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In alcuni paesi esistono tradizioni che riguardano diversi aspetti
della vita femminile estremamente discriminatori nei confronti
delle bambine o che si configurano come vere e proprie forme
di violenza come le mutilazioni genitali femminili, il matrimonio
precoce o la schiavitù sessuale legata alla religione.
Matrimonio precoce
Età del matrimonio
Pratiche tradizionali
prima di 15 anni
prima di 18 anni
Niger
36%
75%
Bangladesh
32%
66%
Ciad
29%
68%
R. Centroafricana
29%
68%
Mozambico
21%
56%
Eritrea
20%
47%
Guinea
20%
63%
18%
47%
Sierra Leone
18%
44%
Etiopia
Anno 2014
Amnesty International
Coordinamento Bambini/Minori
India
16%
41%
Nigeria
16%
39%
Ogni anno circa 10 milioni di bambine e ragazze con meno di
18 anni vengono costrette a sposarsi. Tra le ragazze che hanno
un’età compresa tra i 20 e i 24 anni, circa 64milioni si sono
sposate prima di aver compiuto i 18 anni.¹ Alto è anche il numero delle spose bambine al di sotto dei 15 anni.
I dati riportati qui a fianco sono tratti dal rapporto dell’Unicef,
The State of the World’s Chidren 2013, sono riferiti al periodo
2002-2011 e considerano le giovani donne tra i 20 e i 24 anni.
Nel grafico sono indicati i 10 paesi con il più alto numero di
matrimoni al di sotto dei 15 anni.
Il fenomeno dei matrimoni precoci riguarda i paesi dell’Asia
meridionale (il 46% delle ragazze si è sposata prima di aver
compiuto 18 anni). Ma il fenomeno è ampiamente diffuso anche nell’Africa sub-sahariana (37%), in America latina e nei
Caraibi (29%), in Medio-oriente e in Nord Africa (17%), in
Asia orientale e il Pacifico con il 18% (ma il dato non comprende la Cina). I matrimoni precoci violano i diritti fondamentali delle bambine e delle adolescenti, costringendole ad
assumersi le responsabilità legate al matrimonio (vita sessuale, maternità, doveri domestici) senza avere una maturità adeguata. Questi matrimoni sono di fatto imposti perché
anche se le bambine li accettano non sono consapevoli delle
loro implicazioni o non hanno la forza di opporsi ad abitudini consolidate. Le gravidanze precoci mettono a rischio la loro
vita e la loro salute. Ogni anno muoiono circa 50.000 ragazze
tra 15 e 19 anni per complicazioni legate alla gravidanza e al
parto. Le ragazze tra i 10 e i 14 anni di età hanno probabilità
5 volte maggiori - rispetto alle ragazze tra 20 e 24 anni - di
morire durante la gravidanza e il parto.² A causa delle dimensioni troppo piccole del bacino, il parto può procurare lesioni
gravi e permanenti come la fistola ostetrica, una lacerazione
che mette in comunicazione la vagina con la vescica o il retto. I
disturbi legati a questa patologia provocano ostracismo sociale e le ragazze che ne soffrono sono spesso abbandonate dalle
famiglie. I bambini nati da matrimoni precoci hanno maggiori
probabilità di nascere morti o di morire nel primo mese di vita.
Le spose bambine hanno livelli di istruzione molto bassi e sono
più vulnerabili ad abusi e violenze. Inoltre le donne che si sposano giovanissime accettano più facilmente la violenza domestica. Studi regionali mostrano che il 67% delle ragazze che
si sono sposate prima dei 15 anni in Benin giustificano i maltrattamenti da parte del partner in alcune situazioni. Lo stesso
vale per il 62% delle indiane e per il 64% delle ragazzine turche. La situazione cambia tra le ragazze che si sono sposate
in età più matura (dopo i 26 anni): solo il 42% delle donne del
Benin, il 40% delle indiane e il 36% delle turche crede che il
marito possa picchiare la moglie. ³
I numeri
dell’infanzia negata
Più di 1 donna su 3 nel
mondo in via di sviluppo
è sposata o ha iniziato
a convivere prima dei
18 anni.
Almeno 50.000 ragazze
tra i 15 e i 19 anni
muoiono a causa di
complicazioni durante
la gravidanza e il parto.
Nel mondo, 6 milioni
e mezzo di bambini tra
i 5 e i 14 anni lavorano
come domestici in case
private. Il 71% sono
bambine.
Schiavitù sessuale legata a pratiche religiose
¹
Fonte
Terres des Hommes,
La condizione delle bambine
e delle ragazze nel mondo,
2012, Dossier Indifesa,
ottobre 2012, scaricabile
all’indirizzo www.indifesa.
org/dossier-indifesa/
²
Fonte
Unicef: www.unicef.
it/doc/4190/giornatainternazionale-dellebambine-stop-aimatrimoni-precoci.htm
³
Fonte
Dossier Indifesa già citato
4
Fonte
Antislavery International,
Women in ritual slavery:
Devadasi, Jogini and
Mathamma in Karnataka
and Andhra Pradesh,
Southern India, 2007. Il
rapporto è scaricabile al
sito www.antislavery.org
In alcune zone del Ghana, ma anche del Benin, Togo e Nigeria
è presente una forma di schiavitù sessuale chiamata trokosi.
