24 giugno 2014: maltempo in Trentino Nella giornata del 24 giugno 2014 gli indici temporaleschi erano molto favorevoli per lo sviluppo di forti temporali con associati forte vento e grandinate di rilievo. Il primo dei due forti eventi meteo ha colpito in modo molto pesante la zona di Isera e Rovereto. Il secondo evento temporalesco, invece, la zona di San Michele e la Val di Cembra. 1. IL TEMPORALE IN VALLAGARINA Colorazione violacea su Rovereto indice di forti rovesci e grandine La sera di lunedì 23 giugno, in Trentino ancora tutto taceva. Forti temporali non se ne erano ancora registrati, anche se qualche cella relativamente intensa era già nata in regione. Attorno alle 23 le cose iniziano a cambiare. Arrivano le prime raffiche di vento in valle, indice di celle in sviluppo in zona e outflow che iniziano a prendere potenza (raffiche interessanti al ponte di Nomi in Alta Vallagarina, Stimate attorno ai 50 km/h). Contemporaneamente, in Lombardia inizia a svilupparsi un’interessante multicella , dalla quale si genererà poi il violento temporale che andrà a colpire l’area di Rovereto e Isera. Il tempo passa e la multicella inizia a rafforzarsi aiutata dall’orografia del territorio trentino. In poco il radar di Meteotrentino arriva a fondo scala, sia dal di vista della riflettività che dell’intensità precipitazioni. anche tempo punto delle Sono le 00:45 ed ecco che la cella sviluppatesi sul Alto Garda colpisce Isera e la Città delle Quercia (per una decina di minuti staziona sul Garda e una volta arrivata al culmine della potenza si avvia verso la Vallagarina). Una fittissima grandinata devasta le colture di uva e deposita al suolo un considerevole strato di ghiaccio (è necessario l’intervento di uno spazzaneve). Anche la pioggia dà del filo da torcere in città. Il forte rovescio fa saltare dei tombini, i quali non riescono a scolare la grande quantità d’acqua presente sulle strade. Molti negozi vengono allagati, soprattutto quelli interrati o con scantinati (lo stesso succede in molte abitazioni). La mattina seguente si iniziano a contare i danni. Nella zona di Isera molti campi hanno visto quasi il 100% del raccolto distrutto, mentre nella zona del centro storico di Rovereto e non solo, moltissima merce è completamente da buttare. Sotto vengono riportate alcune foto dell’evento e dei grafici relativi alla stazione meteo di Rovereto di Meteotrentino. 2. TEMPORALE IN ROTALIANA E VAL DI CEMBRA Cella temporalesca Piana Rotaliana sulla La giornata del 24 giugno 2014 è stata, come accennato all’inizio, una giornata ricca di violenti temporali. Dopo l’intenso temporale della notte sulla Vallagarina, nel tardo pomeriggio arriva il turno della Rotaliana. Un intenso canale instabile si sviluppa dalla zona di Spormaggiore in direzione Est. Un intenso nucleo temporalesco sfrutta l’orografia della piana per aumentare molto velocemente la sua potenza, rimanendo in loco per diverso tempo. San Michele all’Adige è il paese più colpito, con forte grandine, vento e tantissima pioggia caduta in poco tempo. Ed ecco che anche qui gli allagamenti e i danni spuntano come funghi. Molti vigili del fuoco volontari del circondario arrivano sul posto con delle idrovore. Anche la Fondazione Edmund Mach ha subito molti danni, circa 200.000€. La stazione IASMA di San Michele a fine giornata registrerà un totale pluviometrico di ben 86,2mm, mentre quella di Faedo supererà i 100mm. Anche dal punto di vista dell’intensità (rain rate) i valori a San Miche sono molto ragguardevoli: quasi 500mm/h (dato rilevato dal disdrometro, strumento utile per rilevare la velocità, intensità e densità di corpi meteorici. Sono accettati i possibili errori a causa dell’intensità dell’evento). Anche in Val di Cembra non si scherza. Dei nuclei molto intensi portano molta acqua anche qui, con accumuli attorno ai 70-80mm. A Bedollo, poi, è stata segnalata anche un’intensa grandinata, che in poco tempo ha imbiancato tutto. Sotto verranno riportati alcuni grafici della stazione meteo di San Michele all’Adige del centro IASMA