LA VITA DI J. MARITAIN Parigi 1882 – Tolosa 1973 IL PERIODO GIOVANILE 1882 – 1906 • Nasce a Parigi in una famiglia protestante; studia chimica, biologia e fisica alla Sorbona dove conosce Raissa Oumancçoff che sposerà nel 1904 • Su consiglio di C. Peguy, Maritain, deluso dallo scientismo, e la futura moglie seguono i corsi di H. Bergson dove, anche grazie all’influenza di L. Bloy, si convertono al cattolicesimo nel 1906 GLI ANNI IN FRANCIA 1905 – 1930 • Vive in Francia (salvo il biennio degli studi di biologia a Heidelberg) dove nel 1912 inizia l’attività di docente. Dal 1914 è professore di storia della filosofia moderna all'ʹInstitut Catholique di Parigi • Nel 1914 pubblica la sua prima opera su "ʺLa filosofia bergsoniana"ʺ, contribuendo alla rinascita del tomismo, e nel 1922 il volume intitolato "ʺAntimoderno"ʺ, creando nello stesso anno i cosiddetti Circoli tomistici • Dal 1923, a Meudon, la casa dei Maritain diventa luogo di incontri culturali di filosofi, teologi, scrittori, poeti, artisti • 1926: distacco dall'ʹ "ʺAction Française"ʺ, movimento di destra per il quale aveva simpatizzato prima della condanna di Pio XI • Dal 1928 insegna logica e cosmologia e continua la sua attività di conferenziere in Francia e in vari paesi europei e americani I CAPOLAVORI 1930 – 1960 • Dopo "ʺReligione e cultura"ʺ del 1930, pubblica il suo capolavoro "ʺDistinguere per unire (o i gradi del sapere)"ʺ nel 1932 • Nel 1936 la sua più famosa opera "ʺUmanesimo integrale"ʺ, approfondendo la sua riflessione politico-­‐‑sociale e avvicinandosi agli ambienti della democrazia cristiana francese • 1940 – 1944: a causa del nazismo i Maritain si trasferiscono negli Stati Uniti. A New York insegna nelle università di Princeton e della Columbia, tiene conferenze in molte città americane ed è tra gli animatori della resistenza francese • Nuove pubblicazioni: "ʺI diritti dell'ʹuomo e la legge naturale"ʺ del 1942; "ʺL'ʹeducazione al bivio"ʺ del 1943; "ʺDa Bergson a Tommaso d'ʹAquino"ʺ del 1944 • 1944 – 1948: a Roma viene nominato ambasciatore di Francia presso la Santa Sede. Pubblica il "ʺBreve trattato dell'ʹesistenza e dell'ʹesistente"ʺ e "ʺLa persona e il bene Comune"ʺ • 1948 -­‐‑ I960: i Maritain risiedono nuovamente negli USA (a Princeton insegna filosofia morale). Importante il suo contributo in tema di diritti umani e di pace • 1951: pubblica il suo capolavoro di filosofia politica "ʺL'ʹuomo e lo stato"ʺ • 1953: pubblica il suo testo base di estetica "ʺL'ʹintuizione creativa nell'ʹarte e nella poesia"ʺ; nel 1957 le lezioni "ʺPer una filosofia della storia"ʺ; nel 1959 la sua opera pedagogica completa "ʺPer una filosofia dell'ʹeducazione"ʺ, e nel 1960 l'ʹesame storico di "ʺFilosofia morale"ʺ • 1960: durante uno dei periodici rientri in Francia, Raissa muore a Parigi GLI ULTIMI ANNI 1960 – 1973 «E l’altra voce, che oggi ci attrae, in un suo frammento inedito suona così: “Ogni professore cerca di essere quanto più possibile esatto, e ben informato come possibile nella disciplina particolare sua propria. Ma egli è chiamato a servire la verità in modo più profondo. Il fatto è che a lui è domandato d’amare prima di tutto la Verità, come l’assoluto, al quale egli è interamente dedicato, se egli è cristiano, è Dio stesso ch’egli ama”. • Maritain vive presso la comunità di Tolosa dei Piccoli Fratelli di Gesù • 1961: riceve dall'ʹAccademia francese il Gran Premio della Letteratura • 1963: riceve il Gran premio nazionale delle Lettere • Durante il Concilio ecumenico Vaticano II è più volte interpellato da Paolo VI su alcune questioni dibattute 1965: Papa Montini gli consegna il Messaggio dei Padri conciliari agli intellettuali • 1966: pubblica "ʺIl contadino della