ANNO ACCADEMICO 2016-2017 POLO UNIVERSITARIO SAN TOMMASO
D’AQUINO - MESSINA, affiliato UPS, Università Pontifica Salesiana di Roma.
CORSO DI INGLESE “BEGINNERS”. – PARTE PRIMA (Don Biagio Tringale SDB).
Obiettivi da raggiungere: 1) Lettura;
2) Principali strutture grammaticali;
3) Comprensione del testo.
Prova di inizio: a) Analisi di un racconto molto semplice per trarne un riassunto scritto di comprensione in italiano.
b) Scegliere e descrivere tre forme verbali presenti nel racconto, indicando modo, tempo e persona.
c) Preparare tre brevi frasi, presenti nel racconto, badando soprattutto alla pronuncia e spiegando le relative
regole di pronuncia negli usi più frequenti.
First Lesson:
a) Storia della lingua: Celti, Angli e Latini, Sassoni e Juti.
b) Maschile e femminile, singolare e plurale.
c) Genitivo di possesso.
d) Il Verbo, 1ª parte: complesso perché semplice.
e) Bagaglio da portare: 5 parole al giorno da imparare nel loro contesto. Scegli un fascicolo e lavoraci.
Second Lesson: a) La lingua: Struttura germanica, ma … Latino e Francese la fanno da padroni.
b) Dai Falsi Amici non c’è da fidarsi.
c) Pronuncia. I casi più frequenti, prima parte. Dove cade l’accento.
d) Il Verbo, 2ª parte: Indicativo, passato, presente e futuro.
e) Bagaglio da portare: 5 parole al giorno da imparare nel loro contesto. Scegli un fascicolo e lavoraci.
Third Lesson: a) La lingua: Per arrivare al final goal, incomincia dal Latino, passa dal Francese e tira in porta. Si aprirà la
strada per il Tedesco.
b) Noi siamo Sostantivo, Verbo, Aggettivo e qualche volta anche Avverbio.
c) Pronuncia. I casi più frequenti, seconda parte.
d) Il Verbo, 3ª parte: Imperativo, Gerundio e Participio, Congiuntivo e Condizionale.
e) Bagaglio da portare: 5 parole al giorno da imparare nel loro contesto. Scegli un fascicolo e lavoraci.
Forth Lesson:
a) La lingua: Lingua franca. Bada alle differenze tra Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda, …
b) L’Aggettivo e l’Avverbio.
c) Pronuncia. I casi più frequenti, terza parte.
d) Il Verbo, 4ª parte: la forma passiva, progressiva e impersonale,
e) Bagaglio da portare: 5 parole al giorno da imparare nel loro contesto. Scegli un fascicolo e lavoraci.
Fifth Lesson:
a) Il Verbo, 5ª parte: Verbi potere, volere, dovere in funzione di ausiliare.
b) Comparativo e Superlativo. Etc.
c) Bagaglio da portare: 5 parole al giorno da imparare nel loro contesto. Scegli un fascicolo e lavoraci.
Sixth Lesson:
a) Question tags
b) Fraseologia in positivo e in negativo
c) Aggettivi e pronomi indefiniti
d) Aggettivi e pronomi possessivi
e) Aggettivi e pronomi dimostrativi
f) Orario e orologio.
g) Bagaglio da portare: 5 parole al giorno da imparare nel loro contesto. Scegli un fascicolo e lavoraci.
(Ulteriori informazioni sui Fascicoli da scegliere e sui vostri lavori pubblicati, su www.donboscoestate.weebly.com.
Email: [email protected]. Intanto, rispolvera il libro di Grammatica, possibilmente della Scuola Superiore).
First Lesson:
a) Storia della lingua: Celti, Angli e Latini, Sassoni, Frisoni e Juti.
La parlata e la lingua dei popoli che hanno contribuito a formare l’Inglese. Celti e Latini, Angli, Sassoni, Juti e Frisoni, più tardi
il Francese.
*CELTI, dall’anno 1000 a. C., in buona parte dell’Europa, con influenza lasciata soprattutto in Galles, Irlanda e Bretagna.
*ANGLI (Uncino, Pesca), popolo anticamente stanziato tra Germania e Danimarca, non romanizzato. Dal 5° sec. D. C. emigra
in Britannia, dove da qualche decennio il potere romano aveva lasciato le postazioni.
…assieme a SASSONI, JUTI E FRISONI. (Lingua GERMANICA OCCIDENTALE, per alcuni aspetti, lingua che tendeva al
MONOSILLABISMO).
Da notare: KING ARTHUR e la Tavola Rotonda. Leggenda o mito, con un nucleo di verità storica. Probabilmente Re Arturo fu
l’ultimo generale anglo-romano rimasto in Britannia, che prende il comando in nome proprio e non più in nome
dell’Imperatore Romano che aveva già rinunziato al territorio.
*LATINO: E’ stata la prima lingua letteraria e scritta della Britannia. Attualmente è presente in Inglese, con oltre la metà delle
parole (radice), anche attraverso il FRANCESE, che ha mantenuto una dominazione linguistica (e politica) dal
1066 al 1350 circa, attraverso i Normanni francesi (Guglielmo il Conquistatore). Lingua di corte e lingua colta.
Diverse altre ondate di "conquista linguistica" si sono succedute. Oggi il Francese è presente nella lingua Inglese
con una percentuale tra il 10 e il 20 % delle parole.
b) L’articolo. Maschile e femminile, singolare e plurale.
L’Articolo determinato unico: THE, si pronunzia de, di o d.
Articolo indeterminativo (deriva da One): AN (davanti a vocale e davanti ad H muta che si trova nelle sole parole “Hour, heir,
honor, honest e derivati); A (davanti a consonante, ma anche alle semi-vocali che si pronunziano jù, e cioè EU
come Europe, U come Unity, EW come ewe (pecora). Inoltre davanti a Y come year, W come wonder e H aspirata
e cioè quasi tutte le parole che iniziano con H).
Genere e Numero: Sostantivi al Maschile, di Persone (ma anche di Animali col nome solo per maschi, come OX, bue);
Femminile, idem …(es: COW, mucca); Comune, per sostantivi indifferentemente per M o F. Es: friend.;
Neutro, per nomi di animali e cose senza distinzione tra M e F.
Aggettivi: senza alcuna declinazione. Per questo, alcune volte, all’inizio di un racconto, non si capisce se il
protagonista è maschio o femmina!
Plurale dei Sostantivi: Regola generale, si aggiunge una S, tranne che per casi particolari (man, men; woman,
women; foot, feet; tooth, teeth…
c) Genitivo Sassone o di possesso.
