprio per avere un controllo dell’operazione anche dal punto di vista della sostenibilità economica), oltre ad accogliere alcuni suggerimenti del Comune, tesi Spazi al secondo livello della piastra sopra i binari a rendere la soluzione più inrico del gruppo FS, andavano coperti con teressante per la città, vista la posizione la valorizzazione di una serie di aree fer- cruciale. roviarie circostanti, per un totale di oltre Per il Comune si tratterà poi di includere 162 mila metri quadrati da edificare, dei il loro progetto nel Piano operativo coquali 42 mila per la nuova stazione; in par- munale (Poc), come prevede la legge reticolare ci si riferiva alla trasformazione gionale, per essere quindi tradotto in un urbanistica delle aree Ravone, Masca- Piano urbanistico attuativo che consenta rella e Reno, per un totale di circa 44 et- la trasformazione delle aree. tari, 32 dei quali per il solo Ravone, dove La situazione attuale – precisano alle si stimava una capacità insediativa di 135 Ferrovie dello Stato – vede attuata la remila metri quadrati, il 70 per cento a de- visione del masterplan, compiuta d’instinazione residenziale. tesa con il Comune, e ora si attende il Dopo il concorso però non è stato dato completamento della fase attuativa del’incarico per il progetto definitivo – sot- gli strumenti urbanistici. 94 Aquarry2012construction prile & La Grande Stazione è un progetto da rivedere? Mi auguro che nei prossimi mesi si riesca a chiudere questa fase – aggiunge Gabellini – con un progetto che soddisfi le attese economiche del promotore e si trovi anche un attuatore, così che la stazione Isozaki possa essere finanziata e realizzata; sarà da valutare se in tutto o in parte. Non è da escludere infatti che il progetto, pensato nel 2007 e costituito da diverse parti, sia economicamente sostenibile nella sua interezza; anzi, al momento non si esclude, a valle della valutazione del progetto urbanistico del Ravone, che si debba ripensare il progetto di Isozaki, ovviamente con il coinvolgimento dei progettisti. In ogni caso resta valido – continua Gabellini – in quanto Rfi lo considera tuttora necessario, mentre per il Comune è e rimane un’opera fondamentale per la sua rilevanza strategica per la città; per questo ci si augura che un eventuale ridimensionamento non sia sostanziale e non vanifichi il ruolo dell’operazione. Certo, sono passati quattro anni – ammette Gabellini – che però non sono molti per grandi progetti di trasformazione del territorio, anche se questo è un Paese dove i tempi sono più lunghi che altrove; ma bisogna anche prendere atto che l’Europa, e non solo, sta vivendo una delle maggiori crisi economiche degli ultimi decenni, e che il Comune ha avuto una serie di vicissitudini amministrative. Nei fatti stiamo subendo un ritardo di due anni sul progetto della nuova stazione, non tantissimo quindi. strade & costruzioni Il progetto Isozaki Il progetto di Arata Isozaki (a capo del gruppo che comprende Ove Arup & Partners), risponde all’esigenza di collegare le diverse parti della stazione, realizzando una nuova centralità urbana e ricucendo al tempo stesso la maglia urbana interrotta dalla ferrovia. Nel complesso prevede un terminal ferroviario con attrezzature commerciali (58 mila metri quadri), spazi polifunzionali (8 mila), un albergo (21 mila), un Il nuovo atrio, creato valorizzando un edificio esistente all’angolo sud-est della stazione centro sportivo (4 mila), e una centrale di cogenerazione (5 mila metri quadrati). Isola Rispetto alla soluzione proposta da Ricardo Bofill, riprende l’idea dell’edificio- L’Isola, di 160 x 40 metri (oltre 6 mila metri quadrati) è costituita da un ponte, ma evita accuratamente di emergere dallo skyline cittadino e di cubo in vetro integrato all’edificio degli anni Trenta all’angolo con il avvicinarsi all’edificio ottocentesco, due aspetti che hanno decretato la fine ponte Matteotti, a est della stazione esistente, che viene ristrutturato del progetto del 1995. per diventare il nuovo ingresso, oltre a ospitare un hotel su tre piani. Il tessuto di Bologna diventa il modulo base del progetto, con edifici tutti di pari Di fatto rappresenta l’elemento