COMUNICATO STAMPA 23 ottobre 2015 MEET LHC – 60 ANNI DI ITALIA AL CERN IL CONTRIBUTO DELL’ITALIA ALLA SCOPERTA DEL BOSONE DI HIGGS IN UNA MOSTRA NELLA STAZIONE ALTA VELOCITÀ DI BOLOGNA L’installazione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) – inaugurata oggi -ripercorre con una suggestiva narrazione per immagini le tappe fondamentali dei successi del CERN Forse non tutti sanno che gli scienziati italiani, in particolare quelli dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), hanno contribuito in modo determinante all’avventura del superacceleratore LHC del CERN (*) di Ginevra e alla scoperta del bosone di Higgs. Da oggi e fino al 23 novembre lo si potrà scoprire nella stazione Alta Velocità di Bologna grazie all’installazione Meet LHC. 60 anni di Italia al CERN, organizzata dalla Sezione INFN di Bologna, in collaborazione con Grandi Stazioni e Rete Ferroviaria Italiana, società entrambe del Gruppo FS Italiane. Con l’installazione Meet LHC. 60 anni di Italia al CERN, l’INFN offre ai visitatori l’occasione di ammirare la complessità degli apparati sperimentali e di approfondire, attraverso un percorso fotografico, la storia di questo celebre laboratorio, in cui lavorano persone di ogni nazionalità, a testimoniare come la scienza sia strumento di pace. Il percorso fotografico mette l’accento sull’importante contributo che l’Italia, grazie all’INFN, ha fornito per il raggiungimento dei successi del CERN. L’installazione è stata inaugurata oggi con l’aperitivo scientifico “Sempre più veloci”, un confronto sulle velocità raggiungibili dall’uomo nell’infinitamente piccolo da un lato e nei trasporti dall’altro. All’incontro, moderato dal noto conduttore televisivo, giornalista e attore bolognese, Giorgio Comaschi, hanno partecipato Antonio Zoccoli della giunta esecutiva dell’INFN e Eugenio Fedeli, Direttore Produzione Bologna di Rete Ferroviaria Italiana. “La scelta di un luogo, come la grande stazione sotterranea di Bologna, per l'installazione Meet LHC ha un’importanza particolare - ha commentato Antonio Zoccoli - della giunta esecutiva dell’INFN Da una parte, infatti, i tunnel in cui passano i treni ad alta velocità ricordano molto quelli dell'acceleratore LHC in cui i protoni si muovono a velocità vicine a quelle della luce, le più alte mai raggiunte finora, prima di scontrarsi. Dall'altra la stazione è sempre stata identificata come il luogo di partenza di lunghi viaggi e mi piace quindi accostarla con i nostri laboratori di ricerca da cui noi intraprendiamo i nostri viaggi verso i limiti della conoscenza – ha concluso Zoccoli. Accostare le attività di ricerca dell’INFN all’Alta Velocità ferroviaria è motivo di orgoglio per il Gruppo FS Italiane – ha sottolineato Eugenio Fedeli, Direttore Territoriale Produzione Bologna di RFI. I treni non raggiungeranno mai la velocità delle particelle, ma già oggi le Ferrovie italiane utilizzano, nella gestione del traffico ferroviario, sugli oltre 16.700 km di rete nazionale e a bordo della flotta dei treni, sistemi di supervisione e controllo il cui livello tecnologico è pari a quello in uso in avionica, nell’aerospaziale e nelle centrali nucleari. Sistemi che consentono ai treni velocità commerciali fino a 300 chilometri orari. Il Gruppo FS Italiane infatti, primo in Europa, ha adottato l’Ertms/Etcs che l’Unione Europea ha indicato quale linguaggio interoperabile comune per tutte le ferrovie comunitarie. Grande anche è l’impegno – ha concluso Fedeli – per rendere le stazioni italiane vere e proprie nuove “piazze della città”. Con l’installazione Meet LHC. 60 anni di Italia al CERN vogliamo offrire alle migliaia di viaggiatori, che ogni giorno utilizzano la nuova stazione AV di Bologna, un momento di approfondimento e conoscenza scientifica. (*) Nato a Ginevra nel 1954, il CERN è oggi il più importante centro di ricerca al mondo in fisica delle particelle, dove lavorano migliaia di persone di ogni nazionalità, di cui circa 1700 sono italiani. La sua storia segna la storia della fisica moderna e contemporanea. E il contributo degli italiani è stato di fondamentale importanza. Tra i fondatori, nel 1954, c’era Edoardo Amaldi, uno dei “ragazzi di via Panisperna”. È stato l’italiano Carlo Rubbia, nel 1984, a vincere il Premio Nobel per la scoperta dei bosoni W e Z. È stata sempre un’italiana, Fabiola Gianotti (oggi direttore designato del CERN), ad annunciare la più recente scoperta del bosone di Higgs. E molti sono gli italiani che hanno rivestito o rivestono tutt’ora ruoli chiave e incarichi di responsabilità al CERN. Questi risultati sono stati possibili grazie anche all’impegno dell’INFN, che ha sempre condotto ricerche di punta e goduto di grande prestigio a livello internazionale. Per ulteriori informazioni: Catia Peduto - Ufficio Comunicazione INFN [email protected], Tel.: 06 6868162 Alessandra Coppa – Ufficio Stampa FS Italiane [email protected], Cell 335.6992716