expert article _ diagnosi
Protocollo
Total Face Approach
Valutazione a un anno della metodica
Autori_G. Perrotti, Italia
_Web Article
Questo articolo
è presente sul sito
www.dental-tribune.com
Fig. 1_Cefalometria multiplanare.
Studio della dimensione verticale.
Fig. 1
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_I primi accenni di diagnosi multidisciplinare in campo volumetrico risalgono agli
anni Ottanta quando si è cominciato a parlare
di trattamenti complessi ove ogni singolo specialista affronta la sua parte del processo terapeutico ai fini del risultato globale del trattamento riabilitativo del paziente. Sono gli esami in cui
dalla figura del dentista generico scaturiscono
figure specialistiche come l’endodonzista, il parodontologo, il protesista. L’ortodonzia è invece
da sempre nota come una branca a se stante
dell’odontoiatria e per questo non sempre presa
in reale considerazione dell’odontoiatra generico
o specialista. Negli anni attuali, invece, in medicina e così pure in odontoiatria si è visto il fiorire di
nuove specialità, ove il singolo operatore aumen-
ta il tecnicismo e il suo background culturale soprattutto in un determinato campo che ha scelto
come suo terreno di approfondimento.
Questo fatto ha creato negli anni la figura di
specialisti molto aggiornati, tecnicamente ineccepibili, concentrati al massimo sul proprio campo d’indagine per il quale l’obiettivo è di ottenere
sempre maggiori livelli di perfezione.
L’effetto rebound di tale iperspecialismo ha
distolto leggermente l’odontoiatra da quella misura d’insieme che è invece tipica del buon medico che, prima ancora di pensare alla terapia, si
avvale della semeiotica e della sintomatologia
per elaborare un corretto quadro diagnostico.
In odontoiatria, come in tutti gli aspetti della medicina, la quota dedicata alla fase diagnostica deve avere un ruolo preponderante, una
sua dignità in termini di approfondimento e di
procedure che sono in grado di fornire tutte le
informazioni necessarie per un corretto inquadramento nosologico del paziente in esame.
Ma se l’odontoiatria è diventata sempre più
iperspecialista non rischia di perdere col tempo
parte del suo bagaglio scientifico culturale ottenuto attraverso l’iter universitario e post-universitario?
Probabilmente in alcuni casi questo succede
e l’odontoiatra tenderà a proporre ai propri pazienti terapie che conosce, già verificate, e tenderà a tralasciare o a non vedere aspetti che invece
possono essere importanti ai fini terapeutici.
È noto perciò in osservazione di questo fenomeno il concetto di visione globale del paziente e
la stesura di un protocollo di analisi diagnostica
che fornisca all’odontoiatra un sentiero procedurale ai fini di una corretta fase diagnostica.
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L’attenzione posta ai dettagli semiologici e
anatomo-clinici in fase diagnostica dispone di
una serie di esami strumentali che aiutano il clinico a riguardare correttamente lo status quo del
paziente.
Si apportano fotografie cliniche intra e extra-orali, modelli delle arcate dentarie montati
in articolatore, e nuovo aspetto, ci si avvale di
un’analisi volumetrica dei tessuti duri (massiccio
facciale) e dei tessuti molli (analisi estetica) avvalendosi di un esame Cone-beam del paziente.
Dalle immagini relative a questo esame radiologico scaturiscono le informazioni anatomiche
importanti per la stesura dei piani di trattamento
d’importanza maxillo-facciale, odontoiatrica e
ortodontica.
Le immagini sono a loro volta analizzate secondo uno schema cefalometrico che si avvale
di misure lineari ottenuto dalla comparazione di
piani multiplanari, tratti attraverso punti cefalometrici codificati.
Questo protocollo è stato proposto a un
gruppo di implantologi esperti i quali si sono offerti di testare sui propri casi questa procedura
da associare alle abituali strategie diagnostiche.
Le stesse persone hanno partecipato a più incontri, durante i quali sono state discusse le proprie esperienze ed esposte modifiche o dettagli
procedurali per rendere più efficace la metodica.