Aggiunge un apostrofo e una S al nome del possessore, (anche in senso allargato: la cattedrale di San Paolo,
“Saint Paul’s”, perché si sottintende chiesa, o casa (I live at my aunt’s), negozio (i’m going to the grocer’s), studio
(I’ll be at Dr. Smith’s at five) o locale (I spent the evening at Piccadilly’s). Espressioni similari sono ormai entrate
nell’uso, anche se nell’esempio seguente non viene indicato il possessore e la cosa posseduta: Il fruttivendolo,
“The grocer’s”. Si trovano spesso errori che sono a volte accettati.
- Altri esempi: Il figlio del Duca di York: The Duke of York’s son; La madre di Giovanni e Maria: John and Mary’s
mother, (con un solo apostrofo e S); Con doppio possessivo, solo il secondo si rende con Genitivo sassone: La
figlia dell’amica di mia madre: The daughter of my mother’s friend. Ma: A young army doctor, un giovane dottore
dell’esercito. Army non può avere il Genitivo Sassone! Altra frase errata: Of my sister’s hand, Dalla mano di mia
sorella; corretta in “Of the hand of my sister”. Niente Genitivo Sassone!
- Nota: ai nomi plurali che finiscono in S, si aggiunge solo l’apostrofo.
QUADRO RIEPILOGATIVO DEL GENITIVO SASSSONE:
Esempi: a) My uncle’s car
- ‘s regolare, riferito a possessore.
b) Charles’s book
- ‘s regolare, con nome proprio singolare terminante in S.
c) Children’s boxes; men’s tools - ‘s regolare, con nomi di persona al plurale.
d) Our cousins’ car
- solo apostrofo, dopo nome plurale di possessore che finisce in S.
Attenzione a frasi del genere: “Un mio amico”, si trasforma in “Un amico dei miei”, per cui “Un amico di mio fratello” NON si
traduce “A my brother’s friend” ma “A friend of my brother’s” o “One of my brother’s friends! Lo stesso con THE, A, AN,
SOME, MANY, THIS, THAT, e simili o da Numeri!
d) IL VERBO, 1ª parte. Originariamente l’Inglese era una lingua che usava solo l’INFINITO. L’Inglese così, modula l’Indicativo al
presente e al passato aggiungendo D o ED.. Tutti gli altri tempi e modi sono una successione di alcuni verbi e di parti del
verbo avere. Questo è il motivo per cui l’estrema semplicità significa complicazione quando ci si vuole adeguare alle altre
lingue già evolute e formare tutti i tempi e modi.
INDICATIVO - Al presente tutte le forme sono uguali, tranne la 3ª persona che finisce in S (he is; she has…). Per il verbo essere
cambia anche la 1ª persona (I am).
- Il passato ha la terminazione in D o ED e spesso coincide con il participio passato. Esistono molti verbi irregolari.
- Il futuro si forma premettendo il verbo volere WILL, abbreviato in ‘LL (o SHALL, alla prima persona sing. o plur., oggi meno
usato), seguito dall’Infinito del verbo. Es: I will have, I will not have (o I will haven’t), Will I Have? Will I not have? (o Will I
haven’t?). N.B.: Will può indicare una abitudine nel presente: I will get tired, mi stanco.
CONGIUNTIVO - Che io abbia: That I have (not); Che io abbia avuto: That I have (not) had; Che io avessi avuto: That I had
(not) had… Altre forme: MAY the force BE with you.
CONDIZIONALE - Aggiunge la forma WOULD (o SHOULD, abbreviato ‘D) del verbo volere: I avrei: I would (not) have; Io avrei
avuto: I would have (not) had. Questa non sarebbe una bella azione da fare! It would be a good thing to do! Si usa anche per
esprimere il Progressivo (Continuo) nel passato: I’d use the car every day, usavo la macchina ogni giorno.
IMPERATIVO: Io ho (nel significato “lasciami avere”): Let me have; tu hai: have (l’infinito senza pronome e senza to); egli, noi,
essi… prendono la forma della prima persona: let them have (lascia che loro abbiano, col pronome personale complemento
them, oppure me alla prima persona).
PARTICIPIO PRESENTE E GERUNDIO: Having (terminazione in ING); Gerundio passato: Avendo avuto: Having had.
PARTICIPIO PASSATO: Avuto: Had (spesso uguale al passato semplice).
Altri esempi. They’d be talking during the conference, stavano a parlare durante la riunione;
They would be crossing the road, essi avrebbero attraversato la strada (con valore ipotetico);
I’m driving now, sto guidando adesso (presente continuo);
If there were no waves, se non ci fossero delle onde (Condizionale negativo);
I’d been texting my son, stavo “messaggiando” con mio figlio (progressivo nel passato).
Second Lesson:
a) La lingua: Struttura germanica, ma … Latino e Francese la fanno da padroni.
Abbiamo visto che l’Inglese prende la struttura dal Germanico Occidentale, viene detta comunemente Lingua Anglo Sassone.
Vediamo in cosa: a) Monosillabismo (almeno nella forma più arcaica) che deriva non dal fatto che il Germanico sia di per sé
monosillabico, ma che la “sincope” tipica, introdotta regolarmente, ha portato ad “accorciare” le parole; b) Verbi all’Infinito;
c) Articolo determinativo unico The, indeterminativo A con la variante eufonica AN (dal n° ONE, uno); d) Assenza di Avverbio;
e) Aggettivo indeclinabile e Sostantivi senza alcun genere; f) Genitivo Sassone.
Come abbiamo visto, il Latino è stata la prima lingua “scritta” arrivata nelle isole britanniche con Giulio Cesare ed i Romani (a
proposito: se ti capita di andare in giro lungo il Tamigi con una “guida”, sentirai che “dovunque” proprio in quel posto, è
passato Giulio Cesare con le sue armate!). E questo fin al 5° secolo dopo Cristo. Poi le invasioni dei popoli germanici ed
ancora nel 1066 l’invasione armata e diplomatica del Normanno Guglielmo il Conquistatore che veniva dalla Francia
(battaglia di Hastings, quest’anno 950° anniversario, con le celebrazioni presso Hastings nella pianura chiamata Battle). Dal
1450 in poi altre ondate di invasione “culturale”, questa volta dell’Italiano con il Rinascimento (i campi della musica, delle arti
visive, del teatro, dei banchieri! A proposito del teatro: molti attori erano italiani, e dicono - con sicurezza al 90 per cento che William Shakespeare, alias Michelagnolo Florio figlio di donna Crollalanza, [che si traduce Shakespeare], fosse proprio
italiano e meglio messinese!, difatti parla spesso di Messina e dell’Italia) e altre ondate di Spagnolo con la scoperta (anche se
per mezzo di Italiani!) del Nuovo Mondo.