e alcune foto dell’evento estremo. Webcam su Bedollo (Foto: www.bedollo.com) Acqua alta a San Michele (Foto:Vigili del fuoco volontari di S.Michele) La grandine Detriti a San Michele (Foto:Vigili del fuoco volontari di S.Michele) L’intensità delle precipitazioni (Foto:Vigili del fuoco volontari di S.Michele) Grande quantità di acqua a San Michele (Foto:Vigili del fuoco volontari di S.Michele) Disdrometro di San Michele (notare il picco dell’intensità delle precipitazioni) Totale pluviometrico (cartina stazioni meteo IASMA) Pluviometro della stazione IASMA di San Michele Immagine satellitare della cella temporalesca poco a nord di Trento Report autunno-inverno 2013-14 Trentino A.A Lucio Anneo Seneca Seneca, nel suo Naturalium quaestionum libri VII, scrisse “[…] Le nuvole – strettamente legate all’atmosfera, che in queste si addensa e si dissolve – a volte si radunano, a volte si disperdono, a volte restano immobili”. In questa frase del grande poeta romano del I secolo a.C, possiamo riassumere tutti gli eventi climatici vissuti da settembre 2013 a febbraio 2014. Sono state due stagioni molto particolari, in modo particolare quella invernale, che verrà ricordata da tutti i meteo appassionati per molto tempo. Molti sono stati gli eventi meteo interessanti e qui cercherò di farne un breve riassunto vista la moltitudine. Taio (campagne tra Calliano e Volano) 16 settembre 2013 Settembre trascorre senza portare alcun evento di rilievo. La temperatura media mensile all’osservatorio di Trento Laste risulta essere superiore di appena 0,8°C alla media 1978-2005 (+18,4°c), con +19,2°C. La massima viene raggiunta il giorno 7 del mese con +30,2°C, mentre la minima il giorno 18 con +8,4°C. Prendendo in considerazione altre stazione della Regione (verranno prese in esame anche nei mesi successivi), abbiamo una massima di +29,2°C a Tione, mentre una minima assoluta di +1,4°C al Passo Brocon. Di pioggia non ne è caduta molta, con 52,4 mm a Trento contro una media di 79,6 mm (-27,2 mm). L’unico evento di rilievo è stato registrato il giorno 10 con 26,2 mm in Vallagarina. I totali mensile sono principalmente compresi tra i 50 mm e i 70 mm, con punte di 111,4 mm sul Bondone (Viote). Le campagne del Taio (tra Calliano e Volano) Ottobre risulta essere più instabile del mese precedente, ma anche più caldo della media. A Trento la media mensile è di 13,9°C, ben +1,3°C sopra la media 1978-2005 (+12,6°C). La minima viene registrata i giorni 11 e 12 con +4,2°C, mentre la massima il giorno 16 con +21,4°C. In Vallagarina la media delle minime risulta essere di +4,2°C sopra-media (1983-2013). A Storo la media mensile è di +12,8, con una minima di +1,6°C e una massima di +22,0°C, mentre in Vallarsa (Parrocchia), la media è risultata di +11,2°C, con una massima di +19,2°C e una minima di +3,1°C. Sul fronte delle precipitazioni, ottobre ha fatto registrare accumuli maggiori del mese precedente, con 178,2 mm a Trento Laste (media di 128,2 mm), 154,0 mm a Passo Sommo, 248,0 mm a Storo e ben 257,0 mm alle Viote del Bondone. Una altro dato da non sottovalutare relativo a Trento è il numero di giorni piovosi: 12 in questo mese, contro una media di 7. Infine, il giorno 12 un’intensa nevica ha interessato il territorio provinciale, con accumuli di 30-60 cm al di sopra dei 700-800 metri di quota. Passo Coe 24 novembre 2013 (confine con il Veneto) Novembre è da ricordare per le temperature di molto sopra la media del periodo. In Vallagarina (stazione meteo di Calliano) la media delle minime è stata di +6,4°C (+4,7°C di scarto), mentre la media mensile risulta di +9,092°C, anch’essa al si sopra della media 1983-2013. All’osservatorio di Trento Laste la media del mese è di +8,1°C (+1,8°C di scarto), con una massima registrata il giorno 3 di +18,7°C, mentre la minima il giorno 28 con -2,8°C. Altrove in Trentino, troviamo un +1,5°C di media mensile al Passo Brocon, con una minima pari a -10,6°C, mentre una media assoluta di +5,6°C a Tione, con una massima di +17,2°C. Per quanto riguarda le precipitazioni sono