In libreria dal 3 marzo
David Peace
Fantasma
€ 16,00
pp. 160
David Peace (1967), nato e cresciuto
nel West Yorkshire, nel 2003 è stato inserito nella lista dei migliori scrittori della Gran Bretagna dalla rivista Granta. È
autore dell’osannato Red Riding Quartet
che gli è valso l’epiteto di maestro del
noir al pari di James Ellroy. Con il romanzo GB84 ha vinto il prestigioso James
Tait Black Memorial Prize. Vive a Tokyo
con la moglie e i figli.
In questa raccolta di racconti inediti che il Saggiatore pubblica in esclusiva internazionale, David Peace attraversa le
psicosi illuminanti di uno dei più grandi scrittori giapponesi del Novecento: Ryūnosuke Akutagawa. Genio della nevrosi moderna, percorre in queste pagine, come nella vita,
una planimetria terrestre colma di asimmetrie e distorsioni, di angoli acuti di lucidità, resi giorno dopo giorno
più inaccessibili dal dilagare della pazzia che lo porterà al
suicidio, a trentacinque anni, per overdose di barbiturici.
Fantasma non raccoglie storie, ma frantumi onirici. Al lettore è chiesto di credere a quello che vede, senza interrogazioni razionali, lasciandosi inghiottire e poi espellere
dalla visionarietà del personaggio, dai buchi neri della sua
psiche, verso una spettralità in cui il mondo è insieme
desertico e sovraffollato, e la soglia che separa il reale
dall’immaginario si assottiglia fino a scomparire. Peace,
scrittore del contemporaneo tra i più importanti della sua
generazione, disseziona ogni possibilità di narrazione, realizzando un’opera metamorfica in cui lingua e fantasmagoria coincidono, e mettendo in scena una ricostruzione
lirica e suggestiva degli ultimi tragici giorni del suo personaggio, dove la vita, ancora e sempre, dimostra di superare qualsiasi fantasia.
David Peace in Italia
Milano
• 9 marzo presentazione del libro alla Feltrinelli Duomo
• 10 marzo David Peace si racconta alla libreria Verso
Roma
• 1
1 marzo presentazione del libro alla Feltrinelli di galleria Alberto Sordi
In libreria dal 3 marzo
John Lennon
Immagina
Racconti, disegni
e sogni di un genio
€ 16,00
pp. 176
John Lennon è nato a Liverpool nel
1940 ed è stato assassinato a New York
nel 1980.
Esiste un mondo prima e un mondo dopo John Lennon:
pochi artisti come lui hanno saputo incarnare un’epoca
e mutarla nel profondo, unendo la sperimentazione alla
capacità di conquistare un pubblico vastissimo grazie alla
fantasia, alla bellezza, alla libertà creativa e intellettuale. Tutti conoscono il genio immaginifico del John Lennon
musicista, eppure Lennon mescolò per tutta la vita l’attività musicale con quella di giocoliere della parola, rivelandosi scrittore arguto e precoce, creatore di metafore vertiginose e omofonie esilaranti, di invenzioni fantastiche
che sembrano uscite da Alice nel paese delle meraviglie
di Lewis Carroll.
Immagina, in questa edizione a cura di Donatella Franzoni
e Antonio Taormina, raccoglie brani in prosa, poesie e
disegni tratti dagli unici due libri pubblicati in vita da
Lennon, scritti mentre i Beatles stavano diventando un
fenomeno culturale planetario. Le sue pagine, influenzate
da Ginsberg, Ferlinghetti e dagli altri poeti della Beat
Generation, sono lo specchio attraverso cui addentrarsi
in un mondo fantastico, grottesco, a volte malinconico,
capace di accendersi di rabbia e tenerezza e di lasciarsi
contaminare dagli echi della politica, dell’amore, della
musica.
In libreria dal 17 marzo
Paul Mason
Postcapitalismo
Una guida al nostro futuro
€ 22,00
pp. 320
Paul Mason, giornalista economico, lavora per l’emittente inglese Channel 4.
Tra i suoi libri, Live Working or Die Fighting (2008), La fine dell’età dell’ingordigia (Bruno Mondadori, 2009) e Why It’s
Kicking Off Everywhere (2011).
