STORIA E MEMORIA
DI
J ACQUES L E G OFF
L’Università degli Studi di Pavia ha conferito
la laurea “honoris causa” in filosofia a
Jacques Le Goff, eminente storico e studioso
del pensiero medioevale. Rassegna pubblica il
testo del suo intervento, pronunciato in occasione della solenne cerimonia, insieme alla
“laudatio” tenuta dal prof. Mario Vegetti.
“Nel nostro presente turbato dalla contrapposizione tra una memoria spesso troppo
aggressiva e una storia che ha perso la propria sicurezza di fronte alla grande mutazione
della società e del sapere che stiamo vivendo,
dobbiamo stabilire una coabitazione pacifica
tra memoria e storia”. “Affinché la memoria e
la storia raggiungano nel nuovo secolo la
forza e la verità che seguono ad esse, occorre
fare appello un terzo termine che farà della
memoria e della storia gli strumenti di liberazione dal passato. Questo terzo termine non è
l’oblio, è il perdono”.
Ho pensato di presentarvi alcune riflessioni sul
tema dei rapporti tra storia e memoria per molte
ragioni. La prima • che voi avete posto al centro
dellÕattenzione uno storico e il binomio su cui poggiano la riflessione storica e la pratica del mestiere
di storico • appunto quello di storia/ memoria.
Inoltre, e vi torner˜, tali rapporti conoscono nel
Medio Evo un momento di particolare importanza.
La storia non riesce allora a porsi come scienza nŽ
a forzare le porte dellÕinsegnamento universitario,
mentre la memoria si afferma come uno dei grandi
oggetti della scolastica. Il medievalista che io sono,
in questa universitˆ che ha dato e dˆ tuttora allo
studio del Medio Evo tante significative personalitˆ,
non pu˜ che essere tentato di riflettere di nuovo
di fronte a voi e con voi su un problema che ha
attirato la sua attenzione da molto tempo, negli
studi riuniti in libro e pubblicati prima di tutto in
italiano, da Einaudi, ventitre anni fa. Per quanto
non filosofo ed alquanto diffidente rispetto alle
filosofie della storia, ho anche voluto evocare un
problema che dallÕantichitˆ, da Aristotele (e, sotto il
profilo storico, giˆ da Erodoto) investe sia il filosofo
che lo storico. Senza avventurarmi in un campo in
cui la mia incompetenza sarebbe evidente e rimanendo sul terreno dello storico, desidero offrire
brevemente queste riflessioni di lunga data di uno
Università degli Studi di Pavia
Facoltà di Lettere e Filosofia
CERIMONIA PER IL CONFERIMENTO
della
Laurea Honoris Causa in Filosofia
Prof. Jacques Le Goff
Avv. Gerardo Marotta
Grafica Cardano - Pavia
2 2 • RASSEGNA N . 10
DICEMBRE 2000
storico ai filosofi di Pavia. La coppia storia/memoria ritorna sempre anche perchŽ costringe lo storico
a lavorare, a riflettere nel lungo periodo di un
tempo che non • nŽ immobile nŽ eterno, ma che
lascia meglio vedere e comprendere le continuitˆ e
le rotture, le regolaritˆ e gli azzardi che formano la
trama della storia. Ma cÕ• di meglio. La nostra
epoca, e pi• in generale la seconda metˆ del XX
secolo, ha conosciuto un formidabile assalto della
memoria sulle nostre societˆ e il nostro sapere.
La storia, di fronte a questa offensiva della memoria, • sulla difensiva. I rapporti storia/memoria
saranno una delle grandi poste in gioco del nostro
ingresso nel XXI secolo. Ora, anche senza ricordare
la celebre frase di Benedetto Croce, Òogni storia •
contemporaneaÓ, la storiografia e in particolare
Marc Bloch mi hanno insegnato che il presente e il
passato intrattengono dei rapporti essenziali nei due
sensi e la considerazione del presente illumina il
passato, e viceversa. é senza dubbio SantÕAgostino
che legittima nel modo migliore questa pressione
del presente sulla memoria e sulla storia, affermando che noi viviamo soltanto nel presente, ma
che questo presente ha tre dimensioni: presente del
passato, presente del presente, presente del futuro
(Confessioni XI, 20, 26). Il presente ha apportato
due sviluppi rivoluzionari a sue aspetti essenziali
della riflessione sulla memoria dallÕAntichitˆ e dal
Medio Evo. Il primo • la distinzione tra memoria
naturale, memoria naturale e memoria artificiale,
memoria artificiosa. Boncompagno da Signa nel
Aula Magna
Mercoledì 25 ottobre 2000
Ore 10.30
1235 nella sua Rhetorica novissima ricorda con
forza questa distinzione. Aristotele nel suo trattato
della memoria e della reminescenza aveva proposto
unÕaltra distinzione, che sarˆ ripresa dai grandi
scolastici Alberto Magno e Tommaso dÕAquino che
hanno commentato tale trattato. Questa distinzione
si basa sulla differenza tra la memoria, pura facoltˆ
di conservare il passato, e la reminescenza, la recordatio da cui scaturirˆ la commemoratio, oggi trionfante. E commentando questa distinzione Jean
Pierre Vernant osserva saggiamente che in questo
richiamo volontario del passato la memoria • desacralizzata, laicizzata. La memoria, in effetti, e ci˜ •
tuttora vero ai giorni nostri e avvelena lÕazione della
memoria nelle nostre societˆ, • compenetrata di
sacralitˆ. I Greci dellÕepoca arcaica hanno fatto della
Memoria una dea: Mnemosyne, madre delle nove
Muse, e la poesia si • identificata con la memoria.
