ITALIANO – GRAMMATICA L’ARTICOLO: è la parola che si premette al nome per inserirlo nel discorso e per segnalare il genere ed il numero. Si divide in tre “specie”: determinativi (il, lo, la, i, gli, le), indeterminativi (un, uno, una) o partitivi (del, dello, della, dei, degli, delle). Determinativi: si premettono ad un nome per segnalare che indica una persona o una cosa precisa. Indeterminativi: introducono il nome cui si riferiscono lasciandolo in un piano di genericità. Partitivi: indica una parte indeterminata di un tutto. IL NOME: sono le parole che servono a designare le cose (reali e immaginarie). I NOMI E IL LORO SIGNIFICATO Nomi comuni: indicano una persona, un animale o una cosa in modo generico. Nomi propri: indicano una particolare persona, animale o cosa. Nomi concreti: indicano esseri o cose reali, che si percepiscono attraverso i sensi. Nomi astratti: indicano idee e concetti che non hanno consistenza fisica. Nomi individuali: indicano una sola persona, animale o cosa. Nomi collettivi: pur essendo al singolare, indicano un insieme di persone, animali o cose. IL GENERE E IL NUMERO Una parte si chiama radice (che rimane invariata) e l’altra si chiama desinenza che contiene le informazioni di carattere grammaticale e fornisce indicazioni come il genere (maschile / femminile) o il numero (singolare / plurale). I NOMI INVARIABILI: sono quelli che hanno una sola forma sia per il singolare che per il plurale. I NOMI DIFETTIVI: sono quelli che si usano solo al singolare o solo al plurale. I NOMI SOVRABBONDANTI: sono quelli che possono avere due forme al plurale. I NOMI PRIMITIVI: quelli che non derivano da nessuna altra parola (fiore). I NOMI DERIVATI: quelli che prendono origine da un'altra parola (fiorista). I NOMI ALTERATI: quelli che alterano il nome da cui derivano (fiorellino). I NOMI COMPOSTI: formati dall’unione di due o più parole (pesce – cane). L’AGGETTIVO: è la parola che si aggiunge al nome per attribuirgli una particolare qualità. L’AGGETTIVO QUALIFICATIVO: fornisce qualità e caratteristiche di una persona, di un animale, di una cosa. È in funzione di attributo se si unisce direttamente al nome; è in funzione predicativa se non si unisce ad esso direttamente ma mediante una voce del verbo essere. Questo tipo di aggettivo concorda in genere e in numero con il nome (le scie bianche) e si può posizionare sia prima che dopo del nome cui si riferisce. L’AGGETTIVO SOSTANTIVATO: quando l’aggettivo si “trasforma” in un nome (ricchi, stranieri). GLI AGGETTIVI PRIMITIVI, DERIVATI, ALTERATI E COMPOSTI Primitivi: se formati solo da radice e desinenza. Derivati: se hanno origine da un’altra parola (solare). Alterati: se dopo la radice presentano dei suffissi che alterano (-ino, -etto, -ello). Composti: se sono formati dall’unione di due aggettivi (corsi teorico-pratici). I GRADI DELL’AGGETTIVO QUALIFICATIVO Il grado positivo: esprime un qualità in sé per sé (Francesco è alto) Il grado comparativo: esprime qualità stabilendo un confronto tra due termini (maggioranza, uguaglianza, minoranza). Il grado superlativo: indica una determinata qualità posseduta da qualcuno (relativo – il più alto; superlativo – buonissimo, molto buono). GLI AGGETIVI DETERMINATIVI: specificano il nome cui si riferiscono attraverso una particolare precisazione. Possessivi: precisa a chi appartiene la persona, l’animale o la cosa. Indefiniti: indicano in maniera imprecisa, generica o vaga la quantità del nome cui si riferiscono. Numerali: forniscono precise informazioni sulla quantità del nome (cardinali – uno; ordinali – primo; moltiplicativi – doppio). Interrogativi: servono a formulare delle domande. Esclamativi: servono a sottolineare delle affermazioni con una certa enfasi. IL PRONOME: è una parola che si usa al posto del nome e si usa per rendere il testo più scorrevole. Personali: consentono di indicare la persona che sta parlando. In funzione di complemento 1^ pers. sing. 2^ pers. sing. 3^ pers. sing. 1^ pers. sing. 2^ pers. sing. 3^ pers. sing. In funzione di soggetto Io Tu Egli, ella Noi Voi Essi, esse Forma