Capitolo 14 Tassazione e distribuzione del reddito Partiamo da un esempio Supponiamo che il prezzo di una bottiglia di vino sia pari a 10 euro. Lo Stato introduce un’imposta di 1 euro alla bottiglia, che viene pagata dal produttore ogni volta che viene venduta una bottiglia. In prima approssimazione si potrebbe concludere che il produttore paga l’imposta. Immaginiamo però che, a seguito dell’introduzione dell’imposta, si verifichi un aumento del prezzo della bottiglia a 11 euro: il produttore riceve lo stesso importo per bottiglia che otteneva prima dell’imposta e la sua condizione non è peggiorata. Al contrario, i consumatori pagano l’intera imposta sotto forma di prezzi più elevati. Partiamo da un esempio Supponiamo ora che dopo l’imposta il prezzo aumenti solo a 10,30 euro. In questo caso, il produttore trattiene solo 9,30 euro per ogni bottiglia venduta: il suo benessere è peggiorato di un importo pari a 70 centesimi alla bottiglia. Tuttavia, anche i consumatori si trovano in condizioni peggiori perché devono pagare 30 centesimi in più alla bottiglia. In questo caso, sia i produttori sia i consumatori sopportano l’onere di imposta. Incidenza legale, incidenza economica e traslazione dell’imposta L’incidenza legale indica il soggetto che è giuridicamente tenuto al pagamento dell’imposta: da questo punto di vista i due casi appena presentati sono identici perché l’incidenza legale gravava sempre sul produttore. Poiché i prezzi possono variare in seguito all’introduzione di un’imposta, l’incidenza legale non fornisce alcuna indicazione su chi versa veramente l’imposta. Al contrario, l’incidenza economica dell’imposta rappresenta la variazione nella distribuzione del reddito determinata dalla sua introduzione, ovvero chi ne sopporta effettivamente l’onere. In questo capitolo ci occuperemo dei fattori che determinano l’entità della differenza tra l’incidenza legale e quella economica, ossia l’entità della traslazione dell’imposta. Solo le persone fisiche possono pagare le imposte Nonostante la maggior parte dei sistemi fiscali preveda la tassazione sia delle persone fisiche sia delle persone giuridiche, per l’economista solo le persone fisiche (azionisti, lavoratori, proprietari di immobili, consumatori) sopportano il carico fiscale. Ma se assumiamo che solo le persone fisiche possano essere gravate dal carico fiscale, come dovrebbero essere classificate queste ultime ai fini dell’analisi dell’incidenza? Spesso si fa riferimento al ruolo delle persone fisiche come fornitori di fattori di produzione (denominati input) del processo produttivo. In altri termini, l’analisi dell’incidenza è condotta ponendo l’accento sui modi in cui il sistema fiscale modifica la distribuzione del reddito ripartendolo tra capitalisti, lavoratori e proprietari di immobili, ovvero sulla cosiddetta distribuzione funzionale del reddito. Solo le persone fisiche possono pagare le imposte Un’impostazione di questo genere può essere antiquata: nell’Inghilterra del XVIII secolo poteva accadere che i proprietari terrieri non lavorassero mai e che i lavoratori non possedessero mai nulla. Oggi, nella maggior parte dei Paesi occidentali, molte persone che si mantengono con il proprio reddito da lavoro possiedono anche libretti di risparmio e/o azioni ordinarie. Analogamente, chi possiede grandi quantità di capitale lavora a tempo pieno. Pertanto sembra più importante esaminare come le imposte influiscano sulla distribuzione del reddito totale, cioè sulla distribuzione quantitativa del reddito. Le fonti e gli impieghi del reddito Nell’esempio precedente dell’imposta sulla bottiglia di vino, si può presupporre che gli effetti distributivi dell’imposta dipendano sostanzialmente dai modelli di spesa degli individui. Se il prezzo del vino aumenta, tutti coloro che tendono a consumarne molto vedono peggiorare il loro benessere. Ma se l’imposta riduce la domanda di vino, anche i fattori impiegati nella produzione possono perdere del reddito. Analisi dell’incidenza con il bilancio in pareggio Con l’analisi dell’incidenza con bilancio in pareggio si calcola l’effetto combinato dell’imposizione fiscale e della spesa pubblica finanziata dalle stesse imposte. In generale, infatti, l’effetto distributivo finale di un’imposta dipende anche da come la pubblica amministrazione spende il denaro. Analisi dell’incidenza differenziale Nella maggior parte dei casi il gettito fiscale non viene accantonato per spese particolari e quindi si preferisce analizzare come varia l’incidenza quando si sostituisce un’imposta con un’altra, a parità di entrate per le Amministrazioni Pubbliche. Questo