1989 - 1991 Abbazia di S. Maria di Mejulano Corropoli (Teramo) Introduzione L’Abbazia di S. Maria a Mejulano è situata su una collinetta a meno di 2 chilometri dal centro di Corropoli, cittadina di antiche origini lungo la valle del torrente Vibrata, a breve distanza dalla Strada Statale 16 “Adriatica”. L’imponente e storico edificio, rimasto inutilizzato dal 1980, versava in condizioni deplorevoli, sia per il naturale degrado delle strutture, sia per i continui atti di vandalismo di cui era oggetto. Nel 1989, il Consorzio Aprutino Patrimonio Storico Artistico di Teramo (C.A.P.S.A.), fra le cui finalità statutarie vi è quella della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio storico-artistico presente nella provincia di Teramo, diede l’avvio all’intervento di recupero dell’ex Abbazia, con l’intento di destinarla a Centro polifunzionale. Le opere, in due lotti consecutivi, si conclusero nel 1991. Particolare della facciata (veduta d’epoca). La storia Il monastero benedettino maschile sarebbe sorto, secondo la tradizione, su di un tempio dedicato alla dea Flora trasformato poi in chiesa cristiana intitolata alla Vergine Maria. La chiesa era dipendenza degli Abati di S. Pietro a Ferentillo (Spoleto), ma già agli inizi del secolo XIII era tenuta da un Preposto secolare e dunque la conventualità originale doveva essere a questa data pressoché estinta. Nel 1466 Paolo II, prendendo atto che era stata devoluta alla Santa Sede la collazione di S. Maria di Mejulano, la dava in commenda. Quando i Celestini erano andati già ad abitare i locali conventuali e li avevano restaurati dopo il 1514, Leone X, con Veduta d’epoca del complesso. Interventi di cantiere - Cingoli Nicola & Figlio S.r.l. 179 Pianta del piano terra del Convento. Sezione trasversale sul chiostro (sotto, in alto) e prospetto principale del complesso (sotto, in basso). 180 “breve” dato da Roma, confermava la cessione loro fatta dall’Abate di Ferentillo. In occasione della “Guerra del Tronto” del 1557, all’ingresso nel Regno di Napoli delle truppe francesi sotto il Duca di Guisa, il Monastero fu saccheggiato e rovinato. Nel 1807 il Monastero venne soppresso e nel 1814 il Principe di Piombino e Duca di Sora ne acquistò tutti i beni che poi, nel 1856, rivendette a varii possidenti del teramano. Dopo vari passaggi l’intero complesso fu acquistato dall’Amministrazione provinciale che, dopo la seconda guerra mondiale, intraprese ampi lavori di restauro e di ristrutturazione per potervi ospitare il Preventorio antitubercolare. Questo rimase in funzione fino agli inizi del 1980, quando fu chiuso per mancanza di fondi. Da allora l’edificio rimase abbandonato, oggetto di continui atti di predazione degli arredi ancora presenti. Cingoli Nicola & Figlio S.r.l. - Interventi di cantiere Scheda del progetto Ente appaltante Alta sorveglianza Progetto Direzione dei lavori Consulenza strutturale Indagini archeologiche Consorzio Aprutino Patrimonio Storico Artistico - Teramo Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici dell’Abruzzo - L’Aquila Ing. Gabriele Frattari Ing. Bertino Di Giammartino Ing. Gabriele Frattari Ing. Franco Calzuola Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo - Chieti Il chiostro prima dei lavori. L’intervento L’intervento di consolidamento, risultato di notevole impegno in considerazione delle condizioni statiche dell’edificio, si è articolato nelle seguenti fasi: - Consolidamento fondale, con micropali armati con tubo Facciata principale in fase di restauro. Ricostruzione della coperture. Interventi di cantiere - Cingoli Nicola & Figlio S.r.l. 181 di acciaio del diametro di 89 mm, dell’ala Nord e di parte del fronte Sud. - Consolidamento della massa muraria, per le zone con più evidenti segni di dissesto, con perforazioni armate e iniettate con miscela acqua-cemento. - Consolidamento delle volte costituenti il calpestìo del primo piano e parzialmente del piano terra, eseguito con calotte armate di estradosso, previo svuotamenti del rinfianco, rese solidali con i muri circostanti tramite cuciture armate. In alcuni ambienti, ove le volte non garantivano la necessaria sicurezza in relazione all’adeguamento dei carichi previsti alle norme, si sono realizzati nuovi solai indipendenti con travi di acciaio e lamiera grecata. - Consolidamento delle colonnine in pietra del Chiostro, con pernature in acciaio inox iniettate con resine epossidiche. È stata poi attuata la ricostruzione completa delle coperture con nuove strutture in acciaio e lamiera grecata, con esclusione dell’ala Nord (ex chiesa) ove si è optato per una struttura a vista in legno lamellare. La zona «chiesa», destinata a Sala Conferenze, è stata completamente ristrutturata. Per recuperare la volumetria originale è stato demolito il solaio in laterizio di recente costruzione, è stata ripristinata l’originale partitura delle finestre ed è stato consolidato e riaperto l’arcone trionfale. Per mantenere il collegamento con i locali del primo piano sono stati costruiti un soppalco e un camminamento laterale con strutture di acciaio. Altre opere di ristrutturazione sono consistite in demolizioni di vecchi tramezzi, apertura e chiusura di vani, costruzione di servizi ai vari piani, ecc. Tra le opere di rifinitura interna vi sono state il rifacimen- Messa in opera di micropali per il consolidamento delle fondazioni. 182 Cingoli Nicola & Figlio S.r.l. - Interventi di cantiere to delle pavimentazioni (in cotto a piano terra e in travertino lucidato al primo piano e nella «chiesa»), il ripristino degli intonaci, la fornitura di nuovi infissi, il restauro dei portoni di ingresso, la costruzione di controsoffitti modulari. Sono stati infine realizzati gli impianti tecnologici, elettrico, idrico-sanitario e di riscaldamento. Durante la campagna di scavi archeologici sono venuti alla luce resti di epoche diverse. Le consistenti tracce di una “villa” romana, presumibilmente di età tardo-repubblicana, insistono, infatti, su precedenti forme di abitato “piceno”, come testimoniano resti databili all’età del Ferro. Nel piano seminterrato è venuto alla luce un piccolo sotterraneo scavato nell’argilla vergine, con cinque “nicchioni” che si aprono sulle pareti e che fanno pensare a un “ipogeo” funerario. La facciata della chiesa dopo i lavori di restauro. Interventi di cantiere - Cingoli Nicola & Figlio S.r.l. 183