ECONOMIA POLITICA – SCELTE ECONOMICHE TESTO R.H. Frank, B.S. Bernanke, M. McDowell e R. Thom, Principi di Economia, McGraw-Hill, Milano, Terza Edizione, 2010 (capp. 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,12,13,14) [email protected] • introduzione alla scienza economica (cap.1); • il principio del vantaggio comparato e la frontiera delle possibilità produttive (cap.2); • le definizioni di domanda e offerta di mercato (cap.3) e il concetto di elasticità di domanda e offerta e le relative applicazioni (cap.4); • il funzionamento dei mercati economici, approfondendo i concetti di domanda (cap.5) e offerta (cap.6) e introducendo i concetti di equilibrio ed efficienza del mercato (cap.7); • il concetto di profitto in relazione al comportamento delle imprese e la teoria della mano invisibile (cap.8); • il concetto di concorrenza imperfetta e, in particolare, le caratteristiche del monopolio (cap.9); • gli effetti economici connessi all’esistenza di informazione asimmetrica (cap.12), esternalità (cap.13), beni pubblici e beni meritori (cap.14) MODALITA’ DI LEZIONE • Lezione “frontale” • Lavori di gruppo in aula … (?) ESAME SCRITTO DOMANDE APERTE (DEFINIZIONI, ANALISI DI GRAFICI, “RAGIONAMENTO” etc.…) TEMPO 90 MINUTI Introduzione e Alcuni Principi Base (dal Cap. 1) L’oggetto dell’economia - 1 • L’economia è lo studio di come gli individui scelgono in condizioni di scarsità e degli esiti delle loro scelte • La necessità della scelta (che si presenta spesso sotto forma di trade-off) è dettata dall’esistenza di scarsità Principio di Scarsità • Le risorse che gli individui possono utilizzare per perseguire i propri fini (vedremo in questa prospettiva l’idea di massimizzazione dell’utilità) sono limitate Pertanto, avere una quantità maggiore di una cosa significa generalmente disporre di una quantità minore di qualcos’altro (esempio di trade-off: tempo lavorativo e tempo libero - per aumentare uno dei due occorre ridurre l’altro) (nel libro ricorre spesso l’espressione: “nessun pasto è gratis” per richiamare il principio di scarsità) Trade-off • Nel concetto di trade-off è implicito il fatto che la scelta comporta un compromesso fra interessi alternativi (Vedremo che per risolvere i trade-off, gli economisti ricorrono all’analisi costi-benefici: un’azione dovrebbe essere intrapresa solo se i benefici superano i costi a essa associati … quali costi? quali benefici?) L’oggetto dell’economia - 2 • L’economia studia le decisioni (le scelte) in ambito economico di singoli agenti (es. lavoratori, imprese, consumatori) (quanto lavorano, cosa consumano, quanto risparmiano) e studia le loro interazioni analizzandone i risultati e proponendo possibili interventi sulla base di logiche precise L’oggetto dell’economia - 3 • L’economia si occupa poi delle forze e le tendenze che influenzano il sistema economico nel suo complesso: es. la crescita del reddito medio, l’andamento della disoccupazione a livello nazionale etc. Distinzioni chiave – 1 • Sulla base di quello che è l’oggetto di analisi dell’economia e del livello di analisi a cui si colloca l’economia, possiamo fare una distinzione all’interno della scienza economica fra microeconomia e macroeconomia • Microeconomia studio dei processi decisionali dei singoli attori economici, del comportamento di gruppi in singoli mercati e degli effetti delle regole del gioco sugli esiti del mercato. es. di come gli individui e le imprese formulano le loro decisioni (se e quanto lavorare, se e quanto produrre etc.) e studio delle loro interazioni in particolari mercati • Macroeconomia studio dei fenomeni che riguardano il sistema economico nel suo complesso (es. inflazione, disoccupazione, crescita economica) e le politiche adottate dallo Stato per cercare di conseguire risultati migliori I due approcci sono ovviamente intercorrelati • I cambiamenti del sistema economico sono generati dalle decisioni di una moltitudine di agenti economici (consumatori, imprese, organizzazioni nonprofit etc.). • Per realizzare analisi macroeconomiche che abbiano un solido fondamento occorre quindi basarsi su conoscenze e analisi a livello microeconomico (non posso studiare l’impatto di una manovra di riduzione fiscale sulla disoccupazione se non so come le singole imprese reagiscono a sgravi fiscali) Distinzioni chiave – 2 • Gli economisti svolgono in