tipo di analisi, denominata dell’incidenza differenziale dell’imposta, confronta gli effetti sulla distribuzione del reddito di imposte alternative. Incidenza assoluta dell’imposta Infine, con l’analisi dell’incidenza assoluta dell’imposta si esaminano gli effetti di un’imposta, ipotizzando che non vi siano sostituzioni con altri tributi o variazioni della spesa pubblica. Questo tipo di analisi è particolarmente interessante per i modelli macroeconomici in cui la variazione dei livelli impositivi è finalizzata a raggiungere qualche obiettivo di stabilizzazione dell’economia (dei prezzi e/o del prodotto). Imposte proporzionali, regressive o progressive Supponiamo che un ricercatore sia riuscito a calcolare quanto di una data imposta viene realmente versata da ogni cittadino, ossia quella che in precedenza abbiamo definito l’incidenza economica. Proprio in base all’incidenza economica l’imposta viene poi definita proporzionale, progressiva o regressiva. Due definizioni possibili Se l’aliquota media (ossia il rapporto tra l’imposta e il reddito) è costante, indipendentemente dal livello del reddito, l’imposta è proporzionale. Se l’aliquota media aumenta al crescere del reddito, il sistema impositivo è progressivo; se scende, è regressivo. La confusione generata dalla definizione di imposta progressiva deriva dal fatto che alcuni definiscono la progressività in termini di aliquota marginale, ovvero in termini di variazione dell’imposta dovuta, rispetto a una variazione marginale del reddito Progressività per deduzione Deduzione: 3.000 Aliquota: 20% Progressività per classi e scaglioni Due modi per calcolare la progressività di un sistema La misurazione del grado di progressività di un sistema fiscale è un’operazione ancora più difficile. Tra le tante, ecco due alternative: secondo la prima, il sistema tributario è tanto più progressivo quanto maggiore è l’incremento delle aliquote medie al crescere del reddito. Poniamo che T0 e T1 siano le imposte effettivamente pagate rispettivamente ai livelli di reddito I0 e I1 (con I1 maggiore di I0). La progressività è data dal rapporto tra la variazione dell’aliquota media e la corrispondente variazione del reddito: T1 T0 − I1 I 0 v1 = I1 − I 0 È ritenuto più progressivo il sistema fiscale con il valore dell’indice più alto. Due modi per calcolare la progressività di un sistema Si può anche affermare che un sistema fiscale è più progressivo di un altro se l’elasticità del gettito fiscale rispetto al reddito (cioè la variazione percentuale del gettito divisa per quella del reddito) è più elevata. In questo caso l’espressione da valutare è definita come segue: ⌫2 = T1 T0 T0 I1 I 0 I0 Un confronto T/I = 0.3 oppure 0.25 v1 = T1 I1 − T0 I0 v2 = I1 − I 0 300 1000 200 800 − .00025 = 1000 − 800 360 1000 240 − 800 .0003 = 1000 − 800 T1 − T0 T0 I1 − I 0 I0 2.0 = 300 − 200 200 1000 − 800 800 2.0 = 360 − 240 240 1000 − 800 800 I modelli di equilibrio parziale 1. Poiché per comprendere come le imposte modifichino la distribuzione del reddito, l’aspetto essenziale da cogliere è come le imposte producono variazioni dei prezzi relativi, è necessario capire meglio le modalità di determinazione dei prezzi. 2. Per iniziare analizzeremo modelli di equilibrio parziale della determinazione dei prezzi, ovvero modelli che considerano unicamente il mercato in cui viene imposto il tributo e ignorano gli effetti su altri mercati (assunzione tanto più sensata quanto più è ridotto il mercato in cui si introduce l’imposta rispetto all’economia nel suo complesso). 3. Il modello che utilizzeremo è quello della domanda e dell’offerta in concorrenza perfetta. Un’imposta specifica 1. Un’imposta specifica è denominata in questo modo perché è un ammontare fisso su ogni unità di bene venduto. 2. Supponiamo che venga introdotta un’imposta sullo champagne di un euro al litro. 3. Ipotizziamo, inoltre, che il prezzo e la quantità di champagne siano determinati in condizioni di concorrenza perfetta dall’incontro tra domanda (Dc) e offerta (Oc), come illustrato nella Figura che segue. 4. Prima dell’introduzione del tributo, la quantità domandata e il prezzo sono Q0 e P0, rispettivamente. In caso di imposte… 1. Il prezzo pagato dal consumatore differisce dal prezzo percepito dal produttore. 2. Prezzo ricevuto = prezzo pagato – imposta. 3. Un’imposta legalmente a carico dei consumatori trasla verso il basso la curva di domanda dell’importo dell’imposta (così la percepiscono i produttori, i quali sono interessati unicamente al ricavo per unità venduta). Un’imposta specifica Un’imposta specifica legalmente a carico dei consumatori In caso di imposte… 1. Un’imposta legalmente a carico dei produttori trasla verso l’alto la curva di offerta dell’importo dell’imposta (così la percepiscono i consumatori, i quali sono interessati unicamente alla spesa per unità acquistata). 