Pieranunzi versus Scarlatti versus Pieranunzi

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NOTE DI SALA
Le note di sala sono state redatte da Silvia Gariglio, giovane laureanda in Musicologia presso la
Facoltà di Musicologia di Cremona, sede distaccata dell'Università degli Studi di Pavia.
Silvia è stata allieva dell’Istituto Musicale nella classe di pianoforte jazz e sta preparando una tesi
sulle strategie compositive e tecniche improvvisative nella musica di Bill Evans.
Questa interessante collaborazione rappresenta il lavoro di stage pre-laurea che viene svolto in virtù
di una convenzione tra l’Università di Pavia e L’Istituto Musicale Città di Rivoli.
In passato sono state frequenti e molto costruttive le collaborazioni con il Dams di Torino per
quanto riguarda l’organizzazione e la comunicazione della stagione RIVOLIMUSICA.
.Concerto numero 1
SABATO 24 OTTOBRE 2009
Pieranunzi versus Scarlatti versus Pieranunzi
"non ti aspettare, che tu sia dilettante o professore,di trovare in queste composizioni un’intenzione
profonda, ma piuttosto un'ingegnosa facezia dell'arte per esercitarti ad un gioco ardito sul
clavicembalo"questo l'avvertimento lasciato da Scarlatti al lettore delle sue sonate del 1738,i famosi
“Essercizi”.
Pieranunzi fa precedere o seguire all’esecuzione letterale le proprie creazioni estemporanee,
evitando ciò che di primo acchito potrebbe apparire naturale per l’ascoltatore e cioè rivisitare in
chiave jazz la musica del compositore napoletano: “Credo che le cosiddette operazioni di
“jazzificazione” siano del tutto fallimentari sia rispetto al jazz sia nei confronti del materiale
classico che si utilizza”.
Nell’intervista rilasciata ad Andrea Scaccia e inclusa nel booklet del CD, Enrico Pieranunzi
racconta: “Ho sempre coltivato il piano classico parallelamente al jazz, due strade che in pubblico
ho però tenuto a lungo separate. Ora, grazie a Scarlatti, sono riuscito a fondere in un unico doppio
discorso le due vie che hanno sempre caratterizzato la mia vita musicale”. “Scarlatti è un musicista
che ho sempre profondamente amato... Potrei elencare molte ragioni per spiegare questa sorta di
“innamoramento”: fantasia formale, vitalismo ritmico, passionalità, mediterraneità. Dentro i suoi
suoni ci sono i colori del nostro cielo e del nostro mare, la voglia di vivere e di amare e lo
struggimento di un attimo…”
Discografia essenziale
Play Morricone - (feat. M.Johnson, J.Baron) Cam Jazz 2001
Pieranunzi plays on Domenico Scarlatti - Cam Jazz 2008
Bibliografia essenziale
“Bill Evans – Ritratto d’artista con pianoforte” Enrico Pieranunzi, Stampa Alternativa,2001
Concerto numero 2
SABATO 31 OTTOBRE 2009
Musica tra le stelle
Ecco il musicista-astronomo, un caso davvero particolare nel mondo del jazz. Angelo Adamo si
divide, appunto, tra la musica e l’astronomia. Scrive su importanti testate scientifiche e
tiene regolarmente conferenze su svariati temi legati alla sfera celeste. Svolge inoltre attività come
vignettista, illustratore e fumettista. “My Foolish Harp”, gioco di parole che dà il titolo al suo cd, è
un album di jazz, diviso fra standard e composizioni originali, scritte dallo stesso Adamo e dai
partner selezionati per l’occasione: il chitarrista Guido Di Leone, il contrabbassista Giuseppe Bassi
e il batterista Alessandro Minetto. “Questo lavoro era in cantiere da tanto tempo”, racconta Angelo
Adamo, “Da quando, molti anni fa, mi capitò di suonare in Calabria con Roberto Ottaviano, il quale
mi mise poi in contatto con altri ottimi musicisti pugliesi. Con alcuni di loro – all’epoca eravamo
tutti poco più che diciottenni – fondai il gruppo Affinity, chiamato così in onore di uno dei più bei
dischi del grande Toots Thielemans, quello registrato con il pianista Bill Evans. E a distanza di tanti
anni, avendo finalmente deciso di fare un disco di standard, ho voluto sfruttare l’occasione per
riunire le persone che più di altre hanno segnato quegli anni in cui la mia carriera professionale
come musicista aveva inizio”.
Discografia essenziale
Film Ciechi, Angelo Adamo quartett, New LM Records; My Foolish Harp, Angelo Adamo, Red Records,
2009
Bibliografia essenziale
“Storie di Soli e di Lune” Angelo Adamo,Giraldi 2009
Concerto numero 3
SABATO 7 NOVEMBRE 2009
“Mamma che cos’è il verde?”
“C’era una volta un prato…e adesso non c’è più!”… “verde”: ecco la vera parola proibita…”non
si può dire”…così mi raccomandava la mamma…”dimentica quella parola, è inutile, non c’è più
niente di quel colore nel nostro mondo…”.
“ ma se è un colore ed è esistito, si può ricreare. Siamo bravi a inventare, no?!”
“Non è così facile. Non era un semplice colore, era prato, foglie, arbusti, era l’ossigeno per
respirare…” …“E’ buffo, no? Abbiamo previsto il futuro così bene che poi, quando il verde è finito
davvero, abbiamo fatto finta di essere meravigliati, che ipocriti!” …
Sono narrate le vicende di un ragazzino che vive in un’epoca futura, forse non troppo lontana, che
ascolta con grande curiosità i racconti degli anziani, di un mondo passato dove il verde esisteva
ancora sulla terra.
