COS’È IL CANCRO E COME INSORGE?
Vorrei dare subito la risposta e dopo avvalorarla con i fatti:
il cancro insorge quando le cellule dispongono,
per un periodo di tempo prolungato,
di una quantità insufficiente di ossigeno per svolgere le normali funzioni!
Niente di più e niente di meno!
È mia ferma convinzione che la causa del cancro possa essere effettivamente ridotta a questo semplice dato di fatto.
Per fornire una spiegazione, devo partire da più lontano.
Cosa siamo noi esseri umani?
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Noi siamo costituiti da un accumulo di cellule (esistono dati che parlano di 10
cellule). La teoria dell’evoluzione parte dal presupposto che la nostra esistenza
iniziò, in tempi remotissimi, sotto forma di organismi unicellulari. Attraverso la
specializzazione e l’adattamento abbiamo, infine, assunto la forma che conosciamo oggi. Questo processo evolutivo viene compiuto, del resto, da ognuno di noi
in questa vita, per così dire, “con l’acceleratore”, prima della nascita con lo sviluppo dell’ovulo fecondato per finire all’essere umano “completo”.
Se le cellule si sono duplicate a formare una “statalizzazione di cellule” (come la
chiama Enderlein) e se la forma si è modificata nel corso di milioni di anni, tutto ciò aveva un motivo: il modo migliore di sopravvivere.
Ogni cellula si è specializzata in un determinato settore in modo da ottimizzare
l’intero organismo. Alcune cellule si sono sviluppate, ad esempio, per ricevere il
nutrimento, altre per distribuire questo nutrimento alle altre cellule oppure anche per proteggere l’intera struttura. A tale riguardo, questo sistema è unico e
strutturato esclusivamente allo scopo di sopravvivere.
Si potrebbe parlare, in questo caso, di un “comunismo ideale”, in cui ogni cellula fa del proprio meglio e viene approvvigionata in modo ottimale nell’ambito
delle risorse disponibili. In tempi buoni, vengono accumulate riserve, in tempi
grami vengono consumate, ovvero tutte le cellule condividono lo stesso destino.
Siamo così giunti a un dato di fatto molto importante: ogni singola cellula del
corpo contiene le informazioni complete di tutto il sistema! Oggi, ogni cellula è
sì specializzata ma, in sostanza, può essere “qualsiasi cosa”!
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Un Futuro Senza Cancro
Ogni cellula deriva dalla prima “cellula staminale”, che era una “cellula sessuale/gametocita” (costituita da spermatozoo e ovulo). Ogni cellula è un essere, un’entità, un individuo in sé e possiede una “capacità di memoria”. Ogni funzione dell’essere unicellulare di un tempo è memorizzata in ogni cellula del nostro corpo.
Fintanto che le condizioni esterne rimangono favorevoli e stabili, dal punto di vista dell’evoluzione, questa statalizzazione degli individui è una buona cosa. In
tempi difficili, in cui si tratta di “dar fondo alle riserve” per la pura e semplice
sopravvivenza, una cellula è oggi ancora in grado di staccarsi dalla comunità della popolazione di cellule organizzata e di “cercare di prendere il proprio destino
nelle sue mani”.
Questo punto ha una forza esplosiva straordinaria. È in questa considerazione
che si può trovare la ragione più importante per cui l’impostazione della medicina accademica oggi praticata non potrà mai risolvere il problema del cancro.
Cosa cerca di fare la medicina accademica? La direzione ultima verso cui è orientata è la morte delle cellule tumorali. Per ottenere questo risultato, nessun mezzo è troppo crudele: intervento chirurgico, radioterapia, chemioterapia… Tutto
ciò è destinato a fallire, semplicemente perché manca la giusta comprensione delle cause della carcinogenesi.
Un esempio
Se nelle ferrovie francesi SNCF le condizioni di lavoro sono troppo negative, i lavoratori protestano fermando l’attività. Questo è la “rovina” dell’azienda. Una soluzione sarebbe uccidere i collaboratori in rivolta. Un simile modo di agire lascerebbe il segno, ma, se le condizioni restassero invariate, ci sarebbero sicuramente nuovi lavoratori in rivolta.
Trasferendo l’esempio al nostro caso, in determinate circostanze, si potrebbero rimuovere le cellule neoplastiche, ma ciò non servirebbe a nulla, se non si elimina contemporaneamente anche la causa delle degenerazione neoplastica.
