CULTURA E LIBRI Urss/Si impone un modo nuovo di studiare la società LA SCIENZA LIBERATA di Umberto Cerroni a tempo la perestrojka ha «invaso» la cultura e le scoraggiava ogni approccio all'indagine reale e ogni coscienze sociali, abbattendo censure, tabù, stereoti- raggioso tentativo di elaborazione. In particolare le tenpi. Adesso è tempo che «la perestrojka studi se stessa». denze più avanzate in economia, sociologia, demografia, Cosi, all'inarca, si legge in apertura delle Tesi intitolate diritto dovettero lottare per la loro stessa sopravvivenza «Problemi fondamentali di sviluppo delle scienze sociali culturale sotto i colpi di mafie che fra l'altro impedivano nel periodo della perestrojka», documento elaborato l'ascesa dei giovani di talento. Questa grave situazione si dalla sezione di scienze sociali dell'Accademia dell'Urss diffuse anche negli istituti dell'Accademia, che pure avee pubblicato nel Bollettino dell'Accademia stessa (Vestnik va goduto di prestigio e di autonomia. An Sssr, 1990, n. 4). Vale la pena esaminarlo perché se- La perestrojka sta cambiando in profondità questo stato gna un punto di riferimento essenziale nello sviluppo di cose: democrazia, trasparenza, rinnovamento, libertà di dibattito hanno largamente risanato l'atmosfera degli delle scienze sociali sovietiche. Il documento è diviso in tre parti dedicate rispettiva- istituti, ma si tratta di riaccendere la fiducia e di stimolamente alla crisi delle scienze sociali sovietiche, al rinno- re il coinvolgimento creativo degli scienziati sociali nella vamento del socialismo e alle misure organizzative di trasformazione generale del paese. A questo fine occorre un flusso di domanda sociale e politica che dia ai ricercapromozione della ricerca in campo sociale. L'analisi critica parte dalla constatazione che le scienze tori la sensazione dell'utilità della loro proposta, e che sociali sovietiche si sono rivelate incapaci di rilevare sia garantita un'informazione libera in ordine alle statitempestivamente i processi socio-economici, politici e stiche, agli archivi, alla criminalità e ai vari settori della morali, di indicarne le cause e le tendenze. Alle radici di patologia sociale. questa incapacità c'è stato l'isolamento internazionale e Solo così sarà possibile coinvolgere le scienze sociali in interno in cui le scienze sociali sovietiche sono state ri- quel rinnovamento del socialismo che costituisce l'obietdotte dal vecchio dirigismo burocratico e autoritario. tivo della perestrojka. Si tratta pertanto di dare un colpo Eppure negli anni venti anche in questo settore l'Urss decisivo al dogmatismo e al conformismo acritico. Ciò era stata un interessante crogiolo di idee nei vari settori presuppone che si possa indagare la realtà con libertà di dell'economia, del diritto, della filosofia, della linguisti- metodo per rilevare e studiare ogni sorta di contraddica, della psicologia, nonostante la situazione di tensione zione sociale. In questo spirito «occorre risolutamente interna e nonostante i primi segnali di chiusura (come abbandonare ogni approccio acritico alla stessa eredità l'espulsione dei numerosi studiosi di orientamento idea- marxista e la piatta trasposizione alla nostra epoca di ciò listico e religioso avvenuta nel 1922). che i classici hanno detto per l'epoca loro». Essenziale Il dogmatismo dell'età di sarà il libero sviluppo delle Stalin fu determinante diverse scuole scientifiche È in crisi il dogma nell'emarginare le sciennella convinzione che «la ze sociali e nel ridurle a verità scientifica è il risuldella superiorità sovietica un ruolo di puro servizio tato dello studio creativo negli studi sociali, e della alla politica decisa daldei processi reali che si l'alto. Ma il dogmatismo svolgono nel mondo constessa società sovietica continuò anche dopo il temporaneo nella società e XX Congresso del Pcus rispetto al resto del mondo; nell'uomo». Di