Interessante ed inconsueto per il contenuto del testo a sfondo ambientalista e per la strumentazione
usata per il commento sonoro, è uno spettacolo soprattutto educativo. Richiama la sensibilità dei
piccoli ad un maggiore rispetto dell' ambiente in cui viviamo.
Il commento sonoro è affidato oltre che ad un classico pianoforte, ad una serie di strumenti a
percussione ricavati esclusivamente da oggetti di uso quotidiano (lastre metalliche, tubi sonori,lastre
di plexiglass, contenitori di vetro ecc. ecc.)
Discografia essenziale:
"Recitarsonando"Carla Rebora with Sonia Bergamasco – DUCALE s.n.c. and Rai Trade Music Edition
(2004)
Bibliografia essenziale:
L’acqua è vita. Bosnia Nella, Bussolati Emanuela. La Coccinella, 2006
Concerto numero 4
SABATO 14 NOVEMBRE 2009
Il musicista Laureato
31 maggio 1809, Franz Joseph Haydn muore nella sua casa di Vienna, durante l’occupazione
Napoleonica. Egli godeva ormai di una stima universale. Il Generale Francese Conquistatore fece
schierare, davanti alla sua casa, una guardia d’onore.
Il repertorio affrontato da Larrieu, Nova ed Allocco riguarda il secondo soggiorno Londinese del
“maestro”avvenuto nel 1794. Qui fu accolto da vero trionfatore, gli fu persino conferita la laurea
Honoris causa ad Oxford. Impressionato dalla maestosità dell'oceano durante la traversata, Haydn
restò parimenti colpito dall'animazione di Londra in piena rivoluzione industriale, dal rumore dei
mercati e dalle sue istituzioni democratiche. Fu inoltre colpito dall’ampiezza degli organici
orchestrali, dalle insolite melodie dei canti popolari e soprattutto dalla musica di Handel.
Tra le composizioni di questo periodo meritano una particolare attenzione per eleganza e ricchezza
espressiva i quattro trii per due flauti e violoncello composti nel 1794/95, e detti perciò Trii Londinesi.
I Trii non erano nati per esecutori necessariamente professionisti, per le sale da concerto, ma per il
puro piacere dell’ascolto. Musica di intrattenimento destinata ad esecuzioni private, pensata per il
puro piacere degli interpreti, ove erano sfruttate soprattutto le caratteristiche dei singoli strumenti.
Discografia essenziale
“12 Fantaisies pour Flùte seule De G.Ph. Telemann” 2007;
“Haydn: London Synphonies” Philips Classics
Bibliografia essenziale
Haydn , A.Lanza, Il musino 1999
Concerto numero 5
SABATO 21 NOVEMBRE 2009
Il Bel Paese
“Finalmente in Italia! Vi ho sempre pensato come a una delle gioie più grandi della mia vita. Ora
questa meravigliosa avventura è incominciata e io la sto vivendo. (…) vi scrivo per ringraziarvi,
cari genitori, della felicità che mi avete procurato”.Così Mendelssohn scrive in una lettera
dell’ottobre del 1830 alla sua famiglia. Proprio in quell’anno, infatti, si reca nel Bel Paese su
consiglio dell’amico scrittore Johann Wolfgang Goethe. Ma già nel Dicembre scrive: “L’arte, in
Italia, ora è soltanto nella natura e nei monumenti; in questi essa rimane eterna [...]” e ancora: “...un
popolo intellettualmente insignificante e alquanto smarrito. Essi hanno una religione in cui non
credono, hanno un papa e dei governanti e se ne ridono. Hanno uno splendido passato che non
tengono in nessun conto. Non c’è perciò da meravigliarsi, quindi, se non riescono a godere delle
cose dell’arte, se tutto quello che è bello è loro indifferente.” Così, dunque, scriveva a proposito
della vita musicale italiana di allora. Sarebbe bello poter dire che oggi quelle aspre critiche sono un
lontano ricordo, ma…ne siamo sicuri?
E’ in un diverso periodo di vacanza, tra l’estate e l’autunno del 1838 che Mendelssohn, ventinovenne, nella
residenza berlinese dei genitori, lontano dagli imminenti impegni pubblici e dagli incarichi di direttore che
l’avevano di recente impegnato a Colonia compone la prima Sonata per violoncello e pianoforte, Op. 45 in Si
bemolle maggiore: nelle parole di Schumann «un sorriso che si libra attorno alla sua bocca, quello della gioia
nella sua arte, di un quieto autocompiacimento in un’intima cerchia famigliare».
Discografia essenziale:
Mendelssohn: Cello Sonatas Miscah Maisky and Sergio Tiempo Deutsche Grammophon
Bibliografia essenziale:
Letters of Felix Mendellshon Bartholdy from 1833 to 1847, by Felix Mendelsshon Bartholdy - Elibron Classics
2006
Concerto numero 6
SABATO 28 NOVEMBRE 2009
‘Round Monk’s ramblings
Monk ‘round midnights
“..tre bellissime variazioni, per nulla facili(…)ricche di musica, di idee, di invenzioni, di colori che
giocano con il tema di Monk”. La prima è una sorta di “moto perpetuo” di semicrome, la seconda è
più libera, nel suo ritmo lento,la terza(…) un autentico pezzo di bravura, non solo pianistica ma
anche compositiva.” Così Emanuele Arciuli descrive il lavoro di composizione di Carlo Boccadoro,
autore di musica cameristica e sinfonica, compositore di punta della nuova generazione. Boccadoro
compone le Variations nell’ambito del progetto ‘Round Midnight Variations’, che chiedeva a
diversi musicisti di concentrare la loro creatività sul famoso standard di Thelonious Monk, definito
da Arciuli “l’opposto del classico tema da variare”: melodicamente ed armonicamente complesso.