L’agonia del capitalismo è irreversibile. Il prezzo della sua
sopravvivenza è un futuro di caos, oligarchia e nuovi conflitti. La crisi economica scoppiata nel 2008 si è trasformata in una crisi sociale e in uno sconvolgimento dell’ordine mondiale: oggi il capitalismo, malato e segnato dal
predominio della finanza, mette a rischio democrazia e
pace. Ma superarlo è possibile. E mentre fra la popolazione serpeggia un senso di paura e rassegnazione, dalle tecnologie informatiche emerge la possibilità di una
svolta radicale. La nuova economia di rete, fondata sulla
conoscenza, mina i presupposti del capitalismo, e i beni
d’informazione erodono la capacità del mercato di formare correttamente i prezzi, perché se il mercato si basa
sulla scarsità, l’informazione è abbondante. Si sta affermando un nuovo modo di produzione collaborativo, che
non risponde ai dettami del profitto e della gerarchia manageriale, ma ai principi di condivisione, responsabilità reciproca e gratuità.
In questo libro subito protagonista del dibattito internazionale, Paul Mason ripercorre la storia del capitalismo e
dei suoi critici – da Marx in avanti – e traccia una mappa
delle attuali contraddizioni, specie fra l’abbondanza di informazioni gratuite e un sistema di monopoli, banche e
governi che cerca di mantenere ogni bene scarso e commercializzabile. La sua analisi mostra come dalle ceneri
del fallimento economico dell’Occidente sia nata la possibilità di costruire una società più umana, equa e sostenibile. Ma il capitalismo non può essere abbattuto dall’alto,
a tappe forzate. Spetta a noi farci agente collettivo del
cambiamento storico; abbiamo gli strumenti per riappropriarci del futuro: il postcapitalismo non è un’utopia.
In libreria dal 24 marzo
Sam Shepard
Motel Chronicles
€ 19,00
pp. 208
Sam Shepard, nato nel 1943, è attore,
commediografo e scrittore. Nel 1972 ha
ricevuto il Premio Pulitzer per Il bambino
sepolto. È apparso in film come I giorni
del cielo (1978), Uomini veri (1983) e
Black Hawk Down (2001) e ha collaborato alla sceneggiatura di Zabriskie Point di
Michelangelo Antonioni (1970) e Paris,
Texas di Wim Wenders (1984).
Dai finestrini di una macchina, ai bordi delle leggendarie
highways, una terra selvaggia e arcaica sfila sotto la linea
dell’orizzonte. È l’America. Non quella nevrotica delle metropoli – con i suoi edifici vertiginosi, le sue leggi, il suo
galateo urbano – ma quella rude e polverosa delle periferie del mondo, dove l’unica regola è dettata da un primitivo spirito di sopraffazione. Qui l’uomo discende direttamente dalla pietra e dai peyote, dalla scorza dura degli
arbusti secolari. Di tanto in tanto – lungo i chilometri d’asfalto – in una vecchia baracca, in un recinto, in un motel,
si mettono in scena le rappresentazioni rituali di un mondo impenetrabile e violento: bestie scuoiate, ceffi piegati
dalla fatica del lavoro, vecchi fantasmi che riportano alla
memoria i traumi d’infanzie sanguinose.
Motel Chronicles raccoglie frammenti autobiografici e allucinazioni, poesie e fotografie, riferimenti a film e canzoni
che hanno segnato l’immaginario collettivo, dando vita a
un’opera in grado di trattenere, nelle sue parole, alcune
delle suggestioni più significative della cultura occidentale. Geniale interprete del cinema e del teatro contemporaneo, Sam Shepard torna a visitare i luoghi cruciali della
sua vita ed esaurisce, con una scrittura irrequieta, i registri linguistici più veri di un popolo difficile e variegato:
dalla California al Texas, dai saloni dove risuona la musica dei jukebox alle stalle riempite dal nitrito dei cavalli,
dalle sperimentazioni espressive dei Beat al gergo ruvido
dei cowboy. Lungo tutto il viaggio, una sola e inesauribile
massima: si vive per conoscere se stessi.
In libreria dal 24 marzo
Claude Lévi-Strauss
La via delle maschere
Traduzione di Primo Levi
Narrano gli indiani della Columbia Britannica: c’era una
volta un ragazzo colpito da una specie di lebbra, il suo
corpo emanava un odore disgustoso e anche i suoi cari lo
fuggivano. L’infelice decise di uccidersi gettandosi in un
lago; scese in fondo all’acqua fino a posarsi sul tetto di
una capanna, i cui abitanti soffrivano di un male misterioso. In cambio della propria guarigione, guarì i malati; così
ottenne in sposa una fanciulla e in dono costumi, sistri e
maschere.
