Svolta o vittoria di Pirro? - Corriere delle Comunicazioni

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DELLE
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n°15. 29 settembre 2014
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NEWBUSINESS • STRATEGIE • FINANZA
Aziende&Mercati
► La sentenza 19161/2014 della Corte di Cassazione condanna HP a rimborsare
un consumatore fiorentino. Ma non per tutti sarà una passeggiata
Microsoft, seconda
ondata di tagli
Via a 2.100 licenziamenti
Microsoft ha annunciato
la seconda ondata di licenziamenti - per 2.100 posti di
lavoro - nell’ambito del piano
annunciato a luglio che prevede
in tutto 18mila licenziamenti. La
riduzione del personale avverrà
in varie divisioni, sebbene la
maggior parte tra le fila dei
dipendenti della ex Nokia. Da
luglio Microsoft ha già cancellato
circa 13mila posti, che includevano sia parte del personale
di Nokia sia addetti dell’Operating Systems Group e di altre
varie divisioni dell’azienda.
italia.it passa
nelle mani di enit
Il commissariamento
Il portale Italia.it passa nelle
mani di Enit. L’ente guidato da
Cristiano Radaelli, nelle vesti
di commissario straordinario,
gestirà il portale del turismo
italiano. E lo farà in un momento
molto delicato ovvero alla vigilia
dell’apertura di Expo 2015 per
cui Italia.it avrebbe svolto un ruolo
di traino. Il passaggio è previsto
dalla legge 106/2014, varata a
luglio, con cui il ministro dei Beni
culturali, Dario Franceschini,
prevede il potenziamento del
portale e lo affida l’Enit, anche
se non sono previste coperture
finanziarie. Enit dovrà fare tutto
da solo per garantire la continuità,
l’evoluzione e il potenziamento
del portale.
Adv, internet e tv
in ripresa
Nielsen: ma si rischia su fine 2014
Internet, Tv e outdoor sono i
settori che da gennaio a luglio
di quest’anno hanno registrato
un andamento positivo in merito
agli investimenti pubblicitari
rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente. È quanto
emerge dai dati appena diffusi da
Nielsen. Se la riduzione tendenziale complessiva ammonta al
-2,2%, circa 81 milioni di investimento in meno, per internet
l’incremento è stato dello 0,6%
(+1,64 milioni, a 271 milioni e
200mila euro), mentre per la Tv
è stato dell’1,8% (+37 milioni)
e per l’outdoor del + 0,4%
(+200mila euro). Ma i segnali
relativi ad agosto e autunno sono
tutt’altro che incoraggianti, così
come le indicazioni sul secondo
semestre riguardo tutti i mezzi.
Stop ai software «indesiderati»
Svolta o vittoria di Pirro?
antoniodini
D
avide ha vinto contro Golia, ma
la sua rischia di essere una vittoria di Pirro. Un consumatore
fiorentino che nel 2005 aveva fatto causa
ad HP per ottenere il rimborso del sistema operativo Windows, che non aveva
intenzione di utilizzare, si è visto riconoscere dalla Corte di cassazione 140 euro di
rimborso più 6.200 euro di spese processuali a carico di HP. Ma la procedura che
i venditori di pc hanno messo in piedi per
far ottenere il rimborso ai consumatori che
volessero installare un sistema operativo
alternativo (tipicamente una distribuzione
di Linux) è difficile e costosa. Senza contare che, se volessimo estendere il paragone
al mondo degli operatori mobili e degli
smartphone, le conseguenze potrebbero
essere molto diverse.
Vediamo che cosa è successo. La Corte
di Cassazione, con la sentenza 19161/2014,
ha stabilito che “chi acquista un computer
sul quale sia stato preinstallato dal produt-
Che succederà
con smartphone
e tablet?
tore un determinato software di funzionamento (sistema operativo) ha il diritto,
qualora non intenda accettare le condizioni
della licenza d’uso del software propostegli
al primo avvio del computer, di trattenere
quest’ultimo restituendo il solo software
oggetto della licenza non accettata, a fronte
del rimborso della parte di prezzo ad esso
specificamente riferibile”. La Corte quindi
non ha accettato la tesi di HP, la parte chiamata in giudizio da un acquirente fiorentino
che ha preso un pc con Windows Xp Home
e Microsoft Work 8. Secondo HP infatti i
pc quando vengono venduti insieme a un
sistema operativo preinstallato, devono
essere considerati come “un unico prodotto
integrato”.