Sarebbe meraviglioso se potessimo rimuovere le cellule degenerate dal polmone di
un fumatore. Tuttavia, alle stesse condizioni, subito dopo il trattamento si imposterebbe nuovamente la stessa tendenza alla degenerazione, fatto che, dopo qualche
tempo, porterebbe nuovamente alla neoplasia manifesta. Non può essere questa la
soluzione, ovvero trattare e controllare costantemente questa condizione instabile.
Ciò vale soprattutto perché sappiamo, per esperienza, che i tumori secondari sono
decisamente più resistenti, perché le cellule hanno, infatti, imparato.
Torniamo al nostro esempio
La soluzione consiste nel migliorare le condizioni di lavoro e nel “reinserire i ribelli nella società”. Libertà e vita per tutti in un ordine, in cui ognuno ha il suo
posto e rispetta le regole.
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Cos’è il cancro e come insorge?
Le cose non sono diverse per le nostre cellule. Qui ritorniamo direttamente alla
problematica del cancro. Gli antroposofi sono sempre stati dell’idea che la cellula sia un individuo. Vorrei citare le parole di Vogel in occasione di un convegno
della ditta Wala: «il germe del tumore, il blastoma tumorale, si comporta come
un organismo proprio, che si contrappone autonomamente e ostinatamente all’organismo ospitante».
Come possa avvenire il reinserimento nella società, lo vedremo in seguito. Prima desidero esprimere ancora alcuni pensieri fondamentali e tornare all’evoluzione.
Carestia e tempi difficili hanno “formato il carattere” delle nostre cellule in modo decisivo. Anche se oggi, nel mondo occidentale, non riusciamo quasi ad immaginarci di soffrire a causa di una carenza di qualsiasi tipo, dovremmo ricordarci che la storia della vita è una storia di privazioni.
Oggi siamo privilegiati, facciamo una vita da papi ed è proprio questo che ci sarà
fatale.
A tale proposito, facciamo ancora un passo indietro nella storia dell’evoluzione:
prima che, sulla Terra, esistessero i primi organismi unicellulari, esistevano “proteine che nuotavano liberamente” e che rappresentavano già la vita. Non sappiamo
quanti milioni di anni i nostri predecessori e i predecessori di tutti gli organismi viventi, batteri compresi, abbiano vissuto così. Erano tempi molto pericolosi, perché
senza parete cellulare non esisteva alcuna protezione. Il primo passo dell’evoluzione fu la costruzione della membrana cellulare: in questo modo, l’esterno fu separato dall’interno. Grazie a questa protezione, era sorto il primo “corpo”.
Le esperienze di quell’epoca sono impresse ancora oggi, perché ogni cellula “sa”
che può esistere anche da sola.
Gli organismi unicellulari, pluricellulari di quel tempo e, successivamente, gli
“animaletti” che sono sopravvissuti fino ad oggi sono quelli che, da una parte,
hanno potuto accumulare sufficienti riserve nei tempi buoni, da poter sopravvivere anche nei momenti difficili e che, dall’altra, non potevano ingrassare troppo perché altrimenti non avrebbero potuto più essere così mobili e avrebbero potuto diventare, quindi, un ottimo bottino per gli altri. Gli organismi più saggi
hanno quindi accumulato riserve senza perdere troppa mobilità.
Wendt ha descritto questo processo nel modo migliore e più illuminante possibile: nel corso di milioni di anni, il corpo ha imparato ad immagazzinare le sostanze fondamentali in forma concentrata, distribuendole all’interno del nostro
corpo in modo che, in circostanze normali, non disturbi minimamente.
Per quanto concerne queste sostanze fondamentali, non si tratta né di carboidrati, ovvero dello zucchero, che viene per lo più consumato “subito”, né di gras25
Un Futuro Senza Cancro
si, che la natura ha previsto, in condizioni normali, essere una “riserva a breve
termine”. In questo caso, si tratta del magazzinaggio degli elementi più importanti che conosciamo: le proteine.
Si tratta di elementi così elementari, che alcuni studiosi ritengono che «...con la
comparsa delle proteine sulla Terra, sia iniziata la vita…».
