tranquillizzare gli animi con la musica

NELLA SALA D’ATTESA
tranquillizzare gli animi
con la musica
a cura di Claudio Palerma
Direttore editoriale Dental Clinics
Non esistono, in assoluto, musiche belle o brutte: la saggezza
sta nel giusto equilibrio fra tutte,
come sempre a prevalere è il
buonsenso.
La musica è soltanto il filo conduttore che unifica le persone al
di là delle differenze individuali e
culturali.
Certo, la musica è anche un linguaggio e come tale ha una sua
grammatica e una sua sintassi:
per saperla apprezzare, occorre
conoscere gli elementi fondamentali che la distinguono e cioè
il ritmo, il tono, la melodia, l’armonia e il timbro.
Più semplicemente, occorre educare l’orecchio per poter cogliere
le combinazioni degli strumenti
musicali attraverso i quali un
compositore può produrre effetti
psicologici potenti, evocare emozioni e ricordi, suscitare passioni, ondate di aggressività o tranquillizzare gli animi e predisporre alla dolcezza.
Senza l’orecchio preparato, soltanto le frequenze più grossolane agiscono su di noi: come
certa musica da discoteca che
ottunde, o gli inni nazionali che
scatenano l’adrenalina, oppure
la musica dei supermercati, con
effetto ipnotico e rilassante, che
sollecita i clienti a fare acquisti.
La musica è energia e, come ogni
forma di energia, ha una frequenza e una lunghezza d’onda
che agiscono e interagiscono con
gli altri campi magnetici.
Tutti sanno che la musica può
stimolare in noi umori diversi,
ma pochi ancora usano consape-
volmente i suoni per accordarsi
sullo stato d’animo desiderato.
Il ritmo anapestico
interrotto
Non tutta la musica ha effetti
positivi.
Secondo J. Diamond, quando si
ascolta il ritmo anapestico interrotto avviene un fenomeno chiamato switching, e cioè la perdita
del funzionamento simmetrico
dei due emisferi cerebrali, il che
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PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE
comporta stress, abulia, inquietudine, inefficienza.
Il “ritmo anapestico interrotto”,
tipico della musica rock (un
suono breve, un altro suono
breve, uno lungo, una pausa)
secondo i ricercatori è nocivo perché in contrasto con il battito cardiaco e con le pulsazioni delle
arterie.
Secondo Steven Halpern e Louis
M. Savary, i due ricercatori americani autori dello studio, lo stimolo esterno della batteria ha il
sopravvento sul ritmo biologico
naturale e, confondendo il cuore
e il corpo, li indebolisce.
In questo caso, abbassare il volume non basta per evitare questo
fenomeno che crea dipendenza.
Per liberarsi dello switching non
resta che cambiare musica.
Ciò detto, non resta che scoprire
quale sia la “dieta sonora” giusta
per l’azione che vogliamo stimolare in noi.
LA PSICOSINTESI
La psicosintesi è una corrente
psicologica, che si ispira ai principi della psicologia umanistica,
tesa allo sviluppo armonico della
personalità, come totalità biopsico-spirituale, e a favorire un
contatto con i livelli superiori
della psiche.
È un metodo di lavoro concreto
per la conoscenza, la crescita, la
trasformazione personale, in cui
ciascuno, partendo da ciò che è,
ha il potere di attuare le sue
potenzialità individuali, attraverso un lavoro guidato, ma essenzialmente autoformativo.
Il padre della psicosintesi,
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Roberto Assagioli, nel suo saggio
La musica come causa di malattia e
mezzo di cura, scrive che i suoni
possono “rasserenare, allietare,
spianare le fronti corrugate e
obbligare le labbra serrate e contratte ad aprirsi al sorriso”.