risultate di poco sopra la media a Trento, con 107,0 mm (media di 94,7 mm). A Passo Sommo sono caduti complessivamente 158,2 mm, mentre in Vallarsa 219,6 mm. Un evento da citare è l’episodio di forte foehn dei giorni 10-11. Un vortice depressionario centrato sul Sud Italia richiama aria da Nord. La mattina dell’11 è presente della nuvolosità da stau a nord delle Alpi, mentre nelle vallate e sulle cime trentine si registrano raffiche intense di vento: 126 km/h sul Monte Zugna e 98 km/h a Trento Laste. Scanuppia 29 dicembre 2013 Dicembre è risultato il più caldo da quando si effettuano delle misurazioni a Trento (1920). La media mensile, infatti, è stata di +4,5°C, +2,7°C sulla media storica (+1,7°C). La massima assoluta è stata registrata il giorno 10 con +12,2°C, mentre la minima il 19 con -1,6°C (una delle minime più elevate di sempre). Sul resto del Trentino si sono toccati i +0,5°C di media di Tione, con una massima di +11,1°C e un +0,9°C di media a Storo, con una minima di -6,2°C. Sul fronte delle precipitazioni a Trento il totale pluviometrico è stato pari a 101,8 mm, +44,8 mm sulla media di 57 mm. A Passo Sommo sono stati, invece, registrati 116,8 mm, mentre in Vallarsa 150,8 mm. Il mese è stato caratterizzato da un lungo periodo di bel tempo che ha abbracciato i primi 18 giorni. L’ultima decade ha mostrato maggiore instabilità atmosferica, con forti nevicate e piogge durante le feste. Tra il giorno di Natale e quello di Santo Stefano una forte perturbazione porta circa 60-100 mm di pioggia (punte di 150 mm) e neve che cade sopra 1000-1400 metri. Passo Coe 25 gennaio 2014 (Baita Alpina) Il mese di gennaio è risultato eccezionalmente piovoso e caldo. A Trento Laste la media mensile è stata di +3,9°C, contro i 1,2°C storici (+2,7°C). La massima assoluta è stata di +12,2°C il 21, mentre la minima di -2,3°C è stata registrata il Primo dell’anno. Ciò che ha colpito molto di questo primo mese del 2014 sono state le precipitazioni molto abbondanti. Possiamo individuare tre peggioramenti: dal 3 al 6, dal 14 al 21 e dal 30 al 31 (prosegue poi in febbraio per circa 10 giorni). Nella prima decade cadono circa 60/80 mm di pioggia. La neve cade dai 1200 metri in su, con quote neve anche attorno ai 1800 metri (nella parte meridionale della Regione). Il secondo peggioramento porta un altro centinaio di millimetri nel Capoluogo. La fase più intensa avviene fra il 17 e il 18, con un forte fronte e poi piogge deboli-moderate per alcuni giorni. La quota neve risulta molto variabile, dai 500 metri a nord-ovest/est, fin oltre i 1200 metri a sud. Infine, l’ultimo peggioramento, sul finire del mese, porta circa 100-130 cm di neve sopra i 1300 metri. A fine mese, Trento Laste ha accumulato 188,2 mm, Tione 325,4 mm, Vallarsa 339,4 mm e Calliano 228,1 mm. Mucchi di neve a Passo Coe il 14 febbraio 2014 Febbraio segue le orme di gennaio. Poche sono le giornate serene e con minime al di sotto dello zero. La media mensile a Trento Laste è stata di +5,7°C contro una media storica di +4,0°C. Anche la minima assoluta è risultata relativamente elevata, con 0°C i giorni 10-11, mentre la massima di +13,1°C è stata raggiunta il 23. Nel resto del Trentino abbiamo avuto una media di +5,2°C a Storo, -1,0°C al Passo Brocon e +3,0°C in Vallarsa (Parrocchia). Spostandoci sul tema delle precipitazioni, anche in questo mese sono state molto elevate, con ben 241,4 mm a Trento, 289,6 mm in Bondone, 274,2 mm in Vallarsa e 253,8 mm a Passo Sommo. Sono statti veramente pochi i giorni senza precipitazioni. La neve è caduta abbondante dalla prima alla terza decade, con accumuli totali 250-400 cm di neve fresca. Il peggioramento più intenso è a cavallo fra gennaio e il mese in questione. In montagna cadono circa 250 cm di neve, facendo salire lo spessore del manto ad altezze veramente ragguardevoli. Un evento molto singolare è avvenuto il giorno 19. Forti venti da sud-ovest hanno sollevato fino alle alte quote notevoli quantità di sabbia del Sahara, depositando al suolo uno strato di circa 20 cm di neve rossastra. Che