Queste proteine sono così fondamentali che, durante la digestione, trasformiamo
qualsiasi proteina assunta in proteina propria. A questo proposito, non si tratta
solamente di un’unica forma “umana”; no, quello che si forma è una proteina individuale! Il sig. Rossi e il sig. Martini hanno effettivamente schemi strutturali diversi: non esistono, infatti, due esseri umani, tra i più di sei miliardi esistenti, che
abbiano lo stesso schema proteico.
La proteina è talmente individuale che può essere pericolosa per la vita stessa, ad
esempio quando nel nostro organismo penetrano, attraverso una lesione, proteine
estranee. Il nostro sistema immunitario invia un forte segnale di allarme e ogni proteina viene, in quel caso, tastata e controllata dai nostri globuli bianchi, per verificare se sia “propria”, quindi conosciuta e appartenente al nostro corpo, o “estranea”.
Le proteine estranee vengono annientate sul posto, perché potrebbe trattarsi proprio di un “intruso”, ad esempio un parassita, che vorrebbe annidarsi nel nostro
corpo. Un tale parassita è molto pericoloso perché, come tutti gli altri animaletti del mondo, non avrebbe altro “in mente” che crescere, prosperare e riprodursi, cosa che sarebbe sicuramente una prova di resistenza per l’organismo ospitante, cioè per noi.
Se questi intrusi fossero virus, senza la reazione del nostro sistema immunitario, essi potrebbero riprodursi a tal punto da causare la morte dell’organismo ospitante.
Nel caso del cancro, il problema è molto più sottile, perché non avviene nessuna
penetrazione di un corpo estraneo nell’organismo. Non dobbiamo dimenticare
che, nel caso delle neoplasie, si tratta delle nostre cellule.
Come l’accumulo di proteine possa essere un fattore che contribuisce alla cancerogenesi, lo vediamo subito.
Prima, vorrei aggiungere un altro concetto base importante: da millenni, le nostre cellule non si sono solo moltiplicate nel numero, conferendoci la nostra forma attuale, ma hanno aumentato anche le proprie conoscenze.
Secondo il Duden2, l’intelligenza è la capacità di “poter scegliere tra più cose”.
Le nostre cellule sono quindi individui, a cui bisogna concedere una certa intelligenza, poiché sono in grado, a seconda della situazione e delle circostanze, di
2. Dizionario ortografico ed etimologico della lingua tedesca [N.d.T.].
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Cos’è il cancro e come insorge?
prendere decisioni diverse in occasione presumibilmente della stessa circostanza. Analogamente, la cellula possiede una vita emozionale, che essa pone, tra l’altro, a base delle decisioni.
Abbiamo così già trovato il secondo motivo per cui la medicina accademica non
può che fallire con la radioterapia e la chemioterapia: sebbene una terapia possa,
a volte, avere successo uccidendo le cellule, esse impareranno da questa esperienza, sviluppando strategie per difendersi da un simile pericolo producendo, ad
esempio, tossine per renderlo innocuo.
In questo modo non si può assolutamente sconfiggere il cancro. La medicina accademica considera ancora la cellula come un automa, un apparecchio che, in
una determinata situazione, decide sempre allo stesso modo.
Esempio
Inserendo una moneta nella fessura di un apparecchio automatico, premendo il
tasto “caffè zuccherato”, si riceverà caffè zuccherato finché durano le scorte. L’apparecchio automatico non deciderà mai: «No, questo tipo ha bevuto abbastanza
caffè, adesso gli do un po’ d’acqua o delle salsicce». Gli apparecchi automatici
eseguono soltanto.
Solo che… le nostre cellule non sono apparecchi automatici.
In effetti, la medicina consolidata dovrebbe avere imparato dal fallimento con gli
antibiotici. In tutto il mondo, la terapia antibiotica è finita in un vicolo cieco!!
Anche in questo caso, la medicina dominante ha considerato i batteri come se
fossero apparecchi automatici. Il principio della terapia era ed è: “Soffochiamo il
metabolismo dei batteri, così non si possono riprodurre e muoiono”.
Errore, col cavolo… sono di nuovo lì e anche più forti di prima! Oggi, gli streptococchi, quasi innocui fino ad ora, sono a volte in grado di svilupparsi in modo
talmente virulento (maligno), da poter provocare malattie con decorsi fulminanti mortali.
Alcuni germi che “aleggiano” negli ospedali, e che sono già stati messi a confronto con tutte le possibilità chimiche della medicina moderna, sono talmente
resistenti che, se provocano la malattia, non abbiamo quasi speranza, perché le
nostre “armi” non fanno più effetto.