Garonna"ʺ sul concilio e sul dopo-­‐‑concilio, ponendosi al centro di rinnovate polemiche • Chi parla così? E’ Maritain, morto ieri a Tolosa, davvero un grande p e n s a t o r e d e i n o s t r i g i o r n i , maestro nell’arte di pensare, di vivere e di pregare». Paolo VI – 29 aprile 1973 1970: entra a far parte dei Piccoli Fratelli di Gesù. La sua ultima opera, "ʺApproches sans entraves"ʺ, esce postuma pochi mesi dopo la sua morte. • INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA Jacques Maritain I filosofi si chiamavano "sapienti" o "saggi". • Pitagora: la saggezza è propria di Dio solo e quindi, non volendo essere chiamato saggio ma solo "amico/desideroso della sapienza", propone il vocabolo "filosofia = amore della saggezza" • Maritain: la modestia di Pitagora è saggia in quanto la natura difficile delle verità supreme unita alla debolezza della nostra natura "schiava sotto tanti punti di vista" fa sì che la saggezza non sia un bene donato all'uomo a titolo di proprietà, a causa delle molteplici necessità a cui è sottomesso. PRIMA NOZIO NE • • Quindi siamo dei "mendicanti di sapienza" ("Cristo mendicante al cuore dell'uomo"). La filosofia è la saggezza stessa, così come si addice alla natura umana. • Non è infusa in maniera soprannaturale nè allo stesso tempo spontanea o istinto naturale, ma è frutto dell'operosità intellettuale dell'uomo. • Per questo coloro che si impegnano con fatica al raggiungimento di tale scopo devono essere chiamati filosofi, più che saggi. • Questa nozione di filosofia nasce quindi dall'etimologia e dall'uso che si fa della parola stessa, quindi filosofia = saggezza / sapienza umana è una definizione nominale. • Per passare ad una definizione reale, per conoscere la natura della cosa, si deve seguire la genesi della filosofia. Useremo il metodo di Aristotele: seguire una evoluzione storica del problema prima di dare delle risposte/soluzioni, alla base del metodo scientifico moderno. • Si indagano le tesi che riguardano la natura della filosofia, il suo oggetto, la sua dignità, solo dopo aver studiato la sua naturale/storica evoluzione, al fine di evitare di trattare argomenti in maniera aprioristica, arbitraria ed estranea. PRIMA NOZIO NE • • Dalla conoscenza di Adamo si è arrivati ad un piccolo nocciolo di verità/questioni filosofiche trasmesse attraverso la religione, in uno stato prefilosofico. TOL O I • L'uomo porta avanti scienza ed essere insieme, così come vengono date da Dio. Ma la scienza e la religione primitiva, come si sono trasmesse oggi all'uomo? • Per i semiti/egiziani la filosofia è collegata dogmaticamente alla religione, senza vaglio speculativo della ragione. • Per le altre civiltà ariane, non si osserva una separazione della disciplina filosofica come scienza dalla religione. Il saggio adempie anche ad una funzione sacra, essendo fondatore o sacerdote di una religione. A. • La filosofia Persiana Mazdeismo di Zaratustra, che fonda il cosmo su due principi coeterni ed increati: il bene ed il male NOZIONI STORICHE SEZIONE 1 B. La filosofia Indiana: Brahmanesimo e Buddismo Il Buddismo assomiglia alla filosofia di Eraclito («tutto scorre»): non esiste una divinità ma un flusso di un'anima immortale con il desiderio come causa d'esistenza. • Noi siamo ciò che abbiamo pensato, il male è esistere di per sè, il desiderio è la fonte di tutte le difficoltà. La salvezza si ottiene raggiungendo lo stato di vuoto: Nirvana, ossia nudità e liberazione. TOL O I • • L'anima non è che una catena di pensieri che devono la loro esistenza al desiderio d'essere. Spegnere questo desiderio significa spegnere l'anima. • Quindi il fine ultimo di tale religione non è Dio, ma un Nulla Mistico. • Il centro