Coloro che si dedicano alle statistiche ci dicono che tra le prime mille parole più usate in Inglese, il 57% è di origine anglosassone, ma in tutto il vocabolario ben oltre la metà sono di origine latina e poi una larghissima fetta direttamente presa dal
Francese ed ancora parole greche, italiane, spagnole: un vero “melting pot”! Qualche esempio significativo: tutte le parole
della musica colta sono in italiano (piano, pianissimo, allegro con brio, ecc), ma questo in tutte le lingue del mondo; la parola
cioè, si scrive i.e., id est, questo è, latino! anche se si pronunzia that is. Lo stesso per l’espressione per esempio: si scrive v.g.
(verbi gratia, grazie alla parola) o anche e.g. (exempli gratia) e si possono entrambi pronunziare for instance! E poi tante sigle:
PS post scriptum, NB nota bene, & e commerciale che è semplicemente l’intreccio in latino medioevale di e con la t. La @
chiocciola delle e-mail è l’intreccio di a con la t. Uno dei motti della monarchia inglese è “Dieu et mon droit”, Dio e il mio
diritto (regale), ancora scritto in francese. Puoi trovarne ancora quante ne vuoi di queste citazioni.
b) Dai Falsi Amici non c’è da fidarsi. Tante parole prese dalle lingue romanze, sono entrate “in
competizione” con le parole anglo-sassoni (quando esistevano!), a volte assumendo un significato collaterale o che si è
diversificato nel tempo. Per cui parliamo di “false friends”, cioè false analogie, parole che sembrano di uguale significato
all’italiano o al francese ed invece si discostano notevolmente. Una per tutte: “actually”, non significa attualmente ma in
realtà, in verità! Attenzione al termosifone: cold (kalt in tedesco) non è caldo, ma freddo!
A volte si tratta di “vicinanze”: Nelle zone di parcheggio per le biciclette in Inghilterra troverai “Solo Bicycles”, che vuol dire
“solamente” biciclette.
Ci sono interi libri che parlano di questo (vedi l’elenco dei libri, allegato nel sito, sia in lingua italiana, inglese o francese).
c) Pronuncia. I casi più frequenti, prima parte. Dove cade l’accento. Tenere conto della Pronunzia
Alfabetica, cioè della pronunzia delle lettere recitando l’alfabeto: a=ei, b=bi, c=si, d=di, ecc. Da notare che le consonanti si
pronunziano quasi tutte all’italiana, con la i finale, e non con la e come in francese, come si potrebbe pensare, data la
maggiore influenza del francese sull’inglese rispetto all’italiano (come pure ad esempio, si dice idea, alla latina e all’italiana, e
non idée alla francesa). Nell’alfabeto le vocali si pronunziano: a=ei, e=i, i=ai, o=o(u), u=ju. Ma attenzione: a pair of shoes, a
pea: ov scius. La a, nella frase, si pronunzia a appena pronunziata e allargata verso la e, ben attaccata alla parola successiva.
Se invece ci si deve fermare nel pronunziarla perché non viene la parola successiva, sentirete che gli inglesi la pronunziano
come nell’alfabeto: ei, ei, magari ripetendo più volte. Questa abitudine di ripetere e di incespicare è un tic nazionale! Un’altra
sottolineatura da fare è che, non essendoci regole fisse di pronunzia, bisogna imparare ogni singola parola con il suo accento
tonico, vario come in italiano, in spagnolo o in tedesco. Da questo punto di vista, solo il francese si salva perché l’accento
cade sempre sull’ultima vocale che si può leggere (esclusa perciò la e finale senza accento, che è sempre muta). Tutte le
vocali possono, purtroppo, acquistare qualsiasi suono: la a si pronunzierà a, ma anche e, i, eu alla francesa, muta, ecc. Lo
stesso la e, la i, o la o. Più curiosa è la u che può assumere veramente qualsiasi sfumatura o fare silenzio del tutto: businness
(affari) diventa bisnis (la u diventa i, e la i scompare completamente); enough (abbastanza, che proviene dal tedesco genug)
diventa inaf, con la sola n uguale tra la scrittura e la pronunzia! Hanno ragione di scherzarci gli stessi inglesi, dicendo che la
loro lingua si scrive Gerusalemme e si legge Babilonia! Non insistete troppo a pronunziare “eippol” per la marca del
telefonino, dato che la stessa Apple di Coppertino (USA) inviando i messaggi sonori ti fa sapere che si pronunzia “appl”.
Oltretutto la torta di mele viene chiamata appl-pai (apple-pie).
E di chi è la colpa di questo flagello? Prima di tutto della tendenza delle stesse lingue germaniche alla sincope, se ne parlava
prima, ma soprattutto degli stampatori olandesi di fine 1500 e 1600 che provocarono una vera strage della lingua!
In seguito vedremo i casi più frequenti, quasi regole di pronunzia, e le variazione della Y, finale dei verbi, se è
preceduta da vocale o consonante. Potete già vedere un quadro riassuntivo nel Link del sito relativo alla pronunzia.
d) Il Verbo, 2ª parte: Indicativo, passato, presente e futuro. L’indicativo è il modo più “galantuomo”,
perché non fa scherzi ed “indica” le cose direttamente, senza raggiri. In genere coincide con l’Infinito. Già abbiamo visto
questo modo nella prima lezione. Al presente la 3ª persona singolare finisce con la S. Attento alla 1ª sing. di Essere, I am
(I’m). Il passato aggiunge la D o ED per i verbi regolari, e spesso coincide con il participio passato. Il futuro si forma
premettendo Will o Shall, (abbreviato in ‘LL), all’Infinito del verbo in questione.
Facciamo un passo avanti con il paradigma dei verbi, cioè lo schema dei tempi principali da cui scaturisce tutto il verbo.
In inglese i tempi principali sono 3: Infinito, Passato semplice e Participio Passato. L’Infinito (senza la preposizione TO) è
uguale all’Indicativo (tranne che per il verbo Essere TO BE). Il Passato può essere uguale al Participio Passato.
Esempi: To Have, Had, Had (avere); To Be, Was, Been (essere); To Become, Became, Become (diventare); To Begin, Began,
Begun (cominciare); To Break, Broke, Broken (rompere); To Do, Did, Done (fare); To Put, Put, Put (mettere); To Write, Wrote,
Written (scrivere); To Go, Went, Gone (andare); Verbi regolari, all’Infinito senza To, aggiungono ED (o solo D) per formare il
Passato e il Participio Passato: To Listen, Listened, Listened; To Turn, Turned, Turned. Ma: To Say, Said, Said (y preceduta da
vocale, cambia in i normale, prima di aggiungere D, mentre Y preceduta da consonante + D, diventa IED: To Study > Studied).
