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Specie protette dalla Direttiva Uccelli
COLOMBACCIO
Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
NOME SCIENTIFICO: Columba palumbus
Ordine: Columbiformes Famiglia: Columbidae
Il Colombaccio è lungo dai 40 ai 42 cm e, perciò, sostanzialmente più grande del Piccione domestico. La sua apertura
alare va dai 75 agli 80 cm. I sessi sono simili: la testa e la schiena sono bluastri, la coda e la punta delle ali scure. Il petto è
di un colore rosa-grigio, un po’ più chiaro. Una caratteristica tipica sono le macchie bianche sul collo, che presenta una
colorazione verdastra. Durante il volo, sulla parte superiore delle ali, si possono riconoscere delle fasce trasversali
bianche, che sono il suo principale segno di riconoscimento.
La specie è prevalentemente concentrata in Europa, ove nidifica in tutti i Paesi, anche se solo irregolarmente in Islanda.
Abita anche Nord Africa, Asia centro-occidentale, Siberia occidentale e – occasionalmente – centrale. Nel nostro Paese,
come in gran parte del continente, è presente la sottospecie nominale C. p. palumbus, mentre in Europa orientale e
Caucaso si trovano le sottospecie C. p. caisotis e C. p. iranica, rispettivamente. Fino alle sottospecie C. p. madeirensis e C.
p. azorica, che frequentano i rispettivi arcipelaghi.
Lo spazio vitale dei colombacci sono le foreste di tutti i tipi, soprattutto i boschi marginali, ma anche giardini e parchi
cittadini. La specie si nutre di semi, bacche, radici e talvolta piccoli invertebrati. Nel nostro Paese è sedentaria e
nidificante, sia lungo la penisola che nell’Italia insulare, con distribuzione ovunque frammentaria: densità più significative
si riscontrano nelle regioni nord-occidentali, mentre ampi vuoti di areale si ritrovano nella Pianura Padana sud-orientale,
nelle zone costiere del medio-basso Tirreno, basso Adriatico e Puglia. In Pianura Padana, nei pioppeti d’impianto, è stata
riscontrata una stretta associazione con il Lodolaio (Falco subbuteo) durante la nidificazione, tesa a ridurre la predazione
sui nidi da parte della Cornacchia grigia (Corvus cornix). Più recentemente, un analogo comportamento è stato notato in
Piemonte anche nei confronti del Falco pellegrino (Falco peregrinus).
Il nido è composto soltanto da paglia e rami e viene costruito perlopiù in alto tra gli alberi. Le coppie depongono una o
due uova, per un massimo di due covate l’anno tra marzo e novembre, con notevoli variazioni da regione a regione. I
pulcini bucano il guscio dopo 17 giorni e vengono nutriti in prevalenza con un “pastone” che i genitori rigurgitano dal
becco. Abbandonano il nido dopo circa 3- 5 settimane.
Prospettive
La specie è poco studiata in Italia. I valori di densità variano notevolmente a seconda della tipologia di habitat e tra le
diverse regioni italiane. In generale, per l’Italia viene indicato un valore medio inferiore a 10 coppie per kmq. In Svizzera,
tale valore è mediamente di 2-4 coppie per kmq. Sulla base dei dati di densità disponibili, si può pertanto proporre come
Valore di Riferimento Favorevole (FRV) a scala locale una densità pari a 2 coppie per 10 ettari e, a scala di comprensorio,
una densità pari a 4 coppie per kmq.
Data la scarsa disponibilità di informazioni relative al successo riproduttivo, si segnala la necessità di avviare un
programma di monitoraggio, al fine di raccogliere informazioni sufficienti a intercettare per tempo eventuali cali di
produttività. Questo potrebbe fornire utili indicazioni sulla conservazione della specie, soprattutto in un’ottica di gestione
venatoria.
In ragione della normativa europea, che spiega come le specie a cui si applica la legislazione sulla caccia non possano
essere cacciate “durante il periodo della nidificazione né durante le varie fasi della riproduzione e della dipendenza” e
che, quando si tratti di specie migratrici, “non vengano cacciate durante il ritorno al luogo di nidificazione” (art. 7,
Direttiva Uccelli), la stagione venatoria al Colombaccio dovrebbe infatti essere contenuta, nel nostro Paese, tra il primo
ottobre e il 31 dicembre, in relazione allo stato di conservazione favorevole delle popolazioni europee.
La caccia nel corso del mese di ottobre dovrebbe essere praticata esclusivamente da appostamento nelle sole aree di
transito dei soggetti migratori, in modo da limitare l’impatto sulla popolazione nidificante a livello locale.
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Minacce
Drastici mutamenti nella gestione delle aree agricole, inverni rigidi e persecuzione venatoria costituiscono i principali
fattori limitanti per la specie in Europa. In particolare, il Colombaccio è soggetto a forte pressione venatoria, con almeno
9,5 milioni di individui che vengono abbattuti ogni anno, una circostanza che potrebbe costituire una minaccia per la
specie nel caso in cui, per qualsiasi ragione, dovessero verificarsi cali di produttività.
