CORSO DI FISICA TECNICA – Tecniche del COSTRUIRE AA 20010/11 ILLUMINOTECNICA Lezione n° 1: Natura della luce – Grandezze fotometriche fondamentali Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 Doppia natura della luce: ONDULATORIA e CORPUSCOLARE Teoria corpuscolare (Newton 1643-1727): La luce è costituita da particelle piccolissime che, penetrando nell’occhio ad alta velocità, provocano la sensazione della visione La luce si propaga in linea retta Spiega la riflessione con la teoria degli urti elastici (conservazione della q.d.m.) vx vx vy vy Non è in grado di spiegare la rifrazione Teoria ondulatoria Luce costituita da ONDE ELETTROMAGNETICHE: perturbazioni periodiche nel tempo e nello spazio del campo elettromagnetico Maxwell – 1860 Teoria dell’ELETTROMAGNETISMO Le onde elettromagnetiche si propagano nel vuoto con la stessa velocità della luce (3x108 m/s) Suggerendo che questo accordo non fosse casuale, Maxwell sostenne la natura ondulatoria della luce Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 Il modello ondulatorio non spiega tutti i fenomeni Hertz 1887 - Effetto fotoelettrico – emissione di elettroni da elettrodi bombardati da fotoni, particelle di luce L’effetto fotoelettrico è spiegabile solo con la natura corpuscolare della luce!!! (Einstein 1905) Si fa strada di nuovo il modello corpuscolare Luce costituita da FOTONI, particelle di massa molto piccola presenti in gran numero in un fascio luminoso, ciascuna con un piccolo contenuto di energia La teoria quantistica mette d’accordo i due modelli spiegando alcuni fenomeni con il modello ondulatorio (interferenza e diffrazione) ed altri con quello corpuscolare (scambi energetici) Teoria quantistica: Considerando validi sia il modello corpuscolare che quello ondulatorio e mettendoli d’accordo, permette di valutare il contenuto energetico della luce: L’energia luminosa che si propaga non è distribuita in maniera uniforme in tutto il fronte d’onda dell’onda e. m. ma in modo discreto, concentrata in alcuni punti secondo quantità discrete di energia, dette quanti: ε=hν h : costante di Plank = 6.55 10 –27 erg sec Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 Teoria ondulatoria La luce è una radiazione elettromagnetica caratterizzata da una lunghezza d’onda λ ed una frequenza ν. Un’onda elettromagnetica è una perturbazione del campo elettromagnetico che si propaga in modo periodico nel tempo e nello spazio λ: lunghezza d’onda = distanza in metri tra due punti allo stesso valore del campo T: periodo = tempo in secondi che intercorre tra due istanti in cui il campo assume lo stesso valore ν: frequenza = T –1 : inverso del periodo: numero di cicli nell’unità di tempo (s-1 = Hz) c=λ/T=λν Nel vuoto: c = 3 108 m/s. Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 Per descrivere i fenomeni luminosi adottiamo il modello ondulatorio con alcune semplificazioni: Lunghezza d’onda delle radiazioni luminose molto piccola (380-780 nm) rispetto alle dimensioni medie dei corpi con cui interagisce Accettata l’ipotesi di propagazione in linea retta con l’approssimazione grafica dei raggi luminosi Interazione di una radiazione luminosa con una parete Ei = Er + Ea + Et Ei Et Ei / Ei = (Er + Ea + Et) / Ei Er a : coefficiente di assorbimento = Ea / Ei Ea La riflessione può essere: Speculare r : coefficiente di riflessione = Er / Ei a+r+t=1 t : coefficiente di trasmissione = Et / Ei Diffusa Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI Mista AA 2010/11 SPETTRO ELETTROMAGNETICO 10-6 nm Raggi cosmici 1 nm Raggi γ Raggi x 1 cm UV IR Microonde 1 km UHF VHF Onde corte Onde lunghe FINESTRA OTTICA Radiazioni visibili 380 Violetto Blue Verde Giallo Arancio Rosso 780 nm Al variare della lunghezza d’onda si considerano le varie tipologie di onde elettromagnetiche che, conservando le medesime