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OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO
GALILEI
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BOLLETTINO N. 328
Mercoledì 18 dicembre 2013, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del terzo
mercoledì di ogni mese si parlerà della formazione degli elementi chimici. Al termine, se il cielo sarà
sereno, si potranno fare delle osservazioni al telescopio.
La Luna sarà di un giorni successivo al plenilunio e sarà visibile tutta sera. Sarà molto luminosa. Si
potranno vedere le costellazioni invernali e qualche oggetto del profondo cielo. Data la presenza della
Luna sarà difficoltoso riuscire a vedere nebulose e galassie ma si potranno scorgere gli ammassi
stellari.
Giove sarà visibile nei Gemelli vicino alla Luna. Marte sorgerà a tarda notte nella Vergine.
Saturno sarà visibile al mattino nella la Bilancia. Mercurio sorgerà poco prima del Sole in Ofiuco ma
sarà difficilmente osservabile data la sua vicinanza al Sole. Venere sarà osservabile alla sera al
tramonto nel Sagittario.
RECENSIONI
AMEDEO BALBI E ROSSANO PICCIONI
COSMICOMIC
Gli uomini che scoprirono il Big Bang
Codice Ed. 2013
Brossura – Pag. 144 - € 21.00
L’universo è talmente vasto che pare non possa esserci limite a
quello che si può scoprire, e non è certo un caso se le speculazioni
tecniche attorno alla sua origine e alla sua evoluzione di limiti non
ne abbiano avuti. La cosmologia è stata considerata pari alle altre
aree della fisica solo quando queste speculazioni si sono
confrontate con i risultati delle osservazioni e, grazie alle conquiste
realizzate negli ultimi cinquant’anni, l’idea che abbiamo oggi
dell’universo ci appare finalmente coerente e dettagliata.
La storia degli uomini che scoprirono il big bang non è molto
diversa dalle altre storie di scienza, una storia di fatica e frustrazione, di scoperte casuali e intuizioni
geniali. Amedeo Balbi, astrofisico e divulgatore, la racconta in un libro a fumetti disegnato da
Rossano Piccioni e sceglie come filo conduttore la vicenda dei ricercatori più umili, quella dei due
radioastronomi Amo Penzias e Robert Wilson, che nel 1978 riceveranno il premio Nobel per la
fisica “per la loro scoperta della radiazione cosmica di fondo”. Attorno alle loro fatiche si sviluppa la
storia di tutti gli altri uomini e delle loro idee con un racconto che non è lineare, non lo può essere
perché il procedere della conoscenza scientifica non lo è.
Li vedrete da vicino scrutare l’Universo, studiare eventi impossibili da replicare in laboratorio,
scandagliare gli angoli più remoti del cosmo ma anche della loro mente. Le rivoluzioni scientifiche
non sono improvvise, covano in quelle menti per lungo tempo e la scienza è un lavoro collettivo la
cui sintesi è affidata al genio di alcuni tra questi. Sfogliando le pagine del libro lo si capisce una
volta di più.
(a cura di Silvano Minuto)
MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI
IL GRANDE OROLOGIO
ASTRONOMICO
DELLA
CATTEDRALE DI MESSINA
Causa la lontananza non ho mai avuto la possibilità, con mio sommo dispiacere, di vedere e
fotografare l’orologio astronomico di Messina, perciò le notizie che fornirò le ho ricavate da un articolo
di Nitto Scaglione (che a sua volta le ha stralciate da una monografia del professor Ro-berto Redslob,
docente di diritto internazionale all’Università di Strasburgo), dal solito volume di Alfred Ungerer (padre
dell’autore dell’Orologio di Messina): “Les Horloges astronomiques et monumentales les plus
remarquables de l’Antiquité jusqu’à nos jours” (Strasburgo, 1931) e da un articolo apparso su
“FAMIGLIA CRISTIANA” del 19 novembre 1972.
Riporto in sunto dal Redslob:
“Mentre, adolescenti, ammiravamo l’orologio della Cattedrale di Strasburgo, capolavoro di Schwilguè,
ci raccontavano la storia dell’infelice Hacret, autore di un orologio più antico, al quale il civico
magistrato, fiero di possedere un’opera così ingegnosa ed unica al mondo, fece cavare gli occhi per
impedirgli di ornare di una simile meraviglia qualche altra città.
