Cari amici venuti dal Giappone e tutti voi presenti alla cerimonia, saluto voi tutti a nome di Pax Christi Italia e a nome mio personale. Desidero anzitutto dire la nostra gioia per l'opportunità di ospitare, come membri di Pax Christi e come Italia, la talea della pianticella sopravvissuta alla terribile esplosione dell'atomica avvenuta a Nagasaki. Desidero inoltre manifestare la profonda gratitudine per l'opportunità che questo prezioso dono della pianticella di kaki ci offre. Tutto il nostro movimento viene infatti oggi a contatto con la profonda realtà che l'albero esprime. Esso vivrà tra noi: espressione di un progetto creativo e di vivo interesse per tutti. Sarà il simbolo di quella vitalità che è in quanti hanno voluto e attuato questa iniziativa. Sarà l'emblema, piccolo ma vivente, di quanti hanno fatto la scelta, positiva e concreta, di resistere al male della violenza e della guerra. L’albero ci ricorderà, anzi, le esperienze di condivisione, di competenze e collaborazioni tra persone che, pur diverse e lontane, si uniscono nella volontà decisa a porre nuovi segnali, assolutamente opposti a quelli che potrebbero spingere a distruzione e morte. Questa pianta di kaki inoltre, con la sua presenza, continuerà a testimoniare la forte comunione di intenti e sentimenti da parte di persone che si impegnano a diffondere e sostenere un'opinione pubblica del tutto contraria all'uso delle armi in genere, e in modo particolare nel rapporto tra i popoli. La piccola pianta di kaki, mettendo radici nel giardino della casa di Pax Christi, esprimerà nel tempo l'urgenza che sia condivisa a raggio internazionale vastissimo la convinzione che è stolto, dissennato, pericoloso per l'intero pianeta costruire armi atomiche. Le grandi potenze e ogni paese della terra sappiano e vogliano tenere in gran conto la dignità della vita umana e di tutto il cosmo anzichè comprometterla, nelle aree su cui esercitano il loro potere, impoverendo popoli e nazione con il dispendio enorme di quei mezzi che dovrebbero essere devoluti a risolvere problemi umani impellenti. Sì, ogni anno la pianta di kaki che oggi viene messa a dimora, metterà foglie, fiori e, a suo tempo, frutti nel giardino della Casa per la Pace. Il gesto di oggi è dunque un simbolo di fiducia non solo nella fecondità dell'albero e della terra, ma soprattutto di quella condivisione di idee e sentimenti che danno consistenza all'amicizia: alla nostra amicizia profondamente radicata in una decisa volontà di pace. Quest'albero avrà la vita più lunga della nostra: di noi che oggi ci curiamo di metterlo a dimora. Per questa ragione, il nostro gesto acquista un valore allusivo alla speranza. Il nostro incontro di persone amanti della pace avviene oggi all'insegna dell'albero di kaki. E' un invito a costruire un permanente ponte di amicizia e di collaborazione, quasi un arcobaleno che scrive in cielo la fine di ogni inimicizia, mentre noi ci rivolgiamo a Dio perchè in tutto il mondo si aprano nuovi sentieri di pace. Giovanni Giudici, vescovo Presidente di Pax Christi Italia