In caso di “pentimento sull’acquisto del
pacchetto”, aveva sostenuto in sostanza
HP, non era possibile restituire il software
e tenersi l’hardware. I giudici della Corte
hanno interpretato le norme contenute nel
contratto di licenza dell’uso di Microsoft
Windows (Eula) in modo differente: “L’integrazione tra software e hardware - hanno scritto nella sentenza - non si fonda su
un’esigenza di natura tecnologica”, ma
unicamente commerciale e dunque non
ci sono ostacoli che impediscono la “considerazione frazionata dei due prodotti”.
Quali sono le conseguenze? Ovviamente
ad essere tirata in ballo è Microsoft, il cui
modello di business si basa prevalentemente sulla vendita di software. L’azienda
prende atto della decisione dei giudici. In
una dichiarazione ufficiale si legge che “i
consumatori sono liberi di acquistare pc con
un sistema operativo diverso da Microsoft
o senza alcun sistema operativo. In ogni
caso gli utenti possono trarre beneficio
dalla pre-installazione di Windows sui pc,
che offre la migliore user experience e consente di ottimizzare tempi e risorse legate
all’installazione di un sistema operativo
che funzioni correttamente. I produttori di
computer sono liberi di vendere i pc con
un altro sistema operativo pre-installato
o senza sistema operativo. È importante
precisare anche che gli accordi di Microsoft
con i produttori non sono in esclusiva. I
clienti che acquistano un pc con Windows
pre-installato e poi vogliono restituire il
il caso
La causa è partita
nel 2005: un consumatore fiorentino
chiede il rimborso
per il software
preinstallato e non
utilizzato sul proprio
pc. HP condannata
al rimborso e alle
spese legali
Monga: «L’impatto
economico sarà limitato
Linux si è arenato»
pc e/o il software pre-installato devono
fare riferimento alle clausole di recesso/
rimborso dei vari produttori”.
Fra i tanti produttori e venditori di pc in
Italia Acer è una dei pochi ad aver messo a
disposizione sul proprio sito una procedura
tuttavia piuttosto laboriosa: entro trenta
giorni dall’acquisto bisogna non aver mai
accettato le condizioni di licenza Microsoft,
chiamare il call center e poi spedire una
richiesta all’azienda. Il consumatore, una
volta ricevuta l’approvazione dell’azienda,
deve spedire a spese sue il pc a un centro
di assistenza con i cd di installazione e la
prova di acquisto, e poi ritirarlo sempre
a spese sue. Il rimborso massimo è di 90
euro per Windows Ultimate edition, meno
cioè di quanto stabilito dalla Cassazione.
Nelle prime fasi della causa tra il consumatore fiorentino e HP era stata chiamata
anche l’Associazione per i diritti degli
utenti e consumatori che segnala il fatto
all’Antitrust, il quale a sua volta, nel 2006,
conferma il diritto dei consumatori a farsi
rimborsare le spese per i sistemi operativi
non richiesti.
“Le conseguenze di questa complessa vicenda legale - dice Mattia Monga,
docente di informatica esperto di sistemi
operativi dell’università statale di Milano
- hanno ramificazioni profonde anche se
l’impatto economico probabilmente sarà
limitato”. Infatti la corsa verso Linux in
versione desktop si è arenata da anni e in realtà l’alto costo delle licenze di Windows ha
semplicemente alzato i prezzi dei netbook
più economici, rendendoli non competitivi
con i tablet (Android o Apple).
Anche secondo l’Aduc l’effetto sarà
più che limitato, ma questo dipende dal
fatto che “la sentenza non ha conseguenze
immediate e dirette sul comportamento dei
produttori” ed è per questo che l’associazione suggerisce di “continuare a fare causa
a chi non si comporta secondo buona fede
nel tentativo di dissuadere il consumatore
a ottenere il giusto rimborso”. L’associazione ha deciso di pubblicare sul sito un
modulo per la “messa in mora e diffida ad
adempiere per il rimborso della licenza
d’uso Microsoft Windows non accettata”.
“Una cosa è certa - spiega Monga - e
cioè che il sistema operativo influenza fortemente il funzionamento del computer, per
cui è del tutto ragionevole che l’acquirente
possa voler mettere il software che preferisce. Ed è ingiusto che si paghi ciò che non
si vuole”. Il punto diventa interessante se
si considera anche il settore dei tablet e
degli smartphone. Qui secondo Monga
entra in gioco un terzo attore: “Oltre ai
produttori di sistemi operativi, che spesso
sono gratuiti e quindi non possono dare
adito a un rimborso ma semplicemente
alla possibilità di essere disinstallati, ci
sono anche gli operatori telefonici. Bisogna
capire se hanno solo un ruolo tecnico di
fornitori di connessione oppure se sono in
grado di erogare servizi. E le modalità con
le quali si ha diritto a recedere dai contratti”.
Se i contratti bloccati (e sovvenzionati)
di 24 o 30 mesi per gli smartphone sono
effettivamente validi oppure no.
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