Oggi, cambiati fortunatamente i tempi, un nipote di un collaboratore di Schwilguè, Teodoro Ungerer,
ha terminato il più grande orologio astronomico del mondo, destinato alla Cattedrale di Messina.
Alcuni pezzi stanno transitando attraverso il Gottardo, mentre il calendario monu-mentale, troppo
grosso per passare sotto le gallerie, naviga per il mar Tirreno verso Scilla e Ca-riddi.
Nel 1908 un terremoto, uno dei più tremendi che la storia ricordi, accompagnato da una gi-gantesca
tromba marina (tsunami), riduceva Messina a un ammasso di rovine; più di 60.000 persone perirono
durante questo cataclisma.
La Cattedrale fu tra i più celebri monumenti architettonici che andarono distrutti. Essa risali-va ai tempi
dei Normanni; costruita nel 1160 e consacrata nel 1197 dall’arcivescovo Berardo, sotto il re normanno
Ruggero fu abbellita poi, nel corso dei secoli, dai più grandi artisti. Superbi mosaici ornavano la cupola
dell’abside eseguiti per iniziativa dell’arcivescovo Guidotto De Ta-biatis nella seconda metà del secolo
XIII sotto il regno del re Manfredi.
Nel XIV secolo furono eseguiti degli affreschi ed il meraviglioso altare con intarsi in marmo policromo.
Verso il 1500 degli stalli, magnifico lavoro d’incrostazione, vennero ad allinearsi nel coro.
Nel 1580, infine, l’architetto Angelo Montorsoli coprì i muri anteriori delle navate laterali con un
magnifico rivestimento di marmi bianchi decorato da pilastri, da fregi e da statue.
La Cattedrale possedeva un Campanile che fu distrutto nel terremoto del 1783 ed anche il transetto
cadde in rovina. Il disastro del 1908 abbatté tutta la navata. I pannelli in marmo del XVI secolo
poterono essere recuperati tra le macerie e rimessi a posto. Il coro resistette senza molte avarie.
Terminato il restauro della Cattedrale, nel 1930 fu iniziata, sul lato sinistro della facciata e isolato dal
fabbricato della chiesa, la costruzione del Campanile, alto 65 m (dal suolo alla som-mità della croce).
S.E. Mons. Paino, arcivescovo di Messina, desiderando che il campanile fosse la sede di un grande
orologio astronomico incaricò il suo fedele collaboratore, Monsignor Bensaia, di stu-diarne il progetto.
A chi affidare la realizzazione di un’opera così ambiziosa?
La fama universale dell’orologio astronomico di Strasburgo, ricostruito sapientemente dal celebre
Giovan Battista Schwilguè e dai suoi allievi-collaboratori, gli ingegneri Alberto ed Au-gusto Teodoro
Ungerer, spinse i due prelati a rivolgersi ai loro eredi che dirigevano gli stabili-menti di Schwilguè
(continua)
A cura di Salvatore Trani
CONSIGLI PER L’OSSERVAZIONE
ERIDANO (Eridanus - Eridani - Eri)
Culmina al meridiano intorno alle ore 22 del 10 dicembre.
Copre 1138 gradi quadrati e contiene 100 stelle più brillanti della sesta magnitudine.
Costellazione poco conosciuta anche se è la sesta più estesa del cielo; si estende in lunghezza per
più di 60° partendo dal Toro e, con andamento contorto, costeggia parecchie costellazioni australi fino
a lambire quella dell’Idro, a 58 gradi di declinazione sud. La parte meridionale di questa costellazione
non è visibili alle nostre latitudini. Non contiene oggetti importanti del profondo cielo adatti alla visione
degli astrofili ma in essa sono presenti alcune interessanti curiosità astronomiche. Nella mitologia
greca rappresentava il fiume in cui cadde Fetonte, figlio di Apollo, quando volle guidare il carro del
Sole e la sua imperizia portò scompiglio tra gli astri. E’ facilmente individuabile in quanto la stella Beta
di mag. 2.8 si trova in prossimità di Rigel (Beta Orionis).
Alfa α - Achernar.