dire, questo inverno 2013-14 rimarrà nella storia per le abbondanti precipitazioni, sia piovose che nevose e per le temperature costantemente sopra la media, da dicembre a fine febbraio. Due settimane l’anticiclone! sotto 1. INTRODUZIONE Il mese di dicembre 2013 è iniziato sotto l’azione di un forte anticiclone che ha portato tempo stabile e temperature spesso sopra la media del periodo, in modo particolare le massime. L’intere due decadi del mese sono state caratterizzate anche da moderate inversioni termiche nelle valli, con valori minimi che più volte sono scesi sotto lo zero. Conseguenza diretta delle inversione termiche sono state le nebbie, che hanno caratterizzato per settimane le attività quotidiane delle persone della Pianura Padana e in alcune giornate, anche delle valli più larghe della nostra Regione. Per quanto riguarda le precipitazioni, esse sono rimaste assenti dal primo al diciottesimo giorno del mese, con un sensibile deterioramento della neve in quota, soprattutto sui versanti esposti alla luce solare per molte ore al giorno. Anche i fiumi e le falde acquifere, già in carenza idrica da mesi, hanno visto un ulteriore calo del livello idrometro, ma senza raggiungere l’eccezionalità visto anche il periodo di interesse. FIGURA 1 ARIA ARTICA IN DISCEDA DA NORD OVEST DOPO IL PASSAGGIO DI XAVER (6.12.2013) – FONTE SAT24.COM Uscendo dai confini del Trentino Alto Adige, figure bariche imponenti hanno orchestrato l’atmosfera sia in Europa del Nord che negli Stati Uniti d’America. Per quanto riguarda l’Europa, un’intensa depressione denominata “Xaver” (dall’Università di Berlino) ha investito tutte le Nazioni che si affacciano sull’Oceano Atlantico, sul Mare del Nord e sul Mar Baltico. I venti hanno superato i 150-170km/h in Germania e in Norvegia, con punte di oltre 200km/h in Scozia. Imponenti mareggiate hanno messo a dura prova la Gran Bretagna, la Danimarca, la Germania e La Norvegia, con onde di 7-8 metri lungo le coste. FIGURA 2 VASTO FRONTE FREDDO IN AZIONE SUGLI USA – FONTE WWW.NYDAILYNEWS.COM La seconda tempesta che ha scombussolato l’atmosfera nei primi giorni di dicembre è stata una classica “winter storm” americana, che ha portato molta neve e gelo negli States, con oltre 6000 voli cancellati, neve abbondante sulla East Coast e temperature polari dal Montana fino a Dallas, nel Texas. Negli stati di Oklahoma, Texas, e tutti quelli della parte centrale i crollo di temperatura (dopo il passaggio del fronte freddo) è stato veramente notevole, dell’ordine dei 25°C/30°C in pochi giorni in molte località. 2. GLI ANTICICLONI, COSA SONO E QUALI SONO LE LORO CARATTERISTICHE FIGURA 3 NOTARE LA DISTANZA TRA UN’ISOBARA E LA SUCCESSIVA IN UN ANTICICLONE E IN UN CICLONE (CERCHI ROSSI) In meteorologia con il termine “anticiclone” viene intesa quella struttura barica in cui le isobare e le isoipse aumentano il loro valore man mano che noi ci spostiamo verso il centro della cella stessa. Per chiarire meglio, le “isobare” sono linee che uniscono tutti i punti a ugual pressione, mentre le “isoipse” sono linee che unisco tutti i punti sulla cui verticale l’isobara ha il medesimo valore. Rispetto a un area di bassa pressione isobare sono molto distanziate fra risulta essere di debole intensità. delle correnti poi, nell’emisfero (chiamata ciclone), le lo e perciò il vento Il senso di rotazione boreale è orario, a differenza dei cicloni che ruotano in senso antiorario (viceversa nell’emisfero australe). FIGURA 4 IL VENTO NEI CICLONI E NEGLI ANTICICLONI IN ASSENZA DI ATTRITO – FONTE WWW.VIALATTEA.NET Abbiamo visto che in atmosfera sono presenti contemporaneamente cicloni e anticicloni, che nell’immaginario collettivo corrispondo ad aree rispettivamente di brutto tempo e di bel tempo. In atmosfera, ciò che muove le masse d’aria è sostanzialmente la pressione, perciò possiamo dire che la circolazione avviene attorno a queste due figure. Cosa da non sottovalutare sono le forze di attrito che permettono l’intersezione delle isobare con la direzione dei venti (verso l’interno