Le Variazioni, infatti, nascono in origine come elaborazioni di un tema semplice,che conferisca al
compositore un ampio grado di libertà nell’operare, appunto, le sue variazioni.
Le Midnight Variations sono qui riproposte da Andrea Macchi, giovane pianista che ha partecipato
al Seminario “Pianisti e Compositori a confronto” tenuto da Arciuli presso l’Istituto Musicale Città
di Rivoli, rivolto sia ai pianisti che ai compositori di musica per pianoforte. Il seminario si è
collocato
all’interno del SeminaRivoli –Incontri Internazionali di Formazione Musicale,
un’opportunità per musicisti, giovani e professionisti in genere, di apprendere attraverso l’incontro
con concertisti e Maestri di valore internazionale. Discografia essenziale:
Monk Alone: The Complete Columbia Solo Studio Recordings: 1962-1968 , Thelonious Monk;
Carlo Boccadoro, RaiTrade, 2009
Bibliografia essenziale:
Straight, No Chaser: The Life and Genius of Thelonious Monk by Leslie Gourse Paperback - 2000
Concerto numero 7
SABATO 5 DICEMBRE 2009
Un Classico italiano col ‘Grammy’
“Il mio modo di scrivere musica è questo. La musica che scrive Ezio Bosso è questa. Certo, c'è poi
una corrente intera che è quella del minimalismo a cui mi rifaccio. Ma nella mia musica c'è anche
una presenza barocca.” Così Ezio Bosso risponde ad un intervista di Antonio Ranalli.
Attivo nel ruolo di compositore dal ’96, ha scritto musica per il teatro, per la danza, per il cinema
muto del Museo del Cinema di Torino e per il cinema. E’ inoltre l’unico compositore classico
italiano ad aver ricevuto l’Italian Music Award (Italian Grammy). Nel 2003 con Quattordici danze
per bambini intorno ad un buco, la musica del film “Io non Ho Paura”, Bosso viene acclamato
come compositore innovativo sia nell’ambito musicale che cinematografico dalla critica e dal
pubblico di tutto il mondo.
La versatilità del contrabbassista si spinge oltre,fino all’incontro con la musica rap, quando nel 2009
collabora con Lucariello, rapper napoletano. Bosso e il suo Buxusconsort dettano
l’accompagnamento sonoro a “Cappotto di legno”, canzone scritta da Lucariello in collaborazione
con Roberto Saviano, autore del libro ‘Gomorra’.
Le tre composizioni di Ezio Bosso: Sweet and Sour e Colloqui con se stesso 1 e 2 vedono la
partecipazione del Buxusconsort, formato da giovani e selezionatissimi musicisti italiani e guidati
da professionisti della scena internazionale come il Quartetto di Torino e Claudia Ravetto.
Discografia essenziale:
“Io non ho paura / I'm not scared” Ezio Bosso and the Buxusconsort, Original soundtrack - BMG 2003
Bibliografia essenziale:
Musica Minimalista. Storia ed altre storie. Di Conteni Paolo e Antognozzi Giovanni, Textus 2000
Concerto numero 8
SABATO 12 DICEMBRE 2009
L’ “Indio in frack”
Il giovane Villa-Lobos comincia la sua carriera di musicista autodidatta (come amava definirsi),
seguendo con passione l’attività degli artisti girovaghi a Rio. Il suo interesse per il folklore si
manifesterà lungo tutta la sua vita attraverso i numerosi viaggi di studio. Proprio durante uno di
questi viaggi, il pianista Artur Rubinstein ebbe modo di ascoltare le sue composizioni e lo segnalò
per le sue capacità: “Percepii subito in quella musica una brezza di talento fuori dal comune” –
tratto dalla biografia di Rubinstein Harvey Sachs (New York, 1994)
La caratteristica principale dell’opera di Villa-Lobos è la capacità di combinare elementi del
folklore brasiliano con la tradizione colta europea. Non a caso fu definito “l’indio in frack” (la
denominazione “indio” è riconducibile alle origini indiane della madre). Villa-Lobos si può definire
un innovatore in ambito chitarristico, il suo modo di comporre per la chitarra permise allo strumento
una liricità ancora sconosciuta a quei tempi, sfruttando le melodie e armonie tipiche della musica
brasiliana a lui molto cara. Considerato in Patria come un eroe nazionale,venne insignito del titolo
di "Sovrintendente all'istituzione musicale". Qui ha progettato un sistema completo d'istruzione
musicale, basandolo sulla ricca cultura musicale del Brasile. Dal 1932 al 1945, infatti, assume la
direzione del SEMA (Segretariato d'Educazione Musicale ed Artistica) a Rio de Janeiro e rende
obbligatorio l'insegnamento del canto nelle scuole.
Discografia: Villa-Lobos: Guitar Concerto; Preludes; Etudes direttore Andrè Previn, Julian Bream Edition
Bibliografia: Chitarra, Allorco Enrico, EDT 1990
Concerto numero 9
SABATO 19 DICEMBRE 2009
In cerca di cibo
Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia hanno spaziato, individualmente, attraverso molti linguaggi
musicali, ma “In cerca di cibo” è in primo luogo una celebrazione delle “radici”. Trovesi e Coscia
sono amici da lungo tempo. Trovesi di Nembro, piccolo paese bergamasco e Coscia di Alessandria
e la musica che suonano riprende in esame i suoni che erano nell’aria all’epoca della loro
giovinezza. E’ una musica filtrata dalla nostalgia e dalla memoria così come dalla saggia esperienza
del mondo acquisita lungo il cammino. A volte è profondamente sentimentale, a volte gioiosamente
ironica.