capace di dare un significato nuovo al altezza (rapportata a quella delle costruzioni circostanti), senza emergenze tutto – afferma l’assessore Patrizia Gabellini – perchè segna il cam- che contrastino con il disegno urbano. biamento fondamentale di ruolo che verrebbe a svolgere la stazione, Inoltre punta ad alleggerire l’impatto complessivo dei volumi e al posto del aprendo sul ponte Matteotti e risolvendo quello che oggi è una chiusura. monolite e delle due torri di Bofill prevede due edifici distinti integrati da un Un ponte a ridosso di ponte Matteotti, strutturalmente indipendente elemento di collegamento, denominati rispettivamente Scatola, Isola e Tubo. ma con un design simile al primo, crea infatti una nuova piazza e un passaggio carrabile, pedonale e ciclabile, e rende la Stazione più rico- Scatola noscibile e visibile, aprendola così su tutti i lati, con effetti di raccordo Quella che il progettista chiama Scatola è la piastra sui binari, indipendente di alto livello e un’altra portata tra la Bologna storica e quella moderna: e collegata al resto del complesso con percorsi verticali e orizzontali verso il progetto chiude il fossato che circonda oggi l’edificio, ampliando i la stazione storica e il nuovo accesso urbano, rappresentato dall’Isola. marciapiedi e ponte Matteotti e di fatto prolungando via Indipendenza Il suo aspetto è quello di una grande fetta di groviera di 280 x127 metri, per sopra i binari, fino alla Bolognina. un totale di 36 mila metri quadrati, articolata su due livelli, traforata da tagli La corte interna ha una copertura in acciaio e vetro e diventa il luogo e corti interne di dimensioni diverse che in corrispondenza delle banchine di intersezione dei percorsi da e per la vecchia stazione, la Scatola e il si trasformano in pozzi vetrati per portarvi la luce naturale. parcheggio interrato di piazza Medaglie d’Oro. Le corti hanno pareti forate da una serie di aperture di diversa forma e Nel piano inferiore (+ 39,80) trovano spazio i locali tecnici e di servizio dimensione e sono chiuse in corrispondenza dell’estradosso inferiore da per il personale dell’albergo; in quello superiore, a livello di piazza lucernari vetrati, per proteggere dalla pioggia i passeggeri sulle banchine, Medaglie d’Oro (+42,80), la Cappella, una caserma dei Carabinieri, spazi mentre il secondo livello si articola in terrazzi e ponti che si affacciano al dell’albergo e una serie di servizi commerciali e di stazione. piano inferiore. Al piano superiore (+46,50) ci sono spazi commerciali, la reception All’interno, gli spazi commerciali e ricreativi sono distribuiti in modo appa- dell’albergo, la nuova hall d’ingresso e un bar con ampio terrazzo. rentemente casuale, per offrire vivacità alla stazione. I tre piani successivi sono interamente occupati dall’albergo a 4 stelle. Il fronte su via Carracci è scandito da aperture di diverse forme e dimensioni distribuite secondo uno schema a densità variabile; all’esterno, per permet- Tubo tere la chiusura nelle ore notturne, è previsto un lungo muro inclinato che Il Tubo, lungo 155 metri e largo 20, rappresenta la connessione tra corre per tutta la lunghezza, alto tre metri, scandito da una serie aperture Scatola e Isola. corrispondenti alle uscite dai sottopassi e con una lunga fessura tra parete è concepito con una struttura tubolare di acciaio e vetro a sezione ed estradosso inferiore della Scatola, per dare un’impressione di spazio ellittica e si articola su due livelli: il primo è occupato in parte da due aperto a chi percorre la via. linee di tapis roulant e in parte da spazi destinati a funzioni di tipo L’ accesso alle banchine avviene con sistema di scale mobili (due per ogni commerciale; il secondo si sviluppa solo su una metà della superficie banchina) oltre che da corpi scala e ascensori e montacarichi. e consente l’affaccio al piano inferiore. La nuova stazione vista dall’angolo sud-est Aprile 2012 quarry & construction 95 Incidenti di percorso per la stazione AV Io sono intervenuto a cantiere già avviato da diversi anni, quindi la mia visione è oggi più rassicurante – ammette Francesco Bocchimuzzo – perchè quasi tutte le opere sono