più: «I giacché il breve disgelo di successi del pensiero ecosi contesta il ruolo Chruscev fu presto tranomico, della politologia, volto. di orientamento della sociologia, della psicologia e della cultura arOgni dibattito creativo e delle scienze sociali tistica non sono certo danogni ricerca originale fue politiche rispetto nosi o inapplicabili da noi rono bloccati e gli scienper il solo fatto che siano ziati sociali «conservaroa quelle naturali ottenuti con metodo diverno soltanto il diritto di commentare le concezioni politiche indicate dall'alto». so da quello marxista». La via verso la verità scientifica, Anche l'informazione venne ristretta e deformata, sia insomma, viene ora prospettata come una via articolata per quanto riguarda i contatti con l'estero, sia per quan- dalla libertà di ricerca e si afferma anzi che «il monopoto riguarda l'analisi della situazione interna. In queste lio del metodo non garantisce affatto l'incremento della condizioni andò sviluppandosi «un senso di apatia» che scoperta». L'ideologia stessa, insomma, deve essere sot- D Nuova Rassegna Sindacale 49 n. iH del 16 luglio 1990 CULTURA E LIBRI toposta a controllo scientifico e, del resto, è la scienza «la base della reale esistenza di un'ideologia progressista». Ciò è particolarmente vero in un'epoca di generale integrazione del mondo sotto il profilo economico come sotto il profilo politico-sociale. Il rinnovamento del socialismo, in questo quadro, ha bisogno di una pluralità di approcci e varianti e di una molteplicità di modelli, che vanno poi considerati non già come moduli ideali da sovrapporre ai processi reali, bensì come funzioni operative da sottoporre a verifica. Il concetto stesso di «socialismo» va liberato dalle vecchie rappresentazioni e va considerato come «sinonimo di una democrazia che si sviluppa e si approfondisce con continuità e coerenza in presenza di un pluralismo delle forme di proprietà che garantisca a ogni individuo la libera e giusta scelta del proprio lavoro». Lo sviluppo dell'economia e della società deve aprirsi al progresso tecnico-scientifico e alle nuove tecnologie dell'elettronica, dell'informatica, della robotica, della biotecnologia. Al tempo stesso si tratta di studiare più a fondo le vie di uno sviluppo ecologico equilibrato in ogni settore. E in tutti questi campi l'Urss ha molto da guadagnare da una cooperazione internazionale. Un vasto campo di lavoro scientifico viene prospettato nei rapporti politici interni, orientati verso la costruzione di uno Stato di diritto basato su larghe autonomie nazionali, regionali, funzionali. Ma grande attenzione deve essere data anche alla promozione della cultura umanistica, garante di uno sviluppo finalizzato all'uomo. Tra le misure organizzative indicate all'attenzione degli scienziati sociali spiccano gli appelli a superare i monopoli dipartimentali e regionali, a stimolare la libera emulazione e la polemica creativa nel processo di ricerca. La pianificazione deve essere resa elastica e flessibile, il finanziamento deve assumere forme diversificate e combinate e deve essere sviluppata la prassi contrattuale. Più clastiche devono diventare anche le strutture organizzative dei collettivi di ricerca: preferibilmente si dovrà ricorrere a ricerche collettive a tempo determinato e a composizione interdisciplinare, mentre dovrà essere favorito lo scambio di quadri fra istituti umanistici e centri di ricerca fisico-naturale. I piani scientifici degli istituti, infine, dovranno essere basati oltre che sulla committenza statale anche su pubblici concorsi. Assai interessante è stata la discussione della Tesi, che si è svolta nel dicembre '89 e alla quale quindi Andrej Sacharov ha potuto ancora dare un significativo contributo: il dibattito si è aperto con una relazione del giurista V. N. Kudrjavtsev, vicepresidente dell'Accademia, fortemente polemica nei confronti