Brani del compositore milanese Fiorenzo Carpi (1918-1997) - inclusi alcuni frammenti della
colonna sonora di “Le avventure di Pinocchio” di Luigi Comencini (con la Lollobrigida come Fata
Turchina, Manfredi nel ruolo di Geppetto e Franchi e Ingrassia come Il Gatto e La Volpe) - si
sposano alla perfezione con il sinuoso tango “El Choclo”, che in questa versione ha un aroma quasi
Klezmer con lo struggente clarinetto di Trovesi, così come con il pezzo di Luis Bacalov, il
compositore argentino di colonne sonore, che ha ricevuto il premio Oscar proprio per la musica del
film “Il postino”, conosciuto sia per aver firmato le musiche originali del “Vangelo secondo
Matteo” di Pasolini che per il celebre “Concerto Grosso” scritto per i New Trolls, e per il suo
contributo al genere “Spaghetti Western” (inclusa una versione completamente diversa di
“Django”). I temi di Carpi hanno una risonanza speciale per il clarinettista e il fisarmonicista.
Discografia essenziale:
Gianluigi Trovesi – Gianni Cosica In Cerca Di Cibo - Casa Discografica: ECM
Bibliografia essenziale:
Chet Backer, Come se avessi le ali le memorie perdute,ed. Minimum Fax
Concerto numero 10
SABATO 23 GENNAIO 2010
Ascoltare il colore
“L'arte oltrepassa i limiti nei quali il tempo vorrebbe comprimerla, e indica il contenuto del futuro”.
Questa è l’Arte secondo Vassily Kandinsky. Egli mirava soprattutto ad individuare la natura e le
proprietà degli elementi fondamentali della forma, del segno e del colore, dichiarando di voler
fondare una nuova scienza dell’arte mescolando tra loro segni sonori e cromatici.
Ed ecco oggi Stefano Battaglia ricalcare le stesse orme del Maestro dell’Astrattismo, con
l’obbiettivo di instaurare quei legami, quelle analogie ed associazioni tra i parametri musicali e
quelli del disegno e del colore. Nasce quindi il progetto “Klange”, partorito dal laboratorio
Permanente di Ricerca Musicale di Siena.
Così Fabrizio Saiu, percussionista del gruppo, espone la nascita del progetto: “Maurizio, Christian
ed io, ci siamo conosciuti prima di far parte dei laboratori e assieme abbiamo deciso di frequentarli.
Già tutti noi conoscevamo Stefano sia come coordinatore all'interno dei laboratori che come
collega. Dopo un primo incontro in quartetto, Stefano ci ha proposto di lavorare sul testo teorico
“Punto, Linea e Superficie” di Kandinsky. Da quel momento il lavoro è stato molto intenso.
Abbiamo costituito una serie complessa di analogie e rapporti tra il segno grafico e i parametri
sonori del linguaggio musicale.”
Discografia essenziale:
Re:Pasolini - Stefano Battaglia, ECM – 2007; Parlami d’amore Mariù (Konitz, Battaglia) – Philology – 1993
Bibliografia essenziale:
Kandinsky, Wassily, Punto linea superficie, Milano, Adelphi, 1968
Concerto numero 11
SABATO 30 GENNAIO 2010
Miscellanea Bachiana
“Clerici, camaleonte del violoncello”, così Paolo Gallarati scrive di Umberto Clerici sulla Stampa.
“Clerici è così. Passando dall’800 ai moderni si è rivelato un piccolo camaleonte: cambia suono,
modi di attacco, dinamica. Con lui, insomma, non ci si addormenta, e la musica sembra rinascere
toccata da quella bacchetta magica che è la giovinezza, l’entusiasmo, e un estro decisamente
“armonico” come l’avrebbe chiamato Vivaldi, compiacendosi di tanta vitalità […] Clerici si
cimenta qui, in quella che lui definisce una “suite al cubo”. In musica, una suite è una collezione di
brani musicali correlati e pensati per esser suonati in sequenza. La pratica della suite nacque nel
Cinquecento come accostamento di due brani, solitamente uno veloce e un altro lento, ma è nel
periodo Barocco e con Joan Sebastian Bach in particolare che raggiunge il suo massimo
sviluppo.“Partendo dalla struttura della suite Bachiana per violoncello solo, formata sempre da una
successione di 6 brani di caratteri specifici, ho costruito una raccolta combinando brani di origini e
periodi storici differenti presi dal repertorio per violoncello solo”. Così Umberto Clerici spiega il
suo progetto: una “Suite al cubo” perché la successione di brani diversi viene “moltiplicata per se
stessa”. Ecco allora veder seguire al Preludio della Sesta suite in re maggiore, il secondo
movimento della sonata per violoncello solo di Paul Hindemith. Ed ancora Ligeti e più avanti
Giovanni Sollima., che si affianca senza soluzione di continuità alla Sarabanda, per sottolineare
“come il linguaggio dei due brani, a dispetto dei circa 270 anni che li separano, sia così
incredibilmente simile”.