completate, ma cinque o sei anni anni fa la situazione era decisamente più problematica e presentava diversi nodi critici. Oggi, a mente fredda, con il passante sotterraneo terminato e in fase di collaudo, si può dire che l’intervento è andato discretamente bene per tutte le parti verso Milano; altrettanto discretamente bene per quanto riguarda le due gallerie del tratto verso sud, scavate con frese; qualche imprevisto nello scavo della stazione, sia per il tipo di terreni incontrati, sia per i danni causati dai bulbi dei tiranti di sostegno delle paratie nord, sia infine per dei ritrovamenti archeologici. Questo complesso di cose ha fatto sì che, mentre per lo scavo delle gallerie Schema dei monitoraggi in superficie e nel sottosuolo disposti per la galleria a nord della stazione AV 96 Aquarry2012construction prile & Sezione di scavo adottata nei terreni a rischio subsidenza sul lato nord della stazione AV con la fresa si sono avuti danni esterni limitati (qualche fessura di intonaci), per la stazione ci sono stati problemi con gli edifici su via Carracci, e danni più accentuati a un fabbricato situato esattamente sulla verticale della galleria d’uscita verso Milano, dovuti alle subsidenze di un terreno instabile. In un grande intervento del genere, in un centro abitato come Bologna, fatti di que- sto genere vanno messi in conto, anche se non è la regola. A Torino Porta Susa ad esempio, abbiamo fatto paratie in adiacenza a dei fabbricati e ogni tanto ci sono state lamentele per le vibrazioni, ma non c’è stato nessun problema reale; va detto che Torino ha un terreno alluvionale molto addensato, altamente resistente; abbiamo dovuto addirittura modificare il sistema di scavo delle paratie, passando all’idrofresa, perchè il sistema tradizionale con benna non riusciva a scavare; in questa situazione è praticamente impossibile avere subsidenze. Bologna Centrale è invece su un terreno di riporto, anche di scarsa qualità, dove il problema delle subsidenze esiste. Però bisogna prendere atto – continua Bocchimuzzo – che un intervento del genere, in una grande città, all’interno dell’abitato, ha prodotto inconvenienti molto circoscritti e non quella catastrofe sostenuta da una parte dei cittadini. Certo è che gli incidenti di percorso ci strade & costruzioni sono stati, così come le strumentalizzazioni e le forzature che hanno fatto dell’alta velocità a Bologna un caso nazionale, con diverse cause legate a danni veri o presunti alla salute (polveri, rumore) e agli edifici. Danni da subsidenza Il caso più eclatante riguarda alcuni edifici nell’estremità ovest di via Carracci, sopra la galleria di linea in uscita dalla stazione, verso Milano, che nel corso dei lavori sono sprofondati di diversi centime- tri, con lesioni profonde e ben visibili, tanto che la cronaca parla di scale e solai puntellati, evacuazione di famiglie e attività professionali e commerciali. L’imprevisto è legato al tipo di terreno – ribadisce Bocchimuzzo – tutto di riporto, rivelatosi peggiore delle peggiori previsioni, che ha creato subsidenze e prodotto cedimenti differenziali delle strutture. Fotopiano degli edifici sopra la linea a nord della stazione con posizione degli strumenti di monitoraggio Non sono state toccate le fondazioni però, perchè la galleria è a 23 metri di profondità, scavata in tradizionale, creando preventivamente un ombrello di consolidamento particolare e costoso – una calotta fatta con un serie di microtunnel affiancati – utilizzato proprio per evitare i danni agli edifici soprastanti. Con il senno di poi si potevano applicare consolidamenti maggiori – conviene Bocchimuzzo – ma è difficile fare di meglio con quel tipo di terreno; comunque è stata modificata la sezione di scavo, applicando il doppio pre-rivestimento. Più logico, vista la singolarità del caso, sarebbe stato lo sgombero preventivo, o addirittura l’acquisto degli edifici interessati, cosa che non avrebbe scandalizzato nessuno; di certo si sarebbe evitato l’eco mediatico, e affermazioni su crolli che non sono mai esistiti, anche se i danni erano visibili. Oppure, sempre con il senno di poi – continua Bocchimuzzo – il fabbricato sopra la