caratteristiche, si differenziano per gli effetti che producono Le onde visibili occupano un piccolissimo intervallo di lunghezze d’onda (FINESTRA OTTICA) compreso tra 380 e 780 nm all’interno del quale si distinguono le varie componenti cromatiche della luce. Il prevalere di una o più componenti cromatiche sulle altre attribuisce alla luce una particolare TONALITA’ CROMATICA Una miscela omogenea di tutte le componenti cromatiche (spettro uniforme) produce una LUCE BIANCA La luce bianca èd detta ACROMATICA Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 FENOMENO DELLA VISIONE Determinato da fattori oggettivi: Intensità della radiazione incidente nell’occhio e soggettivi: Sensibilità dell’occhio alle radiazioni visibili CAPACITA’ VISIVE La radiazione visiva incide sulla CORNEA (membrana trasparente) La lente elastica retrostante (CRISTALLINO) modifica il raggio di curvatura mettendo a fuoco l’immagine Le radiazioni incidenti sulla cornea vengono rifratte verso la RETINA dove si trovano i fotoricettori concentrati nella FOVEA Sulla retina si produce una immagine rovesciata che viene inviata al cervello dove viene raddrizzata Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 I fotoricettori sono CONI e BASTONCELLI, 126 x 106 cellule nervose sensibili alla luce I BASTONCELLI (120 x 106) più numerosi e più sensibili Responsabili della visione notturna (SCOTOPICA) caratterizzata da valori molto bassi dell’energia luminosa I CONI (6 x 106) molto meno numerosi e meno sensibili Responsabili della visione diurna (FOTOPICA) caratterizzata da valori molto più elevati dell’energia luminosa I CONI sono di tre tipi: ROSSI, VERDI, BLUE detti colori primari fondamentali Ciascuna tipologia contiene fotopigmenti sensibili a diverse lunghezze d’onda La percezione dei colori è possibile solo con la visione FOTOPICA La ricezione dell’immagine da parte di coni e bastoncelli avviene per scomposizione chimica in conseguenza della quale impulsi nervosi vengono inviati al cervello I centri encefalici preposti decodificano il messaggio ricevuto interpretandolo e raddrizzando l’immagine Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 L’occhio umano è sensibile alla potenza radiante entrante e non all’energia come una pellicola fotografica Un fascio luminoso entrante su una pellicola la impressiona in funzione dell’apertura dell’obiettivo e del tempo di esposizione (energia) Al contrario l’occhio rimane costantemente allo stesso grado di sensibilità che ha all’istante iniziale della percezione visiva Sensibilità dell’occhio funzione della lunghezza d’onda QUALITATIVA: consente di distinguere le tonalità cromatiche delle varie radiazioni QUANTITATIVA: comporta una reazione più o meno intensa alle varie lunghezze d’onda Per avere la stessa sensazione visiva sono necessarie potenze radianti diverse alle diverse lunghezze d’onda La sensibilità è MASSIMA al centro dello v(λ) spettro (555 nm in visione fotopica e 510 nm in visione scotopica ) e minima ai lati 1.0 0.9 Fotopica Scotopica 0.8 VISIBILITA’ V(λ) 0.7 Massima al centro e minima ai lati serve a misurare la capacità visiva dell’occhio 0.6 0.5 0.4 Coefficiente di VISIBILITA’ 0.3 v(λ) = V(λ) /Vmax 0.2 Varia da 0 (a 380 e 780 nm) a 1 (al centro dello spettro) 0.1 0.4 Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI 0.51 0.55 0.7 AA 2010/11 λ(µm) FLUSSO LUMINOSO Potenza radiante emessa da una sorgente pesata con la curva di visibilità per tenere conto della risposta dell’occhio umano e della composizione spettrale della radiazione. Si misura in lumen (lm). Flusso monocromatico emesso alla generica lunghezza d’onda λ: Φ = K ⋅ v (λ ) ⋅ W (λ ) con Flusso monocromatico emesso per λ = 555 nm K = 683lm / W v(λ = 555 nm) = 1 Φ = K ⋅ W (λ ) Flusso con distribuzione continua della potenza radiante tra λ1 e λ2: λ2 