Meccanismi d’azione, resistenze, mobilità e epoche d’impiego dei prodotti antiperonosporici. Pubblichiamo alcune slides presentate dal Dott. Valentino Testi, Direttore del Consorzio Fitosanitario Provinciale di Parma, all’incontro “La Filiera del Pomodoro da Industria di Qualità” organizzato da una primaria azienda produttrice di agrofarmaci a Parma il 13 febbraio 2014 riguardanti il corretto utilizzo dei prodotti antiperonosporici. Dopo la prima parte dell’intervento relativa alle tecniche di predizione degli interventi ed alle modalità di comunicazione agli operatori, il Dott. Testi ha focalizzato la sua esposizione sugli aspetti relativi al corretto posizionamento degli interventi di difesa contro la principale avversità del pomodoro da industria, in relazione allo stadio fenologico e allo stato fisiologico della coltura, alla tipologia, mobilità e meccanismo di azione del fungicida ed alla gestione delle resistenze. Tra gli aspetti di maggior rilievo emersi si deve sottolineare l’accento posto sulla necessità di alternare sostanze attive con meccanismi di azione diversi, allo scopo di aumentare l’efficacia dei trattamenti eseguiti ed evitare l’insorgenza di resistenze. Sempre per diminuire la probabilità che si sviluppino ceppi di Phytophthora infestans resistenti ai fitofarmaci in commercio, la corretta prassi di utilizzo prescrive l’impiego delle sostanze ai dosaggi previsti in etichetta, evitando assolutamente i sottodosaggi, soprattutto per i prodotti per i quali la probabilità di sviluppo di resistenza è più elevato. La tabella successiva riporta, per i principi attivi autorizzati dai disciplinari di produzione integrata, il meccanismo di azione ed il rischio di resistenza. Altro aspetto su cui si è posto l’accento è il corretto posizionamento degli interventi in relazione alla mobilità del fungicida nella pianta. Le sostanze ad azione sistemica sono assorbite dalle foglie (e/o radici) e traslocate per via xilematica negli altri organi della pianta. In particolare, i principi attivi dotati di sistemia acropeta sono in grado di raggiungere gli apici vegetativi e quindi proteggere le parti della pianta di nuova formazione. È evidente quindi che queste sostanze sono più efficaci se utilizzate in fase di sviluppo vegetativo. Le sostanze a sistematicità locale, quelle ad azione citotropica e quelle ad azione translaminare, hanno una capacità di diffusione più limitata e sono attive nei tessuti adiacenti al punto di applicazione. La capacità protettive di queste sostanze sono sfruttate appieno, quindi, se applicate al termine della fase di sviluppo. Le sostanze, infine, ad azione superficiale per elevata affinità per le cere, nelle quali si ridistribuiscono, sono le più adatte alla protezione delle piante dall’allegagione alla raccolta, in virtù della capacità di proteggere anche le bacche. Ai diversi meccanismi di penetrazione corrisponde una diversa solubilità nei grassi e in acqua. Le immagini successive mostrano il diverso comportamento delle sostanze attive in relazione alla mobilità (la prima suddivide i fitofarmaci in base alla mobilità e riporta i dati di solubilità, la seconda visualizza le stesse informazioni in forma grafica).