è l'uomo, con un ordine sociale che mantiene le differenze di razza ma dissolve quelle sociali, proponendo la non uccisione dei simili o degli animali, l'elemosina, la non resistenza alla violenza. • Tutto questo non in amore del prossimo, al quale in coscienza si debba voler bene (cioè dell'essere) ma per fuggire personalmente il dolore e per smorzare ogni attività ed ogni energia in una specie di estasi umanitaria. • Ecco la sorgente di una dottrina/filosofia che porta alla dissoluzione della ragione ed esalta un umanitarismo che parla di un mondo di bontà senza Dio. • Oggi il buddismo filosofico ateo è stato sostituito da un'idea di Dio molto primitiva. C. La filosofia Cinese Le antiche religioni cinesi sostituiscono al culto di Dio, il culto degli astri. • Poi nel 600 a.C. emerge il Taoismo, in cui si sviluppa un panteismo evoluzionista. Il Tao, la via, permette di raggiungere, dopo tanto peregrinare, evolvendosi ogni volta, al Nirvana cinese. • L'uomo non è altro che un passaggio di questo processo evolutivo. TOL O I • A. I filosofi Presocratici 1. Gli Ionici (Talete, Eraclito, Democrito, Anassagora) 2. Gli Italici (Pitagora di Samo) TOL O I Pitagora: • ci sono realtà più grandi di quelle che cadono sotto i sensi: la scienza dei numeri gli ha rivelato queste realtà invisibili • nel mondo c’è un principio nascosto di misura e armonia. I numeri sono l’unica realtà vera, l’essenza stessa delle cose • dall’opposizione del determinato e dell’indeterminato (infinito) derivano tutti gli opposti fondamentali (pari-­‐dispari, destra-­‐sinistra, maschio-­‐femmina, luce-­‐tenebre, bene-­‐male, ecc.) • ogni essenza ha ed è il suo numero (ad es. 4=giustizia) • non arriva alla vera nozione della metafisica, ma la confonde con la scienza del numero • elabora la dottrina della metempsicosi (trasmigrazione delle anime) • sviluppo della astronomia NOZIONI STORICHE SEZIONE 2 3. Gli Eleati (Senofane, Parmenide) Parmenide: primo filosofo che formula il principio di identità (o non contraddizione) • giunge a quello che nelle cose è puramente l’oggetto dell’intelletto TOL O I • • cio che l’intelletto vede nelle cose in primo luogo è il fatto che esse sono: ciò che è, è, e non può non essere (l’essere è, il non-­‐essere non è) • contempla l’essere puro e comprende che è perfettamente uno e perfettamente immutabile, nega la testimonianza dei sensi (non c’è nel mondo né mutamento, né molteplicità: il divenire è un’illusione) B. La Sofistica e Socrate 1. I Sofisti periodo di confusione di teorie contraddittorie • sofistica (attitudine viziosa dello spirito): lo scopo di questa scienza erano gli interessi del soggetto, non più l’oggetto da conoscere TOL O I • • 2. non si cerca la verità, credevano alla scienza senza credere alla verità Socrate • opposizione totale con i sofisti: i sofisti pretendono di sapere tutto e non credono alla verità, Socrate fa professione di ignoranza e insegna a cercare solo la verità • la sua è un’opera di conversione: risolleva le sorti della filosofia dalla decadenza della sofistica • Socrate si paragona a un pungiglione incaricato di pungere e risvegliare gli ateniesi e di forzare la loro ragione a un perpetuo esame di coscienza (aveva come una sorta di missione ricevuta dall’alto) • oggetto dei suoi discorsi è il problema della condotta della vita umana (problema della morale): ciò che è utile per l’uomo deve essere determinato sempre in rapporto a un bene assoluto e incorruttibile (sorpasso di ogni utilitarismo e confronto con il vero bene ultimo dell’uomo) per comportarsi bene l’uomo deve innanzitutto sapere (la virtù si identifica con la scienza, il peccatore è un ignorante) • metodo di Socrate: maieutica (l’arte di