1Corinzi 2,6-10
Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei
dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che
è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria.
Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore
della gloria. Ma, come sta scritto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di
uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano».
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.
Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei
dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla.: Sembra un’affermazione presuntuosa quella di Paolo. In
realtà lui sta parlando di coloro che hanno maturato una fede seria e profonda: la perfezione non sta in loro ma proprio
nella qualità della fede che professano. La caratteristica: si tratta di una sapienza che un’origine diversa da quelle che
gli uomini cercano e su cui fondano la loro esistenza. Una sapienza che non genera dominatori che basano il loro potere
su di essa e cercano di imporla per garantirsi la sudditanza delle persone.
C’è qui un’indicazione precisa di come bisogna intendere la sapienza che scaturisce dalla perfezione della fede: essa non
potrà mai essere pensata e usata per affermare sé stessi nella logica del potere. Tutt’altro: è una sapienza che toglie il
fondamento di questo potere riducendolo a una realtà di nessun valore davanti a Dio. Il cristiano è chiamato con la sua
sapienza a sbriciolare la pretesa del potere sia perché non vi aspira sia perché non si lascia soggiogare da esso.
Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli
per la nostra gloria. Paolo a questo punto dice chiaramente che la sapienza di cui sta parlando viene da Dio Proprio per
questo essa è “misteriosa” nel senso che la può scoprire solo chi si lascia conquistare dal mistero della salvezza e
dell’amore che Dio realizza a favore dell’umanità. È una sapienza che rimane nascosta non perché Dio non voglia
rivelarla ma perché non è accessibile per quanti non entrano dentro quel mistero che essa rivela. Non può essere il
frutto di speculazioni umane né si presta ad essere gestita dall’uomo per i suoi scopi. L’obiettivo della sapienza lo detta
Dio stesso fin dall’eternità: è la gloria dell’uomo. Nel linguaggio biblico la gloria è un attributo divino. Questo significa
che Dio, attraverso il suo disegno misterioso, vuole rendere l’uomo partecipe della sua stessa gloria. O meglio: vuole
restituire all’uomo la gloria di cui lo ha rivestito nel momento della creazione e che l’uomo ha perduto e perde a causa
del peccato.
Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore
della gloria: Paolo ribadisce e spiega il concetto di misteriosità della sapienza di cui sta parlando. I dominatori di questo
mondo non potranno mai conoscerla e quindi non potranno mai servirsene per il loro potere. Le religioni del tempo si
prestavano a sacralizzare il potere fino al punto di divinizzare coloro che lo detenevano. La fede cristiana non consente
questo processo e, anzi, è chiamata a contestarlo ricordando ai potenti del mondo che il loro è un servizio e non un
dominio. Tutto questo perché nella fede abbiamo a che fare con colui che i dominatori di questo mondo hanno rifiutato
e crocifisso. Lui, dice Poalo, è il Signore della gloria indicando in questo modo che Dio ci riveste della sua gloria proprio
attraverso l’opera di Gesù Cristo e la sua crocifissione. Ma c’è ancora un elemento da sottolineare: con questa
espressione l’apostolo ricorda ai Corinzi e a noi che quel Crocifisso è Dio.
Ma, come sta scritto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo,
Dio le ha preparate per coloro che lo amano»: A questo punto Polo cita combinandoli insieme due testi profetici: Isaia
e Geremia. È una citazione che ci fa comprendere il senso della fede: solo coloro che amano Dio possono entrare in
questo mistero e nella sua perfezione. La fede è una questione di cuore e se non passa attraverso il cuore essa è una
realtà oscura e incomprensibile in quanto è impossibile vedere quello che essa ci mette davanti e ascoltare e capire la
Parola che ci propone.
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio:
Ed ecco il motivo di fondo di quella perfezione di cui Paolo sta parlando. I cristiani sono coloro che hanno fatto spazio
allo Spirito di Dio. Chi fa affidamento su sé stesso e sulla sua intelligenza non può approdare ad una fede vera. Fare
spazio allo Spirito significa creare le condizioni perché possa agire nella propria vita e questo richiede la frequentazione
assidua e costante della Parola del vangelo. Si tratta di comprendere che nella vita spirituale – cioè guidata dallo Spirto
di Dio – avviene quello che avviene nella vita umana in generale: l’uomo non nasce uomo ma lo diventa attraverso la
frequentazione assidua e costante della sua famiglia, della sua cultura, e della sua scelta di vita fondamentale. È
attraverso questa frequentazione l’uomo riceve lo “spirito” della sua cultura e della sua visone della vita e che l’uomo
impara una lingua, impara a relazionarsi, impara ad assumersi le sue responsabilità. Il cristiano non nasce cristiano ma
lo diventa attraverso la frequentazione assidua e costante di chi lo alimenta con il suo Spirito e gli trasmette i valori che
è chiamato ad incarnare e a testimoniare.