Discografia essenziale:
P.I.Caijkovskij, Variazioni su un tema rococò op. 33; Nocturne da Six Morceaux op. 19 n. 4; Andante cantabile
op. 11; Pezzo capriccioso op. 62 – Amadeus, 2006
Bibliografia essenziale:
J.S.B A Life in Music by Peter Williams, Cambridge University Press - 2007
Concerto numero 12
SABATO 6 FEBBRAIO 2010
Un Sonoro Appetito
Duecentocinquanta grammi di uva di Malaga, sessanta di zucchero in polvere, tre uova, un limone.
Immaginate che una ricetta di cucina venga cantata come fosse un’aria d’opera. E’ quello che
accade nel piccolo capolavoro musicale firmato Leonard Bernstein. L’autore si divertì a trasformare
i testi della “Bonne Cuisine Française” di Emile Dumont in una serie di quattro liriche per voce e
pianoforte. Uomo brillante, ma anche personaggio eccentrico Bernstein divenne famoso per il
grande pubblico come direttore musicale dell'Orchestra Filarmonica di New York, ma la sua vita
personale fu segnata dall'angoscia del compromesso tra la gloria del direttore e la produttività del
compositore .Egli era nella direzione, soprattutto, spontaneo - la maggior parte delle volte a suo
grande vantaggio, alcune altre, decisamente a suo svantaggio: poteva fornire pessime direzioni se il
pezzo non gli piaceva. Alcuni trovano tutt’ora il suo stile direttivo irritante e distraente; quando
conduce danza e pare preso da gioia eccessiva. "Dopo le esecuzioni che io chiamo buone
(un'esperienza incredibile come se componessi in quel momento...), devono passare alcuni minuti
prima che riesca a ricordare dove mi trovo, in quale sala o teatro, in quale Paese, o chi sono. Una
sorta di estasi che corrisponde in tutto e per tutto alla perdita di coscienza". Il valore che Bernstein
conferiva alla musica nel considerarla strumento indispensabile al raggiungimento dei sui grandi
ideali, è espressa chiaramente in un suo aforisma: «Per raggiungere grandi risultati, due cose sono
necessarie; un piano, e la condizione di non avere abbastanza tempo.»
Discografia essenziale:
West Side Story (Original Broadway Cast) Leonard Bernstein Sony Classical, 2009
Bibliografia essenziale:
"Maestro", a cura di Helena Matheopulos, Vallardi Editore
Concerto numero 13
DOMENICA 14 FEBBRAIO 2010
“Mamma da grande voglio fare il Pirata”
Lo spettacolo è liberamente ispirato al libro di Colin McNaughton " La scuola dei pirati", fiaba
semplice, ma non banale, che si presta a diversi livelli di lettura. La storia è ambientata a bordo di
una nave pirata dove i bucanieri della nave del malvagio capitano Van der Put, per truffare i
ragazzini della zona, fondano una Scuola per giovani Pirati. Gli alunni vengono ospitati a bordo
della nave e seguono le lezioni tenute dai pirati, ma una notte scoprono di essere stati rapiti per
poter ottenere un riscatto dai genitori. I bambini però hanno –come spesso accade nella realtà- molte
più risorse di quanto i grandi credano, e così i piccoli pirati in erba, mettendo in pratica le nozioni
imparate, si trasformano in veri pirati e guidati dall’astuta Gelsomina, sapranno sfuggire alle oscure
trame di Van der Put, organizzare un ammutinamento in piena regola ed affrontare una terribile
tempesta. E più di un tesoro li attenderà alla fine della fantastica avventura.
Il racconto è incentrato sul valore dell’amicizia e sul gusto per l’avventura, figlia della fantasia e
dell’immaginazione: insegnamento che i bambini non dovrebbero mai disimparare. La storia,
raccontata dall’attore Enrico Dusio e sostenuta da un accompagnamento musicale ‘a quattro mani’,
è arricchita dall´animazione di pupazzi appositamente creati da Alessandra Odarda.
Discografia essenziale:
Prokofiev: Pierre et le loup; Saint-Saëns: Le Carnaval des animaux; Poulenc: Histoire de Babar, EMI Classics,
2000
Bibliografia essenziale:
"Oppla!", Colin mcnaughton, 1996, Aer Edizioni, Bolzano.
Concerto numero 14
SABATO 20 FEBBRAIO 2010
Attenti al suono
Dopo esperienze in varie formazioni, D’Onofrio e Ferrara optano questa volta per un’atmosfera più
intimista: un organico ridotto a soli due strumenti, armonica e chitarra, dove il gioco melodicoritmico si basa fondamentalmente sull’interplay e sulla perfetta condivisione del senso del tempo.
Lo stesso chitarrista Moreno D’Onofrio spiega le motivazioni di questa scelta durante un’intervista
al Milestone di Piacenza: “Siamo molto appassionati di questo jazz acustico ed intimista della
scuola di Bill Evans e Jim Hall. E’ un modo di suonare basato molto sull’Interplay, sui colori dei
nostri strumenti. La nostra amplificazione è un prolungamento del suono acustico dove ha grande
importanza la ricerca di sonorità perché il suono cambia a seconda di dove viene collocato”
D’Onofrio è infatti molto attento al suono del suo strumento,al modo in cui vengono pizzicate le
corde, al tocco, al volume, a tutto ciò che rende particolare ed unico il proprio modo di suonare:
“Per me è importante soprattutto il suono che ottengo, il mio suono. Ci sono musicisti
preparatissimi che però non hanno un suono personale, che appartenga loro profondamente”
Il risultato è una miscela di sonorità del tutto particolare, con un pizzico d’ insolito: l’armonica
infatti, se si esclude l’alone di culto che circonda la figura di Toots Thielemans, è ancora oggi
considerato uno strumento piuttosto inusuale, perché poco presente all’interno del panorama
jazzistico contemporaneo e perciò il suo impiego caratterizza in modo marcato un lavoro come
questo, che si avvale delle sue sonorità per conferire un colore particolare al repertorio jazzistico
(Standards) in questione.