linea si sarebbe potuto sgomberare prima dei lavori, come è stato fatto in altre occasioni; invece ci sono stati dei problemi visibili, che hanno generato anche panico, e lo sgombero è stato fatto a lavori in corso; questo ha determinato una situazione evidentemente di disagio per gli abitanti del fabbricato, nulla più di quello che avrebbero avuto se si fosse intervenuti prima con lo sgombero, come avviene normalmente e come si fa a Firenze per gli attuali cantieri del passante AV. Oggi Rfi sta completando la riparazione dei danni; le persone rientreranno nelle loro abitazioni entro l’autunno, dopo circa tre anni dallo sgombero: il primo anno è stato necessario per consentire la fine dei lavori della galleria, il secondo per il progetto di ripristino e il terzo per l’esecuzione degli interventi. Ovviamente si stanno indennizzando i proprietari e gli inquilini, prima per il disagio e poi, a piè di lista, per l’onere di affitto degli spazi dove hanno scelto di trasferirsi. Bulbi e tiranti Stratigrafia del sottosuolo a nord della stazione AV e sezioni di scavo utilizzate L’altra situazione critica significativa riguarda ancora via Carracci: in questo caso gli edifici prospicienti la stazione, sotto i quali, nel 2007, sono stati inseriti in diagonale oltre 500 tiranti di sostegno delle paratie del lato nord, lunghi circa 30 metri. Si tratta di tiranti attivi – spiega Bocchimuzzo – necessari, insieme a una serie di puntoni, per evitare che la paratia cada verso l’interno durante gli scavi; la loro utilità termina con il completamento delle strutture interne e con i puntoni diventati Aprile 2012 quarry & construction 97 Schema di una della serie di tiranti posizionati sotto via Carracci solette, quindi per un periodo di quattro o cinque anni; sono abbastanza grossi, ma è il bulbo in cemento a creare probabilmente i problemi, che si provvederà a indennizzare: crepe alle cantine, un pilastro segnato, l’interruzione di una fognatura. In generale non c’è nessun danno permanente, e nessuno sgombero. I residenti parlano di crepe negli edifici, pavimenti delle cantine sollevati, pezzi di intonaco crollato, ma il danno più eclatante è alla fogna presente sotto la strada, che i tiranti hanno riempito di cemento per oltre 150 metri, con il risultato che, sempre nel 2007, si è aperta una voragine di 12 metri di diametro ed è stato reso necessario il continuo lavoro degli autospurghi fino a quando non è stato eliminato il tappo di cemento e ripristinata la funzionalità della fognatura. Polveri e rumore Criticità da cantiere sono invece quelle che riguardano i rumori e le polveri, tutte finite in Tribunale, con cause intentate da diverse centinaia di residenti. I frontisti del cantiere sono stati indennizzati – conferma Bocchimuzzo – in misura variabile per ciascuna unità immobiliare interessata, in applicazione delle linee 98 Aquarry2012construction prile & guida ricomprese negli Accordi sottoscritti fin dall’approvazione del progetto; ma anche in questo caso si è avuto un certo eco mediatico, amplificato dalla presenza di persone dell’area antagonista, particolarmente avverse a questo tipo di opere, mischiato al fenomeno generale di polveri sollevate dal cantiere, che si è attenuato solo con il progressivo completamento degli scavi. Essendo uno scavo a cielo aperto, l’unico modo efficace per ridurre il problema è la bagnatura, come avviene in qualsiasi cantiere, alla quale si sono aggiunte delle barriere di protezione. La salute non è però mai stata in discussione – continua Bocchimuzzo – perchè questa è terra, non sono micropolveri; poi, che la polvere, in una città, si sommi alle micropolveri del riscaldamento e del traffico è un altro discorso, ma il cantiere non è diverso da quello di una fognatura o una strada. Equiparare la polvere di terra alle polveri sottili e addebitare al cantiere lo sforamento dei limiti di legge è una forzatura strumentale, che ha portato il Tribunale a rigettare una causa di tipo civile, anche se tuttora rimane oggetto di discussioni, ma in tono minore. Certo, se si fosse costruito subito il solettone superiore il problema sarebbe stato eliminato alla radice, come avve- nuto