€ 24,00
pp. 184
Claude Lévi-Strauss (1908-2009) è il
padre dell’antropologia contemporanea.
È, questo, uno dei racconti eziologici delle maschere cerimoniali swaihwé: opere plastiche, artistiche, a cui Claude
Lévi-Strauss applica il metodo strutturalista elaborato per
i miti. Trova così che se le maschere swaihwé, attraverso
gli accessori e i costumi che le accompagnano, palesano
un’affinità col bianco, sono ornate di penne e hanno occhi sporgenti e bocca spalancata con la lingua pendula, le
maschere dzonokwa sono invece dominate dai colori scuri
e guarnite di peli, hanno occhi forati o semichiusi, mammelle pendenti fino a terra e bocca contratta in una smorfia. Lévi-Strauss intreccia l’esame degli elementi estetici
e materici delle maschere a quello delle varianti mitiche
e dei rituali, fino ai campi semantici e ai codici sociologici
e cosmologici. La lezione è unica: nulla esiste o ha senso di per sé, tutto si definisce in base a rapporti dialettici
di simmetria o contrarietà, ed è solo considerando tale
reticolo di complementari opposizioni e mutue corrispondenze che si può provare a comprendere il popolo umano.
Nella Via delle maschere, che il Saggiatore torna a offrire
ai lettori nella preziosa traduzione di Primo Levi, la maestria di Lévi-Strauss individua il punto in cui il mito si fa
arte particolare e lo rende un privilegiato luogo di osservazione dell’universale.
Siamo già in grado di far viaggiare nel futuro particelle subatomiche.
Saremo mai capaci di inviare grandi masse, persone o astronavi,
a una distanza significativa nel futuro?
In libreria dal 25 febbraio
Allen Everett
Thomas Roman
Come viaggeremo
nel tempo
Una guida scientifica alle
scorciatoie del nostro universo
€ 24,00
pp. 368
Allen Everett è professore emerito di
Fisica alla Tufts University di Medford, nel
Massachusetts.
Thomas Roman è professore di Scienze matematiche alla Central Connecticut
State University.
Possiamo viaggiare nel tempo? Riusciremo mai a prendere scorciatoie in grado di coprire le distanze interstellari
in pochi secondi? La fantascienza – da Star Trek a Interstellar, passando per i più diversi tipi di incontri ravvicinati – ci ha abituato a salti nell’iperspazio, esplorazioni intergalattiche, ipervelocità, wormhole attraversabili e
motori a curvatura, ma quante di queste visioni saranno
effettivamente realizzabili, se non oggi, nel nostro immediato futuro?
In Come viaggeremo nel tempo, Allen Everett e Thomas
Roman affrontano queste domande e passano in rassegna
le possibilità più allettanti aperte dalla ricerca contemporanea: dai paradossi della relatività ristretta alle inaspettate connessioni teoriche fra viaggi a ritroso nel tempo e
moti a velocità superiori a quella della luce, dalle differenze paradigmatiche fra i viaggi nel futuro e nel passato alle
macchine del tempo concepite dall’uomo – «macchine»
che poco hanno a che vedere con le più sofisticate astronavi o i più improbabili macinini dell’immaginario fantascientifico, ma sono piuttosto costruzioni fisiche squisitamente ipotetiche.
Nato da un manifesto amore per la fantascienza e i suoi
autori, H.G. Wells per primo, e da un’altrettanto evidente
passione per il rigore analitico, Come viaggeremo nel tempo non è solo un libro sullo spazio e le sue imperscrutabili
distanze, sulla materia e l’energia, ma anche e soprattutto
un racconto – visionario e avventuroso, eppure scientificamente solido – di come la fisica e la tecnologia stanno
cambiando le nostre percezioni, la realtà in cui viviamo e,
da ultimo, noi stessi, abbattendo le barriere di quello che
è finora rimasto il più insondabile dei misteri: il tempo.
Dopo Debito, già diventato un classico,
David Graeber indaga il nostro istintivo bisogno di regole
In libreria dal 25 febbraio
David Graeber
Burocrazia
Perché le regole ci perseguitano
e perché ci rendono felici
€ 21,00
pp. 224
David Graeber (1961) ha insegnato a
Yale e ora è professore di Antropologia
alla London School of Economics. Il Saggiatore ha pubblicato Debito (2012) e
Progetto democrazia (2014).