Discografiaessenziale:
"Standards X For Four” Moreno D’Onofrio- Luigi Frerrara Quartet, Music Center 2008;
“Love Letters” Moreno D’Onofrio Jazz Guitar Trio, Music Center;
“Laverne Walk” Moreno D’Onofrio e Ivano Sabatini, Music Center.
Bibliografia essenziale:
“I Segreti del Jazz, Una guida all’ascolto” di Stefano Zenni, Stampa Alternativa 2008
Concerto numero 15
SABATO 27 FEBBRAIO 2010
Il binomio Brecht-Weill
“Il disco propone una selezione dei migliori tra i brani scritti e arrangiati durante i nostri primi 5
anni di intensa attività concertistica e compositiva”.
“Una cosa è assolutamente certa: quest'orchestra non è per niente da tre soldi. Anzi. L'emozione
che sa dare la formazione di Matteo Castellan, Gianni e Massimiliano Gilli nel suo album omonimo
è davvero di grande entità.”Così Luigi Spera di Jazzitalia esordisce nella sua recensione al nuovo
CD omonimo pubblicato da Dodicilune e distribuito da IRD in Italia e in tutto il mondo.
Punto di partenza dell'Orchestra è certamente la figura e la musica di Kurt Weill. Sono diversi
nell'album i brani dell'autore di inizio Novecento opportunamente riadattati dall'orchestra che, non a
caso, prende nome dalla famosa composizione scritta dal compositore Berlinese per l’"Opera da tre
soldi" di Bertold Brecht.
Il repertorio in questione spazia dalla tradizione rom tzigana, a quella yiddish ebraica, mescolando
Irvin Berlin e la sua famosissima Cheek to cheek al sound di Jobim. Quel che viene fuori è quindi
una miscellanea di tradizioni diverse e sonorità lontane, una serie di intarsi e di mescolanze: la
fisarmonica della tradizione francese si fonde ora con quella tipica del tango argentino,ora con le
sonorità del violoncello, del violino e del clarinetto, per avvolgere e sostenere la voce di Rossana
Landi.
Discografia essenziale: Orchestra da Tre Soldi - Dodicilune/IRD, 2007
Bibliografia essenziale: Kurt Weill: An Illustrated Life. Jurgen Schebera. Yale University Press
Concerto numero 16
SABATO 6 MARZO 2010
Il Gamelan di Britten
La sonata in Do per violoncello e pianoforte, completata nel 1961, è dedicata a Rostropovich, il
noto violoncellista e direttore d’orchestra russo. Benjamin Britten si riferisce alla composizione col
termine sonatina, probabilmente per le sue modeste dimensioni – cinque movimenti che si
esauriscono in una ventina di minuti. Fil rouge dell’intera composizione è il suo sound distintivo,
profondamente influenzato dalla tradizione musicale Gamelan.
La parola "Gamelan" deriva probabilmente dalla parola giavanese "gamel", che significa percuotere
con un mazzuolo. Il gamelan è perciò un'orchestra di strumenti musicali di origine indonesiana che
comprende per lo più strumenti a percussione,in particolar modo metallofoni, ma può comprendere
anche flauti di bambù, strumenti a corda e la voce.
L'intonazione di un'orchestra Gamelan è argomento complesso. I Gamelan possono avere quattro
scale musicali: sléndro, pélog, degung e madenda. Nel Gamelan della zona centrale di Giava,
sléndro è la scala composta di sole cinque note, con intervalli tendenzialmente equivalenti tra loro,
mentre pélog è la scala di 7 note, con intervalli irregolari. Il gamelan è stato apprezzato da svariati
compositori di musica classica, il più famoso tra i quali fu Claude Debussy. Egli ebbe l’occasione di
ascoltare un orchestra Gamelan per la prima volta all'esposizione universale di Parigi nel 1889. Il
compositore francese rimase affascinato da questo tipo di musica, e proprio per questo in alcune sue
composizioni si possono riscontrare citazioni dirette di scale, melodie, ritmi o tessuti musicali della
tradizione musicale Gamelan.
Discografia essenziale:
Schubert/Schumann/Debussy:Works for Cello and Piano, Mitislav Rostropovich, Benjamin Britten, DECCA
2007
Debussy Hindemith Britten Aldo D'Amico violoncello Annibale Rebaudengo pianoforte
Edipan 1984 (LP non più in commercio)
Bibliografia essenziale:
Gli adulti e la musica, a cura di Annibale Rebaudengo, EDT, 2005
Concerto numero 17
SABATO 13 MARZO 2010
Un fascino tutto spagnolo
Una rapida ascesa verso le sonorità spagnoleggianti e le melodie del flamenco, percorrendo le tappe
evolutive indispensabili alla comprensione del vasto panorama musicale contemporaneo. Ecco
allora il Rinascimento con Michael Praetorius, compositore e trattatista vissuto a cavallo tra il
Cinquecento e Seicento, elemento indispensabile al passaggio dall’epoca Rinascimentale a quella
Barocca; seguito immediatamente dal grande “maestro”: Johann Sebastian Bach. Significativa
anche la scelta del repertorio: una dance ed una Ciaccona. Questa in origine era un tipo di danza
caratterizzata da un tempo moderato probabilmente di origine spagnola. Flavio Sala rivela infine
definitivamente il suo repertorio prediletto con Torroba, Nunez, e Paco de Lucia, uno dei più grandi
chitarristi Flamenco . Si pensa spesso che l'essenza del flamenco sia la danza. In realtà l'anima del
flamenco è il "cante"(cantante). Infatti il flamenco nasce come canto, senza musica. Chitarra e
danza si aggiungono solo in seguito. Il flamenco nasce come espressione popolare tipica
dell'Andalusia. Fortemente influenzato dal popolo nomade dei Gitani, il flamenco affonda le sue
radici nella cultura musicale dei Mori e degli Ebrei. Un tempo ristretto nella zona dell'Andalusia,
oggi il flamenco fa parte della cultura e della tradizione musicale spagnola.