Dopo un anno, agli stessi operatori è stato
richiesto di rispondere a un questionario rispetto
all’utilizzo della metodica Totale Face Approach
e all’utilizzo dell’analisi cefalometrica applicata
ai casi di riabilitazione implantoprotesica complessa. La risposta alle domande richieste è stata
similare per quanto riguarda la possibilità di un
maggiore e più dettagliato inquadramento nosologico nei casi complessi per i quali è sicuramente auspicabile ottenere in fase diagnostica il
maggior numero possibile di informazioni sullo
stato del paziente, con l’obiettivo di ripristinare
l’organo mancante, ovvero il dente, in equilibrio
e armonia con l’aspetto scheletrico, la componente neuromuscolare, la funzionalità delle articolazioni temporomandibolari e, in conseguenza
di ciò, con l’ottenimento di una buona estetica e
della compliance del paziente.
Fig. 2
Fig. 2_Cefalometria multiplanare: studio della dimensione verticale.
Fig. 3_Programmazione implantare eseguita sulla ricostruzione volumetrica 3D del cranio in toto.
_Ringraziamenti
Si ringrazia per la collaborazione al progetto
Total Face Approach i dottori:
Riccardo Scaringi, Massimiliano Beani, Michele Manacorda, Ennio Ballerin, Alessio Franchina, Maria Grazia Ricci, Dieter Mair e Materialise
Dental per il supporto tecnico e la fiducia riposta
nel nostro lavoro.
Fig. 3
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Risposte individuali di un gruppo di implantologi esperti alla richiesta di eseguire diagnostica Total Face Approach®
su una serie di casi di pazienti complessi. Analisi della loro esperienza.
Scopo: Valutare i vantaggi e gli svantaggi dell’utilizzo di una procedura diagnostica denominata Total Face Approch®.
Introduzione: Descrizione del protocollo TFA.
Materiali e metodi: Sono stati analizzati X casi da X operatori secondo il protocollo TFA. Gli operatori hanno risposto a un questionario.
Gli operatori hanno eseguito la riabilitazione implantoprotesica secondo le indicazioni fornite dalla diagnostica TFA.
Questionario
1. Come avete avuto accesso
al protocollo Total Face
Approach®?
a) Attraverso corsi e seminari
b) Attraverso pubblicazioni
2. Da quanto tempo utilizzate
questo protocollo per i vostri
pazienti?
a) 1 anno
b) 6 mesi
c) Meno di 6 mesi
3. Avete avuto difficoltà a
modificare le vostre abitudini
diagnostiche?
a) Sì
b) No
c) Un po’
4. Avete avuto difficoltà a
richiedere la CBTC al vostro
paziente?
a) Sì
b) No
c) Qualche volta
5. Avete avuto difficoltà ad
affrontare la cefalometria 3D?
a)
b)
c)
d)
Sì
No
Poco
Molto
6. Ritenete che il Total Face
Approach® abbia modificato
il vostro modo di analizzare i
vostri pazienti?
a)
b)
c)
d)
Sì
No
Molto
Poco
Sì
No
Molto
Poco
a)
b)
c)
d)
Sì
No
Molto
Poco
9. Ritenete di continuare a
valutare i vostri pazienti
secondo il protocollo TFA?
a) Sì
b) No
c) Solo in casi selezionati
7. Ritenete che il Total Face
Approach® vi abbia stimolato
a una maggiore indagine e
approfondimento?
a)
b)
c)
d)
8. Ritenete di aver imparato
a utilizzare il software
tridimensionale in modo
soddisfacente?
10. Ritenete di aver ottenuto
maggiori risultati avendo
eseguito una valutazione TFA
nella fase diagnostica?
a) Sì
b) No
c) In alcuni casi
Note e commenti Personali
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Data: _______________________________________________
Firma: ______________________________________________
Per corrispondenza: Dott.ssa Giovanna Perrotti - E-mail: [email protected]
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