Questi “animaletti” hanno imparato. Per loro si tratta puramente di sopravvivere,
per cui, in questi casi, si diventa molto ingegnosi…
Le ultime ricerche evidenziano, a tale proposito, un pericolo decisamente maggiore. Si potrebbe dire: i batteri restituiscono il colpo.
Dai lavori dei dott. Mattmann [Schneider, Sanum-Post] si può ricavare che, utilizzando gli antibiotici, ci siamo resi un cattivo servizio. Gli antibiotici disturbano la sintesi della parete cellulare dei batteri. Finora abbiamo supposto che i batteri vengano distrutti da questo fatto, ma, anche in questo caso, dobbiamo dire:
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Un Futuro Senza Cancro
“col cavolo”. I batteri continuano a vivere nella loro forma originaria, senza parete cellulare, di “cellwall deficient forms — stealth pathogens” (forme prive di
parete cellulare — patogeni invisibili). Questa condizione rappresenta una minaccia per il nostro organismo, perché il nostro sistema immunitario non è preparato per questo tipo di forme.
Da milioni di anni, il nostro sistema immunitario distingue tra “amico o nemico”, “tastando” la membrana cellulare, in modo simile a come un cieco toccherebbe una superficie.
La reazione (accettazione o distruzione) dipende dal riconoscimento e dal risultato di questa “palpazione”. Se la superficie, ovvero la parete cellulare, non c’è
più, non avviene nessun riconoscimento e il nostro sistema immunitario non si
può più attivare.
L’utilizzo degli antibiotici avrebbe quindi contribuito in modo notevole al drastico aumento delle malattie croniche (quali, ad esempio, i reumatismi) registrato
negli ultimi decenni.
Queste forme batteriche prive di parete cellulare sono note solamente da poco
tempo. Al contrario, nella cellula umana, da un centinaio d’anni circa, sono già
state osservate “forme prive di parete cellulare”. Per questo motivo, sono disponibili i preparati dell’isopatia secondo Enderlein (Apteni, serie Sanukehl® della
ditta Sanum) per la loro dolce espulsione.
Peccato che le conoscenze di Pasteur (purtroppo soltanto sul letto di morte!), di
Claude Bernard, di Enderlein e di molti altri ancora non vengano ancora prese in
considerazione:
«non è l’agente patogeno che conta, ma il terreno!»
Ciò significa che, risanando il terreno, possiamo creare un presupposto affinché
gli agenti patogeni non possano annidarsi. Lo stesso vale anche per il cancro: risanando il terreno, facciamo in modo che le cellule non degenerino affatto!
Una terapia basata esclusivamente sulla distruzione delle cellule neoplastiche è
obbligatoriamente destinata a fallire.
A tale proposito, non è particolarmente difficile capire questi princìpi.
Esempio
Anche il “contadino più stupido” sa che le sue piante non cresceranno se il terreno non è a posto. La preparazione del terreno (dell’ambiente, quindi) è fondamentale. Un tempo, dopo un periodo di coltivazione, si lasciava il terreno a maggese affinché potesse riprendersi. Oggi, si utilizzano i fertilizzanti, purtroppo nella maggior parte chimici. Il pensiero alla base della concimazione va nella giusta
direzione, ovvero verso il miglioramento delle condizioni. Ad un contadino non
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Cos’è il cancro e come insorge?
verrebbe mai in mente, anziché di concimare, di sradicare le piante deboli nel suo
campo; piuttosto si chiederebbe come mai sempre più piante si sono indebolite.
Conclusione
Le carenti teorie sopra descritte sulla storia delle neoplasie degli ultimi decenni non
dovrebbero essere ripetute, né approfondite, né perseguite ancora. Attualmente, le
nostre cellule imparano più velocemente di quanto non crediamo, se possibile ancora più rapidamente di noi stessi!
Torniamo alla comprensione del cancro e all’argomento dell’evoluzione.
Ogni singola cellula e il nostro organismo nel complesso non hanno dimenticato i periodi di carestia e di necessità della storia evolutiva. Di conseguenza, le cellule hanno imparato, tra le altre cose, a immagazzinare proteine.
Supponiamo che le piante, circa 600 milioni di anni fa, abbiano conquistato il
pianeta, facendo la migliore scoperta di tutti i tempi: la clorofilla. Con la clorofilla, le piante hanno sviluppato la capacità di produrre dall’anidride carbonica
(CO ), con l’aiuto dell’energia luminosa (il sole), ossigeno libero.