Discografia essenziale :
Flavio Sala Live at the Hermitage Theatre (MAP),2005
Bibliografia essenziale:
Il tango ritrovato, Burstin Haim - Donzelli, 2008
Concerto numero 18
SABATO 20 MARZO 2010
La musica: un rifugio sicuro
“Nessuna tendenza esibizionistica in lui. (…) non lo attrae il piano in sé: lo strumento è solo una
porta d’ingresso verso la musica. Ma qualche nube comincia presto a turbare questo quadro di
serenità. In una foto scattata quando Bill ha otto o nove anni, il suo sguardo comunica una sorta di
smarrita malinconia,(…) quello struggimento, quel ‘perchè’ destinato a rimanere senza risposta che
tanto spesso ritroveremo nella musica dell’Evans adulto,sono già tutti lì.” Così Enrico Pieranunzi
descrive nella sua monografia sul pianista, il carattere malinconico ed introverso della poetica
evansiana. La musica di Bill Evans fu fortemente influenzata dal suo carattere ipersensibile e dagli
accadimenti personali. Un duro colpo inflitto alla personalità sensibile di Bill fu senza dubbio la sua
chiamata alle armi negli anni Cinquanta sul fronte coreano: tre anni in cui si consolidò quel disagio
ed ostilità verso il mondo esterno che Evans aveva fin da bambino. A piegare ulteriormente il suo
carattere saranno la morte del padre, il suicidio del fratello Harry, con il quale Bill aveva stretto un
legame molto profondo ed il suicidio della compagna Ellaine. Non bisogna poi dimenticare la
morte del giovane contrabbassista Scott LaFaro, con il quale la musica di Evans e il suo concetto di
Trio toccano vette di raffinatezza mai più raggiunte.
Certamente,al di là degli eventi negativi che si avvicendarono intorno alla sua figura, ed al di là del
disagio provocatogli dall’uso massiccio di droghe, la malinconia,e il senso di solitudine,
conferiscono alla musica di Evans quella particolare trasparenza e sincerità che la rendono al tempo
stesso immediata ed irraggiungibile.
Discografia essenziale: Portrait in Jazz, Bill Evans Trio, Riverside 1959; From Left to Right, Bill Evans and
Orchestra, Verve 1969/70
Bibliografia essenziale: “Bill Evans – Ritratto d’artista con pianoforte” Enrico Pieranunzi, Stampa
Alternativa,2001
Musica “sinestetica”
"..una musica vivente, avente l'impeto della sincerità, della generosità e della coscienziosità
artistica"
Tra il 1928 e 1929 un Olivier Messiaen ancora giovane scrisse gli Otto Preludi, ad ognuno dei quali
donò un titolo e delle indicazioni sul colore. La colombe è associata ad un “arancio con venature
violette”, mentre Instants défunts e Plainte calme ad un “grigio vellutato con riflessi malva e
verdi”.
« Io vedo dei colori mentre ascolto dei suoni; l'ho detto alla critica, l'ho detto al pubblico, l'ho detto
persino ai miei allievi a lezione, e bene, nessuno vede nulla! » Questa particolare associazione che
Messiaen percepiva a livello sensoriale è chiamata oggi col nome di sinestesia. La sinestesia è un
fenomeno sensoriale-percettivo, che indica una "contaminazione" dei sensi nella percezione,
situazioni in cui una stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita come due eventi
sensoriali distinti ma conviventi. Per esempio, in questo caso, percepire un evento sonoro con una
immediata reazione visiva.
Messiaen si distinse infatti per l'introduzione e l'uso di particolari scale musicali, che gli permisero
di esplorare queste relazione tra l'udito e gli altri sensi, realizzando una musica sinestetica, in cui
l'incontro e la sovrapposizione di accordi doveva creare l'impressione di vedere certi ben
determinati accostamenti di colore.
Discografia essenziale:
Messiaen: Piano Works, Roger Muraro, Accord, 2003
Bibliografia essenziale:
Punti di riferimento, Pierre Boulez, a cura di Jean-Jacques Nattiez Torino, Einaudi, 1984.