nelle zone di bassa pressione e verso l’esterno in quelle di alta pressione). FIGURA 5 SCHEMATIZZATIZZAZIONE DEL FENOMENO DELLA DIVERGENZA IN PRESENZA DI ANTICICLONI Altre caratteristiche intrinseche di un anticlone sono la divergenza e la subsidenza. Con il primo termine si indica l’allontanamento o l’impoverimento di una massa d’aria da una certa zona. Sulle carte meteo ciò che caratterizza la divergenza (orizzontale) è da ricercare nella disposizione delle isoipse, le quali tendono ad aprirsi a ventaglio (sono diffluenti le une rispetto alle altre), con un conseguente calo della velocità del vento. La subsidenza è la diretta conseguenza della convergenza in alta quota e alla divergenza nei bassi strati. Viene identificata da moti verticali rivolti verso il basso, contrariamente al sollevamento delle masse d’aria proprio dei moti convettivi. L’aria, a causa di quest’ultimo fenomeno fisico, si riscalda per compressione adiabatica, passando da pressioni minori a maggiori scendendo verso il suolo. FIGURA 6 ANTICICLONE OROGRAFICO DOPO L’EVENTO DI FAVONIO DEL 12.01.2007 Ma torniamo agli anticicloni veri e propri. Essi, in base ai vari elementi che hanno portato alla loro formazione vengono divisi in tre categorie: mobili, permanenti e orografici. Gli anticicloni mobili si muovo assieme ai fronti chiudendone la strada alle loro spalle. Non per altro vengo chiamati anche di chiusura. La loro forma, come pure per gli anticicloni permanenti è quella di una ciotola rovesciata o di una cupola. L’aria gravante sulla sommità di questa invisibile cupola giorno dopo giorno schiaccia l’intera struttura verso il basso, allargandone il raggio d’azione e diminuendone il suo spessore verticale. Per quanto riguarda gli anticicloni permanenti un esempio è l’anticiclone delle Azzorre, vasta area alto pressoria che partorisce molte celle minori di alta pressione in movimento verso il Mediterraneo, le quali possono stazionare anche per settimane nella stessa zona (anticicloni di blocco). L’ultima categoria di questa famiglia sono gli anticicloni orografici, la cui localizzazione è da ricercarsi in presenza di forti venti perpendicolari a una catena montuosa, con conseguente accumulo d’aria sul lato sopravento (tale fenomeno prende il nome di stau-föhn). ANTICICLONE FREDDO Gli anticicloni, per finire possono dividersi in altre due gradi categorie, quelle degli anticicloni freddi e quella degli anticicloni caldi. Gli anticicloni freddi alle alte quote sono sempre soppiantati da vigorose circolazioni cicloniche. La caratteristica che li contraddistingue dal loro fratello caldo è la presenza di un nocciolo di aria fredda nella parte centrale, con un gradiente termico positivo allontanandoci da esso. Un anticiclone freddo si origina sempre in concomitanza di un sensibile raffreddamento degli strati bassi della troposfera e per questo prende anche il nome di anticiclone termico. Dei classici esempi di anticicloni termici sono il vortice polare, l’anticiclone russo e quello euro-asiatico. ANTICICLONE CALDO Come abbiamo introdotto poco fa, gli anticicloni freddihanno un loro fratello con caratteristiche termiche e bariche completamente differenti. Parliamo degli anticicloni caldi, i quali sono costituiti da una massa calda e una circolazione anticlonica a tutte le quote. Mentre negli anticicloni freddi una piccola variazione di pressione fa cambiare il senso di rotazione delle masse d’aria, qui anche la più piccola variazione pressoria porta a un rafforzamento dello stesso anticiclone. Un esempio lo è l’Anticiclone delle Azzorre. 