Geografia e Politica: cronaca di una morte annunciata?

Geografia e Politica: cronaca
di una morte annunciata?
(Roma, 30 aprile 2010)
Francesca De Sanctis*
I
l giorno 30 aprile 2010 si è svolta presso la Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, a Roma, la Giornata di studio “Geografia per l’ambiente e la salute”, organizzata su iniziativa del Professor Cosimo Palagiano (Ordinario di Geografia – Sapienza Università di Roma), e dell’Onorevole Domenico Scilipoti (Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici –
Italia dei Valori).
L’obiettivo della giornata è stato quello di riflettere e dibattere sul ruolo
della geografia in ambito scolastico, istituzionale e nell’affiancamento alla vita
politica, tematica quanto mai recente in vista della prossima riforma della
scuola che penalizzerà gravemente lo spazio dedicato all’insegnamento della
disciplina.
Nella prima parte della mattinata si sono susseguiti gli interventi dei Presidenti delle diverse associazioni geografiche e di alcune figure politiche. La
seconda parte della giornata è stata invece dedicata alla presentazione del
prossimo Convegno di Geografia medica che si svolgerà a Roma tra il 16 ed
il 18 dicembre 2010. Questa seconda sezione è stata pertanto mirata a riflettere sulle tematiche più recenti e più significative della geografia medica con
attenzione ad evidenziarne eventuali risvolti politici e amministrativi.
La giornata ha visto la partecipazione di molti accademici, studenti, e
studiosi.
Cercando di rispondere al quesito “Chi difende la geografia?”, si è aperto
il dibattito che ha visto susseguirsi gli interventi di Gino De Vecchis (Presidente dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia), Franco Salvatori
(Presidente della Società Geografica Italiana), Franco Farinelli (Presidente
dell’Associazione dei Geografi Italiani), Lidia Scarpelli (Presidente della Società di Studi Geografici), Paolo Di Giovine (Direttore del Dipartimento delle Scienze dei Segni, degli Spazi e delle Culture – Sapienza Università di
Roma), coordinati da Cosimo Palagiano.
Gino De Vecchis ha illustrato il problema scottante della riforma universitaria, invitando a leggere e diffondere l’appello lanciato in difesa della geografia, evidenziando la partecipazione in esso da parte di importanti personaggi del mondo della politica e della cultura. Come si trasformerebbe la
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Sapienza Università di Roma.
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Semestrale di Studi e Ricerche di Geografia
Roma - XXII, Fascicolo 1, gennaio-giugno 2010
scuola senza la geografia? Gli addetti ai lavori dovrebbero essere in prima fila a difendere tale insegnamento.
Dopo di lui, Franco Salvatori ha cercato di risalire a ritroso rispetto a
questa richiesta d’attenzione lanciata da geografi e sostenitori della disciplina, chiedendosi come si fosse arrivati ad un tal assetto. Le sue riflessioni
hanno cercato di rispondere a domande quali: perché il ruolo del geografo
dovrebbe essere tenuto in particolare considerazione? dove si esplica maggiormente l’importanza della geografia? perché i politici dovrebbero avere
interesse a tenerla in vita?
E inoltre, perché nessuno ha realmente difeso la geografia?
Il suo intervento si è concluso lanciando alla sala uno spunto, quasi provocatorio, di riflessione: e se i geografi fossero solo una corporazione che
come le altre ora si è risvegliata al solo fine di difendere i propri interessi?
Franco Farinelli ha proseguito nel percorso all’indietro fino ad arrivare
alle origini della geografia e al ruolo rivestito dai “geografi del re”. Se persino Immanuel Kant passò di fatto alla storia come filosofo, si può riflettere su
come il compito del geografo arrivi ad attraversare “confini pericolosi”.
La geografia aiuta ad orientarsi nello spazio così come nel pensiero. È interesse della classe politica formare cittadini che sappiano ben orientarsi nel
mondo e nel pensiero? C’è dietro questa riflessione un eco orwelliano, la
scelta di esclusione appare dunque fatta con tutte le considerazioni del caso.
A questi interventi hanno risposto le controparti politiche, gli onorevoli
Domenico Scilipoti (IdV) e Maria Coscia (PD), che hanno cercato di portare
il loro punto di vista sottolineando come dietro la questione posta in discussione vi siano più complessi equilibri o anche, secondo Scilipoti, un’inaspettata ignoranza e mancanza di comunicazione. Il loro invito è stato quello
di migliorare il dialogo tra le due sfere e rendere questo incontro il primo di
una lunga serie.
Lidia Scarpelli ha sottolineato la necessità che le due parti svolgano un
concreto e diffuso ruolo di sensibilizzazione.
Anello di congiunzione tra la prima e la seconda sezione previste per la
giornata di studio è stato l’intervento di Giuliano Bellezza (Vicepresidente
dell’Unione Geografica Internazionale), il quale ha ripreso il filo del dibattito sul ruolo della geografia e introdotto i successivi interventi. La geografia
medica ha fatto da protagonista e ha cercato di accompagnare le precedenti
riflessioni volgendosi a riscontri pratici.
Giacomo Corna Pellegrini (Università Statale di Milano) ha parlato di
Geografia e qualità della vita, ripercorrendo alcune fasi di ricerca da lui dirette
e analizzando il ruolo del geografo in una prospettiva di sviluppo internazionale.
Cristiano Pesaresi (Sapienza Università di Roma) con il suo intervento su
Geografia della salute in Italia e differenze regionali ha riportato i risultati di una
sua ricerca in atto sull’Italia riguardo alla diffusione, distribuzione e concentrazione delle malattie per regione. Tale studio è volto a evidenziare o ipotizzare eventuali nessi tra condizioni fisico-ambientali, economiche e cultura140
Francesca De Sanctis
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li e qualità della vita, in un’ottica integrata tra geografia ed epidemiologia. I
risultati hanno mostrato come tali contributi possano dialogare con le politiche e come la geografia possa farsi strumento per migliorare le condizioni
sanitarie, supportando la sfera medica.
A tal riguardo, infine, l’onorevole Scilipoti parlando di Ambiente e salute:
oriente e occidente a confronto ha sottolineato l’importanza di una comunicazione e interazione tra geografia e altre scienze, medicina in primis.
Il suo appello si è rivolto al riconoscimento delle pratiche “alternative”,
come l’agopuntura, come parte del sistema sanitario pubblico e pertanto al
loro supporto al fine di poter ampliare l’offerta e permettere un accesso ad
esso a costi inferiori. A tale scopo, mantenere vivo il dialogo potrà garantire
la conoscenza e comprensione delle diverse culture al fine di migliorare le
competenze riguardo al sapere scientifico e alla diffusione delle alternative
poste dal mondo “orientale”.
La Giornata di studio si è conclusa con l’augurio che quella svolta possa
essere la prima di numerosi incontri e dibattiti, in modo da allargare la partecipazione a ulteriori sfere del mondo politico e accademico, facendo fuoriuscire “la corporazione” dai suoi limiti, con autocritica e con nuovi sentieri
per migliorarsi ed affermarsi.
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