10 Sabato 19 Giugno 2010 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Non conosce crisi la produzione di piatti e servizi del marchio tedesco che compie 300 anni Porcellana di Meissen a gonfie vele Teiere e tazzine sostengono le esportazioni di Berlino DA BERLINO ROBERTO GIARDINA L’ export tedesco è ripartito alla grande, ma la Germania non esporta solo auto e macchine utensili. Il suo attivo viene anche da settori a cui non si pensa e che non vanno quasi mai in crisi: dagli strumenti chirurgici al materiale per i dentisti alla porcellana. Quest’anno si celebrano i 300 anni di un marchio celebre: le spade incrociate che contrassegnano la produzione di Meissen. È una storia che sa di favola. Nel 1710 nacque la porcellana europea. O, meglio, cominciò a produrre ufficialmente la manifattura di Meissen, di proprietà reale. Il nome basta ancor oggi a far lievitare il prezzo di teiere e tazzine esportate in tutto il mondo. Per oltre un millennio i cinesi avevano preservato il segreto della loro produzione: la porcellana era considerata l’oro bianco che giungeva da oriente, riservato ai nobili e a pochi altri fortunati. Ogni tentativo di imitazione falliva miseramente. Tentarono Johann Friedrich Böttger anche gli alchimisti alla corte dei Medici, e quasi ebbero successo nel 1575. Johann Friedrich Böttger era un garzone di farmacia e ad appena 19 anni, nel 1701, riuscì a tramutare alcune monete d’argento in oro. O così sostenne, e venne creduto. Per sua sfortuna, perché i sovrani d’Europa si misero alla caccia del giovane alchimista. Johann viveva a Berlino e si diede alla fuga. Il re di Prussia, Federico I, pose una taglia sua testa. Johann finì a Dresda nelle mani di Augusto il Forte, Grande elettore di Sassonia. Sbatté in prigione il ragazzo e gli fece approntare un laboratorio per produrre oro in quantità. Il giovane scienziato sarebbe rimasto in catene fino al termine dei suoi giorni. Finché un collega, il vetraio Walther von Tschirnhaus, lo convinse a tentare con la porcellana. Nel 1707 Johann riuscì infine a produrre il suo primo esemplare d’oro bianco. Grazie soprattutto alla scoperta nella zona di cave di caolino, la Sopra e a sinistra, oggetti prodotti a Meissen materia prima essenziale. Johann per prudenza rimase in catene. Ma otto anni dopo si cominciò a produrre porcellana anche a Vienna. Per distinguere la produzione di Meissen venne introdotto il marchio con le due spade incrociate. Johann, liberato nel 1714, ormai in pessima salute, morì nel 1718 a 36 anni. Avere un servizio contrassegnato dalle spade nel corredo di nozze è stato il desiderio di ogni sposa per generazioni. Un servizio di Meissen si può am- mirare nella casa di Goethe a Weimar, anche se il poeta non era un amante della porcellana. Eva Braun serviva il tè all’amato Adolf Hitler in tazzine di Meissen. E la porcellana di Sassonia adornava il salotto di Kitty Schmidt, nel suo bordello per vip nazisti a Berlino, il Salon Kitty del film di Tinto Brass. Un segno di distinzione per le ragazze e per i clienti. E, al tempo del muro, la porcellana di Meissen servì alla Ddr per procurarsi valuta pregiata: un prodotto di lusso nella Germania comunista. © Riproduzione riservata Il carro dell’esercito Usa sarà sostituito da un modello più leggero I virus rappresentati in sculture di vetro Humvee va in pensione Come sono belli Cercansi nuovi veicoli quei killer DI ELISABETTA IOVINE L’ esercito americano ha deciso di rimpiazzare il mitico Humvee, il veicolo blindato che ha fatto da modello per l’introduzione dei suv in ambito civile. Il veicolo di prossima generazione non farà la sua apparizione a breve termine, mentre si accende il dibattito su quale tipo di guerra i soldati devono preparare per il 2015 e oltre, quando altri mezzi entreranno in azione. Per esempio, ci si domanda se in futuro l’esercito avrà bisogno di veicoli ad hoc per combattere i rivoltosi in luoghi come l’AfI modelli Humvee sono stati utilizzati anche in Iraq ghanistan, oppure se sarà necessario un più modesto mix di in Iraq la situazione divenne più pericolosa, Humvee aggiornati e di carri armati tradizioil Pentagono lo rese tale attraverso una serie nali per affrontare forze convenzionali. Con il di accorgimenti protettivi. Serviva un mezzo Pentagono costretto a tagliare le spese, potrebin grado di resistere alle mine e alle bombe. be non essere possibile assecondare entrambi I veicoli, pur avendo salvato molte vite, non gli approcci. David Berteau, consigliere al possono essere spostati da elicotteri o da diversi Centro per gli studi strategici internazionali aerei cargo. di Washington, dice che sostituire gli Humvee Per questo si sta pensando a nuovi modelli. è più complicato di quanto l’esercito stesso non Finora sono stati presentati tre prototipi da pensi. Bae systems, General tactical vehicles (alleIl veicolo Humvee (l’acronimo sta per High anza tra Am General e General mobility multipurpose wheeled dynamics’ land systems unit) e vehicle, veicolo ad alta mobilità Le due pagine di «Estero Lockheed Martin. Secondo almultiuso) è entrato in servizio Le notizie mai lette in cune stime, ogni veicolo costeun quarto di secolo fa. ConceItalia» sono a cura di rà oltre 400 mila dollari, pari a pito durante la guerra fredda, circa 324 mila euro. non venne disegnato per fare Sabina Rodi © Riproduzione riservata da carro armato. Ma, quando Da sinistra, i virus del vaiolo, dell’influenza e dell’Hiv C’ è un modo per abbellire i virus insidiosi che spesso attaccano l’uomo, ed è quello di trasformarli in oggetti d’arte. L’idea è venuta all’inglese Luke Jerram, le cui opere si trovano in una galleria nel quartiere Manhattan di New York. Si tratta di sculture in vetro soffiato nelle quali il Dna è raffigurato da palline, sempre di vetro. Non sono mancate perplessità su questo tipo di lavoro, che celebra elementi che conducono gli esseri umani alla malattia e anche alla morte. Jerram si difende sostenendo che è nella tradizione degli giovani artisti britannici contemplare la morte in senso estetico. Ma c’è anche una missione da compiere. I giornali scientifici colorano sempre i virus nelle fotografie pubblicate: talvolta per esigenze di chiarezza, ma altre volte per rendere le immagini più spaventose. Dal canto suo, l’artista afferma che le sue rappresentazioni sono in uno stato naturale di assenza di colore e che non c’è alcun obiettivo di aumentare la paura in chi osserva le sue opere. Quanto alle dimensioni, da alcuni ritenute eccessive rispetto a quelle reali, Jerram obietta che non c’era altra soluzione, vista la fragilità del materiale utilizzato, il vetro. © Riproduzione riservata