3. I MOTI DI ORIGINE DINAMICA FIGURA 7 LA VORTICITA’ VERTICALE VS LATITUDINE FIGURA 8 DIFFERENTE CURVATURA DELLE LINEE DI FLUSSO. RAGGIO MINORE NEL SETTORE A E MAGGIORE IN QUELLO B. IN QUESTO CASO LA VORTICITÀ E’ POSITIVA (ROTAZIONE CICLONICA DELLE CORRENTI), MA LO STESSO DISCORSO VALE PER LA VORTICITÀ NEGATIVA (ROTAZIONE ANTICICLONICA DELLE CORRENTI). Per introdurre questi moti è cosa giusta parlare anche di un altro parametro molto importante: la vorticità verticale. Abbiamo visto poco fa come la divergenza possa essere presente sia in quota che nei bassi strati, andando a formare però due strutture bariche diverse in base alla sua locazione. La vorticità, in atmosfera, dipende essenzialmente da due fattori: curvatura delle linee di flusso e il gradiente del vento salendo di quota (wind shear). Perciò possiamo dire che essa aumenta al diminuire del raggio di curvatura e all’aumentare del gradiente verticale del vento. La vorticità assoluta viene definita come la somma della vorticità relativa e della vorticità di trascinamento terrestre. A noi interessa la sua componente verticale, la quale è massima ai Poli e nulla all’Equatore. Di seguito viene mostrato graficamente come varia la componente verticale della vorticità salendo di latitudine e come varia in base all’angolo di curvatura delle linee di flusso atmosferico. Abbiamo anche detto che la vorticità verticale dipende dal wind shear, cioè la variazione della velocità e del verso dei venti su una breve distanza. In questo caso si parlerà di wind shear verticale che consiste nella variazione di direzione e di velocità delle correnti man mano che la quota aumenta (molto importante anche nello sviluppo di celle convettive). FIGURA 9 WIND SHEAR VERTICALE IN CASO DI ROTAZIONE CICLONICA DELLE CORRENTI (A) E DI ROTAZIONE ANTICICLONICA DELLE STESSE (B) FIGURA 10 LA VORTICITÀ E I MOTI DI ORIGINE DINAMICA Ma veniamo ora ai moti di origine dinamica. Essi racchiudono tutti quei moti che legano le due strutture bariche sopra viste a una vasta area della superficie terrestre (esempio: anticicloni di blocco, cicloni extra-tropicali). Tali configurazioni atmosferiche possono essere viste come dei centri di vorticità che, sotto l’azione delle correnti, si muovono su grandi distanze. Perciò, le saccature e i promontori portano con se delle avvezioni di vorticità con conseguenti venti ascendenti o discendenti verso o dall’alta troposfera. Dando uno sguardo all’immagine sottostante possiamo vedere come i centri di vorticità positiva siano localizzati nei settori individuati con la lettera “L”, mentre quelli di vorticità negativa nei settori identificati con la lettera “H”. 5. GLI ANTICICLONI DI BLOCCO Una situazione barica, che soprattutto in inverno può svilupparsi, nel nostro specifico caso sul comparto euromediterraneo, è l’anticiclone di blocco. Questi anticicloni si sviluppano principalmente attorno al meridiano 0 (Isole Britanniche) e al meridiano 180 (Oceano Pacifico), andando così a mettere in atto il cosiddetto fenomeno di “blocking”. Si sviluppano in presenza di debole indice zonale, cioè con correnti occidentali deboli. La loro caratteristica principale è la forma a omega maiuscola Ω che assumono le isoipse, mentre una seconda nota che li contraddistingue è la formazione di due centri di bassa pressione ai lati dello stesso. L’intensità di un fenomeno di blocking viene calcolato tramite il block index Molteni-Tibaldi, tenendo conto del gradiente barico in periodi di blocco superiori a cinque giorni. Per fare ciò viene utilizzata la grandezza GHGN (Geopotential Height Gradient North emisphere), la quale viene calcolata secondo la seguente equazione: LEGENDA Dopo aver fatto il calcolo, se il valore ottenuto risulta essere inferiore a -10m (GHGN < -10m), allora possiamo affermare di trovarci di fronte a una situazione di blocco (NB! poi seguiranno altre analisi, su dati mappe modellistiche, immagini satellitari,…). FIGURA 11 QUESTO GRAFICO FA RIFERIMENTO ALLA FREQUENZA DEGLI ANTICICLONI DI BLOCCO SUL PERIODO 1948-1992 (TRATTO DA UN DOCUMENTO DIFFUSO DALLA UNIVERSITA’ DI BERNA (WWW.UNIBE.CH) E FA RIFERIMENTO ANCHE AGLI ACCUMULI DI NEVE IN GROENLANDIA). 