Third Lesson:
a) La lingua: La strada migliore per apprendere la lingua Inglese è iniziare col Latino e
proseguire col Francese. Poi è bene fare qualche conoscenza con il Tedesco, senza dimenticare gli apporti di Italiano e
Spagnolo. In quanto a “radici” il Greco è sempre in buona posizione. A volte sentirai parlare di comuni radici Indoeuropee (e
Sanscrito) tra parole germaniche, latine o greche: questa parte di storia affonda veramente nella notte dei tempi. Un
esempio per tutti: Centum latino, nei tempi arcaici (e nella cosiddetta pronuncia “restituta”) si pronunziava kentum, con la
radice indoeuropea kent, molto aspirata. Stessa radice e stessa aspirazione in Hunt, che ha dato il numero cento in tedesco e
inglese “hundert e hundred”.
Guarda ancora questi casi: Yesterday, è parola tipica inglese che più inglese e beatlesiana non ce n’è! Falso!! Vai difatti a
scoprire nel vocabolario latino che “Hesterna die” è un altro modo per dire Cras, ieri!
Lo stesso vale per “Beach”, spiaggia, anche se qui qualche dubbio può venire. Beach è simile a beech, faggio. Ai tempi dei
Romani in Britannia, si usava dire “andare ai faggi”, per indicare la riva del mare; alberi che a quelle latitudini si possono
trovare lungo la spiaggia; per cui Beech o Beach, verrebbe proprio dalla corruzione della parola Fagus, faggio. Trasformazione
possibile per la F che da sibilante può diventare dentale-labiale o che troviamo spesso scritta come PH: i Fenici sono i Punici
delle guerre del 3° sec. A.C. La Filistea è la Palestina e la Pharmacy è proprio la Farmacia.
b) Noi siamo Sostantivo, Verbo, Aggettivo e qualche volta Avverbio.
Non è un indovinello ma semplicemente l’affermazione che alcune parole, in Inglese, svolgono tutte le funzioni di parti del
discorso. Con un po’ di pazienza troveremo gli esempi, magari tra le galline! Chicken run (la corsa, sostantivo); They run every
morning (verbo con circa 40 significati). Altro: The rule (la regola) of St. Dominic; The provinces were under the rule (il
governo) of Rome (sostantivo); Queen, rule Britain (imperativo). [Attento a non sbagliare… Rude Britain! Britannia
maleducata!]. The tail of the dog (sostantivo); He tails the procession (verbo: egli è in coda alla processione); estate in tail
(aggettivo, proprietà (estate) limitata – agli eredi, ecc.-). The take of the film was good (sostantivo: la ripresa – detta anche
shooting); to take (prendere, verbo con circa 30 significati). White, bianco (aggettivo, sostantivo e verbo imbiancare). Over
(Oltre, sopra, più di, finito, durante …), è preposizione, aggettivo e avverbio.
Ecco un esempio più completo: STILL. Vuol dire ancòra, l’azione è ancòra in corso. Ma vuol dire anche fermo, senza
movimento, ed è sostantivo, aggettivo, verbo e avverbio “tout en un”, direbbero i francesi, tutto in uno. Lo vedremo meglio
più in là. Alcune volte, quando non esiste l’avverbio corrispondente, si usa l’aggettivo in posizione avverbiale.
Puoi contribuire validamente anche tu! Al lavoro, dunque!
c) Pronuncia, seconda parte. Le vocali sono un vero “busillis”, cioè senza regole. (A proposito, sai cosa significa
busillis? Frase latina presa dal Vangelo: in diebus illis, in quei giorni. Solo che venne scritta male e mandata peggio alla riga
successiva, restando incomprensibile “busillis”!). Un esempio però si può fare: la doppia o, si legge u, “look”, ma se la o è
seguita da r, diventa oa:, come in door. Andiamo a fare qualche esempio con le consonanti. La c + e, i, si legge s come in
seno; c+ a,o,u resta dura k, come in italiano; doppia c+e,i, diventa ks. La CH si legge c come in cera. SCH si legge sk, mentre SH
si legge come in scena. Così pure tutti i composti di C + e, i, seguiti da vocali o consonati, specie in finale di parola, acquistano
il suono “scivoloso” di sc: cean, tion, cious, cial, cient, sion. XION invece inizia con k seguìto da sh. TURE finale di parola,
diventa ciua: , con il suono finale della a allungata con una r che non si sente. Adesso dai uno sguardo al file della pronuncia
presente nel sito.
d) Il Verbo, 3ª parte: Imperativo, Gerundio e Participio.
Ripetiamo le cose dette per l’Imperativo: Go! Vuole dire Vai! o Andate! Ed è alla seconda persona (sing. e plur.), si rende con
l’Infinito senza To e senza soggetto, per tutti i verbi. Invece tutte le altre persone, la prima e la terza, sing. e plur., si rendono
con l’ Imperativo Esortativo LET (infinito di To Let, permettere …) + il complemento di persona Me, Him, Her, It, Us, Them, +
l’Infinito del verbo, col significato “Permetti a noi di fare questa cosa”: Let me go away, cioè Lasciami andare. Oppure: Let us
know the way, cioè Facci conoscere la strada; Let him have an apple, cioè Che si prenda una mela (permetti a lui che si
prenda una mela). Infine: Let them sing the antem, cioè Permetti a loro di cantare l’inno.
Le forme negative premettono DO NOT (DON’T), prima di LET.
Gerundio e Participio Presente, sono la stessa voce e terminano sempre in ING. Es: Non avendo un soldo, mi sono deciso a
cercare lavoro: Not having a single penny (any money), I decided to look for a job.
Participio Passato, è la terza parte del paradigma dei verbi (i tre tempi che danno la forma a tutto il verbo), che nei verbi
regolari corrisponde al passato semplice (o remoto) e finisce sempre con D (ED). Nei verbi irregolari ha la sua forma specifica:
Gone, Put, Known, ecc.
Gerundio passato. Es: Non avendo avuto nessuna notizia, ho preso il treno delle 6 per Edinburgo: Not having had any news, I
got (I took) the six o’clock train to Edinburgh (orecchio alla pronunzia: Edìnbara, con le a strette).
NOTA: La abbreviazione ‘D è frequentissima in inglese, ma può significare sia il Passato semplice HAD, come pure WOULD,
SHOULD. Occhio anche all’abbreviazione ‘S, che può essere la terza persona di To Be (She’s, lei è) o di To Have (She’s, lei ha).
NOTA DUE: Forme speciali: Here I am, Eccomi; Here we are, Eccoci; Here they are, Eccoli … Con I nomi: Here is Mary.