Nel suo lavoro, Assagioli indica
gli Autori che ritiene più adatti a
provocare tale effetto: Haydn (Le
sinfonie londinesi), Bach
(Concerti
brandeburghesi),
Mozart (Piccola serenata notturna), Vivaldi (Le quattro stagioni),
Strauss (Racconti dei boschi di
Vienna e Sul bel Danubio blu),
Respighi (I pini di Roma) e poi
Corelli, Rossini, Schubert, Chopin
e certa musica religiosa che risveglia la scintilla spirituale in ognuno di noi.
terapeutiche della musica, suggerisce
alcuni brani musicali per far sbollire la rabbia: l’ouverture
dell’Egmont di Beethoven, l’ultimo movimento della Quinta
sinfonia di Cajkovskij, il Concerto
n. l per pianoforte di Brahms e
quasi tutte le opere di Aleksandr
Nikolaevic Skrjabin.
Alcuni ospedali hanno adottato
con successo l’uso della musica
rilassante per ridurre lo stress,
alleviare il dolore e rendere più
umana l’atmosfera che si respira
nelle corsie.
Si utilizza musica di compositori
classici: dai soliti Bach, Cajkovskij
e Haydn, a William Walton, Ralph
Vughn Williams, Benedetto
Marcello, Debussy, Massenet,
Britten e Vivaldi.
Un altro ricercatore, Hal A.
Lingennan, nel suo libro Le energie
La ricercatrice Helene Bonny,
dopo 15 anni di ricerche, ha
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dimostrato che questo genere di
musica riduce il battito cardiaco
dei pazienti; le valutazioni psicologiche, inoltre, hanno rivelato
un effetto positivo sulla depressione e sull’ansia e persino una
diminuzione del dolore.
Anche la musica popolare come
gli spiritual, e le nuove sonorità
(newage) possono elevare la condizione del corpo, della mente e
dello spirito dell’ascoltatore.
In effetti la struttura di questa
musica è propria di una sonorità
priva del pathos che di solito
completa la costruzione armonica delle normali melodie.
Ma è proprio l’assenza di ritmo
una delle prerogative che impedisce all’ascoltatore di essere
coinvolto da pulsazioni primarie
e conferisce al suono un senso di
completa assenza di temporalità.
Un ultimo tipo di musica, sicuramente ideale per la diffusione in
uno studio odontoiatrico, è quella solamente strumentale, su
tutte quella con il pianoforte.
Maestro di questa musica è lo
statunitense David Lanz: invitiamo a gustare il suo album
Nightfall, pubblicato nel 1984.
Ascoltandolo si ha l’impressione
del lento calar delle ombre su
strade sempre più deserte.
Nelle sue armonie, ricche di
colori variegati, si riconoscono i
grandi Autori del secondo
Ottocento, soprattutto Ravel.
Sono brani fluidi e lievi, affidati a
una tecnica semplice ma perfetta, che trasmette un piacevole
senso di orizzonti sfumati, di tramonti impalpabili, di colori
tenui, di odore di rugiada.
Un altro pianista che sa “suonare” la pioggia e il tramonto è l’inglese Michael Jones: in After the
rain senti le foglie che si staccano dai rami e lentamente si
posano sui prati.
Un’artista di origine italiana,
Suzanne Ciani, fa uso sapiente
del contrappunto per amplificare
arie classicheggianti e felici
intuizioni melodiche.
In Pianissimo, uno dei suoi
album più noti, la sofisticata
compositrice esegue, al pianoforte a coda, alcuni brani che
incantano per i suoni rotondi e
levigati.
Per non parlare di Giovanni
Allevi che nel suo brano Come
sei veramente, anche in versione
orchestrale, coniuga magistralmente dolcezza e vigore con
sonorità davvero da pelle d’oca.
Se poi nella sala di aspetto, si
riesce a creare un’atmosfera
ancor più coinvolgente grazie
all’abbinamento della musica
con immagini della natura (tramonti, vedute dal cielo di pianure, foreste, animali, farfalle o
immagini della terra riprese dai
satelliti) il rapimento e l’estasi di
chi assiste è assicurata.
Provare per credere!
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