2
Di conseguenza, sulla nostra bella Terra si stabilizzò un equilibrio, nel quale l’aria era composta per il 20% circa di ossigeno. Questo fu il segnale di partenza di
uno sviluppo velocissimo. Gli esseri viventi in fase di sviluppo utilizzarono questo ossigeno per ricavare energia: essi respirarono.
Nei due o tre miliardi di anni precedenti, però, come si era svolto questo processo di ricavare energia, se l’ossigeno non c’era?
Questo processo avveniva secondo un procedimento che conosciamo assai bene ancora oggi: la fermentazione. Per ricavare energia, per circa tre miliardi di anni noi
esseri viventi abbiamo utilizzato la fermentazione, ed è da appena 600 milioni di anni circa che utilizziamo la respirazione. Per 6/7 del tempo abbiamo, quindi, ricavato energia dalla fermentazione e solo per 1/7 dalla respirazione di ossigeno.
Cosa pensiate che faccia una cellula intelligente, che oggi riceve cronicamente
troppo poco ossigeno, poco prima di andare a fondo?
Si “ricorda”: prima che si sviluppasse la respirazione viveva lo stesso, per sopravvivere basta la fermentazione. Il metabolismo viene quindi adattato alla nuova condizione.
Questo è un concetto cardinale per comprendere la degenerazione
neoplastica: in caso di carenza di ossigeno,
il metabolismo della cellula viene modificato in fermentazione.
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Un Futuro Senza Cancro
Approfondiamo, ora, ancora più da vicino, la storia dell’evoluzione, illustrandola ancora una volta con un’immagine: vista dall’esterno, la nostra Via Lattea appare come un’unità, una sorta di organismo. Guardandola più da vicino, si riconoscono alcuni sistemi solari, che possono anch’essi essere considerati come un
sistema chiuso. All’interno del nostro sistema solare, anche la Terra è, a sua volta, un’unità. Se si guarda ancora più da vicino, si vede che sulla Terra esistono
molti elementi singoli. Uno di essi cammina su due gambe e si chiama uomo. In
un primo momento, questo “uomo” sembra veramente un’unità, qualcosa che si
appartiene, completo e, per così dire, compiuto. Ma se lo si guarda più attentamente, questa unità è composta da cellule…
E adesso, come prosegue la storia? Ogni cellula è un piccolo mondo a sé, compiuto. Essa possiede un involucro, organi per la respirazione, organi per la digestione e un’intelligenza straordinaria: la nostra!
Alcuni anni fa, i ricercatori hanno stabilito che una tale cellula non è nulla di
omogeneo. In particolare, rivolgiamo la nostra attenzione verso gli organi della
respirazione cellulare: sono piccoli “animaletti”, per i quali potremmo nuovamente parlare di unità.
I ricercatori che li hanno scoperti li hanno chiamati mitocondri. Possiamo dire
che sono le centrali elettriche della cellula. Essi contengono tutti gli enzimi per
la respirazione cellulare. Senza mitocondri la cellula non può respirare.
E adesso viene il bello!
Immaginate che questi mitocondri possano avere una vita propria che, in sé, non
abbia nemmeno “un’origine umana”.
Molti ricercatori la pensano effettivamente così.
Enderlein ha svolto relazioni dettagliate a riguardo (era pur sempre il vicepresidente dell’Organizzazione mondiale dei biologi!) e Warburg, insignito, nel 1931,
del premio Nobel per la medicina, ha documentato, con i suoi lavori, che i mitocondri possiedono esclusivamente enzimi vegetali, con una guarnizione di 20
enzimi (cicloforesi) e dispongono di un metabolismo proprio.
Si può dire, in modo approssimativo, che questi mitocondri sono delle specie di
micropiante, che hanno stretto un “patto per la vita” con i nostri organismi unicellulari di un tempo.
I mitocondri hanno messo a disposizione degli esseri viventi, che misero orgogliosamente il “resto”: la respirazione, introducendo con essa l’energia in questa
simbiosi.
Detto in modo figurato, il nostro organismo unicellulare di un tempo ha assunto “lavoratori stranieri” per svolgere il lavoro di respirazione. Furono così concesse le prime “green card”.
Davanti a questo scenario, vorrei mettere in discussione la nostra comprensione
di noi stessi.