Siamo sommersi dalle scartoffie. Bollette, multe, moduli:
è l’età della burocratizzazione totale. Ma come ci siamo
arrivati? Di solito si pensa che la deregolamentazione sia
un cambiamento positivo: meno lungaggini e meno regole
che soffocano l’innovazione, il commercio e l’iniziativa individuale. E invece le riforme volte alla liberalizzazione del
mercato e alla riduzione della burocrazia incrementano
esponenzialmente le norme da interpretare, i moduli da
riempire e le code da sopportare. La cultura burocraticoaziendale, nata nel mondo della finanza americana degli
anni settanta, ha progressivamente invaso uffici pubblici, università, ogni ambito della vita quotidiana. Il potere
pubblico si è alleato con l’interesse privato e si è fatto
strumento di un sistema sempre più arbitrario, che usa
la lingua della razionalità e dell’efficienza per nascondere
obiettivi irrazionali: estrarre ricchezza per il profitto dei
privati. Ma c’è un problema ulteriore: perché le regole ci
attraggono? I rapporti burocratici – freddi, meccanici, impersonali – sono anche facili e prevedibili, e ci offrono
l’opportunità di sperimentare situazioni in cui l’ambiguità
e la complessità della vita – la comprensione delle dinamiche di una discussione in famiglia o di una rivalità sul
lavoro – vengono spazzate via. È l’utopia delle regole. Il
motivo ultimo e nascosto del fascino della burocrazia è la
paura della libertà. Come immaginare, dunque, una società davvero libera? Dopo Debito, già diventato un classico, David Graeber spiega le ragioni profonde della nostra
ambiguità nei confronti della burocrazia e delle regole, a
cui non riusciamo a sottrarci nonostante la loro evidente
stupidità. O forse proprio per questo.
«La gamma dei temi da lui trattati è ricca quanto uno spettro cromatico,
dal gelido violetto delle paure che ci abitano al dolce calore del rosso
che ha la sua epifania nel sorriso di Dio.»
Gianfranco Ravasi, Sole 24 ore
In libreria dal 25 febbraio
don Angelo Casati
L’alfabeto di Dio
Come innamorarsi della bellezza
dell’uomo e del creato
€ 20,00
pp. 320
don Angelo Casati (1931), sacerdote,
poeta e scrittore. Tra le sue numerose
opere ricordiamo: Sulla soglia. Poesie
1984-1994 (2003), Sconfinare per grazia
(2013), I giorni della tenerezza (2013), Il
sorriso di Dio (2015).
Un uomo percorre le strade della sua città, il corpo minuto, la fronte ampia. Scruta le persone, gli edifici, la natura,
scruta se stesso e raccoglie la presenza di Dio intorno a
sé. Le parole che gli affiorano alla mente o gli balzano alla vista danno vita e sostanza a un alfabeto che si scrive
con le lettere degli uomini ma che il Vangelo trasforma,
aprendo a significati nuovi. Per don Angelo Casati parole
come Altro, Denaro, Innamorarsi, Orme, Pietre, Schiettezza, Silenzio sono l’occasione per avvicinarsi a ogni persona, varcare i confini che la quotidianità ha eretto con
le sue paure, slabbrare un ritmo che ci siamo imposti ma
che nulla ha a che fare con il tempo di Dio. E così la parola
Contemplazione, che non è richiesta febbrile ma incanto
sui volti delle persone, indugio sulle loro storie, torna ad
avere pienezza; la parola Famiglia descrive il luogo dove
sorprendersi davanti al mistero di un figlio, il luogo dove
insegnare a parlare ma anche ad ascoltare; le parole Giustizia e Umanità rivelano una volta di più il loro intreccio
profondo, come dice la Bibbia. Con la voce tenera e insieme saggia che da sempre lo contraddistingue, don Angelo
Casati riscopre la luce di parole che credevamo così logore
e abusate da aver perso significato, racconta quanta vita
e quanta fede stanno dietro le espressioni – le più semplici – che costituiscono il nostro lessico familiare con Dio,
e incoraggia il lettore a comporre il proprio alfabeto, strumento imprescindibile per tornare a una spiritualità che
sia immediata, aperta, dialogica; una spiritualità che, sola,
può aiutare ad affrontare questa nostra contemporaneità.