Il Colombaccio nidifica in coppie sparse o isolate. I dati raccolti in Italia a scala biogeografica evidenziano un progressivo
“inurbamento” della specie (è questo il caso del Comune di Firenze, dove si contano quasi 4,5 coppie per km, ma anche
della Sicilia, dove la specie è attualmente in grande espansione e sta colonizzando giardini e parchi urbani). È stato
osservato come in tutti i contesti il principale fattore negativo per l’esito della riproduzione sia rappresentato dalla
predazione delle uova da parte di predatori naturali.
Scarsi e localizzati, comunque, sono i dati disponibili sul successo riproduttivo della specie in Italia (per esempio, in
provincia di Brescia, 1,5 giovani involati per coppia). In contesti europei, ad esempio nelle zone rurali della Gran
Bretagna, su 1,7 uova circa il 42% si sono schiuse e poco più del 30% sono giunte all’involo: anche qui, la predazione è
responsabile del 97% della perdita di uova, specialmente da parte di Ghiandaia (Garrulus glandarius), Gazza (Pica pica),
Corvo comune (Corvus frugileus), Ermellino (Mustela erminea), Ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus) e Scoiattolo
grigio (Sciurus carolinensis). Nel complesso, i dati raccolti inducono a ritenere come il prelievo venatorio sulla specie non
sia compatibile con le sue esigenze ecologiche, nonostante l’attuale stato di conservazione favorevole. In particolare, il
prelievo venatorio dovrebbe insistere esclusivamente sui contingenti migratori che giungono in Italia massivamente dalla
prima decade di ottobre.
Stato di salute
Lo stato di conservazione del Colombaccio viene valutato favorevole sia a livello europeo sia limitatamente ai territori
dell’Europa “comunitaria”. La popolazione nidificante in Europa è rimasta stabile nel periodo 1970-1990 e le popolazioni
chiave di Germania e Gran Bretagna hanno mostrato un notevole incremento nel decennio 1990-2000, durante il quale la
specie ha presentato un generale recupero anche in numerosi altri Paesi.
Ad oggi, la popolazione nidificante nell’Ue è stimata in 7.500.000-13.000.000 di coppie, corrispondenti al 76-83% della
popolazione europea complessiva – stimata in 9.000.000-17.000.000 di coppie – e a una frazione compresa tra il 25% e il
49% della popolazione globale della specie. La popolazione nidificante italiana – stimata in 40.000-80.000 coppie –
rappresenta lo 0,5% della popolazione dell’Unione europea e lo 0,4% della popolazione nidificante continentale
complessiva.
Il Colombaccio abbandona le regioni più settentrionali d’autunno per poi ritornarvi in primavera. Al contrario è stanziale
nell’Europa centrale e meridionale. In questi ultimi anni, significative popolazioni si sono “stanzializzate” anche in Italia,
tuttora in aumento progressivo. Complessivamente, nel nostro Paese, è stata evidenziata una recente espansione
dell’areale della specie e un incremento della consistenza assoluta delle popolazioni. Nelle regioni settentrionali, in
particolare, si è verificata la colonizzazione di zone rurali e, soprattutto, di piccoli e grandi centri urbani.
L’area di origine dei soggetti inanellati segnalati in Italia interessa primariamente i Paesi dell’Europa centro-orientale, con
un massimo di dati provenienti dall’Ungheria. Le località di inanellamento raggiungono, a nord, la Polonia centrale. Un
altro gruppo di inanellamenti riguarda invece l’area pirenaica occidentale. Le ricatture in Italia si concentrano soprattutto
nelle regioni centro-settentrionali, e in aree appenniniche di Toscana, Emilia-Romagna e Marche. Non mancano
segnalazioni vicine alla costa lungo il Tirreno centro-settentrionale, come anche in Sardegna e Sicilia meridionali.
Occasionali sono invece le ricatture in Pianura Padana e del tutto assenti nel resto dell’Italia. I movimenti sono distribuiti
in intervalli di distanza che vanno da poche centinaia fino ad oltre 1.000 chilometri.
Il Colombaccio non è inserito nella Lista Rossa Nazionale. La specie è cacciabile in Italia dalla terza domenica di
settembre al 31 gennaio, ai sensi della legislazione venatoria (157/92).
Semaforo
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Il Colombaccio è ben distribuito – se pure in modo frammentato e discontinuo – lungo tutta la nostra Penisola e le due
isole maggiori. La popolazione nidificante, in Italia e in Europa, è stata oggetto di un forte incremento numerico nel
corso del XX secolo. Tale incremento è proseguito negli anni 2000 quando si è assistito, in molte aree del Paese, a un
inurbamento senza precedenti da parte delle popolazioni, che hanno colonizzato parchi e giardini di molte città.
Fattore
Stato di salute
Stato di conservazione
Range*
In espansione
Favorevole
Popolazione
In espansione
Favorevole
Habitat della specie
In espansione (inurbamento)
Favorevole
Complessivo
Favorevole
*Variazione della popolazione negli anni
Canto
Il Colombaccio “tuba” in modo molto caratteristico: il richiamo è costituito da 5 sillabe, di cui le ultime 2 leggermente
separate dalle prime tre, e con la seconda accentata. Facile da confondere con quello della Tortora dal collare
(Streptopelia decaocto), se ne distingue tuttavia per le sillabe più numerose, il timbro più “vibrante”, e la progressione
decrescente: nel Colombaccio la nota più grave è infatti l’ultima della sequenza.
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