A.R. 01h 37m – D. – 57° 14’
Mag. 0.5 – Sp. B5
Il nome significa “foce del fiume” ed è la sesta stella del cielo più luminosa. E’ posta all’estremità
meridionale della costellazione e non è visibile alle nostre latitudini. Dista dalla Terra 142 al, con una
temperatura superficiale di 15000° K.
Beta β - Cursa.
A.R. 05h 07m – D. – 05° 05’
Mag. 2.8 – Sp. A3
Il nome arabo significa “sgabello, trono” e deriva dal fatto che la stella, un tempo inclusa nella
costellazione di Orione, si trovava in prossimità di un suo pie. Si localizza a poco più di 3° a NO di
Rigel (beta Orionis), pertanto molto facile da rintracciare e può servire per individuare le stelle
meridionali di Eridano. Indica la sorgente del fiume che sfocia presso Alfa Eridani.
Gamma γ.
A.R. 03h 58m – D. – 13° 30’
Mag. 3.0 – Sp. K5
Il nome indica “la luminosa stella della barca”, è interessante per il suo colore rosso arancio.
Delta δ - Rana.
A.R. 03h 43m – D. – 09° 45’
Mag. 3.5 – Sp. K0
E’ una stella relativamente vicina alla Terra; si trova a circa 29,5 al dal Sistema Solare.
Epsilon ε.
A.R. 03h 32m – D. – 09° 27’
Mag. 3.7– Sp. K0
La stella si trova a 10.5 anni luce da noi. Nana gialla abbastanza simile al Sole con una luminosità pari
a 0.28 volte quella della nostra stella. Si ritiene sia circondata da uno o più corpi celesti di classe
planetaria. Per questo motivo è stata oggetto di molte ricerche per l’ascolto di messaggi radio, per il
momento senza successo.
Theta θ Acamar
A.R. 02h 58m – D. – 40° 18’
Componenti 3.2 e 4.4 - sep. 9”
Stella doppia con componenti bianco-azzurre. Si tratta di una delle doppie più lucenti del cielo, si trova
però al limite di osservabilità alla nostre latitudini. Facile con un 8 cm. a 45 ingrandimenti.
32 Eri Eridani
A.R. 03h 54m – D. – 02° 57’
Componenti 4.8, 6.1 – sep. 6.8”- AP° -347
Stella doppia con componenti di colore giallo e bianco
Z Eridani
A.R. 02h 48m – D. – 12° 28’
Variabile semiregolare
Mag. Da 7.0 e 8.6 in un periodo di 80 giorni
E’ la stella variabile con luminosità (al massimo) più alta della costellazione. E’ localizzata nei pressi
della Balena 1,7° a NNEW di Pi Ceti
Omicron ο2
A.R. 04h 15m – D. – 07° 39’
Componenti 4.4, 9.4, 11.2 – sep. 83” e 7.6” – AP° 104-347
Conosciuta anche come 40 Eridani, è un
sistema triplo composto da una stella principale
di mag. 4.4, circondata da un astro di mag. 9.4
(colori giallo arancio e blu); intorno a questa
seconda stella ruota un astro più debole di mag.
11.2 di colore blu. Il sistema si trova a poco più
di 16 al dalla Terra e la stella di 9.4 è una nana
bianca, la stella di questa categoria più
facilmente visibile in cielo e alla portata di
piccoli strumenti.
IC 2118 Witch Head
Nebulosa a riflessione
AR 05 02 – Dec – 07 54
Distanza 685 al – Dimensioni 180 x60’
Si trova nella parte settentrionale della costellazione, tra le stelle β Eridani e Rigel (Orione), dalla
quale riceve la luce; si presenta all'osservazione telescopica come una chiazza notevole di colore blu.
NGC 1232
A.R. 03h 10m – D. – 20° 35’
Dimensioni 6.8x5.6’ – mag.
10.0 - Galassia
Galassia a spirale che
presenta una brillante zona
centrale.
Ngc 1309
A.R. 03h 22m – D. – 15° 24’
Dimensioni 2.3x2.2’ – mag. 11.5 – Galassia
Galassia a spirale che si trova a circa 120 milioni di anni luce di distanza. Le sue dimensioni sono di
75.000 anni luce (circa tre quarti della Via Lattea). Membro dell’ammasso di galassie di Eridano che
conta circa 200 membri.