5. SITUAZIONE BARICA DICEMBRE 2013 E DATI METEOROLOGI DI CALLIANO FIGURA 12 NOTARE LA FORMA AD OMEGA DELL’ANTICICLONE E LE DUE FIGURE DEPRESSORIE SUI BORDI Dicembre 2013 è iniziato ed è proseguito fino al giorno 18 con il cielo libero da nubi e con temperature pomeridiane elevate rispetto alla media del periodo. Tutto questo per la presenza di un possente anticiclone sull’Europa. Le caratteristiche del forte centro di alta pressione sono molto simili a quelle appena descritte nei paragrafi precedenti. La carta qui a fianco è stata emessa alle ore 6 di domenica 8 dicembre 2013 dal modello americano di previsione GFS (Global Forecast System) ed è una previsione per il giorno 12 dicembre 2013. A noi, quello che interessa è la forma che l’anticiclone dovrebbe assumere secondo il modello. La forma è proprio quella di un anticiclone di blocco. Facendo poi due grossolani conti, anche la grandezza GHGN risulta essere inferiore ai -10m. Nel corso degli anni, situazioni di bel tempo persistente nel mese di dicembre si sono già verificate. Degli esempio sono il dicembre 1991 e 1998. Vediamoli insieme. DICEMBRE 1991: questo mese trascorre completamente sotto una possente cupola anticiclonica che favorisce giornate serene e annichilisce qualsiasi vana idea di pioggia. Infatti, il totale pluviometrico è pari a 0,0mm. In compenso, molto intense sono state le gelate da inversione termica che hanno caratterizzato ogni singola giornata. La minima è stata toccata il giorno 12 con -9,4°C. Le due carte sottostanti ci mostrano la situazione atmosferica al primo e al quattordicesimo giorno del mese. I grafici, invece, mostrano l’andamento delle temperature rispetto al 2013 (dati OsservatorioCalliano e Stazione Calliano Est). Anche le medie differiscono molto: le minime nel 1991 hanno avuto una media delle prime due decadi di -7,1°C contro -0,8°C all’osservatorio e -0,5°C a Calliano Est nel 2013. Le massime invece, +5,0°C nel 1991 contro +8,5°C all’osservatorio e +8,3°C a Calliano Est nel 2013. Sotto, mappe dei geopotenziali del 1° e 14 dicembre 1991. Il giorno 14 non siamo difronte a un anticiclone di blocco a omega, ma le conseguenze sono state molto simili a quelle del dicembre 2013. GRAF.1 NOTARE COME SIA LE TEMPERATURE MASSIME CHE QUELLE MINIME SONO STATE MOLTO PIÙ BASSE NEL 1991 RISPETTO ALL’ANNO IN CORSO, CON SCARTI ANCHE DI 8-9°C DICEMBRE 1998: questo mese di dicembre ha visto una vasta e lunga fase stabile distesa lungo tutto il mese, con alcune infiltrazioni sparse e con relativi debolissimi accumuli pluviometrici. Anche qui le inversioni termiche mattutine hanno caratterizzato quasi tutte le giornate, con valori spesso inferiori ai -5°C. La minima è stata toccata il giorno 9 con ben -9,7°C contro i -3,4°C del 2013 all’osservatorio e -2,4 alla stazione di Calliano Est. Anche le medie differiscono molto: le minime nel 1998 hanno avuto una media delle prime due decadi di -5,0°C contro -0,8°C all’osservatorio e -0,5°C a Calliano Est nel 2013. Le massime invece, +7,1°C nel 1998 contro +8,5°C all’osservatorio e +8,3°C a Calliano Est nel 2013. Sotto, mappe dei geopotenziali del 1° e 14 dicembre 1998. Anticiclone molto vivace già il 1°. Notare la presenta di un cut-off il giorno 14 (zona di alta pressione isolata altopressorio). all’interno di un campo GRAF.1 LE TEMPERATURE MINIME MOLTO Più BASSE NEL 1998 CHE NEL 2013 DICEMBRE 2013: Osservatorio Calliano e Stazione Meteo Calliano Est FIGURA 13 TEMPERATURE ZAMBANA PERIODO DICEMBRE BRANCOLINO PERIODO DICEMBRE IASMA) A NEL 15-18 E A NEL 6-10 (DATI Come visto all’inizio di questo paragrafo, il mese di dicembre 2013 è stato caratterizzato da un forte e insistente anticiclone. Le temperature sono risultate non eccessivamente basse nemmeno nelle ore mattutine, ma con valori anche inferiori ai -6°C nelle depressioni della Valle dell’Adige: Zambana, Brancolino, Volano, Marco, Loppio. Tutte queste stazioni appena citate fanno parte della rete agrometeorologica del centro IASMA di San Michele. Le massime sono invece, risultate molto elevate con uno scarto dalla media climatologica dell’osservatorio di +2,4°C sui primi 18 giorni del mese. Le minime invece, hanno raggiunto i +1,7°C sopramedia. Per quanto riguarda gli estremi raggiunti in queste prime due decadi del mese, nelle due stazioni meteo del paese, essi sono: TABELLA 1 TABELLA CHE RIASSUME GLI ESTREMI RAGGIUNTI NELLE PRIME DUE DECATI 