genere 2 ruoli: 1) devono indagare alcuni temi e spiegare le ragioni di alcuni eventi e interpretarli (es. perché il tasso di disoccupazione è più elevato tra i giovani che tra le persone in età matura) 2) suggerire provvedimenti per migliorare i risultati del sistema economico: cosa deve fare il governo per ridurre la disoccupazione? Quale è la strategia migliore? Distinzioni chiave – 2 • Analisi positiva Tenta di spiegare e descrivere il mondo e le relazioni che lo caratterizzano. Una affermazione è un’affermazione positiva quando cerca di spiegare il mondo come è. Rendere ragione di ciò che accade. Dei fatti che si osservano. • Analisi normativa ha un intento prescrittivo. È finalizzata a produrre prescrizioni relative a modalità di azione, comportamento etc. Un’affermazione normativa prescrive alcuni comportamenti (ovviamente la prima analisi è spesso funzionale alla seconda la quale tuttavia comprende anche altri elementi collegati a giudizi di valore ecc.). Analisi positiva e normativa Una differenza chiave fra i due tipi di analisi (o affermazioni) è che la seconda chiama in causa anche questioni connesse a giudizi di valore (etica, religione etc.) Perché? una affermazione positiva è: i giovani hanno salari più bassi dei meno giovani una affermazione normativa è: Il governo dovrebbe agire subito alzando il livello minimo di salario o ridistribuendo la ricchezza fra le due classi • Per valutare una affermazione positiva è “sufficiente” confrontarsi con la realtà, analizzarla (raccogliere dati sui salari e confrontarli) • Per valutare una affermazione normativa non bastano i fatti (che hanno comunque un ruolo chiave per supportare o meno la validità di una affermazione normativa), ma occorre anche fare i conti con priorità di intervento dettate da opinioni, priorità di valori etc. Esiste una sola teoria positiva per ogni argomento e una sola prescrizione normativa per ogni tema? Ovviamente no! Gli economisti possono essere (e sono in genere) in disaccordo sia su quale sia la migliore teoria che descrive la realtà… sia su ciò che i governi dovrebbero fare per intervenire e modificare la realtà • le teorie economiche si possono rivelare errate e, soprattutto, possono coesistere economisti che sostengono una tesi e altri economisti che sostengono tesi opposte. Questo porta a complessità e divergenze sia in ottica positiva sia normativa • Ciò accade perché spesso la complessità dei temi da studiare è tale che non ci consente di raccogliere dati che stabiliscano definitivamente chi ha ragione o torto • Esempio: Economisti si trovano spesso in disaccordo fra chi sostiene che si debba tassare il reddito e chi i consumi. Chi sostiene la seconda tesi afferma che così facendo si favorirebbe il risparmio, perché il reddito risparmiato non è oggetto di tassazione, e il maggiore risparmio consentirebbe più rapida crescita della produttività e maggiore crescita chi sostiene la prima tesi sostiene che il risparmio è sostanzialmente indipendente dalla normativa tributaria. Questa differente interpretazione della relazione fra risparmio e incentivi fiscali (che è una differenza di tipo positivo) porta i due gruppi di economisti a proposte normative diverse! • Ovviamente gli economisti forniscono alcuni criteri che servono per valutare l’opportunità o meno di un provvedimento o un intervento (il criterio è, in prima approssimazione, quello dell’efficienza) • Ma vi è (o vi deve essere) la consapevolezza che altre variabili (in primis l’equità) entrano in gioco Principio Costi Benefici • Un individuo (come un’impresa, una società) dovrebbe intraprendere un’azione se e solo se i benefici aggiuntivi sono almeno pari ai costi aggiuntivi a essa associati • (emerge quindi tra le righe un altro principio chiave che vedremo tra poco che è quello del ragionamento al margine) • Es. di corsi in aule da 20 o da 100? E’ opportuno che l’università decida di tenere 5 corsi con 20 studenti anziché 1 corso con 100 studenti? • Supponete che per avviare 5 corsi da 20 studenti il costo per ogni studente sia superiore di 1000 euro. • Se applichiamo il principio costi – benefici, la riduzione del numero di studenti andrà fatta solo se il valore derivante dal cambiamento supera di almeno 1000 euro per studente il valore di seguire corsi più affollati. • Sareste disposti a pagare 1000 euro in più? (questo