IC 2118 Witch Head
Nebulosa a riflessione
AR 05 02 – Dec – 07 54
Distanza 685 al – Dimensioni 180 x60’
Si trova nella parte settentrionale della costellazione, tra le stelle β Eridani e Rigel (Orione), dalla
quale riceve la luce; si presenta all'osservazione telescopica come una chiazza notevole di colore blu.
NGC 1300
A.R. 03h 20m – D. – 19° 25’
Dimensioni 5.5x2.9 – mag. 10.4 – Galassia
Notevole esempio di una galassia barrata
Ngc 1332
A.R. 03h 26 – D. – 21° 20’
Dimensioni 5.0 x 1.8’ – mag. 10.5 – Galassia
Galassia bassa sull’orizzonte, per osservarla occorre una serata molto limpida e una zona esente da
inquinamento luminoso. Dista dalla Via Lattea 100 milioni di al.
NGC 1535
A.R. 04h 14m – D. – 12° 44’
Dimensioni 18” – mag. 9.6 – Planetaria
Nebulosa planetaria distante circa 2200 al dalla
Terra. Il suo diametro è inferiore ai 20” con stella
centrale di 12^. La temperatura superficiale si
aggira sui 40.000° K. Per poterne apprezzare
qualche particolare occorre disporre di uno
strumento di buona qualità. Si può rintracciare
partendo dalla Gamma di mag. 3.0, spostandosi
verso est di 4° per poi salire verso nord di un altro
grado.
LA SVIZZERA
Per promuovere l’immagine del Canton Vallese nel 2015 anno in cui decorrono due secoli dall’entrata
nella Confederazione, hanno deciso di illuminare 13 cime di montagne in inverno e 26 in estate.
I preparativi per i festeggiamenti sono già iniziati. Così la montagna Aiguille de La Tza e Pigne d'Arolla
sono state illuminate per prova martedì sera 28.11.2013.
Per realizzare l’iniziativa sono state impegnate nove guide alpine che diventeranno 60 nel 2015. La
spesa prevista supera gli 834.000 franchi.
Purtroppo nessuno si è preoccupato per i risvolti naturalistici ma la battaglia degli astrofili e degli
ambientalisti si sta facendo sentire.
ANDALO DEL NEGRO
(Genova, 1260 – Napoli, 1334)
E’ stato un astronomo, geografo e scrittore italiano.
Andalò di Negro (o anche Del Negro), nato a Genova negli anni sessanta del XIII secolo, morto
probabilmente a Napoli prima del giugno 1334. Nominato nel 1314 ambasciatore in Oriente come
rappresentante della Repubblica di Genova, è documentata la sua presenza a Trebisonda dove
operava una cospicua comunità di mercanti liguri. Nel 1318, dopo aver conosciuto a Genova Roberto
d'Angiò, si aggregò al suo seguito e si trasferì alla corte di Napoli dove ebbe modo di conoscere, tra
altri, anche il Boccaccio dal quale sarà ricordato con simpatia nell'opera De Genealogiis deorum
gentilium, e l'attitudine a viaggiare per conoscere i vari popoli del mondo. I suoi studi sulla rilevazione
delle latitudini sono da contestualizzare in una cultura scientifica genovese che nei medesimi anni
esprimeva cartografi importanti come Giovanni di Carignano e Pietro Vesconte.
Scrisse numerosi trattati di astronomia e di astrologia dimostrando la conoscenza dell'Almagesto di
Tolomeo, probabilmente attraverso la versione in lingua latina di Gerardo da Cremona, oltre a quella
delle Tavole alfonsine.
Sue opere principali furono l'Introductorius ad iudicia astrologie, inedito, l'Opus praeclarissimum
astrolabii e il Tractatus spherae del quale si possiede anche una versione in volgare anonima e
incompleta.