2. L’incidenza dell’imposta non dipende da quale lato del mercato viene assegnata dalla legge. Un’imposta specifica legalmente a carico dei produttori Incidenza di un’imposta specifica con offerta anelastica Incidenza di un’imposta specifica con offerta perfettamente elastica Incidenza di un’imposta ad valorem Incidenza di un’imposta ad valorem Se consideriamo non solo i beni scambiabili ma anche i fattori di produzione… Incidenza di un’imposta sul salario con offerta rigida Un’imposta sul capitale La strategia per l’analisi di un’imposta sul capitale è la stessa di quella per l’analisi di un’imposta sul lavoro: si tracciano le curve di domanda e di offerta, si trasla la curva interessata di una somma che dipende dall’entità dell’imposta e si raffronta l’equilibrio dopo l’imposta con quello originale. In un’economia chiusa è verosimile ipotizzare che la curva di domanda abbia pendenza negativa (all’aumentare del prezzo le imprese domandano meno capitale) e che l’offerta di capitale abbia pendenza positiva (quando aumenta il rendimento del risparmio, le persone forniscono più capitale, cioè risparmiano di più). In questo caso i detentori del capitale sopportano parte dell’onere dell’imposta e l’importo preciso dipende dall’elasticità della domanda e dell’offerta. Un’imposta sul capitale Diverso è se il capitale è perfettamente mobile perché le economie sono aperte. In questo caso l’offerta di capitale per un dato paese è perfettamente elastica: i cittadini possono acquistare tutto il capitale che vogliono al tasso di rendimento corrente a livello mondiale e nessun capitale è disponibile a un tasso inferiore. Come si vede nella Figura che mostra un’offerta perfettamente elastica, il prezzo prima dell’imposta pagato dagli utilizzatori del capitale sale di un importo esattamente uguale all’imposta e i fornitori del capitale non sopportano alcun onere. È facile intuire che il capitale viene trasferito all’estero solo se è gravato anche parzialmente dall’imposta; di conseguenza il tasso di rendimento deve aumentare. Incidenza di un’imposta in un monopolio Incidenza di un’imposta in un monopolio Un’imposta sui profitti dell’impresa Le imprese possono essere tassate non solo sulle vendite, ma anche sul profitto, definito come la differenza tra i ricavi totali e i costi dei fattori utilizzati nella produzione (denominati anche sopraprofitti o extraprofitti),ossia il rendimento di quell’attività per il proprietario dell’impresa. Se le imprese massimizzano i profitti, un’imposta di questo tipo non può essere trasferita ed è sopportata solo dai proprietari dell’impresa. Un’imposta sui profitti dell’impresa Consideriamo un’impresa perfettamente concorrenziale in equilibrio di breve periodo. Il livello di prodotto dell’impresa è determinato dall’intersezione della curva dei costi e dei ricavi marginali. Un’imposta con una data aliquota sui profitti non modifica né i costi marginali né i ricavi marginali, quindi nessuna impresa è incentivata a cambiare la sua decisione di produzione. Poiché il livello di prodotto non varia, non cambia neppure il prezzo pagato dai consumatori, che perciò non vedono ridurre il loro benessere. L’imposta è tutta assorbita dalle imprese. Le imposte nel caso di fattori fissi (i terreni e i fabbricati) In questo caso si parla di capitalizzazione dell’imposta, ossia di trasferimento dell’onere dell’imposta sul prezzo di mercato del bene immobile (terreno o fabbricato). Per capire supponiamo che il canone di affitto annuale della terra sia pari a R0 euro nell’anno corrente e sia noto che sarà R1 euro l’anno prossimo, R2 euro fra due anni e così via. Quanto sarebbe disposto a pagare un individuo per la terra? Se il mercato è concorrenziale, il prezzo è esattamente uguale al valore attuale del flusso degli affitti. Pertanto, se il tasso di interesse è r, il prezzo della terra (PR) è: PR = R0 + R1 R2 RT + + ....... + 1 + r (1 + r )2 (1 + r )T Le imposte nel caso di fattori fissi (la terra, gli immobili) Immaginiamo che sia annunciata l’introduzione di un’imposta di u0 euro sulla terra nell’anno corrente, di u1 euro l’anno prossimo, di u2 euro fra due anni e così via. Essendo la terra un bene a offerta rigida, il canone annuale ricevuto dal proprietario diminuisce dell’intero importo dell’imposta. I potenziali acquirenti della terra prendono in considerazione il fatto che, se comprano