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Cos’è il cancro e come insorge?
Chi o cosa siamo “noi”?
“Noi” siamo costituiti per almeno il 70% di acqua; rimane quindi un 30% di “materiale proprio”: le nostre cellule.
Bodo Mannstein riferisce, nella sua relazione sulla “disarmonia del mondo”, che ogni
cellula stessa sarebbe costituita per l’80% di acqua. In questa acqua nuotano circa
100.000 macromolecole. È questo ciò che “siamo”? Da un punto di vista puramente
numerico saremmo arrivati al 6%. Nell’arco della vita della cellula, queste macromolecole si rinnovano circa 10.000 volte, cioè continuamente [lavoro di F. Burdecki].
Se adesso consideriamo a riguardo che oltre la metà del “resto”, ovvero oltre la
metà del contenuto di una cellula, è endobiontico, cioè estraneo, rimane soltanto il 3% circa del valore originario.
Per mettere il puntino sulla i, occorre ancora ricordare che il nostro intestino alberga
un numero di batteri dieci volte superiore al totale delle cellule che possediamo.
Se domani, poi, vi guarderete allo specchio, non vedrete mai la stessa persona del
giorno prima. Le pelle si rinnova ogni 28 giorni (fase lunare). La mucosa dello stomaco è in condizione di rigenerarsi entro mezz’ora. Tutto si rinnova costantemente.
Cartilagini, ossa, organi sono sottoposti ad un processo di rinnovamento continuo.
Molte domande invadono allora i nostri pensieri: «Cosa resta di me? Cosa sono
realmente? Di cosa sono fatto? Ciò che vedo è il mio io?». I filosofi hanno detto:
«non esiste nulla di così durevole come il cambiamento». Noi ci sentiamo però
sempre gli stessi. Ciò significa semplicemente che noi non siamo il nostro corpo,
ma soltanto che possediamo un corpo.
Non vorrei occuparmi, in questa sede, ancora più a fondo di questa questione…
(per gli interessati, i libri di Carl Du Prel rappresentano un ottimo spunto di riflessione). Una cosa però è certa: visto dal lato materiale, noi non siamo nulla di
particolare, se mai siamo effettivamente polvere alla quale ritorneremo («Perché
polvere sei e polvere ritornerai», Genesi, capitolo 3, versetto 19).
Forse le parole “all’inizio era il verbo” acquisiranno un nuovo significato!?
Ancora una riflessione: oggi la nostra società occidentale si fa guidare dalla ragione. Per altre culture il “ventre”, l’istinto, aveva e ha ancora un’importanza decisamente maggiore.
Cos’è il “nostro istinto”?
È la somma di tutte le nostre informazioni dall’inizio dei tempi, memorizzato
profondamente in noi nel “subcosciente”?
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Un Futuro Senza Cancro
Noi confrontiamo ogni situazione nuova con la quintessenza di ciò che è memorizzato, per prendere la decisione di quel particolare momento? È questa la
nostra “intelligenza”?
Dato che sto per spiegare i collegamenti a livello cellulare e, con essi, retroscena
apparentemente materiali, vorrei indicare una nuova angolazione che può invitare a riflettere.
Barnard, il pioniere dei trapianti di cuore (1967), osservò che, dopo il trapianto
del cuore di un donatore, i suoi pazienti subivano un cambiamento come se provassero altri sentimenti, ad esempio verso la propria famiglia e in particolare verso il coniuge. Nel frattempo esistono altri studi su questi cambiamenti.
All’inizio del 2000, accadde un episodio, riportato dalla stampa americana, che
illustrava questa problematica con assoluta chiarezza: una ragazza giovane era
stata sottoposta a trapianto di cuore e, da quel momento, tutte le sue notti erano
popolate di incubi. Nel sogno veniva accoltellata. Fu chiesto l’intervento di psicologi. Si scoprì che il cuore trapiantato era appartenuto ad un giovane uomo,
che era stato effettivamente accoltellato. Il sogno era talmente chiaro che la polizia, sulla base della descrizione fatta dalla ragazza, riuscì ad acciuffare il colpevole, che confessò il delitto!
Il lama buddista Ole Nydahl racconta che, a Colonia, aveva ricevuto la visita di un
uomo a cui era stato trapiantato un cuore. Dopo l’operazione, andata peraltro
molto bene, per più notti egli “vide” in sogno un giovane uomo con un casco sotto il braccio, che si rivelò essere il motociclista che gli aveva “donato” il cuore.