Il Saggiatore prosegue con la pubblicazione
dell’opera omnia di Jean Genet
In libreria dal 25 febbraio
Jean Genet
Querelle de Brest
€ 21,00
pp. 304
Jean Genet è nato a Parigi nel 1910 e
morto, sempre a Parigi, nel 1986. Il Saggiatore pubblica in Italia le sue opere
narrative.
Una nave attracca al molo di Brest, sulla costa atlantica.
A bordo, un equipaggio di marinai contrae i muscoli annodando le funi. Tra loro, Georges Querelle si staglia per
grazia e violenza, per la bellezza serafica dei lineamenti
e l’andatura imperiosa che lascia scorgere un lato impenetrabile e sinistro. Aitante narciso del mare, angelo della
solitudine votato all’autodistruzione, il giovane è l’oggetto del desiderio di chiunque lo incontri, e contrappone
alle avances dei corteggiatori, uomini e donne, un’aura di
dominazione che scatena le fantasie più bestiali. A Brest
la natura ribelle di Querelle trova pieno appagamento. Il
bordello La Feria è il ricettacolo di ogni forma di perversione, e l’arrivo del giovane in città destabilizza la vita degli
altri personaggi, piegati alla coercizione dei suoi ricatti
psicologici. Nono, il proprietario del bordello, il poliziotto
Mario, il giovane operaio Gil e l’adultera Lysiane: Querelle
si muove da un partner all’altro, senza inibizioni né limitazioni morali. Seduce, se vuole sedurre. Tradisce, per noia
o convenienza. Uccide, quando decide che il gioco erotico
deve ultimarsi nella sua più idilliaca risoluzione.
Espulsione della soggettività, denuncia dell’omofobia nelle sue ipocrisie, indagine negli strati più profondi della
psicologia umana: Querelle de Brest è la sola opera propriamente romanzesca di Jean Genet, e rivela l’influsso
esercitato, all’epoca della scrittura, dalla frequentazione dell’autore con Jean-Paul Sartre, che la rende ancora
più centrale per una narrazione della cultura occidentale
contemporanea.
Un grande classico dell’antropologia moderna
In libreria dal 25 febbraio
Margaret Mead
Maschio e femmina
€ 28,00
pp. 416
Margaret Mead (1901-1978) ha iniziato la carriera di antropologa a ventitré
anni, con un’importante indagine alle
Samoa sul passaggio fra adolescenza ed
età adulta, sfociata nel saggio L’adolescenza in Samoa. In seguito ha pubblicato una quarantina di opere in particolare sui rapporti fra psicologia, biologia
e cultura.
L’uomo mundugumor ha un’unica moglie ma la tratta come se ne avesse molte. L’uomo arapesh ha più mogli ma
tratta ognuna come se fosse l’unica. I manus, monogami
puritani circondati da poligami, credono che nel mondo ci
sia carenza di donne; fidanzano i figli il più presto possibile e parlano di una lotta tremenda sostenuta dallo spirito
del mondo per guadagnarsi l’anima di ogni donna appena
morta. Margaret Mead esplora gli usi e i costumi sessuali
di sette popoli indigeni del Pacifico, con cui ha vissuto e
che ha lungamente studiato, comparandone le tradizioni
con quelle della società occidentale contemporanea. Ne
emerge sia l’irriducibile molteplicità delle culture sia l’incidenza dei costumi sull’organizzazione della psiche e del
consesso umano, soprattutto nell’ambito della differenziazione di genere. Ma se ogni società è unica e diversa,
e se il carattere dell’individuo, il suo comportamento, i
suoi desideri sono sovradeterminati dall’ambiente in cui
si forma, c’è un’unica conclusione possibile: quasi tutto è
cultura, quasi nulla è biologicamente innato e universale:
è la fondazione del relativismo culturale. Margaret Mead
mette al bando ogni valutazione etnocentrica riconducibile al darwinismo sociale e adotta una prospettiva radicalmente transculturale, mettendo in luce l’inestricabile intreccio di biologia e cultura nel condizionamento del
pensiero e dell’azione. Riconoscere l’arbitrarietà dei valori
e la convenzionalità dei costumi genera il rispetto per le
culture e la possibilità di sottoporre a critica i valori della
società occidentale. E così Maschio e femmina non è solo un classico dell’antropologia: è una pietra miliare dello
spirito umano.