forte Me Te Lui, lei Noi Voi Loro Forma debole Mi Ti Lo, gli, ne, la, le, si Ci Vi Li, ne, le, si Riflessivi: i pronomi che si usano per costruire la forma riflessiva dei verbi (Riccardo si lava). Possessivi: precisano a chi appartiene ciò che è indicato dal nome che sostituiscono (La mia torta è riuscita meglio della tua). Relativi: sono i pronomi che mettono in “relazione” due proposizioni congiungendole in un’unica frase. Che: invariabile. È usato come complemento oggetto o come soggetto e questo si può capire dalla proposizione che introduce. Il ragazzo che (=soggetto) parla è mio fratello. Il ragazzo che (=oggetto) vedi è mio fratello. Cui: invariabile. È usato solo come complemento indiretto ed è preceduto da una preposizione semplice (Lei è l’amica con cui andrò a Lisbona). Il quale: variabile nel genere e nel numero, è usato in funzione di soggetto e di complemento indiretto (Non so nulla del ragazzo del quale mi parlate). Misti (o doppi): fondono in un'unica forma un pronome dimostrativo e uno relativo e sono: chi, quanto, quanti, quante. (Chi rompe paga = chi: colui + che). Interrogativi: introducono una domanda in riferimento all’identità di una persona (Chi sei?) Esclamativi: chi, che, quale e quanto, se usati in senso esclamativo, prendono il nome di “pronomi esclamativi” (chi si vede!). IL VERBO: la radice è la parte, invariabile, del verbo che contiene e trasmette il significato di base di ogni verbo. La desinenza è la parte che ci trasmette tutte le informazioni necessarie ad “attivare” tale significato. La persona: 1^, 2^, 3^, singolare o plurale. Tempo: (presente, passato…) in cui accade ciò che è indicato dalla radice del verbo. Direzione: attiva, passiva… L’USO DEI MODI E DEI TEMPI INDICATIVO: il modo verbale della realtà, della certezza, dell’obbiettività. Presente: indica un’azione che si verificano in quel frangente di tempo (Il telefono squilla) Imperfetto: indica un’azione che si svolgeva nel passato considerandola nel suo svolgimento e nella sua durata (Laura rideva di gusto). Il passato prossimo: indica un fatto appena avvenuto (Ieri ho incontrato Marco). Il passato remoto: indica un evento accaduto nel passato, in tempi lontani e ormai concluso (Il nonno dimenticò gli anelli a casa). Il trapassato prossimo: esprime un fatto avvenuto nel passato prima di un altro fatto (Era appena rientrato Pasquale quando…). Il trapassato remoto: indica un fatto avvenuto e definitivamente concluso nel passato (Quando ebbe finito di parlare, squillò il telefono). Il futuro semplice: indica un fatto che deve ancora avvenire (Finirò presto il lavoro). Il futuro anteriore: indica un evento futuro che sarà già compiuto o dovrà essere compiuto (Quando avrò finito il lavoro andrò in vacanza). CONGIUNTIVO: il modo verbale del dubbio, dell’incertezza, del desiderio. Presente: viene usato per esprimere un dubbio considerato possibile nel momento in cui si parla o si scrive (Che sia arrabbiato con noi?) Imperfetto: esprime un desiderio che è impossibile da realizzare o si teme che non si realizzino (Magari vincessimo la partita!). Passato: indica un dubbio o una possibilità riferiti al passato (Che abbia saputo del nostro scherzo?) Trapassato: esprime una possibilità riferita al passato che non si è realizzata (Se fossi stato più attento!) CONDIZIONALE: esprime un’ipotesi, un dubbio, una possibilità che un fatto si verifichi purchè ne avvenga prima un altro. Ha due tempi, uno semplice ed uno composto: Presente: si usa per esprimere un’ipotesi nel presente Passato: si usa per esprimere un dubbio nel passato IMPERATIVO: si usa per esprimere un ordine, un comando (Vieni subito qui!). Ha solo un tempo, il presente, perché non si possono dare ordini il passato, e ha forme proprie solo per la seconda persona singolare e plurale (Loda, lodate). I MODI INDEFINITI: sono tre: l’infinito, il participio e il gerundio. Qui sotto ci sono i modi con il verbo essere: Participio Infinito . Presente Essere . Passato Essere stato . Presente (ènte) . Passato Stato Gerundio . Presente Essendo . Passato Essendo stato