Questa calata del Porto porta il nome di Andalò Di Negro
L’ANTICO LAGO SU MARTE CHE POTEVA OSPITARE LA VITA
La scoperta di Curiosity: conteneva acqua dolce
Dopo la delusione annunciata lo scorso settembre, quando i dati rispediti a Terra da Curiosity avevano
escluso (o quasi) la presenza di metano sul pianeta rosso – e quindi, con buona probabilità quella
della vita – oggi le informazioni rilasciate dal rover raccontano tutt’altra storia. Almeno per il lontano passato.
Una serie di notizie pubblicati su Science dedicate ad analizzare la formazione dei vari sedimenti
marziani suggerisce infatti che in passato su Marte ci fosse un lago, e che questo bacino d’acqua
aveva tutte le caratteristiche per ospitare la vita.
A suggerirlo sono le analisi effettuate dal rover su delle rocce sedimentarie studiate da Curiosity nei
pressi della Yellowknife Bay, nel cratere Gale. Quello che le rocce hanno raccontato è questo: su
Marte, circa 3,6 miliardi di anni fa esisteva almeno un lago, che si mantenne per decine se non centinaia di migliaia di anni.
Era costituito per lo più di acqua dolce, era calmo e gli elementi chimici più comuni erano idrogeno,
carbonio, ossigeno, azoto, zolfo e fosforo. Per gli scienziati un ambiente del genere avrebbe potuto
essere abitato da forme di vita semplici come i chemiolitotrofi, batteri in grado di estrarre l’energia
necessaria per vivere da rocce e minerali e presenti sulla Terra di prossimità di grotte e sorgenti idrotermali.
LE COSTELLAZIONI CHE NON CI SONO PIÙ
Le costellazioni hanno subito variazioni e modifiche nel corso dei secoli, alcune sono nate in epoche
medioevale e altre sono definitivamente scomparse nei secoli successivi.
Emisfero boreale: QUADRANTE MURALE
Questa costellazione fu creata nel 1795 dal
francese Joseph de Jérôme Lalande per
celebrare uno dei suoi più utili strumenti di
lavoro, usato per misurare la posizione
delle stelle. Comprendeva parte delle stelle
oggi appartenenti al Bovaro (Bootes).
Anche se la costellazione non esiste più, il
suo nome rivive con lo sciame delle
"Quadrantidi", visibili all'inizio di Gennaio,
che hanno il loro radiante proprio in quella
parte di cielo che un tempo ospitava questa
costellazione.
Fonte UAI
ECLISSE DI SOLE DEL 03/11/2013
Astronomy Picture of The Day (APOD) è un archivio redatto a partire dal 1995 da Robert Nemiroff e
Jerry Bonnell. L’archivio APOD contiene la più grande raccolta di immagini astronomiche ed ognuna di
esse è corredata da una breve descrizione fatta da esperti. Per visionare l’archivio basta digitare in
internet la sigla “APOD” e di seguito l’indice. Immagine pubblicata l’8 novembre 2013
Immagine pubblicata l’11 dicembre 2013
Dove si trova il posto più freddo della Terra? In Antartide dove il 10 agosto 2010 si è raggiunta una
temperatura di meno 93,2° C.
FLY ME TO THE MOON
Rima Hyginus
Nella regione a est del Mare Tranquillitatis possiamo osservare "Rima Hyginus", Largo solco orientato
all'inizio da sud-est a nord-ovest, attraversa il cratere Hyginus per poi orientarsi in direzione ovest est.
Poco profonda, sembra formata dall'allineamento di piccoli crateri. E' connessa tramite un piccolo
solco a Rima Ariadaeus. Si pensa che la sua formazione risalga al periodo Imbriano (da -3.85 miliardi
di anni a -3.2 miliardi di anni).
Il periodo migliore per la sua osservazione è 6 giorni dopo la Luna nuova oppure 5 giorni dopo la Luna
piena.
Alcuni dati:
Longitudine: 7.0° Est
Latitudine: 7.5° Nord
Quadrante: Nord-Est
Area: Regione ad Est del Mare Tranquillitatis
Origine del nome:
Dettagli: Solco di Hyginus - Caius Julius Hyginus
Astronomo greco del 2° secolo a.C. nato in Grecia
Fatti notevoli: Amico di Ovidio.
Autore del nome: sconosciuto
Nome dato da Langrenus: Nome non assegnato
Nome dato da Hevelius: Nome non assegnato
Nome dato da Riccioli: Nome non assegnato
Nella foto una ripresa fatta dal sottoscritto di "Rima Hyginus". Lo strumento minimo per poter
osservare questo cratere è un riflettore da 200mm.