della tradizione dogmatica del passato. Dobbiamo liberarci ha detto Kudrjavtsev da molti dogmi: da quello secondo cui noi sovietici abbiamo sempre ragione, un dogma che ha dominato le scienze sociali in ogni polemica internazionale, e poi dall'idea che la nostra società sia migliore di altre e dall'assioma che gli scienziati sociali e politici debbono dare lezione di metodo ai fisici o ai chimici. E poi ancora dall'idea che gli «interessi statali» sono sempre «più elevati» degli interessi sociali e che quindi, mentre il cittadino risponde allo Stato, lo Stato non deve rispondere al cittadino. Nuova Rassegna Sindacale Infine Kudrjavtsev ha duramente criticato l'atteggiamento di negazione dei valori e dei diritti umani che in passato venivano polemicamente rubricati sotto l'etichetta dell'«umanitarismo astratto». Elencando i problemi più bisognosi di approfondimento egli citava nell'economia la questione della proprietà, nelle scienze politiche ciucila della democratizzazione e umanizzazione dei rapporti in un quadro pluralistico di sviluppo, nelle scienze giuridiche il problema dello Stato di diritto e in sociologia quello della differenziazione degli interessi in una società complessa. C'è stata, nel corso del dibattito, una serie di interruzioni e battute che danno il tono e l'atmosfera della seduta. Per esempio Sacharov ha chiesto se nell'ambito dell'Accademia saranno create condizioni eguali per le varie concezioni e i vari approcci ideali e Kudrjavtsev ha risposto di sì. Ritengo, anzi ha aggiunto , che tutti siamo interessati a garantirlo. Ma c'è o non c'è un qualche confine?, ha chiesto ancora Sacharov. E Kudrjavtsev: «Penso che i confini siano fissati soltanto dalla Costituzione. Se negli elaborati scientifici non c'è un appello al sovvertimento violento del sistema, tutto è ammesso. Di fatto ci sono oggi concezioni religiose, c'è anche un dottorato in teologia... Penso che naturalmente dovremo accettare anche dissertazioni di ispirazione idealistica, altrimenti espelleremmo dalla scienza anche Hegel e Kant». Sacharov ha allora sollevato una seconda questione: il passaggio a una società davvero aperta esige che sia distrutta la corruzione politica, il rapporto mafioso di vertice e quello che ha definito il «diritto telefonico» (di intervenire per intimidire). Interessante la risposta di Kudrjavtsev: in passato molte ricerche furono osteggiate o censurate (è il caso di A. M. Jakovlev), questo non dovrà più avvenire e comunque bisognerà intervenire contro ogni violazione della legge. A. G. Egorov si è chiesto se è giusto parlare di «crisi del marxismo-leninismo» quando si tratta piuttosto di liberarlo dalle deformazioni passate. G. A. Arbatov ha replicato di non temere la parola crisi: «La crisi è sempre sgradevole, naturalmente, ma non è una catastrofe... il capitalismo ha traversato molte crisi e ne è uscito». L'importante ha detto A. V. Fokin è non appiccicare etichette politiche che blocchino la ricerca, come accadde in passato per la cibernetica o per la biologia avanzata. Purtroppo ancor oggi c'è una disinformazione scientifica grave nei confronti dell'Occidente ha detto A. A. Kokosin che ci ha impedito di sviluppare ricerche avanzate in campi importanti della sociologia come la teoria dell'integrazione, la teoria della comunicazione, la teoria dell'organizzazione. Ha concluso il presidente Marcuk: «In passato siamo, stati realmente vincolati da vari dogmi ha detto e che cosa ci è successo? Abbiamo messo in testa a tutto l'ideologia che la scienza doveva sostenere e legittimare. Bisogna procedere altrimenti: sulla base dei dati della scienza correggere l'ideologia. Questa mi pare è la giusta impostazione del problema. La presente discussione è solo l'inizio di un grande lavoro di ricerca». Era davvero tanto che non si leggevano conclusioni così stringate e così condivisibili. Forse è proprio una completa novità. •