speciale fidia tare la divinità assisa in trono, con accanto la statua di Zeus stante con l’elmo, entrambe collocate su di un basamento posto sul fondo della cella6. Pertanto, l’ipotesi che il simulacro di Zeus armato di fulmine fosse stato dapprima collocato nell’Heraion e p oi t rasferito nel tempio liboniano, è accettabile, in quanto la divinità principale di Olimpia nei tempi più antichi fu proprio Hera, la grande dea peloponnesiaca, non Zeus, il quale non ebbe un proprio tempio fino al 465 a.C., vale a dire trecento anni ca. dopo Hera. Inizialmente, quindi, al padre degli dei sarebbe stata dedicata semplicemente una statua all’interno dell’Heraion, in qualità di sposo della dea e non come divinità principale dell’Altis. Quando p oi il suo c ulto raggiunse una sufficiente affermazione, la divinità ottenne un proprio edificio templare in cui venne trasferito il simulacro dall’Heraion. In seguito gli Elei, mirando ad emulare Atene, fecero sì che lo scultore Fidia concepisse per loro una nuova immagine del dio rispondente al corrente sentimento etico di una divinità benigna e protettrice, non fulminatrice e fu così che la vecchia st atua s arebbe to rnata all’interno della cella del Tempio di Hera. Da Strabone, inoltre, è reso noto che al santuario panellenico consacrato solo in un secondo momento a Zeus, perveniva una gran quantità di ex - voto da ogni parte della Grecia. Tra questi, l’offerta maggiormente indicativa sarebbe stata proprio la statua dello Zeus. a.C., m omento in c ui il Tempio d i Olim pia venne ultimato, non si pensasse di collocare al suo interno un colosso di m 12, quale la statua dello Zeus t anto p oco proporzionato alle d imensioni d ella c ella, q uanto una s tatua, d i un’altezza verosimile pur sempre colossale3. Tanto criticato già in antico, tra i principali personag gi c he mal giudicarono il rapporto dimensionale tra la statua del dio e la cella del tempio, predomina la testimonianza d el ge ografo Strabone di Amasea, il quale osservò irriverentemente che se il dio seduto in trono si fosse alzato in piedi, avrebbe sollevato il tetto con la testa (1). 8 &!M&) K" ῆ$* & I &! ῦ I “ 5 %&! ! J 4 "!/ / $ / !' Ἀ# ῖ! ; & ! & !ῦ&! &I 5 #! P /" $ /%&!' H &! &!ῦ Q ! ῖ :%&! ῆ% &ῆ %' &$/ &I & /& #A ! "! A% & 9"&F ! ὲ % F & &ῇ !$' ῇ &ῆ E $! ῆ R %& 7 % " ! ῖ 4> E$#I 5 # %&; :"!%& ;% &I Q ”. “La più grande di tutte però era l’immagine in avor io di Z eus, fatta da ll’ateniese Fi dia, f iglio di Carmide; essa era così grande che, pur essendo il tempio di dimensioni assai considerevoli, l’ artista semb ra non aver ris pettato le giuste proporzioni; egli ra ppresentò infatti il dio s eduto, ma c he toccava qu asi il t etto con la testa, così da dare l’impressione che se Zeus si fo sse a lzato drit to, avrebbe scoperchiato i l tempio”. Strab.,VIII, 3, 30 *F 4 Dunque, considerato che si trattava di un simulacro del culto e non di un donario, contrariamente alla Parthènos, è possibile ipotizzare che la prima s tatua ospitata nel tempio olimpico avesse ris posto a d u na b en n ota i conografia, probabilmente individuabile già in un bronzetto di guerriero4 rinvenuto al di sotto del pavimento della cella della prima fase dell’Heraion di Olimpia5. In proposito, circa la statua di culto di Hera, ricordando ciò che Pausania vide all’interno del tempio, è noto che questa dovesse rappresen- “Ἐ !% A# 4 &!ῦ " A#!' &ῶ : # ;&) <" $ 4 ";% : &/# &! &ῆ Ἑ ; ! ὧ ἦ 1 D $'%!ῦ % '$A &! M : ;# '+5 !' &!ῦ !$ #/) &' $; !' 5 %&! ὲ &!M&) K"ῆ$* &I &!ῦ I *F ! J 4"!/ / $ / !' Ἀ# ῖ! 4 ; & ! ” “Il santuario era adornato da una gran quantità di offerte che venivano dedicate da ogni parte della Grecia; fra queste c’era anche lo Zeus di oro lavorato a martello, dedicato da Cipselo tiranno di Corinto. La più grande di tutte però era l’immagine in avorio di Zeus” Strab.,VIII, 3, 30 3 La cella del tempio liboniano, la cui altezza complessiva ammontava a circa m 20, aveva pronao e opistodomo di uguale profondità ed il naos diviso in tre navate da due file di sette colonne doriche su doppio ordine. 4 Il bronzetto in questione, risalente al VIII a.C., portava un elmo sul capo e teneva il braccio levato come per scagliare un dardo. 5 Per la descrizione del primo edificio templare dorico: TORELLI - MAVROJANNIS, 2 002, p. 242; C HARBONNEAUX MARTIN - VILLARD, 2007, pp. 6 - 9; DÖRPFELD, 1935, p. 102. 6 Paus., V, 17, 1. 39