There are, Ci sono; There is, C’è; There were, C’erano, ci furono; There was, C’era, ci fu; There will be, Ci sarà, ci saranno;
There would be, Ci sarebbe, ci sarebbero; There should be, ci dovrebbe(ro) essere; There cannot (verbo can + not) be, non
può (possono) esserci. All’interrogativo (inversione tra there e verbo): Are there any table?
Facciamo ancora alcuni ESEMPI DI VOCI VERBALI:
1) Verbo Ausiliare TO HAVE, AVERE si usa con verbi intransitivi (I have gone to Rome, Io sono andato a Roma. Troverai
più facilmente: I went to Rome, cioè io andai a Roma, alla latina!)); riflessivi (I have washed myself, mi sono lavato);
impersonali (What has happened? Cosa è successo?
2) AVERE, come verbo principale si usa per indicare Possesso (He has got two cars, Egli ha -possiede- due automobili);
Dovere (He hasn’t to leave now, Egli non ha da –non deve- partire. Si può usare il verbo must (dovere) al posto di To
Have To); nelle interrogative si coniuga con To Do, come qualsiasi verbo (Where do you have your lunch? Dove fai –
hai il tuo- pranzo?).
3) Verbo ESSERE, come ausiliare si usa nelle forme PASSIVE (The goods were sent, i beni –merce- furono spediti; I was
told to go to Milan, cioè: io fui detto – mi fu detto- di andare a Milano); in quelle PROGRESSIVE (I’m playing the
piano, cioè io sto suonando – giocando- il pianoforte; They were working hard, Essi stavano lavorando duro).
4) ESSERE, come verbo principale, nel significato di ANDARE (last month I was to Rome –andai a Roma-); STARE in
salute (How are you? Come sei –stai- tu?); DOVERE (I am to help them. Io sono da –devo- aiutarli).
5) Altre forme del verbo ESSERE: Eccomi = Here I am; C’erano, ci furono = There were ; Ecco Maria = Here is Mary. Ci
sono dei libri = Are there any books? Io sono affamato, assetato, nella ragione, nell’errore, mi sono sbagliato, ecc.
(I am hungry, thirsty, right, wrong, mistaken, etc.). Adesso esércitati con frasi similari.
Forth Lesson:
a) La lingua. English, the today “lingua franca”. Come durante l’Impero Romano ed il Medioevo il Latino
era la lingua franca o comune, così dal secondo dopoguerra (1945) in poi, l’Inglese si è imposto come lingua di scambio
comune per il commercio e gli affari prima di tutto (recentemente, più che alla Gran Bretagna, la diffusione dell’Inglese si
deve agli Stati Uniti, che sono potenza commerciale e militare! Ma ci ricordiamo che l’Impero Britannico aveva già diffuso
l’Inglese in mezzo mondo, dall’India all’Australia e Nuova Zelanda,, da alcuni stati e isole americane, Stati Uniti e Canada
soprattutto, a parecchi stati dell’Africa). Ma l’Inglese si è imposto anche come lingua per la tecnica, la scienza, il turismo,
internet e computer, ecc. Il Latino resiste per le denominazioni scientifiche di tutto il regno animale, vegetale, minerale ed
astronomico. L’Italiano per le notazioni musicali e per la cucina (condiviso quest’ultimo con il Francese), il Francese inoltre
per il mondo della danza e del casinò. Lo Spagnolo e il Portoghese per un tipo di musica popolare ed estiva.
Attenzione che, come lingua madre più parlata al mondo è il Cinese comune (oltre un miliardo di persone), seguìto dallo
Spagnolo (circa 350 milioni), e poi dall’Inglese (più di 300 milioni). Poi il Russo, alcune lingue indiane (sono molte le lingue
parlate in India, che conta oltre un miliardo di persone, per cui non superano l’Inglese), alcune varianti dell’Arabo, il
Francese, il Portoghese/Brasiliano, il Tedesco, alcune lingue africane, ecc. L’Italiano, come lingua madre viene parlato nel
mondo da circa 80 milioni di persone e si piazza verso il 12° posto. Come seconda lingua appresa dai nonni o parenti è
conosciuta da altri 50 milioni di persone circa. Come lingua culturale di studio invece è tra le più studiate e si piazza al 5°/6°
posto. Il Siciliano è lingua a tutti gli effetti per la storia, la letteratura e la cultura, e si piazza (anche secondo la lista di
Internet) tra le prime 100 lingue più parlate. Nei confronti dell’Italiano poi, non è un Dialetto ma è, assieme al Toscano, il
Regioletto che ha formato l’Italiano nel 12° e 13° secolo: si pensi alla scuola di Federico II.
Adesso, a volo d’aquila, sorvoliamo i vari paesi anglofoni per carpire i segreti e le differenze della pronuncia.
1) Inghilterra, con la parlata caratteristica di Londra, veloce e stretta (che spesso si sente alla televisione BBC), ma anche con
la cosiddetta parlata reale della corte e dei nobili, e la parlata delle classi popolari che viene chiamata Cockney. Vale la pena
spiegare che cockney vuol dire “uovo fatto dal gallo” e non dalla gallina! Cioè una cosa impossibile, come la parlata orrenda
di quei contadini che per primi la portarono a Londra! Ci sono poi gli accenti specifici di York, Liverpool, ecc.
2) Galles, con inflessioni notevoli dovute al retaggio celtico, per cui alcune vocali si leggono molto più chiuse. 3) Scozia, con
un accento specifico, per cui le u, si leggono u all’italiana, ecc. 4) Irlanda, suono abbastanza piacevole e pulito, ma con
inflessioni dialettali.
Passiamo al resto del mondo: 5) Stati Uniti. Si difendono dicendo che la loro pronunzia è rimasta quella autentica antica del
1700. Si “mangiano” alcuni suoni, come la t; per cui Little Italy diventa lidel idali con le t quasi scomparse. Alcuni suoni molto
più nasali e sfumati, riconoscibili subito come “americani”. Hanno abbreviato, sia nella pronunzia che nella scrittura alcune
lettere, togliendo ad esempio, il gruppo GH finale, quando non va letto. Hanno trasformato alcune espressioni, ad esempio
They want live in New York è diventato They wanna .. così pure, gonna (to go) o donna (to do). Parecchie parole hanno
assunto un significato differente per cui se devi comprare le mutande, devi dire underwear (o underpants) negli Stati Uniti e
pants in Gran Bretagna (attenzione che slip, viene usato solo in Italia e vuol dire scivolare e poi striscia, ecc., da cui mutande
strette), mentre i pantaloni sono trousers in Gran Bretagna e pants (abbreviato da pantaloons) negli Stati Uniti. 6) Canada.