generare elementi) = domande per far confessare la propria ignoranza (ironia socratica) + domande per fare arrivare alla verità • novità di Socrate: riconduce la ragione verso un unico oggetto = che cosa è la realtà di cui si parla? Le cose hanno un’essenza, una natura, che l’intelligenza umana deve poter scoprire e definirle e distinguerla da ciò che non è (filosofia delle essenze) • arte della dialettica: insegna alla ragione ad usare i concetti per seguire docilmente le articolazioni del reale (non più sentenziando a caso come i sofisti) • maestro dello spirito scientifico, eleva la filosofia dallo studio esclusivo del mondo corporeo alla considerazione dell’uomo TOL O I • C. Platone e Aristotele 1. I Socratici minori (cirenaici, cinici, logici, neosofisti, megarici) 2. Platone tenta una grande sintesi del pensiero greco TOL O I • • riconosce che vi sono dei gradi nell’essere: c’è un essere in cui la bontà, la bellezza e la perfezione sono allo stato puro e che è la ragione della bontà e della bellezza di tutto il resto • filosofia delle idee: mondo soprasensibile (contiene tutte le idee che sono la realtà, i modelli immateriali, gli archetipi) e mondo sensibile (non è la realtà, ma puro divenire) • mito della caverna: l’uomo è prigioniero del corpo e dei sensi, paragonabile a un prigioniero incatenato in una caverna che vede sfilare su un muro le ombre degli altri prigionieri (le idee) illuminate da dietro dalla luce del sole (Dio) • le cose sono somiglianze (o partecipazioni) delle idee. La materia partecipa alle idee. Le idee sono ciò che è, la materia è ciò che non è. • conoscenza umana: da una parte immaginazione e opinione (si rivolgono al mondo visibile e corruttibile), dall’altra conoscenza intellettuale (verte sulle cose intellegibili e comprende la ragione e l’intelligenza) le idee non possono venire dai sensi (mondo corruttibile), sono innate nella nostra anima da prima ancora che questa si unisse al nostro corpo: l’uomo è un puro spirito unito per forza a un corpo (dualismo psicologico) • Il mondo fisico non è oggetto di scienza, Platone ne parla solo tramite miti • filosofia morale: Dio è l’unico bene dell’uomo, l’uomo prende possesso di questo bene facendosi simile il più possibile a Dio con virtù e contemplazione • eccessivo intellettualismo: non coglie la differenza tra atti dell’intelligenza pratica e atti dell’intelligenza speculativa, confonde la virtù con la scienza • gli errori di Platone derivano soprattutto dal suo partito preso per la cultura matematica che lo porta a disprezzare la realtà empirica TOL O I • 3. Aristotele • fonda la vera filosofia: salva tutto ciò che c’è di buono e giusto di Platone e degli antichi pensatori greci • critica la teoria delle idee di Platone: nelle cose si trova un elemento immateriale (forma) che è nelle cose stesse, le cose mutevoli non sono illusione ma realtà. Il mondo dei corpi non è oggetto di pura opinione, ma oggetto di scienza (la fisica) • sulle idee: non sono innate, ma provengono dai sensi per opera dell’attività dello spirito sull’anima umana: esiste una unità sostanziale dell’essere umano composto di due parti incomplete e complementari • sui comportamenti umani: distinzione tra giudizio speculativo (dipende dall’intelletto) e giudizio pratico (dipende da intelletto e volontà). Il libero arbitrio è possibile e l’uomo che pecca fa il male che conosce. Mette a fuoco il concetto di virtù, impostando quello che sarà l’insegnamento morale cristiano TOL O I • • ci dà gli strumenti per elevarci dalla considerazione delle cose visibili e periture a quella di ciò che è imperituro e immutabile • Dio è perfettamente uno e unico: è il principio da cui dipende tutto, la sua