Concerto numero 19
SABATO 17 APRILE 2010
Laudate pueri
Il 7 gennaio 1779 Mozart, dopo quasi due anni di assenza, finalmente rientrava a Salisburgo. Nel
1777 era partito con la madre alla volta di Parigi, nella speranza di trovare la protezione di una corte
importante. Ora rientrava a casa colmo di delusioni non solo professionali, ma anche affettive:
Parigi non aveva più manifestato lo stesso interesse di dieci anni prima nei confronti del suo talento;
nessuna corte importante gli aveva spalancato le porte; e come se non bastasse in quella città
lontana la madre era morta improvvisamente, lasciandolo per la prima volta completamente solo in
un paese straniero. In quel momento era cominciato il rocambolesco viaggio di ritorno alla volta di
Salisburgo. Mozart aveva impiegato circa quattro mesi a rientrare, suscitando le ire funeste del
padre, che lo incitava a tornare rapidamente al servizio dell’arcivescovo Hyeronimus Colloredo
L’arcivescovo non era disposto ad accogliere favorevolmente un dipendente che aveva fatto di tutto
per cercare protezione altrove. Nonostante ciò lo riprese al suo servizio, riservandosi tuttavia di
valutare attentamente l’esito della sua condotta. Mozart si trovò così nuovamente caricato di tutte
quelle attività dalle quali aveva tentato invano di sfuggire nel 1777; e fu costretto a riprendere la
carica di Konzertmeister e organista del duomo, sottomettendosi svogliatamente all’obbligo di
comporre musiche per tutti gli eventi mondani e liturgici che si svolgevano alla corte di Salisburgo.
Tra questi le Vesperae solemnes de Confessor, che furono composte nel 1780 da Mozart proprio
per soddisfare il cerimoniale liturgico. Tutti i salmi che le compongono appartengono a una
tradizione musicale antichissima, che ai tempi di Mozart imponeva determinate scelte stilistiche: il
Laudate pueri, ad esempio, era da sempre il luogo dei vespri destinato alla massima elaborazione
contrappuntistica; in questo caso Mozart lo trasforma in una fuga grandiosa, che parla già
chiaramente la lingua del “Kyrie eleison” del successivo Requiem. Perché nelle sue mani qualunque
rivisitazione, anche quella derivante dalla tradizione più solida, acquisisce fattezze originali e
personalissime.
Bibliografia essenziale
Hermann Abert, Mozart, Milano, Il saggiatore
Discografia essenziale
Mozart, Vesperale solemnes de confessore KV 339, Chor della vocapella, Sinfonieorchester
Aachen, Marcus Bosch, Cavillo classics
Concerto numero 20
VENERDI 30 APRILE 2010
Musica “sinestetica”
"..una musica vivente, avente l'impeto della sincerità, della generosità e della coscienziosità
artistica"
Tra il 1928 e 1929 un Olivier Messiaen ancora giovane scrisse gli Otto Preludi, ad ognuno dei quali
donò un titolo e delle indicazioni sul colore. La colombe è associata ad un “arancio con venature
violette”, mentre Instants défunts e Plainte calme ad un “grigio vellutato con riflessi malva e
verdi”.
« Io vedo dei colori mentre ascolto dei suoni; l'ho detto alla critica, l'ho detto al pubblico, l'ho detto
persino ai miei allievi a lezione, e bene, nessuno vede nulla! » Questa particolare associazione che
Messiaen percepiva a livello sensoriale è chiamata oggi col nome di sinestesia. La sinestesia è un
fenomeno sensoriale-percettivo, che indica una "contaminazione" dei sensi nella percezione,
situazioni in cui una stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita come due eventi
sensoriali distinti ma conviventi. Per esempio, in questo caso, percepire un evento sonoro con una
immediata reazione visiva.
Messiaen si distinse infatti per l'introduzione e l'uso di particolari scale musicali, che gli permisero
di esplorare queste relazione tra l'udito e gli altri sensi, realizzando una musica sinestetica, in cui
l'incontro e la sovrapposizione di accordi doveva creare l'impressione di vedere certi ben
determinati accostamenti di colore.
Discografia essenziale:
Messiaen: Piano Works, Roger Muraro, Accord, 2003
Bibliografia essenziale:
Punti di riferimento, Pierre Boulez, a cura di Jean-Jacques Nattiez Torino, Einaudi, 1984.
Concerto numero 25
VENERDI 11 GIUGNO 2010
Stasi in Musica
Poche note, poco variate, ripetute. Un andamento costante,ipnotico e ripetitivo anch’esso. Tutto
questo e molto altro si possono riassumere sotto un’unica definizione: minimalismo.
Il termine identifica una forma musicale diffusasi nella seconda metà del ‘900 negli Stati uniti,
caratterizzata, per così dire, da una estrema riduzione delle trame sonore. L'architettura della musica
minimale si sviluppa su cellule melodiche brevi e semplici, e su figure ritmiche immediate, e dipana
il discorso creativo sulla ripetizione, spesso ossessiva, di tali moduli, mentre il castello armonico e
timbrico si evolve a formare la chiave espressiva dell'opera, utilizzando talvolta strumenti di raro
utilizzo e sonorità inusuali, con la complicità dell'elettronica e della musica popolare.
Nella maturazione di questa corrente vi è un riferimento a formule musicali tipiche della musica
etnica, a quelle aree sociali nelle quali il ritmo e il suono percussivo erano caratteristiche strutturali,
come nella musica della zona centrafricana.
Ecco allora “electric counterpoint” come esempio edificante del principio minimalista; Reicha
stesso lo definisce “costruito su un canone di otto voci, (…) dove viene ampiamente utilizzata la
tecnica del looping e del sampling per riprodurre la sovrapposizione delle varie voci di chitarra”
dove un loop o sample, è un campionamento di un suono registrato e ripetuto, tramite l'utilizzo di
specifici nastri, effetti audio, un campionatore o dei software appositi.
Discografia essenziale:
Drumming, Steve Reich - DG, 1974; Dance pieces, Philips glass - Columbia, 1981
Bibliografia essenziale:
"Musica Coelestis", Carlo Boccadoro, Einaudi, 1999.
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