per il Passante ferroviario di Torino Porta Susa, dove le polveri si sono limitate alla zona di corso Principe Oddone, nell’area del Cantiere base e del deposito della terra, molto lontana dai fabbricati; ma la polvere dello scavo tradizionale a Torino non c’è stata, perchè si è lavorato in sotterraneo e non a cielo libero. Comunque a Torino nessuno si è sognato di equiparare la polvere di terra alle micropolveri. Va detto che Bologna ha uno scavo profondo, articolato su tre livelli, dove i binari sono a 23 metri di profondità, mentre a Torino, che come lunghezza è paragonabile (circa 450 metri, e i binari sono 6, contro i 4 di Bologna), il passante ha un solo livello sotterraneo, con i treni immediatamente sotto la strada, a 10 metri di profondità. Poi, essendo così bassi, e con la presenza di pilastri intermedi, c’è stata la possibilità di organizzare il contrasto in modo ottimale: il solettone è doppio, realizzato per fasi di 25 metri di larghezza, e di fatto è una copertura ordinaria. A Bologna la larghezza da coprire è di 45 metri, senza pilastri intermedi; gli unici sono in banchina e sostengono solo la prima soletta; fare il solettone superiore e scavare sotto non sarebbe stato semplice. Bisogna aggiungere anche che la polvere in questione era solo dello scavo, nemmeno della movimentazione – conclude Bocchimuzzo – perchè lo smarino esce dal cantiere via treno, attraverso un raccordo appositamente realizzato, fino a un sito di deposito distante circa 5 chilometri, a Corticella, lungo la linea per Verona. n strade & costruzioni Restyling dell’esistente L’intervento sull’edificio di stazione esistente si articola in due parti Le nuove scale mobili realizzate nell’ala ovest distinte, una di riorganizzazione e adeguamento degli spazi interni, l’altra di miglioramento dell’accessibilità esterna. Una distinzione che è anche economica e procedurale, perchè, pur facendo capo entrambe a Grandi Stazioni Spa, le opere interne sono cofinanziate da Rfi, mentre quelle esterne ricevono contributi statali. Filosofia generale Il progetto di riqualificazione interna prevede il recupero e l’adeguamento funzionale dell’edificio ottocentesco (è stato inaugurato nel 1876) per rigovernare i servizi al viaggiatore, modernizzandoli, e si articola in quattro aree di intervento: recupero architettonico; miglioramento dell’accessibilità (nuovi sottopassi, ascensori e scale mobili per l’eliminazione delle barriere architettoniche); può fare e cosa no), anche in base alle disponibilità economiche. nuove aree al pubblico per i servizi; miglioramento dei servizi Quello che si sta facendo a Bologna è un notevole passo avanti tecnologici.Lavorare in una stazione storica richiede una serie di nella dinamica di un edificio industriale – perchè tale è – dove compromessi progettuali – evidenzia Susanna Bernardini, Direttore gravita una quantità enorme di persone, treni, impianti di si- tecnico di Grandi Stazioni Spa – per la presenza di murature portanti curezza, elettrici e antincendio, e non è affatto facile inserirli e quindi di spazi abbastanza predefiniti, perchè non si può certo in una struttura, senza farli vedere fuori, senza sventrare … sventrare o demolire. In linea di massima il progetto mantiene l’assetto attuale della Quindi c’è un rispetto della partitura originaria, sulla quale si cerca stazione, che del resto è molto semplice: un atrio centrale, con di rigovernare le attività necessarie per i servizi al viaggiatore: bi- la biglietteria; l’ingresso ovest con l’atrio monumentale e il glietteria, sala d’attesa, bagni, sale Club, tabacchi, edicole, negozi, cosiddetto Transatlantico (uno spazio coperto da strutture me- ristorazione ecc. talliche in ferro e vetro); i fornici sul lato sinistro, che verranno Poi ci sono altri vincoli, in questo caso quelli dettati dalla Soprinten- leggermente modificati. denza, con la quale si concordano tutte le attività (compreso cosa si In questo quadro l’innovazione è rappresentata soprattutto dalle Pianta delle nuove aree commerciali al piano terra della stazione. In grigio gli spazi coperti dal progetto Isozaki scale mobili (oltre che dall’impiantistica), che consentono