felicità è il suo atto, il pensiero puro che pensa se stesso, egli possiede la vita • l’atto dell’intelligenza è una vita, Dio è questo atto stesso allo stato puro, egli dunque è la sua propria vita • ci conduce dalle cose che sono in se stesse le ultime sino al Padre che fa tutte le cose [breve biografia di Aristotele] • Tommaso introduce la filosofia di Aristotele nella luce di Cristo • la filosofia di Aristotele e di Tommaso è veramente la filosofia naturale dello spirito umano, è la filosofia dell’evidenza, la filosofia dell’essere, la filosofia dell’intelligenza, la filosofia universale, continua e duratura, e infine è incomparabilmente una (perché è la sola che assicura al sapere umano la sua armonia e unità). A. Definizione della filosofia 1. La filosofia è una saggezza che consiste nel conoscere 2. Conoscere come? conoscere con certezza, mediante le cause (la filosofia è una scienza) TOL O I • 3. Conoscere in che modo? conoscere mediante la ragione, la luce naturale dell’intelletto umano (caratteristica di ogni scienza umana ≠ teologia) • • le diverse scienze hanno ciascuna una luce distinta (lumen sub quo) • ciò che regola la filosofia è l’evidenza dell’oggetto 4. Conoscere che cosa? • la filosofia si occupa di tutto, è una scienza universale (assorbe in sé tutte le scienze) • la filosofia va a cercare nelle cose non il perché più ravvicinato ai fenomeni che cadono sotto i nostri sensi, ma il perché più lontano da questi fenomeni, quello più elevato CONCLUSIONI la filosofia non ricerca le cause seconde (o le ragioni prossime), ma le cause prime (o le ragioni più elevate) che riguardano l’ordine naturale • in tutte le scienze umane la filosofia cerca soltanto tutto ciò che è, e in tutto ciò che è cerca le cause prime • le altre scienze hanno per oggetto invece una parte di ciò che è, di cui studiano le cause seconde. La filosofia è la più alta delle scienze umane TOL O I • 5. La filosofia è un corpo di scienze universale, che ha come punto di vista formale le cause prime (sia le cause assolutamente prime, sia le cause prime in un certo ordine). Alla metafisica compete il nome di sapienza puramente e semplicemente CONCLUSIONE 1: La filosofia è la conoscenza scientifica che, mediante la luce naturale della ragione, considera le cause prime o le ragioni più elevate di ogni cosa; o ancora: la conoscenza scientifica delle cose mediante le cause prime, nella misura in cui queste concernono l’ordine naturale. B. La filosofia e le Scienze Particolari Ogni scienza è sovrana nel suo ambito, ma può capitare che si inganni. Spetta allora a una scienza più elevata il compito di giudicarla e rettificarla. La filosofia deve giudicare tutte le altre scienze 2. Se i principi di una scienza sono subordinati ai principi di una scienza più elevata, la scienza più elevata ha funzione di direzione dei principi della scienza inferiore. I principi della filosofia sono i principi assolutamente primi di ogni conoscenza umana, quindi la filosofia dirige (cioè assegna la meta o il fine) le altre scienze TOL O I 1. 3. Se una scienza sviluppa le sue dimostrazioni a partire da certi principi che non può difendere, è compito di una scienza superiore difendere questi principi. Spetta alla filosofia difendere contro ogni avversario i principi di tutte le scienze umane 4. La filosofia dirige e difende tutte le scienze umane, e per questo è indipendente dalle scienze inferiori. La filosofia è la scienza libera per eccellenza CONCLUSIONE 2: La filosofia è la più alta delle conoscenze umane, ed è veramente una sapienza. Le altre scienze le sono sottomesse, nel senso che essa le giudica, le dirige e difende i loro principi. Essa poi è libera nei loro confronti e non