dipenderà da vari fattori fra cui il reddito: ecco perché in genere nelle università private corsi meno numerosi e rette più alte…) Quali difficoltà connesse all’analisi costi benefici? • Il problema principale è che non è sempre agevole misurare e quantificare i costi e i benefici associati alle varie attività • Spesso ad esempio è molto complesso quantificarli in termini monetari o in modo tale da poterli confrontare (spesso si tratta di costi di carattere “psicologico”) • Ad esempio come possiamo fare a quantificare in termini monetari il vantaggio derivante dall’avere un corso meno affollato? (disponibilità a pagare…) Individui Razionali • Di seguito faremo l’ipotesi che gli individui sono razionali, intendendo in questo caso che: hanno obiettivi ben definiti che perseguono con coerenza nel succedersi delle loro scelte Individui razionali applicano l’analisi costi benefici nel prendere le loro decisioni (questo è un concetto che ricorre nel libro) Surplus economico • E’ il beneficio dato dal compiere un’azione meno i costi associati all’azione stessa • Se dall’analisi costi benefici emerge che il compiere un’azione genera un surplus allora quell’azione deve essere svolta seguendo quella logica Costo Opportunità • Concetto molto rilevante in economia e nell’ambito dell’analisi costi-benefici. • Oltre ai costi “espliciti” (monetari e non) che si affrontano nel compiere determinate scelte, occorre considerare anche i costi opportunità: • Il costo opportunità di un’azione rappresenta il valore della migliore alternativa cui bisogna rinunciare per compiere quell’azione Esempio • recarvi in periferia ad acquistare un bene che potete comprare vicino a casa pagandolo 10 euro in più? • Occorre valutare se TUTTI i costi associati allo spostamento non superano i 10 euro che risparmiate. • Metodo (puramente teorico e “didattico”): per quale somma sareste disposti a recarvi in periferia per fare una commissione? • Ovviamente quando compiamo le nostre scelte non applichiamo il modello costibenefici in modo “sistematico”. • Ossia valutando precisamente tutti i costi (compresi i costi opportunità) e i benefici associati alle diverse opzioni di scelta • L’idea è che questo modello approssimi i criteri di scelta effettivamente implementati dai soggetti in modo intuitivo e “approssimativo” e quindi consenta da un lato di spiegare i comportamenti, dall’altro di interpretare/capire eventuali deviazioni dal modello I modelli • Modelli: rappresentazioni semplificate della realtà finalizzate a mettere in evidenza elementi chiave su cui si vuole concentrare l’analisi • I modelli degli economisti sono composti da grafici ed equazioni che rappresentano sinteticamente e in modo semplificato interazioni, cause ed effetti di azioni ecc. (Ovviamente i modelli degli economisti non comprendono ogni singolo aspetto del sistema economico) Quello dell’analisi costi-benefici può esser considerato un modello astratto per studiare in che modo un individuo razionale compie le proprie scelte I modelli sono uno strumento di analisi fondamentale per gli economisti Ipotesi • Ipotesi (assunzioni): Facilitare la comprensione di una realtà complessa attraverso semplificazioni adeguate (cioè verosimili o tali da non inficiare la possibile generalizzazione dei risultati) • Per esempio: per studiare il commercio internazionale e i suoi effetti, si può ipotizzare che esistano solo 2 paesi che commerciano tra loro e che ciascuno produca solo 2 beni • Naturalmente questa è una ipotesi semplificatrice, ma aiuta a comprendere alcune dinamiche di scambio che non si potrebbero capire se si analizzasse un modello con 100 paesi e milioni di beni • Altro esempio: • Se vogliamo studiare cosa accade in un sistema economico quando il governo decide di aumentare la moneta in circolazione, dobbiamo fare una ipotesi sulla velocità con cui i prezzi dei diversi beni cambiano nel tempo. • Molti prezzi cambiano solo di rado (quello dei giornali cambia raramente, altri prezzi si muovono più velocemente). • Dunque a seconda che si ipotizzino pressi flessibili o rigidi (o un mix fra le due) il risultato della nostra analisi cambierà… Errori • I modelli sono utili anche perché ci permetto di individuare eventuali “anomalie” di comportamento rispetto a quelle che sono le predizioni del modello e di spiegarle. In questo modo ci permettono