Cos“ la memoria ha svolto un ruolo di primo piano
nelle dottrine orfiche e pitagoriche. La morte,
nellÕAde, si deve guardare dal bere alla sorgente
del Lete, lÕoblio, ma deve al contrario attingere alla
fontana della memoria, fonte di immortalitˆ, oggi
noi diremmo di identitˆ. Ma • innanzitutto nel
campo della memoria artificiale che una rivoluzione
si sta compiendo ai giorni nostri. Denunciata da un
vocabolario in cui le metafore non sono mai innocenti, la memoria artificiale si incarna negli strumenti, nellÕinformatica, negli ordinatori che, come
la lingua di Esopo, possono essere la migliore o la
peggiore delle cose. Come strumento di archiviazione e di costruzione di innumerevoli reti di informazione, lÕordinatore dilata la memoria allÕinfinito
e rivoluziona il mestiere dello storico che dipende
dalle fonti. é lÕultimo episodio di ci˜ che il pre-istorico e antropologo Leroi-Gourhan definisce Òla
memoria in espansioneÓ. La seconda rivoluzione
contemporanea riguarda la memoria naturale e individuale, mentre la memoria artificiale • soprattutto
memoria collettiva. NellÕAntichitˆ e nel Medio Evo
la memoria era una delle facoltˆ dellÕanima.
I progressi della psicologia e della biologia a partire
dal XVIII secolo portano a definire da una parte la
memoria come un insieme di funzioni fisiche e la
biologia molecolare e la genetica, al di lˆ della testa
e del cervello, hanno colmato di memoria il corpo
nella sua interezza, fino alla scoperta dellÕADN.
é pi• di una metafora e un dialogo tra le scienze
e lÕuomo, e della societˆ e le scienze della vita?
Pu˜ svilupparsi intorno alla memoria? Cambierˆ i
dati del rapporto tra storia e memoria? Sono lungi
dal pensarlo. NellÕAntichitˆ e nel Medio Evo, sotto
lÕimpulso del cristianesimo, religione della memoria,
lÕaccento • posto sullÕanamnesi. Il sapere, la cultura
sembrano riassumersi in un enorme sforzo di
recordatio. Questo sforzo segue due vie parallele di
sviluppo. La prima • lÕelaborazione di memoriae la
cui matrice • stata la tomba dei martiri e dei santi,
morti memorabili e di cui le produzioni pi• importanti sono state lÕelaborazione delle genealogie,
memoria feudale, e dei libri memorales, che fondano la religione secondo il senso etimologico del
legame che le assegnano i Padri della Chiesa tra i
membri dei differenti corpi della societˆ, dei differenti ordini e confraternite, tra gli uomini e Dio
come strumento di salvezza individuale e collettiva,
secondo un dispositivo in cui trova spazio, a partire
dalla fine del XII secolo, il Purgatorio. La seconda
strada, nel campo del sapere, • quella di una
scienza della recordatio incarnata nelle Artes memoriae, di cui Frances Yates ha dimostrato, in un
grande libro classico, che esse sono nel cuore del
sapere medioevale e si cancellano a partire dal XVII
secolo, con lo stesso Medio Evo nel suo insieme.
Il Medio Evo • unÕepoca di memoria, non di storia.
Eccellenti storici che hanno talora svolto un ruolo
anticipatore rispetto alla costituzione della scienza
storica, hanno descritto la lunga e lenta elaborazione
della storia non come res gestae ma come historia
rerum gestarum (secondo lÕeccellente distinzione di
Benedetto Croce) nel corso del Medio Evo e del
rinascimento. Ma il Medio Evo non ha conosciuto
la storia come costruzione di sapere ragionato.
Ascoltiamo Tommaso dÕAquino. Nel suo commento
sul trattato di Aristotele, ha individuato quattro
regole mnemoniche. La seconda • cos“ formulata:
occorre Òdisporre in un ordine calcolato le cose che
si desidera ricordare, in modo che da un punto
ricordato venga reso agevole il passo al punto successivoÓ. La memoria cos“ definita • ragione.
Ma Tommaso dÕAquino non ha saputo, non ha
potuto compiere il passo decisivo verso la storia.
La memoria occulta la storia, occupa il suo posto.
Nel campo delle opere, lÕonnipotente cronaca genere emblematico della letteratura medioevale racconta, descrive, memorizza; non spiega. Essa
rimane alle porte della storia. Gli uomini del Medio
Evo non sanno superare tale porta, anche se alcuni
vi si urtano. Il memorialista laico Joinville, allÕinizio
del Trecento, non vuole fare delle sue memoria su
San Luigi una Vita agiografica pura, ed i pi• antichi manoscritti chiamano il suo racconto Storia di
San Luigi, ma il carattere storico della sua opera •
cos“ male affermato che i suoi editori moderni -
2 3 • RASSEGNA N . 10
DICEMBRE 2000