la terra, insieme a un flusso futuro di rendite/ rendimenti acquistano anche un insieme futuro di oneri dovuti alle imposte. Pertanto, il massimo che un acquirente è disposto a pagare per la terra dopo l’annuncio dell’imposta è: R1 − u1 R2 − u2 RT − uT PR = (R0 − u0 )+ + + ....... + 2 1+ r (1 + r ) (1 + r )T I modelli di equilibrio generale L’analisi di equilibrio generale prende in considerazione i modi in cui i mercati sono connessi tra loro. Relazioni di equivalenza tra imposte, #1 Relazioni di equivalenza tra imposte, #2 Relazioni di equivalenza tra imposte, #3 I modelli di equilibrio generale L’opera pionieristica nell’applicazione dei modelli di equilibrio generale all’incidenza delle imposte è di Harberger (1974). Le principali ipotesi del modello sono le seguenti. •Tecnologia. In ogni settore le imprese utilizzano il capitale e il lavoro per produrre l’output e le tecnologie impiegate sono a rendimenti di scala costanti. Tuttavia, le tecnologie di produzione possono variare da settore a settore. In generale, i settori differiscono per la facilità con cui si può sostituire il capitale con il lavoro (l’elasticità di sostituzione). Il settore in cui il rapporto capitale/lavoro è relativamente elevato si dice ad alta intensità di capitale; l’altro è definito ad alta intensità di lavoro. I modelli di equilibrio generale • Comportamento dei fornitori di fattori. I fornitori di capitale e lavoro massimizzano i rendimenti totali, capitale e lavoro sono perfettamente mobili, ossia possono essere trasferiti liberamente da un settore all’altro. Di conseguenza, il rendimento del capitale marginale netto, come il rendimento del lavoro marginale netto, deve essere uguale in ciascun settore. Se così non fosse, sarebbe possibile riallocare il capitale e il lavoro in modo da aumentare i rendimenti totali netti. I modelli di equilibrio generale • Struttura del mercato. Le imprese sono concorrenziali e massimizzano i profitti; tutti i prezzi (compreso il salario) sono perfettamente flessibili. I fattori sono quindi pienamente impiegati e il rendimento per ciascun fattore di produzione è il valore del suo prodotto marginale. • Offerte totali dei fattori. Le quantità totali di capitale e lavoro dell’economia sono fisse. I modelli di equilibrio generale • Preferenze dei consumatori. Tutti i consumatori hanno le stesse preferenze. Un’imposta non può quindi produrre alcun effetto distributivo influendo sugli impieghi del reddito degli individui. Questa ipotesi consente di concentrarsi sull’effetto delle imposte sulle fonti di reddito. • Sistema di incidenza dell’imposta. Il quadro di riferimento per l’analisi è l’incidenza differenziale delle imposte: in altri termini, consideriamo gli effetti della sostituzione di un’imposta con l’altra. L’imposta ta sul consumo di A Consumo Aumenta pa/pm Consumo Diminuisce il consumo A/M Produzione Aumenta la produzione M/A Fattori Diminuiscono i rendimenti di Ka e La Fattori Ka e La si spostano verso M Il settore A è K–intensivo Fattori Deve diminuire rm per assorbire più K Fattori r diminuisce per tutta l’economia Cosa determina gli effetti? Consumo Se εa è alto la sostituzione nel consumo è elevata Produzione Se εa è alto la sostituzione nella produzione è elevata Quote dei fattori Maggiore è |QKa – QKm|, maggiore deve essere la riduzione di ra Sostituibilità tra i fattori Minore è la sostituibilità tra fattori in M, maggiore è la riduzione di ra richiesta per assorbire il capitale aggiuntivo Fonti di reddito I percettori di redditi da capitale vengono colpiti di più Fonti di reddito Se le preferenze sono eterogenee, vengono colpiti principalmente i forti consumatori di beni alimentari L’imposta sul reddito t • Equivale a un’imposta su K e L della stessa aliquota • Siccome l’offerta dei fattori è fissa, l’imposta non può essere traslata • I fattori non possono sfuggire all’imposta L’imposta sul lavoro tL • Colpisce il lavoro sia in A che in M • Siccome l’offerta dei fattori è fissa, l’imposta non può essere traslata sul capitale Imposta su tKM Consumo Aumenta pm e diminuisce la domanda di M Se M è K–intensivo la diminuita domanda di M decrementa la domanda di tutti i fattori, in particolare del capitale: il prezzo del capitale diminuisce per mantenere l’equilibrio Se M è L–intensivo la diminuita domanda di M decrementa la domanda di tutti i fattori, in particolare del lavoro: il prezzo del capitale aumenta per mantenere l’equilibrio Esito L’effetto finale sul rendimento di K è ambiguo Una rappresentazione sintetica nel caso di un’imposta parziale su un fattore Estensioni #1 Estensioni #2 Estensioni #3