Perché questi casi sono interessanti?
Essi ci mostrano, come minimo, che non solo il nostro cervello è in grado di memorizzare qualcosa. Ogni cellula lo può fare. Considerando la questione dal punto di vista evolutivo, non sempre abbiamo posseduto un cervello. Le nostre esperienze dovevano venire immagazzinate anche prima della specializzazione delle
cellule e, quindi, dello sviluppo del cervello. Le cellule del cuore sono particolarmente ricettive per i ricordi affettivi, le cellule dell’intestino per le oppressioni.
Forme di psicoterapia psicosomatica orientata al corpo tengono in considerazione queste correlazioni. Ad esempio, se il “lavoro strutturale del corpo” è adatto
come terapia, queste problematiche e i crampi dei tessuti ad esse collegati devono essere elaborate insieme al ricordo.
Le nostre azioni non sono quindi di gran lunga determinate soltanto dal nostro
cervello. Osservazioni mostrano che ogni cellula “dà il suo voto nelle decisioni”.
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Cos’è il cancro e come insorge?
La somma di tutti i voti ricevuti forma “la nostra” opinione, che sosteniamo poi
così orgogliosamente.
In biologia, esistono molti esempi a sostegno di questo “meccanismo”: esistono
microrganismi che, per il loro ciclo vitale, devono “migrare” attraverso i corpi di
pecore e formiche. Al tramonto, una formica colpita da un simile microrganismo
non va, come gli individui sani della sua specie, nel formicaio, no, al contrario,
si arrampica in cima al filo d’erba successivo e aspetta una pecora…
Torniamo ora alla nostra indipendenza: gli esseri umani con una colonia di miceti nell’intestino non riescono a resistere agli “attacchi di una fame da lupi”. I funghi dell’intestino, che sono parassiti, hanno bisogno di zucchero e “dicono” ai
soggetti colpiti: «...e adesso vai al frigorifero e prendi la tavoletta di cioccolata!».
Le persone lo fanno. Quando noi medici li avremo liberati da questo tormento, la
richiesta di cioccolata cesserà, non ci saranno più attacchi di fame di dolci.
Torniamo, con un esempio, al nostro argomento e a esaminare il dato di fatto che
le nostre cellule non sono assolutamente strutturate in modo omogeneo.
In tempi di grande difficoltà, quando la nave sta per affondare, il motto recita: “Si
salvi chi può”. Qualsiasi ordine precedente è superato. Anche quando si tratta di
una nave della marina militare con un equipaggio ricco di ufficiali pluridecorati,
in un simile caso di emergenza estrema, tutti sono di nuovo uguali. Nessuno ha
più diritti di altri, è una lotta per la pura sopravvivenza. Ognuno cerca di mettersi in salvo a nuoto e di non farsi trascinare in profondità dal grosso vortice della
nave che affonda.
Lo stesso vale per le nostre cellule
Nel 1931, Schandel poté dimostrare che microsomi e mitocondri, componenti
della cellula quindi, in caso di necessità, prima, cioè, che tutta la cellula affondi,
possono emigrare dalle loro “cellule madri”.
Anche Seeger (nel 1937) e Seyfahrt (nel 1955) poterono dimostrare che, quando
l’influsso delle cosiddette “sostanze cancerogene” comporta un errato funzionamento dei mitocondri, questi “mitocondri mutati in modo errato” migrano dalle cellule diventando “virus endogeni”…
Una cellula epatica sana contiene circa 7.000 mitocondri, una cellula neoplastica degenerata ne contiene, invece, ancora circa 600 [Scheller] e, secondo Hecker,
«...nei processi leucemici l’elevato numero di mitocondri nel sangue corrisponde alla citogenesi degenerata, aumentata in modo patologico».
Queste informazioni devono essere considerate ulteriori dimostrazioni della simbiosi all’interno della cellula.
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Un Futuro Senza Cancro
«Tutto ciò che nasce, morirà, e tutto ciò che si incontra, si separerà» (lama Ole
Nydahl).
Ciò che si separa deve essersi logicamente incontrato. Questo incontro può essersi verificato, in senso dell’evoluzione, soltanto dal legame di unità precedentemente indipendenti, ai fini di un benessere comune o di una più facile sopravvivenza.
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