Lezioni di storia della logica: Gargnano, 26-31 agosto 2013 Massimo Mugnai Scuola Normale Superiore, Pisa e-mail: [email protected] Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 1 / 119 LA MATEMATIZZAZIONE DELLA LOGICA. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 2 / 119 logica e matematica nell’antichità e nel medioevo Aristotele: Organon Euclide: corpus degli Elementi Megarico- stoici (Filone, Crisippo, ecc.) Commentatori Logica e matematica (geometria) come 2 discipline distinte. In particolare nel medioevo. calculatores arti del trivio: Grammatica, Retorica, Dialettica; arti del quadrivio: Aritmetica, Geometria, Astronomia, Musica. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 3 / 119 Sebbene gli autori scolastici individuino prevalentemente nella logica lo standard di rigore dimostrativo, non mancano, durante il medioevo, coloro che si ispirano, invece, alla matematica. Nel secolo XII vi sono addirittura dei teologi che si prefiggono di elaborare una teologia rigorosa, le cui forme di argomentazione siano esemplate sui trattati di geometria dell’epoca (una sorta di theologia more geometrico demonstrata). In un periodo nel quale si cerca di dare alla teologia un’impronta matematica, è curioso che ben pochi si pongano il problema dei rapporti tra logica e matematica, tanto più che proprio la logica conosce, nell’epoca medievale, una fioritura straordinaria. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 4 / 119 Per quanto singolare ciò possa sembrare, affinché i rapporti tra logica e matematica vengano posti all’ordine del giorno, bisogna attendere all’incirca la seconda metà del secolo XVI. Prima di questa data, col tramonto della scolastica e l’affermarsi dell’Umanesimo, si diffonde, nella cultura europea, una generale diffidenza verso la logica. Alla logica delle scuole si tende a contrapporre la retorica e, con la riscoperta dei testi della tradizione euclidea, si indica nella matematica (nella geometria) il vero esempio di rigore dimostrativo. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 5 / 119 G. Savonarola, Compendium logicae, in Scritti filosofici, vol. I, Roma, 1982, 3 [seconda metà sec. XV]: “Io, dunque, [. . . ] stabilii di raccogliere in un unico testo, brevemente, in modo chiaro e facile, secondo il costume dei matematici [more mathematico], tutta la dialettica, basandomi su quanto detto dai più eccellenti tra gli uomini.” G. Saccheri, Logica demonstrativa, Torino, 1697, 10: “[. . . ] quando dico ‘logica dimostrativa’, vorrei si pensasse alla geometria, a quel severo metodo di dimostrazione, che si limita ad assumere pochi principi primi e non ammette nulla di non chiaro, di non evidente, di non esente da dubbio [. . . ]” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 6 / 119 Mutamento di prospettiva Jacob Pelletier (1515-1582): “I dialettici chiamano ‘dimostrazione’ un sillogismo produttivo di conoscenza, tale cioè che conclude a partire da premesse dimostrate, ma ciò trae la propria origine dalla geometria. O meglio: ogni dimostrazione che ci conduce alla verità ha carattere geometrico. Com’è stato detto ottimamente, non saremmo capaci di distinguere il vero dal falso se prima non fossimo stati familiari con Euclide.”1 1 Pelletier 1557, p. 12 Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 7 / 119 A cominciare dal secolo XVI, seconda metà, logica e matematica cominciano ad avvicinarsi secondo due prospettive: si ha un ‘movimento’ della logica verso la matematica’; si ha un ‘movimento’ della matematica verso la logica. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 8 / 119 Movimento della logica verso la matematica Nella seconda metà del secolo XVI vedono la luce alcune opere che sollevano in maniera esplicita il problema se la logica tradizionale, di impianto aristotelico-scolastico, sia adeguata a svolgere le dimostrazioni matematiche: Commentarius de certitudine mathematicarum disciplinarum [Commentario sulla certezza delle discipline matematiche] di Alessandro Piccolomini, edito a Venezia nel 1565; Analyseis Geometricae sex librorum Euclidis [Analisi geometriche dei primi sei libri di Euclide] di Conrad Dasypodius e Christian Herlinus, edito nel 1566. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 9 / 119 Alessandro Piccolomini si muove nell’orbita della scuola aristotelica di Padova, mentre Dasypodius (latinizzazione di Rauchfuss è un editore degli Elementi euclidei e di scritti di Erone (a lui si deve, tra l’altro, la costruzione dell’orologio astronomico della cattedrale di Strasburgo, ispirata da un progetto ricavato da Erone); Christian Herlinus è il maestro di Dasypodius e a lui si deve l’analisi logica dei libri primo e quinto degli Elementi. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 10 / 119 Secondo Piccolomini, lo strumento logico più potente, quella che la tradizione aristotelica chiama ‘dimostrazione per eccellenza’ [demonstratio potissima], non può essere applicato alla matematica. Per Piccolomini, la matematica deriva la propria certezza non dalla forza delle dimostrazioni logiche, bensı̀ dalla natura peculiare degli oggetti intorno ai quali verte. Tali oggetti sono ‘prodotti dell’immaginazione’ e non sono reali. Chiaramente, questa posizione implica una forte divisione tra logica e matematica. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 11 / 119 John Wallis, 1616-1703 Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 12 / 119 Wallis difende la tesi opposta a quella di Piccolomini: gli oggetti della matematica SONO astrazioni, ma ciò non implica che siano meri prodotti dell’immaginazione o finzioni. Accetta la distinzione tra una dimostrazione sillogistica, che procede dalle cause [demonstratio potissima] e una dimostrazione sillogistica che muove dagli effetti, ammettendo che in matematica non tutti i generi di dimostrazione partono dalle cause. Ciò, tuttavia, non implica che tutte le dimostrazioni matematiche procedano soltanto dagli effetti. Wallis osserva che numerose dimostrazioni matematiche hanno una struttura complessa e sono un misto di dimostrazioni dalle cause e dimostrazioni dagli effetti. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 13 / 119 Dasypodius e Herlinus Dasypodius e Herlinus cercano di rendere esplicita la struttura logica di ciascuna dimostrazione degli Elementi, a partire dal primo problema del primo libro, per finire con l’ultimo teorema del libro VI. La ‘logica’ impiegata da D e H è costituita da un corpo dottrinale centrale rappresentato dalla sillogistica aristotelica, al quale sono stati aggiunte regole e principi della tradizione stoica (del calcolo enunciativo: per es. modus ponens, legge di contrapposizione, ecc). D e H costituiscono il primo tentativo nella cultura occidentale di mostrare che la logica tramandata dalla tradizione scolastica è adeguata a riprodurre le dimostrazioni euclidee. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 14 / 119 Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 15 / 119 Ch. Clavio 1612, I, 28 “Tutte le altre proposizioni, non solo di Euclide, ma anche di tutti gli altri matematici non si analizzano altrimenti. Tuttavia, i matematici non tengon conto di questa risoluzione nelle loro dimostrazioni, in quanto possono dimostrare ciò che si propongono, in modo più breve e più facile[. . . ]” possibilità ‘di fatto’; possibilità in linea di principio Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 16 / 119 Vagetius Johannes Vagetius (1633–1691) aggiunse una prefazione all’edizione del 1681 della Logica Hamburgensis di Joachim Jungius (1587-1657), nella quale discute in dettaglio la proposta di D e H, rilevando una peculiare mancanza nelle loro dimostrazioni. D e H non riconoscono il carattere autonomo, e perciò non sillogistico, di inferenze che implicano relazioni e operazioni sulle relazioni. Esempio: ‘Se a è padre di b, allora b è figlio di a’ (inversione di relazione) Necessità di esprimere la quantità del predicato. NB. Vagetius è corrispondente di Leibniz e manterrà con questi rapporti di amicizia. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 17 / 119 Inferenza dal caso retto al caso obliquo (Jungius 1957, 115-16) Grammatica est ars Ergo: Qui discit grammaticam discit artem La grammatica è un’arte; Dunque: Colui che impara la grammatica impara un’arte Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 18 / 119 L’influenza di D e H si estende fino alla seconda metà del secolo XIX Ch. Wolff, Mathesis Universalis William Hamilton, On the Study of Mathematics as an Exercise of Mind, 1836 A. De Morgan, (1806-1871) [vari testi sul sillogismo] Problema delle inferenze sillogistiche con relazioni. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 19 / 119 Dalla matematica verso la logica Thomas Hobbes (1588-1679), Computatio sive logica: “Con ‘ragionamento’ io intendo un calcolo [computatio]. Calcolare significa raccogliere la somma di più cose aggiunte l’una all’altra oppure, se si detrae una cosa dall’altra, conoscere quel che rimane. Quindi ragionare è il medesimo che addizionare e sottrarre, e se poi qualcuno vi aggiungesse moltiplicare e dividere, non mi opporrei, dal momento che la moltiplicazione equivale all’addizione di termini uguali, e la divisione alla sottrazione di termini uguali tante volte quanto è possibile. Ogni ragionamento, quindi, si riduce a due operazioni dell’animo, l’addizione e la sottrazione .” Antecedenti: Pietro Ramo (1515-1572) - sillogismo e calcolo. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 20 / 119 Francois Viète (1540–1603) Con la cosiddetta speciosa generalis, Viète mostrò che si possono eseguire calcoli che implicano quantità operando su lettere dell’alfabeto e ottenendo un alto livello di generalità. L’uso di lettere venne percepito al tempo come qualcosa che assimilava l’algebra a una specie di linguaggio artificiale, un linguaggio particolarmente adatto a esprimere argomentazioni logiche rigorose. Cominciò cosı̀ a farsi strada l’idea che fosse possibile esprimere in forma algebrica alcune operazioni logiche fondamentali. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 21 / 119 A. Arnauld e P. Nicole, La logique ou l’art de penser, 1662 Con la pubblicazione del libro di Arnauld e Nicole si afferma una concezione generale di idea o concetto destinata a dominare per oltre due secoli nell’ambito della cultura occidentale. Intorno a tale concezione si organizzano vari tentativi di ricondurre la logica a un calcolo di tipo matematico. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 22 / 119 A. Arnauld e P. Nicole, La logique ou l’art de penser, 1662 Idee e concetti sono distinti in semplici o composti: i semplici sono ‘afferrati’ con un atto di intuizione e non sono suscettibili di definizione (nel senso classico di definizione mediante genere e differenza specifica); i complessi, vengono intesi come collezioni o insiemi di note concettuali. Ciascuna idea complessa viene concepita come un contenitore, nel quale sono riposte tutte e sole le idee che la compongono; ciascuna idea componente (parte) ‘inerisce’ alla, oppure è contenuta nella, idea composta. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 23 / 119 Arnauld e Nicole, [1662] 1981, 59 “Chiamo comprensione dell’idea gli attributi che essa racchiude e che non possono esserle tolti senza distruggerla. La comprensione dell’idea di triangolo, per esempio, racchiude estensione, figura, tre linee, tre angoli e l’uguaglianza di questi tre angoli a due a due, ecc. Chiamo estensione dell’idea i soggetti ai quali quest’idea conviene, quelli che vengono anche chiamati gli ‘inferiori’ di un termine generale che, rispetto ad essi, è chiamato ‘superiore’, come l’idea del triangolo in generale si estende a diverse specie di triangoli.” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 24 / 119 Jacob Bernoulli, 1685: Parallelo tra il ragionamento logico e quello algebrico Esistono 2 tipi fondamentali di idee: idee di cose; idee di quantità. Le idee di cose sono designate mediante parole, mentre quelle di quantità mediante lettere (algebra). Due tipi di operazioni: somma di idee di ‘cose’ (espressa dalla congiunzione ‘et’)/ somma algebrica (‘+’) per quantità; sottrazione di idee di ‘cose’: ‘uomo - animale’ = ‘razionale’/ stesso segno per quantità. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 25 / 119 Jacob Bernoulli, 1685: Parallelo tra il ragionamento logico e quello algebrico Idee come agglomerati, raccolta di concetti, designate mediante lettere; parallelo tra operazioni: ‘et’/ ‘+’; sottrazione (‘meno’)/‘-’; proposizioni/eguaglianze I I proposizioni affermative/eguaglianze proposizioni negative/ disuguaglianze; Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 26 / 119 Jacob Bernoulli, 1685: Parallelo tra il ragionamento logico e quello algebrico Secondo Bernoulli, non appena la mente concepisce accordo o disaccordo tra due idee, forma una proposizione mediante le due particelle ‘è’ e ‘non è’, come in ‘uomo è animale’, ‘uomo non è pietra’. Bernoulli cerca di stabilire un parallelo anche tra uguaglianze e proposizioni, ma si rende conto che nel caso di una proposizione affermativa non si ha corrispondenza con un’uguaglianza: nel caso di ‘uomo è animale’ non si ha ‘uomo = animale’. Esempio di Bernoulli: nel caso di ‘rubare è peccato’, il predicato non esaurisce completamente il soggetto, poiché nel concetto del soggetto è incluso il peccato e “qualcosa in più’. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 27 / 119 B. distinge 2 tipi di predicazione 1 essenziale; 2 accidentale. (1) è espressa mediante una relazione tra concetti; (2) richiede una quantificazione su individui. “[. . . ] se diciamo ‘l’uomo è peccatore’, ‘l’uomo è sapiente’, sembra che intendiamo dire che l’uomo in quanto uomo è peccatore e sapiente, cioè che il concetto di uomo include la dottrina e il peccato, il che è falso. Perciò, aggiunti i segni di universalità e particolarità, siamo soliti distribuire il soggetto negli individui che vi corrispondono, dicendo: ‘Ogni uomo è peccatore’, ‘qualche uomo è sapiente’.” Che ogni uomo è peccatore, significa che Pietro, Paolo e tutti gli individui umani restanti sono infetti dal peccato, non che il concetto di peccato inerisce essenzialmente al concetto di uomo. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 28 / 119 Concetti fondamentali B. afferma la superiorità dell’algebra rispetto alla logica; stabilisce un confronto fra operazioni logiche e algebriche; considera concetti (idee) come collezioni di note concettuali, alle quali corrisponde una collezione di cose o enti individuali; concepisce la relazione che sussiste tra una parte di un concetto e l’intero concetto come una relazione di ‘inerenza’ (il concetto corrispondente al termine ‘animale’ è contenuto nel concetto corrispondente a ‘uomo’) Arnauld: comprensione ed estensione. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 29 / 119 Tentativi di assiomatizzazione: Fabry, Saccheri Honore´ Fabry (1607–1688) e Gerolamo Saccheri (1667– 1733), entrambi gesuiti mostrano la volontà di stabilire una connessione tra logica e matematica. Fabry distingue la logica, che appartiene alla filosofia, dalla matematica, che determina uno specifico dominio scientifico e subordina entrambe alla metafisica, in quanto scienza suprema. La metafisica, infatti, indaga i principi dai quali tutte le scienze dipendono. La logica è più generale della matematica e penetra tutte le scienze, in quanto tutte le scienze hanno bisogno di eseguire dimostrazioni di qualche sorta. Al tempo stesso, la logica si subordina all’aritmetica (necessità di trovare tutte le combinazioni). Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 30 / 119 Padre Honoré Fabry SJ Esponente autorevole della Compagnia di Gesù, entrò nel noviziato ad Avignone nel 1626 e prese gli ordini nel 1635. Si occupò di matematica, fisica e astronomia, oltre che di filosofia e teologia. Accusato di essere filo-cartesiano difese la concezione copernicana e Galileo: la seconda edizione del suo Apologeticus fu messa all’indice ed egli fu imprigionato nelle prigioni del Vaticano. Oltre che in rapporti personali con Gassendi, fu corrispondente di Descartes, Mersenne, Leibniz e molti altri filosofi e scienziati del tempo. Le disavventure con le gerarchie ecclesiastiche non gli impedirono di diventare un influente consigliere di papa Clemente IX. Matematico di un certo valore, ebbe tra i suoi allievi l’astronomo Jean-Dominique Cassini (1625-1712) e il matematico Philippe de La Hire (1640-1718). Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 31 / 119 Philosophiae Tomus primus, qui complectitur scientiarum Methodum sex Libris explicatam: Logicam Analyticam, duodecim libris demonstratam, et aliquot controversias logicas, breviter disputatas, Auctore Petro Mosnerio Doctore Medico, cuncta excerpta ex praelectionibus R. P. Hon. Fabry, Soc. Iesu, Lugduni, Sumptibus Ioannis Champion, in foro Cambii, 1646. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 32 / 119 Sulle proposizioni e il tempo “La proposizione Pietro corre, asserita nell’istante A è equivalente [aequipollens] a Pietro corre ora, cioè nell’istante A: ovvero, questo predicato inerisce al soggetto nell’istante A; quando però è asserita nell’istante B, è equivalente a Pietro corre nell’istante B, e cosı̀ non è la medesima, dal momento che non ha il medesimo predicato. Correre nell’istante A e correre nell’istante B sono infatti predicati diversi [. . . ]” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 33 / 119 Fabry è il primo caso a me noto di logico che pubblica una tavola di verità in un libro a stampa!! Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 34 / 119 Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 35 / 119 logica naturale e arificiale Fabry adotta una distinzione, piuttosto comune al tempo, tra 1 logica naturale 2 logica artificiale (1) coincide con la facoltà di ragionare e concerne gli usi delle inferenze nella vita quotidiana; (2) determina le regole delle inferenze valide. (2) non considera “come la nostra mente opera”: in quanto disciplina che si propone di studiare le forme più astratte del pensiero, può essere assimilata all’algebra. Perciò deve avere struttura assiomatica, come la geometria. Partendo da una classificazione di relazioni basilari tra termini, sviluppa una nozione di conseguenza fondata su queste relazioni. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 36 / 119 Saccheri Logica demonstrativa Possiamo pensare la Logica demonstrativa come divisa in 2 parti: Una prima, nella quale viene abbozzato un sistema assiomatico per derivare teoremi e ricavare i modi validi della sillogistica classica; Un seconda nella quale si cerca di ricavare i modi validi senza l’ausilio di un postulato assunto nella parte precedente Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 37 / 119 Assiomi + Postulato Assiomi: La stessa cosa non può simultaneamente essere e non essere. Questo assioma è comune a tutte le scienze [. . . ] Qualsiasi cosa è o non è. Anche questo assioma è comune a tutte le scienze [. . . ] Postulato: “Viene postulato che non tutti i termini siano pertinenti per sequela reciproca o ripugnanza, ma che alcuni siano termini superiori e inferiori, che alcuni, inoltre, siano impertinenti. Ciò risulta palesemente vero; ma poiché non può essere provato, almeno dalla logica, per procedere scientificamente deve essere postulato.”2 2 LD, p. 22 Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 38 / 119 relazioni fra i termini “Se poi due termini comuni vengono comparati fra loro, si dicono impertinenti quelli nessuno dei quali implica o esclude l’altro, come bianco e caldo; sono detti pertinenti per ripugnanza quelli dei quali uno esclude l’altro, come bianco e nero; sono denominati pertinenti per sequela quei termini dei quali uno implica l’altro, come animale e sensibile. Inoltre, tutti i termini pertinenti per ripugnanza si escludono reciprocamente. Se infatti bianco esclude nero, a sua volta nero escluderà bianco, altrimenti nero potrebbe stare con bianco e perciò, contro l’ipotesi, anche bianco con nero. Al contrario, tra i termini pertinenti per sequela vi sono quelli pertinenti per sequela reciproca e per sequela non reciproca. I termini che si implicano reciprocamente, come animale e sensibile si dicono pertinenti per sequela per antonomasia.” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 39 / 119 relazioni fra i termini “Fra quelli di cui uno solo implica l’altro, si chiama inferiore il termine che implica e superiore il termine implicato; pertanto, uomo sarà termine inferiore e animale termine superiore, in quanto uomo implica animale, mentre non vale il viceversa: animale non implica uomo. Vi è anche una seconda nozione di termine inferiore e superiore: si dice, infatti, termine superiore quel termine che si predica di tutti quelli di cui si predica l’inferiore e in più di altri ancora; si dice invece inferiore quel termine che si predica soltanto di alcuni di quelli di cui si predica il superiore. In verità, le due nozioni date concordano; infatti, il termine implicato e non implicante sarà sempre più esteso rispetto al termine implicante e non implicato; e il termine implicato e non implicante potrà essere predicato di tutti quelli di cui si predica il termine implicante e non implicato, e inoltre di altri ancora.” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 40 / 119 il postulato e CM Il postulato sulla natura dei termini e i loro rapporti reciproci è indispensabile per dimostrare asserzioni negative riguardo ai modi sillogistici (per dimostrare, per esempio, che nella prima figura la premessa minore non può essere negativa). Il ricorso al postulato, tuttavia, può essere evitato facendo uso di un meccanismo logico peculiare, che consente di dimostrare la verità di una determinata proposizione a partire addirittura dalla sua negazione: “Procederò nel modo seguente. Assumerò il contraddittorio delle proposizioni da dimostrare e, a partire da esso, dedurrò la tesi in maniera ostensiva e diretta.” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 41 / 119 “Questa procedura dimostrativa la utilizzarono Euclide nella proposizione 12 del libro 9; Teodosio nella proposizione 12 del libro 1 delle Sferiche; Cardano nella proposizione 201 del libro 5 sulle Proporzioni (Cardano fu biasimato da Clavio, nello scolio successivo alla proposizione 12 del libro 9 di Euclide, per essersi vantato di aver scoperto prima di tutti questo modo di dimostrare).” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 42 / 119 Gerolamo Cardano (1501-1576), De proportionibus: “Non ho scritto questa proposizione perché fosse di grande importanza, bensı̀ per il modo della dimostrazione. A considerarla attentamente, infatti, ci si rende conto che da un opposto, cioè che l’arco di cerchio è maggiore dei lati del triangolo, mostro con una dimostrazione diretta, non con una che porta all’assurdo, che l’arco stesso è minore dei lati del triangolo; e ciò non è mai stato fatto da alcuno, anzi sembra semplicemente impossibile. Ed è la cosa degna di maggior meraviglia che sia stata scoperta dalla fondazione del mondo, dimostrare cioè qualcosa dalla sua negazione, con una dimostrazione che non conduce a un assurdo e in modo tale che non si possa svolgere quella dimostrazione se non ricorrendo proprio all’ipotesi che è contraria alla conclusione, come se qualcuno dimostrasse che Socrate è bianco perché è nero, e non si potesse dimostrarlo in altro modo [. . . ]” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 43 / 119 In forma implicativa 1 2 3 (¬α → α) → α [CM]; ((α → α) ∧ (¬α → α)) → α [Distinzione dei casi]; (¬α → (α ∧ ¬α)) → α [Assurdo] Fabio Bellissima - Paolo Pagli, Consequentia Mirabilis. Una regola logica tra matematica e filosofia, Firenze, Olschki, 1996. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 44 / 119 “Se qualche sillogismo costruito in una certa maniera non conclude correttamente, nessun altro sillogismo costruito similmente concluderà in ragione della forma.” (Lemma) “Di conseguenza, riterrò provato sufficientemente che, per esempio, il modo IA non conclude correttamente in prima figura, se avrò dimostrato che qualche sillogismo cosı̀ costruito non conclude correttamente nella detta figura.” (Corollario) Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 45 / 119 1 2 3 Ogni sillogismo in prima figura avente la premessa maggiore universale e la minore affermativa (=M) è un sillogismo valido (= P); [A(MP)] Nessun sillogismo con premesse AE in prima figura [=S] è un sillogismo in prima figura avente la premessa maggiore universale e la minore affermativa (= M); [E(SM)] Dunque: Nessun sillogismo con premesse AE in prima figura [=S] è un un sillogismo valido (=P); [E(SP)] A(MP), E(SM) ` E(SP) Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 46 / 119 Stabilita la conclusione 3), si distinguono due casi: 1 Si accetta la conseguenza. Poiché 1) e 2) sono vere, dal momento che dal falso può seguire il vero, ma non viceversa, dal vero il falso, si ammette che anche 3) sia vera; ma 3) non è altro che l’enunciato di quanto si voleva dimostrare. Per via del lemma e del corollario si è cosı̀ dimostrato che nessun sillogismo di prima figura con premessa minore negativa è valido. 2 Si nega la conseguenza. Si nega cioè che vi sia inferenza o passaggio logico dall’antecedente costituito dalle premesse, alla conclusione del particolare sillogismo considerato. Quest’ultimo, però, è un’istanza di un modo di prima figura con premesse AE, dunque, per il lemma e il corollario, segue che nessun sillogismo di prima figura con premessa minore negativa è valido. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 47 / 119 Secondo la sintetica conclusione di Saccheri: “Pertanto, o concedi o neghi la conseguenza. Se la concedi, si è ottenuto quel che si voleva. Se la neghi, allora la concedi [. . . ]”. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 48 / 119 Johann Andreas Segner (Pressburg 1704 – Halle 1777 Specimen logicae universaliter demonstratae: impiego di lettere latine maiuscole: A, B, C . . . per denotare idee o concetti; relazione binaria di ‘contenimento’ di un’idea nell’altra; operazione di composizione tra idee (giustapposizione): ‘AB’ riconosce esplicitamente che la giustapposizione è idempotente: “La composizione dell’idea di un soggetto con se stessa non può produrre niente di nuovo; usa ‘AxB’ per indicare che alcuni determinati A sono B e che alcuni determinati B sono A; ‘Ogni A è B’ = ‘Ogni idea che contiene l’idea A contiene l’idea B’; ‘Qualche A è B’ = ‘Qualche idea, ecc.’ Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 49 / 119 Johann Heinrich Lambert (1728–1777); Daniel Bernoulli (1700–1782) Lambert fa riferimento a una concezione intensionale analoga a quella indicata da Jacob Bernoulli e, tipicamente, incontra difficoltà con le operazioni inverse (sottrazione!) Daniel Bernoulli sviluppa una concezione estensionale e propone chiaramente una sistematica quantificazione del predicato (es.: ‘Tutti gli A sono alcuni B’) Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 50 / 119 Christian Wolff (1679–1754), Philosophia Rationalis sive Logica, 1735, 272 All’interno di una concezione della logica piuttosto tradizionale, Wolff si pone domande generali di carattere meta-teorico, concernenti proprietà globali del sistema logica che ha elaborato: §544. Propositio, quae demonstrari potest, vera est. [. . . ] §545. Ad verum a falso discernendum regulae logicae sufficiunt.’ Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 51 / 119 Sviluppo in parallelo, a partire dal secolo XIX (seconda metà) di due processi: sviluppo dell’algebra; processo di ‘rigorizzazione’ dell’analisi. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 52 / 119 La disputa sulla priorità Nella seconda metà del secolo XVII si ha la scoperta del calcolo infintesimale. Ai primi del Settecento, un’aspra disputa circa la priorità della scoperta divampa in Europa, coinvolgendo i due scopritori, Newton e Leibniz, i quali, tuttavia, (come è stato ormai accertato) erano giunti indipendentemente l’uno dall’altro ai medesimi risultati. Una conseguenza della disputa sarà l’arroccamento della maggioranza dei matematici del Regno Unito in difesa dell’approccio analitico proposto da Newton, fondato su una concezione ‘geometrico-dinamica’ (cinematica) delle grandezze. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 53 / 119 Le nozioni di flussione e di fluente erano due concetti centrali dell’approccio newtoniano: ‘fluente’ indica una grandezza capace di variare con continuità, ‘flussione’ designa la velocità con cui varia la grandezza in questione. Leibniz, per parte sua, aveva fatto ricorso a un diverso approccio, dando luogo al metodo e alla notazione tuttora in uso nel calcolo differenziale. A seguito della disputa, mentre nel Regno Unito i matematici continuavano a rimanere legati alla notazione newtoniana, sul continente (soprattutto in Francia e Germania) si diffondeva la notazione leibniziana, più facile da usare e svincolata dall’interpretazione di tipo fisico-cinematico, propria dell’approccio di Newton. Ciò aveva posto i matematici del Regno Unito in una posizione di relativo isolamento, che si era fatta particolarmente pesante agli inizi del secolo XIX, quando una serie di iniziative aveva dato impulso a un deciso mutamento di prospettiva. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 54 / 119 Robert Woodhouse (1773-1827) Insegnante di matematica a Cambridge, nei Principles of Analytical Calculation (1803) illustrò e difese il sistema notazionale leibniziano in analisi e pose l’accento sull’importanza delle dimostrazioni formali nel giustificare la validità dei procedimenti matematici. L’esistenza di una dimostrazione era garantita dalla fondamentale convenzionalità della matematica: se il sistema dei simboli con i quali opera il matematico sono di sua invenzione, allora non possono esserci in esso né paradossi né misteri inesplicabili. L’idea della convenzionalità della matematica, sottintendeva implicitamente la distinzione tra un sistema di regole e procedimenti puramente formali, da un lato, e le possibili interpretazioni di tale sistema, dall’altro. Veniva indebolita, in tal modo, la convinzione che il sistema di regole puramente convenzionali, costituito dalla matematica, avesse un’interpretazione ‘naturale’ privilegiata. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 55 / 119 George Peacock (1791-1858) Nel Treatise on Algebra (1830; seconda edizione ampliata in 2 volumi: 1842-1845), si propone di fornire una sistemazione della teoria dei numeri complessi e di quelli negativi ricorrendo a una trattazione rigorosamente logica, di tipo assiomatico, che gli valse l’appellativo di ‘Euclide dell’algebra’. Nel Treatise Peacock due tipi di algebra: aritmetica e simbolica. L’algebra aritmetica è una trattazione astratta dell’aritmetica, nella quale i segni di operazione indicano le medesime operazioni dell’algebra aritmetica, senza però tender conto delle restrizioni sotto le quali le operazioni sono valide nell’algebra aritmetica. Cosı̀, la sottrazione a − b, mentre vale nell’algebra aritmetica sotto la condizione a ≤ b, nell’algebra simbolica vale senza questa restrizione, e diventa perciò sempre eseguibile. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 56 / 119 Principio di permanenza L’estensione delle operazioni dell’algebra aritmetica all’algebra simbolica è attribuita da Peacock a quello che egli denomina principio di permanenza delle forme equivalenti, secondo il quale in algebra sussiste una fondamentale uniformità delle operazioni, indipendentemente dal dominio di enti matematici ai quali le operazioni sono applicate. Alla base dell’applicazione del ‘principio di permanenza’, Peacock pone una distinzione tra l’assunzione di una regola di operazione e la definizione dell’operazione stessa. I risultati dell’addizione e della sottrazione, per esempio, sono ottenuti prescrivendo certe regole di esecuzione delle operazioni, non ricavandoli dalla definizione delle operazioni, che per Peacock hanno il significato attribuito loro nell’algebra aritmetica. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 57 / 119 William Rowan Hamilton (1805-1865) Il ‘principio di permanenza’ fu ridimensionato dalla scoperta, compiuta nel 1843 da Hamilton, di un’algebra di quadruple di numeri (i ‘quaternioni’), nella quale non vale la proprietà commutativa del prodotto. Il risultato di Hamilton venne reso pubblico l’anno successivo, tuttavia l’idea che potesse esistere una pluralità di algebre era stata avanzata anche da Augustus De Morgan (1806-1871) nel saggio On the Foundation of Algebra del 1843. Ciò mostra che la scoperta di Hamilton si situa in un clima culturale diverso, rispetto a quello che dominava nel Regno Unito agli inizi dell’Ottocento: un clima meno chiuso e più disposto ad accogliere contributi innovatori. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 58 / 119 Charles Babbage (1791-1871) e John Herschel (1792-1871) Nel 1812 Babbage e Herschel fondano a Cambridge, con Peacock e altri colleghi, l’Analytical Society. L’Analytical Society promosse incontri tra i soci, conferenze pubbliche e discussioni su argomenti di matematica e si incaricò della traduzione in lingua inglese (a opera degli stessi Babbage, Herschel e Peacock) del Traité du calcul différentiel et du calcul intégral (1799), un testo introduttivo del matematico francese Sylvestre-François Lacroix (1763-1843). Per merito anche dell’Analytical Society, in poco meno di un ventennio, nelle università del Regno Unito la notazione differenziale sostituı̀ progressivamente quella newtoniana, e intorno alla metà del secolo si poteva affermare che i matematici europei fossero tornati a parlare una medesima lingua. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 59 / 119 Duncan F. Gregory (1813-1844) Fondatore nel 1838, con Richard Ellis, del “Cambridge Mathematical Journal”. Gregory elaborò una concezione dell’algebra intesa come “la scienza che tratta della combinazione di operazioni definite non dalla loro natura, vale a dire da ciò che esse sono o fanno, ma dalle leggi di combinazione alle quali le operazioni sono soggette.” Uno dei punti centrali di questa concezione era il cosiddetto “principio di separazione dei simboli di operazione da quelli di quantità”, già impiegato dal matematico francese François- Joseph Servois (1767-1847) e da Herschel. La separazione dei simboli esprimenti quantità da quelli esprimenti operazioni consentiva una considerazione astratta delle operazioni e delle loro proprietà, indipendentemente dal particolare dominio di enti ai quali le operazioni si applicavano. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 60 / 119 Duncan F. Gregory, Examples of the Process . . . , Cambridge, 1846, 237 “Nell’algebra ordinaria ci sono numerosi teoremi i quali, benchè apparentemente provati come veri soltanto per simboli rappresentanti numeri, ammettono un’applicazione molto più estesa. Questi teoremi dipendono soltanto dalle leggi di combinazione alle quali sono sottoposti i simboli, e sono perciò veri per tutti i simboli che sono soggetti alle medesime leggi di combinazione, quale che possa essere la loro natura. Le leggi con le quali abbiamo a che fare in questo caso sono poche di numero, e possono essere enunciate nella maniera seguente. Poniamo che a, b rappresentino due operazioni, e u, v due soggetti sui quali esse operano; allora le leggi sono: 1 ab(u) = ba(u) 2 a(u + v) = a(u) + a(v) 3 am · an · u = am+n · u” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 61 / 119 1 2 3 ab(u) = ba(u) a(u + v) = a(u) + a(v) am · an · u = am+n · u La prima di queste eleggi è chiamata legge commutativa e i simboli ad essa soggetti sono chiamati simboli commutativi. La seconda legge è chiamata distributiva, e i simboli ad essa soggetti sono chiamati simboli distributivi. La terza legge è una legge di combinazione non tanto dell’operazione denotata da a, quanto piuttosto dell’operazione eseguita su a, che è indicata dall’indice aggiunto ad a.” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 62 / 119 George Boole (1815-1864) Boole pubblicò due testi che si riveleranno fondamentali per il processo di matematizzazione della logica: The Mathematical Analysis of Logic (1847) e The Laws of Thought (1847). La spinta a comporre il primo dei due lavori, come egli stesso ammise, gli venne dalla disputa sulla cosiddetta ‘quantificazione del predicato’ che, in quegli stessi anni, era divampata tra il matematico Augustus De Morgan (1806-1871) e il filosofo scozzese William Hamilton (1788-1856). Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 63 / 119 George Boole (1815-1864) Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 64 / 119 Boole pubblicò due testi che si riveleranno fondamentali per il processo di matematizzazione della logica: The Mathematical Analysis of Logic (1847) e The Laws of Thought (1847). La spinta a comporre il primo dei due lavori, come egli stesso ammise, gli venne dalla disputa sulla cosiddetta ‘quantificazione del predicato’ che, in quegli stessi anni, era divampata tra il matematico Augustus De Morgan (1806-1871) e il filosofo scozzese William Hamilton (1788-1856). Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 65 / 119 La disputa riguardava chi per primo, tra De Morgan e Hamilton, avesse sostenuto, contrariamente al parere di Aristotele, che negli enunciati categorici tradizionali era legittimo esprimere la quantità del predicato, oltre a quella del soggetto. La quantificazione del predicato portava ad accettare come logicamente ammissibili enunciati del tipo: “Tutti gli uomini sono alcuni animali”. Nonostante che un’analoga concezione si trovasse già in autori del passato (Leibniz, Jungius), e anche in alcuni contemporanei (in Outline of a new System of Logic di George Bentham); e sebbene fosse evidente che De Morgan era giunto ad essa per vie indipendenti, rispetto a Hamilton, questi accusò De Morgan di plagio. Di conseguenza, in Gran Bretagna si creò un caso intorno a una questione di argomento logico e ciò contribuı̀ ad accrescere l’interesse per la disciplina. Da tale clima Boole ricevette lo stimolo a “riprendere il filo quasi dimenticato di precedenti indagini.” 3 3 G. Boole, L’analisi matematica della logica, Milano, Boringhieri,1993, p. 3. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 66 / 119 Nell’Analysis Boole distingue l’interpretazione dei simboli impiegati nel calcolo dalle leggi che, di quei medesimi simboli regolano la combinazione; e afferma che l’interpretazione quantitiva dei simboli (mediante numeri o grandezze geometriche) non è l’unica possibile. I simboli possono essere usati per designare in modo altrettanto legittimo operazioni logiche o concetti generali (classi di oggetti qualsiasi). Proprio siffatta peculiarità, sostiene Boole, sanziona l’avvenuta evoluzione della matematica da ’scienza della quantità a scienza della qualità’. Cosı̀, Boole difende la tesi secondo la quale è un fatto puramente accidentale che la matematica abbia avuto fino al suo tempo un’interpretazione meramente quantitativa. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 67 / 119 “Il fatto che alle forme esistenti di analisi sia attribuita un’interpretazione quantitativa è il risultato delle circostanze da cui quelle forme sono state determinate, ma non si deve farne una condizione universale dell’analisi. Appunto sulla base di questo principio generale io mi propongo di fondare il calcolo logico e pretendo per esso un posto tra le forme riconosciute di analisi matematica, indipendentemente dal fatto che, per quanto concerne il suo oggetto e i suoi strumenti, esso deve per il momento rimanere isolato.” 4 4 G. Boole, L’analisi matematica della logica, Milano, Boringhieri,1993, p. 6. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 68 / 119 La riconduzione della logica nell’ambito di una trattazione algebrica estende la sfera delle applicazioni della matematica: il calcolo logico diventa un particolare settore della matematica applicata. Coerentemente con questa impostazione, Boole, anche nelle successive Leggi del pensiero (1854), tiene distinte logica e matematica. Rispetto all’Analysis, tuttavia, sottolinea con maggior enfasi il ruolo del linguaggio nella determinazione delle leggi logiche. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 69 / 119 La matematica, secondo l’impostazione di The Laws of Thought, offre gli strumenti d’indagine e l’apparato simbolico per studiare le leggi logiche fondamentali, ovvero quelle che regolano le operazioni in virtù delle quali si svolge il ragionamento. In primo luogo, viene il ‘ragionamento’, il naturale svolgersi dei processi razionali. Il linguaggio e l’introspezione sono i due mezzi che consentono di scoprire e far venire alla luce distintamente le operazioni eseguite nel corso del ragionamento. La struttura matematica fornisce, infine, la possibilità di indicare con simboli alcuni processi mentali e di definire il comportamento dei simboli in base a leggi, che presiedono allo svolgersi delle operazioni mentali. La logica è perciò una scienza descrittiva: fondandosi, al pari di ogni altra scienza empirica, sull’osservazione, analizza le forme attraverso l’applicazione di strumenti matematici. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 70 / 119 L’osservazione, tuttavia, non conduce alle leggi logiche mediante generalizzazione induttiva, come accade per altre scienze empiriche, come la fisica. Basta la considerazione di un solo esempio, affinchè l’intelletto ricavi la legge nella sua generalità. Boole considera le leggi logiche come ‘leggi del pensiero’: esse hanno a che fare col modo in cui è costituita la nostra mente. Dal momento, però, che non sono determinate mediante induzione, non sono esposte al rischio di fallire e cosı̀ la loro necessità è salva. Gli errori di ragionamento sono causati dai limiti intrinseci alle nostre capacità, sono dovuti all’applicazione delle leggi, non alla loro natura intrinseca. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 71 / 119 D’altra parte, proprio la possibilità di dare forma matematica alle ‘leggi del pensiero’ permette (se non altro, in linea di principio) uno studio astratto di logiche diverse da quella che possediamo (Boole fa l’esempio di una logica a tre valori). Tali logiche sarebbero per noi non concepibili, nel senso che non potremmo immaginare quali sarebbero i procedimenti mentali di esseri che avessero la mente strutturata in armonia con esse. Potremmo tuttavia studiarle come meri oggetti matematici. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 72 / 119 Boole adopera i simboli x, y, z . . . per designare i singoli atti di scelta con i quali la mente umana seleziona da un determinato dominio di oggetti, la classe di quelli che sono x, di quelli che sono y, e cosı̀ via. Questa capacità di formare classi è il fondamento medesimo della logica: Ciò che rende possibile la logica è l’esistenza, nella nostra mente, di nozioni generali: la nostra capacità di concepire una classe e designare con un nome comune gli individui che ne sono membri. 5 5 G. Boole, L’analisi matematica della logica, Milano, Boringhieri,1993, p. 6. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 73 / 119 Boole definisce quindi le seguenti operazioni, che si applicano ai simboli di classi: prodotto: xy, indicante la classe degli oggetti che sono sia in x sia in y ; somma: x + y, indicante la classe degli oggetti che sono x oppure y ma non entrambi. La somma corrisponde all’uso esclusivo della disgiunzione e ammette un’operazione inversa: la sottrazione, che Boole designa ricorrendo al segno di sottrazione ‘-’. Col numero ‘1’ egli indica la totalità di tutte le cose alle quali si possono applicare gli atti di scelta (l’universo di discorso, totalità che nell’Analysis viene assunta come fissa, mentre in The Laws of Thought (accettando un suggerimento di De Morgan) è considerata variabile. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 74 / 119 col simbolo 1 - x B. indica la classe di tutte le cose che non sono x, ovvero il complemento di x; x = y indica che le classi x e y sono uguali (sono costituite dagli stessi elementi); ‘0’ designa l’atto di selezione al quale corrisponde la classe vuota. Definiti i simboli fondamentali e le operazioni principali del calcolo (introdotta la relazione di identità), Boole fissa quindi tre leggi, che ritiene sufficienti per le basi del calcolo: Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 75 / 119 “Le leggi che abbiamo enunciato in forma simbolica, 1 x(u + v) = xu + xv 2 xy = yx 3 xn = x sono sufficienti per le basi del calcolo. Dalla prima di esse risulta che i simboli elettivi sono distributivi, dalla seconda che sono commutativi; proprietà, queste, che posseggono in comune con i simboli di quantità, e in virtù delle quali tutti i processi dell’algebra ordinaria sono applicabili al presente sistema. Il solo assioma implicito in quest’applicazione è il seguente: operazioni equivalenti, compiute su soggetti equivalenti, producono risultati equivalenti. La terza legge (3) la chiameremo legge degli indici. Essa è tipica dei simboli elettivi e vedremo che è di grande importanza nel metterci in grado di ridurre i nostri risultati a forme interpretabili.” 6 6 G. Boole, L’analisi matematica della logica, Milano, Boringhieri,1993, p. 6. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 76 / 119 La terza legge, che Boole chiama ‘legge degli indici’, è considerata la legge caratteristica, sulla quale poggia l’intero sistema (in The Laws of Thought la stessa legge è espressa come xx = x). La struttura algebrica cosı̀ costruita è un sistema astratto, suscettibile di differenti interpretazioni: i ‘simboli elettivi’ del sistema (le variabili) possono essere interpretati come classi di enti qualsiasi, oppure si può attribuir loro un valore numerico. In quest’ultimo caso, date le restrizioni imposte dalla legge degli indici, gli unici valori che possono essere impiegati sono ‘0’ e ‘1’. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 77 / 119 Tipico del sistema booleano è il procedimento per sviluppare una data funzione logica f(x), f(x, y), ecc., sviluppo che Boole concepisce in analogia con la serie di Maclaurin per lo sviluppo di f(x) secondo potenze crescenti di x. L’analogia è del tutto estrinseca e ha valore meramente euristico: data, per esempio, la funzione logica f(x,y), se si interpretano x e y come classi, lo sviluppo dà luogo a una disgiunzione delle quattro classi che esauriscono l’universo di discorso e che si possono descrivere affermando e negando x e y. Se invece x e y sono interpretati come enunciati, lo sviluppo dà luogo a una disgiunzione di membri che esaurisce tutti i possibili stati di verità e falsità in cui si può trovare una coppia di enunciati: xy+x(1-y)+(1-x)y+(1-x)+(1-y) = 1. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 78 / 119 G. Boole, Indagine sulle leggi del pensiero, Torino, Einaudi, 1976, 101. “a) Ai simboli che si impiegano per esprimere i dati si deve assegnare un’interpretazione ben definita, e le leggi di combinazione di questi simboli devono essere correttamente determinate da tale interpretazione. b) I processi formali di soluzione o dimostrazione devono essere condotti, dal principio alla fine, in osservanza a tutte le leggi stabilite nel modo sopra indicato, senza prendere in considerazione la questione dell’interpretabilità dei risultati particolari ottenuti. c) Il risultato finale dev’essere interpretabile formalmente, e dev’essere effettivamente interpretato in accordo con quel sistema d’interpretazione che è stato impiegato per esprimere i dati.” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 79 / 119 Gli sviluppi dell’algebra della logica: William S. Jevons; Charles S. Peirce William S. Jevons (1835-1882), logico ed economista, allievo di De Morgan, nel saggio intitolato Pure Logic, or Logic of Quality apart from Quantity (1864), sebbene reputi eccessivamente ‘matematizzante’ il punto di vista di Boole, introduce nel calcolo modifiche che ne semplificano le procedure. Due tra le modifiche più importanti (tra loro collegate) sono l’eliminazione dell’operazione inversa rispetto alla somma e l’interpretazione della somma come non esclusiva. Quest’ultima modifica permette di estendere il principio di idempotenza alla somma logica, stabilendo un’ evidente simmetria col prodotto: aa = a, a+a = a. Consente, inoltre, di derivare importanti teoremi che rendono più agevole il calcolo, come le cosiddette leggi di assorbimento: a+(ab) = a e a(a+b) = a. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 80 / 119 Charles Sanders Peirce (1839-1914) Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 81 / 119 Qualche anno dopo la pubblicazione della Pure Logic di Jevons, Peirce proponeva in un saggio sull’algebra di Boole (On an Improvement in Boole’s Calculus of Logic (1867)) l’adozione della somma logica non esclusiva e avanzava l’esigenza di ‘depurare’ il calcolo booleano dal ricorso a un uso non sempre motivato di strumenti e metodi dedotti dalla matematica. Tra il 1687 e i primi del Novecento, Peirce si occupò intensamente di logica, sviluppando una trattazione algebrica dei termini relativi (termini implicanti relazioni) e individuando una nutrita serie di teoremi per il calcolo delle classi, che Ernst Schröder riprenderà nelle Vorlesungen [Lezioni]. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 82 / 119 A partire dal 1870, Peirce introduce nei saggi sul calcolo logico il segno ‘≺’ per indicare la relazione di inclusione tra classi. Circa dieci anni dopo, impiegherà il medesimo segno per indicare sia l’inclusione tra classi sia l’implicazione tra enunciati, in maniera da sviluppare, contemporaneamente al calcolo delle classi, un vero e proprio calcolo degli enunciati. A questo proposito è degno di nota il fatto che Peirce fissa un insieme di assiomi per la logica enunciativa e propone di valutare gli enunciati composti attribuendo in maniera puramente combinatoria i valori vero e falso agli enunciati componenti. Egli applica in modo sistematico la tecnica delle ‘tavole di verità per determinare se certi enunciati sono logicamente validi o no. Resosi conto che, in molti casi, a causa della complessità della formula da esaminare, procedendo in modo diretto si devono affrontare calcoli piuttosto complicati da maneggiare, Peirce arriva a proporre un meccanismo di valutazione basato sul tentativo di falsificare la formula in questione. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 83 / 119 Data, per esempio, la formula: (x≺y)≺{(y≺z)≺(x≺z)}, nella quale ‘≺’ va letto come un condizionale materiale, questa risulterà falsa, se (x≺y) (l’antecedente) è vero e {(y≺z)≺(x≺z)} (il conseguente) è falso. Se il conseguente è falso, allora devono verificarsi le condizioni seguenti: 1 (y≺z) = 1 2 (x≺z) = 0 3 x = 1 4 z = 0. Sostituendo i valori di ‘x’ e di ‘z’ in, rispettivamente, ‘(x≺y)’ e ’(y≺z)’, si ottiene: (1≺y) e (y≺0) le quali, però, “non possono esser soddisfatte entrambe”. Dunque, la formula non potendo essere falsificata, è logicamente vera. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 84 / 119 In altri termini: Se l’antecedente di (x≺y)≺{(y≺z)≺(x≺z)}, è vero e il conseguente falso (per ipotesi), e vale (1≺y), allora dev’essere y = 1. Cosı̀, però, poiché z = 0 in (y≺z), se {(y≺z)≺(x≺z)} dev’essere falso, y non può essere = 1 nell’antecedente. Si avrebbe, infatti: {(1≺0)≺(1≺0)} e 0≺0 è = 1, contro l’ipotesi. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 85 / 119 Non tutti gli scritti logici di Peirce furono editi mentre questi era in vita. Tra i saggi pubblicati postumi, merita di essere ricordato un breve scritto del 1880, nel quale vengono espressi mediante un unico connettivo (‘né. . . , né. . . ’) tutti i connettivi del calcolo enunciativo classico; un risultato analogo sarà ottenuto nel 1913 da Henry M. Sheffer.7 Peirce si impegnerà, inoltre, con notevole intensità nella costruzione e nello studio di grafi per rappresentare enunciati, inferenze e operazioni logiche complesse, che ricorrono anche a quantificatori. 7 Cfr. H. M. Sheffer, On a Set, etc. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 86 / 119 Friedrich Wilhelm Karl Ernst Schröder (1841-1902) Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 87 / 119 Matematico tedesco, insegnante dal 1876 al 1902 presso la Technische Hochschule di Karlsruhe, è colui che sistema e porta a compimento l’algebra della logica del secolo XIX. I tre monumentali volumi delle sue Vorlesungen über die Algebra der Logik [Lezioni sull’algebra della logica], furono pubblicati a Lipsia, rispettivamente, nel 1890 (calcolo delle classi), nel 1891 (calcolo enunciativo) e nel 1895 (calcolo dei relativi; ma la pubblicazione di parti inedite proseguı̀ dopo la morte dell’autore, fino al 1905). Le Vorlesungen sono una raccolta completa dei principali risultati ottenuti dall’algebra della logica nei circa cinquant’anni successivi alla comparsa dell’opera di Boole. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 88 / 119 Animato dal desiderio di conferire un solido fondamento alla fisica e all’intero ambito delle scienze della natura, Schröder vede nella logica, e in quella che chiama ‘algebra assoluta’, intesa come una teoria generale delle connessioni, la base di tutte queste discipline. La logica, secondo Schröder, ha il compito di indagare le regole, la cui applicazione ci permette di conoscere la verità. Oggetto della logica è il pensiero in quanto ha come fine la conoscenza; l’algebra, a sua volta, ha tra i propri compiti quello di indagare le proprietà strutturali della logica: sotto questo aspetto, la logica è una disciplina subordinata all’algebra. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 89 / 119 Nello scritto Über die formalen Elemente der Absoluten Algebra [Sugli elementi formali dell’algebra assoluta] (1874), la concezione dell’algebra assoluta di Schröder risente dell’influenza che su di lui aveva esercitato la prospettiva combinatoria avanzata da Carl Friedrich Hindenburg (1741-1808). Altri autori che ebbero un ruolo importante nella formazione delle idee di Schröder furono Martin Ohm (1792-1872) e i fratelli Grassmann: Hermann Günther (1809-1877) e Robert (1815-1901). Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 90 / 119 Ohm Ohm, nel primo volume del Versuch eines vollkommen consequenten Systems der Mathematik [Ipotesi per un sistema matematico perfettamente coerente] (1822) aveva distinto, come farà in seguito Boole, l’aspetto quantitativo da quello qualitativo della matematica, e aveva impiegato nel calcolo simboli che designavano operazioni mentali. Inoltre, nella seconda parte del saggio Der Geist der mathematischen Analysis [Lo spirito dell’analisi matematica] (1862), aveva legato strettamente l’analisi matematica alla logica, presentando l’attività di calcolo come fondata non su grandezze o numeri, bensı̀ su ‘forme’, ovvero su operazioni. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 91 / 119 Grassmann Schröder aveva stretti rapporti personali con Hermann Grassmann ed era familiare con le prospettive filosofiche e con i risultati presenti sia nell’Ausdehnungslehre [Teoria dell’estensione] (1862), sia nel Lehrbuch der Arithmetik [Manuale di aritmetica] (1861), scritto in collaborazione col fratello Robert. In Hermann Grassmann, Schröder trovava una distinzione delle scienze in ‘reali’, concernenti l’essere, e ‘formali’, che studiano i principi generali del pensiero; e trovava una teoria astratta delle connessioni delle loro proprietà. Attraverso Robert Grassmann, Schröder veniva a contatto con un vasto e ambizioso progetto per la costruzione di una dottrina del pensiero, capace di determinare le leggi, o forme, del ragionamento scientifico che rimangono identiche per tutti gli uomini. Nel tentativo di realizzare questo progetto, Robert Grassmann aveva costruito, per vie del tutto indipendenti, un sistema logico affine a quello booleano. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 92 / 119 Schröder Nel primo volume delle Vorlesungen, Schröder sviluppa il calcolo delle classi sulla base della relazione di ‘sussunzione’ (inclusione). Date due classi a e b, ‘a=(=b’ significa: la classe a è sussunta o è identica alla classe b. Della relazione di ‘sussunzione’ fissa quindi le proprietà caratteristiche: a=(=a Se a=(=b e b=(=c, allora a=(=c Se a=(=b e b=(=a, allora a=b Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 93 / 119 Sulla base della ‘sussunzione’, dopo aver definito il significato dei simboli ‘1’ (l’universo) e ‘0’ (la classe vuota), Schröder introduce la negazione di una classe, mediante un apice in basso a destra da aggiungere al simbolo della classe da negare; per cui, la negazione di una classe qualsiasi a viene rappresentata come a| . Schröder determina, quindi, i seguenti rapporti tra 0, 1 e la negazione: aa| =(=0 a+a| =(=1 Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 94 / 119 Indipendentemente dall’inclusione, Schröder introduce le operazioni di prodotto e di somma, che rappresenta, rispettivamente, con la giustapposizione di lettere e col segno ‘+’, descrivendone, quindi, le proprietà caratterizzanti: ab = ba a+b = b+a a(bc) = (ab)c a + (b + c) = (a + b) + c a(b + c) = ab + ac a + (bc) = (a + b)(a + c) Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 95 / 119 Un’importante risultato ottenuto da Schröder è l’aver posto in evidenza il carattere duale delle operazioni di prodotto e di somma logica. Date due formule f e g, nelle quali le sole operazioni che compaiono sono la somma, il prodotto logico e la negazione, se in entrambe si scambiano tra loro simultaneamente le occorrenze del prodotto con quelle della somma, si ottengono due formule f’ e g’, che sono ‘duali’ rispetto a f e g. Nel caso che f implichi g, f’ (il duale di f ) implica g’ (il duale di g ), ecc. Le cosiddette ‘leggi di De Morgan’ che , come abbiamo visto, erano note fin dal medioevo, sono un tipico esempio di comportamento duale di congiunzione e disgiunzione: ‘non(p e q)’ equivale a ‘non-p o non-q’; ‘non(p o q)’ equivale a ‘non-p e non-q’ (per ‘p’ e ‘q’ enunciati qualsiasi). Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 96 / 119 All’algebra delle relazioni Schröder attribuisce un ruolo fondante in rapporto alla costituzione di una lingua universale (‘pasigrafia’), mutuato direttamente da Leibniz. Per costruire una lingua scientifica che fosse al di sopra delle peculiarità linguistiche nazionali, Schröder riteneva necessaria la costruzione di una ‘filosofia esatta’, che avrebbe dovuto avere come momento essenziale lo studio dei relativi. Nel terzo volume delle Vorlesungen, Schröder introduce le operazioni sulle relazioni e ne studia le proprietà più rilevanti. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 97 / 119 L’inserimento della dottrina delle relazioni nel programma per la costruzione della lingua universale fa sı̀, tuttavia, che Schröder abbia scarso interesse per la definizione di una struttura assiomatica per il calcolo dei relativi. Di conseguenza, l’opera di Schröder soffre, sotto questo punto di vista, di scarsa selettività: come osserverà Peirce, Schröder deriva una gran quantità di teoremi e svolge complesse dimostrazioni, senza un criterio che ne specifichi l’importanza e i reciproci rapporti all’interno del sistema. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 98 / 119 Altre figure di rilievo nel panorama degli algebristi della logica del secondo Ottocento, sono John Venn (1834-1923) e Hugh McColl (1837-1909). Venn, insegnante di logica e scienze morali presso l’Università di Cambridge, propose una tecnica di utilizzo di diagrammi che, estendendo i metodi di Euler, permette di ottenere una rappresentazione geometrica delle relazioni tra le classi e tra gli enunciati. Nella Symbolic Logic (1881) egli fornı̀, inoltre, un’interessante traccia storica degli sviluppi della logica fino alla seconda metà dell’Ottocento. McColl, laureatosi presso l’Università di Londra, insegnò per lungo tempo in una scuola francese a Boulogne-sur-Mer. Riteneva che la logica dovesse trovare il proprio fondamento nella teoria degli enunciati, piuttosto che nella teoria delle classi e, a partire dalla fine degli anni Settanta, sviluppò un sistema logico nel quale teorizzava il ricorso a un condizionale diverso dall’usuale condizionale ‘filoniano’ o ‘materiale’. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 99 / 119 Se si prendono in esame gli scritti logici di Leibniz e i suoi progetti per la costruzione dell’arte caratteristica universale, è facile rendersi conto che in essi coesistono due modi diversi di concepire la logica. Da un lato si ha una prospettiva di tipo combinatorio, per cui, dato un insieme di simboli, si procede a ‘manipolarli’ mediante operazioni ben definite, avendo di mira fondamentalmente il risultato finale, in evidente affinità col punto di vista algebrico; dall’altro, ci si imbatte continuamente nella dichiarazione secondo la quale in una dimostrazione tutto deve essere specificato nei minimi dettagli in modo rigoroso, senza salti e senza affidarsi a espressioni delle quali non si controlla il significato. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 100 / 119 Ciascuna di queste prospettive sottintende un differente rapporto tra logica e matematica: la prima implica un assorbimento della logica nella matematica, la seconda, attraverso il concetto di dimostrazione rigorosa, conferisce una preminenza alla logica rispetto alla matematica. Nel momento in cui, nella seconda metà dell’Ottocento, il sogno leibniziano di ‘matematizzare’ la logica viene realizzato, è come se questi due differenti punti di vista assumessero vita propria, concretizzandosi in due distinti progetti, che sono portati avanti, rispettivamente, da George Boole e da Gottlob Frege (1848-1925). Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 101 / 119 Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 102 / 119 Per Boole, anche se l’ultima opera che stava progettando, rimasta inedita allo stadio di abbozzo, testimonia il desiderio di esprimere in linguaggio ordinario, non matematico, i risultati delle proprie ricerche, la logica va considerata come un ramo della matematica applicata; per Frege, la matematica (l’aritmetica e tutte le parti della matematica che si mostrino riducibili all’aritmetica) non è altro, in ultima analisi, che una struttura originata dallo sviluppo, mediante definizioni e teoremi, da nozioni e principi logici fondamentali. Se l’opera di Boole matura e si sviluppa all’interno della tradizione algebrica del Regno Unito, l’opera di Frege si situa al punto culminante di quel processo noto come ‘aritmetizzazione dell’analisi’, che matura sul continente, soprattutto in Germania. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 103 / 119 Nel 1797, con la pubblicazione della Thèorie des functions analytiques contenant le principes du calcul diffèrentiel [Teoria delle funzioni analitiche, contenente i principi del calcolo differenziale], Joseph Louis Lagrange (1736-1813) si aveva un primo tentativo di rendere rigorose le basi del calcolo e di sistemare in modo organico i principi dell’analisi. Sebbene da questo punto di vista non comportasse risultati definitivi, l’opera di Lagrange aveva il merito di cercare di connettere gli sviluppi dell’analisi matematica con i fondamenti dai quali era stata generata e di far valere una forte esigenza di chiarezza relativamente a tali fondamenti. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 104 / 119 Agli inizi dell’Ottocento, il decisivo affermarsi, in matematica, di un più elevato livello di rigore e il consolidarsi di un atteggiamento di diffidenza nei confronti del ricorso all’intuizione, condizionano in maniera decisiva l’indagine relativa ai concetti fondamentali dell’analisi. Testimonianza del diffondersi di questo atteggiamento sono le opere di Karl Friedrich Gauss (1777-1855), del norvegese Niels Henrik Abel (1802-1829) e del francese Augustin-Louis Cauchy (1789-1857), che, nel 1821 col Cours d’analyse tenta di elaborare una teoria generale dei limiti.. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 105 / 119 Da un lato, però, la costruzione di Cauchy si fonda su una nozione, in certo senso, ‘intuitiva’ del sistema dei numeri reali, dall’altro, proprio la mancanza di un’accurata indagine di tale sistema fa sı̀ che, in relazione al concetto stesso di limite, si insinui un vizio di circolarità. Come osserverà in seguito Karl Weierstrass (1815-1897), Cauchy aveva fatto ricorso alla nozione di limite per definire il concetto di numero irrazionale, senza rendersi conto che, a sua volta, la nozione di limite presuppone logicamente proprio quel concetto. Nella seconda metà dell’Ottocento, a circa trent’anni dalla pubblicazione del Cours d’analyse, sarà lo stesso Weierstrass ad avviare, sviluppando i risultati del matematico francese, un programma di rigorizzazione dell’analisi, che si concluderà con i lavori di Georg Cantor (1845-1918) e di Richard Dedekind (1831-1916). Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 106 / 119 Già nel 1859, quando, presso l’Università di Berlino, teneva le lezioni sulla teoria delle funzioni, Weierstrass sottolinea con particolare forza la distinzione fra momento della scoperta e momento della giustificazione. Al ricercatore, egli sostiene, è consentito battere qualsiasi strada; ma quando è in gioco la giustificazione razionale dei risultati ottenuti, allora si deve percorrere l’unica via della fondazione sistematica della teoria. Sulla base di questa assunzione programmatica, il progetto di Weierstrass acquista una fisionomia precisa. Rifacendosi all’opera di Cauchy, Weierstrass ne mette in rilievo la circolarità richiamata sopra, libera l’introduzione dei numeri irrazionali dal riferimento alla geometria e li definisce come aggregati di numeri razionali. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 107 / 119 L’indagine relativa ai fondamenti dell’analisi si configura quindi come la fase conclusiva di un processo di rigorizzazione e strutturazione del sistema dei numeri che era stato avviato tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento con l’interpretazione geometrica dei numeri complessi, e che aveva raggiunto un primo traguardo nel 1843 con la riconduzione dei numeri complessi ai reali ad opera di William Rowan Hamilton. Con la riconduzione della teoria dei numeri reali a quella dei razionali (e quindi, implicitamente, a quella dei naturali) operata simultaneamente da Cantor e Dedekind nel 1872, il programma di aritmetizzazione dell’analisi poteva considerarsi realizzato. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 108 / 119 Il trattamento sistematico della teoria delle funzioni aveva indotto Weierstrass a svolgere un approfondito esame della struttura dei numeri reali. Sulla traccia indicata da Weierstrass, e soprattutto appellandosi alla medesima esigenza di rigore logico che animava quest’ultimo, Cantor e Dedekind avevano elaborato, da prospettive differenti, una fondazione teorica definitiva dei numeri reali, mostrando come il progetto di costruire la matematica sulla base di alcune nozioni fondamentali dell’aritmetica potesse effettivamente realizzarsi. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 109 / 119 Soltanto facendo riferimento a questo peculiare sviluppo della matematica, le concezioni logiche di Frege possono ricevere una luce adeguata e divenire comprensibili nella loro genesi storica. Inserendosi nel processo di rigorizzazione dell’analisi avviato da Weierstrass, Frege concepisce un programma di riduzione ancor più radicale: definire i concetti dell’aritmetica in termini meramente logici e ricondurre quindi le proposizioni aritmetiche a un certo numero di assiomi o proposizioni primitive della logica, facendo uso di determinate regole di inferenza. L’immagine della matematica che corrisponde a siffatta concezione è quella di un edificio avente per base l’aritmetica. Nella misura in cui le parti ‘superiori’ della costruzione possono venir ricondotte al loro fondamento, una volta che quest’ultimo si sia rivelato risolubile in assiomi e definizioni logiche, si è mostrato che l’intera matematica (a eccezione della geometria, che per Frege, come per Kant, è il dominio dei giudizi sintetici a priori, non sia altro che logica applicata. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 110 / 119 Come compito prioritario per l’attuazione di tale progetto, Frege indica la costruzione di uno strumento linguistico che consenta di esprimere in una notazione non equivoca le varie fasi della dimostrazione matematica. Il modello che tiene presente è l’ars characteristica universalis, della quale, però, contesta, sia pure parzialmente, la pretesa universalistica. Limitando il proprio compito alla costruzione di un linguaggio artificiale per la matematica, Frege, rispetto al programma leibniziano, restringe l’ambito dell’arte caratteristica; al tempo stesso, tuttavia, non manca di rilevare il carattere centrale della matematica, rispetto ai domini particolari delle altre scienze, e auspica, proprio sulla base della ‘centralita’ che assumerebbe un linguaggio artificiale per la matematica, un superamento delle divisioni che sussistono tra i linguaggi artificiali delle rimanenti discipline. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 111 / 119 Con il suo primo scritto di logica: Begriffsschrift. Eine der arithmetischen nachgebildete Formelsprache des reinen Denkens [Ideografia. Un linguaggio in formule, modellato su quello dell’aritmetica, per il pensiero puro], edito nel 1879, Frege traccia le linee fondamentali di tale linguaggio, costruendo, sulla base di una notazione simbolica chiara, anche se all’apparenza bizzarra, un sistema formale rigoroso, composto essenzialmente da una serie di proposizioni che sono assunte come primitive (assiomi) e da regole ben specificate per derivare nuove proposizioni da quelle primitive. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 112 / 119 Principali risultati raggiunti da Frege nella Begriffsschrift: Riunificazione sistematica, su un’unica base, della logica degli enunciati promossa dagli stoici e della logica della quantificazione avviata da Aristotele. Sostituzione dell’analisi dell’enunciato in termini di soggetto-predicato con l’analisi funzione-argomento. Costituzione (per la prima volta nella storia della logica) di una teoria coerente della quantificazione. Definizione (conseguente ai risultati menzionati nei due punti precedenti) di uno strumentario adeguato per la trattazione della logica delle relazioni, anche nel caso di quantificatori mescolati a relazioni e nel caso di quantificatori ‘intrecciati’ tra loro. Presentazione di un sistema assiomatico di logica completo e consistente, comprensivo della logica enunciativa, della logica quantificata e della logica quantificata con identità. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 113 / 119 I Principia Mathematica I tre volumi dei Principia Mathematica di Bertrand Russell e Alfred North Whitehead costituiscono un punto di svolta nella storia della logica: pubblicati negli anni compresi tra il 1910 e il 1913, raccolgono e sistematizzano i principali risultati ottenuti nella disciplina a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 114 / 119 Bertrand Russell, 1872-1970 Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 115 / 119 Alfred North Whitehead, 1961-1947 Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 116 / 119 Semplificando in modo radicale, potremmo guardare ai Principia come a un’opera di sintesi ottenuta mettendo insieme la Begriffsschrift di Frege (senza la quantificazione su funzioni, cioè senza il second’ordine); il linguaggio formale proposto da Peano; importanti innovazioni introdotte dalla tradizione algebrica sorta con Boole, De Morgan e Peirce (l’elaborazione di una logica delle relazioni, per esempio); la teoria degli insiemi come era stata sviluppata fino ad allora da Georg Cantor. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 117 / 119 Whitehead-Russell, 1977, p. 11 Nella prefazione ai Principia, Russell e Whitehead riassumono nei termini seguenti il loro debito nei confronti della tradizione precedente: “In fatto di notazione, abbiamo seguito quanto più possibile Peano, integrando la sua notazione, ove ciò si rendeva necessario, con quella di Frege o con quella di Schröder. Gran parte del simbolismo, tuttavia, si è dovuto crearla ex novo, e ciò non tanto perché fossimo insoddisfatti del simbolismo altrui, quanto perché avevamo a che fare con idee mai prima trasposte in simboli. In tutte le questioni di analisi logica, il nostro debito principale è con Frege.” Poco oltre, i due autori riconoscono che, per quel che riguarda l’aritmetica e la “teoria delle serie”, la loro opera “si fonda su quella di Georg Cantor.” Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 118 / 119 Per ciò che concerne gli argomenti strettamente logici, sempre in un’ottica semplificatrice, si può dire che Russell e Whitehead operino in tre direzioni fondamentali: a) depurano e rendono accessibili le scoperte di Frege, esprimendole in un linguaggio più facile a leggersi rispetto a quello fregeano; b) rendono esplicito il senso e le motivazioni di siffatte scoperte; c) integrano i risultati di Frege in un contesto più ampio, saldandoli a un vasto insieme di altri contributi, in modo da dar forma a un corpo dottrinale unitario e organico. In particolare, a chi li assumerà come oggetto di studio, i Principia 1 consentiranno di mettere a fuoco in maniera chiara la distinzione tra logica degli enunciati e logica della quantificazione o dei predicati; 2 forniranno una caratterizzazione precisa della struttura di un sistema formale, permettendo lo sviluppo di indagini che verteranno sulle proprietà globali di siffatti sistemi. Massimo Mugnai (SNS Pisa) Gargnano, Storia della logica agosto 2013 119 / 119