.Davide Crespi
ESISTE L’AUSTRALIA? CE LO DIE LA LUNA
Il nostro satellite non finisce mai di stupire. Tutto della Luna è interessante. Le fasi lunari sono gli
aspetti più appariscenti durante il mese lunare di circa 29.5 giorni.
Dopo la congiunzione, Luna nuova o Novilunio, quando la Luna inizia a mostrarsi a ponente, la nostra
attenzione viene richiamata da un debole chiarore di color grigio cenere, da qui il nome di Luce
Cinerea, diffuso sulla zona in ombra del disco lunare.
Sino a pochi secoli fa si credeva che questa luce venisse sprigionata dalla Luna stessa, altri optavano
per la luce diretta dal Sole che attraversando il corpo lunare, ritenuto trasparente, andasse ad
illuminare con il suo debole lume la zona in ombra, ovvero non colpita direttamente dai raggi solari.
Altri, con fantasia, supponevano che la Luna contenesse sostanze fosforescenti, altri ancora
attribuivano la Luce Cinerea alla luce delle stelle, addirittura il grande Tycho Brahe (1546-1601)
asseriva che la causa della Luce Cinerea era dovuta alla luce del pianeta Venere.
La vera spiegazione della Luce Cinerea fu suggerita da Leonardo da Vinci (1452-1519); alcuni
l'avevano attribuita a Giovanni Muller (1436-1476) il Regiomontano, anche Galileo Galilei (1564-1642)
ne parlò in modo chiaro nel "Dialogo sopra i massimi sistemi del Mondo", infatti la Luce Cinerea
deriva da una doppia riflessione dei raggi solari che dalla Terra vengono riflessi sulla Luna e da
questa rimandati ai nostri occhi. Dunque possiamo chiamarla anche Chiaro di Terra !
Dopo la Luce Cinerea in fase di Luna crescente, lo stesso fenomeno si ripete ad oriente in fase di
Luna calante, dopo l'ultimo quarto. L'effetto riesce più suggestivo di quando si vede ad occidente in
fase di Luna crescente.
Siccome la Luce Cinerea è un fenomeno di riflessione ed essendo la superficie della Terra non
uniforme riflette variamente la luce solare.
Ma attenzione! Nelle ore mattutine la Luce Cinerea, in Luna calante, è molto viva (vale la pena fare
una sveglia di buon'ora) perché la stessa proviene dalla riflessione di terre illuminate di grande
estensione corrispondenti all'Africa, all'Europa orientale e principalmente all'Asia.
Il contrario si ha dopo la Luna nuova: allora l'emisfero riflettente della Terra è coperta dal Pacifico e
dall'Atlantico, molto meno riflettenti dei continenti.
Ecco cosa ci dice allora la Luna! Gli astronomi nel lontano passato arguirono dalla intensità della
Luce Cinerea che un continente doveva esistere laddove fu poi scoperta l'Australia !
Uranio
LA NEBULOSA TESTA DI CAVALLO
Immagine ripresa da Suno il 06/12/2013 da Giuseppe Bianchi ed Alessandro Segantin al telescopio
newton da 400 mm. f5.5 con 11 pose da 240 secondi con starlight xpress sxvf-h9
LA COMETA LEVEJOY
Immagine ripresa da Suno il 04/12/2013 alle ore 18.40 da Oreste Lesca e Giuseppe Bianchi a Suno
con posa di 10 secondi
LA NEBULOSA M1
Immagine ripresa da Suno il 06/12/2013 da Giuseppe Bianchi ed Alessandro Segantin al telescopio
newton da 400 mm. f5.5 con 6 pose da 240 secondi con starlight xpress sxvf-h9
OSSERVATORIO DI SUNO
Le coordinate dell’osservatorio sono:
45° 36’ 16” Nord
08° 34’ 25” Est
Hanno collaborato:
Silvano Minuto
Salvatore Trani
Davide Crespi
Sandro Baroni
Oreste Lesca
Giuseppe Bianchi
Alessandro Segantin
Vittorio Sacco