un collegamento diretto ai binari, dall’esterno, sotto il portico dell’ala ovest, così da evitare il passaggio attraverso la stazione, disimpegnando la maggior parte del traffico. Per il resto, viene ripulito il Transatlantico, rifatte le pavimentazioni, ristrutturate e riverniciate le ghise, eliminati i box provvisori e le superfetazioni realizzate nel tempo, liberando in particolare la parete esterna della Sala Caffè, chiusa da anni da una struttura di ristorazione provvisoria: un lavoro di restauro e recupero, svolto in collaborazione con la Sovrintendenza, che riguarda stucchi, bugnature, modanature e intonaci delle pareti esterne degli edifici di stazione, oltre ai soffitti Aprile 2012 quarry & construction 99 delle aree comuni, agli elementi metallici e di arredo, delle strutture il vetro di separazione fra metalliche storiche di copertura, dei parapetti e dei rivestimenti in operatori e clienti, ma dei marmo, delle colonne in granito rosa del porticato centrale. desk, inseriti nel contesto della struttura di marmo, Spazi recuperati e una vetrata pulita, com- La stazione ha due spazi di pregio e importanza – segnala Susanna pletamente trasparente, Bernardini – che sono la Sala Caffè e il cosiddetto Cubo, immedia- che proteggerà la fila di chi tamente retrostante. è in attesa, rispetto a chi deve prendere il treno, un Sala Caffè po’ come si sta facendo per La Sala Caffè è quella originaria del vecchio progetto ottocentesco, tutte le biglietterie italiane. oggetto di riqualifica perchè ha una sua dignità notevole, nonostante I lavori dureranno circa il suo assetto primitivo sia stato molto modificato nei suoi 130 anni sei mesi, durante i quali la di storia e non essendo rimasto nulla degli stucchi e degli affreschi biglietteria si sposterà nella sala a fianco, nell’ala Est. Vista dei nuovi servizi igienici creati al piano Interrato originari. La sala accoglierà una grande libreria di prestigio, articolata su due livelli, ed è un fatto importante – sottolinea Bernardini – perchè Sala d’aspetto significa che questo ambiente riacquista la sua dignità di struttura La Sala d’aspetto rimane, per la sua importanza di memoria storica, e architettonica dopo essere stato destinato forse impropriamente a Bologna sarà forse l’unica a mantenere una vera sala d’attesa, perchè una ristorazione di massa, e può tornare a dare pregio alla stazione, nel processo di ammodernamento delle stazioni è uno spazio di difficile come avvenuto in altre grandi stazioni italiane. gestione; ma questa è diventata una sala storica, quindi intoccabile. Cubo Impiantistica Il cubo, nel quale si trova ora il Freccia club, ha una dignità archi- La vera rivoluzione dell’intervento è quella impiantistica – ricorda tettonica nascosta, ma anch’essa di grandissimo pregio: è nato con Bernardini – soprattutto per la difficoltà di inserirsi in un edificio una struttura liberty in ferro, con una serie di capitelli che hanno storico, vincolato dalla Soprintendenza. più di cento anni, oggi nascosti dalle superfetazioni successive, che Quindi bisogna muoversi con molta cautela e rispetto, anche se l’edificio dove possibile verranno lasciati a in vista (ma non sempre si può). è stato più volte demolito e ricostruito, in particolare dopo i bombardamenti della seconda Guerra mondiale; di fatto oggi ha un assetto Ala Ovest stratificato negli anni, con modifiche pesanti all’impianto originario. Parallelamente sono stati recuperati gli spazi dell’ala Ovest lungo via L’ammodernamento dell’impiantistica si basa su due elementi strut- Pietramellara, nei quali sono già operativi quelli del nuovo operatore turali esterni: una centrale interrata nel piazzale Est e un cunicolo di Ntv e via via apriranno i negozi che gli stanno intorno. servizio dove fare passare tutti i nuovi impianti d’acqua e aria, colle- Completati sono il deposito bagagli, il nuovo Frecciaclub (nel Cubo), gati direttamente con la centrale della società fornitrice, realizzato in e i bagni, spostati al piano interrato, a ridosso dei sottopassi (per adiacenza alla facciata su piazza Medaglie d’Oro. liberare appunto gli spazi e i percorsi dell’ala Ovest), con divisione Il cunicolo, alto 