di meglio comprendere il comportamento e le ragioni di alcune azioni • I modelli quindi fanno da “guida” nell’interpretazione delle scelte e dei fenomeni I Problemi/“Errori” principali connessi all’analisi costi benefici 1) Misurare i costi e i benefici in termini percentuali e non assoluti 2) Non considerare i costi opportunità 3) Non escludere dal calcolo i costi non recuperabili 4) non distinguere tra valori medi e valori marginali Quattro “errori” comuni nel processo decisionale • Errore n. 1 • Misurare costi e benefici in proporzione anziché in termini monetari assoluti • Il beneficio associato al fatto di camminare meno (o impiegare meno tempo) per effettuare un acquisto NON dovrebbe essere confrontato con la percentuale di risparmio sul prezzo originale, ma con l’importo monetario assoluto che viene risparmiato... Quattro errori comuni nel processo decisionale • Errore n. 2 • Ignorare i costi opportunità • Es.: posseggo un biglietto gratuito Mille Miglia da usare per un volo. Devo scegliere se andare a Parigi in vacanza: Costo viaggio 500 euro Costo vitto e alloggio 1000 Beneficio attribuito alla vacanza: 1350 euro Usando il biglietto omaggio il viaggio è “gratis” e dunque ottengo un surplus di 350 euro. In realtà, avrei però potuto usare il biglietto per un viaggio a palermo (400 euro) dove devo andare (motivi di famiglia...) A questo punto devo mettere in conto che usare il biglietto per parigi ha un costo opportunità di almeno 400 euro... Quattro errori comuni nel processo decisionale • Errore n. 3 • Non ignorare i costi non recuperabili – Gli unici costi da considerare quando decidere se intraprendere un’azione sono quelli che si possono evitare NON facendo quell’azione. – Esempio – Comprate un biglietto del treno per andare a vedere un concerto che credete sia gratis. Scoprite poi che il concerto costa 20 euro. Il fatto che abbiate già speso 30 euro per il biglietto (non recuperabili) influenza la vostra scelta sul comprare o meno il biglietto? Quattro errori comuni nel processo decisionale • Errore n. 4 • Non distinguere tra valori medi e valori marginali • In molti casi non si tratta di decidere se compiere o no una azione, ma con quale intensità o fino a che punto proseguirla – È opportuno considerare sempre il costo e il beneficio di un’unità aggiuntiva di attività • Il costo marginale è la variazione nel costo totale causata dallo svolgimento di un’unità in più di un’attività • Il costo medio è il costo totale derivante dalla produzione o dall’acquito di n unità diviso per n • In questi casi l’analisi costi-benefici suggerisce di portare avanti l’azione fino a che il benficio marginale supera il costo marginale Quanti satelliti deve lanciare l’agenzia spaziale europea? • Supponiamo che il beneficio di ogni lancio sia 3 miliardi di euro • I primi tre lanci soddisfano il principio costi-benefici, il quarto e il quinto no. • Il modello costi benefici mette quindi in evidenza l’importanza nell’attuare le scelte del confronto fra le situazioni che si vengono a determinare al margine • Nel decidere se avviare o incrementare un’attività è fondamentale valutare cosa accade “al margine” In conclusione • Il modello costi-benefici consente agli economisti non solo di avere un riferimento concettuale sulla base del quale proporre le scelte “migliori” da prendere in vari casi, • Ma si offre anche come una base per prevedere e spiegare il comportamento dei soggetti o di interpretarne eventuali deviazioni dal modello… I 7 Principi chiave 1. Principio di scarsità 2. Principio costi-benefici 3. Principio degli incentivi: il confronto tra i costi e i benefici è rilevante non solo per individuare quale decisione dovrebbe prendere un individuo, ma anche per predire la scelta che effettivamente compie I 7 Principi chiave 4. 5. 6. 7. Principio del vantaggio comparato: tutti migliorano la propria condizione quando ciascuno è impiegato nell’attività in cui risulta più produttivo Principio del costo opportunità crescente: bisogna utilizzare le risorse con il costo opportunità più basso prima di passare a quelle con costi opportunità più elevati Principio dell’efficienza Principio di equilibrio: un mercato in equilibrio non lascia inesplorata nessuna opportunità di guadagno per gli individui, anche se non tutti i guadagni possono essere raggiunti senza l’azione collettiva