ne dipende che come da Strumenti di cui si serve. C. La filosofia e la teologia la filosofia è la più alta delle scienze umane, ma vi è una scienza al di sopra della filosofia: la teologia (scienza di Dio), che non possiamo acquisire con la sola forza della ragione, ma che ci racconta Dio stesso attraverso la rivelazione • ha per oggetto qualcosa di inaccessibile allo sguardo delle creature • ha come principi le verità rivelate da Dio • ha come criterio di verità l’autorità di Dio rivelante • ha come luce la ragione illuminata dalla fede • la teologia è la Sapienza per eccellenza TOL O I • 1. 2. La teologia giudica la filosofia I principi della filosofia sono indipendenti dalla teologia poiché sono le verità prime la cui evidenza si impone da se stessa all’intelligenza, mentre i principi della teologia sono le verità rivelate da Dio. Per questo la filosofia non è positivamente diretta dalla teologia e nemmeno ha bisogno di essere difesa da essa. 3. La filosofia rende alla teologia i più grandi servigi. La teologia infatti usa per le sue dimostrazioni alcune verità stabilite dalla filosofia. La filosofia è strumento della teologia (ancilla theologiae) TOL O I CONCLUSIONE 3: La teologia o scienza di Dio, secondo quanto egli di sé ci ha fatto conoscere mediante la rivelazione, è al di sopra della filosofia. La filosofia le è sottomessa non nel suo sviluppo ma nelle sue conclusioni, sulle quali la teologia esercita un controllo, essendo pertanto regola negativa per la filosofia. D. La filosofia e il senso comune prima di conoscere le cose con una conoscenza scientifica, noi le conosciamo in una maniera imperfetta (conoscenza volgare) • la conoscenza volgare è formata in gran parte da opinioni o credenze, ma ha comunque un nocciolo solido di certezze sicure in cui il filosofo distingue: dati dell’evidenza sensibile, principi intelligibili evidenti per se stessi, alcune conseguenze desunte dagli stessi principi TOL O I • • queste certezze sono opere della natura in noi e sono comuni a tutti gli uomini • le grandi verità appartengono a questo ambito del senso comune • le certezze del senso comune sono imperfette quanto al modo nel quale si trovano nella mente • senso comune: giudizio naturale e primitivo della ragione umana 1. 2. la filosofia non deve basarsi sull’autorità del senso comune la filosofia ha come principi le evidenze prime, che danno naturalmente al nostro spirito le certezze primordiali bisogna dire che la filosofia è superiore al senso comune. Tuttavia il senso comune deve resistere ad ogni dottrina filosofica che negasse qualcuna delle verità di cui ha la certezza naturale. Dato che la verità ci è manifestata, non aderirvi è commettere peccato. Al senso comune può succedere quindi di giudicare accidentalmente la filosofia TOL O I 3. CONCLUSIONE 4: La filosofia non è fondata sull’autorità del senso comune inteso come consenso generale o come istinto comune dell’umanità; essa trae nondimeno dal senso comune, se lo si considera in sé, l’intelligenza dei primi principi immediatamente evidenti. Essa è superiore al senso comune come lo stato perfetto o scientifico di una conoscenza vera e superiore allo stato imperfetto o volgare di questa medesima conoscenza. Tuttavia la filosofia può essere accidentalmente giudicata dal senso comune. E. Il metodo della filosofia la filosofia non si costruisce a priori a partire da un fatto scelto o da un principio creato dal filosofo • la filosofia ha come principi formali i primi principi colti nella nozione dell’essere e la cui luce intelligibile è la sua forza • ha come materia l’esperienza e i fatti e il filosofo deve essere discepolo della realtà intera • la filosofia non può pretendere