3 metri e largo altrettanto, è l’elemento essenziale maschi, femmine e disabili (la stazione di Bologna è divenuta una – continua Bernardini – perchè raccoglie tutti gli impianti, avendo delle più dotate di spazi e strutture a servizio dei portatori di han- concordato con la Soprintendenza di non avere in vista macchinari, dicap motorio). tubazioni, canalizzazioni ecc, specie quelle del riscaldamento. In origine la stazione non era condizionata (era sì e no scaldata); oggi Biglietteria sono d’obbligo condizionamento e riscaldamento, che richiedono Avviata è anche la ristrutturazione della biglietteria – continua Ber- impianti radicalmente diversi, la cui distribuzione prevede canali di nardini – che rimane nell’atrio storico ma assume un aspetto più notevole portata; grazie al cunicolo si evita di gravare architettonica- funzionale e moderno, pur nel rispetto della volumetria, secondo un mente e strutturalmente sui tetti e le coperture, rovinando l’estetica progetto concordato con Trenitalia e Soprintendenza: non ci sarà più della stazione. 100 Aquarry2012construction prile & strade & costruzioni il centro storico, a porta Galliera, oltre via Pietramellara. Nel primo caso si è scelto di effettuare un interramento parziale – precisa Bernardini – modificando il progetto originario di un interramento completo, di entrambe le corsie, e per un tratto molto più lungo. Il motivo è che l’opera si presentava decisamente complessa, specie dal punto di vista statico, sismico ecc. e poteva interessare le fondazioni degli edifici sul lato sud di via Pietramellara; così, in accordo con tutti gli Enti interessati (Regione, Provincia, Soprintendenza, coordinati da Comune), è stata portata avanti una variante di minore complessità, che prevede un accorciamento del sottopasso e, appunto, la sua limitazione alla sola corsia nord. Il sottopasso è monodirezionale, verso ovest, parte davanti all’incrocio è un lavoro molto complesso e invasivo, tenendo conto che si interviene con la stazione aperta, quindi gestendo flussi notevoli di persone in poco spazio disponibile. L’intervento ha subito rallentamenti a novembre, per una serie di approfondimenti sulla caratterizzazione delle terre di scavo, per vecchi inquinamenti sotterranei; oggi i lavori sono ripartiti sul lato piazzale Ovest e dureranno fino alla fine di giugno; poi inizieranno quelli sul lato est; a settembre si procederà al raccordo fra loro, sotto il portico principale. Opere esterne All’esterno sono previsti tre importanti interventi sulla viabilità e le modalità di accesso alla stazione, che consistono nell’interramento della corsia sul lato stazione del viale Pietramellara, nella costruzione di un parcheggio interrato sotto piazza Medaglie d’Oro e in un grande sottopasso pedonale fra l’atrio di stazione e con via Indipendenza e sbuca alla fine della stazione; in questo modo il traffico in superficie è ridotto a quello in senso contrario (il servizio pubblico continua invece nei due sensi). Il parcheggio sotto la piazza, accessibile dal sottopasso, è ad un solo livello, contro i due previsti originariamente, ed è destinato soprattutto alla sosta breve (kiss & ride). Particolare del cunicolo impianti creato all’esterno della stazione Ma l’elemento più caratterizzante, specie per i cittadini, è il grande sottopasso pedonale – sostiene Susanna Bernardini – largo circa 8 metri, voluto fortemente Planimetria del sistema di sottopassi e servizi previsti al piano Interrato dagli Enti locali perchè contribuisce a ricucire le due parti di città separate dalla ferrovia. Oggi esistono diversi sottopassi sotto il fascio dei binari, ma sono piccoli e funzionali alla stazione; quello nuovo è invece funzionale alla città e connette in modo ortogonale il piazzale ovest con il resto della città; inoltre, nel caso non si realizzasse la stazione Isozaki, diventa un elemento determinante per agevolare l’accesso alla stazione dell’Alta velocità. un’opera complessa, sia perchè è in zona archeologica, sia perchè passa sotto e fra le fondazioni di alcuni edifici; per questo non ha un percorso rettilineo ma presenta alcune curve. Aprile 2012 quarry & construction 101