Trokosi in lingua ewe significa “sposa schiava” (Kosi) del “dio”
(Tro). Il fenomeno coinvolge giovani donne, ma più spesso
bambine di 4-5 anni che vengono portate ai santuari del dio
Tro, una delle divinità del sistema religioso vudù, per espiare
colpe commesse dalla famiglia, anche in un lontano passato:
debiti, omicidi, furti ecc. Le trokosi passano tutta la loro vita nei
santuari, a lavorare i campi dei sacerdoti del dio Tro e quando
diventano più grandi ne diventano le concubine. La vita delle
trokosi è un’esistenza di stenti: non possono cibarsi di quello che coltivano, vengono spesso picchiate e possono riconquistare la loro libertà solo in tarda età. È difficile quantificare
quante siano attualmente le trokosi, forse circa 30.000.
In Ghana dove il fenomeno è più diffuso questa pratica è vietata per legge dal 1998. Tuttavia lo Speciale Rapporteur sulla
violenza contro le donne delle Nazioni Unite, che è stato in
missione in Ghana nel luglio 2007, nel suo rapporto scrive che
se pur in diminuzione, questa pratica continua ad esistere e
che vi sono almeno 23 santuari nella regione del Volta e 3 nella
regione di Accra (Greater Accra) che accettano trokosi. Esiste
un movimento per liberare le donne trokosi che riunisce donne, associazioni per i diritti umani e organizzazioni cristiane,
che hanno ottenuto la liberazione di oltre 2000 schiave trokosi
negoziando accordi individuali con le comunità santuario.
Una pratica analoga alla trokosi è la devadasi dal sanscrito
“deva” (dio/divinità) e “dasi” (servitore) che viene praticata
tra gli indù nel sud dell’India e in Nepal, nonostante i tentativi
dei governi di porvi fine. Le devadasi appartengono in genere a
famiglie povere o della casta più bassa. Anche in questo caso
le ragazze vengono dedicate alle divinità e coinvolte in matrimoni ritualistici con gli dei. In genere diventano concubine di
un protettore (Malik), ma possono avere relazioni con più uomini. Sono costrette a lavorare per guadagnare denaro, ma non
avendo alcun tipo di istruzione, non hanno molte possibilità
di mantenersi e, se il protettore non provvede loro, possono
essere coinvolte anche temporaneamente nella prostituzione.
Secondo dati governativi, nel 2007, le ragazze coinvolte erano
circa 40.000.4 In Nepal questa pratica prende il nome di “deukis”. In questo caso per espiare le loro colpe, le famiglie ricche
possono addirittura “comprare” ragazze povere da offrire al
tempio. Le deukis sopravvivono grazie alle offerte che vengono
date ai templi e alla prostituzione. Vi è infatti la convinzione
che avere rapporti sessuali con loro cancelli ogni colpa e porti fortuna. Il numero di deukis è abbastanza incerto, dato che
questa pratica è abolita per legge dal 1990, potrebbero essere
dalle 2.000 alle 30.000.
Gli articoli 1, 2, e 3 della Convenzione
sul consenso al matrimonio, sul
limite di età per il matrimonio e sulla
registrazione dei matrimoni, del 1964,
affermano:
1. Nessun matrimonio verrà contratto
legalmente senza il pieno e libero
consenso delle due parti, consenso
che dovrà essere personalmente
espresso da loro [...] come prescritto
dalla legge.
2. Gli Stati parte della presente
Convenzione [...] fisseranno limite
minimo di età per sposarsi (“non
inferiore a 15 anni”, secondo le
raccomandazioni non vincolanti che
accompagnano questa Convenzione).
Nessun matrimonio verrà contratto
legalmente da persone che abbiano
un’età inferiore a questa, fatti salvi i
casi nei quali un’autorità competente
abbia concesso una deroga relativa
all’età, a fronte di valide ragioni e
nell’interesse dei futuri sposi […]
L’articolo 16.1 della Convenzione
sull’eliminazione di ogni forma di
discriminazione contro le donne , del
1979, sancisce l’uguaglianza tra uomo
e donna, attribuendo loro: (a) Pari
diritto di contrarre matrimonio; (b)
Pari diritto di scegliere liberamente
uno sposo o sposa e di contrarre
matrimonio esclusivamente con il
proprio libero e pieno consenso; […]
L’articolo 16.2 afferma: La promessa
di matrimonio ed il matrimonio di un
bambino non hanno validità giuridica,
e saranno adottate tutte le misure
necessarie, compresi atti legislativi,
per stabilire un’età minima per il
matrimonio.
L’articolo XXI della Carta africana sui
diritti ed il benessere del bambino, del
1990, recita:
Sono proibiti il matrimonio dei
minori e la promessa di matrimonio
di bambini e bambine, e verranno
adottate azioni efficaci, compresi
atti di legge, per fissare a 18 anni il
limite minimo d’età per contrarre
matrimonio.
Fonte Digest Innocenti, Il matrimonio precoce,
Firenze, 2011.
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