di giungere al fondo di questa realtà. La scienza non sopprime infatti il mistero insito nelle cose, non può conoscere tutto di tutto. Ignoranza non significa errore (nescire quaedam, magna pars Sapientiae). TOL O I • LE GRANDI PARTI DELLA FILOSOFIA Lo studio della ragione dal punto di vista del suo uso nella conoscenza o come mezzo per giungere alla verità, è quello che chiamiamo la logica. • La Logica ha per oggetto l’essere di ragione che dirige la mente verso il vero. CAPI TOL O II • • Filosofia speculativa: usiamo scientificamente la nostra ragione per la sola gioia di conoscere. • La filosofia speculativa ha per oggetto l’essere delle cose • Filosofia pratica (o Morale): usiamo scientificamente la nostra ragione per il bene della nostra vita. • La filosofia morale ha per oggetto le azioni umane 1. Problema centrale della logica formale: Quali sono le regole da seguire per ragionare correttamente? Problema centrale della logica materiale: CAPI TOL O II 2. A quali condizioni il ragionamento è non solo corretto, ma anche vero e dimostrativo e procura la scienza? • Le cose ci sono presentate in due modi: mediante un’idea, mediante una rappresentazione sensibile. PRINCIPALI PROBLEMI SEZIONE 1 1. Problema centrale della filosofia delle matematiche: CAPI TOL O II In che cosa consiste l’oggetto primario delle matematiche o qual è la natura della quantità, dell’estensione e del numero? 2. Problemi centrali della filosofia dell’essere mobile o sensibile (filosofia della natura): In che cosa consiste il movimento? In che cosa consiste la sostanza corporale stessa? In che cosa consiste la vita? Quali sono i principi primi costitutivi dell’organismo vivente? • Problema della psicologia umana / Problema dell’origine delle idee PRINCIPALI PROBLEMI SEZIONE 2 3. • Problemi centrali della filosofia dell’essere in quanto essere (metafisica): Critica Che cos’è la verità della conoscenza? Ontologia (essenza/sostanza e accidente/potenza e atto) CAPI TOL O II • Quali sono gli oggetti del pensiero che si impongono necessariamente e di primo acchito all’intelligenza, allorchè questa si applica all’essere come tale? Quali sono i dati assolutamente primi dell’intelligenza? • Teodicea Problemi della teologia naturale, o metafisica dell’essere stesso sussistente 1. Problema centrale della filosofia del fare (o dell’arte): In cosa consiste l’arte? E’ davvero una virtù dell’intelletto pratico? Come si distingue dalle virtù speculative e dalle virtù morali? Come dividere e classificare le varie arti? CAPI TOL O II Quali sono i principi supremi delle arti che hanno la bellezza come oggetto e che occupano un posto trascendente nelle arti? 2. Problema centrale della filosofia dell’agire (etica): L’etica è insufficiente ad insegnare tutto ciò che deve sapere per agire bene PRINCIPALI PROBLEMI SEZIONE 3 Suddivisione della filosofia: LOGICA FILOSOFIA SPECULATIVA FILOSOFIA PRATICA CONC LUSI ONI La divisione della filosofia in speculativa e pratica è in rapporto con la specificazione delle varie scienze filosofiche, ma con il fine al quale esse sono ordinate. Se si ha come fine il conoscere si ha la speculativa, se il bene dell’uomo si ha la pratica. L’etica tratta delle virtù morali dell’uomo e ha come oggetto formale l’agire umano, la filosofia dell’arte tratta le virtù intellettuali pratiche dell’uomo e ha come oggetto formale il fare umano. Le scienze filosofiche specificatamente distinte sono la logica, la metafisica, la filosofia della natura, la filosofia della matematica. La filosofia pratica la si può ricondurre alla filosofia naturale. CONCLUSIONI Grazie per la vostra attenzione. Grazie ad Elisabetta che mi ha amorevolmente aiutato, sostenuto e consigliato.