Prende le influenze dagli Stati Uniti, ma con una coloritura dal Francese, che viene parlato nella regione del Quebec
canadese. 7) Australia e Nuova Zelanda. Dicono che è il peggiore inglese nel mondo. Ci ricordiamo che l’Inglese è stato
portato in Terra Australis Incognita dal 17° secolo in poi, dai condannati e dai miserabili inglesi, colà deportati, che
sicuramente non erano molto istruiti. 8) Sub continente Indiano. Parlata con l’accento asiatico ed orientale, con parecchie
nasalizzazioni. 9) Africa. Anche qui la pronunzia è contestualizzata da parecchie lettere ammorbidite, come (nei film africani o
dei negri d’America) Padrone che diventa Badrone. 10) L’inglese del Sud Africa, non è genuino, ma è mediato attraverso
l’Africaan, lingua mista africana e olandese.
Per finire: L’Inglese parlato nelle sedute ufficiali dell’Unione Europea. E’ stato dichiarato lingua ufficiale solo dal Regno Unito,
nemmeno dall’Irlanda o da Malta. Per cui se davvero il Regno Unito dovesse uscire dall’Unione Europea (cosa che ora diventa
più difficile) l’Inglese sparirebbe dalle riunioni ufficiali, mentre attualmente viene usata in alcune occasioni, come lingua
soprannazionale, anche se “addomesticata” con l’Euroenglish, un misto di Inglese e Francese o Italiano, ecc.
b) Avverbi e Aggettivi. Abbiamo già detto che l’avverbio non faceva parte del bagaglio culturale dei popoli giovani migranti
per l’Impero Romano (chiamati “barbari”). Ma anche gli Aggettivi furono una acquisizione successiva. Da questo scaturisce
che parecchi aggettivi e avverbi dell’Inglese non hanno la stessa radice del nome corrispondente ma spesso provengono dalla
parola di radice latina o greca. Qualche esempio. The sea today is full of sails (Il mare oggi è pieno di vele), ma The maritime
museum of Greenwich is the best (Il museo marittimo di Greenwich è il migliore). A proposito: Greenwich si pronunzia
grenich e non grinuich, come si sente dire!
Altro esempio: Il fegato è una parte necessaria del corpo, the liver is a necessary part of the body. Che diventa He has got a
hepatic problem, egli ha un problema epatico (relativo al fegato, che in latino si dice epa [dal greco] afficatum, quando si
tratta della pietanza preparata col fegato condito di fichi, afficatum, che poi è rimasto ad indicare pure la parte del corpo).
Dicevamo che STILL è un esempio completo. Vuol dire ancòra, l’azione è ancòra in corso. Ma vuol dire anche fermo, senza
movimento, ed è sostantivo, aggettivo, verbo e avverbio. In particolare l’aggettivo vuol dire fermo (the air was still during the
night); il sostantivo vuol dire silenzio, calma (the still – stillness- of the oriental nights); avverbio, nel senso di ancòra, tuttavia,
anche, And it was still raining very heavy; il verbo assume il significato di fermare, mettere un fine, Stephen was stilling (opp.
stilled) Marc’s protests.
c)
La forma PASSIVA del verbo, impiega come ausiliare sempre il verbo ESSERE seguìto dal participio passato told, given,
spoken, ecc.. Alcuni esempi. Mi fu detto che dobbiamo andare a scuola, in Inglese diventa Io fui detto, I was told (that)
we must go to school. Il libro fu dato come premio al ragazzo, The book was given to the boy as a gift (a prize),
oppure: The boy was given a book as a gift (Attenzione che è sempre il libro che viene dato come premio e non il
ragazzo!). Noi stavamo parlando dei Beatles, We were speaking of the Beatles (forma attiva), diventa alla forma
passiva: The Beatles were being spoken of (I Beatles erano stati parlati da). Altre espressioni curiose: I am said to be
rich, Io sono detto di essere ricco (si dice che io sia ricco); I am told (that) they have come back, Io sono detto (mi fu
detto) che essi siano tornati.
e)
La forma PROGRESSIVA, esprime una azione che è in atto, in progresso, e può essere al passato (They WERE still travelling
last November), al presente (it’s still raining now) o al futuro ( You’ll be waiting here this night, if you don’t ask for help!,
sarai ancora qui ad aspettare questa notte, se non chiedi [per] aiuto!). Avrai notato che si usa sempre e solo il verbo
ESSERE ai vari tempi, seguìto dal participio presente (ING form: esso è piovente…, essi erano viaggianti, anche quando in
Italiano c’è Essi stavano viaggiando…).
f)
Verbi IMPERSONALI. In Inglese non esistono nella forma conosciuta in Italiano, per cui dobbiamo sostituirli con delle
perifrasi: piove, diventa esso piove o esso è piovente. Si dice che la Divina Commedia sia l’opera letteraria più eccelsa
dell’umanità (a parte la Bibbia che è Scrittura Divina!) Si dice, viene reso con They say oppure You can say, o al passivo It
is said, o similari. They say the Divine Comedy is the most sublime literary work of the mankind. C’è, Ci sono, C’erano, Ci
saranno, ecc. l’abbiamo già visto che si rendono con There is, There are, There were, There will be…
g) Non esistono nemmeno le PARTICELLE personali glielo, li , lo, vi, ecc. o quelle di luogo ci vado (I go there), ce ne andiamo
(We go away from here). Andiàmocene! (Let’s go [from here]). Queste espressioni si renderanno con i corrispondenti
avverbi di luogo o tempo o pronomi personali complemento. Ci vai tu a casa sua! It’s you that’ll go to his (o her, se è di
lei) home! Scrivigli! Write to him! Scrivile! Write to her!
Fifth Lesson : Verbi potere, volere, dovere, in funzione di ausiliare. Comparativo e Superlativo.
N.B. i Verbi Ausiliari non prendono ‘s alla terza pers. sing. pres. indic. e sono seguiti da un infinito (per questo si
chiamano anche verbi servili).
h) Verbo POTERE, al Presente: Can I help you? No, you can’t (cannot), thank you. Posso aiutarti (aiutarvi – aiutarla). No,
grazie. May I go out now? Posso (chiedo il permesso di) uscire adesso? Al Passato o Condizionale: Could You read loudly?
Potresti leggere a voce alta? Could porta l’idea di capacità. // We might get away if it wasn’t raining. Potremmo andare
via se non stesse piovendo (possibilità). Might you have a good year (idea di augurio), Possa tu avere un buon anno.
i)
Verbo DOVERE, al Presente: We shall (shan’t) add some bread for dinner. Dobbiamo (non dobbiamo) aggiungere
qualche pane per la cena. (Shall we add….?). They must (mustn’t) sing Un bel di vedremo if they want win the contest.