6. SITOLOGIA E BIBLIOGRAFIA 1. http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=99 12 2. http://www.meteogiornale.it/notizia/4964-1-basi-di-meteo rologia-parte-seconda-convergenza-divergenza-e-vorticita Manuale di meteorologia di Mario Giuliacci, Andrea Giuliacci e Paolo Corazzon (edizione Alpha Test); La neve, cos’è e come si prevede di Gianluca Bertoni, Flavio Galbiati e Mario Giuliacci; Temporali e tornado di Gabriele Formentini, Alberto Gobbi, Andrea Griffa e Pierluigi Randi; Sebastiano Carpentari in collaborazione con www.osservatoriocalliano.it di Andrea Pernecher Acqua e poca neve sull’Altopiano di Folgaria! Il peggioramento appena terminato ha portato molta neve in diverse località sciistiche della regione, da Madonna di Campiglio a Plan al Passo del Tonale. Tutto questo però è mancato sull’altopiano di Folgaria. Nella notte di Santo Stefano, tra il 25 e il 26 del mese, attorno ai 1600/1500 metri sono scesi dai 10 cm ai 20 cm. Nella notte però, le forti correnti da sud hanno portato un aumento delle temperature, con zero termico a circa 1700-1800 metri. Nella mattinata dopo Natale era pioggia sopra i 1700 m, con pioggia mista a neve o grani di ghiaccio che precipitavano anche sotto i 1000 m nelle fasi più intense, ma senza girare in neve. Gli impianti sciistici sono rimasti chiusi a causa della pioggia, con molti turisti costretti a rimanere in paese a Folgaria o se non provenivano da fuori provincia, costretti a tornare a casa. Un’altra cosa incontrata salendo verso il Passo Coe è stato il fenomeno del gelicidio a Serrada (1200 m ca.) e debolmente anche a Fondo Grande (1300 m ca.). Nel tardo pomeriggio di ieri la pioggia e girata in neve fino ai 1200 m ca. con qualche centimetro accumulato a Fondo Grande e più su verso il Passo. Oltre i 1800 metri invece, neve abbondante con Vigolana (2150 m) e Cornetto (2000 m ca.) candidamente imbiancati. Lo stesso anche i restanti monti della Valle con oltre due metri eolici al rifugio Altissimo situato sull’omonimo monte. Di seguito alcune foto scattate oltre il confine con il Veneto la mattina del 26 (poco prima del rifugio Valbona) e alcune webcam di questo pomeriggio! Infine, alcune immagini tratte da Facebook del rifugio Altissimo! Il Trentino Alto Adige diviso in due dal peggioramento!! Il peggioramento di mercoledì 23 ottobre ha spaccato letteralmente in due il Trentino Alto Adige, portando accumuli oltre i 100 mm giornalieri sulla parte centro-nord e ovest della regione, mentre accumuli di circa 20-30 mm sul resto del territorio. Ma andiamo con ordine. L’arrivo del fronte vero e proprio è stato preceduto da un forte richiamo di aria calda sciroccale dai quadranti sudoccidentali. Già nella giornata di martedì 22, alcuni rovesci moderati hanno interessato la parte meridionale e in particolar modo, la Bassa Vallagarina e l’Alto Garda. Nella mattinata di mercoledì sono iniziate le prime precipitazioni ad Ovest. Dal pomeriggio queste ultime si sono intensificate notevolmente su tali aree, permanendo fino a tarda notte. Le temperature sopra la media del periodo hanno permesso alla pioggia di cadere a quote molto elevate (2600-2700 metri). Al passo dello Stelvio gli accumuli sono stati di circa 30 cm. Passo dello Stelvio nel pomeriggio del 23 ottobre I pluviometri dell’istituto Agrario di San Michele all’Adige (IASMA) hanno registrato alcuni valori nettamente superiori ai 100 mm giornali. Tra tutte le stazioni della rete meteorologica spiccano quella di Mezzolombardo, con un accumulo di 113 mm e quella vicina di Meteorotaliana con 117mm. Accumuli trentini (IASMA). A sinistra accumuli e le due macro aree alle ore 20.00 del 23, mentre a destra gli accumuli totali della giornata! Per quanto riguarda le precipitazioni dell’Alto Adige, anch’esso lo possiamo divide in due macro arre. La parte centro-sudoccidentale dove gli accumuli sono stati molto elevati e il resto della provincia, con accumuli mediamente attorno ai 30-35mm. Precipitazioni Alto Adige da Wetter in Sudtirol Stazione meteo di Ora Sebastiano Carpentari