λ2 λ1 λ1 Φ = ∫ K ⋅ v (λ ) ⋅ W (λ ) ⋅ dλ = K ⋅ ∫ v (λ ) ⋅ W (λ ) ⋅ dλ Campo di emissione esteso all’intero campo di visibilità (380 ÷ 780 nm): 780 Φ = K ⋅ ∫ v (λ ) ⋅ W (λ ) ⋅ dλ 380 Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 INTENSITA’ LUMINOSA Determina la distribuzione spaziale del flusso luminoso nelle varie direzioni Hp: sorgente puntiforme “Intensità luminosa”: rapporto tra il flusso luminoso infinitesimo e l’angolo solido all’interno del quale tale flusso è contenuto nella generica direzione intorno alla sorgente stessa. Detta anche densità spaziale angolare del flusso luminoso. I= dΦ dω S dω = Si misura in lm/sr = candele (cd) dS r2 r E’ utile per determinare le direzioni in cui la sorgente emette in modo prevalente ed individuare le superfici o porzioni di superfici illuminate in modo più accentuato dS Radiante (rad): angolo piano al centro di una circonferenza sotteso da un arco di lunghezza pari al raggio Steradiante (sr): angolo solido al centro di una sfera sotteso da una superficie di area paria r2 Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 SOLIDO FOTOMETRICO rappresentazione vettoriale delle intensità luminose nelle varie direzioni intorno alla sorgente ripartizione spaziale del flusso luminoso. Solido fotometrico di una lampada ad incandescenza in coordinate polari Angolo: direzione di emissione; Lunghezza del raggio: valore dell’intensità in candele. CURVA FOTOMETRICA sezione piana del solido fotometrico Unica curva per sorgenti ad emissione assialsimmetrica Due o più curve in direzioni notevoli (es. longitudinale e trasversale) per sorgenti ad emissione asimmetrica Di solito la curva fotometrica fornisce valori in cd/klm poiché la stessa sorgente può ospitare lampade di diversa potenza che emettono un flusso diverso Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 Calcolo del flusso emesso dalla sorgente in funzione dell’intensità luminosa: I= dΦ dω ⇒ dΦ = I ⋅ dω ⇒ Φ = ∫ I ⋅ dω Ω 4π Φ = ∫ I ⋅ dω Emissione nell’intero spazio che circonda la sorgente: 0 Intensità luminosa costante in tutte le direzioni nell’intero spazio intorno alla sorgente: 4π 4π 0 0 Φ = ∫ I ⋅ dω = I ⋅ ∫ dω = 4π ⋅ I Intensità luminosa costante in tutte le direzioni all’interno dell’angolo solido Ω: Φ = I ⋅Ω Da cui: il lumen può essere definito come il flusso luminoso emesso da una sorgente di intensità luminosa uniforme e unitaria in un angolo solido di 1 sr. Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 ILLUMINAMENTO Effetto prodotto dal flusso luminoso sulla superficie illuminata Grandezza puntuale: varia punto per punto S Si definisce una dS nell’intorno del punto P sulla quale l’illuminamento si può considerare uniforme E= Si misura in lux dΦ dS dφ P dS lm 1lux = 1 2 m dΦ = E ⋅ dS ⇒ Φ = ∫ E ⋅ dS S Nel caso particolare in cui si possa considerare E uniforme sull’intera superficie S, allora si può scrivere: Φ = E ⋅ ∫ dS = E ⋅ S ⇒ E = S Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI Φ S AA 2010/11 LEGGE dell’INVERSO DEL QUADRATO DELLA DISTANZA Incidenza perpendicolare S dω d I S: sorgente puntiforme; I: intensità luminosa nella generica direzione (cd); dω: angolo solido (sr) nell’intorno della direzione di emissione; d: distanza tra sorgente e piano illuminato; dφ: flusso luminoso contenuto in dω; dS: superficie infinitesima sottesa da dω perpendicolarmente alla direzione di emissione dS = d 2 ⋅ dω ⇒ dω = dS d2 dS dΦ E= dS I= dΦ dΦ 2 = ⋅ d = E ⋅ d2 dω dS ⇒ E= I d2 L’illuminamento prodotto da una sorgente puntiforme che emette con una intensità luminosa I in una certa direzione su una superficie piana perpendicolare alla direzione medesima è direttamente proporzionale al valore della intensità ed inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra la sorgente e la superficie considerata. Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 Incidenza obliqua su piano orizzontale E= dΦ Iα ⋅ dω = = dS dS Iα ⋅ S dS ⋅ cos α I d2 = α2 ⋅ cos α dS d d α Iα dScosα L’illuminamento prodotto da una intensità luminosa Iα su un punto di una superficie orizzontale con incidenza obliqua è direttamente proporzionale all’intensità luminosa per il coseno dell’angolo α che definisce la direzione di vista ed inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra la sorgente ed il punto. Incidenza obliqua su piano verticale E= dΦ Iα ⋅ dω = = dS dS Iα ⋅ dS ⋅ senα I d2 = α2 ⋅ senα dS d L’illuminamento prodotto da una intensità luminosa Iα su un punto di una superficie verticale con incidenza obliqua è direttamente proporzionale all’intensità luminosa per il seno dell’angolo α che definisce la direzione di vista ed inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra la sorgente ed il punto. Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI dS S α d Iα dSsenα dS AA 2010/11 LUMINANZA Brillanza di una superficie illuminata o di una sorgente luminosa estesa Dipende dalla quantità di flusso luminoso uscente e dalle dimensioni della superficie A parità di flusso riflesso o emesso una superficie piccola appare più brillante di una di maggiori dimensioni. Tutte le sorgenti, se osservate da piccole distanze, sono da considerarsi estese, in particolare gli apparecchi illuminanti che ospitano lampade di grosse dimensioni. S α Per descrivere meglio tale sensazione si definisce: α “Luminanza” L il rapporto tra l’intensità luminosa nella direzione di osservazione e la proiezione della superficie in oggetto perpendicolarmente alla direzione di vista. L= Scosα I0 Iα Iα S ⋅ cos α Si misura in cd/m2 = nit P P’ Se la superficie S viene vista in direzione perpendicolare, si ha: α=0 ⇒ I0 L0 = S Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11 LEGGE di LAMBERT o del COSENO Superficie riflettente o emittente (sorgente riflessa o diretta) a luminanza uniforme, indipendente dalla direzione di vista: superficie lambertiana , da considerarsi perfettamente diffondente. Considerata una superficie lambertiana ed indicate, rispettivamente, con L0 e con Lα le luminanze in direzione perpendicolare e nella generica direzione di osservazione α, per quanto detto, si ha: L0 = Lα ⇒ I0 Iα = ⇒ S S ⋅ cos α I 0 ⋅ S ⋅ cos α = I α ⋅ S ⇒ I α = I 0 ⋅ cos α L’intensità luminosa emessa da una superficie lambertiana (a luminanza indipendente dalla direzione di vista) nella generica direzione α è proporzionale alla intensità in direzione perpendicolare I0 secondo il coseno dell’angolo α formato dalle due direzioni. S Curva fotometrica semicircolare: la relazione scritta è quella esistente tra l’ipotenusa ed il cateto di un triangolo rettangolo ed ogni triangolo inscritto in una semicirconferenza è rettangolo Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI α Iα I0 AA 2010/11 Le formule scritte possono essere utilizzate per calcolare la luminanza di un corpo illuminante nelle varie direzioni di vista quando questa non viene esplicitamente fornita dal costruttore. Se indichiamo con Slum la luminanza di un corpo illuminante in direzione verticale verso il basso ed I0 l’intensità emessa in quella stessa direzione, si ha: L0 = I0 Slum Allo stesso modo la luminanza del corpo illuminante nella direzione α va calcolata considerando la superficie apparente dello stesso, cioè la proiezione di quella reale in direzione perpendicolare alla direzione di vista Lα = Iα S lum ⋅ cos α Conoscendo il valore della luminanza di una sorgente per vari angoli di vista è possibile costruire una spezzata, detta curva di luminanza della sorgente stessa, utile per verificare alcuni aspetti qualitativi dell’impianto di illuminazione considerato. Corso di Fisica Tecnica – Tecniche del COSTRUIRE - Prof. Paolo ZAZZINI AA 2010/11