Essi devono (non devono) cantare Un bel di vedremo se vogliono vincere la gara. She must be twenty. Deve avere
vent’anni (supposizione). Al Passato O Condizionale: You should (shouldn’t) (congiuntivo o condizionale, senza passato)
have more care for your father. Dovresti (non dovresti) avere più attenzione per tuo padre. We ought to (solo
condizionale) go to France, if we want learn French fluently. Noi dobbiamo andare in Francia se vogliamo imparare il
Francese bene (il verbo è ought to!). Il verbo to owe serve nelle espressioni: Io devo tutto ai miei genitori, I owe
everything to my parents. To need si può usare nel senso di avere necessità, ma all’interrogativo e al negativo: He
needn’t leave by train, Lui non ha bisogno di partire col treno! Anche il verbo to dare (osare) si usa come need: He dare
not speak to me, Egli non osa parlarmi. Anche il verbo Avere può servire nella traduzione di Dovere: They have
(haven’t) to run if they want avoid the crowd. Essi hanno da (devono) correre se vogliono evitare la folla. Infine si usa il
verbo Essere, nella forma To Be To, per tradurre Dovere, nel senso di “essere sul punto, o costretti …”: We were
(weren’t) to leave yesterday, but .. Noi dovevamo partire ieri, ma.. Nobody is to know that I am leaving. Nessuno deve
sapere che io sto partendo. She was (wasn’t) to be an actress but she preferred to study dance. Lei doveva essere una
attrice ma ha preferito studiare danza. Nota: The train IS DUE at seven o’clock, cioè: Il treno E’ ATTESO per le sette in
punto.
j)
Verbo VOLERE, al Presente: Will you engage for all your life? Volete impegnarvi per tutta la vita? We would attend the
class but first we need to apply for the first year. Vorremmo frequentare la scuola, ma prima abbiamo bisogno
(necessitiamo) di iscriverci per il primo anno. (Nota il significato di Attend, Need e Apply [applài]). Al Passato: He would
(wouldn’t) go for long walks, Egli era solito fare lunghe passeggiate (Quindi non vorrebbe andare ma soleva, era solito
fare), che si può rendere anche con: He used to go to Milan every day, Egli era abituato (usato) ad andare a Milano ogni
giorno. Would porta anche l’idea di comando o di esortazione. Altri verbi per tradurre Volere: I want the bicycle, Voglio
la bici; We wish (we prefer) a song, Noi vogliamo un canto; They don’t like white socks, Essi non vogliono (non
piacciono) le calze bianche. Infine: The visa is required (usato spesso al passivo) in order to go abroad, E’ richiesto il visto
per (in order to, al fine di) andare all’estero. Attenzione: I want you to go, cioè: Io voglio che tu vada (in italiano volere +
che + congiuntivo; in inglese want + pronome personale all’accusativo + infinito); Altre espressioni: I wish I knew , cioè:
Vorrei sapere; I wish I were at home, cioè: Vorrei essere a casa; We wish we had seen him, cioè: Avremmo voluto
vederlo!
k)
Comparativo. Comparativo di uguaglianza: Egli è tanto bravo come suo fratello= He’s as smart (clever, intelligent) as his
brother. Di maggioranza o minoranza: John è più (meno) capace di Albert= John is more (less) able than Albert; Più
presto ti alzi, più lavori= The earlier you get up, the more you work; Meno studi e meno impari=The less you study, the
less you learn. (Nota l’aggiunta di –er per il comparativo, nelle parole monosillabiche. In quelle lunghe invece si usa
more).
Superlativo. Superlativo relativo (in rapporto tra più persone): Carlo è il più (meno) intelligente della scuola= Charles is
the most (the least) intelligent (parola lunga, non monosillabica, preceduta da most/least) of his school; oppure: Egli è il
più veloce della squadra= He is the fastest (monosillabo a cui si aggiunge -est per maggioranza oppure the least per
minoranza) of his team.
Sup. relat. (in rapporto tra due sole persone, si preferisce la forma comparativa mista col superl. relat. usando the more..
of oppure the less…of): Charles is the more (the less) intelligent of the two friends.
Superlativo assoluto, senza alcuna comparazione: Noi siamo velocissimi, oggi= We are very fast, today.
Sixth Lesson: Altre parti del discorso.
l)
Question tags ovvero Domande di coda. E’ vero?, Non è vero? Regola generale: La domanda enfatica finale si rende,
ripetendo il verbo ausiliare avere o essere o difettivo (can, may…) quando è presente, (o inserendo l’ausiliare essere se
questo manca: do/don’t/ did/didn’t/ does/doesn’t/ is/isn’t/ was/wasn’t/ were/weren’t) all’inverso della prima parte: se la
prima frase è positiva, la domanda finale sarà negativa e al rovescio nel caso inverso. Si usa sempre e solo la forma
contratta del negativo: didn’t? e non did not?
Attenzione che la Question Tag sarà sempre con il soggetto pronome e non nome, (ad es. di persona). Per cui: John is the
best pupil in the school, vorrà la domanda finale isn’t he? e non isn’t John?
Es.:Oggi non sei andato (in inglese si rende col passato semplice come in latino, non andasti) a scuola. Vero? Today you
didn’t go to school. Did you?; Noi siamo nel giardino sul retro (opp. davanti), non è vero? (in italiano possiamo anche
trovare: vero?) We are in the rear (opp. front) garden (anche back garden o grounds o yard). Aren’t we?; Noi non
parliamo bene il Tedesco. Vero? We don’t speak fluently German. Do we? (In questo caso puoi trovare altre forme: Is it?
Oppure semplicemente, vero? True?); E’ il grattacielo più bello che abbia mai visto. Non è vero? It’s the best skyscraper I
have ever seen. Isn’t it? Nota bene la frase I have ever seen, che viene pronunziata aveversin e che si incontra spesso. Il
signor Ross dovrebbe prendere più libri. Non è vero? Mr Ross shouldn’t take more books. Should he?; Io non posso
avere in prestito la tua macchina. Vero? I can’t borrow your car. Can I?; Lei dovrà andare (avere da andare) con lui. Vero?
She will have to go with him. Won’t she? (Won’t è la forma contratta di will not e in questo caso, che ci sono due
ausiliari, si ripete solo il primo); Non sarai in ritardo, vero? You won’t be late. Will you?
m) Fraseologia in positivo e negativo. a) Testi di conferma. Anch’io: I Simpson ieri sono andati al mare. Anch’io, The
Simpson yesterday went to the seaside (lato del mare, cioè spiaggia). Me too, oppure So I do; Anche noi si traduce So we
do; A Billy piace il tennis e anche a Tom (e a Tom piace il tennis). Billy likes tennis and so does Tom. Shakespeare ha
scritto testi teatrali e lo stesso ha fatto Molière. Shakespeare wrote plays and so did Molière. Io so cavalcare meglio di
lui. I can ride better than he can (Si ripete l’ausiliare mettendolo alla fine).
b) Testi di negazione. Lei è molto carina. No, affatto! She is very pretty. No, she isn’t; Alessio non vuole venire. Oh, sì.
Verrà! Alex won’t come. Oh, yes. He will; Rosy non sa andare a cavallo, ma Mary sì. Rosy can’t ride the horse, but Mary
can. A lui piace Picasso, ma a me no! He likes Picasso, but I don’t.
** Negazione nella prima e nella seconda parte della frase: Lei non ha molto tempo e nemmeno io. She hasn’t much time
and neither have I; Gli uomini non erano ben vestiti, e neanche le donne. The men weren’t (anche were not) well
dressed, nor were the women. (Si può usare neither oppure nor, entrambi seguiti dall’ausiliare e dal soggetto).
c) Rispondere sì e rispondere no. Nelle frasi formali, non si risponde solo SI’ oppure NO!, ma si aggiunge sempre YES, I
AM (o WE ARE…) per le risposte affermative, e NO, I DON’T, oppure NO, I’AM afraid, NO, (mi dispiace, no!) per quelle
negative; o frasi similari.
n) Aggettivi e pronomi indefiniti. Some, any, no, none. Corrispondono in Italiano a: Qualche, alcuni, nessuno, niente.
a) Some (agg. e pronome) equivale a: un po’ (a little), alcuni (a few), una certa quantità (a certain quantity), e si usa
davanti a nomi plurali o non numerabili, in frasi affermative o in frasi interrogative quando ci si attende una risposta
affermativa (Volete un po’ di latte, qualche libro? Cercate degli amici…?) Si ricorda per non esiste il singolare o
plurale, maschile o femminile per queste parti del discorso.
b) Any (agg. e pronome) equivale anch’esso a: un po’ (a little), alcuni (a few), una certa quantità (a certain quantity), si
usa davanti al plurale e (a differenza di some) al singolare per parole non numerabili There is any milk in the bottle.
Si usa in frasi interrogative Did you see any books on the table? e negative ma precedute da NOT o da altra
negazione). Si trova anche in frasi dubitative introdotte da whether (se, con possibilità di scelta tra due opportunità: I
wonder whether there are any magazines here, mi domando se ci sono riviste qui) o if, se.
c) No (solo aggettivo), equivale a not any (niente, nessuno). Si usa per il singolare, il plurale e il non numerabile. Ma si
usa solo per le frasi negative, senza altra particella di negazione: There is no difficulty, oppure not any difficulty, ma:
I have never seen any friends of hers, non ho mai visto alcun amico di lei, (difatti, essendoci never si deve usare any e
non no). None (solo pronome), corrisponde alla particella partitiva ne italiana. Have you any friends? Yes, I have
some. No, I have not any (I have none), No io non ne ho. Attenzione, la frase Ne ho molti, è uguale a I have many
(senza tentare di tradurre la particella ne).
d) Some, Any, No, si possono unire alle seguenti parole, body, thing, one, where, per formare pronomi o avverbi e così
si otterranno: someone, anyone, no one, somebody, … something … somewhere .. nowhere, ecc. NB1: Any, in
queste frasi significa chiunque, alcuni, qualsiasi e si usa anche in frasi affermative: Where do you want to go?
Anywhere! Dove vuoi andare? Dovunque! NB2: Qualcosa o niente di buono: (di non si traduce) Something good,
nothing good. NB3: Nessuno di loro era presente, None of them was present. In questo caso non si può usare
somebody o anybody o nobody + of, ma solo none che può essere seguito da of. NB4: L’ho letto in qualche giornale, I
have read it in some paper. Some, come aggettivo, si può usare davanti a nomi numerabili singolari quando è riferito
a persone o cose non meglio specificate.
o) Aggettivo e pronome possessivo. Il mio giornale è di oggi, ma il tuo è di ieri. My newspaper is the one of today
(anche: My newspaper is the today paper), but yours is the yesterday one (oppure: but yours is that of
yesterday). Il mio è aggettivo, il tuo è pronome perchè non è attaccato ad un nome. L’aggettivo rifiuta sempre
l’articolo the oppure a, an (ha copiato dal francese!), ma anche rifiuta i numeri (due, tre, ecc.), gli aggettivi indefiniti
(some, any..) o quantitativi (many, few , every..) e dimostrativi (this, that ..), per cui: un mio amico = a friend of mine;
alcuni miei amici = some friends of mine; questo (agg.dimostrativo) mio amico = this friend of mine. Doppio aggettivo
viene reso con un aggettivo prima del nome e un pronome spostato dopo: i miei e i tuoi amici = my friends and yours.
Gli aggettivi sono: my, your (singolare e plurale), his (riferito al possessore maschile, non alla cosa posseduta, come è
invece in italiano), her (possessore femminile) its (possessore animale o cosa), our (nostro), their (loro, unica forma
per possessore maschile, femminile o neutro), one’s (proprio, per il possessore indefinito). Ricordiamo che non esiste
plurale, anche se i possessori sono al plurale: i miei amici andranno in montagna domani, my friends will go to the
mountain, tomorrow.
**NB1: C’è un povero (aggettivo sostantivato che sottintende uomo, che in inglese si traduce) davanti al cancello =
There is a poor man before (anche: in front of) the gate. L’aggettivo può essere sostantivato in inglese solo quando
indica una intera categoria, (sempre al singolare ma con valore collettivo, per cui il verbo è al plurale): i poveri sono i
prediletti da Dio = the poor are the loved ones from God).
p) Aggettivi e pronomi dimostrativi. Al singolare, per oggetti vicini (questo, questa) this; per oggetti lontani (quello,
quella) that; Al plurale, vicini (questi, queste) these, lontani (quelli, quelle) those. Si può aggiungere one/ones che è
pronome, per non ripetere il sostantivo: That chair is too big, I’ll sit in this one (quella sedia è troppo grande, io mi
siederò in questa).
q)
Orario e orologio. The watch or the wristwatch (orologio da polso), the clock (orologio da torre o a muro..) - Che ora
(tempo) è? What time is it? What’s the time now, please..? Risposta: It’s four o’ clock (le Quattro all’orologio); it’s
two and a half (Due e mezzo. In italiano "mezzo" è avverbio e quindi invariabile: Due e "mezza" è sbagliato!); It’s
three and a quarter; It’s six and ten (minutes); It’s seven thirty five (7,35); It’s ten to twelve (10 minuti alle 12);
It’s a quarter to six; It’s midnight, midday … Le parole in grassetto sono obbligatorie per l’ora intera (o’clock), per
mezz’ora o un quarto d’ora (and a), per i minuti dopo l’ora (and), per i minuti prima dell’ora (to).
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